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STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO.

I CONTESTI DI ATENE *

La potenzialità insita nello studio della coroplastica per la definizione di ambiti topografici e funzio-
nali dei vari contesti è un dato di non condivisa conquista. Agli studi sulle statuette affermatisi negli anni
Settanta e Ottanta del Novecento, di carattere perlopiù stilistico e tipologico, volti soprattutto a dimo-
strare la dipendenza della piccola plastica fittile dalla grande scultura, si cerca ora di affiancare una
ricerca mirata alla comprensione del significato e della funzione delle figurine, nonché della capacità di
questi manufatti di identificare un contesto 1.
Da un simile approccio, quindi, sortisce il tentativo di raccolta delle terrecotte di argomento teatrale
provenienti da contesti più o meno riconoscibili della città di Atene. Si pensa, infatti, che proporre un
quadro di insieme relativo alla città in cui questi oggetti hanno trovato la più cospicua diffusione, nel
periodo compreso fra il IV e il III secolo a.C., possa fornire risultati interessanti.
La scelta del soggetto qui in esame dipende dalle potenzialità intraviste in uno studio basato su pre-
supposti altri rispetto a quelli che sostanziano i tradizionali repertori di materiali teatrali. Fermi restando,
infatti, gli imprescindibili studi di T.B.L. Webster e J. Green 2, utilizzati anche in questa sede come inso-
stituibile punto di partenza, si pensa che uno sguardo rivolto più dettagliatamente ai contesti di prove-
nienza di esemplari raffiguranti uno specifico tema iconografico possa essere proficuo. Nel caso in que-
stione, un approccio di questo genere si è rivelato utile per confermare la tradizionale connessione del
soggetto teatrale con il panorama dionisiaco 3, tratteggiando tuttavia sfumature prima sottovalutate nel
significato e nella funzione di queste particolari statuine. Mediante la composizione di un quadro relati-
vo ai diversi contesti di provenienza accomunati dalla presenza di queste dediche, si ricaveranno pertan-
to interessanti informazioni inerenti, da un lato, la tipologia dei soggetti teatrali maggiormente utilizzati
e, dall’altro, gli aspetti peculiari dei luoghi di rinvenimento rintracciati 4.

*
Il presente articolo costituisce un estratto della tesi di le figurine fittili e le divinità titolari dei santuari in cui i
specializzazione svolta durante il terzo anno di corso pres- soggetti fanno la loro comparsa. Legati pure a questo gene-
so la Scuola Archeologica Italiana di Atene. A tal proposi- re di approccio sono i recenti cataloghi dei materiali prove-
to, colgo l’occasione per ringraziare il Direttore della nienti da santuari, dove le figurine fittili sono studiate alla
Scuola, prof. Emanuele Greco, per le tante discussioni sul- stregua di indicatori di dettagli rituali e cultuali (MERKER
la realtà ateniese, senza le quali questo lavoro non avreb- 2000; BELL 1981; MILLER AMMERMANN 2002), come pure
be preso forma. Desidero esprimere la mia gratitudine al gli studi condotti al fine di delineare le sfaccettature di una
prof. Luigi Todisco, al quale devo l’idea iniziale di questa divinità prescelta mediante l’osservazione delle dediche
ricerca e fondamentali insegnamenti su questo tema, alla votive fittili (HINZ 1998; BAUMBACH 2004).
prof.ssa Angela Pontrandolfo, che ha seguito con interesse 2
WEBSTER 1956; WEBSTER 1967; WEBSTER 1969; WEB-
lo svolgimento della tesi, e al prof. Gian Luca Grassigli, STER - GREEN 1978; WEBSTER - GREEN - SEEBERG 1995.
per gli insostituibili suggerimenti e critiche. Un ringrazia- 3
Si pensa che possa essere corretto proporre un amplia-
mento va inoltre alla dott.ssa Giuseppina Gadaleta e alla mento dei materiali raccolti nei succitati cataloghi di Web-
dott.ssa Giovanna Camponetti, per l’appoggio scientifico ster e Green, ponendo maggiore attenzione all’interazione
e la pazienza che mi hanno sempre regalato. possibile fra i temi più genericamente teatrali e gli argo-
Per quanto riguarda le citazioni dei musei, ci si attiene al menti grotteschi e dionisiaci. Si veda, a proposito del sog-
seguente criterio di abbreviazione: Ceramico = Atene, getto grottesco, HIMMELMANN 1994.
Museo del Ceramico; Pnice = Atene, Museo del Ceramico, 4
Un simile approccio è stato sfruttato anche da BRIZE
sezione della Pnice; Agora = Atene, Museo dell’Agora. 1997, 123-139, a proposito delle figurine di epoca geome-
1
Si possono citare, a questo proposito, i lavori di Alroth trica e arcaica rinvenute nell’Heraion di Samo.
(1989), incentrati soprattutto sulla ricerca del rapporto fra

ASAtene LXXXIII, serie III, 5, Tomo II, 2005, 437-462


CLAUDIA LUCCHESE

Fig. 1 - Ceramico T 235A, figurina fittile Fig. 2 - Ceramico T 136A, figurina fittile di danzatrice, tomba hS
di attore, tomba hS 45, 330-300 a.C. 45, 330-300 a.C. (da VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, tav. 63,7)
(da VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, tav. 55,8)

LE NECROPOLI DI ATENE

La sepoltura, un contesto chiuso per eccellenza, consente di spiegare al meglio i rapporti reciproci
intercorrenti fra le varie statuine deposte insieme, anche in relazione al defunto. Referenti privilegiati
delle dediche fittili relative a personaggi del mondo teatrale si rivelano i bambini, che, in generale, si
dimostrano inclini all’utilizzo della coroplastica nei corredi funerari 5. I temi iconografici più attestati nei
corredi, su un sostrato quasi costante composto da figurine femminili sedute in trono e animali di varia
razza, che si rivelano assidui compagni dei piccoli defunti nelle varie epoche 6, comprendono anche sog-
getti meno costanti, che attestano una sempre maggiore varietà fino all’apice raggiunto nella seconda
metà del V e nel IV secolo a.C. La comparsa dei personaggi di carattere teatrale, invece, si rivela molto
tarda, datata più o meno intorno al IV secolo a.C.: questo ritardo, tuttavia, non deve stupire, dal momen-
to che situazioni analoghe emergono anche dall’ampio spettro attestato dalle figurine del cosiddetto
Gruppo di New York e dal complesso dei rinvenimenti sporadici del Ceramico, il cui picco di diffusione
si aggira proprio intorno alla metà del IV secolo. Nonostante l’evidente esiguità di tombe caratterizzate
da queste figurine, la notevole quantità di soggetti del genere provenienti da rinvenimenti sporadici del
Ceramico e gli altrettanto numerosi confronti desunti da altri contesti funerari consentono di interrogarsi
con profitto sul significato e la funzione di simili temi in tali deposizioni.
L’unica figurina teatrale rinvenuta nel Ceramico, con dati di provenienza (Fig. 1) 7, giunge da una
sepoltura infantile collocata nella zona dell’Eridano, datata al 330-300 a.C. 8. La statuina di attore comi-

5
La totalità delle sepolture di bambini accompagnati da nella seconda metà del V secolo a.C., su 15 tombe, 3 pre-
terrecotte rinvenute nel Ceramico ammonta a 42 sepolcri, sentano figurine femminili in trono e 6 animali. Il IV e il III
di varia tipologia tombale, databili fra il 500 e il 200 a.C. secolo a.C., poi, registrano la scomparsa delle figurine
Le aree maggiormente interessate da queste tombe sono femminili in trono, mentre gli animali, seppure in misura
disposte a Occidente della Via Sacra. La tipologia meglio minore, sono ancora presenti: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997,
attestata è quella dell’enchytrismos. passim.
6 7
Sul finire del VI e verso l’inizio del V secolo a.C., su un Ceramico T 235A, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
totale di 14 tombe, le figurine femminili in trono sono pre- 1997, 96, n° 286, tav. 55,8.
8
senti in 9 tombe e gli animali in 5. Durante la prima metà Tomba hS 45, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
del V secolo a.C., le tombe considerate sono 10, delle qua- 1966, 86, n° 148.
li 5 comprendevano figurine femminili in trono e animali;

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STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

co è dotata della maschera del cosiddetto ™γεµgν θεράπων, il servo principale impiegato nella comme-
dia, caratterizzato, secondo Polluce, da una crocchia di capelli rossi e le sopracciglia congiunte al di
sopra del naso 9. I confronti rintracciati non aiutano a delineare dei contesti di utilizzo, anche perché,
come apparirà sempre più evidente dalla ricerca in corso, le figurine di immediato carattere teatrale non
forniscono di per sé dati parlanti di riferimento a divinità o a funzioni. Una statuetta di questo genere,
seduta su un altare, è stata rinvenuta nella cosiddetta Tombeau C, nella necropoli di Myrina, insieme ad
altri oggetti che rimandano pure alla sfera teatrale 10 e in una trincea scavata a Lipari e probabilmente
attribuibile, almeno per quanto concerne gli strati di V e IV secolo a.C., ad un luogo di culto dedicato a
Demetra e Core, data la presenza di un altare delle due dee 11. Insieme all’attore, era stata deposta nella
tomba del Ceramico anche una figurina femminile interpretata come danzatrice di kalathiskos, dato il
caratteristico copricapo e la presenza di crotali o cembali (Fig. 2) 12. Questa danza non possiede immedia-
ti rimandi a una determinata divinità: se, infatti, all’ambito di Artemide riportano le parole di Strabone 13
e il frammento vascolare rinvenuto nel santuario artemideo di Brauron 14, altre prove attestano un legame
con Apollo o con Demetra 15. Un cratere a volute apulo, ora a Taranto, interpretato come raffigurazione
della celebrazione delle Carnee, le feste svolte in onore di Apollo Carneios, riporta, nel registro inferiore,
una danza condotta da giovanetti che indossano i complicati copricapo nei pressi di un pilastrino con l’i-
scrizione ΚΑΡΝΕΙΟΣ. Queste cerimonie erano eseguite da giovani ôγαµοι, che gareggiavano nella
cosiddetta σταφυλοδροµία, un agone probabilmente legato al momento della vendemmia. Pertanto l’a-
spetto caratteristico di tali rituali apparirebbe un riferimento alla rinascita della natura, ma anche una
delimitazione ad una precisa fascia d’età e al ruolo sociale dei partecipanti, cioè giovani spartani che, ter-
minato il periodo dell’agoge, si preparavano al matrimonio attraverso un rito di iniziazione 16. L’associa-
zione con Demetra, invece, appare assicurata da una notizia di Eustazio 17 e dalla diffusione di questo
soggetto in contesti di carattere demetriaco: i Thesmophoria di Corinto e di Taso, il santuario di Demetra
e Core a Troia, una tomba scoperta a Great Bliznitza sul mar Nero 18. L’impressione generale che si rica-
va è che questa statuetta si riallacci all’ambito dei riti di passaggio, che in questo corredo dovevano rife-
rirsi al mondo femminile, a giudicare dalla figurina ammantata, a cavallo di un mulo, pure ritrovata nel-
la stessa tomba (Fig. 3) 19. Fin dai poemi omerici, uno dei fondamentali archetipi di vergine che si accinge
al matrimonio, Nausicaa, testimonia l’utilizzo della mula come mezzo di trasporto prediletto, in passi
dove l’allusione alle nozze appare chiaramente sottesa 20. A livello iconografico, le immagini vascolari
non si concentrano mai su questo momento dell’incontro fra Odisseo e Nausicaa 21, che doveva invece
decorare un tratto dell’arca di Cipselo 22 e un pinax di un’ala dei Propilei dell’Acropoli di Atene 23. Il rito

