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Storia
e
Dizionario dei sinonimi e dei contrari
con grammatica essenziale della lingua italiana
Storia e storiografia
pp. 1248 e un cd-rom (Win e Mac)
ISBN 978-88-8104-760-4 [DIRSI]
SD102
nuovissima edizione
Questo volume
si compone di due tomi
e di un fascicolo non acquistabili
separatamente l’uno dall’altro.
Il loro prezzo complessivo Casa editrice G. D’Anna
è indicato nel secondo tomo. Messina-Firenze
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_I-II-III_frontespizio:P.III 4-05-2011 15:25 Pagina III
Storia
e
storiografia
dall’Illuminismo
all’età dell’imperialismo
2 primo tomo
nuovissima edizione
Copyright © 1996 G. D’Anna Casa editrice S.p.A. - via Dante da Castiglione, 8 - 50125 Firenze
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la collaborazione di Antonio Pantanelli per la creazione delle sezioni didattiche e di Margherita Plata-
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Il fascicolo, che correda e completa il primo volume, è stato curato da Antonio Pantanelli. Gli indici
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Indice
Prefazione V
I
Il secolo dei Lumi
Storia
1. Il Settecento «secolo dello sviluppo e del progresso» 1
2. La trasformazione dei modi di vivere 2
3. Una cultura nuova per la società che si sta trasformando 3
4. L’idea del progresso 5
5. Religione e politica nel pensiero del Settecento 6
6. Le nuove dottrine economiche 7
7. La diffusione dei Lumi 9
■ La popolazione nel XVIII secolo 10
Storiografia
Voci del Tempo
1. Contro le religioni positive una religiosità nuova: il Deismo (Voltaire) 12
2. Contro l’assurdo flagello della guerra (Voltaire) 13
3. L’origine della disuguaglianza tra gli uomini (J.-J. Rousseau) 15
4. Dal Codice della natura (Morelly) 15
5. I poteri dello Stato e le libertà del cittadino (Ch.-L. de Montesquieu) 17
6. Elogio della democrazia diretta (J.-J. Rousseau) 18
7. «Stato» e «Proprietà» secondo gli enciclopedisti 19
8. Ordinanza di censura dell’Enciclopedia 20
9. «Ogni uomo deve essere libero di perseguire il proprio interesse» (A. Smith) 21
