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CAP07 Trasmissionedelmotofraassiparalleli
CAP07 Trasmissionedelmotofraassiparalleli
Capitolo 7
Occorre anzitutto, 2
in contatto in un punto C 1
che, per poter avere la ca-
ratteristica cinematica di 2
Figura 1
218
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
ossia:
ω1 ∧ ( C − O1 ) = ω2 ∧ ( C − O2 )
& &
(1’)
ed il punto C si troverà
all’esterno o all’interno del
segmento O1O2 a seconda che 2
precedente capitolo. 2
entrambe le primitive, le
curve attraversano la tan-
gente comune e si avreb- 1 2
to σ1, e quindi
anche fra σ1 e
σ2, dovrà esse-
re quel punto
della l che si
trova sulla sua 1
normale, g,
passante per C,
che è il centro
della rotazione
istantanea del
moto di roto-
lamento di ε e
Figura 4
quindi anche
della l; pertanto la g è la normale comune ai profili coniugati.
Il triangolo CPV è, per costruzione, un triangolo rettangolo e
tale rimarrà qualunque sia la posizione assunta dalla ε durante il
rotolamento; e se poi dal punto O1 conduciamo la perpendicolare
221
TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
∩
CV − C 'V ' = CC ' = r1dϕ (8)
Per uno stesso punto della retta g, (fig.5) a seconda del verso con
cui la si fa rotolare sulla circonferenza fondamentale, possono co-
struirsi due diverse evolventi le quali avranno centro di curvatura
da parti opposte.
Queste due linee quindi sono adatte a delimitare la porzione
di pieno che dovrà costituire il dente
della futura ruota. Se, tra le infinite e-
volventi possibili, si scelgono in modo
opportuno due tratti che abbiano centri
di curvatura omologhi e simmetrici ri-
spetto ad un raggio si avrà un dente di
p
forma simmetrica.
Conviene, inoltre, giacché si è in
presenza di profili coniugati e quindi di
un moto relativo di strisciamento, che il
contatto fra le evolventi (o fra i denti)
avvenga quanto più possibile in pros-
simità del punto C in modo che ne ri-
sulti limitata la velocità di strisciamen- f
ruota
a dentatura interna e per i denti di
questa le definizioni di fianco e
t p
traversata. r
e condotta quella di
destra), si scambia-
no i profili dei denti
che vengono a con- 1
tatto ed anche le m r
zone corrispondenti 2
g, dovendo essere
ancora la normale
al contatto fa i due
profili avrà la dire-
Figura 10
zione simmetrica
rispetto all’epiciclo ε.
Affinché due ruote possano ingranare correttamente devono
avere lo stesso passo: infatti, indicando con p1 e p2 i passi misurati
su due primitive rispettivamente di raggi r1 ed r2, gli angoli corri-
spondenti a p1 e p2 saranno dati da:
p1 p2
ϑ1 = ; ϑ2 = ;
r1 r2
Ma la condizione che le primitive abbiano un moto di puro rotola-
mento implica che sia ϑ 1r1 = ϑ 2 r2 e quindi deve essere anche:
p1 = p2 = p
Salvo casi particolari di settori dentati, una primitiva è desti-
nata a compiere una rotazione completa attorno al proprio asse e
quindi i denti saranno distribuiti lungo l’intera circonferenza: per
la continuità del moto, occorre quindi che il numero di denti, z,
di una ruota dentata sia un numero intero e tale che sia:
2πr1 = pz1 ; 2πr2 = pz2 ;
Ne segue che è:
2π r1 2π r2
p= = (14)
z1 z2
da cui:
r1 r2
=
z1 z 2
e ancora, poiché è sempre:
227
TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
ω1r1 = ω 2 r2
è anche:
ω 2 r1 z1
τ= = =
ω 1 r2 z 2
Al rapporto di trasmissione di una coppia di ruote dentate qualsia-
si, è sempre possibile risalire, quindi, semplicemente in base al lo-
ro numero di denti.
Si vede dalla (14) che il passo risulta essere un numero irra-
zionale e pertanto poco adatto ad essere utilizzato nell'ambito
delle operazioni che implicano misurazioni.
Si conviene pertanto di adottare per il passo un valore che sia un
multiplo intero (per valori piccoli anche frazionario) di π, così da
eliminare la irrazionalità presente nelle (14).
Il rapporto:
p
m= (15)
π
prende il nome di modulo della dentatura, e le (14) si possono
quindi scrivere come:
2r1 2r2
m= =
z1 z2
Potremo allora scrivere anche:
2r1 = mz1 ; 2r2 = mz2
e concludere che se m è un numero intero anche il diametro delle
primitive sarà un numero intero.
