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1.

QUALI IMPLICAZIONI HA PER LA TEOLOGIA NEL SUO INSIEME LA


PROMOZIONE DELL’ECOLOGIA INTEGRALE?

La promozione dell’ecologia da parte di Papa Francesco implica una scelta metodologica, un


modo di fare teologia che permea poi l’agire nel suo papato. Il primo aspetto che viene alla
mente, perche’ il piu’ evidente, e’ quello dei SEGNI DEI TEMPI come chiave per leggere la
realta’. La Chiesa, nel suo vivere nella storia, ha il diritto-dovere di ascoltarla e vedere in essa
i segni del Regno. La sensibilita’ ecologica (con la contropartita del declino ambientale)
dicono qualcosa del Regno che e’ gia’ tra noi ma non in pienezza.
Alla sensibilita’ai segni dei tempi, che implica CONSAPEVOLEZZA STORICA, si collega
l’INTERDISCIPLINAREITA’. Promuovere un’ecologia integrale imlica promuovere una
teologia interdisciplinare e capace di interdisciplinareita’ con campi del sapere che richiedono
il dialogo con la cultura. La teologia ascolta la scienza per apportare, attraverso una
riformulazione teologica e pratica, il contributo che le e’ prorpio e che le viene dalla sapienza
del Vangelo  MISSIONE DELLA CHIESA AD EXTRA
Tutto cio’ ci riconduce a una scelta metodologica di base: quella adottata dal CVII. Il metodo
induttivo (VS deduttivo/classicista.)  VEDERE – GIUDICARE – AGIRE.
“Una volta divenuto papa, Bergoglio avrebbe fatto notare che uno dei problemi principali del
neoscolasticismo consisteva nel fatto di operare a un livello astratto, creando un«divorzio tra
teologia e pastorale, tra fede e vita». E avrebbe aggiunto che «uno dei contributi principali del
Concilio Vaticano II è stato proprio quello di cercare di superare tale divorzio»” . Il punto sta
quindi nel come interpreare il CVII e nelle consequenze di tale interpretazione.
“Bergoglio imparo’ che dagli esempi determinanti di un metodo induttivo impiegati nel
Concilio si potevano trovare in due dei suoi quattro maggiori documenti, le costituzioni. Nel
primo documento, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, la Lumen Gentium, la Chiesa
viene descritta come popolo di Dio. Con tale immagine, la Chiesa viene intesa come
un’attrice della storia, una compagna di viaggio del resto dell’umanità. Il secondo documento
è la Gaudium et Spes, la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, dove
appare più evidente l’uso del metodo induttivo. Due caratteristiche ne dimostrano l’approccio
induttivo: l’uso di un metodo comunemente definito «vedere, giudicare e agire», e il
riferimento a «i segni dei tempi».”
Ma perche’ l’ecologia e non qualcos’altro?
“Il metodo teologico di papa Francesco ha tre caratteristiche principali: si fonda sul concetto
di discernimento tratto dagli Esercizi Spirituali ignaziani; adotta lo stile induttivo del metodo
del «vedere-giudicare-agire»; attua l’opzione preferenziale per i poveri.”
Riconoscere l’importanza degli EE e del discernimento nella teologia di Francesco ci aiuta a
capire il suo modo di fare teologia e interpella il nostro modo!
L’importanza degli EE ignaziani nel metrodo di Francesco: il DISCERNIMENTO degli
spiriti:  self-awareness e spiritualita’ orientata alla pratica.
 Essere contemplativi nell’azione.
 Filosofia della conoscenza: essere una persona dal pensiero incompleto
 All’ascolto della realta’, specialmente dei poveri
Fare teologia implica un processo di conversione alla realta’, un’educazione profonda
all’scolto di questa realta’ che racchiude non solo i segni del peccato, am anche le chiamate
dello Spirito. E’cosi’ che la Chiesa puo’ e deve collaborare con tutti coloro che dello Spirito
sono portatori perche’ portatori di umanita’ e allontanarsi da le attitudini che – pur
sviluppandosi all’interno della stessa Chiesa – implicano disumanizzazione e divisione. Da
qui l’importanza del concetto di CONVERSIONE (Lonergan?). L’ecologia non e’
semplicemente un tema, ma un cammino di conversione nel quale “facciamo Vangelo”.
“Il primo dei principi pastorali di Bergoglio è che «il tempo è superiore allo spazio». Qui
esprime l’importanza di esserer pazienti quando si vogliono indirizzare i «processi di
formazione del popolo» e aggiunge che quanti «danno priorità allo spazio» invece che al
tempo, tentano di saltare questo processo, imponendo soluzioni a situazioni che non sono il
frutto di una visione che proviene dal dialogo e dalla riflessione. Bergoglio ritiene che quanti
danno priorità allo spazio, lo fanno in genere per ragioni egoistiche. Il suo secondo principio
è che «L’unità prevale sul conflitto». Qui, il papa parla del modo appropriato di affrontare un
conflitto, insistendo che, quando sorge, un «conflitto non può essere ignorato o
dissimulato».Secondo Bergoglio, dobbiamo accettare di «sopportare il conflitto, risolverlo e
trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo». Il suo terzo principio dice
che «La realtà è più importante dell’idea», esprimendo così la sua diffidenza verso le
ideologie astratte. Il suo quarto e ultimo principio è che «Il tutto è superiore alla parte». Qui
si avverte una nota di realismo nel non esagerare l’importanza dei processi specifici di cui
possiamo essereparte. Bergoglio ritiene che «tra la globalizzazione e la localizzazione si
produce una tensione», e suggerisce di tener conto di entrambe. Raccomanda infatti di
prestare attenzione alla dimensione globale «per non cadere in una meschinità quotidiana»,
ma senza «perdere di vista ciò che è locale, che ci fa camminare con i piedi per terra» ”
TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE  OPZIONE PREFERENZIALE PER I POVERI E
IL GRIDO DEI POVERI/GRIDO DELLA TERRA  deve la prospettiva sempre presente
nei tre stadi del fare telogico.
PAPA FRANCESCO  Per PF punto di partenza della teologia e’ la “«concentrazione vitale
e gioiosa sul volto di Dio rivelato in Gesù Cristo come Padre ricco di misericordia». “Tale
concentrazione vitale e gioiosa è anche la fonte dell’«imperativo ad ascoltare nel cuore e a far
risuonare nella mente il grido dei poveri e della terra, per dare concretezza alla dimensione
sociale dell’evangelizzazione». Riprendendo il principio ermeneutico caro ai teologi della
liberazione, aggiunge: «Questa opzione deve permeare la presentazione e l’approfondimento
della verità cristiana».”
LA TEOLOGIA DEL POPOLO che considera il POPOLO da un punto di vista diverso dalla
teologia della Liberazione main-stream. “I poveri possiedono una sapienza alla quale i teologi
devono prestare molta attenzione, cercando di passare dalla fase del vedere a quelle del
giudicare e agire. Questa sapienza dei poveri a una categoria tradizionale della teologia,
secondo cui tra la gente comune esiste «un senso della fede» (sensus fidei) che costituisce
una fonte della riflessione teologica. I teologi argentini capivano bene che la loro
comprensione dell’opzione preferenziale per i poveri differiva parecchio da quella di alcuni
teologi della liberazione che risultavano più influenzati da Marx. Notavano che tali
intellettuali consideravano la cultura dei poveri semplicemente «la falsa coscienza della
classe dominante», non meritando, quindi, rispetto”. Ed e’ per questo che Francesco
sottoliena tanto l’importanza della cultura dei poveri nella EG. Loro hanno moto da
insegnarci. Nossa Senhora Aparecida e Matthew.

2. IN CHE SENSO POSSIAMO DIRE CHE IL PROBLEMA CENTRALE DEL


VATICANO II È STATO IL PASSAGGIO DAL CLASSICISMO ALLA
COSCIENZA STORICA IN TEOLOGIA?
Il metodo classico della teolgia si basava su assiomi accettati, intoccabili e sulle conseguenze
di tali assiomi (astoricita’). Fondandosi metodologicamente sull’approccio filosofico classico
di Platone ed Arisotele, non valorizzava la contingenza, considerata molto dalle scienze
moderne, che la studiano e tentano di “matematizzare” l’universo. La verita’ le la ragione
moderna non e’ un assioma, ma qualcosa da provare attraverso un processo embirico di
sperimentazione.
Prima del VCII, le teologia regnante era la Neoscolastica, con il suo metodo classicista, ma
iniziano a sorgere movimenti che aspirano ad un nuovo modo di fare teologia (Questioni
sociali, movimento liturgico, riscoperta della Scrittura, Nouvelle Theologie  Congar, De
lubac, Chenu...):
- Metodo storico-critico
- Papa Leone XIII e la sua passione per Tommaso apertira di diversi centri di studio
su Tommaso e applicazione del metodo storico-critco alla patristica.
- Benedettini e consapevolezza di una liturgia al di l’a della liturgia tridentina e
recupero di altre tradizioni.
I teologi che cercavano di fare una teologia diversa venivano censurati... Ma con l’avvento di
Papa Giovanni XXIII le cose iniziano a cambiare. All’inizio del VCII (14 nov 1962), la bozza
sul tema della rivelazione fu rifiutata; questo e’ un segno che le cose stanno cambiando. Il
papa crea una nuova commissione per ridisegnare la bozza. Il cardina Suenens fa un discorso
che rimane nella storia come svolta nel modo in cui la Chiesa percepisce se stessa, “Lumen
Gentium” e nel modo in cui questa Chiesa vuole portare avanti il concilio (pastorale, aperto al
mondo, all’ecumenismo e volto ad un aggiornamento). Suenens viene nominato coordinatore
della nuova bozza insieme al cardinal Ottaviani.
Anche se il VCII e’ un concilio essenzialmente ecclesiologico, Paolo VI giustamente
sottolinea che la rivelazione e’ la base dell’ecclesiologia, quindi una trasformazione della
teologia della rivelazione ha un impatto sull’ecclesiologia  assunzione di responsabilita’ di
fronte la storia e il mondo.
I 16 Documenti del VC II:
- 2 Costituzioni Dogmatiche (LG e DV)
- 1 Costituzione dogmatica (SC)
- 1 Costituzione Pastorale (GS)
- 9 Decreti
- 3 Dichiarazioni
“Il passaggio da un paradigma astorico a una lettura storico-salvifica degli eventi comporta’,
allo stesso tempo, un camniamento di metodo” (Fraternita’ segno dei tempi, p.38). Questo
succede verso la fine del Concilio (GS, NE, DH). La GS, per esempio, per valutare la
situazione sociale, non parte dai preambula fidei, ma usa, come unico riferimento, il centrum
fidei, Gesu’ Cristo.
Il documento e’ rivolto a tutti ed usa una metodologia che rappresenta la svolta: METODO
INDUTTIVO  VEDERE – GIUDICARE -AGIRE: “scrutare i segni dei tempi, interpretarli
alla luce del Vangelo e rispondere alle domande di senso” (p. 48). Chenu: “rilevare le
domande di senso dell’uomo di una data epoca, per dare maggior risalto alla rivelazione del
mistero di Dio nella storia” (p. 46). STORIA COMO LOCUS THEOLOGICUS.
Alo stesso tempo, come sottolinea Laberigo, la GS che risulta nella sua versione finale dopo
un lavoro lunghissimo (12 bozze, tra cui alcune deduttive e altre sociologiche), fa una
combinazione dei modelli deduttivo e induttivo sneza riuscire a creare una coerenza
epistempo;ogica. Secondo l’autore, questo non si puo’ criticare, perche’ il cambiamento e’
radicale e richiede tempo.
Tutti sono chiamati a vivere in questo processo di discernimento della relata’ (sensus filei
fidelium) perche’ il consensus fidelium costituisce un importante criderio di discernimento
per la vita della Chiesa.
I documenti sono profondamente legati tra di loro, e i decreti e dichiarazioni sono lo sviluppo
delle costituzioni. Se la LG parla dell’identita’ della Chiesa, la GS parla della sua missione
nel mondo e si rivolge a ttutti gli uomini e donne di buona volotna’ (GS 44  tutti
contribuiscono alla missione della chiesa). La GS suggerisce di pensare alla prasi missionaria
come “funzione maieutica” nei confroti dell’auomo di oggi. “La Riverlazione e’ presentata
come un’evento dialogico e intrinsecamente interlocutorio”. Si applica la legge della
cradualita’ nella progressiva comprensione della verita’ e nella mossione ecclesiale
dell’annucnio del Vangelo (GS 44).
Guardare alla storia e ai segni dei tempi (3 v. Nella GS e 4 negli altri documenti): “in senso
ampio: fenomeni che caratterizzano una data epoca (lettura sociologica); in senso stretto: esiti
del porcesso di discernimento che la Chiesa applica alla valutazione della storia a partire dalla
sua prospettiva credente (lettura teologica)” (p...). Accezzione messianica: “sono i segni del
Veniente e indicano il dovere cercare nella storia concreta delgi uomini le tracce della venita
di Dio” (p. 47). Fatti e contesto come richiami dello Spirito, “modus operandi della Chiesa,
quale sguardo sulla relata’ in grado di giudicare con sapienza evangelica il dipanarsi storico.”
(p. 47)
Ma ci sono anche voci critiche che risultano in un’ambiguita’ nei risultati finali e nella
ricezione del Concilio. Le critiche vertono attorno al riduzionismo, che per esempio, la GS
avrebbe operato nel guardare la realta’ (usando la sociologia) e nell’eccessivo ottimismo. Il
grupo “vincente” e’ quello dei t=Tomisti francesi. 4 gruppi
 Tensioni
 Tomisti francesi (Congar, Chenu)
 Tomisti trascendentali (Rahner)
 Neo-agostiniani (Ratzinger)
 Il gruppo della la chiesa dei poveri (Am. Latina)
Tomisti francesi (Chenu, et al. autori di GS.)
Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del
regno di Cristo, tuttavia, tale progresso, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare
l’umana società, è di grande importanza per il regno di Dio. Ed infatti quei valori, quali la
dignità dell’uomo, la comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e
della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e
secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati
e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre «il regno eterno ed universale: che è
regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace».
Qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a
perfezione. Gaudium et Spes, 39.
Un altro esempio dell’ambiguita’ di cui parlavamo e’ la nota esplicativa dell LG, aggiunta
dopo, sulla collegialita’ e sul mondo di interpretare cio’ che su di essa si dice nella LG ( il
papa ha il diritto di interoretare il significato delle affermazioni conciliari in tema). Per questo
ed altri motivi, la collegialita’ che sarebbe divuta essere l’asse della relazione centro-
periferia, divento’ un tema asrtatto...