10. La condanna dei Lumi e il rimpianto per l’età dei Patriarchi (J. G. Herder) 23
11. Il progresso indefinito dello spirito umano (M.-J.-A.-N. de Condorcet) 24
12. «Che cos’è l’Illuminismo?» (I. Kant) 25
Percorsi storiografici
13. Cronologia e geografia dei Lumi (F. Venturi) 27
14. La diffusione dell’Illuminismo (N. Hampson) 28
15. I viaggi della Ragione. Berlino (R. Chartier) 30
16. Alfabetizzazione e progresso tecnico (P. Chaunu) 32
17. Cosmopolitismo e Stato nazionale (G. Lefebvre) 34
18. L’idea di Europa nel Settecento (F. Chabod) 36
19. Herder, le origini del nazionalismo (C. Antoni) 39
20. Rousseau: la scoperta del sentimento (O. Vossler) 42
21. Luce e tenebre nell’arte del Settecento (D. Arasse) 43
22. La scoperta dell’infanzia e la nascita della famiglia e della casa moderne (Ph. Ariès) 45
23. Le letture della nobiltà francese nel secolo XVIII (D. Roche) 48
24. Musica di corte e musica borghese: clavicembalo e pianoforte (G. Dyson) 50
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II
Dall’assolutismo illuminato alla Rivoluzione
Storia
1. Le ultime guerre dell’Antico Regime: cenni generali 59
2. Le guerre di successione 59
3. La guerra dei Sette Anni 61
4. Le spartizioni della Polonia (1772-1795). La decadenza dell’impero ottomano 62
5. I conflitti coloniali 63
6. Gli imperi del Portogallo e della Spagna 64
7. Francesi ed Inglesi si fronteggiano nell’America Settentrionale 65
8. Francesi e Inglesi si scontrano in Asia 66
9. L’idea delle riforme. L’alleanza dei príncipi con i «filosofi» 66
10. I grandi príncipi riformatori: Federico II di Prussia, Giuseppe II d’Austria, Caterina di
Russia 68
11. L’assetto politico e territoriale dell’Italia dopo le guerre di successione 70
12. Le riforme in Italia: Milano 71
13. Le riforme in Italia: Firenze 73
14. Le riforme in Italia: Napoli 74
15. La soppressione della Compagnia di Gesú. La creazione di nuove forme associative: i «Li-
beri Muratori» 75
16. La crisi dell’Antico Regime 76
17. La rivoluzione dei coloni d’America (1776-1783) 77
18. La Costituzione degli Stati Uniti d’America 79
■ L’Europa dopo la Pace di Aquisgrana (1748) 81
■ Le spartizioni della Polonia nel Settecento 82
■ Gli inizi della colonizzazione europea nelle Americhe 83
■ I grandi imperi asiatici del secolo XVIII e gli «stabilimenti» europei 84
■ L’Italia dopo la Pace di Aquisgrana (1748) 85
■ Gli Stati Uniti d’America nel 1783 86
Storiografia
Voci del Tempo
1. La Patente di tolleranza di Giuseppe II (1781) 88
2. Proposte per una riforma religiosa nel granducato toscano (S. de’ Ricci) 89
Indice
Percorsi storiografici
8. Federico II di Prussia nelle «passioni» dei contemporanei (E. Sestan) 97
9. La «dorata prigione» di Voltaire alla corte di Federico II (F. Catalano) 98
10. L’Austria mitteleuropea di Maria Teresa (V. L. Tapié) 99
11. Giuseppe II d’Austria, figlio dell’Illuminismo (F. Valsecchi) 101
12. Caterina II di Russia e l’insurrezione di Pugačëv (V. Gitermann) 104
13. Nelle riforme del Settecento è radicato l’equivoco che graverà nell’Ottocento sul movi-
mento nazionale italiano (P. Gobetti) 107
14. Bilancio critico delle riforme nel regno di Napoli (1767) (F. Venturi) 108
15. L’Italia esce dal proprio isolamento e si reinserisce nella cultura e nell’economia euro-
pee (G. Procacci) 110
16. Riforme senza Illuminismo nel Piemonte di Vittorio Amedeo II (D. Carpanetto-G. Ricu-
perati) 112
17. Il fallimento della riforma tributaria tentata dal viceré Domenico Caracciolo in Sicilia (R.
Zangheri) 114
18. Una società piú sicura e protetta? (J. Delumeau) 117
19. Le origini della burocrazia (C. Capra) 119
20. Origini e significato della Massoneria (M. Themelly) 121
21. La Costituzione americana (Ch.-A. de Tocqueville) 126
22. Una rivoluzione senza ideologia (D. J. Boorstin) 128
23. Interpretazioni contrastanti della Costituzione americana (W. P. Adams) 131
Sic et Non
24. Fra storia e antropologia: illuministi meridionali e mondo magico 134
III
La Rivoluzione francese
Storia
1. La rivoluzione dell’Occidente 144
2. Le classi sociali in Francia alla vigilia della Rivoluzione 144
3. La «reazione nobiliare». Gli Ordini privilegiati ottengono la convocazione degli Stati Ge-
nerali. La borghesia si afferma come forza rivoluzionaria 146
4. L’apertura degli Stati Generali. Il Terzo Stato si proclama Assemblea nazionale 147
5. La presa della Bastiglia. La rivoluzione municipale 148
Indice
X 7. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) 150
8. L’invasione della reggia di Versailles. La rivoluzione dell’Assemblea si salda con la rivo-
luzione delle piazze (6 ottobre 1789) 151
9. L’opera dell’Assemblea nazionale costituente 152
10. La fuga del re (20 giugno 1791) e la fine del compromesso monarchico-costituzionale
154
11. La guerra e il crollo della monarchia (10 agosto 1792) 155
12. Le «stragi di settembre». Il «miracolo» di Valmy (20 settembre 1792) 156
13. Girondini e Montagnardi alla Convenzione 157
14. Il ’93. La condanna a morte di Luigi XVI. La guerra si estende in Europa 158
15. Il ’93. La caduta dei Girondini (2 giugno) 159
16. Il ’93. La Repubblica giacobina: il «Terrore» all’ordine del giorno 160
17. La dittatura di Robespierre. Il «Grande Terrore» 162
18. 9 termidoro anno III (27 luglio 1794): la Convenzione rovescia Robespierre 163
19. Democratici e monarchici contro i termidoriani. La Costituzione dell’anno III 164
20. La «Congiura degli Uguali» (maggio 1796) 164
■ Percentuali dei sacerdoti che giurano fedeltà alla «Costituzione civile del clero» 166
■ Rivolte e spedizioni militari contro la Francia rivoluzionaria e repubblicana nel 1793 166
Storiografia
Voci del Tempo
1. Un cahier de doléances: lagnanze e suppliche degli abitanti della città di Civray 167
2. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789) 169
3. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino: anno I della Repubblica (24 giugno
1793) 171
4. Il Tribunale rivoluzionario. La legge del 22 pratile (10 giugno 1794) 172
5. Il Manifesto degli Uguali 172
6. Le riflessioni sulla Rivoluzione francese di un difensore della tradizione (E. Burke) 174
7. La Marsigliese (C.-J. Rouget de Lisle) 176
Percorsi storiografici
8. La «rivoluzione atlantica» (J. Godechot) 178
9. La nobiltà in Francia alla vigilia della Rivoluzione (Ch.-A. de Tocqueville) 179
10. La «grande paura» (G. Lefebvre) 182
11. La Costituzione civile del clero (F. Furet) 183
12. La patria in pericolo (J. Michelet) 187
13. Che fare del re? L’esecuzione di Luigi Capeto (F. Furet-D. Richet) 189
14. La Vandea (A. Soboul) 192
15. Sanculotti e contadini (A. Soboul) 194
16. Il 9 termidoro (27 luglio 1794) (G. Lefebvre) 195
17. Germinale e pratile anno III: la sconfitta del movimento popolare (B. Baczko) 198
18. Le contraddizioni della Dichiarazione dei diritti (A. Soboul) 199
19. La Repubblica giacobina dell’anno II (E. J. Hobsbawm) 202
20. Robespierre entra nel Comitato di salute pubblica (A. Mathiez) 205
21. La scristianizzazione (M. Ozouf) 208
22. La Costituzione dell’anno III (A. Soboul) 211
23. Il mito solare della Rivoluzione (J. Starobinski) 213
24. La vita privata, l’amore e la famiglia sotto la Rivoluzione (M. Vovelle) 214
Sic et Non
Indice
IV
La Francia e l’Europa dal Direttorio a Napoleone
Storia
1. Il Direttorio: liberalismo o «regime dei notabili»? 223
2. Le guerre del Direttorio 224
3. L’esercito roccaforte della tradizione giacobina 224
4. La carriera di Bonaparte 225
5. La prima campagna d’Italia: 1796-1797 225
6. Le repubbliche giacobine in Italia sino al Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797)
226
7. Le «repubbliche sorelle» in Europa 228
8. La Repubblica cisalpina e la Repubblica romana nel 1798 e nel 1799 229
9. La Repubblica napoletana (1799) 230
10. La spedizione francese in Egitto (1798-1799) 232
11. Il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799) 232
12. Vittorie in guerra ed effimere speranze di pace (1800-1802) 233
13. Dal Consolato all’Impero 234
14. La conquista dell’Europa occidentale. Il primo scontro con la Russia e l’accordo con lo
zar (1804-1807) 236
15. L’inizio del dramma spagnolo (1807) 237
16. L’Europa resiste alla conquista. Il matrimonio austriaco (1808-1810) 238
17. Il sistema continentale 239
18. Napoleone e l’Italia: una nuova carta politica 240
19. Napoleone e l’Italia: economia, riforme, politica 241
20. Le opposizioni a Napoleone 243
21. La riscossa delle nazionalità: l’insurrezione spagnola 244
22. La campagna di Russia (giugno-novembre 1812) 245
23. La battaglia di Lipsia, l’invasione della Francia, la fine dell’Impero napoleonico 246
24. I «Cento giorni» (marzo-maggio 1815) 248
■ Le due campagne napoleoniche in Italia 249
■ L’espansione della Francia rivoluzionaria 250
■ L’Europa napoleonica nel 1812 251
■ L’Italia napoleonica nel 1806 252
Storiografia
Voci del Tempo
1. Il colpo di Stato del 18 brumaio (Napoleone) 254
Indice
XII 4. Napoleone crea la Scuola pubblica gestita e controllata dallo Stato (1806) 257