9
Questa maschera è contrassegnata come B da WEBSTER di questo genere, che la Merker interpreta come riferimen-
- GREEN 1978, 123, n° AT 110, tav. XIc; 124, n° AT 111 a-i, ti ai culti della fertilità e all’ambito nuziale: MERKER 2000,
tav. Va-b. La definisce maschera n° 22, invece, BERNABÒ 58-59, 102, nn° C 173, C 176, tav. 16. Da Troia proviene
BREA 2001, 222-224 riferendola alle parole di POLLUCE un frammento di figurina di danzatrice di kalathiskos,
(IV, 158). dubitativamente datato fra il IV e il II secolo a.C.: BLEGEN
10
POTTIER - REINACH 1887, 94-95, 471, n° 6. - BOULTER - CASKEY - RAWSON 1958, 303-307; BURR
11
BERNABÒ BREA – CAVALIER 1965, 158-159, 312, n° C THOMPSON 1963, 100, 106, n° 84, tav. XXIII. Dal Thesmo-
5, p. 315, n° C 105. phorion di Taso sono venute alla luce alcune statuine fem-
12
Ceramico T 136A, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB minili in chitone corto, in condizioni molto frammentarie,
1997, 119, n° 356, tav. 63, 7-8. ma dubitativamente associate alle figurine qui studiate:
13
STRABONE (XIII, 626.5) attesta l’usanza di celebrare MULLER 1996, 374-388, nn° 834-850, tav. 121. Una plac-
Artemis Koloe in un santuario a lei dedicato a Sardi, con chetta di argento con una simile ballerina era deposta in
danza di κάλαθοι e NILSSON (1906, 253-255) proponeva di una delle tombe scoperte a Great Bliznitza, presso una
leggervi un riferimento alle danzatrici di kalathiskos. colonia greca sul Mar Nero, datata alla seconda metà del
14
LONSDALE 1993, 171-172. IV secolo a.C. e probabilmente appartenente a un membro
15
Un parere discordante esprimeva invece il METZGER di una famiglia connessa al culto demetriaco: ARTAMONOV
(1942-43, 228-247) a proposito di un lebes gamikos, con- 1969, 73-79.
19
servato ad Atene, ornato da un fregio di fanciulle con il Ceramico T 136 B, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-
gonnellino corto e il petto scoperto, ma prive del coprica- SCHLÖRB 1997, 171, n° 553, tav. 98,1.
20
po, connesse, secondo lo studioso, a varie divinità legate Le mule sembrano intimamente collegate al ruolo di
alla cura della fertilità agricola, quali Artemide, Apollo e accompagnatrici della fanciulla destinata alle nozze
Demetra, a cui andava aggiunta anche Afrodite. (HOM., Od., VI, 24-38) e Omero non tralascia di segnalare
16
DRAGO 1940, tavv. 1-6, sezione IV d,r; NILSSON 1906, il pudore di Nausicaa nell’accennare alle nozze di fronte al
120-124; WUILLEUMIER 1933, 2-30; BRELICH 1969, 148- padre, che, proprio per l’occasione, fa armare il carro trai-
154. nato dalle mule (HOM., Od., VI, 57-92), chiaro riferimento
17
EUSTAZIO (1627, 46-50) inserisce Demetra fra le divi- all’imminente matrimonio anche nell’immaginario collet-
nità abituate all’utilizzo del kalathos durante il rituale e tivo (HOM., Od., VI, 251-288).
21
questo non meraviglia data la grande quantità di statue di BASISTA 1983, 31-34; TOUCHEFEU-MEYNIER 1992,
divinità eleusinie ritratte con tale copricapo: NILSSON 712-714; ANDREAE 1996, 62-63.
22
1906, 350-352; LAWLER 1964, 39-40. PAUS. V, 19, 9.
18 23
Dal santuario sull’Acrocorinto giungono due statuine PAUS. I, 22, 6.

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CLAUDIA LUCCHESE

Fig. 3 - Ceramico T 136B, figurina fittile di personaggio femminile ammantato su mulo, tomba hS 45, 330-300 a.C.
(da VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, tav. 98, 1)

nuziale prevedeva, inoltre, che la nymphagogia, la processione che conduceva la sposa dalla casa pater-
na alla futura dimora, si svolgesse su un carro trainato da cavalli o da muli 24. Sul mulo è raffigurata anche
un’altra figura caratterizzata nell’immaginario mitico prima di tutto come simbolo di sposa, Teano, la
moglie di Antenore, sacerdotessa di Atena a Troia, che fugge sul quadrupede insieme al marito durante
l’assedio 25. Il copricapo della figurina del Ceramico va inteso come tholia, un cappello a larghe falde,
terminante a punta verso l’alto, allacciato sotto il mento, in paglia, utilizzato come protezione contro il
sole 26, richiesto da Prassinoa prima di recarsi a celebrare le Adonie 27.
Gli oggetti con i quali si decise di accompagnare il bambino sepolto di questa tomba assumono, dun-
que, una valenza comprensibile: una figurina di attore teatrale; una ballerina di kalathiskos, da collegare a
una divinità protettiva della fertilità e della rinascita e attestata anche in riti iniziatici; una statuetta su un
mulo capace di simboleggiare uno dei momenti fondanti della vita femminile, quello del matrimonio; un
modellino fittile di mulo 28, forse un giocattolo; una figurina femminile genericamente intesa come una
devota o un’offerente 29. Comincia, con questo corredo, a delinearsi il filo conduttore nell’interpretazione
di queste immagini, da intendere come allusive ai momenti di passaggio fra le differenti fasi della vita.
Una tomba, portata alla luce nella Iera Odos di Atene, con corredo composto da una testina fittile di
Papposileno e una figurina femminile acefala 30, può verosimilmente essere inserita fra le sepolture
infantili data la deposizione in anfora. Polluce tramanda l’utilizzo di quattro maschere nel dramma sati-
resco, fra cui quella del Papposileno 31. L’associazione di questo soggetto con l’ambito funerario è garan-
tita dalla numerosa quantità di statuine sporadiche nel Ceramico 32, dal corredo di una sepoltura di fan-
ciullo ad Akanthos 33 e da due Papposileni con Dioniso infante in braccio rinvenuti in una tomba a

24
Alla iniziale vestizione completa della sposa, seguiva 77; BRUNS-ÖZGAN 1987, 56-81; BÉRARD 1988, 187-199.
26
la nymphagogia fino alla casa futura, dove aveva luogo il HSCH. s.v. ‘Θλία’; POLL. VII, 174; HIGGINS 1986, 120-
banchetto nuziale fino all’anakalypsis, cioè lo svelamento 122.
27
della sposa da parte dello sposo. Un’idea dello svolgimen- THEOCR. Ep. XV, 39.
28
to del banchetto nuziale è fornita da LUCIANO (Symp. 8). Ceramico T 412A, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
Sui diversi momenti dei rito nuziale: REINSBERG 1989, 49- 1997, 172, n° 554, tav. 98, 2.
29
70; ANDÒ 1996, 58-59. Una lekythos attica a figure nere Ceramico T 153A, 330-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
(New York 56.11.1, Pittore di Amasis, 540 a.C. circa) ritrae 1997, 100, n° 303, tav. 57, 7.
30
il momento in cui due carri trainati da una coppia di muli Tomba n° 2: ArchDelt 39, 13.
31
trasportano la neonata coppia nella nuova casa: VON BOTH- POLL. IV, 142 elenca, oltre alla maschera del Papposi-
MER 1985, 182-184, n° 47. leno, anche quella del satiro canuto, del satiro barbato e del
25
PAUS. X, 27, 4 ricorda l’immagine dipinta da Polignoto satiro sbarbato.
32
nella Lesche degli Cnidi a Delfi. Un fregio scolpito nell’He- Ceramico T 364, età ellenistica: VIERNEISEL-SCHLÖRB
roon di Gjölbashi-Trysa rappresenta una scena, secondo 1997, 98, n° 300, tav. 57, 4; Ceramico T 574, 420-400 a.C.:
alcuni interpretabile come fuga di Antenore e Teano, in pre- VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 79, n° 243, tav. 48, 6-7. Cera-
sumibile richiamo all’originale polignoteo: PICARD 1937, mico T 806, 300-280 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 80,
262-263; EICHLER 1950, 63, tav. 21. Di diversa opinione a n° 245, tav. 49, 2-4.
33
proposito della dipendenza da Polignoto: KOEPP 1907, 70- KALTSAS 1998, 53-54, sep. n° 1390, tav. 48.

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STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

Fig. 4 - Collocazione sconosciuta, figurina fittile Fig. 5 - Ceramico T 800, figurina fittile di attore stante,
di personaggio maschile ammantato, tomba II, tomba hS 2, 400-375 a.C. (da VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997,
odos Stadiou, datazione non specificata tav. 55, 1)
(da ∞§∂•∞¡¢ƒ∏ 1970, tav. 71Á)

Bolschaja Blisnitza 34 e in un sepolcro, probabilmente infantile, ad Halae in Beozia 35. Per quanto riguar-
da, invece, i contesti santuariali, oltre a tre esemplari genericamente riportati come provenienti da Perga-
mo 36, il Kabeirion tebano e il Thesmophorion corinzio hanno restituito alcuni esemplari del genere 37. La
natura di questo personaggio sembra circoscritta perlopiù alla scena teatrale, dove il Papposileno venne
creato, per poi essere definitivamente associato a Dioniso 38. Nella resa coroplastica, questo soggetto
afferisce dunque ad una sfera legata, da un lato, all’ambito infantile e, dall’altro, a divinità connesse
all’allevamento infantile e all’ambito iniziatico, quali Demetra e i Cabiri.
Una curiosa figurina fittile, riportata come unico elemento di corredo di una sepoltura rinvenuta in
Odos Stadiou ad Atene (Fig. 4) 39, raffigura un personaggio maschile stante, completamente avvolto nel-
l’himation, che copre anche il braccio sinistro disteso lungo il fianco e il braccio destro piegato al gomi-
to con la mano portata al mento. La testa, di dimensioni sproporzionate rispetto al resto del corpo, pre-
senta tratti grotteschi o caricaturali, quali le grandi orecchie a sventola e la quasi totale assenza del collo.
I confronti rintracciati per questa iconografia si dimostrano illuminanti: oltre a una figurina in tutto simi-
le al personaggio qui in esame a Leipzig, purtroppo priva di notizie di contesto 40, soggetti simili proven-
gono dal Kabeirion di Tebe 41 e da una tomba di Sindos, secondo Daumas attribuibile a un bambino ini-
ziato ai misteri cabirici 42. Non sembra, pertanto, peregrina l’ipotesi di interpretare anche la sepoltura

34 39
PEREDOLSKAJA 1964, tav. 14, 1-2. Tomba n° inv. II, Atene, Odos Stadiou 5: ∞§∂•∞¡¢ƒ∏
35
GOLDMAN - JONES 1942, 402, n° V-i-1. 1970, 90, n° 49, tav. 71Á; HIMMELMANN 1994, 99.
36 40
TÖPPERWEIN 1976, 122-123, nn° 510-512, tav. 75. PAUL (1959, 50, n° 245, tav. 69) attribuisce questa sta-
37
Dal Kabeirion di Tebe provengono: una statuina di tuina a fabbrica beotica e la interpreta come Sileno trave-
Papposileno con un grappolo d’uva nella mano destra e un stito da attore in forma caricaturale, datandolo vagamente
bambino sul braccio sinistro, due testine di Papposileno: ad età ellenistica.
41
SCHMALTZ 1974, 29-31, 151-152, nn° 54-56, tav. 3. Dal Due statuine provengono dal Kabeirion di Tebe:
Thesmophorion di Corinto è venuta alla luce una figurina SCHMALTZ 1974, 116, nn° 318-319, tav. 25.
42
di attore vestito da Papposileno con Dioniso infante: MER- Secondo DAUMAS (1998, 190, tav. 17,2), le figurine
KER 2000, 70-71, 196, 245, 332, n° H 364, tav. 53. femminili rinvenute nella tomba, da riferire all’immagine
38
TRAVERSARI 1995, 349-352; SIMON 1997, 1116; HEIN- di donne sposate, sarebbero rappresentazioni di Demetra
ZE 2001, 553-554. Cabiria, mentre i due grotteschi ritrarrebbero i Cabiri.

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CLAUDIA LUCCHESE

Fig. 6 - Collocazione sconosciuta, n° inv. E 1040, Fig. 7 - Ceramico T 599, maschera fittile di attore comico,
figurina fittile di attore travestito da etera, tomba Edificio Z - fase 3, fine IV secolo a.C.
n° 379 (presso la stazione del Ceramico), 350 a.C. (da VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 98, n° 296, tav. 56, 9)
(da PARLAMA - STAMPOLIDIS 2000, 375, n° 420)

ateniese come destinata a un bambino, collegato per qualche via alla religione cabirica, testimoniando
sempre meglio la capacità di queste figure travestite, teatrali o grottesche, di caratterizzarsi come espres-
sioni dello status del defunto.
I soggetti teatrali non si limitano alle sepolture infantili. Un esiguo corredo, rinvenuto in una tomba
del Ceramico attribuita a un individuo adulto 43, conteneva due fiaschette a vernice nera e una statuina di
attore teatrale, stante, in atteggiamento meditabondo, inquadrabile fra i personaggi comici dei vecchi
(Fig. 5) 44. Figurine simili provengono dallo scarico di un santuario non identificato nell’Agora di Corin-
to 45, da una tomba con defunto non specificato di Lipari 46 e dalla trincea liparese accostabile a Demetra e
Core già citata 47.
Accompagnava il cadavere di una donna di circa venti anni una figurina fittile di attore 48, rinvenuta in
condizioni frammentarie, in una sepoltura del Ceramico 49.
Una sepoltura rinvenuta nei pressi del Ceramico, dal defunto non specificato 50, conteneva due sta-
tuine fittili: una figurina femminile seduta in trono e un attore mascherato da etera (Fig. 6) 51. Ciò illu-
stra la possibilità che un corredo, pur composto solo da una figura divina e un personaggio teatrale,
potesse esprimere significati di immediata ricezione.

