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NEUROANATOMIA #6A-2

Prof. Serena Petrillo - 07/12/2021 – ore 15:30-16:30 - Sbobinatore/Revisore: Nicole Pennetti & Giulia Follo

NERVO FACIALE
Andando a osservare i rami sovracranici, si può osservare il faciale che è uscito dal foro stilomastoideo, che
quindi ha abbandonato il canale faciale e lo si ritrova sulla superficie esterna della base cranica. Qui si ha una
porzione preparotidea e una porzione
parotidea, si vedono le branche
collaterali che si staccano nella porzione
preparotidea (è la zona extra cranica).
Queste branche sono costituite da fibre
somatomotrici e sono rappresentate da
un ramo più robusto che si chiama nervo
auricolare posteriore e poi da due
branche più esili, un ramo per il
muscolo digastrico e un ramo per il
muscolo stiloioideo. Il nervo
auricolare posteriore emerge dal nervo
faciale poco dopo l’attraversamento del
foro stilomastoideo, si porta
posteriormente al meato acustico
esterno, risale verso l’alto e andrà a
distribuirsi ai muscoli auricolari, in
particolar modo al posteriore, ma invia
anche delle fibre al superiore e
all’anteriore; invia inoltre dei rami
collaterali destinati al muscolo
occipitale andando a condividere questa regione di innervazione con altri nervi cranici.
È stato detto che c’è il nervo digastrico, questa branca sarà diretta ad innervare il ventre posteriore del muscolo
digastrico e andrà ad emergere dal nervo faciale al di sotto del nervo auricolare posteriore, poi c’è un ramo
che è molto sottile che è destinato ad innervare il muscolo stiloioideo (qui si riconosce il processo stiloideo
dell’osso temporale).
Terminato il tratto preparotideo con questi tre rami collaterali, il nervo faciale si immette nella loggia
parotidea dando origine a quella
che viene definita porzione
parotidea; in questa immagine si
vede molto bene il punto in cui
penetra all’interno della
ghiandola, la attraversa a tutto
spessore dirigendosi in avanti, in
basso e lateralmente verso il
margine posteriore del ramo della
mandibola; a un certo punto va ad
incrociare la vena faciale
posteriore, a questo livello si va a
dividere nei suoi due rami
terminali, un ramo o tronco detto
temporofaciale che è diretto in
avanti e verso l’alto e si compone di diversi rami per i muscoli pellicciai della testa che possono essere
individuati in una regione situata al di sopra di un piano orizzontale che si fa passare per la commessura labiale,
quindi al di sopra della metà della bocca e un ramo/tronco detto cervicofaciale che si dirige verso il basso e
poi anteriormente con i suoi rami di divisione andrà a distribuirsi alla regione del mento, i muscoli della
regione mentoniera, ai muscoli del labbro inferiore e anche al muscolo platysma del collo che ricordiamo
essere un muscolo pellicciaio.
In questa immagine si possono apprezzare meglio i due tronchi di divisione da cui poi originano i rami terminali
del nervo faciale, quindi il tronco temporofaciale e il tronco cervicofaciale. Dal tronco temporofaciale si
hanno delle branche temporali e la branca zigomatica, la branca o ramo temporale andrà ad incrociare
l’arcata zigomatica, andrà a innervare in parte anche i muscoli auricolari, ma soprattutto andrà ad innervare
il muscolo frontale, una porzione del muscolo orbicolare dell’occhio e il muscolo corrugatore del sopracciglio
che si trova in profondità nella cavità orbitaria. Per quanto riguarda il ramo zigomatico, questo ramo andrà ad
attraversare l’osso zigomatico e possiamo dire che
andrà a dividersi in due contingenti di fibre, uno
che è destinato alla regione sottorbitaria e andrà a
innervare parte dell’orbicolare dell’occhio,
innerverà i muscoli nasali e arriverà ad innervare
tutti i muscoli della bocca che si trovano al di sopra
della commessura labiale, come ad esempio lo
zigomatico, il quadrato del labbro superiore, il
canino, l’incisivo.
Il tronco cervicofaciale presenta tre
sottodiramazioni dette ramo o branca buccale,
mandibolare e cervicale. Il ramo buccale
decorre superficialmente rispetto al muscolo
massetere andando a suddividersi in varie branche
che andranno ad innervare i muscoli che si trovano
sotto la rima buccale; la branca mandibolare,
anche detta branca mandibolare marginale
andrà ad innervare il muscolo depressore
dell’angolo della bocca e il muscolo mentale. Il
ramo cervicale è il più piccolo, scende verso il
basso e andrà a innervare il muscolo platysma che
è il muscolo pellicciaio considerato facente parte dei muscoli del collo.

