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DONNA OLIMPIA

“Un maschio vestito da donna”


Questo celebre busto ritrae la famigerata cognata del papa Innocenzo X Pamphilj. La nomea della
donna si deve al suo carattere ambizioso e agli intrighi che ordì, forte della sua parentela con il
pontefice. Le sue azioni furono talmente spregiudicate da costargli, con la morte del potente alleato,
il confino in una dimora nell'alto Lazio, dove morì di peste. (sito Galleria D. Pamphilj)
Ignazio Ciampi -
“Innocenzo X
Pamfili e la sua
corte”
1878
OLIMPIA MAIDALCHINI Il 28 sett. 1608 sposò Paolo Nini, ultimo membro di
un'importante famiglia viterbese. Il matrimonio iniziò
sotto i migliori auspici, ma, dopo solo tre anni, la M.
perse il marito.
Nella sua condizione di giovane vedova agiata, la
M. non ebbe difficoltà a trovare un nuovo marito.
(Dizionario Biografico degli Italiani - Treccani)

Tramite lo zio, Paolo


Gualtieri, fu presentata al
quasi cinquantenne
Pamphilio Pamphili, che
ne apprezzò la
giovinezza e la dote: alla
fine del 1612 furono
firmati i patti matrimoniali.
(Treccani)

Palazzo Pamphilj / p.zza Navona, Roma

Giovanni Battista Pamphilj,


OLIMPIA PAMPHILJ fratello di Pamphilio e cognato
di Donna Olimpia: nel 1644
papa Innocenzo X
La fortuna dei Pamphilj, originari di Gubbio,
si lega al papa Innocenzo X (1644-1655), al
secolo Giovan Battista Pamphilj. La
disponibilità economica della cognata,
Olimpia Maidalchini (1591-1657), gli permise
di intraprendere una brillante carriera
ecclesiastica che lo portò al soglio pontificio
nel 1644

(dal sito web della Galleria)

...una guida inglese attribuisce all'autorevole


parere di Reynolds (pittore del '700) il giudizio
sul dipinto di Velázquez, "the finest picture in
Rome "

Ritratto di Innocenzo X
(Velàzquez – Galleria Doria Pamphilj, Roma)
Capitolo 1: I TAROCCHI
Il parto della Papessa Giovanna
Giovanni VIII dall'853 all'855

« D’allora st’antra ssedia sce fu mmessa / pe


ttastà ssotto ar zito de le vojje / si er pontefisce sii
Papa o Ppapessa »
(Giuseppe Gioacchino Belli, La papessa Ggiuvanna)
Quando Olimpia è venuta al mondo, nel 1591, si
credeva che tutti gli embrioni fossero all'origine
maschili, cioè perfetti, e che per qualche strana
ragione a un certo punto si guastassero e diventassero
femmine. Inferiori per maledizione divina. Suo padre
ha pregato Dio che gli risparmiasse quella piaga, ma
non è stato esaudito. Sin dall'inizio la ragazza dà segni
di una personalità forte, fuggendo dal convento dove il
padre l'ha rinchiusa, e di un'ambizione sfrenata,
nonchè di un'intelligenza superiore. Qualità altamente
ammirate solo se a esercitarle è un uomo. Una volta
libera, promette a se stessa che sarebbe diventata più
potente di chiunque altro, in modo che nessuno
potesse mai più imprigionarla. Diventa così per lunghe
vie, l'amante di colui che nel 1644 sarà eletto papa
Innocenzo X. "Abbiamo appena eletto un papa
femmina" commenta un cardinale all'uscita dal
conclave, e per tutta la durata del pontificato in effetti
sarà Olimpia a esercitare il potere. A lei si rivolgeranno
capi di stato, ambasciatori, politici. Senza il suo
benestare, il papa non muove un dito. Lei lo raggiunge
di nascosto di notte e si trattiene ore con lui a porte
chiuse. Una Madame de Pompadour nel cuore del
Vaticano, motivo di sommo scandalo e di vergogna,
tanto che la Chiesa farà di tutto per nasconderla ai
posteri. Perchè a differenza della papessa Giovanna,
Olimpia Maidalchini è una donna in carne, ossa e
cervello. Che ha tenuto in scacco lo stato più
maschilista del suo tempo.
La domanda sorge
spontanea
Olimpia Maidalchini Pamphilj, era o non era,
l'amante di suo cognato papa Innocenzo X?
Per la storiografia moderna è un
“no” o un “non interessa”