5. «Il sacrificio della patria nostra è consumato» (U. Foscolo) 258
6. Le ragioni del fallimento della Repubblica napoletana (V. Cuoco) 259
7. La rivendicazione della patria tedesca (J. Fichte) 261
8. I nemici della libertà avanzano nelle vallate svizzere (Madame de Staël) 263
Percorsi storiografici
9. Il colpo di Stato del 18 fruttidoro dell’anno V (4 settembre 1797) (A. Soboul) 265
10. Le due facce della «Grande Nazione» (J. Godechot) 266
11. La costruzione dello Stato moderno in Francia (F. Furet) 269
12. Il Codice civile napoleonico (J. Godechot) 271
13. La politica economica dell’età napoleonica (S. J. Woolf) 272
14. La società militare nell’età napoleonica (J.-P. Bertaud) 275
15. La situazione economico-sociale in Italia alla fine del Settecento (C. Zaghi) 277
16. Il saccheggio dell’Italia (F. Furet-D. Richet) 279
17. La Repubblica cisalpina: bilancio di due anni di vita (G. Procacci) 282
18. L’esperienza rivoluzionaria in Italia nel triennio 1796-’99 (R. De Felice) 283
19. Eleonora de Fonseca Pimentel redattrice del «Monitore napoletano» (B. Croce) 286
20. «Scrivere per il popolo, parlare al popolo» (L. Guerci) 288
21. Modernità dei Giacobini italiani (D. Cantimori) 290
22. Religiosità popolare in Toscana nell’età delle rivoluzioni. Un «miracolo» in Valdelsa (G.
Fenzi) 292
23. Il decennio napoleonico in Italia settentrionale (G. Candeloro) 294
24. Il decennio napoleonico nel regno meridionale (S. J. Woolf) 298
25. Le guerrillas spagnole contro Napoleone (H. A. L. Fisher) 301
26. La campagna di Russia: la battaglia di Borodino, l’incendio di Mosca, l’ordine di ritirata
(V. Gitermann) 302
27. Le forme della «sociabilità»: i ritrovi, i salotti, le accademie (S. J. Woolf) 305
28. La Francia e Napoleone nella musica di Beethoven (C. Palisca) 307
Sic et Non
29. Napoleone: «fu vera gloria?» 309
V
La prima rivoluzione industriale
Storia
1. L’Inghilterra patria della rivoluzione industriale 318
2. L’aumento della popolazione 318
Indice
Storiografia
Voci del Tempo
1. Due posizioni in contrasto circa l’impiego della macchina: le ragioni del lavoro e quelle
del profitto 332
2. Il Parlamento inglese si schiera con i nuovi ceti imprenditoriali. Relazione della com-
missione d’inchiesta 333
3. La protesta di un operaio tessile (1818) 334
4. Il lamento dei tessitori del Lancashire 336
5. Squilibrio tra risorse agricole e sviluppo demografico. Contro il preteso diritto dei pove-
ri ad essere mantenuti a spese pubbliche (Th. Malthus) 336
6. La divisione del lavoro accresce la produttività e si risolve nel benessere di tutti (A. Smith)
338
7. La prima legge sul lavoro minorile nelle fabbriche (1831) 341
8. È imminente un futuro felice per l’umanità (R. Owen) 341
Percorsi storiografici
9. L’Inghilterra e l’accelerazione dello sviluppo nei secoli XVII e XVIII (E. A. Wrigley) 343
10. Dai campi aperti alle recinzioni. L’agricoltura inglese cambia volto (P. Mantoux) 346
11. La rivoluzione industriale e il ruolo delle innovazioni tecnologiche (D. S. Landes) 348
12. L’industrializzazione in Inghilterra e negli altri paesi europei (T. Kemp) 350
13. La rivoluzione dei trasporti: l’era dei canali, delle strade, delle ferrovie (Th. S. Ashton)
353
14. La funzione delle grandi banche (G. Luzzatto) 355
15. Imprenditori, capitalisti, proprietari (G. Berta) 356
16. Povertà, mercato del lavoro, intervento pubblico: Speenhamland (1795) (K. Polanyi) 359
17. I primi cortei operai in Inghilterra (E. P. Thompson) 363
18. Tempo, disciplina del lavoro e capitalismo industriale (E. P. Thompson) 365
19. Le ragioni dell’alcolismo, del malcostume, del crimine tra gli operai (F. Engels) 368
20. L’introduzione delle macchine e la divisione del lavoro (K. Marx) 369
21. La lotta degli operai contro le macchine (P. Mantoux) 371
22. Il lavoro delle donne e dei fanciulli in fabbrica (C. Fohlen) 373
23. Le trasformazioni dell’economia domestica, il sistema di fabbrica e la questione femmi-
nile (C. Saraceno) 375
24. La crescita delle città segue le spinte del profitto (L. Mumford) 378
Sic et Non
25. Rivoluzione industriale e vita dei lavoratori: due differenti letture 382
Cronologia 384
Scheda didattica 385
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XIV VI
L’età della Restaurazione
Storia
1. Le contraddizioni dell’età della Restaurazione 388
2. Il Congresso di Vienna 389
3. La Santa Alleanza 390
4. Il nuovo assetto politico e territoriale dell’Europa 391
5. La Restaurazione in Francia, in Spagna, in Inghilterra 392
6. La Restaurazione in Austria, in Prussia, in Russia 394
7. Il nuovo assetto territoriale della penisola italiana 395
8. La Restaurazione in Italia 396
9. Le società segrete 400
■ L’Europa dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) 401
■ L’Italia dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) 402
Storiografia
Voci del Tempo
1. L’uomo non è nato libero. Confutazione delle teorie di Rousseau (J. de Maistre) 403
2. Il diritto assoluto dei príncipi. Confutazione della sovranità popolare (K. L. von Haller)
405
3. Frammenti d’una conversazione sul diritto legittimo dei re (A. de Coigny) 405
4. Il Patto della Santa Alleanza 408
5. Svecchiare l’Italia e ricongiungerla all’Europa (L. di Breme) 409
Percorsi storiografici
6. La nuova sensibilità romantica (A. Omodeo) 410
7. Nazione e patria nel sentimento romantico (F. Chabod) 414
8. Il Romanticismo tedesco (U. Dotti) 417
9. Il Romanticismo esprime le esigenze del mondo moderno (Madame de Staël) 420
10. La scuola romantica nuota contro la corrente del tempo (H. Heine) 422
11. Il classicismo progressista di Giacomo Leopardi (S. Timpanaro) 423
12. La nuova carta d’Europa nel segno dell’equilibrio (E. J. Hobsbawm) 425
13. Liberalismo e costituzionalismo in Francia (G. De Ruggiero) 428
14. L’origine del mito asburgico e la sua funzione politica (C. Magris) 432
15. Una Restaurazione ambigua: il «caso» Italia (G. Procacci) 434
16. Il predominio austriaco in Italia (G. Candeloro) 436
17. Povertà e protoindustrializzazione nello Stato pontificio (L. Nasto) 438