BISOGNA FARE ATTENZIONE A NON CONFONDERE LA BRANCA MANDIBOLARE DEL


FACIALE, CHE E’ LA BRANCA MOTRICE PER I MUSCOLI, CON IL NERVO MANDIBOLARE DEL
TRIGEMINO, CHE E’ SENSITIVO E TRASPORTA LA COMPONENTE MOTRICE SOLO PER I
MUSCOLI MASTICATORI.

IL NERVO GLOSSOFARINGEO
È il nono paio di nervi encefalici, è un nervo misto; quindi, avremo la rappresentazione di fibre sensitive e
fibre motrici. Per quanto riguarda questo nervo, bisogna dire che da un punto di vista clinico, è importante
perché è coinvolto nel meccanismo della deglutizione, nel meccanismo della percezione del gusto (insieme ad
altri nervi cranici) e per alcuni riflessi vascolari molto importanti.
Le componenti del nervo:
- una componente motrice somatica che sarà destinata ad innervare il muscolo stilofaringeo e alcuni
muscoli della faringe e nell’innervazione dei muscoli della faringe coopera con il decimo paio, con il
nervo vago;
- una componente effettrice viscerale, ossia vegetativa parasimpatica che sarà destinata alla ghiandola
parotide, quindi stimolerà la secrezione della ghiandola parotide;
- una componente della sensibilità speciale per cui va a raccogliere la sensibilità gustativa dal terzo
posteriore della mucosa linguale (i nervi che raccolgono la sensibilità gustativa sono tre, fino ad ora
sono stati incontrati il faciale e il glossofaringeo e cooperano tutti insieme);
- una componente sensitiva somatica per la cavità timpanica, per alcune parti della mucosa faringea,
per l’istmo delle fauci, per la tonsilla palatina e anche per delle regioni della lingua;
- una componente sensitiva viscerale è destinata a raccogliere degli stimoli che provengono da
barocettori presenti a livello carotico e questo è molto importante per i riflessi cardiaci; quindi la
componente sensitiva viscerale del glossofaringeo che deriva dalla carotide, misura la pressione della
carotide; la carotide porta il sangue al cervello e se si abbassa la pressione questo nervo si allerta e
ripristina la situazione, è un riflesso barocettivo, è un riflesso viscerale.
Per quanto riguarda la componente
motrice somatica, ha la sua origine reale
nella porzione più cefalica del nucleo
ambiguo del midollo allungato (tale
nucleo non è di pertinenza solo del
glossofaringeo ma è condiviso con altre
due paia di nervi cranici che sono il
decimo e l’undicesimo, nonché i
successivi, quindi con il vago e con
l’accessorio).
Per quanto riguarda la componente
effettrice viscerale parasimpatica,
queste fibre avranno origine da corpi
cellulari che sono localizzati nel nucleo
salivatorio inferiore, sempre localizzato
ovviamente nel midollo allungato.
Le componenti sensitive hanno origine
da neuroni a T presenti in due gangli,
infatti lungo il decorso del nervo vedremo
che sono presenti i due gangli. La
componente sensitiva somatica presenta
i suoi primi neuroni della via a livello del ganglio nodoso o ganglio superiore. La componente sensitiva
viscerale presenta i primi neuroni nel ganglio petroso o ganglio inferiore.

- Il prolungamento centrale di questi neuroni dove proietta? Tutta la sensibilità somatica dove viene
convogliata nel tronco encefalico? Il trigemino dove proietta?
Proiettano al nucleo del trigemino, tutti i gangli sensitivi vanno li.

