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CAPITOLO 4

LA TEORIA PSICOANALITCA DI FREUD: LE APPLICAZIONI, I CONCETTI TEORICI COLLEGATI E LA RICERCA


CONTEMPORANEA.

LA VALUTAZIONE PSICODINAMICA DELLA PERSONALITA’: I TEST PROIETTIVI.


Un tema fondamentale sia per la teoria della personalità, sia per la pratica clinica è LA VALUTAZIONE
PSICOLOGICA.
Il problema consiste nello sviluppare METODI che possano far luce sulla natura della personalità e che
possano individuare le cause dei disturbi psicologici che affliggono la persona; questi metodi hanno 2
caratteristiche: devono essere accurati, validi; devono essere rapidi ed efficienti.
MA COME OPERIAMO QUANDO VOGLIAMO VALUTARE LA PERSONALITA’ DI UN INDIVIDUO IN TERMINI
PSICOANALITICI?
Freud ha utilizzato uno strumento di valutazione innovativo, ovvero la tecnica delle LIBERE ASSOCIAZIONI:
SE questa tecnica si accettasse come VALIDA, chiaramente però non soddisfa il criterio di EFFICIENZA
poiché talvolta si impiegano settimane se non mesi per mettere alla luce i conflitti del paziente.
Sulla base di questi dati, i ricercatori ispirati alla teoria di Freud hanno cercato nuovi metodi di valutazione
della personalità : tra i più autorevoli troviamo i TEST PROIETTIVI.

LA LOGICA DEI TEST PROIETTIVI


Ciò che contraddistingue questi test è l’AMBIGUITA’ DEGLI ITEM DEL TEST: il soggetto deve analizzare l’item
e definirne il significato. Le interpretazioni date dai soggetti possono rivelare aspetti della loro personalità.
Si pensa che l’individuo PROIETTI alcuni aspetti della propria personalità nell’item del test quando lo
interpreta.
Ovviamente ciò che interessa allo psicologo, non sono le risposte agli item in sé, piuttosto ciò che interessa
allo psicologo è lo STILE DI PENSIERO, IL MECCANISMO, LA DINAMICA , che ha portato ad una certa
interpretazione, chiaramente indicativo del modo in cui la persona interpreta circostanze ambigue nella
propria vita di tutti i giorni e funzionale anche a spiegare le dinamiche inconsce sottostanti.
DUE SONO I TEST PROIETTIVI PIU’ DIFFUSI: TEST DELLE MACCHIE DI INCHIOSTRO DI RORSCHACH E IL TEST
DI APPERCEZIONE TEMATICA (TAT). Sebbene non siano stati elaborati da Freud, ci sono numerosi
collegamenti con la sua teoria:
1. I test consentono ai soggetti di rispondere in maniera articolata nel momento in cui interpretano gli
stimoli proposti dal test; i soggetti formulano le proprie risposte e l’intervistatore osserva pattern complessi
di pensiero, in linea con le sedute terapeutiche di Freud;

2. la teoria psicoanalitica sottolinea l’importanza dell’inconscio e dei meccanismi di difesa. Nei test,
l’obiettivo e il modo in cui sarà interpretato non saranno svelati, per cui il test può superare le difese del
soggetto.

3. visione olistica condivisa: non c’è un’interpretazione o un’analisi delle singole parti, il teorico è
interessato alle relazioni tra le parti di una persona. IRRIDUCIBILI ALLA MERA SOMMA DELLE PARTI, E’ PIU’
DELLA SOMMA DELLE PARTI.

IL TEST DELLE MACCHIE DI INCHIOSTRO DI RORSCHARCH.


Rors. ideò le sue tavole versando inchiostro su un foglio e ripiegandolo su se stesso: ottenne così forme
simmetriche ma indefinite. Poi mostrò le immagini così ottenute a pazienti ospedalizzati e selezionò dieci
tavole che suscitavano risposte diverse in diversi gruppi di pazienti. IL TEST E’ OGGI COMPOSTO QUINDI DA
10 TAVOLE.
Come funziona? L’intervistatore chiede al soggetto di guardare ogni tavola e di dire cosa vede
rappresentato su ognuna di esse ; il soggetto è libero di considerare l’intera immagine o una parte di essa.
Dopo che la persona ha dato la propria interpretazione, l’intervistatore chiede di MOTIVARE LA RISPOSTA,
L’INTERPRETAZIONE DATA AD OGNI SINGOLA TAVOLA.
Nella fase della VALUTAZIONE delle risposte , l’intervistatore si concentra su COME LE RISPOSTE O LE
PERCEZIONI PRENDONO FORMA , SULLE MOTIVAZIONI ALLA BASE DI OGNI RISPOSTA E SUI CONTENUTI.
Il contenuto può essere interpretato SIMBOLICAMENTE: un’esplosione simbolizza un’intensa ostilità, un
maiale la golosità, una volpe l’essere scaltro e aggressivo, ecc.
Ogni risposta viene utilizzata per DARE POSBBILI INTERPRETAZIONI SULLA PERSONALITA’ DEI SOGGETTI: ma
oltre alle risposte, l’esaminatore annota gli eventuali comportamenti insoliti e li utilizza come ulteriore
fonte di interpretazione della personalità.

IL TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA (TAT).