18. L’eredità della Rivoluzione (B. Baczko) 439
19. Le sette nell’Italia settentrionale (G. Candeloro) 441
20. La Carboneria nel Mezzogiorno d’Italia (M. Themelly) 443
XV
VII
Le rivoluzioni liberali e nazionali
negli anni Venti del secolo
Storia
1. La diffusione delle rivoluzioni nei primi decenni dell’Ottocento 451
2. I movimenti di liberazione nazionale nell’America latina 452
3. Le guerre di liberazione nell’America latina segnano la prima sconfitta della Santa Al-
leanza 453
4. La rivoluzione in Spagna e nel Portogallo 454
5. La rivoluzione a Napoli e in Sicilia 455
6. La rivoluzione in Piemonte 456
7. L’intervento dei governi della Santa Alleanza 457
8. La lotta dei Greci e dei popoli balcanici per l’indipendenza 458
9. Francia, Inghilterra, Russia appoggiano la guerra dei Greci 459
10. Il moto decabrista in Russia 460
■ L’indipendenza dell’America latina 461
■ L’impero ottomano nel 1830 e la Grecia indipendente 462
Storiografia
Voci del Tempo
1. La Costituzione spagnola del 1812 463
2. La Dichiarazione di Troppau (1820) 465
3. Il proclama d’indipendenza della Grecia al Congresso di Epidauro (1822) 466
4. Un progetto di manifesto dei Decabristi russi 467
5. Il messaggio di Monroe al Congresso degli Stati Uniti (2 dicembre 1823) 468
6. La fine dei Pellirosse (Ch.-A. de Tocqueville) 469
Percorsi storiografici
7. I modelli rivoluzionari nell’età della Restaurazione (E. J. Hobsbawm) 471
8. Lo sviluppo delle strutture economiche e industriali nella Restaurazione «impossibile»
(A. Caracciolo) 472
9. Il fallimento della rivoluzione di Napoli (G. Candeloro) 474
10. Napoli e Piemonte: due moti diversi (B. Croce) 477
11. La prima rivoluzione liberale e borghese dell’Ottocento italiano (M. Themelly) 477
12. Società segrete e nobiltà liberale in Piemonte (R. Romeo) 479
13. Gli anni della reazione in Italia (S. J. Woolf) 482
14. Il mito dell’Ellade presso l’opinione pubblica inglese (H. A. L. Fisher) 484
15. Il pensiero politico dei Decabristi (F. Venturi) 485
16. Il potere creolo (M. Carmagnani-G. Casetta) 488
17. Nell’America latina l’indipendenza non significò «decolonizzazione» (J. G. J. Beyhaupt)
489
18. La dottrina di Monroe come antitesi della Santa Alleanza (R. Koselleck) 491
XVI
VIII
Rivoluzioni e riforme
negli anni Trenta e Quaranta
Storia
1. I momenti e i problemi d’una grande trasformazione 498
2. La rivoluzione di Luglio 498
3. La rivoluzione trionfa in Belgio e viene sconfitta in Polonia. Il principio del «non inter-
vento» 500
4. I moti in Italia 501
5. Nazionalismo liberale e nazionalismo reazionario nel mondo germanico 502
6. La Francia orleanista traccia il modello ideale del governo borghese 504
7. L’Inghilterra liberale: riforme e libero scambio 505
8. Il Cattolicesimo liberale 506
9. Le prime dottrine socialiste 508
10. Il tramonto delle sette. Il pensiero di Giuseppe Mazzini 509
11. Giuseppe Mazzini e la «Giovine Italia» (1832) 510
12. L’attività cospirativa e il fallimento dei moti 511
Storiografia
Voci del Tempo
1. La borghesia, «classe aperta», protagonista del progresso storico (F. Guizot) 512
2. Il Catechismo per i Polacchi 513
3. «Idee per organizzare delle intelligenze fra tutte le città d’Italia» (C. Menotti) 514
4. Istruzione generale per gli affratellati nella «Giovine Italia» (G. Mazzini) 515
5. La condanna del Cattolicesimo liberale. L’enciclica «Mirari vos» (1832) 517
6. La Petizione cartista (1838) 519
Percorsi storiografici
7. Il Cristianesimo democratico di Lamennais (G. Verucci) 521
8. La rivoluzione di Luglio (A. Galante Garrone) 523
9. La rivoluzione di Luglio e la formazione del linguaggio operaio (W. H. Sewell jr) 525
10. L’involuzione conservatrice della Monarchia di Luglio. L’insurrezione dei «Canuti» di
Lione (21-22 novembre 1831) (F. Rude) 528
11. Il colera del 1832 a Parigi (L. Chevalier) 530
12. I tumulti «Swing» (G. Rudé) 532
13. Primato francese e iniziativa italiana (A. Omodeo) 535
14. La democrazia in Mazzini e in Buonarroti (G. Candeloro) 538
15. La concezione interclassista della lotta rivoluzionaria in Giuseppe Mazzini (F. Della Pe-
ruta) 540
16. La nascita della «Giovine Europa» (F. Della Peruta) 542
Sic et Non
17. Ombre e luci nel processo riformatore inglese 544
Cronologia 546
Scheda didattica 548
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XVII
Avvertenze XVII
L’abbreviazione P.n.T., che compare nei profili, rimanda alla rubrica «Parole nel Tempo»
posta alla fine di ciascun capitolo.
Per quanto riguarda le note marginali, si è ritenuto necessario non citare le fonti dei passi
d’autore (peraltro sempre posti tra virgolette), per non appesantire l’impianto grafico della
pagina.
Indice
_VII_XVII_indice:INDICE 4-05-2011 15:27 Pagina XVIII
_V-VI_prefazione-bianca.qxd:P.IV-VI 4-05-2011 15:27 Pagina V
Prefazione
Questa edizione rispetta rigorosamente l’impianto originario che ha riscosso numerosi con-
sensi, ma si distingue sia per la nuova stesura degli essenziali profili narrativi che tengono
conto delle esigenze di una maggiore compiutezza, sia per l’ampia parte storiografica, ag-
giornata e riorganizzata in sezioni tematiche.
Si sono conservati i criteri generali interpretativi e gli orientamenti storiografici per «co-
struire» un libro intorno ai problemi piuttosto che intorno alle notizie, sempre rispettoso di
tutte le opinioni e delle interpretazioni di storici di ieri e di oggi e fondato sul confronto del-
le idee e sul dibattito.
Grande attenzione è stata dedicata ai rinnovati apparati didattici: al margine dei profili tro-
vano posto opportune note di varia cultura; tutti i brani antologici sono introdotti da un bre-
ve discorso critico; alla fine di ogni capitolo appaiono, nella «Scheda didattica», momenti di
autoverifica, di rielaborazione e di approfondimento e le rubriche «Parole nel Tempo» e
«Cronologia». Ciascuno dei tre volumi, diviso in tomi, è corredato da un fascicolo conte-
nente «Schede tematiche», «Tavole sinottiche» di carattere interdisciplinare, note bio-bi-
bliografiche degli autori antologizzati e indici analitici.