Per quanto riguarda la componente sensitiva somatica i cui protoneuroni si trovano nel ganglio giugulare,
questi andranno con il prolungamento periferico a raccogliere la sensibilità dalle regioni innervate da un punto
di vista somatico, con il prolungamento centripeto andranno a portarsi, a fare sinapsi con il nucleo spinale del
nervo trigemino. A questo nucleo
afferiscono le fibre provenienti dal
nervo glossofaringeo; i neuroni a T
del ganglio petroso che trasportavano
la componente della sensibilità
viscerale e quella della sensibilità
gustativa speciale andranno a
proiettare ad un altro nucleo che si
chiama nucleo del tratto solitario,
anche qui arrivano fibre afferenti dal
nervo glossofaringeo, ma arrivano
fibre anche da altri nervi.
Il nucleo del tratto solitario merita
un approfondimento, perché se visto
in proiezione frontale, i due nuclei
laterali hanno nel complesso una
forma ad U in cui nella parte più
craniale si ha il cosiddetto nucleo
gustativo, mentre nella parte
inferiore si ha il nucleo
commissurale. Nella porzione
commissurale arriva la sensibilità
viscerale e in particolar modo
arriverà la sensibilità viscerale
trasportata dal nono paio e dal
decimo paio.
Nella porzione gustativa arriveranno
le afferenze di tre nervi cranici che
sono il glosso faringeo, il vago e il settimo paio di nervi cranici che è il nervo faciale, quindi la via gustativa
che trasporta la sensibilità specifica del gusto, sfrutta tre nervi cranici: il settimo, il nono e il decimo (il settimo
‘chiedendo un passaggio’ al trigemino, il nono per certi versi ‘chiedendo un passaggio’ al trigemino e il decimo
che arriva nella parte un po’ più profonda, posteriore, della lingua) tutti e tre raccolgono il senso del gusto che
poi andranno a portare nella parte superiore del nucleo del tratto solitario che si chiama anche nucleo gustativo.
Nella parte inferiore di questo tratto solitario arrivano le afferenze viscerali; il glossofaringeo raccoglie
l’informazione dal barocettore della carotide, quella informazione raccolta dal barocettore viene trasportata a
questa parte inferiore del nucleo del tratto solitario.
Tutte queste informazioni prese da gangli diversi che si trovano lungo il decorso di questi nervi cranici,
vengono trasportati in questa parte craniale del nucleo del tratto solitario in maniera anche abbastanza ordinata;
dopodiché i corpi cellulari presenti nel nucleo gustativo emetteranno un assone che va a formare un tratto di
sostanza bianca all’interno del tronco encefalico che prende il nome di lemnisco gustativo, più in alto si unirà
al lemnisco trigeminale e decorre insieme alle fibre del lemnisco mediale.

- Si ricordi che il lemnisco mediale si origina da corpi cellulari che sono presenti nei nuclei gracile e
cuneato.

