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2 tomo 1 2-05-2011 11:40 Pagina 1

Piano dell’opera

Storia e storiografia Antonio Desideri Mario Themelly


dalla formazione delle monarchie nazionali
alla rivoluzione inglese
primo con la collaborazione di Antonio Pantanelli
dall’Illuminismo tomo
all’età dell’imperialismo e Margherita Platania
il Novecento:
dall’età giolittiana ai nostri giorni

Materiali on-line
Storia
e
Dizionario dei sinonimi e dei contrari
con grammatica essenziale della lingua italiana

Storia e storiografia
pp. 1248 e un cd-rom (Win e Mac)
ISBN 978-88-8104-760-4 [DIRSI]

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storiografia
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(raccomandato G3 o superiore), OS 8.5 e superiori/OS 9.x
Ram: 64 Mb
dall’Illuminismo
Risoluzione video 800x600, 256 colori
all’età dell’imperialismo

SD102

nuovissima edizione
Questo volume
si compone di due tomi
e di un fascicolo non acquistabili
separatamente l’uno dall’altro.
Il loro prezzo complessivo Casa editrice G. D’Anna
è indicato nel secondo tomo. Messina-Firenze
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_I-II-III_frontespizio:P.III 4-05-2011 15:25 Pagina III

Antonio Desideri Mario Themelly


con la collaborazione di Antonio Pantanelli
e Margherita Platania

Storia
e
storiografia
dall’Illuminismo
all’età dell’imperialismo

2 primo tomo

nuovissima edizione

Casa editrice G. D’Anna


Messina-Firenze
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Copyright © 1996 G. D’Anna Casa editrice S.p.A. - via Dante da Castiglione, 8 - 50125 Firenze
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Proprietà letteraria riservata

Il Sistema Qualità
della G. D’Anna Casa editrice S.p.A.
Commessa 1533 è certificato,
secondo le norme
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da Cermet (n. 1791).

Nuovissima edizione gennaio 1996


Ristampe 10 9 8 2011 2012 2013

Redazione Alberta Bencini


e coordinamento
editoriale

Realizzazione Nuova MCS S.r.l. - Firenze


dell’apparato
illustrativo

Grafica Ruth Kroeber

Fotocomposizione STIAV S.r.l. - Firenze


e videoimpaginazione

Stampa e legatura Rotolito Lombarda S.p.A. - Pioltello (Milano)

Il volume è il risultato del lavoro comune di Antonio Desideri e Mario Themelly, che si sono avvalsi del-
la collaborazione di Antonio Pantanelli per la creazione delle sezioni didattiche e di Margherita Plata-
nia per la riorganizzazione e l’aggiornamento di quelle storiografiche.
Il fascicolo, che correda e completa il primo volume, è stato curato da Antonio Pantanelli. Gli indici
dei nomi e delle cose notevoli sono stati compilati da Marina Iaccio.

Avvertenze

In conformità alle Leggi 133/08 e 169/08, le eventuali future variazioni e tutti gli aggiornamenti riguardanti la ma-
teria, potranno essere inseriti nella piattaforma on-line della Casa editrice G. D’Anna.
La G. D’Anna Casa editrice S.p.A., esperite le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle illustrazioni e dei
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La ristampa degli esemplari esistenti nelle biblioteche di tali opere è consentita, non essendo concorrenziale all’opera.
Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell’editore, una successiva edizione, le opere pre-
senti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche.
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina VII

Indice
Prefazione V

I
Il secolo dei Lumi
Storia
1. Il Settecento «secolo dello sviluppo e del progresso» 1
2. La trasformazione dei modi di vivere 2
3. Una cultura nuova per la società che si sta trasformando 3
4. L’idea del progresso 5
5. Religione e politica nel pensiero del Settecento 6
6. Le nuove dottrine economiche 7
7. La diffusione dei Lumi 9
■ La popolazione nel XVIII secolo 10

Storiografia
Voci del Tempo
1. Contro le religioni positive una religiosità nuova: il Deismo (Voltaire) 12
2. Contro l’assurdo flagello della guerra (Voltaire) 13
3. L’origine della disuguaglianza tra gli uomini (J.-J. Rousseau) 15
4. Dal Codice della natura (Morelly) 15
5. I poteri dello Stato e le libertà del cittadino (Ch.-L. de Montesquieu) 17
6. Elogio della democrazia diretta (J.-J. Rousseau) 18
7. «Stato» e «Proprietà» secondo gli enciclopedisti 19
8. Ordinanza di censura dell’Enciclopedia 20
9. «Ogni uomo deve essere libero di perseguire il proprio interesse» (A. Smith) 21
10. La condanna dei Lumi e il rimpianto per l’età dei Patriarchi (J. G. Herder) 23
11. Il progresso indefinito dello spirito umano (M.-J.-A.-N. de Condorcet) 24
12. «Che cos’è l’Illuminismo?» (I. Kant) 25

Percorsi storiografici
13. Cronologia e geografia dei Lumi (F. Venturi) 27
14. La diffusione dell’Illuminismo (N. Hampson) 28
15. I viaggi della Ragione. Berlino (R. Chartier) 30
16. Alfabetizzazione e progresso tecnico (P. Chaunu) 32
17. Cosmopolitismo e Stato nazionale (G. Lefebvre) 34
18. L’idea di Europa nel Settecento (F. Chabod) 36
19. Herder, le origini del nazionalismo (C. Antoni) 39
20. Rousseau: la scoperta del sentimento (O. Vossler) 42
21. Luce e tenebre nell’arte del Settecento (D. Arasse) 43
22. La scoperta dell’infanzia e la nascita della famiglia e della casa moderne (Ph. Ariès) 45
23. Le letture della nobiltà francese nel secolo XVIII (D. Roche) 48
24. Musica di corte e musica borghese: clavicembalo e pianoforte (G. Dyson) 50
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina VIII

VIII Sic et Non


25. Riletture dell’Illuminismo in Germania fra gli anni Trenta e Quaranta 53

Parole nel Tempo 55


Cronologia 55
Scheda didattica 56

II
Dall’assolutismo illuminato alla Rivoluzione
Storia
1. Le ultime guerre dell’Antico Regime: cenni generali 59
2. Le guerre di successione 59
3. La guerra dei Sette Anni 61
4. Le spartizioni della Polonia (1772-1795). La decadenza dell’impero ottomano 62
5. I conflitti coloniali 63
6. Gli imperi del Portogallo e della Spagna 64
7. Francesi ed Inglesi si fronteggiano nell’America Settentrionale 65
8. Francesi e Inglesi si scontrano in Asia 66
9. L’idea delle riforme. L’alleanza dei príncipi con i «filosofi» 66
10. I grandi príncipi riformatori: Federico II di Prussia, Giuseppe II d’Austria, Caterina di
Russia 68
11. L’assetto politico e territoriale dell’Italia dopo le guerre di successione 70
12. Le riforme in Italia: Milano 71
13. Le riforme in Italia: Firenze 73
14. Le riforme in Italia: Napoli 74
15. La soppressione della Compagnia di Gesú. La creazione di nuove forme associative: i «Li-
beri Muratori» 75
16. La crisi dell’Antico Regime 76
17. La rivoluzione dei coloni d’America (1776-1783) 77
18. La Costituzione degli Stati Uniti d’America 79
■ L’Europa dopo la Pace di Aquisgrana (1748) 81
■ Le spartizioni della Polonia nel Settecento 82
■ Gli inizi della colonizzazione europea nelle Americhe 83
■ I grandi imperi asiatici del secolo XVIII e gli «stabilimenti» europei 84
■ L’Italia dopo la Pace di Aquisgrana (1748) 85
■ Gli Stati Uniti d’America nel 1783 86

Storiografia
Voci del Tempo
1. La Patente di tolleranza di Giuseppe II (1781) 88
2. Proposte per una riforma religiosa nel granducato toscano (S. de’ Ricci) 89
Indice

3. Contro la tortura (C. Beccaria) 91


4. La Riforma della legislazione criminale in Toscana 92
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina IX

5. La manomorta ecclesiastica impedisce lo sviluppo dell’agricoltura (G. Filangieri) 93 IX


6. Petizione della Virginia al Parlamento inglese avverso la imposizione dei diritti di bollo (1764) 94
7. Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776) 95

Percorsi storiografici
8. Federico II di Prussia nelle «passioni» dei contemporanei (E. Sestan) 97
9. La «dorata prigione» di Voltaire alla corte di Federico II (F. Catalano) 98
10. L’Austria mitteleuropea di Maria Teresa (V. L. Tapié) 99
11. Giuseppe II d’Austria, figlio dell’Illuminismo (F. Valsecchi) 101
12. Caterina II di Russia e l’insurrezione di Pugačëv (V. Gitermann) 104
13. Nelle riforme del Settecento è radicato l’equivoco che graverà nell’Ottocento sul movi-
mento nazionale italiano (P. Gobetti) 107
14. Bilancio critico delle riforme nel regno di Napoli (1767) (F. Venturi) 108
15. L’Italia esce dal proprio isolamento e si reinserisce nella cultura e nell’economia euro-
pee (G. Procacci) 110
16. Riforme senza Illuminismo nel Piemonte di Vittorio Amedeo II (D. Carpanetto-G. Ricu-
perati) 112
17. Il fallimento della riforma tributaria tentata dal viceré Domenico Caracciolo in Sicilia (R.
Zangheri) 114
18. Una società piú sicura e protetta? (J. Delumeau) 117
19. Le origini della burocrazia (C. Capra) 119
20. Origini e significato della Massoneria (M. Themelly) 121
21. La Costituzione americana (Ch.-A. de Tocqueville) 126
22. Una rivoluzione senza ideologia (D. J. Boorstin) 128
23. Interpretazioni contrastanti della Costituzione americana (W. P. Adams) 131

Sic et Non
24. Fra storia e antropologia: illuministi meridionali e mondo magico 134

Parole nel Tempo 137


Cronologia 137
Scheda didattica 141

III
La Rivoluzione francese
Storia
1. La rivoluzione dell’Occidente 144
2. Le classi sociali in Francia alla vigilia della Rivoluzione 144
3. La «reazione nobiliare». Gli Ordini privilegiati ottengono la convocazione degli Stati Ge-
nerali. La borghesia si afferma come forza rivoluzionaria 146
4. L’apertura degli Stati Generali. Il Terzo Stato si proclama Assemblea nazionale 147
5. La presa della Bastiglia. La rivoluzione municipale 148
Indice

