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Principi del Vivere

Gianni Giova
Sommario

Introduzione
Le cose succedono
Geni e condizionamento
Il valore del libero arbitrio
Consapevolezza

Capitolo 1 – Vita quotidiana


Felicità
Relazioni
Amare
Uomo e donna
La solitudine
Critica e conflitto

Capitolo 2 – Analisi delle azioni


Rivalutazione dei valori
La ricerca del piacere
La spontaneità
Conoscere se stessi
Desiderio
Auto-miglioramento

Capitolo 3 - La vita diventa più semplice, non più facile


Libero arbitrio e sforzo
Successo e fallimento
Meditazione
Ricerca spirituale
Morte
L'unico modo di vivere

Epilogo

Introduzione

La differenza tra l'uomo saggio e l'uomo comune non risiede nelle


circostanze della vita e del vivere, ma nell'atteggiamento nei loro
confronti.
Se si potesse accettare, totalmente, che tutto è un avvenimento allora
non si tratterebbe di incolpare nessuno per niente – né me né l'altro. Il
risultato sembra fantastico:
nessun fardello di colpa e vergogna per le 'mie' azioni, né alcun fardello di odio per
l' 'altro' per le sue azioni.
L'assenza del carico di questa colpa e vergogna, orgoglio e
arroganza per le proprie azioni, e l'odio, l'invidia e la malizia verso l'
altro per il suo le azioni sono, di per sé, presenza di felicità.
Se si è capaci di accettare, totalmente, che tutto è un avvenimento, e che come
un avvenimento influenza chi – nel bene o nel male – ne è coinvolto, allora è
chiaro che nessuno è responsabile della condizione in cui ci si trova, che, di fatto,
siamo tutti semplici strumenti, attraverso i quali avviene la vita.
L'unica differenza tra l'uomo comune e l'uomo consapevole è che
mentre l'uomo comune crede di aver fatto tutto ciò che è stato fatto,

l'uomo consapevole sa che il libero arbitrio non esiste perché tutto è predeterminato.
L'uomo consapevole o saggio che dir si voglia, vive la sua quotidianità in modo
semplice: si occupa
di ogni situazione che si presenta, con la totale consapevolezza che qualunque cosa
pensa o fà, è già stata decisa. Lui fà quello che pensa di dover fare in qualunque
situazione con la totale accettazione che nessuno faccia niente in realtà, che tutto
semplicemente accada, e quindi nessuno deve essere biasimato per nulla.
Il risultato è duplice: in primo luogo, è costantemente presente a se stesso e in
armonia con l'altro. In secondo luogo, la sua mente è sempre pura, totalmente libera
da orgoglio e arroganza per le proprie azioni buone, libero da colpa e vergogna per le
sue azioni cattive e libero dall'odio verso chiunque per le sue azioni.
Risposte negative come rabbia o paura possono sorgere e scomparire nel
momento, ma non si lasciano cicatrizzare sulla mente.
Accetta tutto ciò che accade – nel bene e nel male
– non incolpa nessuno per qualsiasi cosa
accada, né se stesso né nessun altro.
La pace e l'armonia prevalgono. Illuminazione o
comprensione totale non significa una vita più facile. La
vita può continuare ad essere difficile, ma sicuramente
diventa più semplice e più rilassata.
Molti Maestri hanno affermato che la vita è un sogno e tutti gli esseri umani
sono
personaggi all'interno di quel sogno. In tal caso, come si dovrebbe vivere la propria vita?
La risposta è che la vita e il vivere significano avere a che fare con ciascuna situazione come essa
si presenta, e l'unica cosa che chiunque può fare – e in realtà ha sempre fatto – è fare esattamente
ciò che si pensa di dover fare.
Le cose succedono

Uno dei più grandi problemi dell'uomo comune è la domanda“perché?”L'unica risposta può essere che la
base della vita è dualità , in cui tutto esiste insieme al suo contrario o controparte interconnessa, e che
questo vale per ogni cosa immaginabile. Non può esserci vita quotidiana senza maschio e femmina, buono
e cattivo, bello

e brutto. Un altro principio fondamentale della vita è il piacere un momento, il


dolore il momento successivo.
Eppure, senza l'esperienza del dolore non sapresti mai cos’è il piacere.
Perseguire l'uno ed evitare l'altro significa favorire frustrazione. Non accettare la
dualità fondamentale della vita significa dualismo, sempre scegliendo e
perseguendo l'uno contro l'altro. Impostare ciò che piace contro ciò che non piace
è una malattia della mente che porta a una frustrazione costante.
La vita è ovviamente la via di mezzo tra la nascita e la morte, e vivere è il
processo. C'è certamente l’uomo, e, nell'uomo è stato aggiunto qualcosa in più, che
lo distingue dall'animale: l'ego è stato infuso con un potente senso di azione
personale e un nuovo fattore chiamato intelletto.

Le cose succedono. qualunque cosa facciamo in qualsiasi momento si basa


interamente su due fattori, il patrimonio genetico e il condizionamento, su cui nessun
individuo ha mai avuto alcun controllo. È il proprio destino.

La vita e il vivere significano che si fa qualunque cosa si è programmati a fare,


accettare l’azione come un avvenimento secondo il destino, e bisogna accettare le
conseguenze dell’azione come giudicate dalla società: buone, cattive o indifferenti.
Questo è l'ordine naturale delle cose nella vita di tutti.
Qual è allora il senso della vita? Perché mai dovrebbe sorgere la domanda? Non è
il vivere in sé, il proprio scopo, il proprio significato? Solo l'uomo comune vuole di più
perché è così insoddisfatto della sua vita. La sua vita sembra così vuota e così
monotona che cerca qualcosa al di là di ciò che stà facendo. ma un uomo che vive
veramente, che vede le cose come sono e accetta il caso, non è confuso e quindi non si
chiede quale sia lo scopo e il significato della vita. La sua vita non è vuota e, quindi,
non ha bisogno di trovare lo scopo della vita. Un tale scopo della vita è solo
un’illusione.

Un concetto è quello con cui qualcuno sarebbe d'accordo ma potrebbe essere


negato da chiunque. La verità è quella che nessuno può negare. Dio, per esempio,
è un concetto, perché un ateo ha il diritto di negarne l'esistenza.
Quando uno dice: ho paura, chi lo dice? Chi è quell'entità, quel pensiero, che
dice: ho paura?. Ciò che si è sperimentato si riafferma attraverso il
riconoscimento di ciò che sta accadendo ora. In altre parole, il pensiero ha
continuità perché il pensiero è la risposta del fascio di ricordi che costituiscono
tradizione, conoscenza, esperienza.
L’intero fascio è l'ego: violenza, ignoranza, ambizione e avidità; dolore,
disperazione, e così via.
L'ego inventa il tempo come mezzo di fuga: mi eserciterò, lo farò meditando.
Oppure, cerca espansione attraverso l'identificazione con Dio, con un concetto, con
un ideale, con una formula. Tutte le fughe dalla vita quotidiana, compresa la televisione e
altre forme di intrattenimento elettronico, sono in realtà effimere.
Quando si dice che lo scopo della vita è essere felice, di trovare Dio, allora,
sicuramente, quel desiderio di trovare Dio è una fuga dalla vita, da una vita priva di pace
e armonia. Il cambiamento di ambiente può indurre un rilassamento temporaneo, ma il
senso di azione, avidità e invidia riprende molto rapidamente.
In altre parole, è diventato schiavo di uno spazio e di un tempo. Finché c'è un ego,
non può esserci libertà.
Il punto è che finché c'è un ego, qualunque cosa sembri fare, sarà necessariamente
all'interno delle mura della prigionia dell'io e dell'altro.

Qual è, allora, il ruolo dell'io nella vita quotidiana?


La coscienza è presente nell'organismo corpo-mente ogni frazione di secondo,
in una forma o in un’altra: coscienza identificata come l'ego nello stato di
veglia e coscienza impersonale, nello stato di sonno profondo. In altre parole,
l'ego è coscienza: coscienza impersonale, identificata con la persona come
un'entità separata con un suo senso di azione personale. Ma anche l'uomo
consapevole risponde quando qualcuno chiama il suo nome. Pertanto, c'è
chiaramente, un'accettazione di se stesso come entità separata. Allora, dov'è la
differenza tra l'ego dell'uomo consapevole e l'ego dell'uomo comune? La
differenza stà tutta nel fatto che l'ego dell'uomo comune è pieno di senso di
azione personale, mentre nell'ego dell'uomo consapevole, non ve n’è traccia.
Il vero problema è se è possibile vivere pienamente, completamente, in questo
mondo, facendo il proprio lavoro, facendo tutto in modo efficiente, nonostante l'ego. Ora esiste
un metodo per sbarazzarsi dell'ego? Cosa si può fare?
È un punto interessante che sia l'ego stesso a porsi questa domanda: è
possibile per me vivere la vita con un senso di appagamento, non limitato dal
rapporto con l'inevitabile altro? È l'ego che deve scoprire cosa costituisce il problema
e cioè rendersi conto, con tremenda intensità, che è il suo senso di azione personale
che lo rende schiavo.
L'ego continua ad avere il libero arbitrio di fare tutto ciò che è necessario
in una situazione, anche se, ovviamente, non avrà alcun controllo su cosa
avviene, in seguito, l'ego dovrà accettare la decisione della società, ricompensa
o punizione. La ricompensa dalla società significherà piacere, e la punizione
significherà dolore.

L'assenza sia di orgoglio che di colpa significherebbe la presenza di


pace ed armonia per l'ego.

Geni e condizionamento

Cio’ che è generalmente noto come la propria natura è, infatti, ciò che si può
chiamare programmazione, costituita da due fattori: il patrimonio genetico e il
condizionamento, cioè la propria educazione in un particolare ambiente geografico e
sociale e la propria esperienza. Qualunque cosa si faccia in ogni situazione è dovuta
necessariamente a questi due fattori, sui quali non si ha mai avuto alcun controllo.
Conviene accettare i propri geni e il condizionamento così come sono.
Il risultato è stato che qualunque cosa si pensasse e si facesse, in qualsiasi momento,
secondo il proprio arbitrio deve, necessariamente, basarsi su questi fattori.
Il modo in cui l'uomo reagisce a qualsiasi situazione si basa sulla programmazione.
In effetti, l'ego viene coinvolto nella situazione solo quando reagisce e quindi nel caso
dell'uomo comune.
Quando, per esempio, sorge la rabbia, l'ego reagisce a questo fatto e dice: io
sono arrabbiato, e quindi si fà coinvolgere nella situazione. Eppure, si dovrebbe
capire che la rabbia è un fenomeno che sorge nella mente come reazione a un
avvenimento. Nessuno si arrabbia con nessuno. L'uomo saggio assiste alla rabbia e
la osserva semplicemente, non c'è coinvolgimento. Un avvenimento che fà
emergere la rabbia in una persona, può suscitare compassione in un’altra.
La reazione dipende dal modo in cui la persona è stata programmata. La rabbia può
sorgere in taluni, la paura in talaltri e compassione in altre persone ancora. Ogni
reazione è basata sulla programmazione – geni e condizionamento – e l'ego non ha
voce in capitolo

Tuttavia, il condizionamento può anche plasmare il centro dell'Io ed è, quindi,


alla radice dei problemi dell'uomo comune. Soprattutto pensando che l'uomo comune
presta più attenzione a ciò che è accaduto nel passato e a cosa sarà in futuro ma non
al presente.
Il condizionamento si manifesta nell'attribuire un'importanza
sproporzionata al tempo. L'uomo comune porta il suo triste passato in un
triste futuro.
Questo condizionamento attraverso il passato e il futuro è responsabile delle sue
preoccupazioni, pentimenti, frustrazioni, rimpianti, speranze e ideali, per la sua fede
incrollabile in causalità, evoluzione e paradiso, e per la sua richiesta di immortalità nel
tempo infinito. Questi sono tutti dovuti alla mente condizionata e sono del tutto inutili.
Tutti i condizionamenti si trovano nel centro dell'ego.
Nessuna disciplina intellettuale o comportamento virtuoso può distruggere la memoria.
Non si riesce a ricordare di dimenticare.