 Tomisti trascendentali (Rahner)


 Tomisti trascendentali (Rahner)
« Rahner criticava quello che secondo lui era un ottimismo ingenuo della bozza, dicendo
che sembrava più un’opera di sociologia che di teologia. Manifestando un’influenza luterana,
diceva che era necessaria una teologia della croce per spiegare il modo con cui la Chiesa
interagisce con il mondo » (Whelan, Una chiesa che discerne, 142)
 Neo-agostiniani (Ratzinger) Forti critiche
«Per quale motivo esattamente l’essere umano ragionevole e perfettamente libero descritto
nei primi articoli [della Gaudium et Spes] sarebbe stato improvvisamente gravato dalla storia
di Cristo?». «Non bisogna diluire il messaggio cristiano per renderlo più accessibile, ma
occorre introdurre nel mondo il messaggio di Cristo, partire dal Cristo. C’è una tenebra nel
mondo che solo Cristo può disperdere».(Whelan, Una chiesa che discerne, 140-142)
 Il gruppo della chiesa dei poveri
Esiste «almeno un’identità ontologica parziale tra la Chiesa e i poveri». «Trasformare le
nostre opere di bene in opere sociali basate sulla carità e la giustizia». (Whelan, Una chiesa
che discerne, 139-140)
 Conclusione:
«Il confronto-scontro tra un metodo essenzialmente deduttivo e un metodo induttivo,
che si era già avviato durante i lavori preparatori, si è manifestato con maggiore
evidenza in questo terzo periodo (…) Nel concilio si è avviata una transizione, seppure
imperfetta e incompleta, dal primo (metodo deduttivo) al secondo (metodo induttivo).
Era una svolta di enorme portata culturale e ecumenica » (Giuseppe Alberigo, Vaticano
II, Vol. 5, in Whelan, 144-145)
« Non dovremmo mai sottovalutare l’importanza dei processi sinodali, inclusivi e
intellettualmente onesti, e i loro risultati. La confusione, la lunghezza, complessità e i
compromessi coinvolti possono effettivamente essere i segni di un processo virtuoso che va
al di là del facile maggioritarismo di ciò che è intellettualmente affascinante o la monarchia
di un magistero basato sulle encicliche, e produce un solido consenso collegiale capace di
superare la prova del tempo » (Micallef, in Whelan, 145)
Ragioni delle resistenze al metodo induttivo secondo Lonergan:
1) Relazione eternita’ - contingenza... come si possono trattare “cose eterne” con un
metodo contingente e non finalizzato alla ricerca di una verita’ definitiva?
2) Teologia manualistica (deformazione della teologia) (neotomismo  nominalizmo 
relativismo), avversa al dinamismo di un progresso teso alla verita’.
3) Deformazioni della filosofia moderna
La profezia di Lonergan sulle divisioni successive.. tra una destra e una sinistra estreme, un
centro moderato...

3. FINO A CHE PUNTO SI PUO’ INTENDERE IL PRIMO CINQUANTENNIO


DI INTERPRETAZIONE DEL VATICANO II IN TERMINI DI CONFLITTO
TRA UNA “SINISTRA FRAMMENTATA” E UNA “DESTRA
MONOLITICA”?
« La cultura classica non può essere gettata via senza un sostituto; e ciò che la sostituisce non
può che essere contrario alle aspettative classiche. È destino che si formi una solida destra
(1978-2005), determinata a vivere in un mondo che non esiste più. È destino che si formi una
sinistra dispersa (1968-1978), affascinata ora da questo, ora da quel nuovo sviluppo, che
esplora ora questa, ora quella nuova possibilità » (Bernard Lonergan)
« Ma ciò che conterà è forse un centro non numeroso, abbastanza grande da sentirsi a suo
agio sia nel vecchio che nel nuovo, sufficientemente coscienzioso da capire una per una quali
transizioni fare, abbastanza forte da rifiutare le mezze misure e insistere su delle soluzioni
complete, anche se c’è da attendere » (Lonergan, «Dimensions of Meaning», 244-245.)
« Papa Francesco e il primo papa di tenere una consapevolezza storica » (Robert Doran,
Intro a Whelan)
1965-1978
 Un periodo di sperimentazione/ una sinistra dispersa?
Sostituzione della neoscolastica con approcci superficiali. Forme della teologia della
liberazione basate sul marxismo (mancanza di risirse educazionali dei teologi
latinoamericani). La Chiesa, di Hans Kung mette in discussione l’infallibilita’ papale e
controversie riguardo al nuovo catechismo olandese. Sono anni di sperimentazione e sorge un
BISOGNO DI DISCIPLINA.
 La Guerra fredda
 1968 Humanae vite 1968: reazione negative di alcuni teologi progressisti.
 America Latina: Teologia di liberazione
 1972 Separazione di riviste Concilium / Communio  articolo
programmatico di Balthasar: desiderio di contrastare la tendenza dei teolgogi
che intepretano il CVII con una filosofia da comunismo evolutivo. Communio
vuole foondarsi su una teologia trinitaria e una cristologia che sottolieino la
“comunione esistente tra la Chiesa e la Trinita’ e, solo in un secondo
momento, la comunione che la Chiesa vuole promuovere tra tutti i popoli”
(Welhan, p. 11)  enfasi sulla teologia della communio che poneva poca
enfasi sulla colleggialita’, sorvolando il dettagli che, quando la LG parla di
communio si riferisce alla collegialita’ tra i vescovi.

1978-2005
 Papa Giovanni Paolo II  il papa che molti cardinali volevano, capace di dare una
direzione piu’ netta alla Chiesa. Papa polacco X comunismo...
 Solidarnosk (sindacato dei lavoratori) che lui sostiene, contribuendo alla
caduta del comunismo e al crollo del muro di Berlino (1989)

 Papa Giovanni Paolo II (Whelan, 111-129)


 Nuova interpretazione del concilio
 1985 sinodo di vescovi sul Vaticano II: 2 tendense: 1) la scuola
agostiniana, marcatamente sovrannaturalistica, che dipinge la Chiesa
come un’isola di grazia in un mondo abbandonato al peccato e 1) un
gruppo comunitario, tomista, con un atteggiamento piu’ umanistico e
comunitario, che auspica a un ulteriore sviluppo della collegialita’. (p.
27). La prospettiva neoagostiniana ha la meglio e, con essa, la
centralizzazione, preferendo l’universale al particolare, la Chiesa
Universale come realta’ “ontlogicamente e temporalmente previa ad
ogni singola Chiesa particolare, che le partorisce come figlie”
 Sostituzione dell’espresione Popolo di Dio con la parola
Communio  centralizzazione della Chiesa.
 Centralizzazione più che collegialità
 America Latina, Santo Domingo 1992  Nuova
Evangelizzazione e predicazione del catechismo della
Chiesa Cattolica.
 Celebrare il millennium
 Una lunga malatia
 Recognoscere diversi aspetti dei segni dei tempi. Positivi/negativi 
spesso per lui negativi o ambigui, come il comunismo o il
neoliberalismo (dialogo a Cuba per 3 giorni con Castro... c’era anche
Bergoglio).

 Critica communismo
 Neo-Liberalismo “nessuno può accettare I principi del
neoliberalismo e considerarsi cristiano” (Whelan, 173)

 Papa Giovanni Paolo II (Cz&B 60-66)


 Primarimente il discernimento riguardo dei segni dei tempi è fatto dal Papa,
non dal “Popolo di Dio.”
 Referimenti a “segni dei tempi” ma in modo deduttivo. (Cz&B 60-66)

L’approccio deduttivo di Papa Giovanni Paolo II “Egli (JPII) impiega l’espressione


(segni dei tempi) in modo tale da discostarsi dale intenzioni con cui era stata adottata dai
padri conciliari.” (Cz&B 70). Inoltre PGII focalizza il suo magistero sul conoscere
deduttivo, anche la dottirna sociale della Chiesa (Sollicitudo Rei Socialis): per poter
affrontare le questioni che dobbiamo affrontare dobbiamo avere una corretta
impostazione dataci dalla dottrina della Chiesa.