43 48
Tomba hS 2, 300 a.C. circa: VIERNEISEL-SCHLÖRB Ceramico T 654, 400 a.C. circa: VIERNEISEL-SCHLÖRB
1966, 104, n° 190, tav. 61,3. 1997, 93, n° 274, tav. 54, 3.
44 49
Ceramico T 800, 400-375 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB Tomba Eck 9, 300-275 a.C.: KOVACSOVICS 1990, 71,
1997, 94, n° 280, tav. 55, 1. Per i confronti relativi alla n° 75, tav. 47, 8.
50
maschera del vecchio: WEBSTER - GREEN 1978, 42-43, n° Tomba n° 379: ª¶∞•πø∆√¶√À§√À - ¢ƒ∞∫ø∆√À 1994,
AR 5 a-i (400-375 a.C.); WEBSTER - GREEN 1978, 73-74, 35, tav. 22b; PARLAMA - STAMPOLIDIS 2000, 375, n° 420.
51
n° AT 35 a-e (375-350 a.C). Collocazione sconosciuta, n° inv. E 1040, 350 a.C. cir-
45
WILLIAMS - FISCHER 1976, 117-124. ca: PARLAMA - STAMPOLIDIS 2000, 375, n° 420. Dai con-
46
BERNABÒ BREA 2001, 87, fig. 83b. fronti forniti da WEBSTER - GREEN 1978, 124, n° AT 113 a-
47
Trincea XXIII, già citata a proposito della Tomba hS j, la figurina sembra indossare la maschera V, classificata
45: BERNABÒ BREA 1981, 76, n° E9, fig. 79. come etera e datata al 350-325 a.C.

442
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

Ancora riferibili all’ambito funerario sono le statuine e le maschere teatrali rinvenute sporadiche nel-
l’area del Ceramico. Al personaggio dello schiavo, in generale il tipo meglio rappresentato dalla coropla-
stica teatrale, si riconducono quattro statuine e quattro maschere 52; due figurine e tre maschere raffigura-
no attori travestiti da vecchi 53; a personaggi femminili si riferiscono due statuine 54 e due maschere 55;
infine una statuina rappresenta il personaggio del parassita 56 e una sola maschera si inserisce nella cate-
goria dei giovani 57. Tutti i soggetti adombrati nei rinvenimenti sporadici del Ceramico possono essere
ricondotti all’ambito sepolcrale grazie a due interessanti gruppi di confronto: il cosiddetto Gruppo di
New York e il corredo della tomba n° 4 del tumulo funerario in località Bolschaja Blisnitza nella peniso-
la di Taman. Le quattordici figurine, conservate a New York e provenienti da un’unica tomba, altrimenti
sconosciuta, rinvenuta ad Atene, sono collocabili fra il 400 e il 375 a.C. 58 e mostrano innegabili somi-
glianze con le statuette emerse sporadicamente al Ceramico, sia per quanto riguarda i soggetti comici,
sia per la tipologia di maschera maggiormente prescelta. Differente si presenta il caso della sepoltura
russa, per la quale è plausibile la messa a confronto dati i costanti richiami culturali alla Grecia. I sepol-
cri qui rinvenuti sono stati convincentemente messi in rapporto con il ramo femminile di una notevole
famiglia del Bosforo, connessa al culto di Demetra, in funzione perlopiù sacerdotale 59. Da una di queste
tombe, di recente interpretata come infantile, provengono ventotto statuine di carattere teatrale e grotte-
sco 60. Interessanti appaiono, anche in questo caso, le somiglianze nella scelta dei personaggi comici, seb-
bene, a differenza di quanto messo in evidenza per il Gruppo di New York, le maschere in questo caso
non corrispondano a quelle portate alla luce al Ceramico.

52
Ceramico T 584, 325-300 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB ta la maschera A, identificata come σφηνοπώγων: POLL.
1997, 96, n° 287, tav. 55, 9. • Ceramico T 763, 320-300 IV, 143-145, BERNABÒ BREA 2001, 179, con confronti pro-
a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 95, n° 285, tav. 55, 6-7. • venienti dall’Agora di Atene (WEBSTER - GREEN 1978,
Ceramico T 357, 350-340 a.C. circa: VIERNEISEL-SCHLÖRB 122, n° AT 107) e da due case di Olinto (WEBSTER - GREEN
1997, 96-97, n° 290, tav. 56, 3 raffigurano il personaggio 1978, 102, n° OT 4). • Ceramico T 365, 300-250 a.C.:
dello schiavo detto ™γεµgν θεράπων, la maschera più dif- VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 98, n° 299, tav. 57, 3 è identifi-
fusa nella coroplastica: POLL. IV, 149; WEBSTER - GREEN cabile con l’öτερος πάππος della Commedia Nuova:
1978, 123, n° AT 110; p. 124, n° AT 111; BERNABÒ BREA POLL. IV, 144; BERNABÒ BREA 1981, 147-148, fig. 232. •
1981, 200-203, nn° 3436, 3435, 3358, 3359, 3361, 3367, Ceramico T 360, III secolo a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
3368; WEBSTER - GREEN - SEEBERG 1995, 171, n° 3 AT 3; 1997, 98, n° 297, tav. 57, 1, senza confronti, può essere
BERNABÒ BREA 2001, 231. • Ceramico T 237, 400-375 a.C.: identificata con il personaggio di un vecchio.
VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 93-94, n° 277, tav. 54, 6. • 54
Ceramico T 596, 400-375 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
Ceramico T 359, 400-375 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 1997, 95, n° 283, tav. 55, 4. • Ceramico T 337, 375-350
96, n° 289, tav. 56, 2 si riferiscono alla tipologia K, del- a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 95, n° 284, tav. 55, 5 rap-
l’™γεµgν âπίσειστος: POLL. IV, 150; WEBSTER – GREEN presentano la pseudokore: POLL. IV, 150-154; BERNABÒ
1978, 49-52, nn° AT 13 - AT 15. • Ceramico T 242, 400-375 BREA 2001, 245-246. Numerosi confronti: WEBSTER -
a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 94, n° 279, tav. 54, 8-9 GREEN 1978, 52-53, n° AT 16, 90, n° AT 78, 125, n° AT
raffigura il cosiddetto hydrophoros, che sostiene l’hydria 113; da una tomba di Lipari: BERNABÒ BREA - CAVALIER
sul capo aiutandosi con la mano destra: WEBSTER - GREEN 1965, 100-101, tomba n° 288; da una sepoltura di Troina:
1978, 50-51, n° AT 14. • Ceramico T 362, III secolo a.C.: MILITELLO 1961, 367-370, sep. n° 10; dall’Artemision di
VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 97, n° 292, tav. 56, 5 riproduce Taso: DAUX 1961, 920-930.
il personaggio di Maison, un cuoco di mestiere: POLL. IV, 55
Ceramico T 367, II secolo a.C., VIERNEISEL-SCHLÖRB
148-150; ATH. XIV, 659; BERNABÒ BREA 1981, 228-229; 1997, 99, n° 302, tav. 57, 6 raffigura la maschera del-
WEBSTER - GREEN - SEEBERG 1995, 26, n° 1 AT 60. Con- l’âταιρίδιον: POLL. IV, 153. Confronti: dal temenos del
fronti per questo soggetto provengono da una sepoltura in santuario di Demetra a Pergamo: TÖPPERWEIN 1976, 236, n°
pithos di Halae in Beozia (GOLDMAN - JONES 1942, 409, n° 507, tav. 74; da Troia: BURR THOMPSON 1963, 120, n° 134,
IV-c, tav. XX) e dal Kabeirion tebano (SCHMALTZ 1974, 13, tav. 29. • Ceramico T 836, 125-100 a.C.: VIERNEISEL-
n° 359, tav. 28). • Ceramico T 363, II-I secolo a.C.: VIER- SCHLÖRB 1997, 97-98, n° 295, tav. 56, 8 rappresenta il per-
NEISEL-SCHLÖRB 1997, 98, n° 301, tav. 57, 5 raffigura l’altra sonaggio della γραÜ σπαχεÖα: POLL. IV, 151. Confronti: dal
versione del servo-cuoco, il cosiddetto tettix: POLL. IV, 148- Kabeirion di Tebe: SCHMALTZ 1974, 133, n° 354, tav. 28.
150; ATH. XIV, 659; BERNABÒ BREA 2001, 228-230, fig. 56
Ceramico T 238, 400-375 a.C., VIERNEISEL-SCHLÖRB
323. • Ceramico T 356, età tardo-ellenistica: VIERNEISEL- 1997, 94, n° 278, tav. 54, 7 indossa la maschera comica Q
SCHLÖRB 1997, 97, n° 293, tav. 56, 6 è identificabile come il del parassita: POLL. IV, 148; WEBSTER - GREEN 1978, 54-
personaggio dei θεράτων οûλος: POLL. IV, 149; BERNABÒ 55, n° AT 19.
BREA 1981, 204-205. Alcuni confronti provengono dalla 57
Ceramico T 837, 300-250 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB
decorazione parietale di una casa di Priene (WEBSTER – 1997, 97, n° 294, tav. 56,7 indossa la maschera del
GREEN 1995, 214, n° 3 DT 90, 3-4) e dalla trincea XXIII di δεύτερος âπίσειστος: POLL. IV, 147. Confronto da Taran-
Lipari (BERNABÒ BREA 2001, 226-227, fig. 316). to: BERNABÒ BREA 2001, 207-209, fig. 291 a-b.
53
Statuine: Ceramico T 240, 410-400 a.C.: VIERNEISEL- 58
BIEBER 1961, pp. 45-48; WEBSTER - GREEN 1978, 45-
SCHLÖRB 1997, 93, n° 275, tav. 54, 4. • Ceramico T 619, 60, nn° AT 9 - AT 23; HIMMELMANN 1994, 123-134.
400-375 a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 95, n° 282, tav. 59
PEREDOLSKAJA 1964, 5; HIMMELMANN 1994, 107-112.
55, 3 portano la maschera L, dell’\Ερµώνιος, un vecchio 60
Si tralascia, per il momento, il discorso relativo alla
calvo: POLL. IV, 144; WEBSTER - GREEN 1978, 80, n° AT 47 suggestiva e istruttiva ipotesi della Peredolskaja di connet-
(per Ceramico T 240); 49, n° AT 12, 57-58, n° AT 21 (per tere i soggetti rinvenuti nella tomba con la messa in scena
Ceramico T 619). Maschere: Ceramico T 358, 350-340 dell’inno omerico dedicato a Demetra: PEREDOLSKAJA
a.C.: VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 96, n° 291, tav. 56, 4 por- 1964.

443
CLAUDIA LUCCHESE

Accertata, così, l’eventualità di proporre un contesto funerario di provenienza per le figurine sporadi-
che del Ceramico, si deve ammettere l’impossibilità di sottolineare una particolare propensione verso
una determinata maschera o l’associazione di un personaggio con un preciso contesto. Sembra di potere
perfino escludere che il soggetto prescelto assolvesse a una funzione o rispondesse a criteri prescritti,
ipotizzando piuttosto che tutte le figurine teatrali potessero in ugual modo riferirsi a un ambito comune,
possedendo pertanto il medesimo significato a prescindere dall’attore rappresentato.

