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Società e potere in Europa tra il XI e il X

secolo
L’Europa carolingia
(medioevo)

Si rompe l’unita politica e religiosa del mediterraneo


L’età di mezzo è caratterizzata dalla frantumazione dell’impero romano.
Al potere unitario di Roma tra il VIII e il X secolo si sostituirono 3 grandi “civiltà” separate e
distinte:

 L’impero bizantino (dai Balcani all’asia minore) [ora Turchia]


 L’impero arabo (medio oriente, africa settentrionale e spagna)
 L’impero carolingio o sacro romano impero (Europa occidentale)
Le loro frontiere divennero centro di guerre feroci e di crudeli conflitti religiosi, ma anche di scambi
commerciali e di proficui incroci di culture.

La fuga delle città e le servitù della gleba


Le invasioni barbariche del V-VI secolo avevano spinto la popolazione ad abbandonare le città, che
ormai erano prive di risorse e difesa, e a rifugiarsi nelle campagne, dove dominava il latifondo, cioè
un terreo agricolo di grandi dimensioni. Il possesso della terra si era infatti concentrato nelle mani
di un ristretto numero di grandi proprietari. Attorno ad essi si creò una catena di rapporti personali
e clientelari basata sullo scambio di dipendenza/protezione. Infatti, il lavoro dei campi, un tempo
affidato agli schiavi, veniva svolto da coloni legati di padre in figlio alla terra. Da quella condizione
ereditaria ebbe origine in alcune regioni la servitù della gleba (termine che indicava la zolla di
terra).
La nascita del Sacro romano impero
Nella notte di natale dell’800, a Roma, Carlo magno ricevette dal papa leone III, la corona del sacro
romano impero. Egli ottenne una nuova sovranità, sintesi tra il suo ruolo terreno (secondo la
tradizione imperiale romana) e quello “sacro” trasmesso dall’incoronazione papale. Quindi
l’autorità del sovrano non derivò più dall’acclamazione dei capi guerrieri ma dalla volontà di Dio. A
sua volta, il vescovo di Roma, affermò la propria supremazia spirituale sull’intera comunità
cristiana occidentale. Era l’atto di nascita di due nuove istituzioni universali: l’impero e il papato.
Nasceva così sotto loro comando una nuova entità politica, l’Europa cristiana, in grado di
competere sul piano militare, culturale e religioso con l’oriente bizantino e con il vasto mondo
islamico dominato dagli arabi. L’incoronazione poneva Carlo nel solco della tradizione imperiale
romana e divenne anche il protettore della chiesa di Roma. Anche se fragile, il dominio carolingio
si configurò come un impero universale (cattolico), dando forma a quella Res publica cristiana che
costituì l’idea guida della civiltà medievale.

Il sistema del vassallaggio


Terra e fedeltà
Per governare l’impero Carlo risorse al vassallaggio, egli legò a sé con stretti vincoli di fedeltà
personale una vasta rete di vassalli, reclutati per la nobiltà guerriera: in cambio di un beneficio,
che consisteva nella donazione di un feudo (terre), il vassallo era tenuto, sotto giuramento a
prestare servitù militari. L’aspetto simbolico dell’accorso veniva sottolineato da un cerimoniale,
l’“omaggio”, nel corso del quale il vassallo, inginocchiato a capo nudo e senza armi, poneva le
proprie mani in quella del signore, affidandosi a lui e diventando suo uomo.

La struttura politica
Carlo divise, inoltre, il suo ampio territorio in ampie circoscrizioni (contee/ 200 province) affidate
ai conti, e in zone di confine (marche) attribuite ai marchesi. Entrambi non ricevevano uno
stipendio, ma vivevano dai ricavati dalle terre ottenute in usufrutto. Il compito di controllarne
l'operato spettava ai missi dominici (inviati del sovrano), che percorrevano le province imperiali,
ascoltando le lagnanze dei sudditi e punendo gli abusi dei "potenti". Ogni anno, in primavera,
l'imperatore convocava presso la propria corte l'assemblea generale (placito) dei "grandi", laici ed
ecclesiastici- conti, marchesi, vescovi e abati -, per deliberare sulle questioni d'interesse generale.
Da queste assemblee, dette campi di maggio, nascevano i capitolari, disposizioni scritte, divise in
capitoli e trasmesse nei territori dell'impero dai missi dominici.