L'unico modo è vedere il fatto così com'è, accettare il condizionamento, e quindi non farsi
coinvolgere. In altre parole, bisogna rendersi conto, che l'unica cosa che funziona è la
consapevolezza.

Quando l'uomo comune si rende conto che la sua mente è piena di cicatrici, il problema
scompare. La prevenzione e la cura passano attraverso la consapevolezza, non purificando la
mente con esercizi speciali. L'unico modo è smorzare il condizionamento.

Il valore del libero arbitrio

Libero arbitrio. è decidere cosa si vuole in una situazione, ed il tipo di sforzo che si
vuole usare per ottenere ciò che vuole.
Il fatto è che una volta che si è esercitato il proprio libero arbitrio nel
fare ciò che si vuole, in ogni situazione, ciò che accade realmente non è
mai stato sotto il controllo di nessuno: in pratica o si ottiene ciò che si
desidera o non lo si ottiene oppure si ottiene qualcosa di imprevisto.
Successivamente, la società si occupa di ciò che è accaduto – una delle tre
cose – la valuta secondo le proprie norme e disposizioni di legge, e lo
ricompensa o lo punisce. Ricompensa significa piacere nel momento e
punizione significa dolore nel momento.

L'essere umano, infatti, ha il totale libero arbitrio di fare ciò che vuole in una data
situazione, ma, nella vita quotidiana e nel vivere, il suo libero arbitrio non ha valore.
Il libero arbitrio è contraffatto perché, è basato interamente su due fattori:

1. I propri geni, sui quali nessuno ha alcun controllo.


2. Il condizionamento in casa, nella società, la lettura e l’esperienza.

Allora, dov'è la nostra responsabilità?


Per quanto possa sembrare incredibile, se uno è disposto ad accettare che nulla può
accadere a meno che non debba accadere. in altre parole, che tutto è predeterminato,
raggiunge la piena consapevolezza.
Si può solo vivere la propria vita e assistere a qualunque cosa accada, senza giudizio, e
accettando la realtà di momento in momento.

Mentre si riflette su questo, ci si rende conto che il proprio libero arbitrio è un


grande scherzo.

L' uomo comune fà molta fatica ad accettare che il suo libero arbitrio non gli dia
qualsiasi controllo sull'esito delle sue decisioni. Per questo si sente limitato, meschino,
geloso, etc etc.
La mente dell'uomo comune – la sua mente parziale – è piena di pensieri che la
disturbano e la preoccupano. Se uno si prendesse la briga di tenere traccia di ciò che è
passato per la mente in un periodo di poche ore, ci si stupirebbe:
pensieri senza scopo come maledire le opportunità perse, essere gelosi o invidiosi
dei propri coetanei, immaginarsi con le persone che non incontrerai mai, facendo
progetti immaginari che non si materializzeranno mai, ambizioni segrete, paure,
avidità e risentimenti.
La mente parziale vuole la permanenza attraverso idee, concetti, schemi
fissi, leggi e codici, coerenza e continuità.
Di conseguenza, la mente parziale è tormentata da un senso di vuoto, e si
identifica con possedimenti, potere e status, ed è così responsabile dell'avidità,
dell'avarizia e della vanità nel mondo.
In altre parole, ciò che di solito fà la mente parziale è riconoscere
e verbalizzare.
Solo la mente intera, incondizionata, è in grado di vedere le cose come
sono, senza separarle in frammenti. Quindi, una relazione è un sentimento
integro, senza alcuna separazione in frammenti. Ad esempio, incontri
qualcuno e senza una ragione ovvia o apparente il tuo cuore è attratto o meno.

Il silenzio della mente incondizionata non è quello del sonno o della morte; è il
silenzio dell'armonia senza sforzo, dell'andare volentieri con la vita. La mente
liberata dai disturbi è più efficiente. Come una trottola che ruota rapidamente,
apparentemente immobile, è resa stabile dal proprio slancio, fedele al proprio
asse.

Come funziona la mente integra?


La mente integra – senza il senso dell’azione personale – è a suo agio con il flusso degli
avvenimenti.
La mente parziale, essendo separata, basata sulla rivalità, non puo’mai
apprezzare veramente la cooperazione tra me e l'altro, figuriamoci l'amore.
La mente parziale è legata al tempo – si occupa del passato morto e del futuro
illusorio, trascura il presente. La mente condizionata o parziale è stantia, annoiata
e persegue fatti stimolanti.
È solo la mente integra che può sentire il dinamismo dell'ignoto, e si occupa
solo del momento presente e, quindi, ha vaste riserve di energia che possono dare
origine a creatività di momento in momento.

La mente comune è in funzione quando c'è una relazione soggetto-


oggetto con i suoi giudizi; la mente consapevole è in funzione quando non ci
sono distinzioni. La mente parziale, divisa in soggetto e oggetto, ragionando
confrontando gli opposti, vede necessariamente questi opposti come diversi.

Gli oggetti che percepisce non sono ben definiti, e quindi, la propria conoscenza – o il
sentire – non può essere facilmente comunicato con parole o simboli come facciamo
normalmente. Nel presente, mentre dura, la sua sensazione è inconfondibile, ma non lascia
alcun ricordo alle spalle.
Attraverso la consapevolezza, tutto questo scompare: nessun ricordo, nessuna fede, nessuna
nazionalità, nessun isolamento e nessun desiderio di ferire qualcuno o ricordare tutte le
presunte ferite. Il cervello diventa solo un registratore del pensiero. La mente diventa
veramente tranquilla, funzionando solo quando è necessario. Solo questa mente tranquilla ha
la capacità di rispondere all'incommensurabile. Quando uno è veramente consapevole di ciò
che stà facendo e dei suoi risultati disastrosi, smette di farlo, senza costrizione, senza sforzo,
con l'intuizione profonda e improvvisa di una raggiunta consapevolezza.

Consapevolezza

La mente integra e la sua vigilanza passiva sono alla base della consapevolezza.
La consapevolezza decondiziona la mente. Scioglie le false idee e i desideri della non
consapevolezza. La mente incondizionata allora si sente leggera e libera, silenziosa e
tranquilla. Nello stato di consapevolezza la mente è estremamente vigile, fluida, e sensibile,
ed è così in grado di penetrare nella natura di cose, nel cuore delle persone.
La consapevolezza dell'intero processo rivela la possibilità di un modo
diverso in cui operare, una via libera da condizionamenti, libera da abitudini di
confronto e di giudizio.
La caratteristica più distintiva della consapevolezza è che è libera da interferenze
fastidiose. I disturbi appartengono alla mente parziale dell'uomo comune, che cerca di essere
diverso da ciò che è. Non è in grado di accettarlo e crea un illusorio, come dovrebbe essere.
La forza di questi disturbi dipende sul loro rimanere inosservati. Alla luce della
consapevolezza, perdono i loro poteri e poi cessano di influenzarci. Allora la mente è calma
e aperta alla realtà.
La consapevolezza è molto simile allo sforzo di svegliarsi e di alzarsi dal letto e di non
alzarsi ed addormentarsi di nuovo. Con la consapevolezza, si comincia a sentire che le cose
ci impressionano diversamente: si scopre che le persone sono uniche e non tutte simili, che
che tutto è correlato, non isolato. Tali impressioni non vengono semplicemente notate ma
sono effettivamente vissute in situazioni concrete, con una mente più sveglia e ricettiva.
Così, l'intero atteggiamento verso la vita cambia. Esso diventa armonioso e più significativo
e gioioso.
La consapevolezza, un movimento della mente incondizionata o integra, porta
dentro molti nuovi fattori sconosciuti e non rilevati dalla mente condizionata – fattori
come la libertà dal passato, la libertà dal confronto e nuove capacità come la
comprensione della creatività, dell'amore e delle relazioni.
C'è anche un aumento di sensibilità. La consapevolezza ci aiuta a capirlo,
turbamento e agitazione sono estranei alla vera natura della mente. È sensibile
al minimo disturbo, comunque causato, e lo respinge come estraneo alla sua
natura. In altre parole, la comprensione libera la mente dal condizionamento e lo
rende sensibile ai fatti come sono veramente e non colorati da preconcetti.
Funziona come un catalizzatore che attiva l'intera mente nella sua vivace
presenza.
Quando ci giungono indizi di tale consapevolezza ci si avvicina ad
una pacificazione positiva e viva che può resistere ai disturbi non
combattendoli, ma comprendendoli.
La consapevolezza, quindi, non solo espone l'irrealtà della mente parziale e
disturbata, ma mostra anche la realtà della mente integra, pacifica e silenziosa.

Lo stato di consapevolezza ci dà una vera visione delle nostre menti e ci fa accettare


ed essere più a nostro agio con la realtà. Sperimentando la consapevolezza dei problemi
concreti della vita, essa li dissolverà. Un persistente disturbo, come un odio radicato nei
confronti di un rivale o una preoccupazione di vecchia data, avrà, ovviamente, bisogno
di una certa dose di perseveranza e duro lavoro.
La domanda, quindi, è: la consapevolezza può essere intensificata cosi da
indebolire la mente condizionata, in modo che le suggestioni della mente integra
possano diventare le linee guida nella vita quotidiana?

È solo nella piena consapevolezza che la mente ha la possibilità di voltarsi,


lasciandosi alle spalle ogni condizionamento, e di entrare in una vita nuova e più
significativa.
La consapevolezza non può essere voluta e assicurata con lo sforzo e la
lotta. L'organismo psicosomatico dell'uomo comune trova difficile capire e
adattarsi ai suoi suggerimenti.

Capitolo 1 - Vita quotidiana

Felicità

Cos'è la felicità? Felicità è una parola così comunemente usata che non ci
si chiede cosa significhi veramente nella vita quotidiana. Contentezza? Si, ma
la parola ha così poco significato senza un'esperienza reale. Pensando alla
questione e sperimentando, probabilmente non si può fare a meno di supporre
che quella felicità non ha davvero nulla a che fare con il piacere e con le
relazioni, per quanto profonde possano apparire.
Personalmente, sono giunto alla conclusione che la felicità significa
davvero così poco – e tanto: felicità significa non aspettarsi niente da nessuno,
nè volere qualcosa da nessuno. La vera felicità alla fine risulta essere l'assenza
di infelicità. L'infelicità consiste nel non accettare il presente e creare e
ottenere un illusorio come dovrebbe essere.
Il fulcro della felicità nella vita quotidiana non è la quantità di piacere che ci si
aspetta, bensì solo la capacità di accettare la realtà.
La radice dell’infelicità nel vivere quotidiano è quindi il peso della colpa e
della vergogna per le proprie azioni.
Con questa comprensione, si può solo fare qualunque cosa si pensi che si dovrebbe fare in una
data situazione, e da quel momento in poi, semplicemente osservare qualunque cosa accada. In altre
parole, si assiste al flusso della vita.
Malauguratamente ciò che l'uomo comune vuole, è fermare il film della vita in
un particolare momento piacevole.
La radice del problema dell’insicurezza nella vita quotidiana è il fatto che non si riesce a vedere
veramente che il cambiamento è un aspetto integrale della vita. L'unico modo per dare un senso al
cambiamento è aderirvi: o ti tuffi nella vita e accogli il cambiamento come il sale della vita o
resisti e vai incontro all’essere frustrato. La radice della frustrazione per l'uomo è il fatto che non
vive nel presente ma per il futuro illusorio, che è solo una creazione della mente, una semplice
influenza basata sulla memoria, un'astrazione nella migliore delle ipotesi.