6. La rivoluzione contadina. La «grande paura». L’abolizione dei privilegi feudali (4 ago-


sto 1789) 149
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina X

X 7. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) 150
8. L’invasione della reggia di Versailles. La rivoluzione dell’Assemblea si salda con la rivo-
luzione delle piazze (6 ottobre 1789) 151
9. L’opera dell’Assemblea nazionale costituente 152
10. La fuga del re (20 giugno 1791) e la fine del compromesso monarchico-costituzionale
154
11. La guerra e il crollo della monarchia (10 agosto 1792) 155
12. Le «stragi di settembre». Il «miracolo» di Valmy (20 settembre 1792) 156
13. Girondini e Montagnardi alla Convenzione 157
14. Il ’93. La condanna a morte di Luigi XVI. La guerra si estende in Europa 158
15. Il ’93. La caduta dei Girondini (2 giugno) 159
16. Il ’93. La Repubblica giacobina: il «Terrore» all’ordine del giorno 160
17. La dittatura di Robespierre. Il «Grande Terrore» 162
18. 9 termidoro anno III (27 luglio 1794): la Convenzione rovescia Robespierre 163
19. Democratici e monarchici contro i termidoriani. La Costituzione dell’anno III 164
20. La «Congiura degli Uguali» (maggio 1796) 164
■ Percentuali dei sacerdoti che giurano fedeltà alla «Costituzione civile del clero» 166
■ Rivolte e spedizioni militari contro la Francia rivoluzionaria e repubblicana nel 1793 166

Storiografia
Voci del Tempo
1. Un cahier de doléances: lagnanze e suppliche degli abitanti della città di Civray 167
2. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) 169
3. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino: anno I della Repubblica (24 giugno
1793) 171
4. Il Tribunale rivoluzionario. La legge del 22 pratile (10 giugno 1794) 172
5. Il Manifesto degli Uguali 172
6. Le riflessioni sulla Rivoluzione francese di un difensore della tradizione (E. Burke) 174
7. La Marsigliese (C.-J. Rouget de Lisle) 176

Percorsi storiografici
8. La «rivoluzione atlantica» (J. Godechot) 178
9. La nobiltà in Francia alla vigilia della Rivoluzione (Ch.-A. de Tocqueville) 179
10. La «grande paura» (G. Lefebvre) 182
11. La Costituzione civile del clero (F. Furet) 183
12. La patria in pericolo (J. Michelet) 187
13. Che fare del re? L’esecuzione di Luigi Capeto (F. Furet-D. Richet) 189
14. La Vandea (A. Soboul) 192
15. Sanculotti e contadini (A. Soboul) 194
16. Il 9 termidoro (27 luglio 1794) (G. Lefebvre) 195
17. Germinale e pratile anno III: la sconfitta del movimento popolare (B. Baczko) 198
18. Le contraddizioni della Dichiarazione dei diritti (A. Soboul) 199
19. La Repubblica giacobina dell’anno II (E. J. Hobsbawm) 202
20. Robespierre entra nel Comitato di salute pubblica (A. Mathiez) 205
21. La scristianizzazione (M. Ozouf) 208
22. La Costituzione dell’anno III (A. Soboul) 211
23. Il mito solare della Rivoluzione (J. Starobinski) 213
24. La vita privata, l’amore e la famiglia sotto la Rivoluzione (M. Vovelle) 214

Sic et Non
Indice

25. Il dibattito sulla Rivoluzione: la Rivoluzione è morta? 216


_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XI

Parole nel Tempo 218 XI


Cronologia 218
Scheda didattica 220

IV
La Francia e l’Europa dal Direttorio a Napoleone
Storia
1. Il Direttorio: liberalismo o «regime dei notabili»? 223
2. Le guerre del Direttorio 224
3. L’esercito roccaforte della tradizione giacobina 224
4. La carriera di Bonaparte 225
5. La prima campagna d’Italia: 1796-1797 225
6. Le repubbliche giacobine in Italia sino al Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797)
226
7. Le «repubbliche sorelle» in Europa 228
8. La Repubblica cisalpina e la Repubblica romana nel 1798 e nel 1799 229
9. La Repubblica napoletana (1799) 230
10. La spedizione francese in Egitto (1798-1799) 232
11. Il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) 232
12. Vittorie in guerra ed effimere speranze di pace (1800-1802) 233
13. Dal Consolato all’Impero 234
14. La conquista dell’Europa occidentale. Il primo scontro con la Russia e l’accordo con lo
zar (1804-1807) 236
15. L’inizio del dramma spagnolo (1807) 237
16. L’Europa resiste alla conquista. Il matrimonio austriaco (1808-1810) 238
17. Il sistema continentale 239
18. Napoleone e l’Italia: una nuova carta politica 240
19. Napoleone e l’Italia: economia, riforme, politica 241
20. Le opposizioni a Napoleone 243
21. La riscossa delle nazionalità: l’insurrezione spagnola 244
22. La campagna di Russia (giugno-novembre 1812) 245
23. La battaglia di Lipsia, l’invasione della Francia, la fine dell’Impero napoleonico 246
24. I «Cento giorni» (marzo-maggio 1815) 248
■ Le due campagne napoleoniche in Italia 249
■ L’espansione della Francia rivoluzionaria 250
■ L’Europa napoleonica nel 1812 251
■ L’Italia napoleonica nel 1806 252

Storiografia
Voci del Tempo
1. Il colpo di Stato del 18 brumaio (Napoleone) 254
Indice

2. Gli Articoli organici e la regolamentazione del culto cattolico (1801) 254


3. Dicembre 1805: Austerlitz. Proclami, appunti, ricordi (Napoleone) 255
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XII

XII 4. Napoleone crea la Scuola pubblica gestita e controllata dallo Stato (1806) 257
5. «Il sacrificio della patria nostra è consumato» (U. Foscolo) 258
6. Le ragioni del fallimento della Repubblica napoletana (V. Cuoco) 259
7. La rivendicazione della patria tedesca (J. Fichte) 261
8. I nemici della libertà avanzano nelle vallate svizzere (Madame de Staël) 263

Percorsi storiografici
9. Il colpo di Stato del 18 fruttidoro dell’anno V (4 settembre 1797) (A. Soboul) 265
10. Le due facce della «Grande Nazione» (J. Godechot) 266
11. La costruzione dello Stato moderno in Francia (F. Furet) 269
12. Il Codice civile napoleonico (J. Godechot) 271
13. La politica economica dell’età napoleonica (S. J. Woolf) 272
14. La società militare nell’età napoleonica (J.-P. Bertaud) 275
15. La situazione economico-sociale in Italia alla fine del Settecento (C. Zaghi) 277
16. Il saccheggio dell’Italia (F. Furet-D. Richet) 279
17. La Repubblica cisalpina: bilancio di due anni di vita (G. Procacci) 282
18. L’esperienza rivoluzionaria in Italia nel triennio 1796-’99 (R. De Felice) 283
19. Eleonora de Fonseca Pimentel redattrice del «Monitore napoletano» (B. Croce) 286
20. «Scrivere per il popolo, parlare al popolo» (L. Guerci) 288
21. Modernità dei Giacobini italiani (D. Cantimori) 290
22. Religiosità popolare in Toscana nell’età delle rivoluzioni. Un «miracolo» in Valdelsa (G.
Fenzi) 292
23. Il decennio napoleonico in Italia settentrionale (G. Candeloro) 294
24. Il decennio napoleonico nel regno meridionale (S. J. Woolf) 298
25. Le guerrillas spagnole contro Napoleone (H. A. L. Fisher) 301
26. La campagna di Russia: la battaglia di Borodino, l’incendio di Mosca, l’ordine di ritirata
(V. Gitermann) 302
27. Le forme della «sociabilità»: i ritrovi, i salotti, le accademie (S. J. Woolf) 305
28. La Francia e Napoleone nella musica di Beethoven (C. Palisca) 307

Sic et Non
29. Napoleone: «fu vera gloria?» 309

Parole nel Tempo 311


Cronologia 311
Scheda didattica 314

V
La prima rivoluzione industriale
Storia
1. L’Inghilterra patria della rivoluzione industriale 318
2. L’aumento della popolazione 318
Indice

3. La trasformazione delle campagne 319


4. Le macchine e la fabbrica 320
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XIII

5. La rivoluzione dei trasporti. Il nuovo ruolo della banca 322 XIII


6. La divisione del lavoro. La libertà dell’impresa 323
7. I grandi centri industriali. La formazione della coscienza della classe operaia 325
8. L’industrializzazione trasforma l’assetto tradizionale della politica britannica 326
9. La rivoluzione industriale negli altri paesi europei 327
■ Incidenza delle epidemie di peste nell’Europa occidentale dal 1347 al 1800 328
■ Lo sviluppo delle linee ferroviarie in Europa 329
■ L’Inghilterra durante la prima rivoluzione industriale 330

Storiografia
Voci del Tempo
1. Due posizioni in contrasto circa l’impiego della macchina: le ragioni del lavoro e quelle
del profitto 332
2. Il Parlamento inglese si schiera con i nuovi ceti imprenditoriali. Relazione della com-
missione d’inchiesta 333
3. La protesta di un operaio tessile (1818) 334
4. Il lamento dei tessitori del Lancashire 336
5. Squilibrio tra risorse agricole e sviluppo demografico. Contro il preteso diritto dei pove-
ri ad essere mantenuti a spese pubbliche (Th. Malthus) 336
6. La divisione del lavoro accresce la produttività e si risolve nel benessere di tutti (A. Smith)
338
7. La prima legge sul lavoro minorile nelle fabbriche (1831) 341
8. È imminente un futuro felice per l’umanità (R. Owen) 341

