n
Diritto Penale Valute virtuali
zati, come ribadito, anche nella sentenza esaminata,
sulla scia del recentissimo orientamento in punto di
necessaria conoscenza/conoscibilità del rischio (speci-
fico) legato all’instaurarsi di una prassi incauta.
Questi elementi (‘‘fatti’’) cognitivi connotano già
‘‘soggettivamente’’, assieme al riferimento alla figura
modello e alla eventuale regola formalizzata, il fatto
tipico illecito (dove la figura modello e la norma for-
malizzata forniscono la regola di condotta). La valuta-
zione ‘‘normativa’’, in un secondo momento, in sede
di colpevolezza, di questi stessi ‘‘fatti’’ assume il ruolo
di regola di giudizio, da ricostruire alla luce di dati
situazionali o riguardanti il soggetto in concreto (cosa
sapeva, cosa avrebbe dovuto sapere e ha colpevol-
mente ignorato: giudizio pur sempre ‘‘normativo’’,
che non prende mai in considerazione ‘‘per intero’’ il
soggetto con tutte le sue caratteristiche). Insomma, gli
elementi oggettivi e regolativi, soggettivi e psicologici,
che definiscono nel loro insieme un fatto illecito col-
poso, costituiranno oggetto del giudizio individualiz-
zante di colpevolezza 15.
Accertata (in via preliminare) l’involontarietà del
fatto e la violazione di regole cautelari pertinenti,
per emettere un (definitivo) giudizio di colpa (colpe-
volezza) si dovrà procedere valorizzando, in una pro-
spettiva di giudizio ‘‘normativo’’, elementi situazionali
– legati, però, al rapporto tra il soggetto e il fatto in
n Valute virtuali
Cassazione penale, Sez. II, 25 settembre 2020 (ud. 17
settembre 2020), n. 26807 – Pres. Gallo – Rel. Co-
scioni – P.M. Senatore (conf.) – Ric. D.R.G. Annulla
in parte con rinvio, Trib. libertà Milano, 21 gennaio
2020.
Vendita bitcoin – Qualificazione – Configurabilità
reato art. 166, D.Lgs. n. 58/1998 – Indebito utilizzo
di carta bancomat – Configurabilità reato 493-ter c.p.
– Esclusione
La vendita di bitcoin reclamizzata come una vera e
propria proposta di investimento è attività soggetta agli
adempimenti di cui agli artt. 91 e segg. t.u.f., per cui la
loro omissione integra la fattispecie di cui all’art. 166,
1º comma, lett. c), t.u.f.
Ricorre il reato di indebito utilizzo e falsificazione di
carte di credito e di pagamento anche nel caso d’impiego
da parte di un terzo, ancorché autorizzato dal titolare,
salvo che il soggetto legittimato si serva del terzo come
‘‘longa manus’’ o mero strumento esecutivo di un’ope-
razione non comportante la sottoscrizione di alcun atto.
(Massima non ufficiale)
15
La vecchia concezione della misura oggettiva (fatto tipico
illecito) e della misura soggettiva (colpevolezza) va corretta nel
senso che il livello del fatto tipico colposo ha già una connotazione
oggettivo-soggettiva (essendoci elementi normativi, ma anche psi-
cologici o di prima soggettivazione: es. l’agente modello più pros-
2224
concreto – che possano individualizzare tale giudizio:
se si vuole, tali elementi concreti potranno ricoprire il
ruolo di ‘‘indizi’’ di quelle inafferrabili essenze psico-
logiche (postulate dalle concezioni omonime), senza
bisogno di dover intraprendere una difficile e forse
impossibile opera di rivelazione. Basterà, almeno, nel
passaggio dall’illecito alla colpevolezza, aver dato ‘‘pe-
so’’ a eventuali fattori ‘‘anomali’’, in grado di dissolve-
re o modificare la pre-valutazione effettuata alla stre-
gua dell’agente-modello di riferimento o della viola-
zione di regole scritte o comunque formalizzate.
Orientamenti virtuosi quali quelli emergenti nella
giurisprudenza degli ultimi lustri, fino agli sviluppi
più recenti qui ripercorsi e riguardanti i moduli siste-
matici che definiscono la responsabilità colposa, ci
ricordano come la ricostruzione del sistema sia una
faticosa e plurale impresa collettiva: l’esito di un dia-
logo costante, o quantomeno di monologhi reciproca-
mente ‘‘aperti’’ alla successiva integrazione e revisione
delle posizioni provvisoriamente raggiunte.
Insomma: molto è stato fatto; ma molto resta da fare
nell’opera di decostruzione chiarificatrice orientata a
una corretta, benché perfettibile, ricostruzione della
colpa, fruibile nel momento applicativo.
La direzione intrapresa da sentenze come quella qui
considerata mi pare quella giusta.
Omissis. – Nel caso in esame, quanto all’elemento sog-
gettivo del reato, il Tribunale ha risposto al primo motivo
di ricorso, avendo ricostruito l’intera vicenda, e in partico-
lare osservando che: vi era stata una truffa ai danni di
Me.An., per il quale era stato utilizzato un conto I. Bank,
alimentato con un bonifico da lui effettuato e con altri due
bonifici, sempre relativi ad una truffa e ad un furto di
identità; il conto I. Bank era stato immediatamente svuo-
tato con due bonifici a favore di un conto corrente acceso
in Germania presso la (omissis) Bank GMBH intestato ad
A.S., aperto on line mediante l’invio anche di un numero di
telefono riconducibile all’indagato D.R.G., figlio della A.;
nella movimentazione in uscita del conto tedesco risultava-
no due ricariche postepay per l’acquisto di criptovalute, la
prima mediante il sito (omissis), e la seconda a favore di
L.E.P., che aveva dichiarato di avere trattato la vendita con
un soggetto con nickname ‘‘(omissis)’’ tramite utenza tele-
fonica intestata a D.R.G. (la foto inserita da ‘‘(omissis)’’ sul
suo profilo whatsapp corrispondeva a quella di D.R.G.);
altro conto su cui erano finiti i proventi di truffe, intestato a
D.R.A., aveva avuto uscite sul già citato conto N26 e su un
conto aperto on line intestato a D.R.D. (sorella di D.R.G.)
su banca (omissis), per l’apertura del quale era stata fornita
l’utenza telefonica di D.R.G. tutto ciò premesso, il Tribu-
nale traeva la logica conclusione della sussistenza dell’ele-
simo a quello concreto); mentre il livello della colpevolezza, in
questo Stufenbau del reato colposo, assume un significato di re-
gola di giudizio soggettivo-individualizzante (cfr. anche Donini,
L’elemento soggettivo, cit., 149 e segg.).
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021

mento piscologico relativo al reato di cui all’art. 648 bis
c.p.; va infatti osservato che l’indagato non si è limitato ad
occuparsi di acquisto e cessione di criptovalute, ma si è
inserito attivamente nella apertura di conti correnti sui
quali confluivano i proventi delle truffe, che venivano poi
utilizzati per le relative transazioni, per cui appare esente
da censura la motivazione del Tribunale secondo cui ‘‘le
citate circostanze in sede di indagini appaiono difficilmente
compatibili con un atteggiamento psicologico diverso dal
dolo in relazione al reato di cui al capo A)’’ (pag. 11 ordi-
nanza impugnata).