Si comprende anche per quale motivo il modulo viene detto anche
passo diametrale.
L’importanza del modulo sta nel fatto che esso viene preso a
base del proporzionamento modulare del dente: ciò consiste
(fig.11) nel fare l’addendum uguale al modulo, e il dedendum u-
guale ai 7/6 di m. L’altezza del dente sarà quindi pari ai 13/6 di m.
Il motivo per cui il dedendum supera di 1/6 l’addendum è da ricer-
carsi nel voler evitare che la testa del dente di una ruota tocchi,
durante l’ingranamento, il fondo del vano della ruota con cui sta
ingranando.
228
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
A
A
1
2
A 1
a
C
C r
B
Figura 14
Nel caso di dentature profilate ad evolvente la misura
dell’arco d’azione può essere determinata (fig. 14) tracciando le
normali alla retta g per i punti IA e IB: le intersezioni con l’epiciclo
ε, E1 ed E2, individuano su di esso un segmento la cui lunghezza è
la misura dell’arco d’azione.
Infatti, indicando con EA il punto sulla fondamentale della ruota
(A) da cui ha inizio il profilo del dente quando il contatto è in IA,
con EB il punto della fondamentale della ruota (B) da cui ha inizio
il profilo del dente quando il contatto è in IB e con E’C ed E”C gli
analoghi punti quando il contatto fra i profili è in C, si ha:
231
TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
∩ ∩
E A E' C = r1 cosϑ α a = C A C cosϑ
∩ ∩
(16)
E B E" C = r2 cosϑ α r = C B C cosϑ
Ora, poiché la retta g rotola senza strisciare sulle fondamentali, si
ha pure:
∩
I A C = E A E 'C
∩
(17)
I B C = E B E "C
e pertanto dalle (16) si ricava:
∩
∩ E E' I C
C A C = A C = A = E1C
cosϑ cosϑ
∩
(18)
∩ E B E"C I C
CB C = = B = E2C
cosϑ cosϑ
Ne segue che è:
∩ ∩
E = C A C + C B C = E1C + E 2 C = E1 E 2 (19)
I AC = I A K − KC
I B C = I B H − HC B
( r + m)
2
I AK = 2 − r22 cos2 ϑ
( r + m)
2
IBH = 1 − r12 cos2 ϑ
e, d'altra parte, è:
KC = r2 sen ϑ
HC = r1 sen ϑ
Ora, se si tiene conto che τ = ± r1 r2 è il rapporto di trasmissione
dell'imbocco, ed indicando, per brevità, con m* il rapporto m/r1, le
precedenti espressioni si possono scrivere:
IAK
τ = (1 + τ m *) − cos2 ϑ = (τ m *) + 2τ m * + sen 2 ϑ
2 2
r1
IB H
= (1 + m *) − cos2 ϑ = m *2 +2m * + sen 2 ϑ
2
r1
e
KC 1 HC
= senϑ = senϑ
r1 τ r1
Scriveremo quindi, riferito tutto al raggio, r1, della ruota motrice:
I AC 1
r1
=
τ [
(τ m *) 2 + 2τ m* + sen 2 ϑ − senϑ ]
(18')
I BC
= m *2 +2m * + sen 2 ϑ − senϑ
r1
Tenendo conto delle (18) si ottiene, in definitiva, la lunghezza del-
l'arco d'azione in fase di accesso e in fase di recesso riferita al rag-
gio della ruota motrice, le cui espressioni corrispondono, di fatto,
all'angolo di cui deve ruotare la ruota motrice affinché si abbia il
contatto fra due denti, dall'inizio del contatto e fino al punto C e
dal punto C fino al termine del contatto stesso.
Si ha, rispettivamente:
∩
Ea C 1 τ m * C C
2
τ m*
= +2 + tan 2 ϑ − tanϑ = A
r1 τ cosϑ cosϑ r1
∩
(18'')
2
Er C m* m* C C
= +2 + tan 2 ϑ − tanϑ = B
r1 cosϑ cosϑ r1
233
TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
(*)
Per τ=0 (r2=∞), la congiungente IAO2 (fig.15) risulta parallela alla retta dei
centri.
234
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
Per quanto fin qui visto, una ruota dentata piana a denti di-
ritti con profilatura ad evolvente risulta completamente definita se,
per un dato valore dell’angolo di pressione ϑ, viene assegnato il
modulo m ed il numero
di denti z.
Con questi valori,
1
infatti, è possibile risali- 2
mitiva, 2r = mz , al
2
stessa g ma lo avreb-
be dalla stessa parte
di σ2: i denti avreb-
1 2
si ha:
mente ingranare
fin con la cre-
magliera, il 1 2
modulo mas-
simo per la se-
rie va scelto
immaginando 1 2
come seconda t
Figura 19
ruota appunto la
cremagliera.