 Papa Benedetto XVI 2005-2013


 Collaboratore di Papa Giovanni Paolo II (1981-2005)
 Academico augostiano consistente  La critica di Kasper al suo dualismo
platonico.
 “Dualismo filosofico”
 “pocca speranza riguarda l’uomo non-cristiano” (James
Corkery, Joseph Ratzinger’s Theological Ideas). Visione piu’
cupa del mondo rispetto a GP II e dei rapporti ad extra della
Chiesa, ma, allo stesso tempo, e’ piu’ aperto al pensiero
differente di altri teologi.
 Ecclesiologia di communione
 Nuova evangelizzazione / la bellezza di Dio
 Papa Benedetto XVI 2005-2013
 Momenti di successo
 Scandali
 La dimissione
 Interpretazione del pontificato di Papa Benedetto XVI
 Czerny e Barone (pp.70-71): Ancora più deduttivista e dualista che Papa
Giovanni Paolo II
 Il termine “segni dei tempi” utilizzato in modo solamente
negativo (JPII includeva più positivi): secolarismo, migrazione,
catastrofe ambientale, ecc.
“dirigere l’ermeneutica conciliare su altri percorsi e in vista di un consolidamento del
metodo deduttivo”
Conclusione
“Papa Francesco, forse, è il primo Papa non classicista, il primo che non considera
normativi per l’uomo autentico una struttura particolare di significati culturali e
valori, sebbene questi abbiano delle origini nobili.” Robert Doran SJ

4. SEI D'ACCORDO CON LA VISIONE DI ALBERTO METHOL FERRÈ


SECONDO CUI LA CHIESA DELL'AMERICA LATINA PUÒ DIVENTARE
UNA “SORGENTE” PERCHÈ LA CHIESA UNIVERSALE SI APPROPRI
DEL VATICANO II?
Per rispondere a questa domanda e’ importante chiarificare a cosa si riferisce Methol
Ferre’quando parla di questo contributo. La realta’ dei popoli latinoamericani di ingiustizia,
di oppressione visibile, ha generato e genera domande esistenziali profonde rispetto
all’impatto del Vangelo sulla cultura... o all’assenza di questo impatto. Anni di dittature e di
connubio della Chiesa istituzionali con esse, ma anche di impazienza a inquietudine di tanti
laici e religiosi. La teologia e la Chiesa latinoamericane si chiedono come contribuire perche
“venga il suo Regno”.
Il fermento post-conciliare, unito al contesto socio-politico, generano, da un lato, lo sviluppo
delle teologie della liberazione e, dall’altro del CELAM, la conferenza episcopale
latinoamericana, che organizza conferenze importanti per l’inserzione della Chiesa nel
mondo e per la sua crescita sinodale. La prima di esse e’ Puebla (‘79)...
Methol Ferre’ e’ un filosofo, promotore del CELAM, la cui strategia e’ influenzare
l’episcopato e promuovere la una prospettiva filosofica romantica legata a quelle che fu poi
chiamata “teologia del Popolo” (J.L.Segundo). Lui e’ convinto che, lungo la storia, le chiese
periferiche sono state sorgente per la chiesa universale e che cosi’ sara’ per la chiesa
Ltinoamericana. Per questo, ci sara’ bisogno di un papa latinoamericano.
Il CELAM si sviluppa (1965-1979) – Medellin (1968) e Puebla (1979)  apporvazione di
Paolo VI della versione argentina della teologia della liberazione, – e’ frenato dalla Santa
Sende (1979-2003) – Santo Domingo (1992..) – e si riprende (2007-2013) – Aparecida
(2007).
L’avvento al papato di GPII indebolisce notevolmente la coesione dell’episcopato
latinoamericano e le conferenze del CELAM avvengono meno spesso e perdono di forza.
Dopo Santo Domingo che costituisce un’umiliazione per i vescovi del CELAM, Ferre’ si
dimette. Crede che ci sia busogno di un papa di transizione dopo GPII per permettere al
CELAM di ricostituirsi e di formire alla chiesa universale un papa capace di mediare
l’influenza della Chiesa latinoamericana su tutta la chiesa. La sua profezia si e’ avverata!
Papa Francesco riprende il metodo induttivo del concilio e introduce nel suo magistero
elementi prensenti in esso, dando forza alla sinodalita’ e all’attenzione ai sengi dei tempi. In
questo senso Bergoglio e’ figlio del suo continente e portatore di un pensiero filosofico e
teologico che si ‘e sviluppato li’ e che da li’ puo’ alimentare tutta la Chiesa.  OPZIONE
PREFERENZIALE PER I POVERI nella versione della Teologia del Popolo, che e’ una
versione mitigata della Teologia della Liberazione con forti influenze della filosofia
romantica di Herder. EG somiglia molto ad Aparecida.
Come arrivano queste influenze a Papa Francesco? Bergoglio: gesuita in anni in cui
l’influenza della teologia del popolo via Lucio Gera e altri teologi, suioi professori, arriva a
lui. In piu’, lui viene da una famiglia peronista e influenzata, di per se’, dalla teologia
romantica, molto cattolica e impegnata socialemente (nonna Rosa). La sua formazione come
Gesuita avviene durante la riscoperta degli Esercizi Spirituali diS. Ignazio e lui riceve anche
questa grande influena, da cui l’importanza del discernimento delgi spiritti nella sua teologia
e magistero.
Il suo percorso come formatore dei Gesuiti e poi, piu’ tardi, come vescovo, dice che lui non
e’ inquadrabile ne’ nel marxismo ne’ nel neoliberalismo, sembra piuttosto riflettere
quell’immagine di un centro che beve dalle fonti, ma e’ anche radicato nel presente  La
continuita’ – discontinuita’ della Chiesa in riforma.
La teologia del Popolo ha in lui una grande influenza: Herder  reazione contro le politiche
economiche dei principi borbonici regnanti e le loro tendenze culturlali che svalutavano il
popolo tedesco, essendo al servizio di una elite di ricchi  comunita’ solidarieta’,
nazionalita’ e patriottismo  concetto di Volk: il popolo e’ un soggetto degno di essere
ascoltato e, per trovare un cammino per il popolo, dobbiamo camminare con il popolo. “Ogni
popolo deve cogliere con le proprie mani le rose per la ghirlanda della liberta’ che crescono
felicemente al di fuori dei suoi bisogni, del suo desiderio e del suo amore”... Da li’ a Krause
(lingua spagnola e Argentina  Martin Fierro, el Gaucho  Peron). Questo in
contrapposizione a una teologia della libeazione che vedeva la coscienza popolare come
“falsa conscienza”, creata dall’ideologia delle classi dominanti (teoria della dipendenza).
Questa visione puo’ alimentare la Chiesa universale perche’ valorizza i poveri e le chiese
locali (GS 44) mettendo in atto quello che la GS auspicava, cioe’ che la vita e la lettura del
Vangelo dei differenti popoli possa apportare qualcosa alla stessa compresione del Vangelo.

4 principi pastorali di Papa Francesco:


- Il tempo e’ superiore alo spazio
- L’unita’ prevale sui conflitti
- La realta’ e’ piu’ importante dell’idea
- L’intero e’ uperiore alle parti
“Il vero grande nemico è il Nemico dei piani di Dio. Il vero problema è il problema sollevato
dal Nemico per impedire la realizzazione dei piani di Dio”. Padre Bergoglio ha fatto l’elenco
delle tentazioni a cui il Nemico conduce i Gesuiti: “un certo avanguardismo ed elitarismo, un
fascino per le ideologie astratte che non hanno alcun riscontro nella realtà”. Auspica che i
Gesuiti argentini possano sviluppare “una sana allergia alle teorie, che non sono sorte dalle
realtà nazionali”. (Austen Ivereigh, The Great Reformer)
Il povero, quando è amato, «è considerato di grande valore»,e questo differenzia l’autentica
opzione per i poveri da qualsiasi ideologia, da qualunque intento di utilizzare i poveri al
servizio di interessi personali o politici. Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale
possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione. (Ev.Gaud.199).
“Papa Francesco e’ il papa cn maggiore coscienza storica che si sia visto finora nella Chiesa
cattolica: e cio’ sta suscitando una resistenza da parte delle forza della mentalita’ classica
percettualista che rimangono nella Chiesa”. (Welhan, p.104)
(Alessandria e Antiochia sulla ciesa primitive, Spagna e Italia sul concilio di Trento, le chiese
del nord Europa sul CVII)

5. SEI CONVINTO CHE IL PROBLEMA ECOLOGICO È FRA GLI PIÙ


IMPORTANTI SEGNI DEI TEMPI?
Cosa intendiamo per “segni dei tempi”? “In senso ampio: fenomeni che caratterizzano una
data epoca (lettura sociologica); in senso stretto: esiti del porcesso di discernimento che la
Chiesa applica alla valutazione della storia a partire dalla sua prospettiva credente (lettura
teologica)” (p...). Accezzione messianica: “sono i segni del Veniente e indicano il dovere
cercare nella storia concreta delgi uomini le tracce della venita di Dio” (p. 47). Fatti e
contesto come richiami dello Spirito, “modus operandi della Chiesa, quale sguardo sulla
relata’ in grado di giudicare con sapienza evangelica il dipanarsi storico.” (p. 47)
In questo senso, io direi che non solo il problema ecologico sia un segno dei tempi, ma anche
tutta la sensibilita’ ecologica, il desiderio di prendersi cura, la rabbia dei piu’ giovani sono
segni dei tempi, luoghi teologici su cui la Chiesa deve interrograrsi, in cui la Chiesa puo’
vedere l’anelito dell’essere umano all’unita’ e al Regno. Per questo la Chiesa ha il dovere di
fare la sua parte! Di vedere, contemplare con l’ausilio delle scienze, giudicare alla luce del
Vangelo e, non solo proporre azioni, ma agire per mitigare il problema e valorizzare tutti gli
sforzi che gli uomini e le donne della terra stanno facendo per mitigarlo. Deve anche saper
denunciare ed essere voce profetica.
Segno complesso:
- Cambiamenti climatici  aumento delle temperature a causa dell’effetto serra
- Riduzione drammatica della biodiversita’  specialmente all’equatore (Brasile e
Colombia: i paesi a piu’ alta biodiversita’), a causa della deforestazione, della
minerizzazione, delle monoculture e dell’agricoltura industrializzata.
- Messa in pericolo delle risorse idriche e riduzione dell’acqua potabile
(inquinamento)  oceani, fiumi e acqua potabile...
- Reazione di individui e gruppi militanti
- Debole reazione dei governi... Contrapposizione delgi interessi economici e delle
norme necessarie per contenere il problema  crisi dell’autorita’ che non sa fare il
proprio dovere, asservita com’e’ alla grandi corporazioni.
Cambiamenti climatici:
L’importanza dell’aumento della temperatura legato al ciclo del carbonio per capire il
problema dei cambiamenti climatici.
Tali processi sono monitorati e valutati dall’IPCC:
L’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è il principale organismo
internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici.
L’IPCC è stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e
dallo United Nations Environment Programme (UNEP) allo scopo di fornire al mondo
una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui
cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Nello stesso
anno, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avallato l’azione di WMO e UNEP,
istituendo l’IPCC.
L’IPCC esamina e valuta le più recenti informazioni scientifiche, tecniche e socio-
economiche prodotte in tutto il mondo, e importanti per la comprensione dei cambiamenti
climatici. Non fa ricerca né realizza il monitoraggio di dati e parametri correlati al clima.
Migliaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo contribuiscono al lavoro dell’IPCC su
base volontaria. Il processo di revisione è un elemento fondamentale delle procedure IPCC
per assicurare una valutazione completa e obiettiva delle informazioni attualmente
disponibili. L’IPCC aspira a riflettere una varietà di punti di vista e competenze diverse.
L’IPCC è un organo intergovernativo aperto a tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite e della
WMO. Attualmente, fanno parte dell’IPCC 195 Paesi. I governi partecipano al processo di
revisione e alle sessioni plenarie, dove sono prese le principali decisioni sui programmi di
lavoro dell’IPCC, e dove vengono accettati, approvati e adottati i Rapporti.
Ogni governo ha un Focal Point IPCC che coordina le attività relative all’IPCC nel proprio
Paese. Partecipano al lavoro dell’IPCC anche le principali organizzazioni internazionali,
intergovernative e non-governative.

