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Infuriato, Yoshi lo interruppe, “Avremmo avuto samurai in abbondanza e daimyo a portata di mano per
guidare l'attacco se tu non avessi abrogato la legge del sankin-kotai!” Accese la candela che qualcuno gli aveva
preparato accanto al letto. Incapace di prendere sonno, si alzò e si diresse sbadigliando alla finestra, l'aprì e si
appoggiò al davanzale. Tyrer ridacchiò nervosamente. “Siamo guerrieri di Mito, nono reggimento, guardiani
dello shògun. “Stiamo solo cercando di essere prudenti! La Bakufu non parte. Lo stesso fanno i guerrieri. Come
capo del Consiglio ho il diritto di chiedere una votazione e dunque votiamo! Io voto Sì!” “Aspetta! Se fai una
cosa simile lo shògunato perderà la faccia per sempre e non potremo più esercitare alcun controllo sui daimyo e
“Si, senz'altro.” Bevvero una tazza di tè, poi dello champagne al circolo di cui André era un socio ben
conosciuto e apprezzato. Prima che si separassero André aggiunse: “Il Mondo dei Salici merita cura e
attenzione. Sarei onorato di diventare la vostra guida”. “No, per Dio, arriverò in carrozza!” Sir William era
furente con se stesso. Aveva dimenticato che le strade giapponesi potevano essere così strette. Aveva voluto
arrivare in carrozza soltanto perchè le ruote erano proibite, per provocare la Bakufu. Tyrer si irrigidì. “Ma
l'uomo saggio compera il contratto di una donna e se la riserva per il suo esclusivo piacere personale. Sono
davvero così affascinanti e così poco costose se si tiene conto dell'enorme profitto che abbiamo sul cambio.”
“Sono shishi, e gli uomini di Mito non uccidono gli shishi, che sono dei loro” disse a bassa voce uno degli
uomini. “Sonno-joi!” “Aspetta! Se fai una cosa simile lo shògunato perderà la faccia per sempre e non potremo
più esercitare alcun controllo sui daimyo e l'opposizione... né sulla Bakufu. Mai più!” Sul ponte dell'ammiraglia
francese, Henry Seratard fumava la pipa ridacchiando con il ministro russo. Che uomo fortunato è André. E'
l'uomo saggio compera il contratto di una donna e se la riserva per il suo esclusivo piacere personale. Sono
davvero così affascinanti e così poco costose se si tiene conto dell'enorme profitto che abbiamo sul cambio.”
“No, per Dio, arriverò in carrozza!” Sir William era furente con se stesso. Aveva dimenticato che le strade
giapponesi potevano essere così strette. Aveva voluto arrivare in carrozza soltanto perchè le ruote erano proibite,
per provocare la Bakufu. Infuriato, Yoshi lo interruppe, “Avremmo avuto samurai in abbondanza e daimyo a
portata di mano per guidare l'attacco se tu non avessi abrogato la legge del sankin-kotai!” Con uguale severità
era punita qualsiasi forma di furto. Il giorno precedente aveva incontrato il francese in uno dei negozietti del
villaggio che vendeva i generi di prima necessità per gli stranieri. I negozietti erano tutti concentrati sulla strada
principale, dietro High Street, che partendo dal mare collegava l'Insediamento con la Città Ubriaca e dove tutti
sembravano vendere le stesse mercanzie locali: cibo e attrezzature per la pesca, spade da due soldi e curiosità.
Non fu necessario. “Ah, allora vi ho fatto dono di un nuovo piacere. Per la letteratura erotica i giapponesi non
temono rivali; possiedo una collezione che sarò lieto di mostrarvi. Si chiamano shungae oppure wkiyoe:
immagini del Mondo dei Salici o del Mondo Fluttuante. Non avete ancora visitato uno dei loro bordelli?” “Non
sarebbe meglio se camminassimo, signore?” chiese Tyrer. “Dico che hai consentito a Sanjiro di manovrarti”
replicò Yoshi immobile. Sfogliò il libro in fretta. Poi Ori si slanciò verso un altro uomo che battè in ritirata.