In questo caso (fig. 19), in cui la troncatura della cremagliera
è diventata la parallela per H all'epiciclo, il modulo massimo
corrisponderà al segmento parallelo alla retta dei centri condotto
da H all'epiciclo, ε, che coincide proprio con la primitiva della
cremagliera.
A parità di raggio della circonferenza primitiva del rocchetto si a-
vrà un modulo minore; poiché è:
237
TRASMISSIONE DEL MOTO FRA ASSI PARALLELI
HC = r1 sen ϑ
il suo valore sarà dato da:
mmax = r1 sen 2 ϑ (20)
re rettilineo.
t
fondamentali. 1 2
Aumentare l’in-
terasse (fig.23),
portandolo dal
valore di pro-
getto d a d(1+α)
equivale a mo- Figura 23
dificare i raggi
delle due primitive portandoli in modo virtuale ad r1(1+α) e ad
r2(1+α); ma certamente non può equivalere ad un aumento corri-
spondente delle fondamentali che restano quelle in relazione alle
quali i denti sono stati già costruiti; queste invece risultano spo-
state e la retta g, tangente ad esse nei punti H’ e K’ e sempre con
la caratteristica di normale comune ai profili, mostrerà un valore
di angolo di pressione aumentato da ϑ a ϑ‘.
Il nuovo centro del moto relativo, C’, deve appartenere sia alla ret-
ta dei centri che alla retta g e quindi ha ancora la posizione di C. Il
rapporto di trasmissione sarà:
O1' C r1 cosϑ cosϑ ' r1
τ '= = = =τ
O2' C r2 cosϑ cosϑ ' r2
esattamente il medesimo che si aveva prima, come peraltro dove-
va essere giacché, come visto, esso dipendeva dal rapporto fra i
numeri dei denti delle ruote.
Il limite superiore per il valore di α sarà comunque rappre-
sentato dalla condizione che resti sempre E'≥p', avendo indicato
con E' la lunghezza dell'arco d'azione misurato sulle nuove primi-
tive e con p' la nuova lunghezza del passo; esso sarà certamente
maggiore in quanto è da misurarsi sulle nuove primitive che hanno
raggio maggiore.
Può essere interessante valutare, per un dato imbocco denta-
to, l'entità tollerabile dell'allontanamento dei centri in relazione al
modulo della dentatura ed al rapporto di trasmissione che le ruote
realizzano.
La nuova lunghezza dell'arco d'azione E' si può ottenere se-
242
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
r1
KC − K ' C =
τ
(
senϑ − α 2 + 2α + sen 2 ϑ )
(
HC − H ' C = r1 senϑ − α 2 + 2α + sen 2 ϑ )
e quindi, dividendo per r1cosϑ' (18 §3), e tenendo conto della (23),
si ha:
E a* E 1
r1
= (1 + α ) a +
r1 τ cosϑ
(
senϑ − α 2 + 2α + sen 2 ϑ )
(26)
E r* E 1
r1
= (1 + α ) r +
r1 cosϑ
(
senϑ − α 2 + 2α + sen 2 ϑ )
che danno la lunghezza dei nuovi archi d'azione in accesso ed in
recesso conseguenti ad un allontanamento dei centri pari ad αd.
Sommando le due espressioni in (26), la nuova lunghezza totale è
data da:
E* E τ +1
r1
= (1 + α ) +
r1 τ cosϑ
(
sen ϑ − α 2 + 2α + sen 2 ϑ
) (27)
La nuova lunghezza del passo, che, come già visto, risulta anch'es-
so variato, si ottiene facilmente, considerando che, con riferimento
al rocchetto, deve essere pz1 = 2π r1 ma anche p * z1 = 2π r1 (1 + α )
e che quindi:
p* = p(1 + α ) (28)
Da qui, ponendo:
E
∆= − m*π
r1
si può ricavare:
2
∆τ ∆τ
[α ] max = 1+ sen 2ϑ + cosϑ − 1 (31)
1+ τ 1 + τ
e, ancora per la (29), sarà:
τ +1
[δ ] max = [α ] max (32)
τ
Nel caso di rocchetto-cremagliera (τ=0), poiché, come si è già vi-
sto α→0, la (32) è della forma 0/0: il suo limite per τ→0 è:
1
[δ ]
max τ = 0 =
2
∆ sen 2ϑ
p' = z tan α
Tale arco prende il nome di sfasamento mentre prende il nome di
torsione l’angolo pari al rapporto p’/r.