L’EDIFICIO Z DEL CERAMICO DI ATENE

Dall’Edificio Z, disposto all’ingresso del Ceramico di Atene, a Sud della Porta Sacra, proviene una
maschera comica (Fig. 7), il cui rinvenimento suscita, in questa sede, la necessità della comprensione
della funzione della struttura e, dunque, della motivazione di simile deposizione.
L’edificio si presenta di difficile lettura, con la sovrapposizione di numerose fasi edilizie, caratteriz-
zate, probabilmente, anche dalla variazione della destinazione degli ambienti stessi (Fig. 8). La struttura
appartenente alla prima fase, innalzata intorno al 430 a.C. e collassata poco dopo, era costituita da un
cortile centrale circondato da una serie di stanze e va intesa come casa privata 61. La componente coropla-
stica del materiale di questa fase non offre esplicite indicazioni a proposito della destinazione dell’edifi-
cio, limitandosi a indicare un vago richiamo ad Afrodite da parte di alcuni soggetti 62, spesso allusivi del-
l’ambito femminile 63 e connessi alla sfera della fertilità 64, congiunti a oggetti dal chiaro carattere
apotropaico 65.
Dopo la distruzione dell’edificio della prima fase, collocata intorno al 420 a.C., fu ricostruita una
nuova struttura, di estensione analoga alla precedente, ma con una pianta differente. La distruzione di
questo secondo edificio va probabilmente connessa a un incendio. Il materiale rinvenuto, composto in
prevalenza da ceramica, inizialmente interpretato come pertinente a uno ostello 66, è stato di recente
riesaminato e attributo in maniera più convinta a una struttura ancora di carattere domestico e privato 67.
La coroplastica di questa struttura appare troppo limitata e generica per fornire indicazioni sulla interpre-
tazione 68.
Nella seconda metà del IV secolo a.C. venne eretta, sulle rovine dell’Edificio della seconda fase, una
nuova struttura, con una pianta simile a quella precedente e mirata a ottenere un complesso ad un piano,
coperto da un tetto di tegole di tipo laconico e dotato di tre grandi cisterne sotterranee. La definizione
corrente di questa fase dell’Edificio Z si basa essenzialmente su alcuni rinvenimenti considerati caratte-
ristici: oltre, infatti, a stoviglie domestiche di vario tipo per un ammontare di più di trecento esemplari,
sono venuti alla luce più di cento pesi da telaio che hanno suggerito l’identificazione con una officina
tessile dove sarebbero state impiegate schiave straniere, a giudicare dalle divinità perlopiù orientali
adombrate nei manufatti rinvenuti 69. La maschera comica sopra citata proviene da questa fase dell’Edifi-

61
KNIGGE - KOVACSOVICS 1983, 212-220; KNIGGE 1991, chiaro valore apotropaico: CROISSANT 1983, 1-7; UHLEN-
90; KNIGGE 2005, 6-27. BROCK 1988, 139-156.
62 66
Una testina femminile, Ceramico T 628 (KNIGGE – KNIGGE - KOVACSOVICS 1981, 389-393; KNIGGE -
KOVACSOVICS 1983, 218, n. 27, fig. 17; VIERNEISEL- KOVACSOVICS 1983, 209-212.
67
SCHLÖRB 1997, 17, n° 40, tav. 11, 3; 87, n° 259, tav. 51, 1- KNIGGE 2005, 28-48. L’ipotesi identificativa delle pri-
2; KNIGGE 2005, 131, n° 164, tav. 64), ornata con un fazzo- me due fasi di vita dell’Edificio Z come abitazione desta,
letto-turbante rimanda genericamente alla sfera di tuttavia, alcune perplessità legate alla posizione topografi-
Afrodite. ca di rilievo della struttura, alla connotazione pubblica
63
La cosiddetta Brettprotome, un peculiare tipo di proto- assunta dalla costruzione nella terza fase e, non da ultimo,
me applicato a un supporto fittile dotato di fori laterali di da quanto mostrato da uno sguardo preliminare ai materia-
sospensione, Ceramico T 663 (VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, li – vascolari e coroplastici – rinvenuti. Tale trattazione
10, n° 24, tav. 5, 4), va intesa come un riferimento a un par- necessiterebbe, pertanto, di una più ampia discussione,
ticolare rituale allusivo del rito del matrimonio: SIMON non pertinente a questa sede.
68
1969, 58-59; SIMON 1972, 210-212; CROISSANT 1983, 19- A questa fase possono essere ricondotti: un modellino
20; PÖTSCHER 1987, 55-59. di fallo, Ceramico T 675 (VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 161,
64
Il modellino fittile di fallo Ceramico T 674 (VIERNEI- n° 505, tav. 88, 9; KNIGGE 2005, 163, n° 425, tav. 96) e una
SEL-SCHLÖRB 1997, 160, n° 504, tav. 88, 7) contiene imme- testa maschile, Ceramico T 600 (VIERNEISEL-SCHLÖRB
diati rimandi al valore apotropaico e alla sfera della fertili- 1997, 69, n° 217, tav. 42, 5-6; KNIGGE 2005, 153, n° 329,
tà: MILLER AMMERMANN 2002, 324-325, n° 2376, tav. 87; tav. 86).
69
BAUMBACH 2004, 19, 111. Per il resoconto dei rinvenimenti e dei risultati di sca-
65
La protome Ceramico T 696 (VIERNEISEL-SCHLÖRB vo, si vedano KNIGGE 1980, 263-265; KNIGGE - KOVACSO-
1997, 38, n° 122, tav. 24, 10) va probabilmente ritenuta VICS 1981, 385-389; KNIGGE 1991, 93 ora completamente
una forma di imitazione greca di un originale esotico, dal raccolti in KNIGGE 2005, 49-79.

444
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

Fig. 8 - Pianta di insieme dell’Edificio Z - fase 2 (da KNIGGE - KOVACSOVICS 1981)

cio e rappresenta un personaggio giovane, con i capelli ricci e le sopracciglia sollevate, collocabile fra il 325
e il 250 a.C. (Fig. 7) 70. Le altre figurine riconducibili alla medesima struttura risultano utili nell’inquadrare
un contesto di riferimento, sebbene ancora piuttosto vasto e generico: rimandi all’ambito demetriaco 71 si

70
La maschera, Ceramico T 599, fine IV secolo a.C.: 1997, 132, n° 404, tav. 70, 1-2; KNIGGE 2005, 182, n° 529,
VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 98, n° 296, tav. 56, 9; KNIGGE tav. 109), potrebbe ipoteticamente essere riferita a Deme-
2005, 227, n° 972, tav. 140 è identificabile con la maschera tra, che, nell’Inno omerico a lei dedicato, rifiuta il nobile
n° 15 (WEBSTER - GREEN - SEEBERG 1995, 22, n° 1 AT 50), klismos e accetta solo il più umile diphros (H., Cer., 190-
appartenente al cosiddetto âπίσειστος: POLL. IV, 146-148; 200). Notevoli perplessità a proposito di una simile inter-
BERNABÒ BREA 2001, 205-209. pretazione rimangono soprattutto per la corretta definizio-
71
La figurina femminile seduta su un diphros, Ceramico ne del sedile.
T 604 (KNIGGE 1980, 264, fig. 14; VIERNEISEL-SCHLÖRB

445
CLAUDIA LUCCHESE

alternano a più espliciti richiami alla sfera nuziale 72, congiunti a vaghi riferimenti all’aspetto apotropaico e
iniziatico 73.
L’indagine archeologica nella zona a Sud della Porta Sacra di accesso al Ceramico ha portato alla luce
anche altre due strutture, denominate solo Edificio X e Y, a causa dell’indeterminatezza della loro funzio-
ne. Lo stato ancora incompleto dello scavo dell’Edificio X non consente ipotesi in merito alla sua destina-
zione. L’Edificio Y, invece meglio indagato, presenta più fasi di vita collocabili fra il 450 e il 300 a.C.
Composto da un cortile a peristilio circondato da vani, esso viene univocamente ritenuto una sala da ban-
chetti 74. L’intera zona, dunque, si delinea come destinata alla ristorazione e all’intrattenimento 75, ipotesi
confortata anche dalla notizia di una συνοικία affidata in gestione alla cortigiana Alce, situata al Cerami-
co, a giudicare dalle parole di Isaios 76. Le terrecotte contribuiscono a delineare il profilo generale degli abi-
tanti dell’Edificio Z: la divinità adombrata nella gran parte delle dediche (se di dediche si tratta piuttosto
che di oggetti di utilizzo quotidiano) è evidentemente Afrodite, anche se anche molte altre figure divine
potrebbero essere coinvolte dai soggetti studiati. Una conferma, tuttavia, alla presunta presenza della dea
proviene da Corinto, dove è stata portata alla luce una struttura, planimetricamente molto simile all’Edifi-
cio Z, identificata con una taverna di uso pubblico, devota soprattutto a Afrodite. Di fondamentale interes-
se si dimostrano le figurine rinvenute: statuine femminili stanti o sedute, modellini di uccelli, specchi
miniaturistici e due statuette di attori comici 77. La congruenza appare, dunque, notevole. Come si evincerà
in fase conclusiva, sembra di potere ammettere la presenza di Afrodite in strutture caratterizzate dalla pre-
senza di terrecotte di argomento teatrale, evidentemente in grado di dialogare con una simile divinità.

LA COLLINA DELLA PNICE

Una rilevante quantità di statuine e maschere di carattere teatrale proviene dalle indagini sulla collina
della Pnice, una zona di Atene particolarmente complessa nella sua topografia e nelle numerose stratifi-
cazioni. Del tutto assenti dal riempimento della seconda fase dell’Auditorium, i soggetti teatrali sono
invece ampiamente rappresentati nel riempimento successivo della stessa zona (Auditorium, fase III) e
soltanto accennati nella cosiddetta zona santuariale, sulla terrazza meridionale (Fig. 9).
Le maschere comiche attestate da questi esemplari fittili non si discostano dai tipi già messi in luce in
precedenza, dimostrando una notevole congruenza con la tipologia comica delle statuine del gruppo di
New York: una figurina di attore travestito da schiavo, seduto su un altare 78, e una di personaggio di vec-
chia 79. Al mondo femminile si rifanno anche un’altra statuina, attrezzata con la medesima maschera di

72
La bambola, Ceramico T 607 (VIERNEISEL-SCHLÖRB glia: KNIGGE 1993, 125-140, 129-130, fig. 10; 139, fig. 20.
75
1997, 44, n° 134, tav. 26, 4), pur non potendo indicare una Merita un accenno un discusso passo di PAUSANIA (I, 2,
precisa divinità, riesce a tratteggiare un contesto, se non 4), interpretato da PAPACHATZIS (1998, 154-155) come un
decisamente infantile, in ogni caso legato a riti di passag- plausibile accenno all’esistenza di un tempio di Demetra,
gio e a cerimonie di iniziazione, posto verosimilmente sot- Core e Iacco proprio all’entrata del Ceramico, cioè nei
to la protezione di una divinità dai tratti tipicamente fem- pressi della Porta Sacra che introduceva alla strada diretta
minili e connotata come garante di una determinata fase a Eleusi. Se tale interpretazione risultasse valida, gli Edifi-
della vita: BELL 1981, 92-97; BRULÉ 1987, 317-319; RED- ci X, Y e Z potrebbero essere stati connessi al tempio e
FIELD 1991, 318-319. quindi di destinazione sacrale afferente al culto demetria-
73
A simile ambito possono rimandare: le due figurine di co: KNIGGE 1993, 137-139.
76
Pan, Ceramico T 602 (VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 81, n° IS. VI, 20. Di recente la KNIGGE (2005, 29-31) ha
249, tav. 49, 8; KNIGGE 2005, 182, n° 530, tav. 110) e T 606 rimesso in dubbio l’ipotesi di connettere questa zona del
(VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 81, n° 250, tav. 49, 9; KNIGGE Ceramico ateniese con quanto detto da Isaios.
77
2005, 202, n° 716, tav. 122), il modellino fittile di erma iti- La struttura corinzia prevedeva un cortile centrale
fallica, Ceramico T 665 (VIERNEISEL-SCHLÖRB 1997, 83, n° pavimentato, circondato da più vani di incerta destinazio-
253, tav. 50, 1; KNIGGE 2005, 216, n° 847, tav. 131), la ne: MORGAN 1953, 131-140.
78
figurina femminile in trono, Ceramico T 608 (VIERNEISEL- Pnice T 76, dal riempimento della fase III dell’Audito-
SCHLÖRB 1997, 33, n° 103, tav. 22, 1). rium, 400-375 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943,
74
L’Edificio Y presenta più fasi di vita: la prima fase 147, n° 64, fig. 61; WEBSTER - GREEN 1978, 58-59, n° AT
(450/25-400 a.C.) vedeva un edificio dal profilo ancora 22b.
poco noto; la seconda fase (400-350 a.C.) rivela una strut- 79
Pnice T 98, dal riempimento della fase III dell’Audito-
tura composta da un cortile a peristilio, circondato da vani, rium, 400-375 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943,
due dei quali muniti di klinai lungo le pareti; la terza fase 148, n° 69, fig. 61; WEBSTER - GREEN 1978, 59, n° AT 23b.
(350-325 a.C.) mostra la stessa pianta della struttura prece- Un soggetto analogo è attestato anche in un deposito voti-
dente, che viene leggermente ampliata nella fase successi- vo dell’Artemision di Taso (DAUX 1961, 926, fig. 24), nella
va Y 4 (325-300 a.C.): KNIGGE 1993, 129-130, fig. 10. Il già citata sepoltura della Russia meridionale (PEREDOL-
rinvenimento della matrice di un rilievo fittile con la raffi- SKAJA 1964, 16-17, tav. 4, 2) e nel corredo funerario rinve-
gurazione di una divinità femminile, letta automaticamen- nuto in un sarcofago litico di Contrada Diana presso Lipari
te come Afrodite, e di un frammento vascolare iscritto con (BERNABÒ BREA - CAVALIER 1965, 84-85, tomba n° 246,
il probabile nome di un’etera non hanno destato meravi- tav. CLVII, 2).