È ovvio che il cervello, con la sua fantastica memoria, è di assoluta necessità per vivere in questo
mondo. Gli esseri umani, tuttavia, hanno bisogno sia dell’intelletto sia della saggezza intuitiva per
condurre una vita armoniosa ed equilibrata. Il problema è che l'uomo non può essere felice anche
se il momento presente gli fornisce tutto ciò che vuole. Deve avere un futuro, un futuro sicuro.
Eppure, sa che il futuro non si ferma al raggiungimento di nessuno obiettivo particolare. La
tragedia di questa predisposizione è che non può godere veramente di ciò che è attualmente a sua
disposizione. Solo una vera comprensione di tutta la faccenda gli permetterebbe un godimento
totale e disinibito di ciò che è disponibile nel momento presente. L'uomo consapevole è in grado di
accettare questa routine della vita quotidiana ed è felice. L'uomo comune no ed è infelice. Non
accetta la dualità di piacere e dolore, che insieme a tutte le altre dualità, sono la base stessa della
vita e del suo funzionamento. La vera felicità può esistere solo in una mente pura, totalmente
indipendente da ogni morale concettuale, che sia scevra sia da cicatrici esperienziali e fardelli
dell'aspettativa; una mente abbastanza vigile da essere ricettiva.Tale felicità non è un'esperienza
momentanea, ma un'esperienza di vita costante. La chiave della situazione è: fai tutto ciò che pensi
di dover fare per il futuro ponderabile, e poi rimani nel momento presente.

Relazioni

La vita è basata sulle relazioni. La quali sono, in effetti, l'essenza della vita e
del vivere. Senza relazioni, non c'è esistenza di me e del'altro, chiunque sia
l'altro.
Due qualità sono necessarie per un rapporto armonioso nella vita quotidiana:
umiltà per se stessi e tolleranza per l'altro. L'assenza di queste qualità
significa disarmonia nelle relazioni e infelicità in generale. È la totale
accettazione che tutto è un avvenimento predeterminato e non l'azione da
parte di un individuo, che naturalmente da origine a queste due qualità.
Se si può stare fuori dalla confusione e guardare cosa sta succedendo senza
giudicare approvando o disapprovando, si vedrebbe la situazione in una nuova luce.
La mente condizionata confronta i suoi possedimenti con quelli del prossimo, e gli
invidia la sua grande sicurezza e comodità.
La mente incondizionata vede questa trappola e la comprensione crea un
nuovo rapporto tra me e il mio prossimo, non come rivali o concorrenti ma
come strumenti, attraverso i quali la vita accade.
Questo è l'unico fondamento per le relazioni e per una vita sociale integrata
e creativa.
La comprensione può accadere solo quando esiste flessibilità in una mente
passiva.
La ragione fondamentale di una vera relazione tra due persone è che c'è
comunione tra loro. Ciò significa che non c'è isolamento; c'è l'amore e non c'è
responsabilità o dovere.
La relazione è generalmente ricercata dove può esserci sicurezza, uno
stato di gratificazione, tutto ciò crea conflitto, perché si traduce in possesso,
in condanna, in pretese autoaffermative. In questo contesto non può esserci
amore.
Pertanto, la parola 'relazione' ha pochissimo significato quando si è
semplicemente alla ricerca di gratificazione reciproca, ma diventa
straordinariamente significativa se significa auto-rivelazione e conoscenza di sé.
Una vera relazione può esistere solo quando ci si libera della propria ricerca di
gratificazione. Ci può essere una vera relazione solo quando c'è l'amore, e l'amore
può esistere solo quando si rinuncia ad identificarsi con il proprio ego.

Amare
Cos'è l'amore? Amore è una parola sorprendentemente sbagliata nella vita
quotidiana. L'uomo comune non può davvero immaginare l'amore separato dal
desiderio di possesso. Il desiderio di possesso, infatti, diventa la pietra di paragone
per misurarne la sincerità, a tal punto che anche una madre viene accusata di non
amare il suo bambino in assenza di un atteggiamento prominente di possesso.

Ma ci si può chiedere se l'amore sia un sentimento. Il fatto è che che l'amore


non è un sentimento o un'emozione ma uno stato d'animo. In effetti, l'amore è
amare veramente nella misura in cui l'elemento egoistico è trasceso. L'amore con
un motivo non è amore. Né l'amore per alcun guadagno o profitto è amore.
Quando qualcuno 'ama' un'altra persona perché questa persona ha qualcosa da dare
– non è amore, è un affare. Ma è amore se uno rispetta l'altro e lo tratta allo stesso
modo sia lui o lei abbia qualcosa da dare o meno.
Non si può trovare l'amore cercandolo. L'amore non può essere coltivato.
l'amore può accadere solo in una relazione basata sull'armonia. Nelle relazioni
avviene solo con l'accettazione totale, non meramente intellettuale, che la vita
significa davvero una serie di avvenimenti, rigorosamente secondo il proprio destino.
pertanto, qualunque effetto abbia su un avvenimento, nessuno è da biasimare.
Nessuno deve essere odiato.

Uomo e donna

L' amore tra uomo e donna è molto frainteso nella vita quotidiana. È un dato di fatto che
uomini e donne hanno un urgente bisogno l'uno dell'altro, eppure raramente, se non mai,
ci si capisce veramente.
All'analisi, questo conflitto sarà chiaramente visto come nient'altro che una
lotta per il dominio. L'ostacolo è rappresentato da due ego. Una relazione
armoniosa non implica realmente, come generalmente si pensa, nessun sacrificio
da entrambe le parti.
Allo stesso modo, quando uomini e donne si accusano a vicenda di
slealtà, è di solito una questione di fatti, e ad un esame, quasi ogni volta, i
fatti sono falsi, esagerati e spesso fraintesi. Il segreto sta nella
spontaneità dell'amore – amore e slealtà non possono mai andare d'accordo.
L'associazione del maschio e della femmina ha l'apparente effetto di
ristabilire uno stato di equilibrio.
In considerazione del fatto che il raggiungimento dell'equilibrio è costante e
naturalmente ricercato per tutta la vita e la vita, l'attrazione reciproca – e il bisogno
reciproco dell'uno per l'altro – diventa facilmente comprensibile.
Le istanze più dinamiche e meno impermanenti di questo processo universale
sono in qualche modo impropriamente chiamate 'amore', perché la persona comune
non è capace di concepire l'amore come separato dal desiderio essenziale di possesso.
In realtà, l'essenza dell'amore è dare all'altro, non ricevere qualcosa dall'altro.

La solitudine

Un dato di fatto è che molti esseri umani sono soli e isolati. Si osserva, abbastanza
chiaramente, che quello che si fa di solito, è scappare da questa solitudine attraverso
l'attaccamento, che non è amore, attraverso l'attività o attraverso qualche forma di
intrattenimento religioso o mondano. Il fatto è che anche in una relazione intima,
l'uomo comune pensa sempre a se stesso; è autocentrato. Sia che l'uomo comune
lavori in un ufficio o in una fabbrica, anche se svolge un lavoro socialmente utile, la
sua auto-preoccupazione provoca un senso di isolamento.
Le relazioni sono sicuramente alla base della vita quotidiana, ed è interessante
indagare sulle basi delle relazioni. Se esiste una barriera netta tra sé e l'altro, per tutto
il periodo di qualsiasi relazione, si è creata un'immagine dell'altro e, così, accade che
la relazione di solito non è tra due individui ma tra due immagini, formate l'una
dall'altra. Il vero punto, quindi, è se è possibile vivere la propria vita senza le
immagini l'uno dell'altro. Le immagini sono basate sul conflitto e il conflitto è basato
sull'azione. Quindi, un'immagine si forma quando una delle due parti sente che l'altra
ha fatto qualcosa, che lui o lei non avrebbe dovuto fare; e, ovviamente, questa
immagine si basa sull'interesse personale. Una relazione si basa su un insieme di
immagini, che sono create sulla base di azioni che hanno avuto luogo in un periodo
di tempo.
Tutto nel mondo accade secondo la Volontà di Dio, per citare
un’espressione contenuta nella Bibbia o secondo il destino per coloro che
sono atei, e quindi nessuna entità individuale è in grado di fare qualsiasi
cosa. L'accettazione totale di questo concetto di base demolisce tutte le
immagini e colma completamente la distanza tra le due parti in qualsiasi
rapporto. Questo è l'unico modo per vivere una relazione in maniera
armonica e mutualmente appagante.

Critica e conflitto

Un'altra causa importante di miseria umana, oltre la solitudine, è il


fatto che l'uomo comune continua a giudicare l'altro in base alle proprie
idee.
La maggior parte delle persone in qualsiasi società ricorre alla critica verso i terzi,
forse questo dà loro una certa gratificazione. Come si può giudicare un'altra persona se
non aver prima esaminato e giudicato se stessi? Giudicare se stessi porta alla vera
umiltà.
Tuttavia, l'intelletto dell'uomo comune sa per lo più solo come
argomentare, e chiede l'ultima parola come vittoria. Non sa come discutere, e
quindi non può imparare nulla dalla discussione, in particolare riguardo a se
stesso.
Questo utilizzo inadeguato della mente diventa ancora più evidente quando
l'argomento è personale. Mentre la mente integra riceverà una critica personale,
cercando di capire e trarre vantaggio riconoscendo la verità nella critica, l’intelletto
della persona comune reagirà subito, usando qualsiasi argomento, per quanto
inadeguato, in propria difesa.

La comprensione delle relazioni, così vitali nella vita quotidiana, può realizzarsi
solo quando la mente è silenziosamente consapevole, osservando senza essere critici,
condannare o giustificare. Criticare ovviamente inasprisce una relazione e alla fine
porta a una grande quantità di conflitto.
In una situazione conflittuale, l'uomo consapevole si rende conto che l'altro – la
persona difficile – non è una persona felice. Quindi, non lo tratterà come un
avversario, bensì con un sorriso di benvenuto.
Quindi, quello che si dovrebbe fare è cercare una soluzione soddisfacente per
entrambi e non assecondare una lite in cui solo uno deve vincere e l'altro deve
soccombere.

