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Anima Mundi

Ritorno dall’esilio?
Fabio Milioni

MMDCCLXXI ab U.C.
Anima Mundi
Ritorno dall’esilio?

Riflettere e meditare sull’Anima Mundi (sarebbe forse


più efficace l’espressione “Anima del Cosmo”, se non altro per
evitare il rischio di essere travisati e omologati a un approccio
neo-panteistico oltremodo fuorviante) è impresa ardua. In
primis per un semplice fatto “operativo”, di scelta del modo in
cui comunicare uno “stato dell’Essere” che si ritiene
inesprimibile.
Il primo ostacolo è trovare una risposta al quesito: una
dissertazione teorica, pur con le migliori intenzioni, può essere
effettivamente proficua e di ausilio, nell’attuazione della
Grande Opera di trasmutazione esistenziale?
Quello cui rimanda l’espressione Anima Mundi, in
effetti, non è forse uno stato dell’Essere, intermedio tra i
“Piccoli Misteri” (primo “solve et coagula” finalizzato al
“Nosce te ipsum”) ed i “Grandi Misteri” (ultimo “solve et
coagula” di compimento dell’Opera di reintegrazione nell’Uno
– Sommo Bene)?
E’ possibile esprimersi su Anima Mundi senza aver
completato, non solo formalmente, la purificazione dai vizi e
l’interiorizzazione delle Virtù? Come evitare di esporre un
astratto concetto teorico, avulso dal risultato di una necessaria
trasformazione interiore?
Sotto questo profilo, “Anima mundi” non è
comunicabile né spiegabile, solo condivisibile tra coloro che
sono prevenuti a “gustarne il sapore”, da coloro – se ve ne sono
– che sono già passati oltre e che, in uno stato di
contemplazione, con silenziosa benevolenza, ricolmi di
misericordia, alimentano la nostra speranza.
Per evitare ogni equivoco, chi scrive non è tra essi, ne
consegue che non avrebbe il diritto di dissertare sull’essenza
ciò che non è vissuto. Resta il desiderio, se non la presunzione,
di essere tra coloro che forse vi ci stanno avvicinando, attratti
dall’Ispirazione che ne fa percepire, sia pure in modo oscuro e
sfuggente un vago “sapore”.
Se tali dubbi e premesse hanno un fondamento, prima di
andare oltre ed avventurarci in terre sconosciute, indispensabile
un “lavoro a specchio” chiedendoci con sincerità:

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Non siamo sempre pronti a stigmatizzare le
imperfezioni altrui, mai le nostre, prigionieri nella Torre dell'io,
spesso convinti di essere cambiati, mentre siamo solo
imbalsamati, nel Dogma della nostra Esistenza? Dogma
dell’Io”, che desidera prendere, mai donare?
Lo scopo dell’Opera non è forse quello di riuscire
finalmente a vedere intorno a noi solo e sempre Fratelli e
Sorelle da Amare come e più di noi stessi, ricambiati dello
stesso Amore?
Forse è questa la via? Trasmutare l'io in Sé, per poi
fondersi nell'Uno.
Come operare affinché ciò avvenga? L'Anima Mundi,
in anagogia con la Shekinah (e tutti gli altri nomi/forme con
cui la Tradizione la chiama), è “in esilio”. A noi il compito di
“farla tornare” ricomponendo i frammenti scissi in cui ci
manifestiamo.

L'Homme anatomique ou L'Homme zodiacal


Les Très riches heures, Limbourg1412, Musée Condé, Chantilly

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ISBN | 9788827862711
Prima edizione digitale: 2018

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