COP:
I governi hanno cercato di far fronte alla situazione organizzando vertici globali sul clima
(Conferenza delle Parti: COP). Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della
terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da
allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una
priorità globale. Quest’anno si e’ tenuto il 26eismo vertice annuale, di qui il nome COP26. La
COP26 e’ stata presieduta dal Regno Unito che la opiterà a Glasgow. I leader mondiali attesi
in Scozia sono stati più di 190. Ad essi si sono uniti decine di migliaia di negoziatori,
rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati.
Presiedere la COP26 sarà un compito impegnativo. La maggior parte degli esperti è concorde
nel sottolineare il carattere straordinario e urgente della COP26. La COP21 si tenne a Parigi nel
2015. 
COP26: i risultati principali della Conferenza sul clima di Glasgow (unive.it)

Per la prima volta successe qualcosa di epocale: tutti i Paesi accettarono di collaborare per
limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a
1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono ad adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e a
mobilitare i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi.  Ecco che nasceva l’Accordo di
Parigi. L’impegno di puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi è importante
perché ogni decimale di grado di riscaldamento causerà la perdita di molte altre vite umane e
altri danni ai nostri mezzi di sussistenza.
Nel quadro dell’Accordo di Parigi ciascun Paese si è impegnato a creare un piano nazionale
indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined
Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”. I Paesi concordarono
che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che rifletteva la loro massima
ambizione possibile in quel momento. I Paesi si presenteranno al vertice di Glasgow (ritardato di
un anno a causa della pandemia) con piani aggiornati di riduzione delle proprie emissioni. 

Ma non è tutto. Gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per
limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo
obiettivo si sta chiudendo. Il decennio fino al 2030 sarà cruciale. Quindi per quanto il vertice
di Parigi sia stato un evento epocale, i Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in
quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della
temperatura a 1,5. La COP26 deve essere decisiva.  
Uno dei grandi risultati della COP26 è il fatto che 151 paesi abbiano presentato NDC
nuovi o aggiornati. Tra questi troviamo, ad esempio, l’Unione Europea, che ha incluso nel
suo piano l’obiettivo recentemente adottato di ridurre le emissioni del 55% entro
il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) ma anche gli Stati Uniti e la Cina che hanno aggiornato i
propri obiettivi. Secondo l’Emissions Gap Report dell’UNEP, i contributi attuali porteranno a
un aumento della temperatura pari a 2,7° C entro la fine del secolo. Siamo ancora lontani
dall’obiettivo di tenere l’aumento sotto 1,5° C ma possiamo comunque considerarlo un passo
avanti rispetto alla traiettoria di 4° C in cui ci trovavamo prima dell'Accordo di Parigi.
Considerando gli impegni volti a raggiungere emissioni nette pari a zero entro metà secolo, e
gli annunci fatti alla COP26, l'aumento della temperatura potrebbe fermarsi a 1,8°C.
Riconoscendo l'urgenza della sfida, nel Glasgow Climate Pact i paesi hanno concordato
di rivedere, entro il prossimo anno, i propri obiettivi di mitigazione per il 2030, in modo
che siano in linea con il limite di 1,5° C. Questo non era previsto, visto che i prossimi NDC
vanno presentati nel 2025, ed è quindi una decisione importante. Inoltre, il patto chiede ai
governi di considerare ulteriori azioni per ridurre i gas ad effetto serra diversi dalla CO2,
come il metano, entro il 2030 e sottolinea la necessità di diminuire l’utilizzo del carbone
“unabated” (cioè le cui emissioni non sono compensate da tecnologie di cattura e stoccaggio
del carbonio) ed eliminare gradualmente i sussidi “inefficienti” ai combustibili fossili.
Sebbene il linguaggio poteva essere più incisivo, è la prima volta che tali questioni
raggiungono una chiara condanna in un testo negoziale. 
Un aspetto sempre molto controverso è quello che riguarda i finanziamenti ai paesi in via di
sviluppo. Si è già detto molto sul fatto che l’obiettivo, da parte dei paesi più industrializzati,
di mobilizzare 100 miliardi annui entro il 2020 non è stato ancora raggiunto. A questo
proposito, la COP26 ha ribadito l’urgenza di raddoppiare i finanziamenti per
l’adattamento nei paesi vulnerabili entro il 2025 e di avviare un processo per sviluppare un
nuovo e più ampio obiettivo di finanziamento da far entrare in vigore dopo il 2025. 
Per quel che riguarda i meccanismi di cooperazione, a Glasgow si è raggiunto un accordo,
chiudendo più di cinque anni di negoziati sull’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. I documenti
approvati includono le regole per lo scambio delle emissioni, per la creazione di un nuovo
meccanismo di mercato, chiamato meccanismo per lo sviluppo sostenibile, e per altre forme
di cooperazione. Regole efficaci su trasparenza, ambizione e contabilità consentiranno a
questi meccanismi di sbloccare ulteriore potenziale di mitigazione e incentivare gli
investimenti privati. Il pacchetto approvato affronta le preoccupazioni riguardo
la salvaguardia dell’integrità ambientale degli obiettivi di Parigi e pone regole per evitare
il doppio conteggio delle unità di riduzione delle emissioni.
L'aspetto più insoddisfacente è la possibilità di utilizzare i crediti generati tra il 2013 ed il
2020 nell'ambito del Clean Development Mechanism, creato nell’ambito del Protocollo di
Kyoto. Questi crediti rappresentano riduzioni delle emissioni che sono già state ottenute e
non sono quindi aggiuntive. Sarà tuttavia possibile identificarli chiaramente e potranno essere
utilizzati solo per il raggiungimento del primo NDC. In generale, la reale efficacia di queste
regole dipenderà da come paesi ed aziende decideranno di utilizzarle e se decideranno di
sfruttare o meno potenziali falle e vecchi crediti a basso costo. 
Un’altra importante questione che la COP26 è riuscita a portare al centro del dibattito
riguarda il cosiddetto “Loss & Damage”, cioè le perdite e i danni inevitabili e
permanenti come, ad esempio, la scomparsa delle isole a causa dell’innalzamento del mare o
il prosciugamento delle risorse idriche. Alcuni tra i paesi più vulnerabili hanno chiesto alla
COP26 di creare un nuovo strumento finanziario dedicato al Loss & Damage, che ha visto
però l’opposizione delle nazioni più sviluppate, forti anche del fatto che l’Accordo di Parigi
esclude la possibilità di associare finanziamenti e responsabilità alla questione.
Si è, però, concordato di lanciare un nuovo dialogo per la discussione di possibili
disposizioni per il finanziamento del Loss & Damage. Questo è un punto di partenza cruciale
per lo sviluppo, in futuro, di soluzioni concrete sui finanziamenti. A supportare la questione
hanno contribuito le iniziative di Scozia e Vallonia (Belgio), che hanno già stanziato fondi —
2 milioni di sterline e 1 milione di euro rispettivamente, per il Loss & Damage, aprendo di
fatto la strada a iniziative simili. È probabile, dunque, che il Loss & Damage sarà uno dei
temi principali della prossima COP27.
Quindi sono d’accordo che la crisi ecologica sia un segno che la chiesa ha il diritto/dovere di
discernere insieme a gli uomini e donne di questo secolo e della sua centralita’: ne va della
nostra sopravvivenza come specie e della nostra vocazione come essere umani chimati ad
essere “stweart” della creazione (Gn 1)
INTRO LS: motivazioni per approfondire: la situazione e chi siamo!! LS 13: “La sfida di
proteggere ia nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia
umana nella ricerca di uno svoluppo sostenibile e integrale...”  LG 1: essere sacramento di
unita’.

6. COME FUNZIONANO I MECCANISMI DEL CARBON PRICING?


Per capire come funzionano i meccanismi di carbon pricing, dobbiamo prima capire cosa sta
in gioco, e, quindi il problema dell’effetto serra. L’effetto serra e’ un processo naturale che
permette la ritenzione del calore sulla terra e livelli ottimali, ma che, esacerbato dall’attivita’
umana, puo’ generare un aumento delle temperature pericoloso alla vita umana. La
temperatura sulla terra e’ il risultato tra la radiazione incidente proveniente dal sole, quella
che proviene dalla terra e l’effetto serra possibile grazie ai gas serra (vapore acqueo – H2O,
metano CH4, anidride carbonica CO2 ). Quando il calore del sole raggiunge la terra, la tera
“risponde” emanando raggi infrarossi che, senza la presenzas di gas serra si disperderebbero,
generando dispersione del calore. Senza i gas serra, quindi, la temperatura della terra
equivarrebbe ai -18/-20 gradi. Grazie ai gas serra, che “intrappolano” le radiazioni terrestri
(anche se non tutte), il calore si mantiene di piu’ e le temperature possono raggiungere la
media dei 15/16. Pero’ se i gas serra dell’atmosfera aumentano, questo effetto si esacerba
generando un aumento delle temperature e fenomeni che si rafforzano mutuamente:
l’aumento delle temperature determina l’aumento dell’evaporazione degli oceani con
conseguente aumento dell’aumento dell’H2O (gas serra) che aumenta le temperature, e cosi’
via. Le calotte polari favoriscono la rifrazione, quindi la dispersione del calore, ma se si
sciolgono cio; determina l’assorbimento della riflazione con conseguente aumento delle
temperature e euteriore scioglimento.
Per capire meglio la dimensione del problema: nel 1750 l’atmosfera ospitava 280 parti di
CO2 per milione, oggi 388 e e’ in aumento.
Environment – Che cos'é il Carbon Pricing? – Jeune Europe (jeuneurope.com)
A accademici di tutto il mondo (tra i quali il premio nobel Whilliam Nordhous che ha
criticato la LS su questo) sostengono fermamente che prezzare il carbonio sia una mossa
strategica importante per il raggiungimento degli ambiziosi target di riduzione delle emissioni
di CO2, per facilitare la transizione ad un sistema economico a zero emissioni e invertire
quindi la rotta del surriscaldamento globale entro il 2050. Per poter spiegare che cos’è il
carbon pricing (prezzo sul carbonio), è necessario innanzitutto spendere due parole su cosa
sono le politiche ambientali e quali sono gli strumenti per poterle attuare. Quando parliamo di
politiche ambientali intendiamo tutte quelle strategie definite a livello governativo per
risolvere dei problemi che impattano negativamente sull’ambiente e sulla società. Una volta
definite queste strategie, è necessario trovare i metodi e gli strumenti più adeguati per poterle
implementare in modo più efficiente possibile. In questo contesto, possiamo dividere gli
strumenti di politica ambientale in due macro-gruppi: strumenti basati sui meccanismi di
mercato (market-based) e i regolamenti/legislazioni ambientali  (command-and-control).
Quando si parla di carbon pricing, ci si riferisce ad un insieme di strumenti basati su
meccanismi di mercato. In questo gruppo di strumenti, possiamo incontrare sia le tasse sulle
emissioni di CO2 (strumento price-based) sia sistemi cap-and-trade come l’EU ETS
(strumento quantity-based).
Secondo gli economisti, il modo migliore per poter ridurre le emissioni di CO2 è di utilizzare
strumenti basati su meccanismi di mercato. Attualmente sono più di 50 i paesi nel mondo che
hanno adottato il carbon pricing quale strumento per ridurre le emissioni di CO2.
PERCHÉ ADOTTARE IL CARBON PRICING?
In termini economici le emissioni di CO2 rappresentano un’esternalità negativa.
“In economia un'esternalità si manifesta quando l'attività di produzione o di consumo di un soggetto
influenza, negativamente o positivamente, il benessere di un altro soggetto, senza che chi ha subito
tali conseguenze riceva una compensazione pari al costo sopportato (nel caso di impatto negativo) o
paghi un prezzo pari al beneficio ricevuto (nel caso di impatto positivo). Gli effetti di un'attività non si
manifestano nella sola sfera giuridico-patrimoniale di chi la pone in essere, ma incidono anche sulla
situazione di altri operatori, con la conseguenza di offuscare la percezione dei costi sociali connessi al
compimento della stessa.” (Wikipedia)

