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Le monarchie feudali e i normanni nell’Italia meridionale

Diffusione ed evoluzione del feudalesimo


Il feudalismo si diffonde in tutta Europa
Mentre l’impero si indeboliva a causa della lotta per le investiture, nell’Italia del nord sorgevano i
liberi comuni e in altre parti dell’Europa le monarchie feudali. Tra il IX e il X secolo, con la
disgregazione dell’impero carolingio i feudatari riuscirono a rendersi indipendenti, diventando
talvolta superiori al loro stesso sovrano.

Limiti e caratteri della monarchia feudale


I re e gli imperatori in età medievale esercitavano una sovranità più debole. Il regno infatti non
aveva leggi omogenee né compattezza territoriale ed era considerato un patrimonio privato del
sovrano. La differenza tra il re e i suoi vassalli stava solo nell’ampiezza dei possedimenti personali e
nell’entità della forza militare. Inoltre i monarchi medievali non possedevano un esercito
permanente in grado di difendere e controllare tutto il territorio del regno né un corpo stabile di
funzionari. Inoltre lo scarso personale di palazzo era costituito da sovrintendenti che si dedicavano
alla cura del sovrano.

Il rafforzamento del potere monarchico


Dopo il mille, molti monarchi iniziarono a rafforzare il loro potere. Imposero la trasmissione
ereditaria della corona, adottando il principio dinastico; strapparono terre e ricchezze ai feudatari,
li costrinsero a pagare le tasse e a fornire truppe in caso di guerra. Questo processo determinò la
semplificazione del feudalismo e la fine dell’anarchia, dando luogo a un progressivo
accentramento politico. Ora quindi tutti i feudatari dipendevamo da un’autorità monarchica più
salda e riconosciuta da tutti i sudditi: nasceva così l’Europa delle monarchie feudali. Col tempo, i
sovrani cercheranno di concentrare ogni potere nelle loro mani, rendendo i vassalli sempre docili e
a quel punto sorgeranno le prime monarchie nazionali, con il re nel ruolo di unico e supremo capo
dello stato.

La nascita della dinastia capetingia in Francia


Ugo Capeto da conte di Parigi a re di Francia
Dopo cento anni dalla deposizione di Carlo il Grosso, salì sul trono francese Ugo Capeto, conte di
Parigi. Il suo dominio era meno esteso di quello controllato da alcuni potenti feudatari.
Ugo Capeto e i suoi successori riuscirono nel corso del tempo ad accrescere a tal punto il loro
prestigio da restare al potere per ben otto secoli, facendo della Francia una grande potenza. Il
primo decisivo rafforzamento della monarchia venne dall’adozione del diritto ereditario.

Filippo augusto consolida il regno francese


I Capetingi, detti re taumaturghi perché ritenuti capaci di guarire gli ammalati semplicemente con
il tocco delle loro mani, si proposero difensori della chiesa, della pace e dei commerci, senza
pretendere di rifondare l’impero. Ottennero così il sostegno di vescovi e di molti vassalli.
Un’opera di consolidamento della monarchia fu compiuta da Filippo Augusto che sconfisse il re di
Inghilterra Giovanni Senza Terra, annettendosi vasti feudi continentali del sovrano inglese. A
poco a poco il sovrano, formando un apparato di funzionari regi chiamati baglivi, assunse su di sé
le funzioni esercitate in precedenza dai grandi vassalli: riscuotere le imposte, amministrare la
giustizia, reclutare l'esercito. Nacquero anche nuove istituzioni come il Parlamento (un'alta corte
di giustizia regia, che giudicava i reati di sangue e di tradimento) e gli Stati generali, l'assemblea dei
rappresentanti dei tre ordini, che in Francia erano detti “stati": il clero, la nobiltà e il terzo stato,
cioè la borghesia delle città e delle professioni.