Percorsi storiografici
9. L’Inghilterra e l’accelerazione dello sviluppo nei secoli XVII e XVIII (E. A. Wrigley) 343
10. Dai campi aperti alle recinzioni. L’agricoltura inglese cambia volto (P. Mantoux) 346
11. La rivoluzione industriale e il ruolo delle innovazioni tecnologiche (D. S. Landes) 348
12. L’industrializzazione in Inghilterra e negli altri paesi europei (T. Kemp) 350
13. La rivoluzione dei trasporti: l’era dei canali, delle strade, delle ferrovie (Th. S. Ashton)
353
14. La funzione delle grandi banche (G. Luzzatto) 355
15. Imprenditori, capitalisti, proprietari (G. Berta) 356
16. Povertà, mercato del lavoro, intervento pubblico: Speenhamland (1795) (K. Polanyi) 359
17. I primi cortei operai in Inghilterra (E. P. Thompson) 363
18. Tempo, disciplina del lavoro e capitalismo industriale (E. P. Thompson) 365
19. Le ragioni dell’alcolismo, del malcostume, del crimine tra gli operai (F. Engels) 368
20. L’introduzione delle macchine e la divisione del lavoro (K. Marx) 369
21. La lotta degli operai contro le macchine (P. Mantoux) 371
22. Il lavoro delle donne e dei fanciulli in fabbrica (C. Fohlen) 373
23. Le trasformazioni dell’economia domestica, il sistema di fabbrica e la questione femmi-
nile (C. Saraceno) 375
24. La crescita delle città segue le spinte del profitto (L. Mumford) 378

Sic et Non
25. Rivoluzione industriale e vita dei lavoratori: due differenti letture 382

Parole nel Tempo 384


Indice

Cronologia 384
Scheda didattica 385
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XIV

XIV VI
L’età della Restaurazione
Storia
1. Le contraddizioni dell’età della Restaurazione 388
2. Il Congresso di Vienna 389
3. La Santa Alleanza 390
4. Il nuovo assetto politico e territoriale dell’Europa 391
5. La Restaurazione in Francia, in Spagna, in Inghilterra 392
6. La Restaurazione in Austria, in Prussia, in Russia 394
7. Il nuovo assetto territoriale della penisola italiana 395
8. La Restaurazione in Italia 396
9. Le società segrete 400
■ L’Europa dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) 401
■ L’Italia dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) 402

Storiografia
Voci del Tempo
1. L’uomo non è nato libero. Confutazione delle teorie di Rousseau (J. de Maistre) 403
2. Il diritto assoluto dei príncipi. Confutazione della sovranità popolare (K. L. von Haller)
405
3. Frammenti d’una conversazione sul diritto legittimo dei re (A. de Coigny) 405
4. Il Patto della Santa Alleanza 408
5. Svecchiare l’Italia e ricongiungerla all’Europa (L. di Breme) 409

Percorsi storiografici
6. La nuova sensibilità romantica (A. Omodeo) 410
7. Nazione e patria nel sentimento romantico (F. Chabod) 414
8. Il Romanticismo tedesco (U. Dotti) 417
9. Il Romanticismo esprime le esigenze del mondo moderno (Madame de Staël) 420
10. La scuola romantica nuota contro la corrente del tempo (H. Heine) 422
11. Il classicismo progressista di Giacomo Leopardi (S. Timpanaro) 423
12. La nuova carta d’Europa nel segno dell’equilibrio (E. J. Hobsbawm) 425
13. Liberalismo e costituzionalismo in Francia (G. De Ruggiero) 428
14. L’origine del mito asburgico e la sua funzione politica (C. Magris) 432
15. Una Restaurazione ambigua: il «caso» Italia (G. Procacci) 434
16. Il predominio austriaco in Italia (G. Candeloro) 436
17. Povertà e protoindustrializzazione nello Stato pontificio (L. Nasto) 438
18. L’eredità della Rivoluzione (B. Baczko) 439
19. Le sette nell’Italia settentrionale (G. Candeloro) 441
20. La Carboneria nel Mezzogiorno d’Italia (M. Themelly) 443

Parole nel Tempo 447


Cronologia 447
Scheda didattica 448
Indice
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XV

XV
VII
Le rivoluzioni liberali e nazionali
negli anni Venti del secolo
Storia
1. La diffusione delle rivoluzioni nei primi decenni dell’Ottocento 451
2. I movimenti di liberazione nazionale nell’America latina 452
3. Le guerre di liberazione nell’America latina segnano la prima sconfitta della Santa Al-
leanza 453
4. La rivoluzione in Spagna e nel Portogallo 454
5. La rivoluzione a Napoli e in Sicilia 455
6. La rivoluzione in Piemonte 456
7. L’intervento dei governi della Santa Alleanza 457
8. La lotta dei Greci e dei popoli balcanici per l’indipendenza 458
9. Francia, Inghilterra, Russia appoggiano la guerra dei Greci 459
10. Il moto decabrista in Russia 460
■ L’indipendenza dell’America latina 461
■ L’impero ottomano nel 1830 e la Grecia indipendente 462

Storiografia
Voci del Tempo
1. La Costituzione spagnola del 1812 463
2. La Dichiarazione di Troppau (1820) 465
3. Il proclama d’indipendenza della Grecia al Congresso di Epidauro (1822) 466
4. Un progetto di manifesto dei Decabristi russi 467
5. Il messaggio di Monroe al Congresso degli Stati Uniti (2 dicembre 1823) 468
6. La fine dei Pellirosse (Ch.-A. de Tocqueville) 469

Percorsi storiografici
7. I modelli rivoluzionari nell’età della Restaurazione (E. J. Hobsbawm) 471
8. Lo sviluppo delle strutture economiche e industriali nella Restaurazione «impossibile»
(A. Caracciolo) 472
9. Il fallimento della rivoluzione di Napoli (G. Candeloro) 474
10. Napoli e Piemonte: due moti diversi (B. Croce) 477
11. La prima rivoluzione liberale e borghese dell’Ottocento italiano (M. Themelly) 477
12. Società segrete e nobiltà liberale in Piemonte (R. Romeo) 479
13. Gli anni della reazione in Italia (S. J. Woolf) 482
14. Il mito dell’Ellade presso l’opinione pubblica inglese (H. A. L. Fisher) 484
15. Il pensiero politico dei Decabristi (F. Venturi) 485
16. Il potere creolo (M. Carmagnani-G. Casetta) 488
17. Nell’America latina l’indipendenza non significò «decolonizzazione» (J. G. J. Beyhaupt)
489
18. La dottrina di Monroe come antitesi della Santa Alleanza (R. Koselleck) 491

Parole nel Tempo 493


Cronologia 493
Indice

Scheda didattica 496


_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XVI

XVI
VIII
Rivoluzioni e riforme
negli anni Trenta e Quaranta
Storia
1. I momenti e i problemi d’una grande trasformazione 498
2. La rivoluzione di Luglio 498
3. La rivoluzione trionfa in Belgio e viene sconfitta in Polonia. Il principio del «non inter-
vento» 500
4. I moti in Italia 501
5. Nazionalismo liberale e nazionalismo reazionario nel mondo germanico 502
6. La Francia orleanista traccia il modello ideale del governo borghese 504
7. L’Inghilterra liberale: riforme e libero scambio 505
8. Il Cattolicesimo liberale 506
9. Le prime dottrine socialiste 508
10. Il tramonto delle sette. Il pensiero di Giuseppe Mazzini 509
11. Giuseppe Mazzini e la «Giovine Italia» (1832) 510
12. L’attività cospirativa e il fallimento dei moti 511

Storiografia
Voci del Tempo
1. La borghesia, «classe aperta», protagonista del progresso storico (F. Guizot) 512
2. Il Catechismo per i Polacchi 513
3. «Idee per organizzare delle intelligenze fra tutte le città d’Italia» (C. Menotti) 514
4. Istruzione generale per gli affratellati nella «Giovine Italia» (G. Mazzini) 515
5. La condanna del Cattolicesimo liberale. L’enciclica «Mirari vos» (1832) 517
6. La Petizione cartista (1838) 519

Percorsi storiografici
7. Il Cristianesimo democratico di Lamennais (G. Verucci) 521
8. La rivoluzione di Luglio (A. Galante Garrone) 523
9. La rivoluzione di Luglio e la formazione del linguaggio operaio (W. H. Sewell jr) 525
10. L’involuzione conservatrice della Monarchia di Luglio. L’insurrezione dei «Canuti» di
Lione (21-22 novembre 1831) (F. Rude) 528
11. Il colera del 1832 a Parigi (L. Chevalier) 530
12. I tumulti «Swing» (G. Rudé) 532
13. Primato francese e iniziativa italiana (A. Omodeo) 535
14. La democrazia in Mazzini e in Buonarroti (G. Candeloro) 538
15. La concezione interclassista della lotta rivoluzionaria in Giuseppe Mazzini (F. Della Pe-
ruta) 540
16. La nascita della «Giovine Europa» (F. Della Peruta) 542

Sic et Non
17. Ombre e luci nel processo riformatore inglese 544

Parole nel Tempo 546


Indice

Cronologia 546
Scheda didattica 548
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XVII

Avvertenze XVII
L’abbreviazione P.n.T., che compare nei profili, rimanda alla rubrica «Parole nel Tempo»
posta alla fine di ciascun capitolo.
Per quanto riguarda le note marginali, si è ritenuto necessario non citare le fonti dei passi
d’autore (peraltro sempre posti tra virgolette), per non appesantire l’impianto grafico della
pagina.

Indice
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XVIII
_V-VI_prefazione-bianca.qxd:P.IV-VI 4-05-2011 15:27 Pagina V

Prefazione

Questa edizione rispetta rigorosamente l’impianto originario che ha riscosso numerosi con-
sensi, ma si distingue sia per la nuova stesura degli essenziali profili narrativi che tengono
conto delle esigenze di una maggiore compiutezza, sia per l’ampia parte storiografica, ag-
giornata e riorganizzata in sezioni tematiche.

Si sono conservati i criteri generali interpretativi e gli orientamenti storiografici per «co-
struire» un libro intorno ai problemi piuttosto che intorno alle notizie, sempre rispettoso di
tutte le opinioni e delle interpretazioni di storici di ieri e di oggi e fondato sul confronto del-
le idee e sul dibattito.

Grande attenzione è stata dedicata ai rinnovati apparati didattici: al margine dei profili tro-
vano posto opportune note di varia cultura; tutti i brani antologici sono introdotti da un bre-
ve discorso critico; alla fine di ogni capitolo appaiono, nella «Scheda didattica», momenti di
autoverifica, di rielaborazione e di approfondimento e le rubriche «Parole nel Tempo» e
«Cronologia». Ciascuno dei tre volumi, diviso in tomi, è corredato da un fascicolo conte-
nente «Schede tematiche», «Tavole sinottiche» di carattere interdisciplinare, note bio-bi-
bliografiche degli autori antologizzati e indici analitici.