1.2 Infondato è anche il terzo motivo di ricorso, con il
quale viene sostenuto che poiché le valute virtuali non sono
prodotti di investimento, ma mezzi di pagamento, le stesse
siano sottratte alla normativa in materia di strumenti finan-
ziari: tale censura non si confronta però con la motivazione
contenuta a pag. 13 dell’ordinanza impugnata, ove si sot-
tolinea che la vendita di bitcoin veniva reclamizzata come
una vera e propria proposta di investimento, tanto che sul
sito ove veniva pubblicizzata si davano informazioni idonee
a mettere i risparmiatori in grado di valutare se aderire o
meno all’iniziativa, affermando che ‘‘chi ha scommesso in
bitcoin in due anni ha guadagnato più del 97%’’; trattasi
pertanto di attività soggetta agli adempimenti di cui agli
artt. 91 e seguenti t.u.f., la cui omissione integra la sussi-
stenza del reato di cui all’art. 166, comma 1, lett. c) t.u.f..
Quanto alla censura secondo cui il sito (omissis) non sareb-
be riconducibile all’indagato, si deve osservare come il con-
to N26 acceso mediante la comunicazione del numero di
telefono riconducibile all’utenza di D.R.G. sia stato utiliz-
zato per l’acquisto e la successiva cessione di bitcoin da
parte di F.F., avvenuta tramite quel sito (pag ordinanza
impugnata), il che rende evidente che, a prescindere dalla
formale riferibilità del sito a D.R.A., lo stesso era adoperato
anche da D.R.G..
1.3 Relativamente all’ultimo motivo di ricorso, questa
Corte ha precisato che ‘‘Anche l’uso di una carta di credito
da parte di un terzo, autorizzato dal titolare, integra il reato
di cui al D.L. 3 maggio 1991, n. 143, art. 12, convertito
nella L. 5 luglio 1991, n. 197 (ora art. 493-ter c.p.), in
quanto la legittimazione all’impiego del documento è con-
La dimensione finanziaria delle valute virtuali. Profili assiologici di tutela penale
Rosa Maria Vadalà*
La pronuncia, nell’occuparsi per la prima volta d’impieghi speculativi di valute virtuali, va oltre la configurabilità del delitto di
riciclaggio, individuando profili di abusivismo finanziario. Le statuizioni adottate sul punto e sull’indebito utilizzo di carta banco-
mat, sottoposto, pure, al sindacato della Corte, consentono di svolgere alcune considerazioni sui profili assiologici di tutela
penale.
L’ipotesi al vaglio della Corte
Con la sentenza in commento la Corte di cassazione
si è pronunciata sulla decisione del Tribunale di Mi-
lano, in funzione di giudice del riesame, che aveva
respinto il ricorso avverso il decreto di sequestro pre-
ventivo emesso nell’ambito di un procedimento per i
reati di riciclaggio, di abusivismo finanziario e d’inde-
bito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di
* Il contributo è stato sottoposto, in forma anonima, alla valu-
tazione di un referee.
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021
Valute virtuali n Diritto Penale
trattualmente conferita dall’istituto emittente al solo inte-
statario, il cui consenso all’eventuale utilizzazione da parte
di un terzo è del tutto irrilevante, stanti la necessità di firma
all’atto dell’uso, di una dichiarazione di riconoscimento del
debito e la conseguente illiceità di un’autorizzazione a sot-
toscriverla con la falsa firma del titolare, ad eccezione dei
casi in cui il soggetto legittimato si serva del terzo come
‘‘longa manus’’ o mero strumento esecutivo di un’operazio-
ne non comportante la sottoscrizione di alcun atto. (Fatti-
specie in cui l’agente, che conosceva gli estremi della carta
di credito della persona offesa in ragione di un precedente
utilizzo per conto di quest’ultima, acquistava un biglietto
aereo destinato esclusivamente a sé stesso)’’ (Sez. 2, Sen-
tenza n. 17453 del 22/02/2019, PMT/ Pautasso, Rv.
276422 – 01); il fatto che nel caso in esame si tratti di
una carta di debito anziché di credito è del tutto irrilevante,
considerato che il bancomat è un ‘‘documento analogo’’
(alla carta di credito) che abilita al prelievo di denaro con-
tante e quindi rientra nell’art. 493 ter c.p.
1.3 Fondato è, invece, il secondo motivo di ricorso. Già
in sede di riesame, il ricorrente aveva censurato la motiva-
zione contenuta nel decreto di sequestro emesso dal giudi-
ce per le indagini preliminari, secondo la quale la quale la
somma di Euro 206.442,32 appariva ‘‘fortemente spropor-
zionata rispetto al reddito dichiarato e all’attività svolta’’
(pag decreto di sequestro e il Tribunale dà atto della cen-
sura a pag dell’ordinanza impugnata; quando però passa a
trattare della determinazione del profitto confiscabile, nes-
suna motivazione viene espressa sulla eccezione proposta
dalla difesa e reiterata nel ricorso per cassazione, con con-
seguente omissione della motivazione, che integra la viola-
zione di legge di cui all’art. 325 c.p.p. in quanto inidoneo a
rendere comprensibile l’itinerario logico seguito dal giudi-
ce, tanto più in quanto non vi è neppure un accenno a
quale sarebbe il reddito sul quale poter operare un giudizio
di sproporzione.
L’ordinanza impugnata deve essere annullata con rinvio
per nuovo giudizio sul punto, ritenendo assorbiti gli ulte-
riori profili di censura sulla determinazione del profitto
confiscabile. – Omissis.
pagamento. Pur annullando (con rinvio) la decisione
per vizio motivazionale in ordine all’entità della som-
ma sequestrata, la Corte ha confermato il quadro ac-
cusatorio in ordine alla sussistenza di questi reati.
In particolare, con riferimento al delitto di riciclag-
gio la difesa aveva sostenuto l’assenza della conoscen-
za in capo all’imputato della provenienza da truffa
della provvista impiegata per l’acquisto di bitcoin in
considerazione del carattere spersonalizzato della
2225
 n
Diritto Penale Valute virtuali
transazione, che non rendeva certa nemmeno l’identi-
tà di chi avesse eseguito l’operazione. La corte ha
rigettato il predetto motivo evidenziando come la con-
sapevolezza della provenienza illecita fosse comprova-
ta dalle risultanze probatorie ed, in particolare, dal
coinvolgimento dell’imputato nella apertura di conti
correnti sui quali erano confluiti i proventi della truf-
fa.