L’unità dell’impero dopo la morte di Carlo


Carlo morì nel 814. La sua opera per l’Europa ebbe conseguenze profonde e durature, ma il vasto
dominio politico-militare da lui costruito si dissolse rapidamente: il governo di un territorio così
ampio avrebbe richiesti, infatti, una struttura politica amministrativa più solida (per rendere il
sacro romano impero uno stato). Dopo la sua morte, la corona passo al figlio, Ludovico il Pio,
meno autorevole del padre, rimase vittima dei propri scrupoli e di avidi eredi. Mentre era ancora
in vita, divise l’impero tra i suoi figli: Lotario, Pipino e Lodovico, suscitando però la ribellione
Bernardo, figlio del defunto secondo genito di Carlo. Bernardo però venne sconfitto e ucciso, ma i
problemi di successione rimasero. Infatti, Ludovico il pio, rimasto vedovo sposo Giuditta di Baviera,
la quale pretese dal marito una nuova divisione dell’impero che includesse anche il piccolo Carlo,
nato dal loro matrimonio. I tre figli più grandi, però, non ne vollero sapere e mossero una guerra
contro il padre, facendolo prigioniero e sottoponendolo a numerose umiliazioni.

Il trattato di Verdun e la fine dell’impero carolingio


Alla morte di Ludovico il pio nel 840 il titolo di imperatore andò al primogenito Lotario. I fratelli
non ritenendo legittima quella successione, scatenarono un conflitto, che si concluse 3 anni dopo
con il trattato di Verdun e la divisione del dominio carolingio in 3 parti. A lodovico l’odierna
Germania, a Carlo la francia occidentale e centrale, a Lotario il regno d’Italia ed una fascia
intermedia tra L’italia ed il mare del nord.

La struttura economica (curtis)


L'asse portante dell'economia era la Curtis, un possedimento fondiario di varia estensione che
apparteneva a un signore laico. L'obiettivo economico della Curtis era l'autosufficienza. Infatti i
pagamenti in denaro non cessarono mai del tutto e la produzione eccedente finiva sui banchi dei
mercati. Anche la condizione sociale dei contadini non era omogenea:

 I servi, distinti in domestici (impiegati nella parte padronale) e casati (distribuiti nei mansi),
lavoravano alle dirette dipendenze del signore, il quale poteva punirli senza ricorrere ai
tribunali e incaricare una parte di beni in caso di morte.
 Invece, i coloni che gestivano i mansi versando un canone di denaro o in natura, erano
giuridicamente liberi, come i piccoli proprietari, detti alloderi.

Le nuove invasioni: ungari, vichinghi e saraceni


La breve stagione della rinascita carolingia
Durante l’età carolingia tra il 750 e l’850 l’Europa cristiana conobbe una rinascita culturale e una
ripresa economica (si intensificarono i trasporti nel mare del Nord e contatti con le civiltà baltiche,
con i porti della Russia e gli scali bizantini nel mar Nero). Una conseguenza fu la ripresa della
navigazione interna dei grandi fiumi che tornarono a collegare aree di regioni rimaste isolate. Nelle
città situate lungo le principali vie di transito crebbero le attività commerciali e i titolari di incarichi
pubblici cominciarono ad essere reclutati anche al di fuori della nobiltà guerriera.

Le invasioni del IX secolo


Questo periodo di prosperità fu interrotto da numerosi saccheggi da parte degli Ungari da est, i
vichinghi dalla penisola scandinava e dai saraceni da sud nell’area franco-germanica e nelle
costiere dell’Italia e della Provenza. Quando nel 885 Parigi fu assediata dai vichinghi l’imperatore
Carlo il Grosso, incapace di respingerli, dovette pagare una somma di denaro per il riscatto e per
questo motivo venne deposto dall’assemblea dei nobili. Da questo momento l’impero di Carlo
Magno cessava di esistere.