Questo è un fattore estremamente importante se si desidera vivere una vita,


interiormente ed esteriormente, senza conflitti, in pace e armonia. La base del conflitto
è sempre la separazione tra me e l'altro.
Questa separazione tra 'me' e 'altro' può scomparire solo si è in grado di
accettare, totalmente, che tutto accade semplicemente perché doveva accadere.
Questo fatto fondamentale della vita dovrebbe essere evidente. È esperienza di
tutti che, avendo fatto ciò che si voleva fare, ciò che accade non è sotto il
proprio controllo. Perché, allora, incolpare qualcuno per qualcosa che è,
semplicemente successo? Una tale accettazione è pressupposto per una relazione
armoniosa tra 'me' e 'l'altro' – chiunque sia l'altro, un parente stretto o un totale
sconosciuto. Questo rapporto armonioso significa, ovviamente, assenza di
conflitto.

Capitolo 2 – L’analisi delle


azioni

Rivalutazione dei valori

Le due modalità di comportamento comune sono: considerarsi un 'buono',


perdonando sempre gli altri, sopprimendo il proprio dolore e decidere di essere
magnanimo e di perdonare, o rimproverare e, da allora in poi, venir considerata una
persona ingrata.
Ma c'è una terza via basata sulla totale accettazione. Accettando il
male come qualcosa che doveva accadere, l'individuo, attraverso il quale
è avvenuto l'accadimento, è considerato veramente irrilevante in quanto
semplicemente strumentale.
Pertanto, la questione di incolpare l'amico non si pone.
Ignorare l'accaduto e non reagire ad esso. è, senza dubbio l’atteggiamento
corretto.
Questo porta ud una rivalutazione dell'amicizia e di altri valori. Migliaia
di anni di condizionamenti hanno dato all'uomo comune un senso dei valori
basato su egoismo e senso di responsabilità personale. Ci si sente felici e
orgogliosi, quando si raggiungono obiettivi e traguardi prefissati.
Ad esempio, dare qualcosa a qualcuno, aiutare qualcuno a ottenere o
fare tutto quello che vuole, può essere gratificante per chi lo dà. In realtà,
tuttavia, significa gratificare l’'io' fittizio della persona che dona, e
affermare il potere del donatore su colui che riceve anche se,
ovviamente, il destinatario ringrazierà il donatore.
In realtà dovrebbe esistere la 'gratitudine' su entrambi i lati. Significa
una vera visione di un avvenimento
.
Rivalutazione dei valori significa accettare tutto come un avvenimento
non qualcosa fatto da qualcuno a beneficio di qualcun altro. Inoltre, porta
pace e armonia perché non si incolpa nessuno di niente – né se stessi né gli
altri. Questo deve essere applicato a tutte le circostanze della vita
quotidiana. La rivalutazione dei valori permette di vivere nul piano della
realtà, con la totale comprensione, che tutto accade. In realtà nessuno dà e
nessuno riceve.

La ricerca del piacere


Cosa significa vita quotidiana per la maggior parte degli uomini e delle donne?
Significa essere onesto, avere interesse per il proprio lavoro, per i propri progressi, ottenere
una posizione migliore, più prestigio, più potere. In altre parole, io prima e tutti gli altri
dopo.
Non per tutti tuttavia, esistono infatti alcune persone che non sono egocentriche e
sembrano preferire fare qualcosa per gli altri. Di fatto chi fa qualcosa per gli altri, lo fà
perché gli dà un piacere maggiore, una soddisfazione maggiore: la stessa cosa, ricerca
del piacere, della soddisfazione. Sia nel sesso, nella libertà o nell'aiutare gli altri, come
nella ricerca del potere e della ricchezza. La maggior parte degli esseri umani desidera,
desidera, cerca e brama soddisfazione. Si cerca sempre di più di ciò che si ha. Se si
riflette un po' su questo argomento, non si può che addivenire all’amara conclusione
che si desidera ardentemente una gratificazione materiale perché, interiormente, si è
una persona scadente, con ogni sorta di dogmi, rituali e tutto il resto – un vortice di
malizia e miseria.
Non che il piacere sia sbagliato. Il fattore di distorsione è la mente
pensante che vuole sempre di più, con più varietà.
Quando non c'è ricerca del piacere – qualcosa nel futuro illusorio – c'è
genuino apprezzamento di ciò che è presente ora.

Guardo quell'albero, la bellezza delle foglie, i rami e la curva dell'albero.


Quando guardo davvero, se è un albero, un arcobaleno, una mosca, una bella
donna o un uomo ben fatto, in quello sguardo ci può essere soddisfazione ma
non 'piacere'. Il piacere nasce solo quando il pensiero coinvolto dà luogo ad
inutili sensualità, portando un ulteriore coinvolgimento.

Assistere al processo di ricerca del piacere è interessante perché rende la


mente molto più sensibile, e quindi molto più intelligente, molto più obbiettiva.
Questa intelligenza ha visto che la ricerca del piacere inevitabilmente genera
ottusità e indifferenza. Quando si guarda veramente, totalmente, non c'è né
piacere, né giudizio.

Il piacere nasce solo quando entra in gioco il pensiero: è allora che


affiorano tutte le immagini. È quindi il pensare, che porta con sé la
percezione distorta.
Perché non posso semplicemente guardare quell'albero, quella donna o quella
macchina? Perché il pensiero e il giudizio devono entrarci?
La risposta è semplice: “Non posso impedire al pensiero di sorgere, ma non devo
esserne coinvolto”. È la ricerca del piacere – non il piacere stesso – che porta a cercare
sempre di più la stessa cosa, che può causare una grave depressione.
Quando la mente funziona razionalmente, obiettivamente, in modo sano, pensare
e giudicare non saranno fattori di distorsione.
La mente pensante, esigendo piacere, persegue l'esperienza e segue il
ricordo del piacere passato. Eppure, osservando passivamente la mente, essa
diventa sensibile, disciplinata. Si osserva che è il pensiero che ha creato la
continuità del piacere, e questo tale pensiero è diventato un'abitudine.
La risposta è godersi il piacere totalmente, completamente.
Il piacere è un principio guida nella vita. Qualsiasi piacere sensoriale viene registrato e
pensato. Non è difficile vedere che il piacere è sempre nel passato; il piacere immaginato di
domani è ancora il ricordo del passato, proiettato nel futuro.
Il mondo ha dato moltissima importanza al pensiero e alla
concettualizzazione. L'uomo comune vive pensando, fa le cose pensando,
pianifica la sua vita con il pensiero, la sua azione è motivata dal pensiero. Ma
può il pensiero risolvere i propri problemi nella vita quotidiana?
Ovviamente bisogna pensare – e andare nel passato – quando si lavora:
c'è la la razionalità, la logica del pensiero è in azione. Il problema sorge
quando il pensiero orizzontale nel tempo diventa irrazionale, quando sostiene
il piacere o la paura.
È molto importante fare una chiara distinzione tra pensare, diremo
funzionale, e concettualizzare su cosa accade nella vita.
Pensare, nel senso di concettualizzare è chiaramente la risposta della memoria – la
memoria come conoscenza, come esperienza, come impressioni – che è stata accumulata,
immagazzinata nel cervello.
È necessario comprendere il processo del 'pensare'. Se, sulla base del
passato, si proietta 'cosa dovrebbe essere' in futuro – nasce il conflitto.

Tuttavia, tra i pensieri c'è un periodo di silenzio. Si osserverà che quel


periodo di silenzio, quell'intervallo, – è il senza tempo – e insieme alla
scoperta e all'esperienza di quell'intervallo c'è la liberazione dal
condizionamento della mente.
È solo in quel momento, quando la mente non dà continuità al
processo di pensiero, che c'è un'immobilità che non è indotta, e che crea
libertà dal condizionamento.
In effetti, la maggior parte dei problemi personali deriva dal 'pensare' non funzionale che
si autoperpetua, egocentrico e condizionato.

Per vivere la propria vita senza conflitti è necessario è essere profondamente


consapevoli di quanto possa essere dannoso il pensiero. La mente che è tranquilla, e
non distratta dalla propria concettualizzazione, può affrontare il problema in modo
semplice e arrivare direttamente e spontaneamente alla soluzione.
Il Sé è un problema che il pensiero non potrà mai risolvere. Essere
consapevoli, senza condanna o giustificazione delle proprie attività, significa
essere consapevoli che il processo di 'pensare', non porta da nessuna parte.
Il cuore non è aperto quando la mente considera un potenziale nemico.
Una volta che si è accettato che nessuno, compreso se stessi, può essere un nemico,
il cuore è totalmente aperto a qualunque cosa stia accadendo e la mente è
silenziosa. Con il cuore si intende ciò che si sente; la mente è ciò che si pensa.
Pensare che l'altro sia un nemico significa che la mente vive la propria vita. La sensazione
che nessuno può essere un nemico è quando il cuore vive la propria vita. La comprensione
ultima può essere solo nel cuore, mai nella mente.

L'esperienza quotidiana ci insegna che, quando la mente 'conscia' non è in grado di


fornire un risposta a un problema, la risposta ci arriva quando ci 'dormiamo sopra',
attraverso la mente inconscia.
Si deve quindi confidare in quell'ultima autorità che fa crescere l'erba e le
nostre membra e che gli organi funzionano da soli.
Ciò che è necessario non è certo arrendersi a un impulso, ma a un razionale riconoscimento di
un'intelligenza naturale che può essere chiaramente vista dal modo in cui siamo in grado di respirare
e muoverci. Come è stato detto, gli uomini hanno paura di dimenticare le proprie menti, temendo di
cadere nel vuoto. L'uomo comune ha paura di fare affidamento sul funzionamento spontaneo di cui è
naturalmente dotato.
Le nostre azioni fisiche – le nostre funzioni corporee – avvengono senza che ci sia
bisogno del pensiero: “Devo mangiare? Devo andare in bagno?” La ragione è semplice: la
vita sta accadendo.

È importante rendersi conto che spontaneità e naturalezza non possono essere


raggiunte tramite impegno e sforzo. Che la spontaneità accada o meno dipenderà dal
proprio destino. Non si può dimenticare questo fatto fondamentale e ultimo della
vita.
Il punto essenziale è che nella vita quotidiana, esiste una naturale miscela di
disciplina e spontaneità: la disciplina non è costrittiva e la spontaneità non è sfrenata.

L'uomo comune potrebbe vedere qualcuno che considera felice o addirittura


autorealizzato. lo imita, e questa imitazione si chiama disciplina. Adottando una
certa regola, una certa disciplina, è possibile ottenere la libertà? Qualsiasi forma
di compulsione nega la libertà, interiormente ed esteriormente. Solo la virtù dà
libertà.
L'avidità è confusione, la rabbia è confusione e l'amarezza è confusione.

Essere consapevoli di questo processo segna l'inizio di un cambiamento. Quando si


vede chiaramente questo processo di conflitto, allora si comprende, di momento in
momento, le sue modalità.

Il pensiero dà origine alla paura: paura della possibilità di ripetere ciò che ho
fatto ieri, paura di provare il dolore che ho avuto una settimana fa, etc etc. Il
pensare sostiene e nutre la paura:
Paura del presente e del futuro, paura della morte, paura dell'ignoto, paura di
non essere amato. Quindi, c'è la razionalità del pensiero e l'irrazionalità del
pensiero. C'è l'ovvia razionalità di pensare in materia funzionale. Ma il pensiero
diventa totalmente irrazionale quando sostiene il piacere o la paura.
Uno studio dell'anatomia della paura consentirebbe di comprendere
chiaramente il fenomeno della paura stessa. Entrambe le manifestazioni correlate
all'aggressività e alla paura hanno la loro base nel desiderio. Il bisogno della
gratificazione del desiderio provoca aggressività. Quindi, sorge la paura a causa
della possibilità di non raggiungerlo.
Gli aspetti fisici del fenomeno della paura sono abbastanza semplici: è un
aspetto relativo all'autoconservazione ed è indubbiamente utile. Questo è totalmente
diverso dalla paura psicologica o dall'ansia di non ottenere qualcosa.
Questo tipo di paura diventa presto un'abitudine che continua a infondere
tossicità nel sistema biologico e, nel tempo, rovina il meccanismo stesso
dell’apparato psicosomatico che costituisce il nostro corpo, influenzandolo
negativamente, il che, a sua volta, aumenta la paura.
Se si sente che una relazione particolare è appagante, non si vuole che
finisca. C'è l'idea che possa finire, e se ne ha paura. questo è una parte della
struttura della paura. Allora sorge il problema:
Come faccio a non avere paura?