Relativamente, invece, al delitto di abusivismo fi-
nanziario, la difesa aveva richiamato ai fini della sua
esclusione la definizione, recepita anche dalla Corte di
giustizia 1, delle valute virtuali quale mezzo di paga-
mento. Contra la Cassazione si è appellata ai contenuti
e modalità della loro vendita, la quale era stata recla-
mizzata ‘‘come una vera e propria proposta di inve-
stimento, tanto che sul sito ove veniva pubblicizzata si
davano informazioni idonee a mettere i risparmiatori
in grado di valutare se aderire o meno all’iniziativa,
affermando che ‘chi ha scommesso in bitcoin in due
anni ha guadagnato più del 97%’’’. Sulla base di que-
ste evenienze veniva, cosı̀, confermato che si trattasse
di attività soggetta agli adempimenti di cui agli artt. 91
e seguenti del D.Lgs. n. 58/1998, Testo unico delle
disposizioni in materia di intermediazione finanziaria
(c.d. t.u.f), la cui omissione aveva determinato la con-
figurabilità del reato di cui all’art. 166, 1º comma, lett.
c), t.u.f.
Con riguardo, infine, al delitto punito dall’art. 493-
ter c.p. la doglianza avanzata faceva leva essenzialmen-
te sulla circostanza che l’imputato era stato autorizza-
to all’impiego della carta bancomat dal suo titolare,
che gliela aveva consegnata unitamente al codice pin.
Nonostante quanto sopra la Corte ha confermato il
carattere indebito dell’utilizzo, evidenziando come la
legittimazione del titolare della carta non sia delega-
bile in quanto ha carattere esclusivo: ‘‘è contrattual-
mente conferita dall’istituto emittente al solo intesta-
tario, il cui consenso all’eventuale utilizzazione da par-
te di un terzo è del tutto irrilevante’’. La Corte ravvisa
un’eccezione a tale rigida affermazione solo nei casi in
cui il soggetto legittimato ‘‘si serva del terzo come
‘longa manus’ o mero strumento esecutivo di un’ope-
1
Si tratta della sentenza Corte di giustizia dell’Unione Europea
nella Causa C-264/14 Hedqvist del 22 ottobre 2015 relativa al-
l’applicabilità dell’IVA sui servizi di cambio tra bitcoin e valuta a
corso legale. Per un esame critico a Capaccioli, Aspetti operativi e
ricadute giuridiche delle cripto-attività, in Diritto di Internet, 3/
2019, 593-594.
2
L’art. 2 della direttiva definisce cosı̀ ‘‘qualsiasi moneta elet-
tronica definita all’articolo 2, punto 2, della direttiva 2009/110/
CE del Parlamento europeo e del Consiglio (12) e la valuta vir-
tuale’’.
3
In questi termini il Considerando 10 delle V direttiva.
4
In questo senso il FATF/GAFI che ha modificato lo standard
n. 15 delle Raccomandazioni e relativo glossario con questa defi-
nizione: ‘‘A virtual asset is a digital representation of value that
can be digitally traded, or transferred, and can be used for pay-
ment or investment purposes’’.
5
Nello specifico l’art. 2, D.Lgs. n. 231/2007 definisce valuta
virtuale la ‘‘rappresentazione digitale di valore, non emessa né
garantita da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non
necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utiliz-
2226
razione non comportante la sottoscrizione di alcun
atto’’.
La poli-natura delle valute virtuali
La predetta pronuncia mette in luce come l’evolu-
zione degli scambi in valute virtuali abbia generato
impieghi che vanno oltre la funzione di meri mezzi
di pagamento, implicando sviluppi a carattere specu-
lativo finanziario.
Ne deriva che la loro qualificazione come ‘‘strumen-
to di pagamento diverso dai contanti’’ e specificamen-
te come ‘‘mezzo di scambio digitale’’ 2 di cui alla Dir.
713/19 non è né onnicomprensiva, né esclusiva.
Conferme in questo senso derivano dalla Dir. n.
2018/843, cd. V direttiva antiriciclaggio, che persegue
lo scopo dichiarato di ‘‘coprire tutti i possibili usi delle
valute virtuali’’ 3, come quello d’investimento, a cui si
ricollegano, più specificamente, quelle che sono state
definite virtual assets o crypto-assets 4.
Il legislatore nazionale, proprio in attuazione della
predetta direttiva, con il D.Lgs. n. 125/2019 ha mo-
dificato conformemente l’art. 2, D.Lgs. n. 231/2007,
facendo esplicito riferimento alla predetta funzione
nella definizione di valuta virtuale 5.
In realtà, prima di questo intervento normativo,
questa dimensione finanziaria è stata colta con riferi-
mento alla conversione delle valute tradizionali in
cryptocurrencies in cambio dell’acquisizione di token,
conferenti al detentore rendimenti e/o diritti derivanti
dall’impiego di capitale o dal progetto finanziato. In
questo senso si è espressa sia la giurisprudenza di
merito 6, sia le Autorità di controllo nazionali 7, analo-
gamente ad altre autorità straniere, come la Securities
and Exchange Commission statunitense la Finma Sviz-
zera 8.
Nello specifico, la Consob, l’Autorità italiana per la
vigilanza dei mercati finanziari, ha dal 2017 ad oggi
emesso diversi provvedimenti di sospensione per c.d.
abusivismo sollecitatorio nei confronti di società che
hanno pubblicizzato on line investimenti in crypto-as-
sets senza rispettare le disposizioni normative e rego-
zata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi o per
finalità di investimento e trasferita, archiviata e negoziata elettro-
nicamente’’.
6
In questo senso Trib. Verona, 24 gennaio 2017, n. 195, per
cui si rimanda per un esame critico a Liberanome, Criptovalute tra
anarchia e difficili tentativi di regolamentazione, in Fimmanò-Fal-
cone (a cura di), FinTech, cit., 426-427. Contra Tribunale di Fi-
renze, sez. fallimentare, 21 gennaio 2019, n. 18, consultabile con
nota di Krogh, in Diritto di Internet, 2/2019, 337 e segg.
7
Sul punto la Banca d’Italia nel documento ‘‘Avvertenze sul-
l’utilizzo delle cosiddette valute virtuali’’ di gennaio 2015, consul-
tabile al sito internet dell’Autorità.
8
In questo senso sia il rapporto di investigazione n. 81207 della
Securities and Exchange Commission sulla vicenda ‘‘TheDAO’’, sia
la guida pratica per trattamento giuridico dei token dell’Autorità
di vigilanza svizzera del 16 febbraio 2018, per la cui analisi v.
Pirani, Gli strumenti della finanza disintermediata: Initial Coin
Offering e blockchain, in Analisi Giuridica dell’Economia, 1/
2019, 338-340.
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021

lamentari in tema di offerta al pubblico di prodotti
finanziari 9.
Per la Consob, in particolare, le crypto-assets veico-
late attraverso ICO (Initial Coin Offer) sono qualifi-
cabili come ‘‘investimento di natura finanziaria’’ quan-
do implichino ‘‘(i) un impiego di capitale; (ii) un’a-
spettativa di rendimento di natura finanziaria; (iii)
l’assunzione di un rischio direttamente connesso e
correlato all’impiego di capitale’’ 10.
La predetta posizione, che è di fatto recepita nella
sentenza in esame, è connessa alla natura aperta del
prodotto finanziario, quale categoria che secondo la
sua definizione normativa include gli strumenti finan-
ziari tipici e ogni altra forma di investimento di natura
finanziaria, abbracciando in questo modo, a tutela
degli investitori, anche i contratti atipici d’investimen-
to.