La Casa editrice è grata ad Antonio Desideri e Mario Themelly che hanno profuso la loro
esperienza nell’allestimento di questa «nuovissima» edizione, e ad Antonio Pantanelli, Mar-
gherita Platania, Vito Lo Curto, Giuseppe Lojacono per l’efficace collaborazione. Un rin-
graziamento particolare, anche da parte degli autori, ad Alberta Bencini per la sua insosti-
tuibile, preziosa opera di direzione redazionale.
_V-VI_prefazione-bianca.qxd:P.IV-VI 4-05-2011 15:27 Pagina VI
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 1

I
Il secolo dei Lumi

1. Il Settecento «secolo dello sviluppo e del progresso»

Negli ultimi capitoli del primo volume abbiamo descritto co-


me in alcune aree dell’Europa nel Cinquecento e nel Seicento
si siano affermate forme di produzione che sono state definite
«capitalistiche»; si è anche fatto cenno all’incremento del com-
mercio intercontinentale, alla diffusione degli scambi, al sorge-
re delle prime grandi manifatture (cap. XVII, par. 1). Nel corso
del Seicento, le guerre di liberazione in Olanda (cap. XVI, par.
3), la rivoluzione in Inghilterra (cap. XVII, paragrafi 10, 11 e
12), la costruzione d’un organismo statale moderno nella Fran- «Tra il 1680 e il 1715 è rac-
cia di Luigi XIV (cap. XVII, par. 5) contribuirono a mutare le chiusa una prima fase del mu-
strutture della società civile, a trasformare il modo di vivere, di tamento. Anzitutto, si trassero
le conseguenze dalle scoperte di
pensare, di comportarsi degli uomini. Galilei e di Cartesio: si operò la
Entro questo quadro già delineato il secolo che cominciamo matematizzazione della cono-
a studiare, il Settecento, si pone come l’epoca del progresso e scenza intellettuale dell’Uni-
dello sviluppo. Quest’ultimo si differenzia, però, tanto dai mo- verso. Si andò anche oltre,
però: si affrontarono in modo
vimenti «lenti» del Cinquecento e del Seicento, quanto dalla cre- non piú tradizionale i problemi
scita vertiginosa dell’Ottocento. È il secolo del progresso «vissu- del rapporto dell’uomo con Dio
to e cosciente», «ma attenti», osserva uno storico, «l’evoluzione e dei rapporti tra gli uomini
del XVIII secolo non esplode come una rivoluzione, bensí come nella città».
un’accelerazione decisiva che ravviva un processo multisecola-
re» (Chaunu). La popolazione dell’Occidente europeo, ad
esempio, pur rivelando sin dalla metà del XV secolo una ten-
denza costante all’aumento, è segnata da un succedersi di ri-
flussi e di improvvise impennate; solo a partire dal XVIII secolo
il numero degli uomini non cessò di aumentare. Da allora non ➜ carta a pag. 10.
vi furono piú battute d’arresto o inversioni di tendenza.
Nella sostanziale rigidità delle sue strutture, il XVIII secolo
presenta una significativa serie di cambiamenti, ognuno dei qua-
li è destinato a propagarsi ponendo le condizioni preliminari di
un futuro «decollo». In Inghilterra l’agricoltura – per fare an-
cora un esempio – continua ad essere l’attività dominante. Tut- milioni
180
to – come nei secoli oscuri del Medioevo – dipende da essa: la la-
vorazione della terra occupa i nove decimi degli abitanti. Nono- 160
stante ciò la sollecitazione dei mercati cittadini incoraggia una
serie convergente di piccole innovazioni sia tecniche sia cultu- 140
rali (lett. 16) che faranno compiere alla produzione un decisivo
120
balzo in avanti. L’aspetto delle campagne comincia dunque a
trasformarsi: si accentua il processo di privatizzazione, si recin- 100
gono le terre, si organizzano le prime aziende agricole. Se da
una parte due decimi dei contadini inglesi, liberati dal lavoro 80
della terra, potranno dedicarsi al commercio e all’artigianato,
dall’altra inizia la trasformazione di parte dei coltivatori in brac- 60
1500 1600 1700 1800
cianti. Si manifesta, cosí, nelle campagne, «una rivoluzione con-
tagiosa, espansiva» che piú avanti (cap. V) scopriremo connessa Stima della popolazione
alla rivoluzione industriale. europea fra il 1500 e il 1800.
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 2

2 2. La trasformazione dei modi di vivere

In un panorama generale molto variegato, entro un quadro


caratterizzato, secondo gli storici piú attenti, dalla persistenza
«di modi di vita vecchi di cinque o sei secoli» (Chaunu), non si
può, comunque, non segnalare l’irrompere di una serie di in-
novazioni destinate a mutare le condizioni materiali dell’esi-
stenza umana. Accenniamo qui ad alcune delle novità che ci
paiono piú significative.
«John Loudon McAdam (1756- Nel corso del Settecento le caratteristiche del traffico terre-
1836) intuí che per ottenere sul- stre, del movimento degli uomini e delle merci, mutarono sen-
le strade una superficie scorre- sibilmente. Furono moltiplicate le grandi strade, furono co-
vole si dovevano usare pietre struiti ponti e gallerie, gli spostamenti vennero agevolati dal ser-
grossolanamente squadrate e di
spessori diversi, affinché la pres- vizio di «posta» per il cambio dei cavalli e l’alloggio dei viaggia-
sione dei carriaggi rafforzasse la tori. Alcune strade furono pavimentate o, come allora si diceva,
coesione del selciato anziché dis- «macadamizzate»; il molleggio delle carrozze rese piú comodi i
sestarlo. [...] Duemilacinque- lunghi percorsi.
cento anni dopo la sua scoper-
ta, il principio della “chiave di L’aspetto delle campagne, piú popolate e meglio coltivate, co-
volta” veniva applicato sulle minciò a perdere quei toni di desolazione che erano stati, sino
strade». allora, dominanti; ma fu soprattutto il volto delle città a cambia-
re: erano divenute piú numerose e piú popolose; sobborghi e
quartieri si erano dilatati ben al di là dell’antica cinta di mura.
«Nel XVIII secolo si è costruito Molti centri urbani superavano i 50.000 abitanti; città di recen-
molto, poiché la popolazione era te fondazione, come Pietroburgo, sfioravano i 200.000, mentre
raddoppiata. Si diffuse nell’Eu- Londra e Parigi superavano il mezzo milione. Napoli, la città piú
ropa continentale e in America popolosa d’Italia, aveva circa 350.000 abitanti.
il modello delle case di pietra,
originario del Mediterraneo. Accanto ai tuguri, ai ricoveri, alle capanne si costruivano sem-
Una parte notevole delle case pre piú numerose le case di pietra che formano ancora il nucleo
contadine che ancor oggi si ve- antico di molte nostre città. È di quest’epoca la comparsa delle
dono risale al Settecento». prime abitazioni che, nel loro impianto, tenevano conto dei pro-
blemi della privacy e delle esigenze della nuova famiglia «nu-
cleare» o «coniugale». La famiglia, infatti, allontanandosi dalla
struttura «estesa» o «allargata», istituita dalla coabitazione di tre
% generazioni (nonni, genitori, figli), si orientava verso il modello
100 della convivenza dei soli genitori e dei figli. La pianta della casa
90
mutava con la trasformazione delle forme della vita associata.
Ora che la famiglia non era piú soltanto un’unità economica, an-
80 che la casa tendeva a diventare ciò che non era mai stata prima:
70 «un luogo di rifugio in cui nascondersi agli sguardi di fuori; un
luogo di affettività nel quale si stabiliscono rapporti di senti-
60
mento tra la coppia ed i figli, un luogo di attenzione per l’in-
50 fanzia» (Ariès). Si ebbe allora, entro una profonda trasforma-
40
zione della sensibilità e del costume, la scoperta del mondo
dell’infanzia, nonché una considerazione del tutto nuova del
30 ruolo della donna nella società (lett. 22).
20 Anche se i dati sono molto frammentari, si può ragionevol-
mente affermare che, nel corso del secolo, in Europa si riuscí ad
10
allungare la durata media della vita umana, a migliorare le con-
0 dizioni generali dell’igiene e a integrare e variare gradevolmen-
I Il secolo dei Lumi

1600 1650 1700 1750 1800 te l’alimentazione (tè, caffè, cioccolato, spezie). Si raggiunse an-
che una soglia di «alfabetizzazione di massa» che, almeno in al-
Scozia Inghilterra Francia cune aree privilegiate, si poté contrapporre vittoriosamente al
quadro della società tradizionale. «A conti fatti il XVIII secolo in
I progressi dell’alfabetizzazione
in Inghilterra, Scozia e Francia Europa», conclude uno storico, «ha operato la prima moltipli-
nei secoli XVII e XVIII. cazione per dieci dei cervelli» (Chaunu).
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 3

23
%
18
La disgregazione delle strutture dell’Antico Regime corrose la 23Settecento%si di- 3
«Gli uomini del
fiducia degli uomini nelle autorità tradizionali, pose in forse tut- vidono in tre strati molto ine-
ti i vincoli di servitú e di obbedienza: si svilupparono processi di
%leggono il lati-
guali: coloro che
no, e sono pochi; coloro che leg-
individualizzazione, «si accentuò la molecolarità dei singoli, la gono correntemente il loro
fluidità dei gruppi». Sorsero contemporaneamente, però, nuo- volgare, e sono sempre di piú;
ve forme di aggregazione. Il pensiero degli uomini cominciò ad “gli altri”, che assommano pe-
orientarsi anche in contrasto con la volontà delle corti, delle raltro ai nove decimi. Per questi
ultimi la trasmissione del sape-
Chiese, delle verità precostituite: emerse dal profondo della so- 15
re continuava a realizzarsi con
cietà un ambito nuovo, quello che fu detto appunto dell’opi- i mezzi tradizionali%del “veder
nione pubblica. L’opinione si propose come «un’impalpabile fare e del sentito dire”».
realtà capace di legittimare, con la forza del suo consenso, go- 1750-1759
vernanti e sistemi di governo». Cominciò ad assumere un certo
26 36
rilievo la voce dei liberi cittadini, capaci finalmente di leggere e 23
%
posti a contatto, grazie a libri e giornali capillarmente diffusi, % 36% %

con un flusso di informazioni e notizie, come mai sino allora era 18


23 %
avvenuto. I cittadini valutavano le novità della politica, ascolta- %
vano le parole degli intellettuali, prendevano atto delle decisio-
ni dei potenti, sottoponevano tutti questi dati ad un esame e sce- 1770-1774

glievano secondo la loro volontà, attenti alla difesa dei propri in- 23 15
teressi. In Inghilterra, in Francia, in Olanda si possono cogliere % %