Il ricordo di esperienze negative è così profondo che si resiste persino aa


intrattenere relazioni umane per paura di essere ferito di nuovo. Le esperienze
negative sono foriere di paura del futuro.
Pertanto, la domanda è: Come posso liberarmi dalle cicatrici del passato, e non
proiettarle nel futuro?
Se uno vive nel passato è già morto.Si ha paura, paura del domani. Di
conseguenza, si ha paura di vivere e si ha paura di morire.

Ciascuno ha un'immagine di se stesso.


Il pensiero – sia esso un pensiero individuale o collettivo (cultura, istruzione,
tradizione, nazionalità, condizioni economiche e sociali) – ha implicato, nella
mente il senso di un'immagine. Finché si ha un'immagine ci sarà la possibilità di
provare dolore.
Ci si può sentire terribilmente feriti per ciò che qualcuno ci dice, ma se si è in
grado di accettare, totalmente, che qualunque cosa accada è un avvenimento
predeterminato allora il 'chi' diventa irrilevante.
Non si avrebbe, quindi, il bisogno di temere nessuno e nulla.

Che cos'è il "diventare"? Si vuole diventare un uomo più gentile, più sicuro di
sé, o altro. Se si ha un'immagine piacevole di un'altra persona, lo si considera
suo amico, e se no, lo considera un nemico. Perché avere qualche immagine?
La risposta: è solo un'immagine.

La spontaneità

Se si comprende l'intera natura della paura, non si diviene consapevole solo delle paure
superficiali, coscienti, ma si è anche in grado di penetrare in profondità i recessi interiori
della mente.
Ciò significa silenzio completo. Fuori da quel silenzio si utilizza la conoscenza.
Questa è spontaneità, assenza di azione personale e totale accettazione del destino.
L'accettazione del ciò che è, sconfigge la paura.

Ciò che Freud chiama l'immagine narcisistica.


Che cos'è veramente immaginazione, oltre a creare un'immagine, vedere
l'immagine di qualcosa che non c'è? Il fatto è che non c'è differenza
fondamentale tra il processo di 'immaginazione e il processo di percezione.
In effetti, l'intera coscienza è creata da un processo, guidato dalle
informazioni dai sensi.
Poi, c'è un altro tipo di immaginazione che viene dal passato, dai
riflessi, la fantasia.
Utile per fare cose o risolvere problemi. Può anche essere pericolosa, se non
incanalata correttamente.
Pertanto, l'immaginazione può essere creativa e può anche essere distruttiva,
perché il regno della fantasia può fondersi con la realtà e creare una resistenza.
Sapere questo ti farà più attento e vigile.

Conoscere se stessi
I greci, gli induisti e i buddisti hanno detto: conosci te stesso.

Osservarsi in questo modo – senza l'osservatore – è molto difficile. Qual è


la natura, la struttura dell'osservatore che osserva? Ovviamente, l'osservatore è
legato alle conoscenze passate raccolte come condizionamenti, e, quindi, le
discriminazioni e le condanne. È possibile guardarsi nelle proprie azioni, nelle
proprie relazioni, senza alcuna influenza derivante dal passato?
Quando non c'è osservatore, allora c'è solo l'osservato. Per comprendere questo
processo potrebbe occorrere una percezione straordinaria.
La comprensione di ciò che si è, senza distorsioni, è l'inizio
della virtù – qualunque cosa si sia, brutta o bella, malvagia o
dispettosa. La virtù rende liberi. È solo attraverso la virtù che si può
vivere, si può scoprire 'ciò che è'.
Esiste una differenza fondamentale tra essere virtuosi e diventare virtuosi.
Essere virtuosi passa attraverso la comprensione di 'ciò che è', mentre
diventare virtuosi – coltivare la virtù – significa coprire 'ciò che è' con
quello che si vorrebbe fosse.
L'uomo immorale che si sforza di diventare virtuoso
non potrà mai conoscere la virtù. Per capire la realtà è necessario essere liberi dalla
paura della realtà.
Desiderio

L'uomo consapevole ha desideri? Desideri che si basano sulla soddisfazione di


bisogni naturali, ovviamente, non possono essere ignorati da nessuno, ad esempio la
fame o la sete.

A parte questi, tutti i desideri sono causa di problemi. La vita quotidiana sembra avere uno
schema: spostarsi perennemente da un oggetto del desiderio ad un altro. e in questa ricerca del
desiderio c'è conflitto senza fine.

Quando si è consapevoli di tutta questa struttura del desiderio, si


vede come la mente sia soggiogata ad un processo meccanico della
memoria.
In altre parole, la mente diventa una pozza stagnante del passato.
Il problema è, quindi, se la mente potrà mai essere libera dal desiderio,
dalla sensazione. L'approccio della mente è sempre stato attraverso la
memoria e riconoscimento, ed è, quindi, incapace di qualcosa di nuovo.
Il punto da ricordare nella vita quotidiana è che nessuna azione positiva, come
sopprimere il desiderio, potrebbe mai ottenere alcun successo nel distruggere il
desiderio. Al contrario, qualsiasi azione positiva rafforzerà solo il desiderio. L'unico
modo per distruggere il desiderio è assistere, passivamente, al sorgere del desiderio
ogni volta che accade. La testimonianza passiva senza coinvolgimento interrompe il
desiderio e gli impedisce di estendersi orizzontalmente, provocando il suo
inseguimento.

Al di là dei bisogni fisici, ogni forma di desiderio, inclusa la ricerca


della verità o dela virtù, diventa un processo psicologico, attraverso il quale
la mente rafforza se stessa.
È solo quando si vede questo processo nella sua interezza e lo si accetta
senza qualsiasi tipo di giudizio, senza un senso di tentazione e di volere, senza
resistenza, che la mente diventa capace di vivere la realtà.

Automiglioramento

Spesso, l'uomo comune sente un forte desiderio di migliorare. Ci si vuole


muovere dal passato verso il futuro, ma tutto quello che si ha è il presente
momento, l'adesso.
Difficilmente si riesce a ricordare molto di quello che è successo nel
passato, ed è stato dimostrato che è per lo più inventato comunque. Il futuro è
un'aspettativa che raramente si realizza.
Quando si dice: mii aspetto di riuscire a cambiare me stesso in meglio in futuro, si conta
sul tempo per realizzare questo progetto. In realtà, è tutto contingente, questo è un dato di fatto.
Si può avere intenzione di arrivare ad un obiettivo, ma si può arrivare da tutt’altra parte.

Affinché la vita sia più appagante, si sente di voler cambiare se stessi: più si è
sensibili, più vigili e intelligenti, più intensamente si è consapevoli che deve esserci un
cambiamento profondo, duraturo, vivo. Questo può riguardare solo il proprio
atteggiamento verso la vita. Si deve essere consapevoli che non si ha assolutamente
alcun controllo sul flusso della vita e l'unico controllo che si può avere è sul proprio
atteggiamento nei confronti della vita.
Eppure, anche questo dipende completamente dipende dal proprio destino.
Anche la personalità dell'uomo saggio ha aspetti positivi e negativi.

Per cambiare il proprio atteggiamento verso la vita è necessario essere


consapevoli di cosa esiste nel momento, per tutta la giornata, senza nemmeno
voler correggere qualsiasi cosa in futuro, solo esserne consapevoli. Quindi,
durante il giorno, se si è profondamente consapevoli di ciò che accade, senza
colpevolizzarsi o volersi cambiare, poi, quando si va a dormire, il processo è
totalmente terminato, nessun ricordo è registrato nella mente, le cose sono state
viste esattamente come sono.
In altre parole, l'intero sistema nervoso è diventato totalmente silenzioso e il il sonno è diventato
completamente diverso. Le cose possono essere viste esattamente come sono, non a secondo della
propria interpretazione o il desiderio di cambiarle nel corso del tempo.
Questo significa pace e armonia nella vita quotidiana.

Il tempo ha vari aspetti nella vita quotidiana. A seconda del soggetto, si può
distinguere tra tempo fisico e mentale da un lato e
cronologico e psicologico dall'altro.
In primo luogo, c'è il tempo fisico e mentale. C'è solo un modo per
spiegare la differenza tra i due: esperienze sensoriali, sentimenti o
decisioni. Cosa separa un'esperienza dall'altra?
Notando la misura in cui il ricordo di un'esperienza passata è sbiadito. Quindi lo
sbiadimento della memoria è un modo per stimare quanto tempo fa
quell'esperienza è stata vissuta.
Quando si è giovani e inesperti tutto è nuovo e coglie l’attenzione. Quando si
invecchia la maggior parte delle esperienze sono così familiari che sembra che non sia
successo molto di rilevante.
È significativo notare che, sebbene usiamo la parola 'tempo' per
descrivere la separazione tra le nostre esperienze mentali, è diverso quando
viene utilizzato nel descrivere ciò che sta accadendo nel mondo fisico.
Il tempo che pertiene alle preoccupazioni nella vita quotidiana non è
il tempo cronologico.
È il tempo 'psicologico' che crea problemi all'essere umano. La mente dell'uomo
comune, le sue attività e il suo stesso essere sono fondati su tempo psicologico. Il
tempo è memoria. Sembra che uno passi la maggior parte del tempo a pensare cosa è
successo in passato e cosa si vuole in futuro. Il presente è semplicemente il
passaggio della conoscenza del passato al futuro.
È esperienza di tutti che quando si prova una profonda gioia, ascoltando la
propria musica preferita, o altro, in quel momento non c'è tempo, solo il
momento presente. La mente, che è lo sperimentatore, entra nell'immagine più
tardi e vuole prolungare l'esperienza.
Se la mente si acquieta, in quello stato d'animo vigile, la comprensione può
avvenire. Finché la mente è in conflitto, non ci può essere comprensione.
Quando la mente è calma, tranquilla, non alla ricerca di alcuna risposta o soluzione, solo
allora può rigenerarsi. È la verità che libera, non lo sforzarsi di essere liberi.

Capitolo 3 – La vita migliora


Libero arbitrio e sforzo

Non è un fatto chiaro e semplice che questo esercizio di presunta scelta e azione, che è il
libero arbitrio, è ciò che causa il conflitto e la sofferenza.