Le razzie dei saraceni


Tra l’827 e il 902 i saraceni (popoli islamici) avevano strappato all’impero bizantino il controllo
della Sicilia. marinai e avidi razziatori, dopo essersi impadroniti delle Baleari e aver occupato per
un certo periodo anche Bari e Taranto (842), essi stabilirono le proprie principali basi operative alla
foce del fiume Garigliano (882-918), tra la Campania e il Lazio, e a Frassineto, in Provenza (890-
972). Da questi avamposti i saraceni partivano per le loro ripetute incursioni nelle aree interne
dell'Italia e della Francia meridionale, seminando il terrore tra gli abitanti per la loro ferocia e
crudeltà.

Le scorrerie degli Ungari


Gli ungari erano pastori nomadi di origine mongola. Nella fine del IX secolo si erano stanziati in
Pannonia ed effettuarono numerose scorrerie verso la Germania, la Francia e l’Italia del nord:

 Nel 924 saccheggiarono pavia


 Nel 927 le rive dell’Adriatico giungendo fino ad Otranto
Furono 2 sovrani Enrico I e Ottone I di Sassonia a liberare il continente Europeo.
Tornati in Pannonia, gli ungari si convertirono al cattolicesimo dandosi delle leggi scritte. Alla fine
del XIV secolo si batterono contro i turchi ottomani per difendere l’Europa cristiana dagli infedeli.

I vichinghi: svedesi, norvegesi, danesi


Il IX e X secolo furono segnati dall’irruzione di popolazioni germaniche originarie della Scandinavia.
Erano abili guerrieri e coraggiosi navigatori dediti al commercio e alla pirateria, essi salparono dalla
Svezia, dalla Norvegia e dalla Danimarca alla volta di nuovi scali. Le navi vichinghe avevano una
struttura simmetrica che consentiva di dirigerle in avanti o all’indietro in base alle esigenze.
munite di lunghi remi e di un’ampia vela quadrata centrale erano in grado di navigare anche in
acque poco profonde. I loro equipaggi facevano scorrere le navi sopra un letto di tronchi di albero,
riuscendo a trasportarle per lunghi tratti sulla terraferma, in modo da superare le rapide dei fiumi
o raggiungere altri bacini navigabili. Raggiunsero Islanda, la Groenlandia e l’America del nord (500
anni prima di Colombo). Mentre l’espansione verso occidente ebbero un carattere pressochè
militare., quella in oriente presentava delle finalità mercantili.

Norvegesi e danesi nelle isole britanniche


Norvegesi e danesi fecero rotta verso occidente, insediandosi in Inghilterra, Irlanda, Francia, Sicilia
e Italia del sud, dove costituirono regni e ducati autonomi. I vichinghi norvegesi sbarcarono sulle
isole Shetland, mentre vichinghi danesi iniziarono l'occupazione dell'Inghilterra.

I danesi in Francia e gli svedesi in Russia


Il danese Rorik instaurò un dominio normanno sulle coste della Frisia, tra la Germania e i Paesi
Bassi. Nel 911, in Normandia, il duca Rollone ricevette dal re franco Carlo il Semplice alcuni
territori e il titolo di duca. Dal Ducato di Normandia i normanni partirono un secolo dopo alla
conquista del trono d'Inghilterra.

Mura fortificate, torri e ponti levatoi: l’incastellamento


Le invasioni misero in luce la debolezza militare e politica degli eredi di Carlo Magno. Nessuno di
loro, infatti, fu in grado di opporsi ai nuovi barbari Ne seguì una spinta spontanea e poderosa da
parte dei singoli feudatari alla costruzione di castelli e fortificazioni difensive. Le scorrerie degli
ungari, dei vichinghi e dei saraceni, tuttavia, non interruppero del tutto il processo di crescita
economica iniziato nell'età carolingia. Anzi, stimolando nuovi insediamenti nelle campagne e
incrementando gli scambi commerciali, anche marittimi, contribuirono ad allargare verso nord e
verso est i confini dell'Europa cristiana e prepararono la strada alla fase espansiva che sarebbe
cominciata dopo l'anno Mille.

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