le prime testimonianze di questa «svolta storica» che costituí il 15


26 14
36
%
reale contributo del secolo XVIII alla civiltà dei nostri tempi %
(Procacci). % %
1780-1784 21
14
%
5015% %
3. Una cultura nuova per la società che si sta trasformando % 21
%
50
%
Negli ultimi capitoli (XIII-XVII) del primo volume abbiamo
accennato al sorgere degli imperi coloniali, all’incremento dei
traffici intercontinentali, all’espansione dei mercati, al trionfo Filosofia Scienze
dell’economia monetaria, all’organizzazione in Europa, nono-
Politica Altre
stante le guerre e le carestie, delle prime grandi manifatture: tes-
situra in Inghilterra ed in Francia, metallurgia in Germania, can- Pubblicazioni in Francia nella
tieristica in Olanda. I nuovi modi di produzione trasformarono seconda metà del XVIII secolo.
il quadro economico di questi paesi e gli enormi profitti che i ce-
ti mercantili seppero trarre dalle loro attività contribuirono ad
aprire l’era della rivoluzione agraria e di quella industriale, che
si realizzerà nella seconda metà del secolo XVIII in Inghilterra
(cap. V), per passare poi, nel corso dell’Ottocento, in molti pae-
si europei e negli Stati Uniti d’America. Le aspirazioni dei nuo-
vi gruppi sociali in ascesa trovarono espressione nel movimento
di pensiero che va sotto il nome di Illuminismo: una cultura for- «Gli studiosi hanno messo in
temente critica nei confronti della scienza tradizionale, ispirata evidenza i diversi contradditto-
ri aspetti della società del Sette-
dalla nuova realtà economica e politica: «Il vero filosofo – scri- cento. I Lumi diffondono infat-
veva Voltaire nel 1765 – dissoda i campi incolti, aumenta il nu- ti la loro luce in modo irregola-
mero degli aratri e quindi degli abitanti, dà lavoro al povero e lo re e diseguale: zone e ambienti
arricchisce, incoraggia i matrimoni, sistema l’orfano, non mor- in cui le nuove idee penetrano
mora contro le imposte necessarie [...] nulla si aspetta dagli uo- ed agiscono si alternano a
chiazze d’ombra.
mini e fa loro tutto il bene di cui è capace». Una filosofia, dun- Le strutture profonde della so-
I Il secolo dei Lumi

que, che auspicava una società prospera e umana dalla quale do- cietà rimangono stabili, ma
vevano esser banditi l’arbitrio e il privilegio (P.n.T.), governata non si può negare che quello set-
– cosí continua il brano che abbiamo citato – «dalle leggi per- tecentesco sia un mondo nel
quale si riflettono, accanto a
fette ed immutabili della natura». nuovi sistemi di produzione e di
Gli intellettuali del Settecento si proponevano di «portare la vita, nuovi modi di pensare e di
luce» alle menti umane, di liberarle dalle «tenebre del passato», comportarsi».
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 4

4 dalla soggezione dell’ignoranza. Ai filosofi «dogmatici» che


prendevano le mosse da un solo principio, rimanendo quindi
ancorati ad una visione «unilaterale» della realtà, dovevano su-
bentrare i filosofi che orgogliosamente si chiamavano «ecletti-
ci», disposti, cioè, a riconoscere in ogni dottrina qualcosa di ve-
ro. L’«eclettico – scriveva D. Diderot nell’Enciclopedia – è un fi-
losofo che, respingendo ogni pregiudizio, osa pensare con la sua
testa [...] e non ammette nulla che non sia confermato dall’espe-
rienza e dal ragionamento».
Gli illuministi francesi sottoposero a critica tutto lo scibile,
realizzando, sotto la direzione del matematico e filosofo d’Alem-
bert (1717-1783) e del medico e letterato Denis Diderot (1713-
«Una considerazione, soprat- 1784), un’opera grandiosa in 28 volumi, che si intitolò Enciclo-
tutto, non bisogna perdere di vi- pedia o Dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri, pub-
sta: che se si bandisce dalla fac- blicata dal 1751 al 1772: quasi una rifondazione, è stato detto,
cia della terra l’uomo, o l’essere
pensante e contemplante, lo del sapere umano. «Dai principi della scienza ai fondamenti del-
spettacolo patetico e sublime del- la religione rivelata», scriveva d’Alembert nel 1758, «dai proble-
la natura diventa una scena mi della metafisica a quelli del gusto, dalla musica alla morale,
triste e muta. dalle controversie teologiche alle questioni dell’economia e del
L’universo tace, il silenzio e la
notte lo invadono. Tutto si tra- commercio, dalla politica al diritto dei popoli e alla giurisdizio-
sforma in un’immensa solitudi- ne civile, tutto è stato discusso, analizzato, agitato».
ne dove i fenomeni, non osser- «Tutto è stato discusso», leggiamo nello scritto di d’Alembert:
vati da nessuno, si succedono «quasi tutto», saremmo portati a dire oggi. Infatti – per fermarci
oscuri e muti. ad un solo esempio – nelle opere di Voltaire, «principe degli il-
È la presenza dell’uomo che ren-
de interessante l’esistenza degli luministi», troveremo la condanna dell’assolutismo arbitrario
esseri» (da L’Encyclopédie). dei re, ma anche il rifiuto di ogni forma di democrazia con cui la
«plebaglia» (la canaille) pretende di dettare legge e di governare
lo Stato. Voltaire propende, infatti, verso una soluzione di di-
spotismo illuminato, da attuarsi mediante la collaborazione tra il
principe e i filosofi: suggerisce un compromesso che lungi dal
rompere rivoluzionariamente col passato tenta di conservarne
almeno una parte. È anche il caso di osservare che il Settecento
non fu soltanto illuministico e che la cultura di quel secolo non
si ispirò soltanto alla ragione ed alla scienza. Gli uomini del Set-
«Intorno al 1760 si afferma tecento scoprirono anche il mondo dei sentimenti, degli istinti e
nell’Europa colta – insieme ma delle passioni; non mancò, accanto agli entusiasmi cosmopoliti-
anche contro la filosofia dei Lu- ci (P.n.T.), l’interesse per i caratteri originari, antichissimi, del-
mi – un vigoroso movimento di
rivalutazione della “sensibi- le nazioni, la valorizzazione della fantasia creatrice, il gusto
lità”. “Vivere senza passioni – dell’irrazionale, il senso della libertà (letture 10, 19, 20 e 21).
si scrisse – è come dormire tutta In nome della ragione, comunque, si condannarono non so-
la vita”. Le “anime sensibili” lo l’intolleranza, la superstizione, il fanatismo religioso, ma an-
apprezzavano la melanconia, le
lacrime; si entusiasmavano che le istituzioni e gli ordinamenti dello Stato, le leggi, i sistemi
agli spettacoli della natura sel- giudiziari, i privilegi nobiliari ed ecclesiastici: residui, si diceva,
vaggia e solitaria: oceani, mon- del Medioevo, che dovevano essere eliminati se si voleva creare
tagne, torrenti, uragani. Avan- un mondo piú giusto e piú libero. Quasi simbolo dell’audacia
zavano i motivi che confluiran- umana e della fede nel progresso sarà l’ascensione col pallone
no nel protoromanticismo».
(la mongolfiera) effettuata nel 1783 dai fratelli Montgolfier, i
primi aeronauti della storia. Non meno importante fu la sco-
perta dell’«elettrico», avvenuta nel corso del Settecento, la forza
che costituisce uno degli aspetti ancora in parte sconosciuti del-
I Il secolo dei Lumi

la struttura fisica della realtà.


CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 5

4. L’idea del progresso 5

È stato osservato che l’idea del progresso manca nel pensiero


degli uomini dell’età antica e medioevale: queste culture sono
dominate dalla concezione d’un fatale decadimento dell’uma-
nità, dal rimpianto d’una irrecuperabile perfezione originaria,
collocata – prima della storia – nell’età dei Patriarchi secondo la
Bibbia, nell’armonia iperuranica secondo Platone. Nel Medioe-
vo l’idea della Provvidenza divina, ordinatrice della storia in ba-
se ad un suo disegno in ultima analisi benevolo verso gli uomi-
ni, si scontrò con la concezione dell’umanità considerata «mas-
sa dannata» e con l’ostinata proiezione di tutti i valori nell’aldilà.
Nel Rinascimento la visione della cultura antica come modello
di perfezione suggerí il ritorno ai principi: nel passato era na-
scosto il segreto che avrebbe consentito all’umanità di riconqui-
stare i valori perduti durante i secoli dell’ignoranza e delle te-
nebre.
I principi teorici che avrebbero reso possibile il superamento
della concezione pessimistica agostiniana della storia sono nella
filosofia di Bacone, di Cartesio, di Locke (vol. I, cap. XVII, let-
ture 11, 15, 16 e 17), i quali, rompendo con la tradizione, fon-
darono sulla ragione e sull’empiría il nuovo regno degli uomi-
ni. Per quanto riguarda la teoria del progresso, essa divenne ta-
le non appena si capí che era possibile costruire valori non
ripetitivi di quelli del passato.
La celebre disputa che, tra la fine del Seicento e gli inizi del
Settecento, schierò in Francia i difensori dell’antichità contro i
sostenitori del «moderno» (Querelle des anciens et des modernes), se- «La Querelle des anciens et
gnò un importante momento di svolta. Nel quadro di una cul- des modernes segnò nella cul-
tura ispirata agli scienziati e ai filosofi del Cinquecento e del tura francese ed anche in quella
europea un momento di scontro
Seicento non si poteva piú attribuire agli antichi una privilegia- fra la nuova sensibilità dei Lu-
ta superiorità; al contrario era necessario riconoscere ai con- mi e il radicamento nella tradi-
temporanei un piú elevato livello di capacità ottenuto grazie zione antica. Le diede origine
all’accumularsi del sapere attraverso le generazioni. L’idea del Charles Perrault (1628-1703)
che, pubblicando i dialoghi po-
progresso, cosí formulata, fu accolta dagli illuministi, ispirò la lo- lemici raccolti sotto il titolo di
ro concezione della storia e le loro idee di «civiltà». La storia, Parallèle des anciens et des
configurandosi come il cammino degli uomini verso un’esisten- modernes (1697), si schierò
za migliore, fu ripensata come passaggio dallo stato selvaggio al- con Bernard de Fontenelle
la barbarie e dalla barbarie alla civiltà. (1657-1757) a favore dei mo-
derni. Dalla parte degli antichi
Non tutti credevano che la marcia dell’umanità dovesse esse- e dei classici rimasero Boileau
re necessariamente vittoriosa: erano sempre possibili crolli im- (1636-1711), Racine (1639-
provvisi, cedimenti, regressi. Per rafforzare le speranze di pro- 1699), La Bruyère (1645-
gresso era necessario che le élites dirigenti e gruppi sempre piú 1696), La Fontaine (1621-
1695); dietro di loro erano l’Ac-
ampi della popolazione civile imparassero ad usare «la bussola cademia reale e la Compagnia
della ragione». Solo alcuni intellettuali del Settecento non eb- di Gesú. Accanto ai filosofi car-
bero dubbi sul trionfo del progresso della storia. E fra essi Con- tesiani prese posizione per i mo-
dorcet (1743-1794) è il piú noto: in una celebre pagina, scritta derni il “Journal des Sa-
nel 1793, quando su lui pendeva la minaccia della ghigliottina, vants”».
il filosofo esalta lo sviluppo indefinito dell’umanità; prevede «la
I Il secolo dei Lumi

distruzione della disuguaglianza tra le nazioni, i progressi


dell’eguaglianza in seno ad uno stesso popolo, il reale perfezio-
namento dell’uomo [...] la realizzazione di una società nella
quale stupidità e miseria saranno soltanto accidenti e non lo sta-
to abituale di una gran parte della popolazione».
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 6