Gesù Cristo affermava che senza la Volontà di Dio nemmeno una foglia cadrà e che i capelli sulla testa
sono numerati. Il Corano afferma che tutta la conoscenza e la potenza è presso Dio e che “Egli guida bene chi vuole
e svia chi vuole”. Eppure, entrambi obbligano gli uomini al giusto sforzo e condannano il peccato.
C'è davvero una spiegazione semplice per questa apparente
contraddizione. L'essere umano sembra fare lo sforzo, ma il fatto reale è che è
ciò che avviene è derivante dal patrimonio genetico e dal condizionamento.
Inoltre, una volta che lo sforzo è avvenuto, come sappiamo, ciò che accade
come risultato o conseguenza, non è mai stato sotto il controllo di nessuno.
L'uomo consapevole è indifferente al modo in cui gli organi di senso
reagiscono agli oggetti dei sensi. Non brama altro piacere, né rifiuta qualunque
cosa gli capita. Volere qualcosa di positivo o non volere qualcosa di negativo
sono entrambi aspetti del libero arbitrio e dell'azione personale. Nel caso
dell'uomo consapevole, l'assenza del libero arbitrio include l'assenza
dell'identificazione come unità separata dal ciò che è.
Costui non si fa coinvolgere nel quotidiano della vita, ma ne è
semplicemente testimone come di fronte a uno spettacolo.
L'uomo consapevole fà tutto ciò che pensa di dover fare, ma è totalmente
consapevole che ciò che accade realmente dipende da ciò che il destino ha
predeterminato.

Qual è il valore, allora, del libero arbitrio e dell’azione personale?


In realtà, è sotto gli occhi di tutti: lo stesso sforzo a volte porta successo e talvolta
no. La realizzazione di questo fatto crea un senso di libertà dall'ansia, che, a sua
volta, rilascia una quantità straordinaria di energia, che non può che migliorare le
proprie prestazioni quotidiane. È molto più facile lasciarsi portare dalla corrente
che nuotare contro di essa. L'attività è volta a colmare il divario tra ciò che è e
l'illusorio cosa dovrebbe essere.L'uomo comune pensa: io non sono generoso, ma
voglio essere generoso.Ma è davvero necessaria qualche azione correttiva? Se uno
si rende veramente conto del fatto che non è generoso o amorevole come un’altra
persona, in quella stessa visione di 'ciò che è', non c'è una totale accettazione di se
stessi.Tale azione può avvenire solo quando ci si rende conto veramente, che in
realtà non esiste un'azione compiuta individualmente, ma che tutto accade in
modo predeterminato. Prendere per esempio la notizia di un incidente ferroviario
in cui tutti sono morti o feriti, tranne un uomo che è senza un graffio.Tutto il
mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori.

Se l’uomo sceglie di ricordare che è solo un strumento, la sua recitazione sarà così naturale
che gli spettatori saranno profondamente commossi e sarà acclamato come un grande attore.
È stata l'esperienza di molti ricercatori autentici che il loro lavoro, qualunque essa sia, è
migliorato enormemente da quando sono stati in grado di accettare, totalmente, che tutto è un
evento predeterminato. Ci si rende conto che tutte le attività, basate sull'identificazione con il
corpo, con un gruppo particolare, con un desiderio particolare, la glorificazione di un ideale, il
perseguimento della virtù, sono esse stesse attività egocentriche.
Le religioni, con le promesse, con la paura dell'inferno, con le proibizioni, hanno
cercato di dissuadere l'uomo dall'attività egocentrica. avendo queste in parte fallito, le
organizzazioni politiche hanno preso il sopravvento; ogni forma di legislazione è stata
utilizzata e imposta contro ogni forma di resistenza. Eppure, l'uomo comune continua la
sua attività egocentrica, che sembra essere l'unico tipo di attività che conosca.

Ad ogni buon conto, come già enunciato in precedenza, non ha senso provare
alcun orgoglio o senso di colpa per qualsiasi azione che accade.
Sorprendentemente, nonostante l'esperienza universale che conferma che il risultato dei
propri sforzi e delle proprie attività non siano sotto il proprio controllo – a volte si ottiene ciò
che ci si aspetta, a volte non si ottiene ciò che ci si aspetta, a volte si ottiene qualcosa di
completamente inatteso, nel bene e nel male, l'uomo moderno agisce solo in funzione dei
risultati, in particolare del successo.
L'uomo moderno si è in qualche modo convinto di non avere il diritto di lavorare a meno che non sia pagato
per questo.
A questo proposito la Bhagavad Gita ci dice:

Devi compiere ogni azione sacramentalmente, ed essere libero da


ogni attaccamento ai risultati
Hai il diritto di lavorare. Non hai diritto ai frutti del lavoro
Colui che egoisticamente lavora solo per i risultati sarà infelice

Il principio della Bhagavad Gita significa approdare ad una quotidianità


degna di un essere umano che si rispetti. In questo modo l'uomo è libero di
svilupparsi spiritualmente. Nell'altro c'è solo miseria e degrado. Basta guardarsi
intorno per esserne certi.
C'è, tuttavia, un altro punto di vista. Uomini e donne non dovrebbero essere
retribuiti in base allo stato e al grado di responsabilità del lavoro che essi sono in
grado di fare. La retribuzione che ricevono dovrebbe essere in funzione della loro
vita e non per il loro lavoro.
Questo concetto può apparire strano all’uomo moderno. Tuttavia, questo
concetto è antico come la civiltà umana. Fino alla fine del diciannovesimo secolo,
uomini in posizioni elevate e responsabili erano remunerati per svolgere il loro
lavoro come un servizio, ma questo era anche il caso di uomini e donne comuni
che svolgevano, ad esempio, un lavoro domestico. In questi casi, come base del
contratto, le loro vite erano protette, avevano alloggio, cibo, vestiti e denaro
per i loro bisogni personali. Così è stato in tutti i ceti sociali nel corso della
storia.
In questo modo l'uomo era libero di svilupparsi spiritualmente. Altrimenti si va
incontro a miseria e degrado, basato su egoismo e avidità, situazione comune al
mondo d’oggi.
Successo e fallimento

Il successo e il fallimento nella vita sono interamente una questione di destino; ed è per questo che spesso le
persone brillanti non hanno davvero successo nella vita, mentre ci sono persone di capacità mediocri che lo
raggiungono.
Quando questo fatto non viene tenuto presente, si trovano le solite
spiegazioni e recriminazioni sul successo e il fallimento.
Ad esempio di una squadra di calcio che perde una partita. La spiegazione
arriva subito: abbiamo giocato male. Questa spiegazione è semplicemente la
descrizione della meccanica del fallimento. Questo non dice perché hanno
giocato male. La risposta è davvero ovvia: hanno giocato male perché secondo
il loro destino, dovevano perdere!

Esistono certi individui che hanno una certa rigidità, ma nessuna flessibilità.
Col tempo sono diventati piuttosto duri ed egocentrici perché seguono un
certo schema, e presto questo diventa uno stato nevrotico.
Ordine non significa abitudine. L'abitudine rende ordinati gli esseri umani solo
nel senso meccanico.
Sicuramente bisogna avere ordine nella vita. Una persona , per funzionare pienamente, deve essere
ben disciplinata, sensibile, con una mente in grado di comprendere, di osservare in modo logico, non
frammentato, senza essere catturata da desideri, scopi e intenzioni contraddittori.
Cos'è allora l'ordine? C'è l'ordine della vecchia generazione, che è in
realtà disordine totale, è sufficiente osservare le attività in tutto il mondo
in affari, nella religione, nel campo economico, tra le nazioni e ovunque
altro. In reazione a ciò, c'è la società permissiva, le generazione dei più
giovani che fanno tutto il contrario, che è anche disordine.
L'ordine può essere realizzato attraverso la disciplina, attraverso il conformismo,
l’imitazione e controllo. Oppure c'è davvero un ordine che non ha nulla a che fare
con controllo, con la disciplina come la conosciamo, con conformità, e così via?
Sono arrabbiato e devo controllare la mia rabbia. Laddove c'è controllo, c'è
conflitto, che affatica la mente. Solo una mente sana può funzionare senza alcun
attrito.Nel controllo c'è conflitto e contraddizione. Quindi il controllo non è
ordine. Il controllo implica la soppressione, la conformità, e la separazione tra
osservatore e osservato.
La vecchia cultura ha detto che ci deve essere disciplina per tutta la
vita. La parola disciplina significa imparare.
Come possiamo raggiungere l'ordine senza disciplina nel senso della parola?
Ciò che ha causato il disordine è il senso dell’ azione personale, della
responsabilità personale.

Tutto ciò che si può fare consapevolmente in ogni data situazione è esattamente
ciò che si pensa di dover fare.

La mente è in grado di imparare. Quando la mente è totalmente libera, non


frammentata, si diventa consapevoli durante il giorno guardando, attenti a come si
mangia, ciò che si dice, ciò che si pensa, alle proprie motivazioni. Questo, di
conseguenza, significa portare ordine. Si è consapevoli di quanto sta accadendo.
Si è quindi consapevoli della propria vita, della routine quotidiana, della monotonia, del fastidio, delle liti,
della violenza, che sono il frutto di una cultura del disordine. In tutti questi anni l'umanità non è stata in
grado di farlo, per trovare una soluzione al caos esterno, alla confusione, alla brutalità, alla violenza.
La soluzione potrebbe risiedere nel vedere l'intera esistenza come un unico movimento interconnesso e non
come un problema frammentato.Potrebbe essere che la soluzione sia semplice perché la causa della
confusione – sia il nell’uomo come fra gli uomini, è di per sé semplice. L'intera confusione si basa sulla
divisione tra 'me' e ' l’altro'. Ciò che ognuno fà in qualsiasi situazione è spesso in conflitto con ciò che
l'altro vorrebbe.. Ed è questo che porta l'uomo comune alla confusione, sia interiore che esteriore, sia
individuale che collettiva. Se questa posizione viene accettata, la soluzione diventa straordinariamente
semplice. In effetti, il libero arbitrio, per ogni singolo essere umano, è alla base del meccanismo della vita
quotidiana. Una volta che si è esercitato il proprio libero arbitrio e si è fatto quello che si voleva fare, o
meglio quello che inevitabilmente si ‘doveva’ fare, è sempre stato il destino a determinare tutto ciò che è
accaduto dopo.Pertanto, è stupido incolpare qualcuno per qualsiasi avvenimento, sia se stessi sia terzi.

Osservando la realtà, si nota come nel mondo si susseguono uccisioni, violenze


brutalità, aggressività e arroganza, tutto ciò porta, nell'azione o nel pensiero, a ferire gli
altri. Ci si chiede quindi se esiste qualcosa come il male in sé. Cos'è il male e cos'è il
bene? Nel mondo cristiano, ai tempi dell'Inquisizione, si usava bruciare le persone per
eresia, considerandolo un atto giusto.
Il fatto è che il bene e il male sono opposti interconnessi della dualità di base che è
il manifestarsi della vita – dualità di ogni tipo concepibile, cominciando con maschio e
femmina, bello e brutto, bianco e nero, basso e lungo, salute e malattia. Non ci si può
sottrarre a questo fatto fondamentale: per quanto riguarda la società, non può esserci del
bene senza male. Poiché la maggior parte degli esseri umani non vive in modo
cosciente, si ricorre abitualmente alla violenza, alla brutalità, sia fisica che psichica. La
prospettiva è diversa quando l'uomo considera la questione dal suo punto di vista
individualistico.