L'esternalità indica l'effetto di un'attività che ricade verso soggetti che non hanno avuto alcun
ruolo decisionale nell'attività stessa. L'esternalità dipende da un'attività economica
individuale, ma non è assimilata alle merci e pertanto è priva di un prezzo di mercato.
Si parla di esternalità negativa quando il prezzo di mercato dei beni/servizi non riflette il
costo reale nella società. Ad esempio, il prezzo del cherosene usato come carburante degli
aerei riflette solo il costo di produzione e non prende in considerazione anche il danno
generato dalle emissioni di CO2 alla la società. Questo significa che, nel contesto dei trasporti
aerei, le decisioni che le imprese e i consumatori prendono non risultano nell’interesse della
società perché sono basate su prezzi che non riflettono il costo reale: i consumatori trovando
economico prendere un aereo, aumenteranno la frequenza dei propri viaggi contribuendo
all’incremento delle emissioni a discapito dell’interesse collettivo; le aziende di aviazione,
d’altra parte, aumenteranno la propria offerta di viaggi più di quanto sarebbe ottimale per la
società. Quindi capiamo che, in presenza di esternalità negativa causata dalle emissioni di
CO2, il mercato non è in grado di agire nell’interesse della società e si parla di fallimento di
mercato. Come si può risolvere questo fallimento? Sistemando i prezzi, facendo in modo che
il prezzo pagato per un determinato bene o servizio rifletta anche il costo ambientale. In
poche parole, istituendo un carbon pricing attraverso una tassa sulle emissioni o adottando un
sistema di permessi di emissione (cap-and-trade system).
Il carbon pricing è uno strumento molto amato dagli economisti, non solo perché può
risolvere l’esternalità negativa generata dalle emissioni, ma anche perché permette di
raggiungere gli obiettivi di riduzione di emissioni in tempi veloci e ad un costo basso. In altri
termini, è uno strumento “cost-effective” che apporta grandi benefici al minor costo possibile.
Il prezzo messo sulle emissioni di CO2 oltre a portare ad una riduzione del consumo di
carburanti fossili, crea anche un incentivo per l’utilizzo e lo sviluppo di tecnologie e fonti di
energia non inquinanti. A differenza di altri strumenti di politica ambientale (come ad
esempio gli incentivi sul solare), che creano una distorsione all’interno del mercato delle fonti
di energia rinnovabile, il carbon pricing lascia libera la competizione tra le varie alternative di
energia pulita, permettendo a quella migliore di emergere. La maggiore competizione spinge
anche gli investimenti in ricerca e sviluppo verso tecnologie innovative, favorendo la
creazione di una società sempre più sostenibile e all’avanguardia nelle tecnologie ‘pulite’.
In concreto quale sarebbe l’impatto di adottare il carbon pricing? Con alta probabilità il costo
ricadrebbe totalmente sui consumatori, in quanto i produttori e le aziende che inquinano
aumenterebbero i prezzi dei prodotti e servizi offerti. Questo è inevitabile, ma è anche
necessario e utile perché con l’aumento dei prezzi di beni e servizi dannosi per l’ambiente, i
consumatori saranno incentivati a fare scelte più sostenibili. In risposta a questo cambiamento
nelle preferenze di consumo, le aziende saranno spinte a trasformare il proprio modus
operandi e a offrire beni e servizi in linea con la domanda.
Una critica spesso mossa alle tasse sulle emissioni è che esse colpiscono maggiormente le
categorie a reddito più basso della società. Anche questo è vero. Ma tale problema si può
ovviare se i ricavi derivanti dalla tassazione vengono utilizzati per detassare il lavoro, perché
ciò che uccide l’occupazione e alimenta la spirale della disoccupazione non sono le tasse
ambientali ma quelle sul lavoro. Abbassando questa tassazione, si riduce la disoccupazione,
si crea impiego e si possono offrire salari più alti alle fasce più svantaggiate.
In conclusione, il carbon pricing può essere uno strumento chiave non solo per migliorare le
condizioni ambientali, ma anche per migliorare le condizioni dei gruppi più vulnerabili della
società, i quali sono i beneficiari indiretti della minore tassazione del lavoro. Tuttavia, poiché
il beneficio di questa politica viene visto solo nel lungo termine, mentre i costi sono
immediati, al giorno d’oggi è ancora impopolare dal punto di vista politico parlare di carbon
pricing. Il consenso è difficile da raggiungere in questo contesto e la grande sfida politica
rimane quella di riuscire a trovare il giusto compromesso tra tutela ambientale e consenso
sociale.
E’ forse per questa ragione che Whilliam Nordhouse critica Papa Francesco che sembra
opporsi al carbon pricing, etichettandolo come parte della logica del mercato. Il premio nobel
auspica, invece, una comprensione piu’ profonda di questa potenziale arma per contrastare i
cambiamenti climatici.
Chi inquina paga, per esempio piantando alberi... ma anche qui in Africa recentemente ci
sono dibattiti sul piantare eucalipti che riducono la CO2 nell’atmosfera, ma anche la
biodiversita’.

7. QUALI LEGAMI ESISTONO FRA SQUILIBRI CULTURALI E LA CRISI


ECOLOGICA?
Troviamo una possibile risposta nella LS, cap. 3, quando P Francesco parla della
globalizzazione del PARADIGMA TECNOCRATICO, “il modo in cui di fatto l’umanità
ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un paradigma omogeneo e
unidimensionale” (n. 106).
“In tale paradigma risalta una concezione del soggetto che progressivamente, nel processo logico-
razionale, comprende e in tal modo possiede l’oggetto che si trova all’esterno. Tale soggetto si esplica
nello stabilire il metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una tecnica di
possesso, dominio e trasformazione. È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe
totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre
verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le
possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette,
come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose
attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di
ciò che ha dinanzi.” (LS 106)

Potremmo definirle il paradigma tecnocratico come l’imporsi della tecnologia e di questo


modo di intendere strumentale di intendere la relazione tra soggetto e oggetto, essere umano e
mabiente come criterio di lettura della realta’ e di azione. In questo modo esso si impone
sulla finanza, sulla politica e sull’etica, venendo a dominare la societa’ e la cultura e
tradcendosi in un’idolatria della tecnologia che causa squilibri gravi a favore di una piccola
classe di ricchi che esclude le masse dei poveri e le sfrutta.
L’imposizione di tale paradigma ha radici e conseguenze. Tra le sue radici la LS individua un
eccessivo antropocentrismo, chiamato da P Francesco “moderno” per differenziarlo la
quello giudeo -cristiano di matrice bibblica, che vede l’essere umano al centro dell’universo e
gli conferisce il diritto di svilupparsi infinitamente usando le risorse naturali e anche
violentandole a proprio vantaggio. A cio’ si lega una concezione ingenua dell’universo,
della terra e delle sue risorse, come se esse fossero lineari e infinite. Viviamo invece su una
terra circolare e finita le cui risorse non sono eterne. A questo antropocentrismo esacerbato, la
LS contrappone un antropocentrismo equilibrato (ecologia umana di Benedetto) che vede
l’essere umano come collaboratore di Dio nella cura del mondo, amministratore responsabile.
Tra le conseguenze socio-culturali che la LS identifica troviamo:
- la frammentazione del sapere, come conseguenza della specializzazione prorpia
della tecnologia, che rende difficile avere uno sguardo d’insieme sulla realta’ (n.110).
- un relativismo pratico (n. 122): “Quando l’essere umano pone sé stesso al centro,
finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi contingenti, e tutto il resto diventa
relativo.” “La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad
approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori
forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito.” (123)
- una concezione distorta del lavoro (125)  necessita’ di una concezione corretta,
che ne cosideri la finalita’ in un quando piu’ ampio di senso: il lavoro come
trasformazione per l’offerta (atto quasi-liturgico). Il lavoro inteso come necessita’,
parte della vita e del suo senso. “L’intervento umano che favorisce il prudente
sviluppo del creato è il modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi
come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha
inscritto nelle cose”.
- l’innovazione biologica a partire dalla ricerca (130)  che, se da un lato sottolinea
la creativita’ dell’essere umano e la sua somiglianza a Dio, deve essere limitata nel
rispetto di tutto il creato.
Per questo, secondo la LS, “occorre assicurare un dibattito scientifico e sociale che sia
responsabile e ampio” (135), infatti “la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di
autolimitare il proprio potere” (136).
Si puo’ qui individuare la relazione tra la teologia di P Francesco e la filosofia romantica di
Godfried Herder che auspica il recupero della cultura come mezzo di protesta economica e
nuove proposte economico-politiche e che critica un’elite liberal-razionalista che gestisce
tutto, sfruttando i poveri e disprezzando la loro cultura. Nella storia di Francesco e nella sua
opposizione ai giverni argentini neo-liberali si puo’ vedere l’applicazione di questi principi.

8. IN CHE SENSO È INNOVATIVO PARLARE DI TUTTE E DUE: ‘IL GRIDO


DELLA TERRA E IL GRIDO DEI POVERI
Ecologia  discorso sulla casa  cura della casa e la casa implica abitanti anche umani... tra
i quali alcuni sono di serie A altri di serie B o C... (Film sulla diminuzione del corpo...
Downsizing e la rirpoduzione degli stessi schemi). Se parliamo del rapporto tra organismi e
ambiente (ecologia), dobbiamo includere l’essere umano e l’ecomnimia. I poveri non sono
messi nelle condizioni di contribuire alla cura della casa..anche se lo fanno... (la mia scelta di
non mangiare carne... chi si puo’ permettere carne buona, organica??). Il cambiamento
climatico ha un impatto negativo soprattuto sui poveri.
Lynwhite e la critica all’antropocentrismo cristiano che ha portato al problema ecologico.
Denuncia il “grido della terra”, come molte altre pubblicazione dopo di lui e sottolinea la
relazione tra cultura (raligione) ed ecologia, auspicando a un ritorno alla spiritualita’
francescana (umilta’ e connessione). Pero’ lui non parla dei poveri, della relazione tra
paradigma tecnocratico e oppresione delle masse povere e, quindi, relazione dell’ecologia
con l’etica sociale.
La “risposta” dell LS e la messa in evidenza, da un lato, del ruolo centrale dell’essere umano
nell’ecologia (antropocentrismo moderato contro il biocentrismo delle tendenze dopo
Lynwhite) e, dall’altro, della sofferenza di piu’ povero come conseguenza della crisi
ecologica.
Il cap. 4 della LS parla di un’ecologia integrale sottolineando che il problema ecologico deve
essere affrontato su piu’ fronti perche’ e’ un problema culturale (la relazione natura-cultura
nell’essere umano).
 I. Ecologia ambientale, economica e sociale  138. L’ecologia studia le
relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. 142. Se
tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società
comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana

 II. Ecologia culturale  Per cultura si intende l’insieme di idee, valori e


simboli che costituiscono una comunita’. 143. Insieme al patrimonio naturale,
vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. . .
l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro
significato più ampio. [L’ecologia] chiede di prestare attenzione alle culture
locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo
dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare. È la
cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel
suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel
momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente.
La scomparsa di una cultura (culture indigene) e’ grave quanto la scomparse di
una specie.