Le fibre delle diverse componenti del nervo andranno a raggrupparsi in una serie di radicole che emergeranno
superficialmente andando a costituire l’origine apparente del nervo a livello del solco laterale posteriore del
bulbo nella regione che si trova dietro all’oliva bulbare, da
questa sede queste fibre si andranno a dirigere
anteriormente e lateralmente e si troveranno immerse in
uno spazio liquorale che è rappresentato dalla cisterna
pontocerebellare, ossia una cisterna dello spazio
subaracnoideo ricompresa tra il ponte e il cervelletto.
Subito dopo la loro origine apparente, il nono, il decimo e
l’undicesimo paio di nervi cranici si ritrovano nella cisterna
pontocerebellare, questa è una cisterna subaracnoidea che
è situata nell’angolo compreso tra le superfici laterali del
ponte, del bulbo e il cervelletto, quindi è una cisterna
piuttosto ampia che si estende anche anteriormente e
bilateralmente; in questa cisterna andrà a protrudere il
flocculo del cervelletto e si andrà ad aprire il forame di
Luschka. A questo livello decorrono due ordini di nervi,
nella zona più alta della cisterna, che viene definita angolo
pontocerebellare, transitano il nervo stato-acustico,
l’ottavo paio di nervi cranici ed il settimo paio che è
composto dal faciale p.d. e dall’intermedio di Wrisberg.
Questa zona che è l’angolo pontocerebellare può essere
sede di tumori che in genere originano dal nervo acustico
che si chiamano neurinomi del nervo acustico, sempre in
questa zona andranno a decorrere le arterie cerebellari
superiore e anteroinferiore che dal sistema basilare andrà a
mandare i suoi collaterali verso il cervelletto. Per quanto
riguarda la parte bassa della cisterna, decorre il pacchetto
dei nervi misti, quindi il nono, il decimo e l’undicesimo
paio.
Successivamente, il nono, il decimo e l’undicesimo paio
si portano attraverso quello che è il foro di uscita dal cranio
che è comune per questi tre nervi, questo foro è il foro
giugulare, anche detto lacero posteriore, questa è
un’apertura della parte cranica che si trova dietro al canale
carotico. Il foro nella base cranica è composto dalle incisure
giugulari che sono poste sull’osso temporale e sull’osso
occipitale, quindi queste due ossa vanno a delimitare il foro
che in realtà è suddiviso in due porzioni da due prominenze
ossee che prendono il nome di spine giugulari presenti su
entrambe le incisure giugulari, sia quella di pertinenza
occipitale che quella temporale.
Le spine vanno a dividere in due parti il foro, una porzione
che si trova anteriormente più medialmente che darà
passaggio al nono, decimo e undicesimo paio di nervi
cranici e a una porzione postero laterale che è un po’ più
ampia ed è anche detta porzione giugulare propriamente
detta. La porzione giugulare rappresenta la diretta
continuazione di quello che è il seno sigmoideo che poi
cambia nome prendendo il nome di vena giugulare interna.
Quindi, questi tre nervi a questo livello si troveranno:
- in posizione anteromediale il glossofaringeo;
- posteriormente al glossofaringeo abbiamo il nervo
vago;
- ancora posteriormente c’è il nervo accessorio.
Proprio a livello del passaggio nel foro giugulare, il nervo
glossofaringeo andrà a formare quello che è il ganglio
superiore e il ganglio inferiore o petroso con uno stretto rapporto anche con i gangli che formerà il nervo vago.
All’uscita del foro lacero posteriore si è a livello della fossa infratemporale dove appunto si apre questo foro e
più specificamente ci si trova in uno spazio che prende il nome di spazio faringomandibolare/ loggia latero
faringea che è compreso tra la parete laterale della faringe e la mandibola; il nervo vago proseguirà andando
a costituire il fascio vascolo nervoso del collo, quindi decorrerà nell’angolo dietro posto tra la vena giugulare
interna e la carotide interna che poi diventerà la carotide comune più in basso, il glossofaringeo inizialmente
compreso tra la carotide anteriormente e la giugulare posteriormente e poi passerà lateralmente alla carotide
portandosi in avanti e formando una concavità verso l’alto, invece l’undicesimo paio si porterà più
lateralmente e incrocerà la giugulare.
La loggia laterofaringea è suddivisa in due porzioni da parte dei muscoli stiliani (originano dal processo
stiloideo), ossia il muscolo stiloglosso, il muscolo stilofaringeo e il muscolo stiloioideo, questi muscoli nel
complesso vanno a delimitare una porzione posta lateralmente rispetto al piano muscolare detto spazio
retrostiliano e una zona che si trova anteriormente e lateralmente a questo piano muscolare che prende il nome
di spazio prestiliano che contiene la parotide avvolta nella sua loggia.