'Bene' è ciò che porta pace e armonia; 'male' è ciò che toglie la pace e l'armonia.
La base stessa della vita quotidiana è il rapporto con gli altri, dalla mattina alla
sera , l'altro può essere un parente stretto, o anche un totale sconosciuto. A meno
che il rapporto con questi non sia totalmente armonioso, non ci può essere
tranquillità mentale. Anche in questa dinamica, la pace della mente dipende
totalmente dal proprio senso di azione personale.
L'assenza di sentimenti negativi, sia verso i terzi sia verso se stessi, fa spazio a una
relazione armoniosa con gli altri e alla pacificazione della mente per se stessi.
Meditazione

L’uomo moderno affronta un problema: troppa routine quotidiana e non abbastanza


tempo per se stesso.
Il tempo libero è diventato un lusso.

Parliano ora della meditazione, i cui benefici fisici e mentali vengo ormai
riconosciuti scientificamente.
Ora, rinchiudersi in una stanza, sedersi ricordando a se stessi che la schiena deve
essere dritta. non è meditazione.
Ciò che generalmente si intende con la parola 'meditazione' è praticare un sistema,
un metodo, per raggiungere l'illuminazione o, piu’ realisticamente, per raggiungere
uno stato di tranquillità, o qualcosa del genere.
Alla mente piace conformarsi a un sistema perché è più facile vivere in quel
modo.
Ora, cos'è la meditazione? È, come è stato spesso suggerito, il controllo del pensiero?
E se lo è, chi è il controllore? Ovviamente, questo può essere solo il pensatore stesso. Il
controllo implica l'accettazione di un modello e secondo quel modello, si cerca di vivere,
cercando di conformarsi. In quel conformarsi c'è conflitto. Quindi, ovviamente, la
concentrazione, che è così spesso invocata nella meditazione, è del tutto errata.
Meditazione, che significa seduto pensando o seduto pensando di non
pensare, necessariamente, richiede un io-entità che fà la meditazione. La
meditazione fatta con determinazione per un certo periodo quasi certamente
produrrà alcuni risultati, alcuni tipi di esperienze, che incoraggerebbero il
meditatore a continuare il suo percorso.
Il pericolo è che invece dello scopo di eliminare la concezione
che noi siamo gli autori responsabili delle nostre azioni, il progresso
potrebbe rafforzare l'entità egoica e creare sempre più aspettative.
Il significato principale della parola meditazione è misurare.
Il mondo occidentale e la sua cultura si basano sull'idea della misura, ma nel mondo
orientale si afferma che la misura è illusione. pertanto si ricerca l’incommensurabile,
il non manifesto.
Ci si trova su due piani diversi, culturalmente, socialmente, intellettualmente e
religiosamente.
Nel mondo si sono verificati grandi cambiamenti, dovuti principalmente alla
tecnologia, alla politica, ai conflitti, ed ad altri numerosi fattori. Eppure, interiormente, la
maggior parte le persone rimangono come sono. Qualsiasi cambiamento rivoluzionario
può avvenire solo dal centro del proprio essere, e richiede una grande energia.
Il rilascio di quell'energia avviene attraverso la meditazione.
La meditazione è conoscenza di sé e senza conoscenza di sé non c'è meditazione. Colui che è
pienamente consapevole sta meditando, la meditazione, più precisamente, sta accadendo. La
mente è immobile.
Se uno vuole veramente conoscere se stesso, dovrà cercare nella propria
mente e nel proprio cuore. Senza dubbio si dovrà testimoniare ogni
oscillazione del pensiero, fino a raggiungere la quiete.
È solo quando c'è una completa comprensione di se stessi che la meditazione
avviene. Ciò equivale a pace ed armonia nella vita quotidiana.
Se mi fosse chiesto: quindi dovrei meditare o seguire un’ altra pratica
spirituale? la mia risposta spontanea sarebbe: sì, medita se ti piace meditare,
ma non mi costringerei a farlo.
Ciò che realmente accade nella vita è che, in ogni data situazione, ognuno fà
tutto ciò che desidera secondo il suo libero arbitrio. Ma, a parte il fatto che questo
libero arbitrio dipende interamente dai suoi geni e dal suo condizionamento – due
fattori, sui quali non ha assolutamente alcun controllo – cosa effettivamente accade,
non è legato alla sua decisione, ma al destino.
Nel caso ci si voglia cimentare con la meditazione consiglierei di iniziare la
pratica ripetendo un mantra. Un altra tecnica che prediligo è l’osservazione del
respiro. In seguito le circostanze determineranno se cambiare metodologia,
continuare nella ricerca o sospenderla

Il vero progresso nella meditazione può avvenire solo quando non c'è
egoismo, aspettandosi un certo risultato il più rapidamente possibile. La vera
meditazione è ciò che accade quando non c'è un meditatore che valuta il
risultato della meditazione. Questa vera meditazione porta libertà, chiarezza e
integrazione. Serenità nella vita quotidiana.
In effetti, la comprensione del processo del pensiero è meditare. È
solo quando la mente non dà continuità al pensare, quando esso si
arresta con una quiete totalmente spontanea e non indotta, che ci può
essere libertà dai condizionamenti.
La meditazione è vedere ciò che è. Quando il cervello, la mente e il corpo sono
davvero tranquilli e in armonia, allora si è in grado di vivere un tipo di vita
totalmente diverso: si accetta qualunque cosa accada come un avvenimento già
scritto, senza incolpare nessuno per niente. Nemmeno se stessi.

Il distacco non significa affatto disinteresse per la vita. Semplicemente, l'individuo


comincia a mettere in dubbio la validità di una felicità basata su oggetti materiali che
non hanno alcun tipo di permanenza.
L'esperienza dice a tutti che gli oggetti che si pensava portassero la felicità
presto non riescono a farlo, in taluni casi portano persino infelicità.

Frequentemente i primi segnali sorgono spontaneamente, oppure come


reazione ad un'improvvisa grave difficoltà o problema nella vita o ad un lutto
improvviso in famiglia.

Quando il distacco si protrae, si trasforma gradualmente nel rendersi conto che la vera
felicità che un essere umano cerca, non risiede nei piaceri materiali che il flusso della vita
potrebbe portare, i quali non possono essere separati dai dolori che potrebbero seguirne.
Risiede invece nel proprio atteggiamento verso il fluire della vita.

La felicità non è altro che la pace della mente; questa non dipende dal successo o dal
fallimento, ma dalla rinuncia al senso di azione personale che porta alla colpa e vergogna
per alcune delle nostre azioni, e odio verso gli altri per le loro azioni che potrebbero
danneggiarci. Tutto ciò si frappone fra noi e l'autorealizzazione. Il distacco porta alla
totale accettazione del ciò che è.
Ricerca spirituale

Occorre ricordare, ancora una volta, che qualsiasi tipo di ricerca spirituale avviene
a secondo del proprio destino. Infatti, ognuno è naturalmente programmato per un
particolare tipo di vita.
È importante che il ricercatore spirituale comprenda questo fatto: lui non inizia
la ricerca spirituale. Questa semplicemente è un accadimento che era nel suo destino.
Ovviamente anche il progresso nella ricerca spirituale deve dipendere da
quest’ultimo.
Se questo fatto è fermamente tenuto a mente, il progresso può avvenire.
A seconda del destino di un particolare ricercatore spirituale, egli può
raggiungere la consapevolezza che vivere ogni giorno significa confrontarsi con ciascuna
situazione come si crede opportuno, e che la morte porta alla fine di questa vita. Liberazione
significa accettare la spontaneità della vita quotidiana.
Vivere la propria quotidianità con la consapevolezza di non agire è
graduale. Naturalmente, l'uomo in questione non se ne preoccupa.
Ottenere il brevetto è una cosa. Essere un pilota esperto, con
sicurezza nel traffico intenso può richiedere del tempo. Finché un
giorno, ti rendi conto che hai appena guidato nel traffico intenso senza
alcun problema, senza il minimo stress mentale.

Perchè si crede in Dio? Perché dà soddisfazione, consolazione,speranza,


e si dice che dà significato alla vita. Ma cosa si intende per Dio?
La maggior parte delle persone pensa a Dio come a un'entità onnipotente, cosa che Dio chiaramente
non è. né il credente né il non credente troveranno Dio per la semplice ragione che il proprio credere
o non credere nell'ignoto non è altro che un’ autoproiezione.

Il problema umano fondamentale è capire la miseria e la confusione che


esistono in noi stessi e, quindi, nel mondo.Il pensiero di gruppo organizzato
– la base della religione – essendo meramente ripetitivo, non può fornire la
soluzione.
La cosa più importante è trovare chiarezza dentro di noi. Questa chiarezza non è
il risultato di una mera esercitazione dell'intelletto. Né può essere conforme ad un
modello, per quanto diffuso. Questa chiarezza può avvenire solo con la conoscenza
di sé. Senza conoscenza di sé, senza capire se stessi, non c'è base per il pensiero, per
la verità.
Tutte le credenze organizzate sono in realtà basata sulla separazione, nonostante
predichino la fratellanza. È solo attraverso la comprensione di noi stessi che possiamo
sperare di avere pace e armonia.
La chiave di questo problema fondamentale è il precetto evangelico: non giudicare
e non sarai giudicato.
Questo precetto si applica a tutti i rapporti dell'uomo comune con gli altri. Il
giudizio si fermerà solo quando si sarà in grado di accettarlo attraverso la propria
esperienza.

Idee e credenze non uniscono mai. sono separative, anche se possono portare ad
una consolazione momentanea.
La mente deve essere libera dal tempo, libera dal pensare, libera da tutti i
concetti su Dio. Dio è ciò che nasce da un momento all'altro in uno stato
mentale di libertà e spontaneità – nell'intervallo tra i pensieri.
Quindi, come può una preghiera alterare ciò che è predeterminato? Che si ottenga
ciò che si è chiesto o meno, è già stato deciso. Che ruolo ha la preghiera nella vita
quotidiana? La preghiera nella vita quotidiana implica cercare una ricompensa, una
gratificazione. Si è nei guai e si prega per avere una guida, si è confusi e si prega per
aver chiarezza.
Se Dio si presentasse a me e mi offrisse di esaudire un desiderio, gli
chiederei di darmi uno stato d'animo in cui io non volessi nulla da nessuno,
nemmeno da Lui.

Avvicinarsi a Dio non è qualcosa che tutti possono ottenere. Eppure, se


qualcuno sente che vorrebbe tenersi in costante contatto con il Divino mentre
si fa tutto ciò che è necessario nella propria vita quotidiana, penso che questo
sia possibile.
Il modo migliore per me, è essere costantemente consapevoli del processo della
vita: respiro che esce, poi entra naturalmente ed esce
ancora. Questa pratica ti terrà in contatto con il Divino.

Si vive la propria vita accettando tutto ciò che accade, facendo tutto ciò
che si pensa di dover fare in qualsiasi situazione, senza mai dimenticare che
qualunque cosa accada non è il prodotto di un’azione individuale né propria
né altrui.
Questo è esattamente ciò che si intende per essere vicini a Dio, vivere la propria vita
giorno per giorno e accettare quello che accade.