Il caso oggetto della sentenza in commento replica
una situazione ormai frequente nella prassi, in cui
l’acquisto dei criptoassets è associata alla promessa di
un rendimento finanziario.
La centralità della verifica della causa in concreto
alla base della movimentazione delle valute virtuali
determinerà qualificazioni differenti secondo le cate-
gorie giuridiche note, senza che ciò possa ingenerare
contrasto con la funzione e con il contenuto della
disciplina antiriciclaggio.
Fermo il riferimento presente nel D.Lgs. n. 231/
2007 ad impieghi speculativi delle criptovalute, le de-
finizioni che ne delineano l’ambito applicativo non
incidono sull’identità dei soggetti obbligati né sulla
sostanza e specificità del servizio di riferimento, a
cui sarà applicabile la relativa disciplina di settore.
Ne deriva che i prestatori di servizi relativi all’uti-
lizzo di valuta virtuale e specificamente gli exchanger e
wallet provider 11, che sono tenuti all’iscrizione nel
registro degli agenti in attività finanziaria e dei media-
tori creditizi, gestito dall’Organismo di vigilanza pre-
visto dall’art. 128-undecies, D.Lgs. n. 385/1993 (Testo
unico bancario) 12, saranno altresı̀ soggetti al regime
previsto per l’offerta al pubblico di prodotto finanzia-
rio.
A conferma del riconoscimento della natura anche
finanziaria di alcune tipologie di criptovalute si evi-
9 12
Si intende, sulla base degli artt. 1 e 91 e segg. t.u.f., ogni
comunicazione rivolta a terzi, con qualsiasi mezzo, di offerta di
strumenti finanziari e di ogni altra forma di investimento di natura
finanziaria, che deve essere preceduta dalla pubblicazione di un
apposito prospetto approvato dalla Consob.
10
In questo senso, tra le tante, la delibera n. 2081 del 14 feb-
braio 2019, consultabile nel Bollettino delle delibere Consob sul
sito www.consob.it.
11
Sulla definizione di questi prestatori, in virtù delle modifiche
apportate in attuazione della IV e V direttiva antiriciclaggio, si
rinvia all’art. 1, 2º comma, D.Lgs. n. 231/2007. Sulle conseguenti
implicazioni penali v. Di Vizio, Gli obblighi antiriciclaggio per
operatori in valute virtuali, in www.discrimen.it, del 2 dicembre
2019, 11 e segg.; Vadalà, Criptovalute e cyberlaundering: novità
antiriciclaggio nell’attesa del recepimento della direttiva (UE)
2018/1673 sulla lotta al riciclaggio mediante il diritto penale, in
www.sistemapenale.it. del 6 maggio 2020.
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021
Valute virtuali n Diritto Penale
denzia che la Commissione europea ha presentato nel
settembre 2020, con la comunicazione sulla strategia
europea sulla finanza digitale, due proposte di rego-
lamento relative al mercato delle cripto-attività: la
proposta di regolamento relativo ad un regime pilota
per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia
di registro distribuito (DLT), cd. Regime Pilot, e la
proposta di regolamento cd. MiCA 13.
La prima proposta, muovendo proprio dalla consi-
derazione dell’applicazione ad alcune cripto– attività
della legislazione dell’Unione in materia di servizi fi-
nanziari, prevede, però, un regime di esenzione tem-
poraneo delle infrastrutture di mercato DLT da alcuni
requisiti della disciplina esistente, che potrebbero im-
pedire lo sviluppo di soluzioni per la negoziazione e il
regolamento delle relative operazioni, non essendo
conformi alle loro specificità giuridiche, tecnologiche
e operative.. Al fine, inoltre, di preservare la stabilità
finanziaria e l’integrità del mercato, nonché la traspa-
renza e la tutela degli investitori, questo regime pilota
dovrebbe consentire, alle autorità nazionali compe-
tenti e all’autorità europea degli strumenti finanziari
e dei mercati (ESMA), che dovranno rilasciare le
autorizzazioni del caso, di verificare i rischi specifici
derivanti dalle cripto-attività e dalle infrastrutture og-
getto di applicazione. È, in particolare, previsto che
siano ad esse comunicati anche eventuali malfunzio-
namenti, attacchi informatici o altre minacce ciberne-
tiche, frodi o altri gravi abusi subiti dall’infrastruttura
di mercato DLT.
Con la seconda proposta di regolamento, invece, la
Commissione recependo in toto le indicazioni dirama-
te dal Fatf-Gafi sui stablecoin 14, intende regolamenta-
re il mercato delle cripto-attività che non rientrano
nella vigente legislazione dell’Unione in materia di
servizi finanziari, in considerazione del fatto che essi
presentano in gran parte gli stessi rischi degli stru-
menti finanziari più comuni.
Dal riciclaggio all’abusivismo finanziario alla
dimensione assiologica dell’art. 493-ter c.p.
Con specifico riferimento al delitto di riciclaggio, la
pronuncia fotografa quello schema comportamentale
anomalo avente ad oggetto proventi criminali, che era
Con il D.Lgs. n. 90/2017 è stato modificato l’art. 17-bis,
D.Lgs. n. 141/2010 con introduzione della predetta iscrizione.
Sulle conseguenze sanzionatorie amministrative per le società
che operino senza v. Lucev-Boncompagni, Criptovalute e profili
di rischio penale nelle attività degli exchanger, in Giurisprudenza
Penale Web, 2018, 3, 1.
13
Si tratta della proposta COM/2020/594 final e della proposta
COM/2020/593 final, presentate unitamente alla Comunicazione
della Commissione europea COM(2020) 591 final, sulla strategia
UE per i prossimi quattro anni in materia di finanza digitale; per
una sintesi dei principali contenuti v. Topic FinTech dell’Osser-
vatorio Cybercrime del Dipartimento di Scienze Giuridiche del-
l’Università di Verona all’indirizzo https://sites.les.univr.it/cyber-
crime/.
14
Cfr. FATF Report to the G20 Finance Ministers and Central
Bank Governors on So-called Stablecoins, di giugno 2020, consul-
tabile all’indirizzo http://www.fatf-gafi.org/.
2227
 n
Diritto Penale Valute virtuali
stato segnalato dall’UIF e consistente in ‘‘numerosi
bonifici da e verso società estere specializzate nella
compravendita di criptovalute e conti correnti di cui
sono titolari persone residenti all’estero coinvolte ne-
gli stessi procedimenti penali’’ 15.
Di recente anche Moneyval ha richiamato l’attenzio-
ne su questa situazione e specificatamente sullo sfrut-
tamento da parte dei criminali dell’attuale disciplina
sulle piattaforme di valute virtuali: ‘‘despite the eco-
nomic downturn, illicit financial flows continue to
run, criminals seeking to exploit temporary weakness
in AML/CTF controls of financial institutions (FIs),
designated non-financial businesses and professions
(DNFBPs) and virtual asset service providers’’ 16.
In termini oggettivi e modali le operazioni in valute
virtuali rientrano nel perimetro applicativo dei delitti
di riciclaggio e autoriciclaggio 17. In particolare, si pre-
stano ad essere impiegate in operazioni di cyberlaun-
dering 18, quale manifestazione in funzione integrativa-
evolutiva delle tecniche di lavaggio nel cyberspace.