 III. Ecologia della vita quotidiana  150. Data l’interrelazione tra gli spazi
urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri,
spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo della ... l ricerca … [della]
qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e
l’aiuto reciproco. 155. L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto
profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge
morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter
creare un ambiente più dignitoso. 155. Bisogna riconoscere che il nostro corpo
ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi.
L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere
e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune … Anche
apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario
per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé.
 IV. Il principio del bene comune  156. L’ecologia integrale è inseparabile
dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e
unificante nell’etica sociale. 158. Nelle condizioni attuali della società
mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le
persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il
principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e
ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione
preferenziale per i più poveri. 

 V. La giustizia tra le generazioni  159. La nozione di bene comune


coinvolge anche le generazioni future.
Il modo in cui la LS suggerisce di ascoltare il grido della terra e dei poveri lo presenta nel
cap. 4 intermini fondamentali e 5 in termini pratici (Linee di orientamenti e di azione) 
contrastare i razionalismi che portano al paradigma tecnocratico con il dialogo e
l’edificazione dei popoli. L’intuizione di cosa fare verra’ con il tempo... e’ un approccio
euristico che sembra un po’ vuoto, ma che scommette sul dialogo. Dialogo:
I. Il dialogo sull’ambiente nella politica internazionale
II. Il dialogo verso nuove politiche nazionali e locali
III. Dialogo e trasparenza nei processi decisionali
IV. Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana
V. Le religioni nel dialogo con le scienze
Il cap 6., invece invita ad una conversione dello stile di vita, appellando ad una cultura
dell’educazione ecologica, della frugalita’ e della gratitudine. Sacramentalita’ del lavoro e del
riposo.. a immagine e somiglianza.
Negli anni ’70, Il «Club of Rome» (it is an established, respected, international think-tank
positioned to face the core challenges of the 21st Century.) Famosi dagli anni 70 per un
rapporto (libro) sul tema di economia e ecologia: The Limits to Growth. Piu’ recentemente:
Come on! Capitalism, Short Termism, Population and the Destruction of the Planet (2019), in
continuità con Limits to Growth, fa riferimenti positivi a Laudato si’. L’autore, Ernst Von
Weizekker, collabora con «l’Osservatorio de Laudato» si’ alla Gregoriana. Il primo capitolo
e’ simile al primo della LS e si conclude cosi’: «Devono essere perseguiti … disaccoppiare la
produzione di beni e servizi dal trattamento insostenibile, dispendioso o indifferente di esseri
umani, natura e animali (fare di meglio); e dissociare la soddisfazione dei bisogni umani
dall'imperativo di fornire più produzione economica (fare bene).» «Ciò, tuttavia, significa una
diversa filosofia politica e di civiltà per la nostra era del mondo intero. Il capitolo 2 del nostro
libro si concentrerà quindi sulla filosofia, con la speranza di arrivare ad alcuni indizi per un
primo abbozzo di una migliore struttura filosofica. Questa ricerca può portare al desiderio –
se non alla necessità di – «un nuovo Illuminismo» (p. 57). Chapter 2: C’mon! Don’t Stick to
Outdated Philosophies richiama esplicitamente all'«ecologia integrale» in Papa Francesco,
Laudato Si’, e auspica un rivisitare «i pilastri» del Illuminismo e ascoltare a nuove voci
filosofiche

CAP 5  DIALOGO parola chiave


Capitolo 6: Educazione e spiritualità ecologica
Percettivismo...

ULTIMA LEZIONE: CAP. 3, 4, 5 e 6 LS


1. Cherny e Barone per questa parte. Metodo teologico di Papa Francesco: c’e’ una
novita’ con queso papa che ritiene di interpretare bene il CVII. C’e’ uno spostamento
di metodo. C’e’una questione di atteggiamento verso la teolgia induttiva e
l’importanza della storia.
2. Competenza minima clima - biodiversita’ – acqua. Scienze sociali: politica. COP e
IPCC.
3. Cultura  riflessione su Lyin White. Importanza di parlare della cultura e filosifia in
dialogo con le antre scienze.
4. Parola centrale del cap. 3
5. Vedremo
6. Rtorno ad un linguaggio teologico e cattolico. Ci sono 2 capitoli cosi’: il 2 e il 6. Il 1
e’ scientifico (vedere). Segue la dottrina sociale della chiesa per promuovere i valori
del Regno di Dio (evangelizzazione implicita a cui papa F crede). La nozione di
conversione ecologica e’ comunicata secondo la spiritualita’ cristiana.
Il nocciolo di LS sono il cap 3 e 4: il paradigma tecnocratico e la c=promozione di
un’ecologia integrale.
Papa Fr non e’ centro tutta la tecnologia, perche’ e’ parte del luogo sacramentale della
persona nell’universo usare la tecnologia. Quello che critica e’ una visione razionalista e
riduzionista che usa del mondo. Tecnoscienza.
n.106  l’arroganza del paradigma secondo cui si puo’ dominare la natura senza limiti.
116  dialogo implicito con Lyin White. Il paradigma tecnocratico e’ culturale e costruisce il
significato del modo per la cultura.  antropocentrismo. P F non usa mai questa parola senza
un aggettivo (“moderno”). P F e’ antropocentrico, ma in senso sacramentale. White e’
ambiguo dicendo che il Cristianesimo e’ troppo antropocentrico. PF difende
l’antropocentrismo di una religione basata sull’incarnazione di Dio, ma denuncia
un’eccessivo antropocentrismo. C’e una differenza tra un orizzonte chiuso su se stesso e un
mondo aperto, con un punto di riferimento al di la’ (122). 123 critica della cultura del
RELATIVISMO. La mentalita’ scientifica afferma i fatti (the problem of the is an the ought).
Nel discorso pubblico nasconde gli interessi dei potenti che decidono. 125.  Parla della
corretta concezione del lavoro, lavoro non deumanizzante, ma umanizzante.
124  Visione sacramentale dell’universo: altropocentrismo moderato/responsabile. L’essere
umano e’ capace di trar fuori le potenzialita’ istritte nel creato che Dio stesso ha messo.
“Banchetto eucaristico alla fine del mondo”. Posizione metafisica, ontologia cella persona
umana, al capo di una gerarchia di esseri. Darwing non e’ incompatibile con questa visione o
Chardin. Escatologia cristiana, quando Dio sara’ tutto in tutti. L’universo naturale e’
conivolto nell atrasformazione ultima.
Marx, nozione di lavoro: la persona trova soddisfazione nel plasmare la materia a sua
immagine (uomo artigiano) e questo e’ importante per l’indentita’ della paersone. Ma nel
sistema capitalistico quella soddisfazione e’ rubata all’individuo perche’ il capitalista sfrutta
il lavoro. L’operai e’ un tipo di schiavo. L’enciclica piu’ importante di GPII e’ stata Laborem
Excercem che ha un tono marxista quando parla del lavoro e dell’importanza di tornare alla
soddisfazione originale nel lavoro. Tutto cio’ e’ rilevante per l’ecologia  soddisfazione
artigianale in un’economia sostenibile. La tecnologia di per se’ fa parte di questa
soddisfazione, diritto di sfruttare la natura per i propri bisoni e, cosi’, servire Dio.
Innovazione biologica a partire della ricerca  130 - 136: tecnologia genetica. LS dice poco,
perche la valutazione dipenda dai casi.
Legame tra cap. 3 e teolgia del Popolo. La teologia del Popolo  popolo: nozione tedesca
romantica. Herder e la sua denuncia del paradigma tecnocratico parlando del capitalismo
dell’epoca. L’atteggiamento di PF nei confronti del capitalismo (il suo atteggiamento nei
confrotni di Menhem e Kirchner). Il libro di PF su GPII e il suo dialogo con Castro (citazione
slide). I biografi dicono che ha imparato tanto da quell’esperienza. GPII ha criticato il
comunismo, non voleva il controllo dello stato sui mezzi di produzione, quindi ci sono
differenze. Ma Castro rimane affascinato dalla profondita’ filosofica di GPII e sulla vicinanza
su alcuni temi. Vuole vedere un controllo del governo per proteggere il bene comune.
CAP. 4  slide. ECOLOGIA CULTURALE. L’importanza di pensare alla rilevanza delle
questioni culturali ed etiche per l’ecologia. L’emergere della scienza ecologica e’ molto
complessa perche’ conivolge sistemi. Lo stato di salute delle istituzioni di una scieta’
comporta conseguenze per l’ambiente (n. 138 e 142). L’interdisciplinarieta’ e’ difficile.
Differenza tra transdisciplinarieta’ (tutte le discipline devono collaborare in favore di
un’unita’ della conoscenza che va oltre la specificita’ di una disciplina) e
interdisciplinarieta’... C’e’ una metafisica in gioco. Gli eticisti dovrebbero avere il loro ruolo
in questo dibattito. Il controlo delle istituzioni in modo etico. Il movimento ecologico e’ un
movimento culturale ed filosofico.
Il passo etico di PF (143  patrimonio storico, artistico, e culturale, spesso distrutto dalle
stesse forze che distruggono l’ambiente). Dialogo tra linguaggio scientifico e culturale, che e’
linguaggio del popolo (teologia del popolo). 150  ecologia della vita quotidiana.
Pianificazione urbana e qualita’ della vita in armonia con la natura. La sua risposta a White:
come creare una cultura che aiuta la vita. 155  qui LS invoca la bioetica cattolica (famiglia
e sessualita’). In questo contesto ecologico parla della legge naturale, includendo la
sessualita’. Se parliamo di rispettare le leggi della natura e’ in contraddizione con dire che
creiamo come vogliamo la nostra natura. E’ una visione sacramentale della persona. La
natura umana e’ in continuita’ con la natura pre-umana e crea nuove istanze di essere, ma o
deve fare con responsabilita’ (universo caratterizzato da una probabilita’ emergente di
Lonergan). Tocca una cosa imprtante: la falsa liberta’ che non si accorge delle connessioni. Il
nostro corpo ci mette in una connessione diretta con la natura e gli altri essere. “riconoscere
se stessi nell’incontro con l’altro diverso da se’”.
1156  BENE COMUNE. Non e’ separabile da una’opzione preferenziale per i poveri.
(Doran entra in dialogo con la teologia dellla liberazione e cerca di spiegare l’opzione
preferenziale per i poveri come intrinseca a tutte le fedi. E’ un contributo della teologia
dell’America Latina alla chiesa universale).
V (159)  giustizia intergenerazionale.
Come’on  documento secolare di ex maestri del paradigma tecnocratico che adesso accetta
il bisogno di un nuovo illuminismo e ripensare i fondamenti filosofici dell’illuminismo che ci
hanno partato a questo punto.
CAP 5 E 6  (slide) La soluzione di ogni cosa: dialogo! Prima domanda dell’esame. IL
dialogo intrinseco all’evangelizazione. L’evangelizzazione dialogica (dottrina sociale della
Chiesa).
CAP 6  Capitolo teologico. LS vuole promuovere una conversione teologica per tutti. Qui
usa un linguaggio teologico e cristiano. EDUCAZIONE. 210  educazione integrale,
scientifica ed etica. Spiritualita’ ecologica, una mistica che ci animi. (216-220). Francesco di
Assisi e’ una presenza pervasiva. 220  visione sacramentale. Mondo come dono,
gratitudine...