Morte

Si dovrebbe considerare la questione di cosa significhi la morte, non quando si è molto


malati e quindi in fin di vita, ma quando si vive con vitalità, con salute ed energia, sapendo
che l'organismo in futuro deve necessariamente logorarsi e decadere. Quando qualcuno dice
di aver paura della morte, come può avere paura di qualcosa che non conosce? La paura della
morte è, quindi, la paura di perdere qualcosa che gli appartiene. La paura di perderla nasce
quando ci si aggrappa a cose che gli hanno dato soddisfazione. Pertanto, la paura di qualcosa
di sconosciuto è, in realtà, la paura di perdere ciò che si ha. La paura nasce quando si
concede alla mente di essere dominante.Perché nasce la paura in primo luogo? C’è solo una
risposta: perché non si è in grado di accettare la realtà. Quando il corpo è perfettamente sano,
si gode di una sensazione di benessere. Allo stesso modo, quando capita che la mente sia
libera dalle consuete attività frenetiche, dalle reazioni, risposte, ricordi, speranze e
frustrazioni, si vive un'esperienza di gioioso benessere.

Bisogna davvero scoprire da soli cosa significa morire. Allora la paura non esiste, ogni
giorno è un nuovo giorno. La mente e gli occhi vedono la vita come qualcosa di totalmente
nuovo. Vivere la vita ora, oggi, lasciandosi alle spalle tutta la conoscenza che si è
accumulata, il che significa tutte le esperienze, tutti i ricordi, tutte le ferite e tutta la
compassione per gli altri. Questo significa porre fine a tutto ciò ogni giorno, in modo che il
giorno dopo la mente sia fresca, giovane e innocente. In altre parole, tutto ciò che la mente ha
raccolto durante il giorno, deve morire col giorno stesso.

Forse, in questo c'è 'amore', l’amore è sempre nuovo ogni momento, mentre il piacere si
basa sul tempo e sulla continuità. Occorre fare una netta differenziazione – forse sottile ma
importante – tra il lutto e la reazione emotiva alla perdita di un parente prossimo o un caro
amico. La reazione alla perdita di una persona cara è naturale, che si esprime attraverso il
dolore.
Il lutto prolungato, per un periodo, è il coinvolgimento dell'Io. In altre
parole, mentre una reazione emotiva è perfettamente naturale, un
coinvolgimento totale diventa un inutile sovraccarico.

Cosa succede dopo la morte? Si può ipotizzare di tornare nello stesso stato in cui
ci si trovava prima che la vita iniziasse nel grembo materno.
Questa ipotesi dovrebbe fugare il timore della morte. Se
non c'è attaccamento alla vita stessa e non c'è avversione per
la morte, c’è quello che si intende con la parola libertà.

L'unico modo di vivere

La base della vita quotidiana risiede nella non identificazione con le reazioni
biologiche che avvengono costantemente sia positive o negative: rabbia o
paura, compassione o gioia, e cosi via.
Nel caso dell'uomo comune, il pensiero entra in gioco e questo coinvolgimento
continua quasi tutto il giorno, situazione dopo situazione, provocando stress
psicofisici.
Al contrario, la persona consapevole, sapendo che tutto è un accadimento predeterminato,
e che l'entità individuale è impotente a fare qualsiasi cosa, gode di un ego totalmente
libero da ogni colpa e vergogna per qualsiasi sua azione, e anche libero da odio e
risentimento verso chiunque altro. Il risultato è che essendo totalmente libero da ogni
coinvolgimento, è aperto all’intero universo, aperto ad una vita piena e felice.

Ciò viene sperimentato nella vita quotidiana. L'uomo consapevole non ha infatti
costruito una barriera attorno a sé come protezione contro gli altri, a differenza dell'uomo
comune.
Se l'ego non ha costruito questa prigione, è possibile sentire davvero
che si respira non solo attraverso il naso, ma attraverso tutti i pori del
corpo. Ogni cellula del corpo è un organismo vivente. Si può
effettivamente sentire l'unità del corpo con la totalità della natura.

Quando si sente qualcosa, si può pensare di ascoltare attraverso le orecchie, ma il


fatto è che lo si sente attraverso tutto il proprio essere. Per esempio quando si ascolta
musica rilassante o le parole pronunciate da uomo consapevole, parole che escono
non solo dalle labbra ma dal cuore stesso. Quando questo tipo di ascolto accade,
l'impatto è fantastico, perché l'ascolto avviene attraverso l’intero essere, senza alcuna
barriera.
Questa è la chiave per vivere veramente.

Accettare la realtà, in qualsiasi momento, è vivere consapevolmente.

Una qualsiasi persona normale inizia la giornata in maniera consapevole ma, durante il giorno,
torna a vivere come l'uomo comune, per esempio incolpando un'altra persona per qualsiasi
cosa.
Se ogni essere umano non può fare a meno di fare, in qualsiasi momento, proprio ciò
che il suo destino ha voluto facesse, non sta forse vivendo in modo consapevole? Il
momento in cui uno dice: questo è sbagliato, non dovevo fare cosi o lei non doveva fare
cosi’, in questo momento, la consapevolezza lo ha lasciato ed è diventato proprio come
qualsiasi altro essere umano.
Vivere nella consapevolezza, significa vivere nel momento presente.

Significa vivere senza rimpianti per il passato, senza qualsiasi lamentela


sul presente e senza alcuna aspettativa per il futuro.
In questo modo, accettando ciò che accade e l'effetto di ogni avvenimento, come
proprio ciò che sarebbe dovuto accadere.
Un minuscolo seme germoglia e cresce in un albero, pieno di fiori e
frutti, in una progressione naturale. Così è con ogni cosa nel cosmo, compreso
l'uomo. Non accettare il flusso della vita, giudicare, giudicare e condannare
cosa accade è il modo umano di vivere la vita, che può solo sfociare in
frustrazione e infelicità.
In cosa consiste la felicità:
Quando si è fatto un buon pasto o si ha vissuto un'esperienza sessuale
soddisfacente?
Quando si è superato un esame difficile?
Quando ci si è vendicati per un vecchio insulto?
Quando un grave attacco di emicrania è finalmente passato?
Quando uno si è fatto una risata durante un film divertente?
Quando si viene promossi a presidente della propria azienda?

Si tratta solo di gioia, momentanea.


Si sente intuitivamente che ciò che si cerca veramente nella vita è qualcosa di
molto più profondo, che trascende il piacere o il dolore temporaneo.
Pertanto, la felicità non può esistere negli accadimenti della vita ma solo in un
atteggiamento verso la vita stessa.Questo significa accettarla senza alcun
coinvolgimento e, quindi, senza giudicare e condannare nessuno, né se stesso né
gli altri. In pace con se stesso ed in armonia con gli altri.

La differenza è tra rinuncia all'azione e rinuncia ai frutti dell'azione. La


persona comune non sarebbe mai in grado di rinunciare ai frutti dell'azione.
Vedere l'Unità, anche tra il manifesto e il non manifesto, è ciò che realmente si
intende per illuminazione o risveglio.

Una volta che l'individuo dimentica questa unità – inizia a pensare in termini
di individualità e sicurezza personale. Una volta che inizia a pensare in termini
di sicurezza personale crea una serie di problemi per se stesso. Quindi, a quel
livello, il primo passo per capire la natura dell'essere umano sarebbe capire che il
movimento e il cambiamento sono la base stessa della vita.

Epilogo
Tutto ciò che è nato o creato deve finire: questa è la legge della natura, e
nel processo, gli esseri umani non hanno altro da fare che essere semplici
strumenti. Non hanno, non abbiamo scelta.

Vivere una vita conscia significa certamente godere di tutti i desideri ogni volta
che sono soddisfatti, contenti della propria sorte nella vita, andare dove porta la vita,
indifferenti a dove capita di essere alla fine del giorno.

Non essere in grado di accettare la base stessa della vita e del vivere: l'incertezza nella vita
– significa frustrazione perpetua. Né l'uomo comune né la persona
conscia possono evitare il dolore o il piacere che il momento porterà.

Il punto più importante sull'accettazione di ciò che è, è il fatto che


l'accettazione, in ogni situazione, deve includere non solo l'assenza di
risentimento, ma l'accettazione totale che in qualsiasi situazione, ciò che è
accaduto è un avvenimento determinato dal destino, e non da terzi.

Questo è ciò che, alla fine, ogni essere umano cerca nella vita.

Pertanto, per ogni essere umano, accettazione del momento presente


significa:

Accetto 'ciò che è' in questo momento, proprio così com'è, come qualcosa
che è. E mentre accettando il ciò che è, con la totale accettazione che ciò che
accade non è mai stato nel mio controllo, un fatto che devo necessariamente
accettare, insieme alle conseguenze.
Il punto importante è che 'accettazione di ciò che è' significa accettazione
senza rimpianti del passato, senza lamentele sul presente, e
senza alcuna aspettativa per il futuro.
I concetti errati scompariranno da soli quando si è sereni.
Non è necessario cercare la verità ma solo smettere di concettualizzare e creare
opinioni.
Si fà quello che si pensa di dover fare in ogni situazione.

Il pensiero e l'attaccamento sono gli unici veri problemi. Perché essere attaccati,
anche all'idea dell'illuminazione, e andare fuori strada?

Segui il flusso della vita e camminerai liberamente e indisturbato,


lasciandola lavorare da sola senza la pratica del giudicare, che può solo
portare frustrazione e stanchezza.
Illuminazione significa semplicemente accettazione di ciò che esiste, incluso il
mondo dei sensi. L'uomo consapevole non si sforza di raggiungere un obiettivo
mentre l'uomo comune si riempie di sforzi e obiettivi, distinzioni e
discriminazioni. L'illuminazione significa l'abolizione di ogni pensiero sia giusto o
sbagliato.

Essere nell'essenza del sé senza tempo, senza orgoglio, senso di colpa e odio,
è godere della vera libertà. Ogni sforzo egocentrico cessa, non c'è né me né
l'altro, né essere né non essere, né perfezione né non perfezione. questo è libertà
totale – autorealizzazione – nella vita quotidiana.
In sostanza, chi sono io?
La risposta stà solo nella comprensione che questa vita e il vivere sono
solo un grande sogno, in cui tutti gli esseri umani sono inseriti come
personaggi. Siamo veri sognatori che stanno assistendo al funzionamento
della manifestazione.
Non sono io quello che pensa di pensare, e fare l'esperienza.
Io sono colui che è testimone del pensare, del fare,
sperimentando che sta accadendo.Questa è l'ultima verità nella
vita quotidiana. Ma la risposta deve venire dall'esperienza
personale.

Tuttavia, suggerisco una formula per la vita quotidiana: umiltà interiore e


tolleranza per gli altri, contentezza interiore e compassione.
Nessuno fa niente e quindi nessuno può essere biasimato o condannato per
nulla. Ma ognuno deve vivere la propria vita, facendo tutto ciò che pensa di fare in
qualsiasi momento, accettare la decisione della società su ogni semplice atto –
ricompensa e punizione. E, quindi, piacere o dolore di momento in momento. Questa
è la vita quotidiana, su cui non si ha controllo.
È nella vita quotidiana che l'essere umano si aspetta di avere felicità e la
ottiene se è in grado di rinunciare ad orgoglio, colpa e odio o disprezzo verso
qualcuno. Significa presenza di profonda pace e felicità.
In parole povere, questo significa vivere la propria vita senza mai
essere a disagio con se stessi.
Il vero valore di ogni insegnamento risiede nella sua rilevanza per la vita
quotidiana – nell’equanimità con cui ci aiuta ad affrontare le nostre situazioni,
sia i piaceri, che i dolori, che il flusso della vita ci porta. La ricerca spirituale
non dovrebbe essere solo limitata allo studio delle antiche scritture e degli alti
ideali filosofici. Deve soprattutto insegnarci come applicare ciò che si è appreso
nella vita quotidiana.

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