In proposito, si suole distinguere due tipologie di
riciclaggio on line: il riciclaggio digitale strumentale e
il riciclaggio digitale integrale. Nella prima categoria,
Internet rileva essenzialmente quale strumento di co-
municazione, che garantisce l’aggiornamento e la sem-
plificazione delle tecniche tradizionali di riciclaggio,
mentre nella seconda si configura come ambiente cri-
minale autonomo, in cui realizzare nella loro integra-
lità gli scambi economici 19.
Il caso di specie, sulla base delle informazioni risul-
15
Cosı̀ il Rapporto annuale per il 2018 presentato a maggio
2019 e reperibile nel sito internet dell’Unità centrale nazionale
di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.
16
In questi termini il report Money laundering and terrorism
financing trends in MONEYVAL jurisdictions during the COVID-
19 crisis del 2 Settembre 2020 consultabile al sito istituzionale di
questo Organo.
17
Il riferimento al concetto di utilità, presente agli artt. 648-bis
e 648 ter.1 c.p., consente di includere anche le operazioni in valute
virtuali. In questo senso diffusamente Sturzo, Bitcoin e riciclaggio
2.0, in Diritto Penale Contemporaneo, Rivista trimestrale, Fascicolo
5/2018, 21-23. Senza alcuna pretesa di esaustività, si rinvia sul
delitto di riciclaggio in generale a Zanchetti, Il riciclaggio di denaro
proveniente da reato, Milano, 1997, 394-295; Manna, il bene giu-
ridico tutelato nei delitti di riciclaggio e reimpiego: dal patrimonio
all’amministrazione della giustizia sino all’ordine pubblico ed all’or-
dine economico, in AA.VV. (a cura di) Manna, Riciclaggio e Reati
connessi all’intermediazione mobiliare, Torino, 2000, 55 e segg.;
Seminara, I soggetti attivi del reato di riciclaggio tra diritto vigente e
proposte di riforma, in Dir. Pen. Proc., 2005, 241 e segg.; Cossed-
du, Riciclaggio: complessità di un ‘‘percorso’’ normativo, in Cass.
Pen., 2010, 3641 e segg.; Dell’Osso, Riciclaggio di proventi illeciti
e sistema penale, Torino, 2017, 68-71; Vadalà, La provenienza
illecita nel delitto di riciclaggio: possibili novità dalla quarta diret-
tiva antiriciclaggio, in Riv. Trim. dir. Pen. Econ., 1-2 2017, 234 e
segg. Si rimanda, invece, specificatamente sul delitto di autorici-
claggio a Vadalà, L’Autoriciclaggio e la soluzione italiana nella
recente riforma, in Riv. Trim. dir. Pen. Econ., 3-2015, 1916 e segg.;
Clinca, L’incriminazione dell’autoriciclaggio tra tutela dell’ordine
economico e garanzie fondamentali, in www.lalegislazionepena-
le.eu, sez. approfondimenti del 3 maggio 2016; Lanzi, La difficile
individuazione di limiti applicativi all’autoriciclaggio: il bene giuri-
dico, il tempo e l’oggetto, in Indice penale, 2/2017, n. 2, 506 e segg.
18
Picotti, Profili penali del cyberlaundering: le nuove tecniche di
2228
tanti dalla sentenza, sembrerebbe costituire un’ipotesi
di riciclaggio digitale strumentale e la difesa dell’inda-
gato aveva fatto leva, per escludere la sua consapevo-
lezza della provenienza illecita della provvista utilizza-
ta per l’acquisto dei bitcoin, sul carattere spersonaliz-
zato della transazione.
Il predetto argomento, che è stato superato dalla
Corte sulla base delle acquisizioni probatorie, fa rie-
mergere la possibile funzionalizzazione illecita del
pseudoanonimato che connota i bitcoin 20. Quest’ulti-
mo, ancorché superabile, individuando l’identità a cui
riferire il nickname/indirizzo al quale è collegato il
wallet mediante cui vengono movimentate le valute,
è certamente idoneo ad ‘‘ostacolare’’ la riconduzione
dell’utilità al reato fonte e specificatamente all’identità
del suo autore, schermabile di per sé grazie alla disso-
ciazione operabile tra identità reale e identità digitale
riferibile al nickname.
Si rammenta, circa la predetta portata ostativa della
condotta che integra il delitto di riciclaggio, che l’art.
648-bis c.p., diversamente dall’art. 648-ter.1 c.p. che
incrimina il delitto di autoriciclaggio 21, richiede il
compimento di operazioni ‘‘in modo da ostacolare
l’identificazione della provenienza delittuosa’’. Sulla
base di questa formulazione la dottrina ha concepito
questo delitto come reato di pericolo 22 e la giurispru-
denza, dal canto suo, recependo questa qualificazione,
lo ha ritenuto integrato dal compimento di operazioni
volte anche solo a rendere difficile l’accertamento del-
la provenienza 23. Per la Suprema Corte la sufficienza
riciclaggio, in Riv. Trim. Dir. Pen. Econ, fasc. 3-4/2018, 591, de-
finisce il cyberlaundering come ‘‘fenomeno complesso che com-
prende l’insieme di tutte le attività illecite finalizzate a ripulire
(letteralmente: lavare) non solo il denaro (moneylaundering), ma
più in generale i capitali, i beni, i valori o le altre utilità di prove-
nienza delittuosa, ricorrendo a sistemi o mezzi elettronici o, me-
glio, ‘‘cibernetici’’, resi possibili dalle TIC, che coinvolgono oggi
soprattutto la rete’’.
19
Cosı̀ Scartezzini, Il rischio di riciclaggio in Internet: alcune
ipotesi di regolazione, in Picotti (a cura di), Il diritto penale del-
l’informatica nell’epoca di internet, Padova, 2004, 434. Per Simon-
cini, Il cyberlaundering: La ‘‘nuova frontiera’’ del riciclaggio, in Riv.
Trim. Dir. Pen. Econ., 4/2015, 901, fattore scriminate è il contatto
materiale tra il riciclatore ed il contante, che connota il riciclaggio
digitale strumentale.
20
Mediante il protocollo informatico alla base della blockchain,
le operazioni in valute virtuali sono annotate in un data base
condiviso, ma in maniera pseudo-anonima: non sono associate
all’identità dell’ordinante e del ricevente, ma ai loro account del
portafoglio elettronico detenuto (c.d. wallet). Sul punto e sugli
ulteriori servizi di mixing sia consentito rinviare a Vadalà, La
disciplina penale degli usi ed abusi delle valute virtuali, in Diritto
di Internet, 3/2020, 408-409.
21
Sul significato dell’utilizzo dell’avverbio concretamente che
compare nel delitto di autoriciclaggio con riferimento all’ostacolo
alla provenienza sia consentito il rinvio a Vadalà, Bancarotta frau-
dolenta e Autoriciclaggio: i contorni di un possibile concorso, nota a
Cass. pen., 1º marzo 2019 n. 8851, in Giur. It., 8-9/2019, 1917.