Nel suo caso i privilegi tradizionalmente riconosciuti alla famiglia del pontefice
regnante risultavano enfatizzati dai legami personali con il papa, rilevati con
preoccupazione da molti osservatori coevi che, già prima del conclave, avevano
valutato con sfavore l'ipotesi di un pontificato in cui "potesse havere gran mano
la cugnata" (D'Amelia, Nepotismo al femminile, p. 364). Che il nuovo pontificato
si aprisse sotto il segno della M. fu chiaro sin dalla cerimonia del possesso,
quando il papa fece deviare il corteo per impartire la benedizione alla nipote
"Olimpiuccia", affacciata alle finestre di palazzo Pamphili. Pochi giorni dopo
l'elezione, il 24 sett. 1644, Innocenzo X stilò un testamento con cui legava alla
M. tutti i suoi beni personali.
(Dizionario Biografico degli Italiani -
Treccani)
Da “Adotta un Libro!” della Fondazione Basso
Capitolo 2: I BARBARI
Piazza Navona / Fontana dei Fiumi
Stella Gian Antonio

Pagina 11

(24 agosto 1997) - Corriere della Sera


Tappate le orecchie ai ragazzi!
Gioacchino Belli - “Er funtanone de piazza Navona”

“…ccor una serciata a cquer pupazzo


je fesceno sartà nnetto er detone.
Chi ddà la corpa a un boccio, chi a un
regazzo:
ma er fatt’è cche cquell’omo ar funtanone
pare che ddichi: A vvoi; quattro der cazzo! “
10 settembre 1830
Piazza Navona: gioiello o parco giochi?
Stadio di Domiziano
Oggi?
Piazza Navona prima di
Donna Olimpia. 1630
...e dopo
Donna Olimpia?
Giovanni Paolo Pannini

Festa del Lago di piazza Navona - 1756

Niedersächsisches Landesmuseum - Hannover


Donna
Olimpia

Oggi
Qual è il più appassionante derby
della città di Roma?
Derby del Barocco

Gian Lorenzo Bernini (selfportrait) Francesco Borromini (anonimo)


La leggenda circa la presunta rivalità fra il Bernini e il Borromini suggerisce che
a due delle quattro statue dei fiumi Bernini abbia voluto concedere speciali tutele
contro l'opera dell'avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi
all'infelice visione e al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse
imminente crollo della chiesa di Sant'Agnese.
«Altro che guglie e fontane!/Pane
volemo, pane, pane, pane!/Santo Padre
non più puttane!/Pane, pane, pane,
pane!»
PASQUINO
(Gregorio Leti)

L'assegnazione di donativi e cariche di palazzo passò frequentemente per


le mani della M., che dimostrò una rapacità forse non superiore a quella
dei membri di altre famiglie papali, ma assai più malvista  …......
(Treccani)
Come rispondeva Donna Olimpia
ai Leti e ai Pasquino?
● "Olim-pia, nunc impia" / in latino olim = una
volta; pia = religiosa. Nunc = adesso; impia =
empia, piena di peccati. (Da qui il soprannome
“Pimpaccia”)
● «Per chi vuol qualche grazia dal sovrano/aspra
e lunga è la via del Vaticano/ma se è persona
accorta/corre da donna Olimpia a mani piene/e
ciò che vuole ottiene./È la strada più larga la più
corta»
● "Chi dice donna, dice danno - chi dice femmina,
dice malanno - chi dice Olimpia Maidalchina,
dice donna, danno e rovina"
Capitolo 3: I TESORI

Donna di gran senno bensì di non minore onestà


ornata, ma insieme soggetta alle vertigini
dell’ambizione e dell’interesse… Trovandosi
allora il vecchio pontefice bisognoso di chi
l’aiutasse a portare la pesante soma del
governo, donna Olimpia ebbe campo, siccome
donna umile d’ingerirsi in tutti gli affari; di
maniera che a lei facevano capo anche gli
ambasciatori e per mezzo di lei si ottenevano le
grazie; per le quali vie giunse ella ad accumular
tesori…

(Ludovico Antonio Muratori 1672-1750


– Annali d'Italia)
«Ella trasse di sotto il letto papale due casse piene d'oro, se le portò via, e a
quanti le chiedevano di partecipare alle spese del funerale del papa
rispondeva: "Che cosa può fare una povera vedova?"
(La grande guida dei rioni di Roma)
Morte di Donna Olimpia: 1657
Pensierino liberale

“Non tutto il male vien per nuocere”

“Le strade dell'inferno sono lastricate di buone


intenzioni”

“La favola delle api” di Bernard de Mandeville


ristampata con l'aggiunta del sottotitolo Vizi privati e pubbliche virtù
Gregorio Leti
Camillo Francesco Maria Pamphilj