446
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

Fig. 9 - Pianta di insieme delle strutture rinvenute sulla collina della Pnice (da STANTON 1996, tav. 1)

447
CLAUDIA LUCCHESE

vecchia 80, e una maschera pure di donna matura 81. Ancora riferibili al teatro comico sono inoltre: un per-
sonaggio di schiavo, ripreso nell’atto di spiare 82, un attore travestito da Eracle 83 e tre maschere 84. Una
figurina rappresentante un personaggio stante, dai tratti facciali chiaramente connotati come fanciulle-
schi, vestito di clamide e berretto a punta con paraorecchie, che sorregge uno scudo rotondo con le mani,
potrebbe indicare un attore della Commedia Nuova 85. Una peculiarità da porre in risalto è la presenza, in
questo contesto, diversamente da quanto detto a proposito di altri siti ateniesi, di quattro figurine riferibi-
li al teatro tragico 86.
Per spiegare la presenza di simili soggetti iconografici in questo ambito ateniese è, dunque, necessa-
rio soffermarsi sulla topografia del sito e sulle diverse interpretazioni proposte. L’indagine della collina
ha portato alla luce la sovrapposizione di tre fasi di utilizzo: la prima, databile alla metà del V secolo
a.C., comprendeva l’originario impianto della cavea teatrale – il cosiddetto Auditorium – rivolta verso
sud; la seconda, inquadrabile negli ultimi decenni del V secolo a.C., attuò il ribaltamento dell’orienta-
mento della cavea, munita, adesso, anche di due scalinate nella parte superiore; e, infine, la terza, fissata
intorno al 330-326 a.C., vide, oltre alla ricostruzione della cavea sulla pianta della struttura precedente,
anche l’erezione del complesso situato sulla terrazza meridionale, composto da due strutture di forma
rettangolare allungata, separate al centro da un edificio più piccolo, quasi quadrangolare, rinvenute solo
in fondazione, senza frammenti architettonici riferibili a una copertura 87. L’iniziale spiegazione del
Thompson, che identificava nelle due strutture le stoai destinate ad accogliere le tende piantate dalle
donne durante le Tesmoforie, collocando quindi un santuario demetriaco in questa zona dell’altura, si
basava su un passo di Aristofane, secondo il quale l’Assemblea tesmoforica delle donne si sarebbe svol-
ta sulla Pnice 88. Presto, tuttavia, l’assenza di materiali ritenuti indispensabili indicatori di un simile culto,
quali le figurine femminili con la torcia o con il maialino e vasi quali il kernos o il liknon 89, portò al rifiu-
to di una simile congettura, ripresa solo di recente alla luce di una differente concezione del valore poli-
tico della figura divina di Demetra 90. La commedia aristofanea attesta chiaramente che l’Assemblea del-
le donne doveva svolgersi presso un santuario tesmoforico, verosimilmente collocato su un luogo

80 86
Pnice T 100, dall’area nord del muro di terrazzamento, Pnice T 139, area intorno alla Grande Stoa, inizio IV
375-350 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 148, n° secolo a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 147, n° 63,
70, fig. 61; WEBSTER - GREEN 1978, 71, n° AT 28a. fig. 61; WEBSTER 1967, 39, n° AT 2 • Pnice T 75, area dis-
81
Pnice T 80, riempimento della fase III dell’Audito- turbata a nord del grande muro di terrazzamento, IV secolo
rium, 375-350 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 148, n° 67, fig.
148, n° 72, fig. 62; WEBSTER - GREEN 1978, 73, n° AT 32. 61; WEBSTER 1967, 39, n° AT 5. • Pnice T 77, riempimento
82
Pnice T 73, riempimento della fase III dell’Audito- della fase III dell’Auditorium, inizio IV secolo a.C.:
rium, 400-375 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 148, n° 66, fig. 61;
148, n° 68, fig. 61; WEBSTER - GREEN 1978, 42-43, n° AT WEBSTER 1967, 39, n° AT 4. • Pnice T 83, riempimento del-
5b. Un soggetto analogo è attestato anche in un deposito la fase III dell’Auditorium, inizio IV secolo a.C.: DAVID-
dell’Agora di Atene (Agora T 1683, cf. n. 117), in un depo- SON - BURR THOMPSON 1943, 149, n° 74, fig. 62; WEBSTER
sito dell’Agora di Corinto, contenente materiale di destina- 1967, 40, n° AT 6.
87
zione votiva (WILLIAMS - FISCHER 1972, 151-165), e in una KOUROUNIOTIS - THOMPSON 1932, 90-217.
88
fossa pure corinzia, connessa probabilmente allo scarico di Partendo dalla lettura di ARISTOFANE (Th. 655-662),
un santuario (WILLIAMS - FISCHER 1976, 117-124). Thompson, oltre alla tradizionale lettura dell’altura come
83
Pnice T 153, rinvenimento di superficie nell’area sede dell’ekklesia (KOUROUNIOTIS - THOMPSON 1932, 107-
dell’Auditorium, 375-350 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMP- 113, 134-138), proponeva l’identificazione del santuario
SON 1943, 148, n° 65, fig. 61; WEBSTER - GREEN 1978, 74, demetriaco anche grazie al rinvenimento di un deposito con
n° AT 30a. materiale di carattere votivo nella medesima area (THOMP-
84
Pnice T 79, riempimento della fase III dell’Audito- SON 1936, 151-200). Indica nelle stoai un tratto caratteristi-
rium, 375-350 a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, co della festa tesmoforica KRON (1992, 620-622).
89
148, n° 71, fig. 62; WEBSTER - GREEN 1978, 72, n° AT 31. • BRUMFIELD 1997, 147-172; HINZ 1998, 37-50.
90
Pnice T 81, riempimento della fase III dell’Auditorium, BRONEER (1942, 250-274), contestando la ricostruzio-
375-350 a.C.: DAVIDISON - BURR THOMPSON 1943, 149, n° ne di Thompson, propose piuttosto di collocare il Thesmo-
75, fig. 62; WEBSTER - GREEN 1978, 73, n° AT 34. • Pnice T phorion nell’Eleusinion di città rinvenuto nell’Agora, leg-
82, riempimento della fase III dell’Auditorium, 375-350 gendo nel termine aristofaneo di Πύκνα una generica
a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 149, n° 73, fig. allusione alle riunioni assembleari e alle medesime conclu-
62; WEBSTER - GREEN 1978, 73, n° AT 33. sioni è giunto, di recente, anche CLINTON (1996, 111-125)
85
Pnice senza inv., dall’area santuariale, IV secolo a.C.: mediante un differente approccio. Ad una vocazione
THOMPSON 1936, 174, n° p, fig. 20. Questo personaggio era tesmoforica dell’intera sommità della Pnice pensa, invece,
interpretato da Thompson come guerriero orientale; tutta- Osanna (1995, 103-118), parzialmente appoggiato da Dil-
via, lo studio di BIEBER (1961, 98-99) ha suggerito che lon (2002, 118-120). Una proposta ricostruttiva del tutto
possa trattarsi di un attore comico e, di conseguenza, come differente da quelle analizzate in questa sede vede, invece,
tale è stato inteso anche un soggetto analogo a quello della nella terrazza della Pnice il dromos dello stadio e, forse,
Pnice, portato alla luce in un pozzo dell’Agora di Atene nella cavea, il rifacimento licurgheo del teatro: ROMANO
(Agora T 3805 + T 3875 Cf. n. 117). 1985, 441-454; 1996, 35-40.

448
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

sopraelevato 91. Un Thesmophorion sulla Pnice potrebbe anche essere alluso da un passo, dal carattere
tuttavia dubbio, riportato da Ateneo che elenca, citando Atenione, una serie di monumenti ateniesi da
mettere in salvo dalla foga dei Romani 92: la successione fra la menzione della Pnice e il richiamo a Iacco
e alle dee eleusinie potrebbe essere intesa come prova di una simile congettura. A questo proposito, va
ripresa anche la proposta, avanzata dai sostenitori della vocazione solo politica della Pnice, di leggere il
termine Πύκνα come generico riferimento all’assemblea cittadina. Dai testi di scrittori più o meno coevi
ad Aristofane, tuttavia, sembra che questo vocabolo indicasse espressamente la collina ateniese 93. La
polifunzionalità di un luogo a carattere prevalentemente politico, a prima vista sorprendente, è ipotizza-
bile anche a proposito della Cadmea tebana, l’Acropoli cittadina, sede di un santuario di Demetra, pre-
cluso agli uomini durante le celebrazioni tesmoforiche 94. Del culto demetriaco, infatti, non può stupire il
richiamo alla sfera politica, che appare connesso in primo luogo alla posizione topografica, spesso pre-
dominante, di tali santuari 95. D’altro canto, la rappresentazione mimetica messa in scena dalle donne
che, durante le feste, si sostituivano agli uomini proprio nella sede in cui essi esplicavano il proprio
incontestabile potere decisionale, e l’importanza fondamentale, a livello sociale, rivestita da tutti i culti
legati alla fertilità non fanno che confermare il valore politico dell’essenza demetriaca.
Le indicazioni fornite dal materiale rinvenuto, sebbene non dirimenti, meritano di essere accennate.
L’ipotesi di valutare come significativi dei dati desunti da oggetti rinvenuti frammisti a terra di riporto,
utilizzata al fine di livellare il terreno prima della costruzione soprastante, presenta comprensibilmente
alcune perplessità. Tuttavia, la peculiare collocazione di queste strutture, dislocate sulla sommità di una
collina rocciosa, potrebbe rendere plausibile, sebbene non certa, l’idea di vedere nei riempimenti suddet-
ti la presenza di materiale raccolto in situ, piuttosto che immaginarne la provenienza da zone distanti,
dalle quali il trasporto sarebbe stato complicato. Tale ipotesi si basa anche sulla congettura che il santua-
rio tesmoforico racchiudesse un’area maggiore della collina, non soltanto la terrazza, come potrebbe
dimostrare il confronto con il Thesmophorion di Corinto, che comprendeva certamente anche un’area
teatrale 96. Pochi esemplari giungono dal riempimento sottostante alla fase II dell’Auditorium 97; un com-
plesso più ampio di materiali ceramici e coroplastici è stato rinvenuto nel cosiddetto deposito del santua-
rio, presso l’estremità orientale della Stoa Est 98, mentre il repertorio più consistente è costituito dal riem-
pimento precedente alla costruzione della terza fase della cavea 99.
Cercare di delineare una cerchia di soggetti chiaramente indicativi del culto di Demetra si dimostra
impresa ardua: oltre all’assenza dei pochi attributi tipici 100, i caratteri principali delle offerte destinate
alle due divinità sono la notevole modestia e l’enorme quantità 101. Il soggetto numericamente meglio
attestato nella coroplastica, come si registra in molti Thesmophoria, rappresenta una figura femminile
stante, con il peso appoggiato su una gamba, un braccio accostato al corpo o avvolto nell’himation e l’al-
tro portato al petto o scostato a reggere un oggetto, mentre più raramente le figurine sono riprese in un
passo di danza o in posizione seduta. L’abbigliamento più frequente è costituito dall’unione di chitone e
himation, più raramente, invece, compare anche il peplo. Spesso il personaggio è completamente

91
AR., Th. 78-84, 88-91, 277-278, 279-282, 878-880. PAKI - EDWARDS - GRACE 1956, 12-16, 23-24, 29-30, 32-
92
ATH. V, 213 c-d. I più recenti commentatori del testo 68), e coroplastica collocabile fra la fine del IV e l’inizio
(CANFORA 2001, 521, n. 6) pensano che Atenione si riferi- del II secolo a.C. (DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, 141,
sca piuttosto alla chiusura del tempio di Eleusi decretata da 144-146, 150, 153).
99
Medeo, arconte eponimo nell’89/88 a.C. La raccolta di materiale fittile includeva numerosi sog-
93
MEYER 1951, 1106-1108. Le fonti prese in considera- getti, datati all’inizio del IV secolo (DAVIDSON - BURR
zione sono le seguenti: TH. VIII, 97; PL., Criti. 112a; AR., THOMPSON 1943, 75 135-137, 139-147, 149-150, 153, 155-
Ach. 17-26; Eq. 40-42; Pax 679-681; D. XVIII, 55; 156, 158-160, 162-164), ceramica attica a figure nere e
AESCHIN° I, 81; III, 34. rosse, inquadrabile perlopiù intorno all’ultimo decennio
94
X., HG, V, 2, 29. Sulla ricostruzione della topografia del V secolo a.C., ed esemplari ceramici non figurati, data-
della Cadmea tebana, si veda SYMEONOGLOU 1985, 138. Si ti al 375-350 a.C. (TALCOTT - PHILIPPAKI - EDWARDS - GRA-
dimostra contrario alla validità di un simile confronto DIL- CE 1956, 12-30, 32-67). La datazione complessiva di que-
LON 2002, 118-120. sto scarico di materiali è stata di recente fissata, dopo
95
COLE 1994, 199-216. molte dispute, al terzo quarto del IV secolo a.C.: CAMP
96
BOOKIDIS - STROUD 1997. 1996, 41-46; FORSÉN 1996, 47-55; ROTROFF 1996, 35-40;
97
THOMPSON 1936, 151-200. Il materiale è costituito ROTROFF - CAMP 1996, 263-294.
100
solo da due figurine fittili (DAVIDSON - BURR THOMPSON L’assenza del tipo femminile con fiaccola nel The-
1943, 137, 144) e qualche frammento vascolare (TALCOTT smophorion di Eretria viene spiegato proprio mediante il
- PHILIPPAKI - EDWARDS - GRACE 1956, 16, 23-27, 45-67), confronto con la situazione della collina della Pnice:
tutti inquadrabili nella seconda metà del V secolo a.C.: METZGER 1985, 44-45. Muller (1996, 471-476), nella
KOUROUNIOTIS - THOMPSON 1932, 113-138; STANTON 1996, ricerca di una tipologia costante di offerte per il santuario
7-21. tesmoforico tasio, nota come la mancanza di attributi altro-
98
Il materiale rinvenuto comprendeva ceramica, datata ve costanti ma qui assenti, non impedisca la fissazione di
ad un periodo compreso fra la fine del V e la metà del IV un repertorio coroplastico standardizzato.
101
secolo a.C. (THOMPSON 1936, 179-180; TALCOTT – PHILIP- COLE 1994, 199-216.