La Casa editrice è grata ad Antonio Desideri e Mario Themelly che hanno profuso la loro
esperienza nell’allestimento di questa «nuovissima» edizione, e ad Antonio Pantanelli, Mar-
gherita Platania, Vito Lo Curto, Giuseppe Lojacono per l’efficace collaborazione. Un rin-
graziamento particolare, anche da parte degli autori, ad Alberta Bencini per la sua insosti-
tuibile, preziosa opera di direzione redazionale.
_V-VI_prefazione-bianca.qxd:P.IV-VI 4-05-2011 15:27 Pagina VI
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 1
I
Il secolo dei Lumi
1600 1650 1700 1750 1800 te l’alimentazione (tè, caffè, cioccolato, spezie). Si raggiunse an-
che una soglia di «alfabetizzazione di massa» che, almeno in al-
Scozia Inghilterra Francia cune aree privilegiate, si poté contrapporre vittoriosamente al
quadro della società tradizionale. «A conti fatti il XVIII secolo in
I progressi dell’alfabetizzazione
in Inghilterra, Scozia e Francia Europa», conclude uno storico, «ha operato la prima moltipli-
nei secoli XVII e XVIII. cazione per dieci dei cervelli» (Chaunu).
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 3
23
%
18
La disgregazione delle strutture dell’Antico Regime corrose la 23Settecento%si di- 3
«Gli uomini del
fiducia degli uomini nelle autorità tradizionali, pose in forse tut- vidono in tre strati molto ine-
ti i vincoli di servitú e di obbedienza: si svilupparono processi di
%leggono il lati-
guali: coloro che
no, e sono pochi; coloro che leg-
individualizzazione, «si accentuò la molecolarità dei singoli, la gono correntemente il loro
fluidità dei gruppi». Sorsero contemporaneamente, però, nuo- volgare, e sono sempre di piú;
ve forme di aggregazione. Il pensiero degli uomini cominciò ad “gli altri”, che assommano pe-
orientarsi anche in contrasto con la volontà delle corti, delle raltro ai nove decimi. Per questi
ultimi la trasmissione del sape-
Chiese, delle verità precostituite: emerse dal profondo della so- 15
re continuava a realizzarsi con
cietà un ambito nuovo, quello che fu detto appunto dell’opi- i mezzi tradizionali%del “veder
nione pubblica. L’opinione si propose come «un’impalpabile fare e del sentito dire”».
realtà capace di legittimare, con la forza del suo consenso, go- 1750-1759
vernanti e sistemi di governo». Cominciò ad assumere un certo
26 36
rilievo la voce dei liberi cittadini, capaci finalmente di leggere e 23
%
posti a contatto, grazie a libri e giornali capillarmente diffusi, % 36% %
glievano secondo la loro volontà, attenti alla difesa dei propri in- 23 15
teressi. In Inghilterra, in Francia, in Olanda si possono cogliere % %
que, che auspicava una società prospera e umana dalla quale do- cietà rimangono stabili, ma
vevano esser banditi l’arbitrio e il privilegio (P.n.T.), governata non si può negare che quello set-
– cosí continua il brano che abbiamo citato – «dalle leggi per- tecentesco sia un mondo nel
quale si riflettono, accanto a
fette ed immutabili della natura». nuovi sistemi di produzione e di
Gli intellettuali del Settecento si proponevano di «portare la vita, nuovi modi di pensare e di
luce» alle menti umane, di liberarle dalle «tenebre del passato», comportarsi».
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 4
«Negli studi raccolti in Philo- La cultura dei Lumi, svolgendo la Filosofia Naturale di Isaac
sophiae naturalis principia Newton (1642-1727), portò avanti l’interpretazione meccanici-
mathematica (1687) Isaac stica e matematica della realtà, dall’infinitamente piccolo (i cor-
Newton spiegò tutto il mondo
terreno e celeste come un sistema puscoli luminosi dell’ottica) all’infinitamente grande (le orbite
puramente meccanico obbedien- astrali dei pianeti). Giunti, comunque, a quelli che chiamarono
te alla legge della gravitazione «i confini del mondo sensibile», gli illuministi si fermarono e –
universale. [...] Nello sconfina- seguendo anche in questo Newton – posero, accanto alla sfera
to orizzonte della ragione mate-
matica, che prescriveva il corso meccanica del movimento universale, quella di Dio, principio
degli astri, il Dio delle religioni intelligente del movimento, «Grande Architetto dell’Universo»,
rivelate apparve incongruo e ed anche, secondo alcuni, «Grande Orologiaio», intento a con-
antropomorfo: [...] nacque allo- trollare, con sapienti ritocchi, l’orologio del mondo. Si trattava,
ra il Dio dei deisti». ovviamente, di una divinità spoglia di ogni attributo dogmatico
e confessionale: era già il Dio dei deisti, il Dio di Voltaire, di
Rousseau, di Robespierre (cap. III, par. 16, lett. 21).
Il convincimento che le cose umane fossero governate da una
Provvidenza benefica ispirò (anche se non mancarono puntuali
riserve) la cultura del Settecento e trasformò il giudizio che gli
uomini davano di loro stessi. Ci si allontanò risolutamente
dall’idea del peccato originale: gli intellettuali, in Inghilterra
con Shaftesbury (1671-1713), in Francia con Morelly, rifiutaro-
no l’idea che l’uomo fosse nato «vizioso e malvagio» e trovarono
nella naturale bontà della specie umana un corollario della loro
teoria del «Divino Architetto» ed insieme il fondamento di una
nuova morale. Le opere buone non erano piú compiute per ob-
bedire alla volontà d’un Dio giudice: l’uomo operava il bene in-
dipendentemente dalla speranza del compenso o dal timore del-
la pena: l’opera buona era di per sé connessa ad un sentimento
di «piacere» che costituiva il motivo determinante della condot-
ta individuale.
«Un momento interessante nel- Per quanto riguarda la filosofia, la scienza, la religione, l’Illu-
la storia della divulgazione minismo è consistito, dunque, in un complesso di teorie che ten-
scientifica è segnato dalla pub- devano a dare una spiegazione del mondo che si stava rinno-
blicazione degli Entretiens sur
la pluralité des mondes vando; per ciò che concerne, invece, le dottrine politiche, la cul-
(1697) di Fontenelle, una rac- tura dei Lumi è parsa agli storici a noi contemporanei
colta di piacevoli conversazioni (Godechot, Lefebvre, Hobsbawm, Palmer) «una fiaccola che ha
tra una marchesa ed un amico guidato l’umanità in cammino, che ha sostenuto con i suoi prin-
dotto e galante che le rivela, pas-
seggiando sotto il cielo stellato, cipi, ed anche con i suoi miti, le prime lotte che hanno segnato
l’astronomia di Copernico e di il passaggio dal feudalesimo al capitalismo». Accenneremo qui
Cartesio». soltanto a due posizioni fondamentali nelle quali si prefigura il
quadro teorico della politica dell’età contemporanea: a quella di
Montesquieu, «patriarca del liberalismo», ed a quella di Rous-
seau, «patriarca della democrazia».