Olimpia Aldobrandrini

La nuova residenza fu arricchita da una sontuosa


quadreria che Camillo Pamphili cominciò a mettere
insieme all’indomani del matrimonio con Olimpia;
alcuni quadri rinascimentali venivano proprio
dall’eredità Aldobrandini. Con il fedecommesso del
1651, le opere d’arte furono legate indissolubilmente
ai primogeniti, impedendone la vendita e la
dispersione. Il figlio Benedetto avrebbe continuato
l’attività intrapresa dal padre, arricchendo
ulteriormente la raccolta.
Dizionario Biografico degli Italiani -Treccani
In questo saggio – che si muove sul confine fra
diritto e storia dell’arte – si parla di quadri, statue e
collezioni, ma si parla anche e soprattutto di
persone, di famiglie, del loro potere e del loro
desiderio di essere ricordate nel tempo. Il
fedecommesso, che è al centro dell’indagine di
questo libro, nel corso del Seicento viene
trasformato in un vero e proprio strumento per
garantire la conservazione e l’unità delle collezioni
d’arte, diventando quindi non più soltanto un istituto
meramente testamentario, ma, molto prima che ve
ne fosse una vera e propria coscienza, una sorta di
mezzo di tutela del bene culturale ante litteram. Le
collezioni di opere d’arte che hanno mantenuto la
loro integrità grazie a tale istituto, oltre ad aver
perpetuato fino a noi il nome e le ambizioni delle
famiglie a cui sono legate, ci hanno soprattutto
consegnato – salvandole da perdite e dispersioni –
le loro opere che non sono più soltanto proprietà di
una sola famiglia, ma fanno parte di un patrimonio
ormai condiviso da tutti e sul quale pesa l’onere e
l’impegno della sua corretta tutela per il futuro.
Compianto su Cristo Morto di Hans Memling
Annunciazione di Filippo Lippi
Maddalena penitente di Caravaggio
Paradiso terrestre di Bruegel il Vecchio
Salomè del Tiziano
Tentazioni di Sant'Antonio Abate
di Bernardo Parentino
La favola di Jonathan e Gesine Pamphilj
C'erano una volta due bimbi inglesi,
avevano pochi mesi e da un orfanotrofio di
Londra furono adottati dalla principessa
Orietta Doria Pamphilj e dal marito Frank
Pogson. Non erano fratelli, lo divennero.

«Da piccolo, con Gesine, ci rincorrevamo


e scivolavamo sul marmo, ma la nostra
passione era cavalcare la pecora tardo
ellenistica, che nasconde Ulisse da Polife-
mo... »

Corriere della Sera / Andrea Garibaldi / 10 ottobre 2009


(26 gennaio
2011)
Martellini Laura

Pagina 5
(15 dicembre 2010) - Corriere della Sera

«Fare chiarezza sullo status dei bimbi» è secondo i legali della


famiglia Floridi fondamentale per evitare che la successione si
presenti in futuro ancor più complicata di quanto non sia già. I due
nipotini hanno ben quattro madri che potrebbero metterci del loro
per complicare la situazione (la mamma dell' ovulo e quella del
grembo per un bimbo nato negli Usa, la mamma dell' ovulo e
quella del grembo per l' altro nato in Ucraina). E c' è da dividere un
patrimonio di cui si può solo dare un' idea: Palazzo Doria a Roma,
con 150 fra negozi e uffici affittati e una collezione di 650 opere di
Tiziano, Caravaggio, Rubens, e via così. Il Collegio Innocenziano
di piazza Navona e la Tenuta di Testa di Lepre. Il Palazzo del
Principe, a Genova.
San Martino al Cimino
Cattedrale.
Restaurata dal Borromini
grazie a Donna Olimpia:
contiene la sua tomba.
Il miracolo delle rondini. Qualcuno
riconosce il luogo?
frate Tommaso da Celano
(primo biografo francescano)