6 5. Religione e politica nel pensiero del Settecento

«Negli studi raccolti in Philo- La cultura dei Lumi, svolgendo la Filosofia Naturale di Isaac
sophiae naturalis principia Newton (1642-1727), portò avanti l’interpretazione meccanici-
mathematica (1687) Isaac stica e matematica della realtà, dall’infinitamente piccolo (i cor-
Newton spiegò tutto il mondo
terreno e celeste come un sistema puscoli luminosi dell’ottica) all’infinitamente grande (le orbite
puramente meccanico obbedien- astrali dei pianeti). Giunti, comunque, a quelli che chiamarono
te alla legge della gravitazione «i confini del mondo sensibile», gli illuministi si fermarono e –
universale. [...] Nello sconfina- seguendo anche in questo Newton – posero, accanto alla sfera
to orizzonte della ragione mate-
matica, che prescriveva il corso meccanica del movimento universale, quella di Dio, principio
degli astri, il Dio delle religioni intelligente del movimento, «Grande Architetto dell’Universo»,
rivelate apparve incongruo e ed anche, secondo alcuni, «Grande Orologiaio», intento a con-
antropomorfo: [...] nacque allo- trollare, con sapienti ritocchi, l’orologio del mondo. Si trattava,
ra il Dio dei deisti». ovviamente, di una divinità spoglia di ogni attributo dogmatico
e confessionale: era già il Dio dei deisti, il Dio di Voltaire, di
Rousseau, di Robespierre (cap. III, par. 16, lett. 21).
Il convincimento che le cose umane fossero governate da una
Provvidenza benefica ispirò (anche se non mancarono puntuali
riserve) la cultura del Settecento e trasformò il giudizio che gli
uomini davano di loro stessi. Ci si allontanò risolutamente
dall’idea del peccato originale: gli intellettuali, in Inghilterra
con Shaftesbury (1671-1713), in Francia con Morelly, rifiutaro-
no l’idea che l’uomo fosse nato «vizioso e malvagio» e trovarono
nella naturale bontà della specie umana un corollario della loro
teoria del «Divino Architetto» ed insieme il fondamento di una
nuova morale. Le opere buone non erano piú compiute per ob-
bedire alla volontà d’un Dio giudice: l’uomo operava il bene in-
dipendentemente dalla speranza del compenso o dal timore del-
la pena: l’opera buona era di per sé connessa ad un sentimento
di «piacere» che costituiva il motivo determinante della condot-
ta individuale.
«Un momento interessante nel- Per quanto riguarda la filosofia, la scienza, la religione, l’Illu-
la storia della divulgazione minismo è consistito, dunque, in un complesso di teorie che ten-
scientifica è segnato dalla pub- devano a dare una spiegazione del mondo che si stava rinno-
blicazione degli Entretiens sur
la pluralité des mondes vando; per ciò che concerne, invece, le dottrine politiche, la cul-
(1697) di Fontenelle, una rac- tura dei Lumi è parsa agli storici a noi contemporanei
colta di piacevoli conversazioni (Godechot, Lefebvre, Hobsbawm, Palmer) «una fiaccola che ha
tra una marchesa ed un amico guidato l’umanità in cammino, che ha sostenuto con i suoi prin-
dotto e galante che le rivela, pas-
seggiando sotto il cielo stellato, cipi, ed anche con i suoi miti, le prime lotte che hanno segnato
l’astronomia di Copernico e di il passaggio dal feudalesimo al capitalismo». Accenneremo qui
Cartesio». soltanto a due posizioni fondamentali nelle quali si prefigura il
quadro teorico della politica dell’età contemporanea: a quella di
Montesquieu, «patriarca del liberalismo», ed a quella di Rous-
seau, «patriarca della democrazia».
Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu (1689-
1755), nella sua opera maggiore, L’esprit des lois (1748), ispiran-
dosi al modello della Costituzione inglese (vol. I, cap. XVII, par.
9, letture 24 e 25), teorizzò un sistema di governo basato sulla se-
parazione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudi-
I Il secolo dei Lumi

ziario) e sul loro reciproco controllo («il potere limita il pote-


re»). L’obiettivo fondamentale dell’opera era quello di garanti-
re la libertà dell’individuo, di difendere la sfera della sua
autonomia e della sua privacy dagli interventi dello Stato; vi si
prefiguravano inoltre le istituzioni che avrebbero reso possibile
la partecipazione dei cittadini alla direzione della cosa pubblica.
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 7

L’opera – la cui lezione è viva ancora oggi – ebbe una grande ri- État de nature 7
sonanza ed ispirò tutte le Costituzioni liberali dell’Ottocento.
Nel Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uo-
mini (1755) Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) attribuí tutti i
mali del mondo all’ineguaglianza introdotta dall’istituto della
proprietà privata. È l’ineguaglianza che ha consacrato, a suo di-
re, lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi e dei potenti.
Nato libero e buono, l’uomo si è corrotto col passaggio dallo sta- Aliénation totale
to di natura allo stato di civiltà, divenendo cupido e malvagio, al
punto da assomigliare alla statua del dio marino Glauco, «che il
tempo, il mare, gli uragani avevano siffattamente trasfigurato
tanto da farlo assomigliare meno a un dio che a una bestia fero-
ce». Per ricostruire una società giusta si doveva creare una nuo-
va forma di associazione politica; Rousseau ne tracciò l’impian-
to nel Contratto sociale (1762), un’opera che si distacca profon- Volonté générale
damente dalle posizioni di Montesquieu. Rousseau non
suggerisce agli uomini di difendersi dallo Stato, al contrario pro- Moi
pone ad essi di «diventare Stato», di organizzare una comunità commun
a misura di loro stessi.
Il primo passo che si deve compiere per uscire dalla condi-
zione di disaggregazione propria dello stato di natura consiste
in un atto di rinuncia che Rousseau chiama «aliénation totale». So-
lo quando si saranno liberati dai loro individuali interessi, dagli Contract social
effimeri impulsi egoistici, gli uomini potranno ascoltare nel
profondo della coscienza il comando della «volonté générale», la
voce, cioè, che propone gli interessi reali, costanti della comu-
nità. Obbedendo alla «volonté générale» – raccogliendosi, cioè, in-
torno ad un progetto di vita e di lavoro in comune –, gli uomini
escono dalla solitudine e si associano nel «moi commun» (il «me
comune», la società dei cittadini, la nazione moderna), fondan-
do, in tal modo, lo Stato. Gli uomini che obbediscono alla «vo-
«Ci si consenta di chiarire il
lonté générale» obbediscono in realtà solo a loro stessi, sono dun- processo, anzi il trapasso, para-
que liberi; sono liberi e non sono piú soli perché non mirano al gonandolo a un salto mortale in
loro individuale benessere, bensí al vantaggio dell’intera comu- piena regola. I singoli, che ave-
nità: sono diventati cittadini. Nel progetto del nuovo Stato Rous- vano finora vissuto ognuno per
proprio conto, escono dal loro
seau si ispirava alla lezione della democrazia classica; i gover- “stato di natura” e, dopo aver
nanti erano solo «funzionari» posti dai cittadini al servizio della compiuto un paio di capriole
«volonté générale»; la loro opera, rigorosamente limitata nel tem- vertiginose, saltano tutti insie-
po, era suscettibile di revoca ove fosse venuta meno alle clauso- me sani e salvi nello Stato. Ma
le del contratto. Nelle assemblee non si radunavano «rappre- non sono piú i singoli di prima;
si sono, per dir cosí, dati la ma-
sentanti», bensí «delegati» del popolo (lett. 6). no e ora sono nell’atteggiamen-
Contro il modello rousseauiano si scateneranno le polemiche to dei bambini che giocano al gi-
dei liberali di derivazione montesquieuiana che insorgeranno rotondo. Ognuno è tutto intero
contro il dispotismo democratico accusandolo di non tollerare ed incolume, ma soltanto quale
elemento della comunità del po-
l’esistenza delle minoranze e di non riconoscere i diritti dei dis- polo, dello Stato moderno» (Ot-
sidenti. Erano proteste alle quali i democratici rousseauiani ri- to Vossler; 1936).
sponderanno riducendo le volontà discordanti dalla volonté géné-
rale a futili manifestazioni della «libertà dei libertini (P.n.T.)».
I Il secolo dei Lumi

6. Le nuove dottrine economiche

Si è già fatto cenno nel primo volume (cap. XVII, par. 7, let-
ture 18 e 19) alle dottrine economiche dominanti nel XVIII se-
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 8