QUALI LEGAMI ESISTONO TRA SQUILIBRI CULTURALI E CRISI


ECOLOGICA? PARAGONARE L’ARGOMENTO DI LAUDATO SI’
CON QUELLO DI LYNN WHITE NELL’ARTICOLO, “THE
HISTORICAL ROOTS OF OUR ECOLOGICAL CRISIS.”
115. L’antropocentrismo moderno, paradossalmente, ha finito per collocare la ragione
tecnica al di sopra della realtà, perché questo essere umano «non sente più la natura né
come norma valida, né come vivente rifugio. La vede senza ipotesi, obiettivamente, come
spazio e materia in cui realizzare un’opera nella quale gettarsi tutto, e non importa che
cosa ne risulterà».[92] In tal modo, si sminuisce il valore intrinseco del mondo. Ma se
l’essere umano non riscopre il suo vero posto, non comprende in maniera adeguata sé
stesso e finisce per contraddire la propria realtà. «Non solo la terra è stata data da Dio
all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli
è stata donata; ma l’uomo è donato a sé stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura
naturale e morale, di cui è stato dotato».[93]
116. Nella modernità si è verificato un notevole eccesso antropocentrico che, sotto altra
veste, oggi continua a minare ogni riferimento a qualcosa di comune e ogni tentativo di
rafforzare i legami sociali. Per questo è giunto il momento di prestare nuovamente
attenzione alla realtà con i limiti che essa impone, i quali a loro volta costituiscono la
possibilità di uno sviluppo umano e sociale più sano e fecondo. Una presentazione
inadeguata dell’antropologia cristiana ha finito per promuovere una concezione errata
della relazione dell’essere umano con il mondo. Molte volte è stato trasmesso un sogno
prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura
sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come
signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile.
Il Cap. 3 della LS parla della radice umana della crisi ecologica, individuandola nel
paradigma tecnocratico. Specialmenta a partire dal n. 115, in cui si parla delle conseguenze
dell’antropocentrismo moderno, Papa Francesco sembra far riferminento a un dibattito che ha
interessato un nuomero enorme di pubblicazioni nelle ultime decadi dopo l’uscita
dell’articolo di Liyn White sulle radici della crisi ecologica. Quell’articolo argomentava che
“ciò che le persone fanno rispetto all’ecologia è strettamente legato a quello che pensano su
se stessi in relazione alle cose attorno a loro. L’ecologia umana è strettamente condizionata
dalle credenze sulla natura e sul destino, cioè dalla religione” (p. 1205, vesione inglese).
Diffentemente dalle antiche religioni orientali che avevano una percezione del tempo ciclica,
negando un possibile inizio della creazione, la religione giudeo-cristiana ha una visione
lineare del tempo, con un inizio, la creazione, al cui centro Dio mette l’essere umano. C’è una
differenza ontologica tra la creazione e l’essere umano, perché quest’ultimo è creato ad
immagine di Dio (Cfr. p. 1205) e a lui Dio da l’autorità di sfruttare (exploit) la natura. White
individua qui le radici antropocentiche della religione cristiana: “Christianity is the most
anthropocentric religion the world has seen”, afferma. Quindi, riconduce a queste radici la
causa della crisi ecologica: la natura non è più sacra, come nell’animismo, quindi l’essere
umano può approfittarsene.
White quindi afferma che: 1. La teologia naturale – che investigava il mondo naturale come
un sistema simbolico attraverso cui Dio parla agli esseri umani - abbia partorito la scienza
moderna che si è poi disfatta di essa (della teologia naturale). 2. “La tecnologia moderna può
essere, per lo meno parzialemente, spiegata come una realizzazione occidentale e volontarista
del dogma cristiano della trascendenza dell’aumo e del suo giusto dominio sulla natura”
(p.1206).
L’articolo si conclude, da una parte con un appello al cristianesimo. “Christianity bears a
huge burden of guilt”, quindi deve far qualcosa per trasformare il modo in cui la nostra
società percepisce le relazioni tra essere umano e ambiente. Dall’altra, White trova in S.
Francesco un modello alternativo di cristianesimo, più consono a questa esigenza di
trasformazione perché basato sulla virtù dell’umiltà. “Francesco ha cercato di deporre l’umo
dalla sua monarchia sulla creazione e ha organizzato una democrazia di tutte le creature di
Dio”. Questo implicherebbe un uguaglianza di tutte le creature che, insieme e nel loro modo
specifico, glorificano Dio per il solo fatto di esistere.
“Since the roots of our trouble are so largely religious, the remedy must also be essentially
religious, whether we call it or not. We must rethink and refeel our nature and destiny”.

Papa Francesco nella LS riprende questi temi, dialogando con essi. Uno degli argomenti
fondamentali dell’argomentazione di White è la connessione tra cultura/religione e la
gestione delle risorse tecnologiche. White identifica chiaramente la relazione tra cultura ed
ecologia, e così fa Papa Francesco nel cap. 3 di LS. Entrambi, quindi, sottolineano
l’importanza di un cambio culturale in vista di un cambio nel modo in cui l’essere umano si
relaziona alla natura.
Però ci sono anche grandi differenze tra White e LS. White accusa l’antropocentrismo
cristiano della promozione di un uso oggettivizzante e violento della natura, stimolando un
numero enorme di pubblicazioni ed un dibattito che ha spesso condotto ad un biocentrismo
che esclude vede l’essere umano come il problema. La LS, d’altro canto, individua la radice
della crisi ecologica nel paradigma tecnocratico, la cui origine si può trovare
nell’antropocentrismo moderno, in ultima analisi, nell’Illuminismo (e, quindi, in momento di
frattura tra umanesimo e religione). Per PARADIGMA TECNOCRATICO la LS intende:
“il modo in cui di fatto l’umanità ha assunto la tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un
paradigma omogeneo e unidimensionale” (n. 106).
“In tale paradigma risalta una concezione del soggetto che progressivamente, nel processo logico-
razionale, comprende e in tal modo possiede l’oggetto che si trova all’esterno. Tale soggetto si esplica
nello stabilire il metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una tecnica di
possesso, dominio e trasformazione. È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà informe
totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si è sempre
verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le
possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette,
come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle cose
attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa di
ciò che ha dinanzi.” (LS 106)

Potremmo definirle il paradigma tecnocratico come l’imporsi della tecnologia e di questo


modo strumentale di intendere la relazione tra soggetto e oggetto, essere umano e ambiente
come criterio di lettura della realtà e di azione. In questo modo esso si impone sulla finanza,
sulla politica e sull’etica, venendo a dominare la societa’ e la cultura e tradcendosi in
un’idolatria della tecnologia che causa squilibri gravi a favore di una piccola classe di ricchi
che esclude le masse dei poveri e le sfrutta.
L’imposizione di tale paradigma ha radici e conseguenze. Tra le sue radici la LS individua un
eccessivo antropocentrismo, chiamato da P Francesco “moderno” per differenziarlo la
quello giudeo -cristiano di matrice bibblica, che vede l’essere umano al centro dell’universo e
gli conferisce il diritto di svilupparsi infinitamente usando le risorse naturali e anche
violentandole a proprio vantaggio. A cio’ si lega una concezione ingenua dell’universo,
della terra e delle sue risorse, come se esse fossero lineari e infinite. Viviamo invece su una
terra circolare e finita le cui risorse non sono eterne. A questo antropocentrismo esacerbato, la
LS contrappone un antropocentrismo equilibrato (ecologia umana di Benedetto) che vede
l’essere umano come collaboratore di Dio nella cura del mondo, amministratore responsabile.
Tra le conseguenze socio-culturali che la LS identifica troviamo:
- la frammentazione del sapere, come conseguenza della specializzazione propria
della tecnologia, che rende difficile avere uno sguardo d’insieme sulla realta’ (n.110).
- un relativismo pratico (n. 122): “Quando l’essere umano pone sé stesso al centro,
finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi contingenti, e tutto il resto diventa
relativo.” “La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad
approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori
forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito.” (123)
- una concezione distorta del lavoro (125)  necessita’ di una concezione corretta,
che ne cosideri la finalita’ in un quando piu’ ampio di senso: il lavoro come
trasformazione per l’offerta (atto quasi-liturgico). Il lavoro inteso come necessita’,
parte della vita e del suo senso. “L’intervento umano che favorisce il prudente
sviluppo del creato è il modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi
come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha
inscritto nelle cose”.
- l’innovazione biologica a partire dalla ricerca (130)  che, se da un lato sottolinea
la creativita’ dell’essere umano e la sua somiglianza a Dio, deve essere limitata nel
rispetto di tutto il creato.

Se Papa Francesco critica l’antropocentrismo, non lo fa indistintamente. L’antropocentrismo


da lui criticato è quello moderno che porta ad una visione utilitarista della natura in vista un
progresso senza fine. Potremmo definire la posizione di Papa Francesco “antropocentrismo
moderato”. E non potrebbe essere altrimenti, considerando che il cristianesimo ha al suo
centro l’incarnazione, cioè l’assunzione della carne umana da parte di Dio, che si collega con
una teologia della creazione che vede al suo centro un essere umano plasmato in relazione,
per prendersi cura della creazione ed essere fecondo. Pertanto, in questa prospettiva, questo
tipo di antropocentrismo lungi dall’essere una minaccia per l’ecologia, ne è il suo
fondamento: l’essere umano, per vocazione, mette la sua abilità di creare e quindi anche la
tecnologia, al servizio di Dio e del creato. Inoltre, a soffrire della crisi ecologica e, in un
senso più generale, delle conseguenze negative del dominio del paradigma tecnocratico, non
è sono la natura separata dall’essere umano. L’essere umano soffre con essa, specialmente i
più poveri e i più vulnerabili della terra. Da qui l’allargamento della prospettiva: siamo
chiamati ad ascoltare non solo il grido della natura, ma anche quello dei poveri che sono, in
fondo, l’espressione della stessa crisi. Differentemente da White che si concentra sul “grido
della terra”, Papa Francesco parla anche del “grido dei poveri”, sottolineando la relazione
dell’ecologia con l’etica sociale.
Per concludere, se per White la radice del problema ecologico è identificabile
nell’antropocentrismo cristiano, per la LS la radice è il paradigma tecnocratico che nasce con
l’epoca moderna. Nonostante queste prospettive divergano, trovo che arrivino ad una
conclusione simile: la necessità di un’assunzione di responsabilità e di dialogo tra scienza e
altre istanze culturali. “Occorre assicurare un dibattito scientifico e sociale che sia
responsabile e ampio” (135), infatti “la tecnica separata dall’etica difficilmente sarà capace di
autolimitare il proprio potere” (136).
“Since the roots of our trouble are so largely religious, the remedy must also be essentially
religious, whether we call it or not. We must rethink and refeel our nature and destiny”.
Trovo questa frase un appello irresistibile alla teologia!
Club of Rome e Com’on

IN CHE SENSO LA CRITICA DEL “PARADIGMA TECNOCRATICO”


HA RADICI NELLA TEOLOGIA DEL POPOLO DELL’ARGENTINA?
QUAL’È L'APPROCCIO DI PAPA FRANCESCO RIGUARDO IL
SISTEMA ECONOMICO CAPITALISTA E IL PROCESSO DI
GLOBALIZZAZIONE?

