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dove pun quel tiro con l' arc PERSONE


Rodney Needham, antropologo di fama mondiale, è un flemmatico e pacato
professore di Oxford che per le sue originali ricerche non ha bisogno di ENTI E SOCIETÀ
ribalte né di vetrine. Gli bastano aula, studenti e biblioteca. Ovatta nelle
forme della conversazione accademica i temi insoliti e gli eccentrici autori LUOGHI
che ama trattare. Eppure nei suoi libri ha disseminato più d' una bomba a
orologeria. Come in Casi esemplari, ora tradotto da Maria Elisabetta Craveri
a cura di Remo Guidieri (Medusa, pagg. 237, euro 19). Apparenti irregolarità,
incrinature senza spiegazione, escursioni fuori dall' alveo della normalità
scientifica diventano occasioni per rimescolare le carte della routine
disciplinare, decostruire concetti inveterati, aprire scorci e prospettive. Già i
problemi affrontati segnalano la trasversalità del suo programma: da
Archiloco e l' implicazione simbolica degli archetipi a Swedenborg e la
scienza delle corrispondenze; da Locke negatore delle idee innate a
Wittgenstein interessato al fenomeno del rituale; dalla teoria della sovranità
indoeuropea di Dumézil alla saga di Don Juan raccontata da Castaneda. Ma
il caso più eclatante da lui analizzato è quello di Eugen Herrigel, autore della
fortunata introduzione Lo Zen e l' arte del tiro con l' arco (1948), edita in Italia
da Adelphi nel 1975. C' è un episodio della vita di Herrigel in cui si insedia il
tarlo del sospetto. Nel 1929, quando dopo cinque anni trascorsi in Giappone
il filosofo tedesco si apprestava a tornare in Germania, l' università di Tohoku
organizzò in suo onore una dimostrazione di tiro con l' arco. In quella
occasione Herrigel tenne il suo discorso di addio: in tedesco, con traduzione
simultanea del professor Sozo Komachiya. Davvero strano: dopo cinque anni
Herrigel ancora non sapeva il giapponese. Come faceva allora a comunicare
con il proprio maestro durante l' iniziazione alla difficile arte del tiro con l'
arco? Quale poteva essere il suo grado di integrazione nella cultura
giapponese, se ne ignorava la lingua? E quanto credibile può essere la sua
trasmissione dei segreti del buddhismo zen in Occidente? Di domanda in Follow the wave
domanda, i sospetti si infittiscono. A Needham non torna il singolare racconto Find out why everybody calls us sunglasses tailors
dell' iniziazione di Herrigel, basato «su ricordi indimenticabili e appunti presi
all' epoca» ma stranamente vago nella descrizione del maestro e nell' Kopajos Apri
ambientazione. Quasi per caso, gli capita di leggere Herrigel in parallelo con
Castaneda. Anche il carismatico scrittore, nel descrivere il proprio
apprendistato (A scuola dallo stregone) e la propria esperienza mistica (Una
realtà separata), dichiara di narrare «ciò che è avvenuto così come è
avvenuto». Esattamente come Herrigel. Needham scopre una sbalorditiva
serie di analogie e coincidenze tra i due. La spiegazione possibile è una sola:
Castaneda si è abilmente e abbondantemente ispirato a Herrigel.
Compulsando poi i saggi di Herrigel, Needham inciampa nella seguente
frase: «Il ragno danza la sua tela senza sapere che vi sono delle mosche che
vi rimarranno impigliate». Perché mai Herrigel dice «danza» anziché
«tesse»? Perché sceglie un' immagine così singolare? Lo capiamo se,
guidati da Needham, risaliamo a Lichtenberg, che nel 1784 aveva scritto più
o meno la stessa sentenza: «Il ragno tesse la tela per catturare le mosche
prima ancora di sapere che vi sono mosche nel mondo». Dunque Herrigel
non fa che copiarla, nascondendo appena il plagio con una lieve variazione.
Ancora: nel descrivere gli esercizi mediante i quali il monaco si allena per
raggiungere il distacco, Herrigel insiste sulla necessità di annullare il proprio
ego. Afferma che il termine «io» dovrebbe essere rimpiazzato con un
soggetto impersonale. Intorno al 1797 Lichtenberg aveva annotato nel suo
taccuino: «Non si dovrebbe dire "penso" ma "pensa", come si dice
"lampeggia", es blitzt». Insomma, la fonte è Lichtenberg. Da lui dipende
Herrigel. E da quest' ultimo Castaneda. Ma non è ancora tutto. Ormai
padrone dell' arco quale via di accesso allo Zen, alla fine Herrigel prende
commiato dal maestro buddhista. La solenne raccomandazione di quest'
ultimo è: rimani sempre fedele alla tua «arte spirituale», all' illuminazione
ricevuta e alla tua trasformazione interiore. Ciò che accadde nella realtà ha
dell' inquietante e dell' inspiegabile. Ce lo documenta la capillare indagine di
Christian Tilitzki Die deutsche Universitatsphilosophie in der Weimarer
Republik und im Dritten Reich (Akademie, 2 voll., pagg. 1473, euro 165).
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Tornato in patria e nominato, contro il parere di Jaspers, professore nell'
università di Erlangen, Herrigel aderì nel 1937 al partito nazionalsocialista.
Dal 1938 al 1944 fu prorettore, scrivendo per gli studenti inviati al fronte il
saggio L' ethos del samurai. Dal novembre 1944 fino al termine della guerra
fu l' ultimo rettore nazionalsocialista a Erlangen. Si adoperò, comunque,
affinché la città si arrendesse senza combattere. De omnibus est
dubitandum: questa la fondamentale lezione del flemmatico professore di
Oxford.
FRANCO VOLPI

27 dicembre 2002
sez.

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