8 colo: la tesi mercantilistica che, ispirata ad una concezione pes-


simistica della natura umana e delle forze economiche, teoriz-
zava la necessità dell’intervento regolatore dello Stato e l’antite-
si fisiocratica per la quale il mondo creato da una divinità bene-
fica era retto da leggi naturali che, lasciate libere nel loro gioco,
dovevano produrre «armonia» e «felicità». Si è già anche osser-
vato che mentre il mercantilismo ebbe la sua piena affermazio-
ne al tempo dell’assolutismo monarchico (cap. XVII, par. 7), la
fisiocrazia si sviluppò, invece, soprattutto nell’età dei príncipi
riformatori. Fisiocrazia significa «dominio della natura» e i «fi-
losofi economisti», detti poi fisiocratici, sostenevano doversi la-
sciare libere nel loro svolgimento le forze produttrici: perciò
condannavano qualsiasi ostacolo imposto alla libera proprietà
ed all’iniziativa dei privati, in particolare rifiutavano la regola-
mentazione del commercio. La loro parola d’ordine era «laissez
faire, laissez passer»; solo il libero scambio e la libera contratta-
zione potevano assicurare la prosperità delle nazioni.
Il maggior rappresentante delle dottrine fisiocratiche fu
François Quesnay (1694-1774), autore del Tableau économique
(1758), un’opera che indicava nella terra, liberata dai vincoli
feudali ed opportunamente lavorata, la vera fonte della ricchez-
za. Anche quella dei fisiocratici è dunque una dottrina che s’in-
quadra nella lotta contro le sopravvivenze feudali considerate
ormai anche dagli economisti come l’ostacolo principale allo svi-
luppo moderno della nazione.
«Adam Smith non era un rivo- Gli orizzonti della fisiocrazia furono sostanzialmente amplia-
luzionario: auspicava una gra- ti da Adam Smith (1723-1790), che con il suo Saggio sulla natura
duale riforma delle leggi e delle e le cause della ricchezza delle nazioni (1776) svincolò i concetti eco-
istituzioni per evitare i disordi-
ni. “Senza dubbio – egli scrisse nomici di «valore» e di «ricchezza» dal ristretto ambito agricolo
– instaurare una completa li- e li collocò nell’intero contesto commerciale e industriale, af-
bertà commerciale è cosa tanto fermando che la ricchezza è il risultato del lavoro umano. In tal
assurda quanto aspettarsi che modo A. Smith, fondatore della scuola dell’economia classica, si
possa mai essere instaurato il re-
gno di Utopia. [...] Se il profit- faceva interprete dei nuovi indirizzi assunti dalla produzione
to, tuttavia, terrà conto della nella sua Inghilterra ormai avviata verso la rivoluzione indu-
rendita e del salario – Smith co- striale (cap. V). Piú che alle analisi dedicate alla divisione del la-
sí continuava –, se cadranno i voro in fabbrica (alla loro critica provvederà Karl Marx, cap. X),
regolamenti del sistema mercan- è il caso qui di accennare alla giustificazione storica formulata
tile, se l’interesse privato sarà
sacrificato a vantaggio dell’in- da Smith nei confronti della libertà d’impresa e del sistema di li-
teresse dei consumatori, allora bera concorrenza. Si tratta delle teorie che saranno dette del li-
sarà ristabilita la proporzione berismo economico. La giustificazione della libertà d’iniziativa
naturale”». degli operatori economici, sia nell’interno dello Stato sia tra gli
Stati nazionali nel mercato mondiale, nasceva in Smith dal con-
vincimento che l’egoismo non fosse un elemento disgregatore:
l’economista asseriva che l’interesse individuale può diventare
elemento di ordine e di sviluppo a patto che non vi siano preva-
ricazioni, a patto che «nessuno, perseguendo il proprio utile, im-
pedisca agli altri di perseguire il loro». Da questa premessa sca-
turiva la fede nell’autoregolamentazione delle forze economi-
che ed insieme il convincimento che lo sviluppo illimitato
dell’iniziativa privata non avrebbe alterato il quadro della coesi-
I Il secolo dei Lumi

stenza degli Stati nazionali nel mercato mondiale. Spetterà alla


storia dell’Ottocento sottoporre a severa verifica le speranze del
liberismo smithiano.
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 9

7. La diffusione dei Lumi 9

Gli studi degli ultimi anni consentono di ricostruire, pur sche- «Le idee nuove della cultura del
maticamente, la diffusione dei Lumi in Europa nel corso del Settecento imponevano il ricorso
XVIII secolo. Storici e linguisti hanno identificato un certo nu- a nuove espressioni linguisti-
che. A questo proposito Montes-
mero di «parole chiave» che caratterizzano la cultura dei Lumi, quieu scrisse: “Ho avuto idee
quali, ad esempio, «pregiudizio, superstizione, tolleranza, virtú, nuove e quindi ho dovuto cer-
abuso, riforma, costituzione, libertà, eguaglianza, suddito, citta- care parole nuove e dare nuovi
dino, diritti, etc.». Si è, anzitutto, verificato che l’equivalente di significati alle antiche”; confi-
dava di non essere stato frainte-
queste parole «francesi» fosse presente nel vocabolario delle al- so. Dalle stesse preoccupazioni
tre lingue scritte dell’Europa settecentesca; si è poi cercato di va- linguistiche era afflitto Rous-
lutare la diffusione del «vocabolario dei Lumi» nelle diverse aree seau che era convinto di non es-
europee, e quindi nelle singole società, utilizzando i vari «livel- ser capito solo dai “lettori pusil-
li» del linguaggio scritto e parlato. In tale ambito sono stati in- lanimi”: sperava, invece, che le
sue parole nuove fossero com-
dividuati quattro diversi «livelli»: il primo relativo alla trattatisti- prese dalle persone “sensibili ai
ca scientifica e filosofica; il secondo alla letteratura narrativa e malanni dell’umanità”».
teatrale; il terzo alla lingua corrente, quella, per intenderci, dei
periodici, degli annunci e della corrispondenza; il quarto alla
lingua parlata (un ambito di ricerca arduo, corrispondente alle
estreme possibilità d’indagine dello storico).
Servendosi di questa «pista» gli storici hanno potuto tracciare
una geografia dell’Europa dei Lumi, scoprendo che l’espansio-
ne della cultura procede da ovest a est e da nord a sud. È stato
relativamente facile seguire la progressiva penetrazione del «vo-
cabolario dei Lumi» nei primi due livelli, piú arduo ricostruirla
per il terzo livello. Circa il quarto, l’indagine è tuttora in corso.
In Francia, in Inghilterra e in Olanda il primo livello è stato
raggiunto sin dal 1680, il secondo tra il 1700 e il 1720, il terzo ne-
gli anni Trenta e Quaranta; in Francia il quarto livello, diffuso
dagli almanacchi e dai libretti letti ad alta voce nelle veglie con-
tadine, sarà raggiunto negli anni della Rivoluzione e si dilaterà
vittoriosamente nei primi decenni del XIX secolo. Altrove il pro-
cesso assume ritmi diversi. In Germania il primo livello è rag-
giunto solo intorno al 1700, il quarto verso il 1800; nelle regioni
tedesche orientali verso la metà del XIX secolo. La Spagna toc-
ca il primo livello verso il 1730, il secondo intorno al 1750. L’Ita-
lia precede la Spagna di alcuni anni e conquista il quarto livello
con il Risorgimento; in Spagna lo stesso grado di diffusione del
«vocabolario dei Lumi» è conseguito solo all’inizio del XX se-
colo.
I Il secolo dei Lumi
CAP.1

Densità di Meno di 20 Da 20 a 40 Oltre 40


popolazione: ab. per km 2 ab. per km2 ab. per km2
Vologda
Centri urbani Meno di Da 100.000 a Da 200.000 a Oltre San Pietroburgo
4-05-2011

(1750) 100.000 ab. 200.000 ab. 500.000 ab. 500.000 ab. Christiania Jaroslav
(Oslo) Novgorod
Eskilstuna Reval Vladimir

Stoccolma Dorpat
Pskov
12:29

Mosca

Glasgow Jönköping Riga Vitebsk


Edimburgo

Memel Ors̆a
Newcastle
MARE
Copenaghen Wilno
Dublino York DEL NORD Minsk
Kursk
Pagina 10

Liverpool Königsberg
Manchester Schleswig Danzica
Wismar Grodno Nowogrodek
Norwich Amburgo
Birmingham
Stettino Brzesc Litewski
Amsterdam Brema Belgorod
Bristol Ipswich
Leida Varsavia
Londra Rotterdam Berlino Kiev
Anversa
Plymouth Lipsia Breslavia
Portsmouth Dover Colonia
Bruxelles
Lilla Eisenach Dresda Cracovia
Aquisgrana Francoforte Praga Leopoli
Rouen Olmütz
OCEANO Saint Malo Reims Magonza
Norimberga
Brünn Kamenec-
Strasburgo Ratisbona -Podol’skij
AT L A N T I C O Rennes Parigi
Vienna
Nantes Orléans Linz Odessa Caffa
Tours Monaco Buda Pest
Salisburgo
Limoges Hermannstadt
Lione
Ginevra Trieste
Bordeaux Milano Bucarest MAR NERO
La Coruña Belgrado
Bayonne Tolosa Grenoble Verona Venezia
Torino
Bilbao Avignone
Genova Bologna Sinop
San Sebastián Firenze Sofia
Pisa Ancona
Porto Narbona Marsiglia Ragusa
Saragozza Perugia Istanbul
Madrid Adrianopoli
Roma Angora
Barcellona Salonicco (Ankara)
Lisbona Bari

Valencia Taranto
Napoli
Badajoz Otranto
Cordoba Smirne
Siviglia Alicante Murcia Atene
Granada Corinto
Málaga Almeria Palermo Reggio
Cadice M A R Messina
Gibilterra M
Tangeri Algeri
E
Ceuta
D
Melilla Tunisi I T
Orano E R
Fès Oujda
R A N
E O

La popolazione nel XVIII secolo.


CAP.1.1 3-05-2011 16:39 Pagina 11

I 11

Il secolo dei Lumi

Voci del Tempo


La polemica contro 1. Voltaire, Contro le religioni positive una religiosità nuova: il Deismo
le religioni 2. Voltaire, Contro l’assurdo flagello della guerra
tradizionali, 3. J.-J. Rousseau, L’origine della disuguaglianza tra gli uomini
4. Morelly, Dal Codice della natura
contro la guerra,
contro la proprietà
privata

Il dibattito 5. Ch.-L. de Montesquieu, I poteri dello Stato e le libertà del cittadino


sullo Stato 6. J.-J. Rousseau, Elogio della democrazia diretta
e sull’economia 7. «Stato» e «Proprietà» secondo gli enciclopedisti
8. Ordinanza di censura dell’Enciclopedia
9. A. Smith, «Ogni uomo deve essere libero di perseguire il proprio in-
teresse»

I Lumi 10. J. G. Herder, La condanna dei Lumi e il rimpianto per l’età dei Pa-
nella riflessione triarchi
dei contemporanei 11. M.-J.-A.-N. de Condorcet, Il progresso indefinito dello spirito umano
12. I. Kant, «Che cos’è l’Illuminismo?»