Provò con un terzo che a sua volta si ritirò. “Ovviamente libri del genere non esistono da queste parti, anche se
con un'ottima imitazione della sincerità questo tizio vi risponderà: Ah so desu ka, gomen nasai, eccetera cioè:
Oh, molto spiacente, oggi non ne ho ma se tornate domani... Ovviamente non dice il vero, o meglio vi dice ciò
che secondo lui voi volete sentire, una consuetudine giapponese dalla quale è impossibile prescindere. Tyrer si
irrigidì. “Ma l'uomo saggio compera il contratto di una donna e se la riserva per il suo esclusivo piacere
personale. Sono davvero così affascinanti e così poco costose se si tiene conto dell'enorme profitto che abbiamo
sul cambio.”
Hiraga lo imboccò con sicurezza ma fu costretto a fermarsi. Una pattuglia della Bakufu di dieci uomini stava
sbucando dall'ombra. Tutti si misero in guardia, le mani sull'elsa della spada. “Tutto è pronto, signore. Abbiamo
messo pattuglie a guardia del molo e delle zone circostanti. La marina ci darà il cambio entro un'ora.” Era una
struttura a due piani, in stile britannico e circondata da un'alta cancellata i cui lavori di edificazione erano
cominciati tre mesi dopo la firma del Trattato. “Chi sei tu per sfidarci?” “Sì, signore?” Il giorno precedente
aveva incontrato il francese in uno dei negozietti del villaggio che vendeva i generi di prima necessità per gli
stranieri. I negozietti erano tutti concentrati sulla strada principale, dietro High Street, che partendo dal mare
collegava l'Insediamento con la Città Ubriaca e dove tutti sembravano vendere le stesse mercanzie locali: cibo e
attrezzature per la pesca, spade da due soldi e curiosità. Seguì un profondo silenzio. All'incontro ...” Non
hanno colpito nessun obiettivo. La flotta non ci bombarderà e l'incontro di domani avrà luogo, come previsto.
“Oh no, la donna ha sempre il diritto di rifiutare un uomo senza per questo perdere la faccia. Esistono speciali
protocolli che potrò spiegarvi nei dettagli, se lo desiderate, ma ciascuna Casa è diretta da una maitresse chiamata
mama-san. San è il suffisso che significa padrone di casa, maschile e femminile, e la mama-san è una donna il
cui vanto consiste nell'eleganza dell'ambiente che dirige e nella raffinatezza delle ragazze di cui si circonda. I
“Sì, signore?” “Ma qui in Giappone, monsieur Tyrer” riprese il francese allegramente, “vi sono regole
meravigliose sia per i clienti che per le ragazze. “Lo chiamiamo il Ponte per il Paradiso. Oh si, e dovreste
sapere... oh, ma scusatemi, ho interrotto i vostri acquisti.” Tenne a freno gesuiti e buddisti con intransigenza ed
eliminò o neutralizzò tutti i daimyo cattolici. Suo figlio Sudara inasprì la repressione e il nipote, lo shògun
Hironaga, portò a compimento il progetto elaborato con tanta cura nel legato: mise ufficialmente fuori legge la
cristianità in Giappone punendo i trasgressori con la morte. Nel 1638 Hironaga distrusse l'ultimo bastione
cristiano di Shimabara, vicino a Nagasaki, dove alcune migliaia di ronin, trentamila contadini e le loro famiglie
si erano riuniti per ribellarsi a lui. Con gesti rapidi i due uomini si sfilarono gli indumenti ninja e li riposero in
una sacca che Hiraga si mise a tracolla. Indossarono due anonimi kimono. L'esodo era cominciato al mattino
quando la flotta era stata avvistata nel porto di Yokohama. “Tu non vuoi capire!” La seguivano venti soldati
scelti della marina. Il capitano diede l'ordine e il corteo parti con le bandiere al vento e i soldati tutt'intorno,
preceduti da uno splendente tambur maggiore alto più di due metri, e i portatori cinesi di Yokohama in
retroguardia che, infelici, trascinavano i carretti carichi di bagagli. Il più anziano del gruppo, Toyama, era un
uomo di cinquant'anni con i capelli grigi. Phillip lo ringraziò pur sapendo che non avrebbe accettato l'offerta.