449
CLAUDIA LUCCHESE

ammantato o ornato da una stephane, in un caso compare il kalathos 102, qualche volta il polos. I tratti fac-
ciali riconoscibili mirano perlopiù a individuare un tipo femminile dall’età non precisamente definibile,
ma da ritenere matura. Degni di menzione sono poi: una statuina femminile, seduta in trono, con un fio-
re stretto nella mano destra, portata al petto, che potrebbe suggerire una rappresentazione di Core 103; un
rilievo fittile rappresentante due figure femminili affrontate, delle quali quella seduta regge nella mano
uno scettro con una probabile melagrana all’estremità 104; una placchetta bronzea incisa rappresentante
una figura femminile stante, con una coroncina nella mano destra 105. Il repertorio coroplastico prove-
niente dalla Pnice comprende anche una notevole quantità di frammenti di bambole a arti snodabili, ric-
camente attestate nei santuari tesmoforici meglio noti 106, alcune figurine infantili 107, pochi personaggi
maschili 108 e diversi animali.
Le figurine raccolte, dunque, tratteggiano un panorama di per sé non sufficiente a determinare l’iden-
tificazione del santuario ipotizzato. Tuttavia non si può non notare che, sebbene nessuna statuina riesca a
portare un contributo decisivo nella spiegazione globale, comunque per nessun soggetto rappresentato
sarebbe difficile postulare l’appartenenza a un repertorio votivo destinato al culto demetriaco. Le imma-
gini di attori, dal canto loro, non potendo indirizzare precisamente verso un’unica divinità, riescono piut-
tosto a indicare una rosa più circoscritta di scelte 109, all’interno della quale vanno annoverate diverse
figure divine femminili, legate all’ambito giovanile e al momento del rito di passaggio e connesse pure
con la sfera della fertilità. Se queste sono le caratteristiche ricercate, dato che una certa veridicità storica
alla proposta di collocare un Thesmophorion sulla Pnice è fornita dal testo di Aristofane e i dettagli topo-
grafici non sembrano osteggiare una tale lettura, l’originaria proposta di Thompson, forse congiunta
all’idea di un’area santuariale più ampia, sembra la più adatta a rispondere in maniera equilibrata a tutte
le richieste.

L’AGORA DI ATENE

Tutte le statuine teatrali rinvenute nell’area dell’Agora facevano parte di riempimenti di pozzi o
cisterne, più o meno identificati, e, per loro stessa natura, scarsamente indicativi al fine di una ricostru-
zione dei contesti. Si tratta solitamente di accumuli non sempre voluti di materiale di scarico, del quale
risulta difficile stabilire la provenienza 110.
Le terrecotte teatrali fanno la loro comparsa nell’Agora in un pozzo connesso ad un edificio abitati-
vo, datato fra la fine del V e la prima metà del IV secolo a.C., e sono attestate in altre quattro cisterne per-
tinenti a strutture domestiche collocabili fra il IV e il III secolo a.C. 111. Le conclusioni desumibili da que-
sto quadro sono estremamente labili: ogni struttura rinvenuta nell’Agora e interpretata come casa può

102
La presenza del kalathos (Pnice T 27, DAVIDSON - (MULLER 1996, 430-431) e di Cnosso (COLDSTREAM 1973,
BURR THOMPSON 1943, 141, n° 35, fig. 57) potrebbe chia- 87-89).
110
ramente rimandare a un ambito demetriaco: MERKER 2000, Per il meccanismo di formazione del riempimento di
43, 328. un pozzo e le problematiche relative alla sua interpretazio-
103
Pnice T 134, riempimento della fase II dell’Audito- ne, si veda LESLIE SHEAR 1993, 384-387.
111
rium, V secolo a.C.: DAVIDSON - BURR THOMPSON 1943, Cisterna C 19:5, 475-350 a.C.: YOUNG 1951b, 244-
137, n° 16, fig. 54. Per il fiore come attributo indicativo di 245; MOORE - PEASE - PHILIPPIDES 1986, 330; ROTROFF
Core, si veda MERKER 2000, 125, 328. 1997, 440; MOORE 1997, 360 - terrecotte: Agora T 2485,
104
THOMPSON 1936, 175, n° r, fig. 21. 375-350 a.C., figurina di attore: WEBSTER 1960, 281, n° B
105
THOMPSON 1936, 177, fig. 22. 18, tav. 67; BURR THOMPSON 1966, 55, n. 45; WEBSTER -
106
Da Pergamo: TÖPPERWEIN 1976, 56-59; da Taso: MUL- GREEN 1978, 72, n° AT 30 • Cisterna H 6:9, 375-270 a.C.:
LER 1996, 420-426; da Corinto: MERKER 2000, 48-60, nn° ROTROFF 1982, 101; POUNDER 1983, 233-256; ROTROFF
C 105-C 185. La bambola può, quindi, essere considerata 1983, 257-297; ROTROFF 1997, 455; MOORE 1997, 363 –
una dedica caratteristica delle abituali frequentatrici dei terrecotte: Agora T 88, 325-300 a.C., maschera tragica:
santuari demetriaci: HINZ 1998, 47. BURR THOMPSON 1959, 141, tav. 29; WEBSTER 1960, 269,
107
I soggetti infantili vengono definiti quasi identificati- n° A 6; WEBSTER 1967, 12, n° AT 7; ROTROFF 1983, 291, n°
vi di un santuario tesmoforico: COLDSTREAM 1973, 180- 63, tav. 56 • Cisterna H 16:3, 320-240 a.C.: GRACE 1974,
187; METZGER 1985, 44-45; MERKER 2000, 3-4, 334-336. 193-195; KROLL 1974, 201-203; POLLITT 1979, 217;
In effetti, che almeno in alcuni momenti delle cerimonie ROTROFF 1982, 102, 108; MOORE 1997, 364; ROTROFF
tesmoforiche, fossero presenti anche i bambini sembra 1997, 456 – terrecotte: Agora T 313, 320-240 a.C., testa di
accertato dalle parole di ARISTOFANE (Th. 608-609): MER- attore: BURR THOMPSON 1957, 303, n° 6, tav. 35 • Cisterna
KER 2000, 187-194. B 20:7, 250-225 a.C.: YOUNG 1951b, 250-252; ROTROFF
108
Sulle discusse motivazioni della presenza di figure 1982, 97; ROTROFF 1997, 438 – terrecotte: Agora T 2273,
maschili in un santuario tesmoforico, si vedano le recenti 325-250 a.C., maschera comica: WEBSTER 1956, 63, 119,
osservazioni in MERKER 2000, 60-68. tav. 11c; BURR THOMPSON 1959, 140, n° 27, tav. 29; WEB-
109
Le statuine a soggetto teatrale compaiono di frequente STER 1960, 276, 282, n° C 3; WEBSTER - GREEN - SEEBERG
fra i rinvenimenti dei Thesmophoria. Si vedano, per esem- 1995, 14, n° 1 AT 25; Agora T 2278, 300 a.C., testa di Pap-
pio, i santuari di Corinto (MERKER 2000, 194-199), di Taso posileno: BURR THOMPSON 1959, 140, n° 28, tav. 29; WEB-

450
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

avere compreso al suo interno anche un’officina o una bottega e, naturalmente, la presenza di terrecotte
nello scarico di un luogo di produzione o di vendita non fornisce dati interessanti per la ricerca qui con-
dotta.
Un pozzo contenente una maschera teatrale, rinvenuto nell’area a ovest della Tholos 112, potrebbe rife-
rirsi a uno scarico di materiali prodotti durante i syssitia, i banchetti pubblici che dovevano svolgersi nel-
l’Agora probabilmente in questa zona 113, colorando così di valore pubblico anche i materiali rinvenuti.
Soggetti teatrali compaiono in quattro cisterne, dislocate nella parte meridionale della piazza pubbli-
ca, alle pendici dell’Areopago, messe in rapporto con officine attive al servizio di santuari collocati nel-
le vicinanze. Oltre a un pozzo genericamente avvicinato all’attività di un’officina legata a un santuario
indefinito 114 e una cisterna ritenuta connessa alla figura di Dioniso 115, si menzionano due riempimenti di
pozzi collegati a strutture che, sia per vicinanza topografica che per materiali, rimandano all’Eleusinion
o al santuario di Demeter Chloe alle pendici dell’Acropoli 116.
Infine, altri tre pozzi contenenti materiale a soggetto teatrale non sono stati coerentemente identifi-
cati né associati a un determinato edificio e rimangono, pertanto, marginali rispetto al discorso qui
condotto 117.