22
Cfr. Zanchetti, Il riciclaggio di denaro proveniente da reato,
cit., 371 evidenzia come la vigente versione dell’art. 648 bis c.p. se
confrontata con quella del 1978, costruita in forma di ‘‘attentato’’,
e con quella del 1990, che configurava un reato di evento e di
danno, sancisce il definitivo ritorno al pericolo.
23
Cfr. Cass. pen., Sez. V, 17 maggio 2018 n. 21925, in Quoti-
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021

di un effetto decettivo potenziale consente, in parti-
colare, di ricondurre alle condotte punibili a sensi
dell’art. 648-bis c.p. anche le operazioni tracciabili
nel ‘‘passaggio da un soggetto ad un altro’’: ‘‘non è
necessario che sia impedita la tracciabilità del percor-
so dei beni e/o che le operazioni siano occulte, costi-
tuendo ostacolo all’esatta identificazione della prove-
nienza di denaro od altri beni anche soltanto l’immo-
tivato coinvolgimento, nei trasferimenti, di più perso-
ne’’ 24.
Se vi è ampia convergenza di opinioni sulla ricon-
duzione al delitto di riciclaggio di operazioni in bit-
coin con proventi illeciti 25, per cui le conclusioni a cui
giunge la Suprema Corte nella sentenza in esame ap-
paiono sul punto condivisibili, posizioni critiche sono
state sollevate con riferimento al delitto di abusivismo
finanziario 26.
In particolare, è stata denunciata un’illegittima ap-
plicazione analogica di questo delitto in contrasto con
l’esclusività dell’obbligo d’iscrizione, per gli exchange
e i wallet provider, nel registro degli agenti in attività
finanziaria e dei mediatori creditizi 27.
In realtà, una preclusione di questo tipo non sussiste
sia per le ragioni esposte al paragrafo precedente,
legate specificatamente al ruolo che hanno le defini-
zioni e classificazioni del D.Lgs. n. 231/2007, sia per
le caratteristiche proprie del delitto di abusivismo fi-
nanziario.
Dato da cui partire è la circostanza che in subiecta
materia il diritto penale riveste un ruolo ‘‘strumentale
alla tutela del quadro istituzionale entro cui devono
operare le attività finanziarie’’ 28: le disposizioni penali
sono dipendenti semanticamente e contenutistica-
mente dalle disposizioni non penalistiche del t.u.f. 29.
Fondamentale risulta, allora, la comprensione di que-
ste disposizioni: sarà il tipo di attività esercitata o il
tipo di prodotto offerto, rientrante nelle categorie in-
dicate all’art. 1 t.u.f., a determinare la previa necessità
delle abilitazioni e autorizzazioni del caso.
Quanto sopra vale per i delitti dell’art. 166 t.u.f., i
quali, sulla base del tipo di attività prestata o dello
diano Giuridico del 4 giugno 2018 con nota di Santoriello, Anche
la monetizzazione di assegni sul proprio conto corrente è riciclaggio.
24
Cosı̀ Cass. pen., Sez. II, 13 luglio 2012, n. 32936 in One
LEGALE https://onelegale.wolterskluwer.it.
25
Nel panorama dottrinale si diversifica la posizione di Sicigna-
no, Bitcoin e riciclaggio, Torino, 2019, 137, che esclude l’effetto
ostativo di cui all’art. 648 bis c.p. nelle condotte di acquisto di
bitcoin mediante proventi già in formato digitale.
26
Agnino, Vendita di bitcoin e intermediazione finanziaria abu-
siva, in Ilpenalista.it del 9 ottobre 2020.
27
Dalaiti, Cripto-valute e abusivismo finanziario: cripto-analogia
o interpretazione estensiva, in Sistema Penale, 1/2020, 61.
28
Cosı̀ Giordano-Nocera, I reati degli Intermediari, in Parodi (a
cura di), Diritto penale dell’impresa, 2017, 411.
29
Discorre di norme penali in bianco Santoriello, voce ‘‘Mer-
cati finanziari (tutela penale)’’, in Digesto Pen., IV agg., disponi-
bile alla banca data Pluris on line.
30
Pantanella, Il bene giuridico nel reato di esercizio abusivo di
intermediazione finanziaria: un esempio di tutela funzionale?, nota
a Cass. pen., Sez. V, 3 febbraio 2015, n. 28157, in Cassazione
Penale, 1/2017, 317 e segg.
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021
Valute virtuali n Diritto Penale
strumento offerto, incriminano la prestazione od of-
ferta in assenza delle autorizzazioni e abilitazioni del
caso 30.
A conferma si evidenza che le relative fattispecie
sono formulate come reati comuni di pericolo astratto
a dolo generico 31 a tutela della competitività e affida-
bilità del mercato e a protezione dei risparmiatori 32:
‘‘la previa selezione degli intermediari finanziari e la
loro sottoposizione alla fitta rete di controlli e obbli-
ghi di comunicazione previsti dalla legge garantiscono
una sorta di mappatura del mondo dell’intermediazio-
ne finanziaria, senza la quale ogni intervento penale a
valle a tutela delle istituzioni del sistema finanziario e
delle ragioni patrimoniali degli investitori risulterebbe
tardivo’’ 33.
In questo modo la protezione del risparmiatore/in-
vestitore è garantita in via anticipata, in aggiunta a
quella, strutturalmente susseguente, derivante dai tra-
dizionali reati contro il patrimonio 34.
In particolare, la fattispecie contemplata alla lett. c)
dell’art. 166 è funzionale ad assicurare una tutela raf-
forzata degli investitori rispetto a tecniche ritenute più
aggressive, quale appunto ‘‘l’offerta fuori sede, ovvero
promozione o collocamento, mediante tecniche di co-
municazione a distanza, di prodotti finanziari o stru-
menti finanziari o servizi o attività di investimento’’ 35.
Tra queste tecniche rientra, infatti, quella telematica
presa in considerazione dalla sentenza in commento:
l’offerta delle cripto valute avviene mediante un sito
internet e, quindi, con potenzialità di diffusione ad
una platea indeterminata.
Per questa ipotesi la sottoposizione al previo con-
trollo dell’Autorità di settore si traduce in una verifica
della completezza e veridicità della quantità e qualità
delle informazioni che devono accompagnare l’offerta
d’investimento. Alla predetta offerta si applicano, in-
fatti, oltre i regimi autorizzativi/abilitativi e gli obbli-
ghi informativi stabiliti dal t.u.f., anche le cautele ul-
teriori prescritte, a tutela dell’investitore non profes-
sionale, dalla disciplina del Codice del consumo, non-
31
Giordano-Nocera, I reati degli Intermediari, cit., 416.
32
Magro, L’esercizio abusivo della professione di promotore fi-
nanziario: il caso della negoziazione di titoli in proprio, nota a Cass.
pen., Sez. V, 20 giugno 2013, n. 27246, in Le Società, 3/2014, 330.
33
Testualmente, Magro, op. cit., 331.