Prima di tutto è importante capire in cosa consista questa critica. Per PARADIGMA
TECNOCRATICO la LS intende: “il modo in cui di fatto l’umanità ha assunto la
tecnologia e il suo sviluppo insieme ad un paradigma omogeneo e unidimensionale” (n.
106).
“In tale paradigma risalta una concezione del soggetto che progressivamente, nel processo logico-
razionale, comprende e in tal modo possiede l’oggetto che si trova all’esterno. Tale soggetto si
esplica nello stabilire il metodo scientifico con la sua sperimentazione, che è già esplicitamente una
tecnica di possesso, dominio e trasformazione. È come se il soggetto si trovasse di fronte alla realtà
informe totalmente disponibile alla sua manipolazione. L’intervento dell’essere umano sulla natura si
è sempre verificato, ma per molto tempo ha avuto la caratteristica di accompagnare, di assecondare le
possibilità offerte dalle cose stesse. Si trattava di ricevere quello che la realtà naturale da sé permette,
come tendendo la mano. Viceversa, ora ciò che interessa è estrarre tutto quanto è possibile dalle
cose attraverso l’imposizione della mano umana, che tende ad ignorare o a dimenticare la realtà stessa
di ciò che ha dinanzi.” (LS 106)

Potremmo definirle il paradigma tecnocratico come l’imporsi della tecnologia e di questo


modo strumentale di intendere la relazione tra soggetto e oggetto, essere umano e ambiente
come criterio di lettura della realtà e dell’azione. In questo modo esso si impone sulla
finanza, sulla politica e sull’etica, venendo a dominare la società e la cultura e traducendosi in
un’idolatria della tecnologia che causa squilibri gravi a favore di una piccola classe di ricchi
che esclude le masse dei poveri e le sfrutta.
L’imposizione di tale paradigma ha radici e conseguenze. Tra le sue radici la LS individua un
eccessivo antropocentrismo, chiamato da P Francesco “moderno” per differenziarlo da
quello giudeo -cristiano di matrice bibblica, che vede l’essere umano al centro dell’universo e
gli conferisce il diritto di svilupparsi infinitamente usando le risorse naturali e anche
violentandole a proprio vantaggio. A ció si lega una concezione ingenua dell’universo, della
terra e delle sue risorse, come se esse fossero lineari e infinite. Viviamo invece su una terra
circolare e finita le cui risorse non sono eterne. A questo antropocentrismo esacerbato, la LS
contrappone un antropocentrismo equilibrato (ecologia umana di Benedetto) che vede
l’essere umano come collaboratore di Dio nella cura del mondo, amministratore responsabile.
Tra le conseguenze socio-culturali che la LS identifica troviamo:
- la frammentazione del sapere, come conseguenza della specializzazione propria
della tecnologia, che rende difficile avere uno sguardo d’insieme sulla realta’ (n.110).
- un relativismo pratico (n. 122): “Quando l’essere umano pone sé stesso al centro,
finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi contingenti, e tutto il resto diventa
relativo.” “La cultura del relativismo è la stessa patologia che spinge una persona ad
approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori
forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito.” (123)
- una concezione distorta del lavoro (125)  necessità di una concezione corretta, che
ne cosideri la finalità in un quadro di senso più ampio: il lavoro come trasformazione
per l’offerta (atto quasi-liturgico). Il lavoro inteso come necessità, parte della vita e
del suo senso. “L’intervento umano che favorisce il prudente sviluppo del creato è il
modo più adeguato di prendersene cura, perché implica il porsi come strumento di
Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha inscritto nelle cose”.
- l’innovazione biologica a partire dalla ricerca (130)  che, se da un lato sottolinea
la creatività dell’essere umano e la sua somiglianza a Dio, deve essere limitata nel
rispetto di tutto il creato.

La tologia del Popolo si sviluppa in Argentina come teologia della liberazione “marginale”.
Come teologia della liberazione si concentra sull’importanza dell’avvento del Regno di Dio e
della liberazione delle masse oppresse dei poveri, però LA TEOLOGIA DEL POPOLO
considera il POPOLO da un punto di vista diverso dalla teologia della Liberazione main-
stream. “I poveri possiedono una sapienza alla quale i teologi devono prestare molta
attenzione, cercando di passare dalla fase del vedere a quella del giudicare e agire. Questa
sapienza dei poveri è una categoria tradizionale della teologia, secondo cui tra la gente
comune esiste «un senso della fede» (sensus fidei) che costituisce una fonte della riflessione
teologica. I teologi argentini capivano bene che la loro comprensione dell’opzione
preferenziale per i poveri differiva parecchio da quella di alcuni teologi della liberazione che
risultavano più influenzati da Marx. Notavano che tali intellettuali consideravano la cultura
dei poveri semplicemente «la falsa coscienza della classe dominante», non meritando, quindi,
rispetto”. Ed è per questo che Francesco sottoliena tanto l’importanza della cultura dei poveri
nella EG. Loro hanno moto da insegnarci. (Nossa Senhora Aparecida e Matthew.) Inoltre,
differentemente dalle altre correnti della Teologia dell Liberazione, che, basate su una lettura
marxista della relatà considerano cruciale il cambio dell’infrastruttura per trasformare la
sovrastruttura cuturale – quindi la necessità della lotta di classe – la Teologia del Popolo ha
l’approccio inverso: è ascoltando e ritornando alla cultura e alla saggezza dei popoli che
possiamo cambiare l’economia, la finanza e il mercato. In vari documenti Papa Francesco fa
infatti riferimento ai piccoli e ai poveri e anche alla saggezza dimenticata delle cultura
indigene (Sinodo sull’Amazzonia).
In questo approccio possiamo vedere l’influenza della filosofia romantica sulla Teologia del
Popolo. Johann Gottfried Herder reagiva, infatti, contro le politiche economiche dei principi
borbonici regnanti e le loro tendenze culturali che svalutavano il popolo tedesco, essendo al
servizio di una elite di ricchi richiamando al patriottismo, alla valorizzazione della cultura e
della lingua popolari  concetto di Volk: il popolo e’ un soggetto degno di essere ascoltato e,
per trovare un cammino per il popolo, dobbiamo camminare con il popolo. “Ogni popolo
deve cogliere con le proprie mani le rose per la ghirlanda della liberta’ che crescono
felicemente al di fuori dei suoi bisogni, del suo desiderio e del suo amore. Si puo’ qui
individuare la relazione tra la teologia di Papa Francesco e la filosofia romantica di Herder
che auspica il recupero della cultura come mezzo di protesta economica e nuove di proposte
economico-politiche e che critica un’elite liberal-razionalista che gestisce tutto, sfruttando i
poveri e disprezzando la loro cultura. Nella storia di Francesco e nella sua opposizione ai
governi argentini neo-liberali si puo’ vedere l’applicazione di questi principi.
Il povero, quando è amato, «è considerato di grande valore», e questo differenzia l’autentica
opzione per i poveri da qualsiasi ideologia, da qualunque intento di utilizzare i poveri al
servizio di interessi personali o politici. Solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale
possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione. (Ev.Gaud.199).
La conseguenza di questo approccio al problema del paradigma tecnocratico porta Papa
Francesco ad un piano di azione espresso nei capitoli 4, 5 e 6 di LS.
Il cap. 4 della LS parla di un’ecologia integrale sottolineando che il problema ecologico deve
essere affrontato su piu’ fronti perché è un problema culturale (la relazione natura-cultura
nell’essere umano).
 I. Ecologia ambientale, economica e sociale  138. L’ecologia studia le
relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano. 142. Se
tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società
comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana

 II. Ecologia culturale  Per cultura si intende l’insieme di idee, valori e


simboli che costituiscono una comunita’. 143. Insieme al patrimonio naturale,
vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. . .
l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro
significato più ampio. [L’ecologia] chiede di prestare attenzione alle culture
locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo
dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare. È la
cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel
suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel
momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente.
La scomparsa di una cultura (culture indigene) e’ grave quanto la scomparse di
una specie.

 III. Ecologia della vita quotidiana  150. Data l’interrelazione tra gli spazi
urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri,
spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo della ... l ricerca … [della]
qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e
l’aiuto reciproco. 155. L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto
profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge
morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter
creare un ambiente più dignitoso. 155. Bisogna riconoscere che il nostro corpo
ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi.
L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere
e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune … Anche
apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario
per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé.
 IV. Il principio del bene comune  156. L’ecologia integrale è inseparabile
dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e
unificante nell’etica sociale. 158. Nelle condizioni attuali della società
mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le
persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il
principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e
ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione
preferenziale per i più poveri. 

 V. La giustizia tra le generazioni  159. La nozione di bene comune


coinvolge anche le generazioni future.

Il modo in cui la LS suggerisce di ascoltare il grido della terra e dei poveri lo presenta nel
cap. 4 intermini fondamentali, che si rifanno alla Dottrina Sociale della Chiesa, e nel cap. 5 in
termini pratici (Linee di orientamenti e di azione)  contrastare i razionalismi che portano al
paradigma tecnocratico con il dialogo e l’edificazione dei popoli. L’intuizione di cosa fare
verrà con il tempo... è un approccio euristico che sembra un po’ vuoto, ma che scommette sul
dialogo. Dialogo:
I. Il dialogo sull’ambiente nella politica internazionale
II. Il dialogo verso nuove politiche nazionali e locali
III. Dialogo e trasparenza nei processi decisionali
IV. Politica ed economia in dialogo per la pienezza umana
V. Le religioni nel dialogo con le scienze
Il cap 6., invece invita ad una conversione dello stile di vita, appellando ad una cultura
dell’educazione ecologica, della frugalità e della gratitudine. Sacramentalità del lavoro e
del riposo... a immagine e somiglianza.
Negli anni ’70, Il «Club of Rome» (it is an established, respected, international think-tank
positioned to face the core challenges of the 21st Century.) Famosi dagli anni 70 per un
rapporto (libro) sul tema di economia e ecologia: The Limits to Growth. Piu’ recentemente:
Come on! Capitalism, Short Termism, Population and the Destruction of the Planet (2019), in
continuità con Limits to Growth, fa riferimenti positivi a Laudato si’. L’autore, Ernst Von
Weizekker, collabora con «l’Osservatorio de Laudato» si’ alla Gregoriana. Il primo capitolo è
simile al primo della LS e si conclude così: «Devono essere perseguiti … disaccoppiare la
produzione di beni e servizi dal trattamento insostenibile, dispendioso o indifferente di esseri
umani, natura e animali (fare di meglio); e dissociare la soddisfazione dei bisogni umani
dall'imperativo di fornire più produzione economica (fare bene).» «Ciò, tuttavia, significa una
diversa filosofia politica e di civiltà per la nostra era del mondo intero. Il capitolo 2 del nostro
libro si concentrerà quindi sulla filosofia, con la speranza di arrivare ad alcuni indizi per un
primo abbozzo di una migliore struttura filosofica. Questa ricerca può portare al desiderio –
se non alla necessità di – «un nuovo Illuminismo» (p. 57). Chapter 2: C’mon! Don’t Stick to
Outdated Philosophies richiama esplicitamente all'«ecologia integrale» in Papa Francesco,
Laudato Si’, e auspica un rivisitare «i pilastri» del Illuminismo e ascoltare a nuove voci
filosofiche

DIALOGO – EDUCAZIONE - CONVERSIONE

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