STER 1960, 279, n° A 10; WEBSTER 1967, 40, n° AT 9; Ago- na di attore: LESLIE SHEAR 1939, 219, fig. 215; BURR
ra T 2292, 300-275 a.C., maschera tragica: BURR THOMP- THOMPSON 1952, 141, n° 43, tav. 38; WEBSTER 1960, 280,
SON 1959, 329, n° 30, tav. 29; WEBSTER 1967, 40, n° AT 8 • n° B 9; WEBSTER - GREEN 1978, 43, n° AT 6a; Agora T
Cisterna N 21:4, 250-200 a.C.: WYCHERLEY 1957, 52, 112; 1742, 350-325 a.C., figurina di attore: BURR THOMPSON
BURR THOMPSON 1962, 244-262; ROTROFF 1982, 105; 1952, 142, 161, n° 45a, tav. 38; WEBSTER 1960, 281, n° B
ROTROFF 1994, 17-22; ROTROFF 1997, 465 – terrecotte: 19, tav. 67; WEBSTER - GREEN 1978, 123, n° AT 110a;
Agora T 2073, III secolo a.C., figurina di attore: LESLIE Agora T 1770, 350-325 a.C., figurina di attore: BURR
SHEAR 1940, 275, fig. 10; BURR THOMPSON 1962, 346, n° THOMPSON 1952, 142, n° 46, tav. 38; WEBSTER 1960, 281,
9, tav. 89; WEBSTER 1967, 40, n° AT 11. n° B 21, tav. 67; WEBSTER - GREEN 1978, 124, n° AT 111a;
112
Cisterna G 11:4, 350-290 a.C.: THOMPSON 1940, 98- Agora T 1771, 350-325 a.C., figurina di attore: BURR
103; ROTROFF 1984, 344-345 – terrecotte: Agora T 942, THOMPSON 1952, 142, 161, n° 47, tav. 38; WEBSTER 1960,
325-250 a.C., maschera teatrale: THOMPSON 1940, 100; 281, n° B 20, tav. 67; WEBSTER - GREEN 1978, 124, n° AT
WEBSTER 1960, 276, 282, n° C 2, tav. 68; WEBSTER 1961, 110e; Agora T 1786, 400-375 a.C., attributo di figurina
101, fig. 1; TRENDALL - WEBSTER 1971, 147, n° V 5; WEB- teatrale: BURR THOMPSON 1952, 71, tav. 41; WEBSTER –
STER - GREEN - SEEBERG 1995, 15, n° 1 AT 30. GREEN 1978, 44, n° AT 7a. • Cisterne F 16:1 e F 16:8, 325-
113
Sulle cerimonie pubbliche dei banchetti nell’Agora si 300 a.C.: BURR 1933, 542-640; THOMPSON 1934, 447, n.
vedano: THOMPSON 1940; TRAVLOS 1971, 553-554; MONA- 5; BURR THOMPSON 1954, 72-107; MILLER 1974, 194-245;
CO 2000, 46-54. ROTROFF 1983, 257-297; ROTROFF 1984, 343-354 – terre-
114
Cisterna M 21:1, 250-175 a.C.: THOMPSON 1948, 160- cotte: Agora T 103, 325-300 a.C., maschera: BURR
161; BURR THOMPSON 1963b, 276-292; LANG 1976, 99; THOMPSON 1954, 283, n° 11, tav. 54; Agora T 3805 + T
ROTROFF 1982, 103; ROTROFF 1997, 461-462 – terrecotte: 3875, 325-300 a.C., figurina di attore: MILLER 1974, 244,
Agora T 2509, 225-200 a.C., figurina di attore: THOMPSON n° 126, tav. 45; Agora T 3828, 325-300 a.C., figurina di
1948, 160, tav. 42, 2; WEBSTER 1960, 282, n° C 1; BURR Papposileno: MILLER 1974, 244, n° 133, tav. 45; Agora T
THOMPSON 1963, 366, n° 20, tav. 75; WEBSTER - GREEN - 3861, 325-300 a.C., maschera: MILLER 1974, 244, n° 135,
SEEBERG 1995, 194, n° 3 DT 23a; Agora T 2646, 225-200 tav. 46; Agora T 3862, 325-300 a.C., maschera: MILLER
a.C., attributo di figurina teatrale: BURR THOMPSON 1963, 1974, 244, n° 136, tav. 46; Agora T 3863, 325-300 a.C.,
366, n° 21, tav. 75; Agora T 3435, 250-175 a.C., maschera figurina di attore: MILLER 1974, 244, n° 128, tav. 45; Ago-
teatrale: BURR THOMPSON 1963, 366, n° 28, tav. 76. ra T 3864, 325-300 a.C., testa di Satiro: MILLER 1974,
115
Cisterna O 18:2, 350-320 a.C.: BURR THOMPSON 1954, 244, n° 134, tav. 46; Agora T 3874, 325-300 a.C., attributo
72-107; ROTROFF 1997, 467 – terrecotte: Agora T 1819, di figurina teatrale: MILLER 1974, 244, n° 129, tav. 45;
350-320 a.C., maschera: BURR THOMPSON 1954, 254-255, Agora T 3876, 375-350 a.C., figurina di attore: MILLER
n° 10, tav. 19; Agora T 1824, 350-320 a.C., figurina di atto- 1974, 244, n° 130, tav. 45; WEBSTER - GREEN 1978, 70, n°
re: BURR THOMPSON 1954, 262, n° 2, tav. 18. AT 26g; Agora T 3977, 375-350 a.C., figurina di attore:
116
Cisterna S 19:3, 320-300 a.C.: LESLIE SHEAR 1939, MILLER 1974, 244, n° 131, tav. 45; WEBSTER - GREEN
219; BURR THOMPSON 1952, 120-164; REEDER WILLIAMS 1978, 70, n° AT 26h; Agora T 3978, 375-350 a.C., figurina
1976, 62-63; MOORE - PEASE - PHILIPPIDES 1986, 336; di attore: MILLER 1974, 244, n° 132, tav. 45; WEBSTER -
ROTROFF 1997, 472; MOORE 1997, 367; MONACO 2000, GREEN 1978, 77, n° AT 44f.
117
189-194 – terrecotte: Agora T 1651, 350-325 a.C., figuri- Cisterna B 13:5, 425-400 a.C.: CAMP 1977, 208;
na di attore: BURR THOMPSON 1952, 142, 161, n° 45c, tav. MOORE - PEASE - PHILIPPIDES 1986, 329; MOORE 1997, 359
38; WEBSTER 1960, 281, n° B 19, tav. 67; WEBSTER - – terrecotte: Agora T 1468 + T 1575, 425-400 a.C., figuri-
GREEN 1978, 123, n° AT 110c; Agora T 1672, 350-325 na comica: WEBSTER 1967, 39, n° AT 1; TRUMPF-LYRITZA-
a.C., figurina di attore: BURR THOMPSON 1952, 243, n° KI 1969, tav. 31 c; WEBSTER - GREEN 1978, 29, n° AT 1;
45d, tav. 38; WEBSTER 1960, 281, n° B 19, tav. 67; WEB- NICHOLLS 1995, 469. • Cisterna F 19:2, 375-340 a.C.:
STER - GREEN 1978, 123, n° AT 110d; Agora T 1683, 400- MOORE 1997, 362; ROTROFF 1997, 452 – terrecotte: Agora
375 a.C., figurina di attore: BURR THOMPSON 1952, 141, T 2065, 350-325 a.C., figurina di attore: WEBSTER 1960,
161, n° 44, tav. 38; WEBSTER 1960, 280, n° B 8; WEBSTER 281, n° B 22, tav. 67; WEBSTER - GREEN 1978, 122, n° AT
- GREEN 1978, 42, n° AT 5a; Agora T 1684, 350-325 a.C., 107. • Cisterna E 14:1, 325-200 a.C.: HOWLAND 1958, 237;
figurina di attore: LESLIE SHEAR 1939, 219, fig. 15; BURR LANG 1976, 97; ROTROFF 1982, 98-99; TOWNSEND 1995,
THOMPSON 1952, 142, 161, n° 45b, tav. 38; WEBSTER 243; ROTROFF 1997, 446 - terrecotte: Agora T 862, 250
1960, 281, n° B 19, tav. 67; WEBSTER - GREEN 1978, 123, a.C., figurina di attore: BURR THOMPSON 1959, 142, tav.
n° AT 110b, tav. XIc; Agora T 1685, 400-375 a.C., figuri- 29; WEBSTER 1967, 40, n° AT 13.

451
CLAUDIA LUCCHESE

Arrendendosi di fronte alla difficoltà di lettura di un materiale così rinvenuto, si può solo affermare
che gli esemplari raccolti tratteggiano tale varietà tematica e tale diffusione da ipotizzare a grandi linee
la notevole popolarità del soggetto teatrale. A proposito del presunto legame fra alcune officine e santua-
ri di carattere eleusinio, non si può non ripensare a quanto l’argomento teatrale risulti confacente a una
simile destinazione 118. D’altro canto, la possibilità di un impiego di queste statuine anche in ambito
domestico risulta interessante, sebbene difficilmente quantificabile 119.

PROPOSTE INTERPRETATIVE

La griglia tipologica desumibile dal materiale raccolto evidenzia, dunque, la quasi totale assenza del-
la sfera comica prima del IV secolo a.C. e la sostanziale marginalità dei temi connessi alla tragedia 120.
All’interno del ramo comico, va poi segnalato come il passaggio dalla Commedia di Mezzo alla Com-
media Nuova, collocabile intorno al 300 a.C. e riconoscibile nelle figurine fittili grazie ad un evidente
ammorbidimento delle forme, denoti, almeno nel panorama ateniese, una chiara diminuzione nella diffu-
sione di questi soggetti che, dal III secolo a.C., registrano un inarrestabile declino 121. D’altro canto, l’os-
servazione condotta chiarisce anche l’inesistenza di un criterio selettivo sottostante alla scelta di un
determinato personaggio teatrale. Si dovrà, dunque, desumere, in via ipotetica data l’assenza di dati piut-
tosto che la presenza di prove, che il soggetto teatrale possedesse un valore intrinseco al proprio caratte-
re, slegato dalla tipologia comica prescelta.
Per comprendere, in conclusione, il significato della dedica di queste statuine, occorre soffermarsi
sulle divinità coinvolte in queste deposizioni. Nel panorama ateniese preso in considerazione in queste
pagine sono emerse varie figure divine accomunate da un certo interesse nei confronti dei teatranti:
Afrodite, Demetra e Core, i Cabiri. Nel tentativo di approfondire il legame esistente fra queste divinità e
il mondo teatrale, è necessario aggiungere a questi numi anche Artemide e Pan con le Ninfe, caratteriz-
zati altrove da una notevole propensione verso i soggetti teatrali 122. L’assenza di queste figure divine dal
contesto ateniese, dovuta probabilmente ad una casualità di rinvenimenti, non giustificherebbe la loro
esclusione da questa riflessione.
La figura di Artemide, nella sua sfaccettatura Brauronia, impersonava una divinità preposta alla pro-
tezione della fase infantile femminile, ancora pienamente dominata dall’aspetto selvatico, capace di con-
durre la bambina, ancora παρθένος, al raggiungimento della pubertà, spogliandola di quanto di incivile
è connaturato all’individuo dal momento della nascita, per consentirle l’ingresso nel più regolarizzato
mondo adulto. Questo processo si attuava mediante una complessa serie di iniziazioni che conducevano
al momento dei rituali precedenti alle nozze, προτέλεια e dedica delle àπαρχαί 123. Al termine della fase
artemidea, la bambina ormai fanciulla, raggiunta l’età consona alle nozze, si preparava ad affrontare il
cambiamento di status, da παρθένος a γυνή. Era questo un momento di passaggio molto breve, eppure
fondamentale, durante il quale la vergine era tenuta a imparare prima il ruolo di νύµφη, per potere poi
divenire moglie e madre legittima. E, se la γυνή trovava la sua interlocutrice prediletta nella morigerata
Demetra, la futura sposa sentiva piuttosto il bisogno di rivolgersi ad Afrodite e alle Ninfe perché attuas-
sero in lei quei cambiamenti necessari alla sua futura funzione, anche sessuale 124. Apprese così le tecni-
che di seduzione, riconciliatasi con il proprio corpo, la donna poteva legittimamente entrare a far parte
della società, che la accoglieva proprio grazie al suo ruolo riconosciuto di moglie e madre, sottoponen-
dola alla tutela e alla sorveglianza di Demetra, nella sua veste civilizzatrice 125. E tutte queste divinità,
accomunate dall’obiettivo di assicurare alla società donne coscienti dell’importanza del proprio ruolo,

118
Cf. supra 104-108. santuari della dea, basti pensare al santuario di Artemide
119
Sull’utilizzo domestico delle figurine fittili, si vedano Brauronia al Pireo o a quello tasio: DAUX 1961, 920-930;
MILLER AMMERMANN 1990, 111-120; CALDERONE 1999, PALAIOKRASSA 1991, 59, n° E 87, tav. 19. Rinvenimenti di
163-204. figurine di carattere teatrale nelle grotte di Pan e delle Nin-
120
Oltre a supporre una differente funzione del tema fe sono frequenti. Si pensi per esempio alle statuine prove-
comico rispetto a quello tragico nella mentalità antica, nienti dalla Grotta di Pan rinvenuta a Vari in Attica
non va tuttavia dimenticato che la peculiarità della (SCHÖRNER - RUPPRECHT GOETTE 2004, 86-88, nn° T 13-T
maschera tragica, decisamente più idealizzata e priva del- 16, tav. 44, 2-5) o a quelle rinvenute nella Grotta delle Nin-
la contraffazione comica, potrebbe avere impedito la cor- fe a Sicione (DAUX 1967, 642-648).
123
retta identificazione delle statuine. Si veda, a proposito PALAIOKRASSA 1989, 10-11; BURKERT 2002, 25-27;
dell’iconografia della maschera tragica, HALLIWELL 1993, MARINATOS 2002, 29-42.
124
195-211. ANDÒ 1996, 55-57.
121 125
LUSCHEY 1949, 71-84; MC BROWN 1987, 181-202; Sul valore e le differenze delle cerimonie legate al
HIMMELMANN 1994, 152-153. culto di Afrodite e di Demetra – le Adonie e le Tesmoforie
122
Il rapporto fra Artemide e il mondo teatrale è compro- –, si vedano: DETIENNE 1975, 98-131; ZEITLIN 1982, 129-
vato dal rinvenimento di statuine di questo genere in altri 157; WINKLER 1990, 193-202; GOFF 2004, 84-146.