Nello spazio retrostiliano sono osservabili l’arteria carotide interna più anteriormente e più medialmente, la
vena giugulare interna più posteriore e più laterale, poi ci sono i nervi cervicali (essendo nella regione del
collo), il nervo vago posto tra la giugulare e la carotide interna, anterolateralmente è presente il nervo
ipoglosso, poi il glossofaringeo e più laterale di tutti il nervo accessorio; oltre a queste strutture sono presenti
anche i linfonodi che sono i linfonodi cervicali profondi e avremo anche la catena laterovertebrale del
simpatico.
Il nervo glossofaringeo, una volta che ha superato il forame, il tronco nervoso si trova inizialmente
posteriormente all’arteria carotide interna, dopodiché le si pone lateralmente andando a decorrere verso il basso
tra l’arteria stessa e la vena giugulare interna; a un certo punto raggiunge il muscolo stilofaringeo e si posiziona
sul suo margine, poi assume una posizione che è compresa tra il muscolo stilofaringeo e il muscolo stiloglosso.
In questo spazio va ad avvicinarsi molto alla parete laterale della faringe, in particolar modo al muscolo
costrittore superiore della faringe, raggiungendo poi la radice della lingua. Lungo il suo decorso darà una serie
di rami, distinti in rami anastomotici, rami collaterali e rami terminali. I primi avvengono soprattutto a
livello del ganglio petroso e avvengono con il nervo vago, il nervo faciale e con il sistema ortosimpatico, in
particolar modo con il ganglio cervicale superiore, quindi il ganglio petroso invierà un filamento che lo collega
al ganglio giugulare del vago, emetterà un filamento che è posto subito dopo il ganglio petroso che lo
anastomizzerà con il nervo faciale e un ramo
che deriva sempre dal ganglio petroso che lo
unirà al ganglio cervicale superiore
dell’ortosimpatico.
Per quanto riguarda i collaterali, il primo
collaterale prende il nome di nervo timpanico
o di Jacobson, il quale origina in prossimità
del ganglio petroso, si dirige in alto e
lateralmente, andando a raggiungere un
canalicolo osseo molto piccolo che prende il
nome di canalicolo timpanico, questo tragitto è
scavato nella rocca petrosa dell’osso temporale
e fa si che questo nervo possa entrare nel cavo
del timpano, a questo punto il nervo andrà a
risalire su una sporgenza che si trova
all’interno del cavo del timpano che prende il
nome di promontorio, a questo livello lascia
una serie di rami collaterali sensitivi,
andando a costituire il plesso timpanico e poi
prosegue nuovamente verso l’alto, lasciando la
cassa timpanica mediante un altro canalicolo
detto hiatus accessorio o del falloppio, il quale è scavato sulla superficie anteriore e superiore della piramide
del temporale, a questo punto prende il nome di nervo piccolo petroso superficiale, questo nervo andrà ad
unirsi ad un altro nervo che prende il nome di nervo grande petroso superficiale e abbandonerà la cavità
cranica incontrando un ganglio otico di Arnold in cui andrà a terminare. In questo nervo decorrono le fibre
parasimpatiche pregangliari per l’innervazione eccito-secretrice della ghiandola parotide.
Un ramo collaterale particolarmente
importante è il ramo del seno carotico o nervo
del seno carotico, il quale andrà a distribuirsi
con i suoi rami ad una struttura collocata a livello
della biforcazione dell’arteria carotide comune
che prende il nome di seno carotideo; nel seno
carotideo sono presenti dei meccanocettori, cioè
dei recettori che sono sensibili allo stiramento,
anche definiti barocettori; a basse pressioni i
barocettori sono inattivi, quando la pressione
sanguigna aumenta verranno stirati e quindi si
attiveranno; il nervo del seno carotideo è
costituito da fibre sensitive viscerali che
corrispondono ai prolungamenti periferici delle
cellule gangliali del ganglio petroso e le fibre
centrali di questi neuroni andranno a proiettare
al nucleo del tratto solitario e questa costituirà la
parte anatomica della via afferente del riflesso
barocettivo, il quale è un riflesso molto
importante per la regolazione della pressione
sanguigna perché nel momento in cui si registra
un aumento pressorio, questo nervo registra lo
stiramento della parete, trasporterà questa
informazione al nucleo del tratto solitario che poi
comunicando con il nucleo motore dorsale del
vago, andrà a rallentare quella che è l’ attività
cardiaca, quindi il riflesso si compone di una
porzione afferente proveniente dal nervo
glossofaringeo, e una porzione efferente che sarà
legata all’innervazione cardiaca del nervo vago.
Tra i collaterali dobbiamo ricordare alcuni rami muscolari, in particolar modo il ramo voluminoso per il
muscolo stilofaringeo ma anche piccoli rami per il muscolo stiloglosso. I collaterali destinati alla faringe, i
collaterali faringei, sono di numero variabile (in genere due o tre) e andranno ad originare più o meno nel
tratto in cui il nervo va a contornare la carotide interna; questi nervi si porteranno medialmente andando a
raggiungere la parete laterale della faringe e andranno a concorrere alla formazione del plesso faringeo
insieme ai rami del nervo vago e ai rami che provengono dalla catena del sistema ortosimpatico a livello
cervicale. Quindi, i muscoli della faringe, che servono per la deglutizione, dipendono da questi nervi.
Nella sua porzione terminale, il nervo andrà a raggiungere la radice della lingua dove darà i rami linguali che
sono i rami terminali del nervo stesso; questi rami andranno a raggiungere la regione della mucosa linguale
che si andrà ad estendere dalla base dell’epiglottide a una regione della lingua che va anche oltre al solco
terminale, quindi comprendono anche la regione occupata dalle papille vallate della lingua; da questa zona, le
fibre dei rami linguali andranno a raccogliere gli stimoli della sensibilità generale della lingua e anche della
sensibilità gustativa. Quindi, questi rami raccolgono la sensibilità generale e gustativa dalla regione del terzo
posteriore della lingua.
Tra questi rami linguali bisogna anche ricordare che esistono dei rami destinati alla tonsilla palatina che
prendono il nome di rami tonsillari, i quali contengono fibre viscero sensitive e raccolgono la sensibilità dalla
regione della tonsilla palatina.

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