Charles-Louis de Secondat, barone di Montesquieu (1689-
1755), nella sua opera maggiore, L’esprit des lois (1748), ispiran-
dosi al modello della Costituzione inglese (vol. I, cap. XVII, par.
9, letture 24 e 25), teorizzò un sistema di governo basato sulla se-
parazione dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudi-
I Il secolo dei Lumi
L’opera – la cui lezione è viva ancora oggi – ebbe una grande ri- État de nature 7
sonanza ed ispirò tutte le Costituzioni liberali dell’Ottocento.
Nel Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uo-
mini (1755) Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) attribuí tutti i
mali del mondo all’ineguaglianza introdotta dall’istituto della
proprietà privata. È l’ineguaglianza che ha consacrato, a suo di-
re, lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi e dei potenti.
Nato libero e buono, l’uomo si è corrotto col passaggio dallo sta- Aliénation totale
to di natura allo stato di civiltà, divenendo cupido e malvagio, al
punto da assomigliare alla statua del dio marino Glauco, «che il
tempo, il mare, gli uragani avevano siffattamente trasfigurato
tanto da farlo assomigliare meno a un dio che a una bestia fero-
ce». Per ricostruire una società giusta si doveva creare una nuo-
va forma di associazione politica; Rousseau ne tracciò l’impian-
to nel Contratto sociale (1762), un’opera che si distacca profon- Volonté générale
damente dalle posizioni di Montesquieu. Rousseau non
suggerisce agli uomini di difendersi dallo Stato, al contrario pro- Moi
pone ad essi di «diventare Stato», di organizzare una comunità commun
a misura di loro stessi.
Il primo passo che si deve compiere per uscire dalla condi-
zione di disaggregazione propria dello stato di natura consiste
in un atto di rinuncia che Rousseau chiama «aliénation totale». So-
lo quando si saranno liberati dai loro individuali interessi, dagli Contract social
effimeri impulsi egoistici, gli uomini potranno ascoltare nel
profondo della coscienza il comando della «volonté générale», la
voce, cioè, che propone gli interessi reali, costanti della comu-
nità. Obbedendo alla «volonté générale» – raccogliendosi, cioè, in-
torno ad un progetto di vita e di lavoro in comune –, gli uomini
escono dalla solitudine e si associano nel «moi commun» (il «me
comune», la società dei cittadini, la nazione moderna), fondan-
do, in tal modo, lo Stato. Gli uomini che obbediscono alla «vo-
«Ci si consenta di chiarire il
lonté générale» obbediscono in realtà solo a loro stessi, sono dun- processo, anzi il trapasso, para-
que liberi; sono liberi e non sono piú soli perché non mirano al gonandolo a un salto mortale in
loro individuale benessere, bensí al vantaggio dell’intera comu- piena regola. I singoli, che ave-
nità: sono diventati cittadini. Nel progetto del nuovo Stato Rous- vano finora vissuto ognuno per
proprio conto, escono dal loro
seau si ispirava alla lezione della democrazia classica; i gover- “stato di natura” e, dopo aver
nanti erano solo «funzionari» posti dai cittadini al servizio della compiuto un paio di capriole
«volonté générale»; la loro opera, rigorosamente limitata nel tem- vertiginose, saltano tutti insie-
po, era suscettibile di revoca ove fosse venuta meno alle clauso- me sani e salvi nello Stato. Ma
le del contratto. Nelle assemblee non si radunavano «rappre- non sono piú i singoli di prima;
si sono, per dir cosí, dati la ma-
sentanti», bensí «delegati» del popolo (lett. 6). no e ora sono nell’atteggiamen-
Contro il modello rousseauiano si scateneranno le polemiche to dei bambini che giocano al gi-
dei liberali di derivazione montesquieuiana che insorgeranno rotondo. Ognuno è tutto intero
contro il dispotismo democratico accusandolo di non tollerare ed incolume, ma soltanto quale
elemento della comunità del po-
l’esistenza delle minoranze e di non riconoscere i diritti dei dis- polo, dello Stato moderno» (Ot-
sidenti. Erano proteste alle quali i democratici rousseauiani ri- to Vossler; 1936).
sponderanno riducendo le volontà discordanti dalla volonté géné-
rale a futili manifestazioni della «libertà dei libertini (P.n.T.)».
I Il secolo dei Lumi
Si è già fatto cenno nel primo volume (cap. XVII, par. 7, let-
ture 18 e 19) alle dottrine economiche dominanti nel XVIII se-
CAP.1 4-05-2011 12:29 Pagina 8
Gli studi degli ultimi anni consentono di ricostruire, pur sche- «Le idee nuove della cultura del
maticamente, la diffusione dei Lumi in Europa nel corso del Settecento imponevano il ricorso
XVIII secolo. Storici e linguisti hanno identificato un certo nu- a nuove espressioni linguisti-
che. A questo proposito Montes-
mero di «parole chiave» che caratterizzano la cultura dei Lumi, quieu scrisse: “Ho avuto idee
quali, ad esempio, «pregiudizio, superstizione, tolleranza, virtú, nuove e quindi ho dovuto cer-
abuso, riforma, costituzione, libertà, eguaglianza, suddito, citta- care parole nuove e dare nuovi
dino, diritti, etc.». Si è, anzitutto, verificato che l’equivalente di significati alle antiche”; confi-
dava di non essere stato frainte-
queste parole «francesi» fosse presente nel vocabolario delle al- so. Dalle stesse preoccupazioni
tre lingue scritte dell’Europa settecentesca; si è poi cercato di va- linguistiche era afflitto Rous-
lutare la diffusione del «vocabolario dei Lumi» nelle diverse aree seau che era convinto di non es-
europee, e quindi nelle singole società, utilizzando i vari «livel- ser capito solo dai “lettori pusil-
li» del linguaggio scritto e parlato. In tale ambito sono stati in- lanimi”: sperava, invece, che le
sue parole nuove fossero com-
dividuati quattro diversi «livelli»: il primo relativo alla trattatisti- prese dalle persone “sensibili ai
ca scientifica e filosofica; il secondo alla letteratura narrativa e malanni dell’umanità”».
teatrale; il terzo alla lingua corrente, quella, per intenderci, dei
periodici, degli annunci e della corrispondenza; il quarto alla
lingua parlata (un ambito di ricerca arduo, corrispondente alle
estreme possibilità d’indagine dello storico).