La conseguenza fondamentale di una tale disposizione degli assi-
dente1 è quella di un aumento virtuale dell’arco d’azione del-
l'imbocco.
Infatti accade (fig. 29) che, per effetto della torsione dell’elica,
∩
quando la ruota abbia compiuto una rotazione ∆ϑ' = CC ' r pari a
quella necessaria affinché sulla sezione frontale si passi dal primo
all’ultimo punto di contatto fra le sagome dei denti in presa (CC’
equivale all’arco d’azione della corrispondente ruota a denti dirit-
ti), questi ultimi sono ancora in contatto in una sezione intermedia
∩
distante da quella frontale di una lunghezza pari a CC' tan α e ri-
marranno ancora in pre-
sa per una ulteriore ro-
∩
tazione ∆ϑ" = C ' C" r
b
ta proprio l’aumento di a
Figura 29
ritti ugualmente dimen-
sionata.
La circostanza fin qui descritta dà luogo ad alcuni vantaggi
di non poca importanza.
Se l’arco d’azione dell’imbocco è aumentato, sia pure in modo
virtuale, è evidente che risulta possibile adottare per la dentatura
un modulo minore che riduce il raggio del cilindro di troncatura di
testa e conseguentemente l’ampiezza dell’arco d’azione sulla se-
∩
zione frontale (CC' ), ma senza per questo rischiare di perdere la
presa fra i denti il cui contatto durante la rotazione si sposta, lungo
l'elica, dalla sezione frontale alla sezione retrostante; modulo mi-
nore e quindi denti di altezza minore significa anche avere denti
con radice più larga e quindi più rigidi a parità di forza scambiata
1
In questo contesto si intende per asse-dente l’elica, appartenente al cilindro
primitivo, passante per il punto di intersezione dell’asse di simmetria della sa-
goma generatrice del dente con lo stesso cilindro primitivo.
250
CORSO DI MECCANICA APPLICATA ALLE MACCHINE
luppabile); la sezione
di tale superficie con Figura 31
un qualsiasi piano
perpendicolare all'asse di rotazione passante per la intersezione, P,
della l1 con la l, mostrerà una linea che non è altro che la traietto-
ria del punto P; e questa è ancora una evolvente della circonferen-
za fondamentale, intersezione del cilindro su cui rotola il piano m
con un piano ortogonale alla retta l.
L’origine di questa evolvente si ha quando il punto tracciatore P si
trova sulla superficie del cilindro fondamentale, ossia quando la
retta l coincide con la generatrice dello stesso.
D’altra parte, la retta l1 generatrice della superficie del dente,
in quanto retta del piano m, sarà sempre tangente al cilindro fon-
damentale; e pertanto sviluppando quest’ultimo sul piano m, il
luogo dei punti di tangenza coincide con la stessa l1.
Tale luogo è quindi un'elica cilindrica inclinata di β sulle
generatrici del cilindro fondamentale, e la superficie del dente non
è altro che la superficie rigata luogo delle tangenti all’elica del ci-
lindro fondamentale di inclinazione β, ovverosia l’elicoide genera-
to dal moto elicoidale della retta l1 intorno all'asse del cilindro (e-
licoide rigato aperto).
Il legame fra
l’angolo di incli-
nazione dell’elica
p
f
la seconda ha come
retta di applicazione a
all’asse z. 1
n
Quest’ultima, pertan-
to, avrà momento
nullo rispetto all’asse
f
Cm
Fx = Fxy cosϑ = Fn cos β cosϑ =
r
C
Fy = Fxy senϑ = Fn cos β senϑ = m tanϑ
r
Si comprende dalla (38) come la forza mutua che si scambiano i
denti in una dentatura elicoidale risulta essere, a parità di circonfe-
renza fondamentale, maggiore di quella che si avrebbe nel caso di
ruota a denti diritti.
La componente parallela all’asse di rotazione, che si definisce an-
che spinta assiale, sarà data, per la (38), da:
Cm Cm C
Fa = sen β = tan β = m tan α (39)
r cosϑ cos β r cosϑ r
La presenza della spinta assiale comporta la necessità di montare
un ingranaggio a denti elicoidali predisponendo sull’asse di rota-
zione degli opportuni sopporti spingenti senza i quali le ruote tra-
slerebbero lungo lo stesso fino a perdere l’ingranamento.
Una particolare soluzione per evitare l’inconveniente della
spinta assiale è quella delle ruote con dentatura a freccia o a dop-
pia elica (dentatura Chevron): sono accomunate in un’unica ruota
due dentature con inclinazione dell’elica, α, di segno opposto otte-
nendo quindi, sullo stesso asse, due spinte assiali eguali ed oppo-
ste.
zione, si considera
nf
fr f