34
Rossi, L’esperienza giurisprudenziale del diritto penale econo-
mico nel tempo della crisi, in Riv. It. Dir. e Proc. Pen., 2/2014, 640;
in giurisprudenza in senso analogo v. Cass. pen., Sez. II, 7 maggio
2014, n. 18775, con nota di Cuomo, È ammissibile il concorso tra i
reati di abusivismo finanziario e truffa, in Quotidiano Giuridico del
22 maggio 2014.
35
Si riporta di seguito, per una migliore comprensione, il testo
del primo comma dell’art. 166 t.u.f.: ‘‘È punito con la reclusione da
uno a otto anni e con la multa da euro quattromila a euro diecimila
chiunque, senza esservi abilitato ai sensi del presente decreto: a)
svolge servizi o attività di investimento o di gestione collettiva del
risparmio; b) offre in Italia quote o azioni di OICR; c) offre fuori
sede, ovvero promuove o colloca mediante tecniche di comunicazio-
ne a distanza, prodotti finanziari o strumenti finanziari o servizi o
attività di investimento; c-bis) svolge servizi di comunicazione da-
ti.’’.
2229
 n
Diritto Penale Valute virtuali
ché, in virtù del peculiare mezzo, quelle dettate per il
commercio elettronico 36.
Una tecnica di questo tipo determina, inoltre, che la
prestazione finanziaria sia svolta con apparenza di
professionalità, in modo continuato e pubblico, con-
formemente alla ricostruzione giurisprudenziale e dot-
trinale di delitto di durata 37.
Relativamente, invece, al reato oggi punito dall’art.
493-ter c.p. 38, la pronuncia in esame si pone in linea
di continuità con l’orientamento giurisprudenziale
che, in maniera unanime, afferma l’applicabilità di
questo delitto alle carte bancomat 39 e considera pe-
nalmente rilevante anche l’impiego della carta da par-
te del terzo che l’abbia ricevuta dal titolare 40.
La dottrina concorda con la soluzione giurispruden-
ziale relativamente al primo aspetto, evidenziando co-
me il riferimento normativo a ‘‘qualsiasi documento
analogo abilitante al prelievo di denaro contante o
all’acquisto di beni o alla prestazioni di servizi’’ sia
idoneo a ricomprendere gli strumenti che consentono
le medesime attività possibili con le carte espressa-
mente nominate 41.
In questo modo il legislatore ha evitato – dato il
rapido evolversi dei sistemi di pagamento – che que-
sto delitto diventasse obsoleto, anche se in realtà il suo
successo ‘‘digitale’’ è largamente dipeso dalla riferibi-
lità all’impiego del numero identificativo e dei codici
della carta, in assenza del suo possesso materiale 42.
Per quanto riguarda la seconda questione viene in
rilievo il modo d’intendere la clausola ‘‘indebitamen-
te’’ rispetto al soggetto non titolare. Formule di que-
sto tipo sono qualificate in dottrina come clausole
‘‘d’illiceità-antigiuridicità espressa’’ 43, che nulla ag-
giungerebbero al disvalore del fatto di reato, limitan-
dosi a richiamare l’attenzione del giudice sull’assenza
di cause di giustificazione 44.
36
De Mari, Diritto delle imprese e dei servizi di investimento,
Padova, 2017, 118 e nota 62.
37
In giurisprudenza Cfr. Cass. pen., Sez. V, 16 gennaio 2015, n.
25160, consultabile in One LEGALE https://onelegale.woltersklu-
wer.it; in dottrina v. Magro, L’esercizio abusivo della professione di
promotore finanziario: il caso della negoziazione di titoli in proprio,
cit., 335.
38
Il delitto in esame è stato inserito nel codice penale dall’art. 4,
D.Lgs. n. 21/2018, in attuazione della delega contenuta all’art. 1,
L. n. 103/2017 sulla riserva tendenziale di codice nella materia
penale, e riproduce – in totale continuità – la previsione dell’art.
12, D.L. n. 143, che era stata trasfusa poi nel 9º comma, art. 55
del D.Lgs. n. 231/2007, valorizzandone la funzione di limitazione
dell’uso del contante.
39
Di recente in questo senso Cass. pen., Sez. IV, 21 gennaio
2020, n. 13492 e Cass. pen., Sez. II, 30 ottobre 2019, n. 50395,
entrambe consultabili in One LEGALE https://onelegale.woltersk-
luwer.it.
40
Cfr. Cass. pen., Sez. II, 22 febbraio 2019, n. 17453, richia-
mata dalla pronuncia annotata e consultabile anche alla banca dati
Pluris on line.
41
D’Agostino, La tutela penale dei mezzi di pagamento della
terza generazione, in D’Amato (a cura di), Trattato di diritto penale
dell’impresa, Padova, 1993, 405.
42
Cass. pen., Sez. II, 9 settembre 2015 n. 48044, conforme
Cass. pen., Sez. II, sentenza 12 dicembre 18, n. 55438 con nota
di Scarcella, L’uso de codici di una carta di credito, senza possesso
2230
Con riferimento al caso in esame la questione che si
pone è se la previsione sia pleonastica o se, invece,
consenta di attribuire all’autorizzazione del titolare
all’utilizzo da parte del terzo portata scriminante ai
sensi dell’art. 50 c.p.
Se la dottrina, proprio con riferimento alle carte
bancomat, è di quest’ultima opinione 45, la giurispru-
denza è di contrario avviso, configurando la condotta
d’indebito utilizzo come ‘‘lesione del diritto incorpo-
rato nel documento, del quale il solo titolare può
disporre in modo esclusivo’’ 46: per la Corte il carattere
indebito troverebbe contenuto nei limiti contrattuali
intercorrenti tra la banca e il titolare della carta.
Una ricostruzione di questo tipo – che genera per-
plessità nella misura in cui fa scomparire la specificità
del delitto rispetto all’inadempimento contrattuale –
va vagliata alla luce sia della dimensione assiologica di
questo reato, sia della sua struttura.
In particolare, l’attuale collocazione nel libro II, ma
nel capo III del titolo VII del codice penale, anziché
nel titolo XIII, smentisce la connessione, fin dall’origi-
ne contestata, con il sistema di prevenzione antiriciclag-
gio 47, sembrando, però, al contempo escludere dal suo
ambito di tutela anche il patrimonio, in favore di un
sistema di protezione che il legislatore ha inteso, cosı̀,
indirizzare verso ‘‘valori riconducibili all’ambito del-
l’ordine pubblico, economico e della fede pubblica’’ 48.
In realtà, una consistenza assiologica di tal fatta non
appare univoca 49 e va coordinata con le caratteristiche
di questo delitto quale ‘‘figura criminosa multiforme,
sia in riferimento all’oggetto materiale – che investe
un’ampia gamma di documenti, diversi tra loro per
natura, funzione e modalità d’impiego; sia per quel
che concerne la condotta penalmente rilevante, essen-
do contemplata, accanto all’ipotesi dell’indebita utiliz-
zazione dei documenti, da parte di chi non ne sia
della stessa, non è frode informatica, in Quotidiano Giuridico del
16 gennaio 2019.
43
In tal senso Pulitanò, Illiceità espressa e illiceità speciale, in
Riv. It. Dir. e Proc. Pen., 1967, 65 e segg.