Servendosi di questa «pista» gli storici hanno potuto tracciare
una geografia dell’Europa dei Lumi, scoprendo che l’espansio-
ne della cultura procede da ovest a est e da nord a sud. È stato
relativamente facile seguire la progressiva penetrazione del «vo-
cabolario dei Lumi» nei primi due livelli, piú arduo ricostruirla
per il terzo livello. Circa il quarto, l’indagine è tuttora in corso.
In Francia, in Inghilterra e in Olanda il primo livello è stato
raggiunto sin dal 1680, il secondo tra il 1700 e il 1720, il terzo ne-
gli anni Trenta e Quaranta; in Francia il quarto livello, diffuso
dagli almanacchi e dai libretti letti ad alta voce nelle veglie con-
tadine, sarà raggiunto negli anni della Rivoluzione e si dilaterà
vittoriosamente nei primi decenni del XIX secolo. Altrove il pro-
cesso assume ritmi diversi. In Germania il primo livello è rag-
giunto solo intorno al 1700, il quarto verso il 1800; nelle regioni
tedesche orientali verso la metà del XIX secolo. La Spagna toc-
ca il primo livello verso il 1730, il secondo intorno al 1750. L’Ita-
lia precede la Spagna di alcuni anni e conquista il quarto livello
con il Risorgimento; in Spagna lo stesso grado di diffusione del
«vocabolario dei Lumi» è conseguito solo all’inizio del XX se-
colo.
I Il secolo dei Lumi
CAP.1
(1750) 100.000 ab. 200.000 ab. 500.000 ab. 500.000 ab. Christiania Jaroslav
(Oslo) Novgorod
Eskilstuna Reval Vladimir
Stoccolma Dorpat
Pskov
12:29
Mosca
Memel Ors̆a
Newcastle
MARE
Copenaghen Wilno
Dublino York DEL NORD Minsk
Kursk
Pagina 10
Liverpool Königsberg
Manchester Schleswig Danzica
Wismar Grodno Nowogrodek
Norwich Amburgo
Birmingham
Stettino Brzesc Litewski
Amsterdam Brema Belgorod
Bristol Ipswich
Leida Varsavia
Londra Rotterdam Berlino Kiev
Anversa
Plymouth Lipsia Breslavia
Portsmouth Dover Colonia
Bruxelles
Lilla Eisenach Dresda Cracovia
Aquisgrana Francoforte Praga Leopoli
Rouen Olmütz
OCEANO Saint Malo Reims Magonza
Norimberga
Brünn Kamenec-
Strasburgo Ratisbona -Podol’skij
AT L A N T I C O Rennes Parigi
Vienna
Nantes Orléans Linz Odessa Caffa
Tours Monaco Buda Pest
Salisburgo
Limoges Hermannstadt
Lione
Ginevra Trieste
Bordeaux Milano Bucarest MAR NERO
La Coruña Belgrado
Bayonne Tolosa Grenoble Verona Venezia
Torino
Bilbao Avignone
Genova Bologna Sinop
San Sebastián Firenze Sofia
Pisa Ancona
Porto Narbona Marsiglia Ragusa
Saragozza Perugia Istanbul
Madrid Adrianopoli
Roma Angora
Barcellona Salonicco (Ankara)
Lisbona Bari
Valencia Taranto
Napoli
Badajoz Otranto
Cordoba Smirne
Siviglia Alicante Murcia Atene
Granada Corinto
Málaga Almeria Palermo Reggio
Cadice M A R Messina
Gibilterra M
Tangeri Algeri
E
Ceuta
D
Melilla Tunisi I T
Orano E R
Fès Oujda
R A N
E O
I 11
I Lumi 10. J. G. Herder, La condanna dei Lumi e il rimpianto per l’età dei Pa-
nella riflessione triarchi
dei contemporanei 11. M.-J.-A.-N. de Condorcet, Il progresso indefinito dello spirito umano
12. I. Kant, «Che cos’è l’Illuminismo?»
Percorsi storiografici
La diffusione 13. F. Venturi, Cronologia e geografia dei Lumi
dei Lumi 14. N. Hampson, La diffusione dell’Illuminismo
15. R. Chartier, I viaggi della Ragione. Berlino
16. P. Chaunu, Alfabetizzazione e progresso tecnico
Nuovi modi di vivere 22. Ph. Ariès, La scoperta dell’infanzia e la nascita della famiglia e del-
e di sentire la casa moderne
23. D. Roche, Le letture della nobiltà francese nel secolo XVIII
24. G. Dyson, Musica di corte e musica borghese: clavicembalo e pia-
noforte
Sic et Non 25. Riletture dell’Illuminismo in Germania fra gli anni Trenta e Qua-
ranta
I Il secolo dei Lumi
CAP.1.1 3-05-2011 16:39 Pagina 12
Già negli ultimi decenni del Seicento, Isaac Newton, e con lui altri fisici e filosofi inglesi, avevano po-
stulato, accanto all’universo fisico da essi indagato nelle sue leggi meccaniche e matematiche, l’inson-
dabile presenza d’una realtà spirituale facente capo a Dio. Per Newton «l’uniformità meravigliosa del si-
stema planetario deve essere necessariamente considerata come effetto di una scelta intenzionale [...] la
vita organica non può che essere il prodotto della saggezza e della intelligenza d’un agente dotato di po-
tenza e di vita, che, essendo presente dappertutto, è capace di muovere con la sua volontà i corpi e di for-
mare e riformare le parti dell’universo». Al margine della sua fisica e della sua astronomia meccanica,
Newton, e con lui i nuovi intellettuali dell’Illuminismo, poneva la sfera imperscrutabile di Dio e delle
energie spirituali. Era una divinità spoglia di ogni involucro dogmatico e confessionale, la divinità del
Deismo sottesa alla cultura di Montesquieu, di Voltaire, di Rousseau, di Robespierre. Il Deismo, insieme
alla filosofia del sentimento, all’inclinazione per l’irrazionale, il meraviglioso, il magico, costituisce un
meno noto ma non per questo meno significativo versante della cultura del Settecento, che non fu dun-
que solo cultura della Ragione e dei Lumi, come dimostrano l’esplosione rousseauiana del sentimento,
la sensibilità protoromantica, le vitali contraddizioni della filosofia kantiana e come tendono a porre in
evidenza le letture 10, 19, 20, 21 e 24 di questa sezione antologica.