Costruzione e sviluppo della monarchia inglese


In Inghilterra il sistema feudale fu portato dai normanni. Dopo la prima invasione ad opera di
danesi e norvegesi, il duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore, promosse un nuovo tentativo
d'impadronirsi del regno inglese. Contestando ad Aroldo II, il diritto alla successione, sbarcò
sull'isola con un forte esercito e, dopo aver sconfitto e ucciso il rivale nella battaglia di Hastings,
ottenne la corona e il trono. Dopo la conquista, Guglielmo mise in atto un sistema di governo
ispirato al modello francese. Pur distribuendo feudi ai capi militari che lo avevano seguito, li
vincolò a un potere centrale forte ed efficace. Divise il regno in contee, affiancando al titolare un
proprio rappresentante (sceriffo) che gestiva il patrimonio regio e la giustizia locale, introdusse
un'imposta pubblica e creò un organo con poteri fiscali e finanziari.

Re Giovanni Senza Terra firma la Magna Charta


La monarchia inglese attraversò una grave crisi verso la fine del XII secolo, quando, in assenza del
re Riccardo Cuor di Leone, impegnato nella terza crociata, il fratello Giovanni Senza Terra cercò di
usurpargli il regno. Salito al trono dopo la morte di Riccardo, Giovanni fu duramente sconfitto da
Filippo e perse quasi tutti i possedimenti inglesi in Francia. La sua debolezza favori la ribellione dei
feudatari e della Chiesa, interessati a limitare il potere monarchico. Il 15 giugno 1215 il sovrano
dovette concedere la Magna Charta libertatum (“Grande Carta delle libertà"). Il documento
stabiliva una serie di garanzie per gli uomini liberi, tra cui il divieto d'arresto in assenza di un
preciso capo d'accusa, e il diritto per i grandi del regno di valutare le richieste fiscali del sovrano.
Nel XIII secolo fu istituito il Parlamento, un organo che controllava l'operato del sovrano.
Composto dai rappresentanti della nobiltà (Camera dei lord), delle contee e delle città (Camera dei
comuni), il Parlamento ottenne nel 1297 dal re Edoardo I la facoltà di esprimere un parere
vincolante sui provvedimenti fiscali.

Un regno normanno anche nel Meridione d’Italia


Il meridione d’italia rimase fino al mille sotto il dominio dei baroni (grandi feudatari), che
dipendevano dalla Chiesa o dall’Impero d’oriente. Una svolta decisiva avvenne nel 1025 quando
arrivarono i normanni: approfittando delle lotte tra bizantini saraceni e longobardi, costituirono
bande di mercenari, disposte a combattere per denaro al servizio del miglior offerente; alcuni capi
normanni accumularono un gran bottino e ricchezze, ottenendo anche feudi importanti come la
contea di Melfi.
Nel 1059 Roberto d’Altavilla dichiarandosi vassallo di papa Niccolò II ricevette il titolo di duca di
Puglia e Calabria. Appoggiato dal papa, ampliò il suo potere lungo le città di Napoli, Gaeta e Amalfi
e strappo il dominio di Bari e di Reggio all’imperatore d’Oriente, distruggendo gli ultimi baluardi
del dominio bizantino in Italia. Infine, conquistò il ducato longobardo di Benevento e le città di
Salerno, rendendola capitale del suo regno. Quindi tutta l’Italia meridionale era sotto il controllo
normanno.

La vittoria sugli arabi e la conquista della Sicilia


Intanto il fratello Ruggero, sbarcò in Sicilia, che da quasi due secoli era in mano agli arabi. Prese
Messina, poi passò a Palermo. La guerra contro i saraceni proseguì altri vent'anni, fino alla
definitiva conquista dell'isola (1091). Ruggero assunse allora il titolo di conte di Sicilia, formando
uno stato indipendente. Alla sua morte gli successe il figlio Ruggero II che attraversò lo stretto e
invase l'Italia meridionale, unificando in un solo regno tutti i possedimenti normanni. Come in
Inghilterra, anche in Italia meridionale la monarchia normanna si dimostrò forte e abile nel
governare. Le città che tentarono di difendere la propria autonomia furono costrette alla resa;
perfino i baroni dovettero rassegnarsi a pagare le tasse. Mentre il Nord Italia vedeva imporsi le
libertà comunali, in tutto il Sud si affermava il feudalesimo. I re normanni seppero far coesistere
culture diverse: latina, greca, bizantina, longobarda, araba ed ebraica. Centro propulsore del regno
divenne la Sicilia con la sua splendida capitale, Palermo, che si abbelli di magnifici monumenti,
restando a lungo uno dei porti più attivi del Mediterraneo.

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