"Un giorno (S. Francesco), recatosi in un borgo di nome Alviano,


per annunciarvi la divina parola, e salito su un luogo più alto per
poter esser visto da tutti, cominciò a chiedere silenzio. Ma mentre
tutti tacevano e si preparavano ad ascoltare con devozione,
parecchie rondini, che là facevano i loro nidi, continuavano a
garrire e a fare strepito. E il beato Francesco, non potendo essere
udito dal popolo per il loro garrire, disse rivolto agli uccelli: "Sorelle
mie rondini, ormai è tempo che parli anch'io, perchè voi avete
finora parlato abbastanza; ascoltate la parola di Dio, stando zitte e
quiete, finchè il discorso sia finito". E le rondini, con stupore e
meraviglia di tutti i presenti, subito tacquero, e non si mossero di
là, finchè non fu terminata la predica.
Gli uditori allora, meravigliati, presero a dire: "Veramente
quest'uomo è santo e amico dell'Altissimo!".
Castello di Alviano
Dalla metà del 1600 alla fine
del 1800 il castello venne
acquistato all'asta dalla
famiglia Pamphili
divenendone residenza.
(Sistema Museo)
Capitolo 4: I MITI
CASTELLO: L'altro Castello: viaggio affascinante tra cunicoli
inesplorati e stanze segrete. Il corso propone un'affascinante visita agli
angoli inviolati ed agli ambienti sconosciuti del Castello di Alviano. Il
Castello fu fatto erigere dal conte Offredo nel 996; nel XII sec. si era già
costituito il feudo della potente famiglia degli Alviano, che raggiunsero
l'apice della loro potenza con Bartolomeo, famoso capitano di ventura,
principe di Pordenone, governatore e castellano di Todi. Estintasi la
casata degli Alviano, il castello fu acquistato dalla cognata di papa
Innocenzo X, donna Olimpia Maidalchini Pamphili, che la storia ci
descrive come donna scaltra e avida, mentre una leggenda locale ce la
presenta come un'insaziabile "mantide" che faceva scomparire i suoi
numerosi amanti nei tanti trabocchetti di cui il castello era dotato. La
visita si snoderà in un percorso suggestivo che analizzerà i luoghi più
misteriosi dell'antico castello di Alviano; in questo percorso i visitatori
saranno accompagnati dalla presenza del fantasma di "Luciola", la
giovane cortigiana di Donna Olimpia, che racconterà la sua prigionia
nelle segrete del castello e il suo sfortunato amore con il giovane
Tommaso
Alla visita teatralizzata segue una visita guidata ai restanti ambienti del
castello. (Sistema Museo)
Donna Olimpia Maidalchini è stata una delle protagoniste della Roma del XVII secolo, soprattutto in
virtù dello stretto legame con il cognato, Giovanni Battista Pamphili, che lei stessa accompagnò, con
la propria presenza e soprattutto col sostegno economico, al soglio pontificio, dove fu eletto Papa
Innocenzo X.
La sua non fu una presenza discreta: divenne la dominatrice indiscussa della corte papale e di tutta
Roma, ottenendo enorme potere ed ingenti ricchezze.
Alla corte pontificia faceva ciò che voleva: falsificava documenti, rubava prebende, faceva
scomunicare i nobili più abbienti o addirittura li faceva andare al rogo per appropriarsi dei loro beni.
Chiunque volesse parlare col Pontefice doveva prima passare da lei, e tutte le decisioni da lui prese
dovevano essere approvate da Donna Olimpia, tanto che si guadagnò il soprannome di “Papessa”,
con allusione anche ad una sua potenziale relazione col cognato.
Questa potente e controversa donna acquistò il Castello di Alviano nel 1654, versando all’asta ben
265.000 scudi, e a quanto pare per passare il tempo tra queste mura aveva inventato un giochetto
piuttosto crudele.
Il primo esempio, quello che tutti conoscono, riguarda la tragica sorte di Tommaso di Gramiccia,
detto “Ramicciaro”, che un pomeriggio tornava dalla villa, arrabbiato perché aveva sentito dire che la
sua amata Luciola aveva dato troppe attenzioni ad un altro uomo, tale mastro Ridolfo.
Decise così di omaggiare delle proprie attenzioni la sua Signora, e ne ebbe subito l’occasione
quando, passando sotto al finestrone del castello, alla donna cadde (o fece cadere?) il fazzoletto, ed
egli decise di riportarglielo.
Donna Olimpia ringraziò il giovane occupandosi di lui, facendolo riposare e rifocillare con un ricco
pranzo, servito con tutti gli onori del caso, e pretendendo infine di soddisfare le proprie voglie a letto.
Dopo molto tempo, mentre Tommaso si stava rivestendo, Donna Olimpia lo accusò urlando di
essersi abusivamente introdotto in casa sua, e lo fece prendere da due servi che lo gettarono nei
trabocchetti dei sotterranei, dove mille coltelli lo trafissero.
Sembra che molti giovani, dopo di lui, siano scomparsi improvvisamente, perché caduti nella stessa
trappola.
Che sia solo una leggenda? Chissà… ossa e coltelli, nei sotterranei, sono stati trovati veramente.
Luciano Canonici, Le leggende del Tevere, 1979
My name is?
Fino al 1914 esisteva, fuori Porta San Pancrazio nei
pressi di villa Pamphili, una Via Tiradiavoli, così
denominata perché si diceva (secondo un’altra versione
della stessa leggenda) che lo stesso carro di fuoco la
percorresse di gran carriera per portare la Pimpaccia
alla villa papale, e che i diavoli vi avessero aperto una
voragine per riportarsi all’inferno la Pimpaccia, il carro
e tutto il resto.
Credete ai fantasmi?

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