44
Sulle differenti ipotesi, come il delitto di accesso abusivo a
sistema informatico, in cui l’elemento d’illiceità espressa concorre
a determinare il comportamento punibile v. Salvadori, I reati di
possesso. Un’indagine dogmatica e polito-criminale in prospettiva
storica e comparata, Ed. Scientifiche Italiane, 2016, 117-118.
45
D’Agostino, La tutela penale dei mezzi di pagamento della
terza generazione, cit., 414.
46
In questi termini Cass. pen., Sez. I, 5 novembre 2002 n.
37115, con nota di Scopinaro, Acquisto e utilizzo illeciti di carta
di credito via internet, in Dir. Pen. e Proc., 6/2003, 724.
47
In questo senso Lazzoni, la fattispecie di indebito utilizzo,
falsificazione, alterazione di carte di credito e di pagamento, in
Bernasconi-Giunta (a cura di), Riciclaggio e obblighi dei professio-
nisti, 2011, Milano, 189-190.
48
Cosı̀ la relazione al D.Lgs. n. 21/2018 di attuazione della
delega contenuta all’art. 1, L. n. 103/2017.
49
Per la natura di delitto contro il patrimonio vedi Bertolino,
Nuovi orizzonti dei delitti contro il patrimonio nella circonvenzione
di incapace e nell’usura, Torino, 2010, 24 e nota 46 nel senso,
invece, della plurioffensività Galante, La tutela penale delle carte
di pagamento, in Cadoppi-Canestrari (a cura di), Cybercrime, col-
lana Diritto e procedura penale dell’informatica, Torino, 2019, 285
e segg.
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021

titolare, anche quella di falsificazione di questi ultimi e
di possesso di documenti di provenienza illecita o
comunque falsificati o alterati, nonché di ordini di
pagamento con essi prodotti’’ 50.
Rispetto al delitto d’indebito utilizzo della carta,
come rigidamente inteso relativamente alla condotta
del terzo, sembra, in particolare, predicabile una pro-
spettiva di tutela patrimonialista anticipata, volta,
cioè, a tutelare il patrimonio del titolare da quelle
forme insidiose di aggressione perpetrate mediante
violazione da parte del terzo dei limiti dell’utilizzo
concesso 51.
Una visione di questo tipo è, in realtà, sostenibile, a
prescindere dal superamento dei limiti del consenso
scriminante, considerando già l’elemento soggettivo
del reato costituito dal dolo specifico del fine di pro-
fitto 52.
Questo fine non può, infatti, non avere una sua
rilevanza anche sul piano della tipicità, nel senso che
la sua previsione denota una strumentalità del mezzo
oggettivo al perseguimento del fine soggettivo 53: ‘‘il
fine tipico non può che rappresentare il polo teleolo-
gico di un unitario comportamento esterno, di cui
puntualizza la globale tipicità’’ 54.
Valorizzando la predetta componente finalistica cosı̀
ricostruita, l’orientamento di rigore nei confronti del
terzo assume una sua valenza autonoma ed indipen-
dente da quella civilistica di base, disvelando una ca-
rica offensiva che ha una sua razionalità nella struttura
sostanziale della fattispecie: la strumentalizzazione
dell’autorizzazione del titolare all’utilizzo della carta
da parte del terzo è di per sé condotta tipica ai sensi
dell’art. 493-ter c.p. proprio perché strumento idoneo
a conseguire un guadagno indebito, in conflitto con
l’interesse protetto.
Questa ricostruzione ha, poi, una sua plausibilità dal
punto di vista fenomenologico, in quanto la cessione
della carta al terzo gli conferisce, in considerazione
dell’assenza della possibilità di un controllo in itinere,
un potere di disposizione potenzialmente indefinito.
Tanto che se invece, come puntualizza la Corte, il
terzo operi soltanto come ‘‘longa manus’’ o mero ese-
cutore di un’operazione non comportante la sottoscri-
zione di alcun atto, che non può sfuggire in alcun
50
In questo Corte cost. con la sentenza 302/2000, le cui statui-
zioni sono state di fatto riprese da Cass. pen., Sez. un., 28 marzo
2001, n. 22902, in Cass. Pen., 2002, con nota di Faiella, Offesa e
sanzione del cd. riciclaggio di carte di credito, 119 e segg.
51
Galante, La tutela penale delle carte di pagamento, cit., 296, il
quale discorre d’ipotesi di infedeltà da parte dell’utilizzatore le-
Giurisprudenza Italiana - Ottobre 2021
Valute virtuali n Diritto Penale
modo al dominio del soggetto legittimato, la fattispe-
cie penale non si applica.
Conclusioni
A prescindere dal caso concreto, la sentenza in esa-
me coglie quella tendenza innovativa/amplificativa
della carica lesiva delle condotte realizzate on line,
rimarcando la centralità del cyberspace come ambiente
criminale in rapporto di ‘‘prossimità’’ rispetto a quello
reale ‘‘classico’’.
In questo senso depone il fallimento del mito stesso
della disintermediazione invocata con riferimento alle
valute virtuali, la cui carica dirompente non compor-
ta, di per sé, dal punto di vista penale l’inapplicabilità
delle tipologie d’incriminazioni esistenti.
Nonostante l’apparente novità, condotte come quel-
le oggetto della sentenza in commento replicano, in-
fatti, il disvalore punibile alla stregua di disposizioni,
quali appunto i delitti di riciclaggio e abusivismo, tec-
nicamente strutturati per essere applicati ad oggetti e
situazioni non rigidamente ed univocamente predeter-
minati, ma muniti dalla stessa carica offensiva.
Non si intende qui certo declinare una ricostruzione
minimal della esigenza di tassatività del precetto pe-
nale, ma richiamare la necessità di fattispecie capaci di
adattarsi alla rapida evoluzione tecnologica, evitando,
laddove sia possibile, che la novità del mezzo di per-
petrazione del fatto criminoso si traduca in un vuoto
di tutela ingiustificato che immunizzi chi opera vir-
tualmente avvantaggiandolo rispetto a che operi sol-
tanto nel mondo ‘‘reale’’.
La sfida odierna del diritto penale è proprio questa:
garantire una normazione ed applicazione capaci di
tenere il passo incalzante del tempo, guardando alla
carica offensiva incriminata – secondo la ratio di pro-
tezione prescelta – quale fattore identificativo ‘‘acco-
munante’’.
Perseguendo questa prospettiva, la polivalenza delle
valute virtuali andrà valorizzata e non osteggiata an-
che ai fini penali per prevenire e reprimere i rischi
reali che ne accompagnano i differenti impieghi, indi-
viduando le fattispecie penali effettivamente conformi
alle modalità di strumentalizzazione illecita della loro
concreta dimensione sostanziale.
gittimato.
52
Galante, La tutela penale delle carte di pagamento, cit., 297-
298.
53
Cfr. Picotti, Il dolo specifico. Un’indagine sugli ‘‘elementi fi-
nalistici’’ delle fattispecie penali, Milano, 1993, 501.
54
Cosı̀ Picotti, op. cit., 502.
2231