452
STATUETTE TEATRALI E RITI DI PASSAGGIO. I CONTESTI DI ATENE

condividevano alcune offerte votive 126, sia quelle più generiche di offerenti e vittime sacrificali, sia quel-
le maggiormente caratterizzate, come per esempio le figurine fittili teatrali. E tali soggetti mettono in
risalto anche un’altra entità divina, quella cabirica. La valenza dei Cabiri appare strettamente connessa
alle iniziazioni infantili, soprattutto maschili 127, e questo non può stupire. Anche i bambini, dalla nascita
all’età puberale, appartengono all’universo selvatico e sregolato tratteggiato a proposito del raggio di
azione di Artemide e non è, pertanto, casuale che anche i Cabiri, in quanto divinità preposte a questo
momento della vita maschile, compaiano nella serie di divinità coinvolte dalla presenza dei teatranti 128.
Appare, allora, inevitabile chiedersi quale sia il rapporto, da sempre considerato quasi automatico,
fra i soggetti teatrali e la figura di Dioniso. A prima vista, dai dati raccolti, Dioniso non compare fra le
figure divine accomunate dalla predilezione per i soggetti teatrali, né nei corredi tombali. Eppure l’im-
possibilità di allontanare le figurine teatrali dalla sfera dionisiaca è assicurata da molte rappresentazioni
vascolari che, più esplicitamente rispetto alla coroplastica, coniugano le immagini di attori con la pre-
senza del dio 129. Le figurine fittili vanno, allora, ritenute soggetti parlanti di per sé, capaci, senza ulterio-
ri indicazioni, di richiamare alla mente dell’osservatore la figura di Dioniso. Tenendo saldo l’assunto
dell’esistenza di tracce dei cosiddetti ‘visiting Gods’, cioè divinità riscontrabili in santuari di dei diffe-
renti tramite il riconoscimento di offerte votive a loro destinate e, spesso, inconciliabili con il nume tute-
lare del luogo di culto 130, si cerca la possibile interazione fra Dioniso e le divinità succitate 131.
In generale, la funzione iniziatica del teatro, in ambito infantile e giovanile, dimostrata dalla lettura di
alcune fonti antiche, comprendeva anche un interesse infantile nei confronti del comico e l’applicazione
di una valenza simbolica al primo approccio al mondo teatrale 132.
Ma si può cercare anche una spiegazione più precisa. La costante interrelazione di Dioniso con numi
di natura diversa ha spinto la Isler-Kerénji a riconoscere al dio una funzione determinante nei momenti
di metamorfosi e passaggio del singolo individuo, sulla base della concezione greca della esistenza come
successione di fasi. Dioniso, così, in quanto nume tutelare per eccellenza di questi momenti di transizio-
ne, potrebbe essere chiamato in causa in questi eventi, sia da parte maschile che femminile 133. E, così, le
statuine teatrali, a lui connesse per statuto intrinseco, dovevano alludere, anche in assenza del dio, alla
sua supervisione e protezione. E, se quanto detto è valido per i contesti santuariali, non disturba nemme-
no se trasferito in ambito sepolcrale, dove Dioniso diventava garante della buona riuscita di un altro
cambiamento di status, questa volta dalla vita alla morte 134.
Questo spiega anche la peculiare versatilità delle figurine teatrali, cioè la loro capacità di adattarsi a
contesti diversi, dialogando con le varie divinità. Ora si possono comprendere le ragioni ultime di tale
rapporto: quando la divinità titolare si trovava a sovrintendere un rito di passaggio, avvertiva la necessi-
tà di Dioniso come sostegno in simili momenti. E, per assicurarsi la sua comparsa, i devoti dovevano
peritarsi di deporre statuine in grado di alludere al dio, assolvendone i medesimi compiti, in quanto guar-
diani di tutti i periodi di transizione, nella vita femminile – infantile e adulta –, in quella maschile infan-
tile e nel delicato trapasso dalla vita alla morte.

Claudia Lucchese

126
Oltre alle figurine teatrali, queste divinità, insieme attico, che qui maggiormente interessa, si trova in GASPAR-
ad altre sempre di carattere femminile, sono accomunate RI 1986, 493-494.
130
anche da altre offerte votive, quali le statuine di kouro- ALROTH 1987, 9-19; ALROTH 1989.
131
trophoi, i più generici soggetti dionisiaci e le rappresen- Una delle ipotesi proposte vede nelle statuine teatrali
tazioni di divinità minori, quali Pan: W EBSTER 1979, l’allusione allo svolgimento di drammi rituali, da intendere
181-184. come messe in scena degli eventi narrati dagli Inni omeri-
127
Dall’osservazione dei santuari interpretati come cabi- ci, nell’ambito delle feste religiose. Nate nella sfera dioni-
rici, specialmente quello tebano, emerge chiaramente una siaca, tali esibizioni non si sarebbero esaurite con Dioniso,
forte impronta maschile, adombrata nelle offerte fittili e comprendendo, invece, soprattutto le divinità connesse
nelle scene vascolari, espliciti testimoni della venerazione con l’agricoltura e i riti di passaggio, quali Demetra, Arte-
di figure divine o, secondo alcuni, demoniche, connesse ai mide e Afrodite: PEREDOLSKAJA 1964, 23-30; NIELSEN
rituali di passaggio svolti mediante cerimonie ancora non 2002, 9-17, 79-85, 275-282.
132
del tutto ricostruite: SCHACHTER 1986, 66-110; DAUMAS Per le fonti antiche relative al rapporto del teatro con
1998, 311-315; SCHACHTER 2003, 112-141. la sfera infantile, si veda TODISCO 2005, 713-724. Per la
128
La presenza di figurine teatrali nel Kabeirion di Tebe valenza simbolica delle figurine teatrali in rapporto al
è un tratto già in passato messo chiaramente in evidenza: mondo dei bambini, si veda GRAEPLER 1997, 231-234.
133
SCHMALTZ 1974, 114-126; HIMMELMANN 1994, 89-122. ISLER-KERÉNJI 2002, 117-118.
129 134
Un elenco di queste immagini nel repertorio ceramico ISLER-KERENJI 2001, 234.

453
CLAUDIA LUCCHESE

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ΠΕΡIΛΗΨΗ SUMMARY

£∂∞∆ƒπ∫∞ ∞°∞§ª∞∆π¢π∞ ∫∞π ∆∂§∂∆∂™ ªÀ∏™∏™. STATUETTES WITH THEATRICAL SUBJECTS AND PASSAGE
∆∞ ™À¡√§∞ ∆∏™ ∞£∏¡∞™ RITES. THE ATHENIAN CONTEXTS

™ÙÔ ¿ÚıÚÔ ÂÍÂÙ¿˙ÔÓÙ·È Ù· Û‡ÓÔÏ· ÚÔ¤Ï¢Û˘ The article discusses the find-contexts of
ÙˆÓ ·Á·ÏÌ·Ùȉ›ˆÓ Ù˘ fiÏ˘ ÙˆÓ ∞ıËÓÒÓ Ô˘ terracotta figurines showing theatrical subjects
Û¯ÂÙ›˙ÔÓÙ·È Ì ÙÔ ı¤·ÙÚÔ. ªÂÙ¿ ·fi ÌÈ· from Athens. After a brief comment about
Û‡ÓÙÔÌË ·Ó·ÊÔÚ¿ ÛÙȘ ÂÁÁÂÓ›˜ ‰˘Ó·ÙfiÙËÙ˜ the potential of studies on coroplastics for
Ù˘ ÌÂϤÙ˘ Ù˘ ÎÔÚÔÏ·ÛÙÈ΋˜ ˆ˜ ÂÚÁ·ÏÂ›Ô understanding of archaeological contexts,
Ù·‡ÙÈÛ˘ ÂÓfi˜ Û˘ÁÎÂÎÚÈ̤ÓÔ˘ Û˘ÓfiÏÔ˘, the author examines in detail the individual
ÚÔ¯ˆÚԇ̠ÛÙË ÏÂÙÔÌÂÚ‹ ÂͤٷÛË ÙˆÓ contexts she identified through her global study
‰È·ÊfiÚˆÓ Û˘ÓfiÏˆÓ Ô˘ ‹Ïı·Ó ÛÙÔ Êˆ˜ ·fi ÙË on published figurines. These include some
ÛÊ·ÈÚÈ΋ Û˘ÁΤÓÙÚˆÛË ÙÔ˘ ‰ËÌÔÛÈÂ˘Ì¤ÓÔ˘ infant and female tombs in the Kerameikos,
˘ÏÈÎÔ‡. √È Û˘ÁÎÂÎÚÈ̤Ó˜ ˙ÒÓ˜ ÚÔ¤Ï¢Û˘ Building Z near the Sacred Gate of the
Â›Ó·È ÌÂÚÈÎÔ› ·È‰ÈÎÔ› Î·È Á˘Ó·ÈΛÔÈ Ù¿ÊÔÈ ÙÔ˘ Kerameikos, the hill of Pnice, and some pits on
∫ÂÚ·ÌÂÈÎÔ‡, ÙÔ ∫Ù‹ÚÈÔ ∑, ÎÔÓÙ¿ ÛÙËÓ πÂÚ‹ ¶‡ÏË the Agora. After looking at the topography of
ÙÔ˘ ∫ÂÚ·ÌÂÈÎÔ‡, Ô ÏÔÊ›ÛÎÔ˜ Ù˘ ¶Ó‡Î·˜ Î·È these contexts to determine their true function,
ÌÂÚÈο ËÁ¿‰È· Ù˘ ∞ÁÔÚ¿˜. ªÂÙ¿ ·fi ÙËÓ the author analyzes the materials themselves,
ÂÌ‚¿ı˘ÓÛË ÙÔÔÁÚ·ÊÈÎÔ‡ ¯·Ú·ÎÙ‹Ú· ÛÙ· partly relying on parallels found elsewhere,
‰È¿ÊÔÚ· Û‡ÓÔÏ· Ô˘ ‹Ïı·Ó ÛÙÔ Êˆ˜, ÁÈ· Ó· which prove that these figurines belong to the
ηıÔÚÈÛÙ› Ô Ú·ÁÌ·ÙÈÎfi˜ ÚÔÔÚÈÛÌfi˜ sphere of influence of various deities. The gods
Ï·Ì‚¿ÓÂÙ·È ˘ã fi„ÈÓ ÙÔ Â˘ÚÂı¤Ó ˘ÏÈÎfi, ÙÔ thus identified delineate the sphere of action
ÔÔ›Ô Û˘ÁÎÚ›ÓÂÙ·È Ì ÔÏ˘¿ÚÈıÌ· ·Ú¿ÏÏËÏ· of theatrical subjects, being deities almost
Ô˘ ÚÔ¤Ú¯ÔÓÙ·È ·fi ‰È·ÊÔÚÂÙÈΤ˜ ˙ÒÓ˜ Î·È exclusively pertaining to the female world,
·Ô‰ÂÈÎÓ‡Ô˘Ó fiÙÈ Ù· ·Á·ÏÌ·Ù›‰È· ·˘Ù¿ and mainly presiding over moments of passage
·Ó‹ÎÔ˘Ó Û ÛÊ·›Ú˜ ÂÈÚÚÔ‹˜ ‰È·ÊfiÚˆÓ between the different phases of human
ıÂÔًوÓ. √È ıÂÔ› Ô˘ ÚÔ·ÙÔ˘Ó ·fi ÙÔ existence. In conclusion, the author discusses
Û˘ÏÏÔÁÈÛÌfi ·˘Ùfi ηıÔÚ›˙Ô˘Ó ÙÔ ‰›Ô the role of the god Dionysus, who, though
ÂÓ¤ÚÁÂÈ·˜ ÙˆÓ ı·ÙÚÈÎÒÓ ¯·Ú·ÎÙ‹ÚˆÓ: intimately and almost automatically connected
ÚfiÎÂÈÙ·È, Ú¿ÁÌ·ÙÈ, ÁÈ· ıÂfiÙËÙ˜ ۯ‰fiÓ with the world of theatre, is almost totally
·ÔÎÏÂÈÛÙÈο Á˘Ó·ÈΛ˜, ΢ڛˆ˜ ÂΛӘ Ô˘ absent among the figurines from these
·ÊÔÚÔ‡Û·Ó ÛÙË ÛÙÈÁÌ‹ ÙÔ˘ ÂÚ¿ÛÌ·ÙÔ˜ contexts.
·Ó¿ÌÂÛ· ÛÙȘ ‰È¿ÊÔÚ˜ Ê¿ÛÂȘ Ù˘ ·ÓıÚÒÈÓ˘
‡·Ú͢. ™ÙÔ Ù¤ÏÔ˜, ·ÓÙÈÌÂÙˆ›˙ÂÙ·È ÙÔ ı¤Ì·
Ù˘ ·Í›·˜ Ô˘ Ú¤ÂÈ Ó· ·Ô‰Ôı› ÛÙË ÌÔÚÊ‹
ÙÔ˘ ¢ÈÔÓ‡ÛÔ˘, Ô˘ Û˘Ó‰¤ÂÙ·È ÛÙÂÓ¿ Î·È Û¯Â‰fiÓ
·˘ÙfiÌ·Ù· Ì ٷ ·Á·ÏÌ·Ù›‰È· ÙÔ˘ ı·ÙÚÈÎÔ‡
ÎfiÛÌÔ˘ ηÈ, ·Úã fiÏ· ·˘Ù¿, ۯ‰fiÓ ·Ô˘ÛÈ¿˙ÂÈ
·fi ÙÔ Û˘ÁÎÂÎÚÈ̤ÓÔ Û‡ÓÔÏÔ.

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