Tanto traspare nel brano di Voltaire che qui presentiamo. La preghiera a Dio, che compare nel Trat-
tato sulla tolleranza, proprio perché è pronunciata da chi fu, come Voltaire, fierissimo avversario di
tutte le confessioni religiose (in particolare di quella cattolica), ci dà il senso della profondità e serietà
dell’ispirazione deistica, che caratterizzò tanta parte della spiritualità del Settecento. Il tono dell’invoca-
zione, i concetti, le parole sono gli stessi (o quasi) della preghiera cristiana: «dégnati di guardar con mi-
sericordia gli errori legati alla nostra natura; [...] Fa’ che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardel-
lo di una esistenza penosa e passeggera [...] possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!». Oltre
a queste analogie importa rilevare l’accento con il quale Voltaire denuncia l’insensatezza, la bestialità
degli uomini quando presumono che solo le loro convinzioni religiose siano legittime, le uniche ammis-
sibili, mentre condannano e bandiscono le convinzioni religiose degli altri.
Non piú dunque agli uomini mi rivolgo; condizioni ai nostri occhi cosí diverse l’una
ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mon- dall’altra, e cosí uguali davanti a te; che tutte
di e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli le piccole sfumature che distinguono questi
creature, perdute nell’immensità e imper- atomi chiamati uomini, non siano segnale di
cettibili al resto dell’universo, osar doman- odio e di persecuzione; che coloro i quali ac-
dare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a cendono ceri in pieno mezzogiorno per ce-
te i cui decreti sono immutabili quanto eter- lebrarti sopportino coloro che si accontenta-
ni, dégnati di guardar con misericordia gli no della luce del tuo sole; che coloro i quali
errori legati alla nostra natura. Che questi er- coprono la veste loro d’una tela bianca per
rori non generino le nostre sventure. Tu non dire che bisogna amarti, non detestino colo-
ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, ro che dicono la stessa cosa portando un
né delle mani perché ci strozzassimo. Fa’ che mantello di lana nera; che sia uguale adorar-
ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardel- ti in un gergo proveniente da una lingua
I Il secolo dei Lumi
lo di una esistenza penosa e passeggera; che morta, o in un gergo piú nuovo; che coloro
le piccole diversità tra i vestiti che coprono i il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che
nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue dominano su una piccola parte d’un piccolo
insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra mucchio di fango di questo mondo e che
tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le posseggono alcuni frammenti arrotondati di
nostre opinioni insensate, fra tutte le nostre un certo metallo, godano senza orgoglio di
CAP.1.1 3-05-2011 16:39 Pagina 13
ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, za il frutto del lavoro e dell’industria pacifi- 13
e che gli altri guardino a costoro senza invi- ca! Se i flagelli della guerra sono inevitabili,
dia; poiché tu sai che nulla vi è in queste co- non odiamoci però, non laceriamoci a vi-
se vane, né che sia da invidiare né che possa cenda quando regna la pace, e impieghiamo
inorgoglire. l’istante della nostra esistenza per benedire
Possano tutti gli uomini ricordarsi che so- egualmente, in mille lingue diverse, dal Siam
no fratelli! Che essi abbiano in orrore la ti- sino alla California, la tua bontà che questo
rannide esercitata sugli animi, cosí come ese- istante ci ha dato.
crano il brigantaggio che strappa con la for-
Se si considerano le motivazioni per esse addotte, niente appare piú irragionevole e mostruoso di certe
guerre del Seicento e del Settecento. Esemplare, fra le altre, quella detta di devoluzione (1667-1668), mos-
sa da Luigi XIV a Carlo II per il possesso dei Paesi Bassi spagnoli e giustificata, per cosí dire, in nome
del costume locale del Brabante e dello Hainaut, secondo il quale solo i figli di primo letto ereditano i be-
ni patrimoniali; per cui non Carlo II, figlio di secondo letto di Filippo IV di Spagna, ma Maria Teresa,
figlia primogenita di quest’ultimo e moglie di Luigi XIV, avrebbe dovuto ereditare quelle terre. Un puro
pretesto, chiaramente rispondente a fini egemonici, sul quale il Re Sole montò la sua macchina bellica.
La pagina che presentiamo, tratta dalla voce «Guerra» del Dizionario filosofico pubblicato a Lon-
dra nel 1764, è animata dallo spirito del Settecento francese (brio, arguzia, leggerezza) e risulta perciò
un saggio d’esprit, pur trattando temi di notevole gravità. La guerra è condannata non in nome della
carità cristiana, ma in nome della ragione, la sola forza, a detta di Voltaire, capace di salvare l’uma-
nità da tutti i suoi mali. La ragione «è mite ed umana», egli scrive, «ci educa all’indulgenza e distrug-
ge la discordia; rafforza la virtú e rende piacevole l’obbedienza alle leggi, invece di mantenerla soltanto
mediante la costrizione».
È senza dubbio una bellissima arte, questa glio concludono senza difficoltà che quella
[la guerra] che devasta i campi, distrugge le provincia appartiene a lui per diritto divino.
case, e fa morire, in media ogni anno, qua- La provincia in questione, che è a qualche
rantamila uomini su centomila. Questo ri- centinaio di leghe di distanza, ha un bel pro-
trovato fu usato dapprima dai popoli riuniti testare che non lo conosce, che non ha alcun
per il loro comune benessere. [...] Cosí il desiderio di essere governata da lui, che per
popolo romano, in assemblea, giudicava che dar legge ad un popolo bisogna almeno ave-
fosse nel suo interesse andare a battersi pri- re il suo consenso: questi discorsi non arriva-
ma della mietitura contro il popolo di Veio, no nemmeno alle orecchie del principe, sal-
o contro i Volsci. E qualche anno dopo tutti do nel suo buon diritto. Egli trova immanti-
i Romani, pensando d’aver ragione in una nente un gran numero d’uomini che non ha
certa lite contro i Cartaginesi, si batterono a niente da perdere: li veste d’un grosso pan-
lungo per terra e per mare. no blu a cento soldi il metro, orla i loro ber-
Oggi la cosa è un po’ diversa. Uno studio- retti con un bel filetto bianco o dorato, inse-
so di genealogie dimostra a un principe che gna loro a voltare a destra e sinistra e marcia
egli discende in linea retta da un conte, i cui con essi alla gloria.
I Il secolo dei Lumi
parenti tre o quattro secoli fa avevano fatto Gli altri príncipi che senton parlare di
un «patto di famiglia» con una casata di cui questa bella impresa, subito vi prendono par-
non sussiste neppur la memoria; e questa ca- te, ciascuno secondo il suo potere, e rico-
sata aveva delle lontane pretese su una certa prono cosí una piccola parte del globo di
regione il cui ultimo possessore è morto di tanti assassini mercenari quanti non ne eb-
apoplessia. Allora il principe e il suo Consi- bero mai al loro seguito Gengis Khan, Ta-