Percorsi storiografici
La diffusione 13. F. Venturi, Cronologia e geografia dei Lumi
dei Lumi 14. N. Hampson, La diffusione dell’Illuminismo
15. R. Chartier, I viaggi della Ragione. Berlino
16. P. Chaunu, Alfabetizzazione e progresso tecnico

Cosmopolitismo 17. G. Lefebvre, Cosmopolitismo e Stato nazionale


e Stato nazionale 18. F. Chabod, L’idea di Europa nel Settecento
19. C. Antoni, Herder, le origini del nazionalismo

Il secolo 20. O. Vossler, Rousseau: la scoperta del sentimento


della ragione 21. D. Arasse, Luce e tenebre nell’arte del Settecento
scopre la forza
dei sentimenti

Nuovi modi di vivere 22. Ph. Ariès, La scoperta dell’infanzia e la nascita della famiglia e del-
e di sentire la casa moderne
23. D. Roche, Le letture della nobiltà francese nel secolo XVIII
24. G. Dyson, Musica di corte e musica borghese: clavicembalo e pia-
noforte

Sic et Non 25. Riletture dell’Illuminismo in Germania fra gli anni Trenta e Qua-
ranta
I Il secolo dei Lumi
CAP.1.1 3-05-2011 16:39 Pagina 12

12 Voci del Tempo


La polemica contro le religioni tradizionali,
contro la guerra, contro la proprietà privata

1. Contro le religioni positive una religiosità nuova: il Deismo


da Voltaire, Trattato sulla tolleranza, trad. di P. Togliatti, Editori Riuniti, Roma, 1966

Già negli ultimi decenni del Seicento, Isaac Newton, e con lui altri fisici e filosofi inglesi, avevano po-
stulato, accanto all’universo fisico da essi indagato nelle sue leggi meccaniche e matematiche, l’inson-
dabile presenza d’una realtà spirituale facente capo a Dio. Per Newton «l’uniformità meravigliosa del si-
stema planetario deve essere necessariamente considerata come effetto di una scelta intenzionale [...] la
vita organica non può che essere il prodotto della saggezza e della intelligenza d’un agente dotato di po-
tenza e di vita, che, essendo presente dappertutto, è capace di muovere con la sua volontà i corpi e di for-
mare e riformare le parti dell’universo». Al margine della sua fisica e della sua astronomia meccanica,
Newton, e con lui i nuovi intellettuali dell’Illuminismo, poneva la sfera imperscrutabile di Dio e delle
energie spirituali. Era una divinità spoglia di ogni involucro dogmatico e confessionale, la divinità del
Deismo sottesa alla cultura di Montesquieu, di Voltaire, di Rousseau, di Robespierre. Il Deismo, insieme
alla filosofia del sentimento, all’inclinazione per l’irrazionale, il meraviglioso, il magico, costituisce un
meno noto ma non per questo meno significativo versante della cultura del Settecento, che non fu dun-
que solo cultura della Ragione e dei Lumi, come dimostrano l’esplosione rousseauiana del sentimento,
la sensibilità protoromantica, le vitali contraddizioni della filosofia kantiana e come tendono a porre in
evidenza le letture 10, 19, 20, 21 e 24 di questa sezione antologica.
Tanto traspare nel brano di Voltaire che qui presentiamo. La preghiera a Dio, che compare nel Trat-
tato sulla tolleranza, proprio perché è pronunciata da chi fu, come Voltaire, fierissimo avversario di
tutte le confessioni religiose (in particolare di quella cattolica), ci dà il senso della profondità e serietà
dell’ispirazione deistica, che caratterizzò tanta parte della spiritualità del Settecento. Il tono dell’invoca-
zione, i concetti, le parole sono gli stessi (o quasi) della preghiera cristiana: «dégnati di guardar con mi-
sericordia gli errori legati alla nostra natura; [...] Fa’ che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardel-
lo di una esistenza penosa e passeggera [...] possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!». Oltre
a queste analogie importa rilevare l’accento con il quale Voltaire denuncia l’insensatezza, la bestialità
degli uomini quando presumono che solo le loro convinzioni religiose siano legittime, le uniche ammis-
sibili, mentre condannano e bandiscono le convinzioni religiose degli altri.

Non piú dunque agli uomini mi rivolgo; condizioni ai nostri occhi cosí diverse l’una
ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mon- dall’altra, e cosí uguali davanti a te; che tutte
di e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli le piccole sfumature che distinguono questi
creature, perdute nell’immensità e imper- atomi chiamati uomini, non siano segnale di
cettibili al resto dell’universo, osar doman- odio e di persecuzione; che coloro i quali ac-
dare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a cendono ceri in pieno mezzogiorno per ce-
te i cui decreti sono immutabili quanto eter- lebrarti sopportino coloro che si accontenta-
ni, dégnati di guardar con misericordia gli no della luce del tuo sole; che coloro i quali
errori legati alla nostra natura. Che questi er- coprono la veste loro d’una tela bianca per
rori non generino le nostre sventure. Tu non dire che bisogna amarti, non detestino colo-
ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, ro che dicono la stessa cosa portando un
né delle mani perché ci strozzassimo. Fa’ che mantello di lana nera; che sia uguale adorar-
ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardel- ti in un gergo proveniente da una lingua
I Il secolo dei Lumi

lo di una esistenza penosa e passeggera; che morta, o in un gergo piú nuovo; che coloro
le piccole diversità tra i vestiti che coprono i il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che
nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue dominano su una piccola parte d’un piccolo
insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra mucchio di fango di questo mondo e che
tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le posseggono alcuni frammenti arrotondati di
nostre opinioni insensate, fra tutte le nostre un certo metallo, godano senza orgoglio di
CAP.1.1 3-05-2011 16:39 Pagina 13

ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, za il frutto del lavoro e dell’industria pacifi- 13
e che gli altri guardino a costoro senza invi- ca! Se i flagelli della guerra sono inevitabili,
dia; poiché tu sai che nulla vi è in queste co- non odiamoci però, non laceriamoci a vi-
se vane, né che sia da invidiare né che possa cenda quando regna la pace, e impieghiamo
inorgoglire. l’istante della nostra esistenza per benedire
Possano tutti gli uomini ricordarsi che so- egualmente, in mille lingue diverse, dal Siam
no fratelli! Che essi abbiano in orrore la ti- sino alla California, la tua bontà che questo
rannide esercitata sugli animi, cosí come ese- istante ci ha dato.
crano il brigantaggio che strappa con la for-

2. Contro l’assurdo flagello della guerra


da Voltaire, Dizionario filosofico, trad. di M. Bonfantini, Einaudi, Torino, 1950

Se si considerano le motivazioni per esse addotte, niente appare piú irragionevole e mostruoso di certe
guerre del Seicento e del Settecento. Esemplare, fra le altre, quella detta di devoluzione (1667-1668), mos-
sa da Luigi XIV a Carlo II per il possesso dei Paesi Bassi spagnoli e giustificata, per cosí dire, in nome
del costume locale del Brabante e dello Hainaut, secondo il quale solo i figli di primo letto ereditano i be-
ni patrimoniali; per cui non Carlo II, figlio di secondo letto di Filippo IV di Spagna, ma Maria Teresa,
figlia primogenita di quest’ultimo e moglie di Luigi XIV, avrebbe dovuto ereditare quelle terre. Un puro
pretesto, chiaramente rispondente a fini egemonici, sul quale il Re Sole montò la sua macchina bellica.
La pagina che presentiamo, tratta dalla voce «Guerra» del Dizionario filosofico pubblicato a Lon-
dra nel 1764, è animata dallo spirito del Settecento francese (brio, arguzia, leggerezza) e risulta perciò
un saggio d’esprit, pur trattando temi di notevole gravità. La guerra è condannata non in nome della
carità cristiana, ma in nome della ragione, la sola forza, a detta di Voltaire, capace di salvare l’uma-
nità da tutti i suoi mali. La ragione «è mite ed umana», egli scrive, «ci educa all’indulgenza e distrug-
ge la discordia; rafforza la virtú e rende piacevole l’obbedienza alle leggi, invece di mantenerla soltanto
mediante la costrizione».

È senza dubbio una bellissima arte, questa glio concludono senza difficoltà che quella
[la guerra] che devasta i campi, distrugge le provincia appartiene a lui per diritto divino.
case, e fa morire, in media ogni anno, qua- La provincia in questione, che è a qualche
rantamila uomini su centomila. Questo ri- centinaio di leghe di distanza, ha un bel pro-
trovato fu usato dapprima dai popoli riuniti testare che non lo conosce, che non ha alcun
per il loro comune benessere. [...] Cosí il desiderio di essere governata da lui, che per
popolo romano, in assemblea, giudicava che dar legge ad un popolo bisogna almeno ave-
fosse nel suo interesse andare a battersi pri- re il suo consenso: questi discorsi non arriva-
ma della mietitura contro il popolo di Veio, no nemmeno alle orecchie del principe, sal-
o contro i Volsci. E qualche anno dopo tutti do nel suo buon diritto. Egli trova immanti-
i Romani, pensando d’aver ragione in una nente un gran numero d’uomini che non ha
certa lite contro i Cartaginesi, si batterono a niente da perdere: li veste d’un grosso pan-
lungo per terra e per mare. no blu a cento soldi il metro, orla i loro ber-
Oggi la cosa è un po’ diversa. Uno studio- retti con un bel filetto bianco o dorato, inse-
so di genealogie dimostra a un principe che gna loro a voltare a destra e sinistra e marcia
egli discende in linea retta da un conte, i cui con essi alla gloria.
I Il secolo dei Lumi

parenti tre o quattro secoli fa avevano fatto Gli altri príncipi che senton parlare di
un «patto di famiglia» con una casata di cui questa bella impresa, subito vi prendono par-
non sussiste neppur la memoria; e questa ca- te, ciascuno secondo il suo potere, e rico-
sata aveva delle lontane pretese su una certa prono cosí una piccola parte del globo di
regione il cui ultimo possessore è morto di tanti assassini mercenari quanti non ne eb-
apoplessia. Allora il principe e il suo Consi- bero mai al loro seguito Gengis Khan, Ta-

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