Elaborato da HENRY MURRAY e CHRISTINA MORGAN. Il test è composto da alcune tavole su cui sono
rappresentate varie scene, la cui maggioranza raffigura una o due persone, mentre altre sono più astratte.
L’intervistatore mostra queste scene una dopo l’altra e chiede al soggetto di inventare una storia sulla base
di ciò che vede su ogni tavola, indicando in particolare cosa sta accadendo , i pensieri, i sentimenti dei
personaggi coinvolti , quali avvenimenti hanno preceduto la scena rappresentata e quale sarà la
conclusione. E’ probabile che la PERSONALITA’ DELL’INDIVIDUO VENGA PROIETTATA SULLO STIMOLO E
SVELATA NELLE STORIE CHE RACCONTA: le persone non sono consapevoli del fatto di parlare di se stesse
quando intessono i loro racconti sulle scene osservate; questo è chiaramente un modo per aggirare le
difese.
Le risposte del test vengono valutate sulla base di uno schema sviluppato da Murray.
Inoltre alcune tavole del test vengono mostrate indistintamente a soggetti maschi e femmine, mentre altre
sono specifiche per ognuno dei due sessi.
Vengono utilizzati non solo in ambito clinico ma anche in ambito sperimentale, come nell’area della
MOTIVAZIONE UMANA (McClelland- motivazione al successo viene fuori con le storie estrapolate dal TAT).

I TEST PROIETTIVI: FUNZIONANO?


Con il termine ‘funzionare’, in ambito psicologico, si intende ‘sono in grado di prevedere eventi importanti
della vita?’ , o in termini più tecnici ‘sono validi?’. Emergono 2 aspetti:

1. E’ possibile che i test predicono alcuni risultati, ma non altri;


2. Esistono diversi modi per calcolare i punteggi dei test: è possibile quindi che alcuni sistemi di
calcolo funzionano bene e altri no.

NON SI PUO’ QUINDI RISPONDERE ALLA DOMANDA CIRCA LA VALIDITA’ DEI TEST PRENDENDO IN CON
SIDERAZIONE SOLO UNO O DUE STUDI ISOLATI, SONO NECESSARI ESAMI APPROFONDITI.
Alcuni studiosi, tra cui LILIENFELD, hanno studiato gli aspetti legati alla validità dei test. Ma cosa hanno
scoperto?
CHE I TEST PROIETTIVI GENERALMENTE NON FUNZIONANO, MANCANO DI VALIDITA’. MA PERCHE’?
Vi sono diverse cause, , ma due sono le più importanti:
1. L’attendibilità intra-giudice: se due psicologi valutano le risposte di una persona a un test proiettivo, si
trovano d’accordo? Nel caso di questionari standardizzati, si hanno risposte certe, obiettive. Nel caso dei
test, non si hanno risposte a scelta multipla, ma è necessario INTERPRETARE DICHIARAZIONI VERBALI e le
interpretazioni non rispecchiano solo i pensieri del soggetto sottoposto al test ma anche quelli dello
psicologo che si occupa della valutazione. I pensieri, i sentimenti e le tendenze dello psicologo possono
influenzare il punteggio finale del test, è chiaro che in questo modo l’ATTENDIBILITA’ SARA’ BASSA.
2. Di solito il contenuto degli item dei test è del tutto estraneo al contenuto della vita quotidiana del
soggetto sottoposto al test.

CHE COSA SUGGERISCONO I LIMITI DEI TEST PROIETTIVI SULLA TEORIA DELLA PERSONALITA’ PSICONALTICA
DI FREUD?
Alcuni sostengono che suggeriscono molto poco: siccome Freud non utilizzava test proiettivi, ma solo le
libere associazioni, la sua teoria può essere validissima anche se le procedure di valutazione sviluppate dai
suoi seguaci possono essere poco efficaci.
Tuttavia, malgrado i suoi punti di forza, la psicoanalisi ha fallito nel conseguire livelli elevati di
ATTENDIBILITA’ E VALIDITA’ , per ovvie ragioni.

LA PSICOPATOLOGIA.
Freud dedicò la maggior parte del suo impegno professionale al lavoro con pazienti affetti da disturbi
nevrotici. Giunse alla conclusione che i processi psicologici riscontrati nei suoi pazienti nevrotici erano simili
ai processi psicologici di persone che non soffrivano di nevrosi e non erano in terapia. LE NEVROSI
POTEVANO ESSERE RISCONTRATE A DIVERSI LIVELLI E IN FORME DIVERSE , IN TUTTE LE EPRSONE. Quindi, le
analisi della patologia condotte da Freud , il suo sviluppo, il trattamento, sono parte integrante della sua
teoria della personalità.

I TIPI DI PERSONALITA’
Freud ha esaminato i motivi per cui un individuo sviluppa la patologia e perché proprio un certo tipo di
patologia. Quest’analisi è strettamente collegata alla teoria degli STADI PSICOSESSUALI: è possibile che in
ognuno degli stadi, lo sviluppo degli istinti vada incontro a diversi insuccessi.
1. FISSAZIONI: può verificarsi in due casi- quando le persone ricevono scarsa gratificazione durante uno
stadio tanto da temere di passare allo stadio successivo- o quando ottengono una gratificazione eccessiva
tale da annullare la motivazione a procedere allo stadio successivo.
La persona cercherà di ottenere lo stesso tipo di soddisfazione dello stadio nel quale si è verificata la
fissazione.
Una persona con una fissazione allo stadio orale, può continuare a cercare nella vita adulta la gratificazione
orale nel fumo, nel cibo, nell’alcol.

2.REGRESSIONE: l’individuo cerca di tornare ad una modalità di soddisfazione precedente. La regressione


spesso si verifica in condizioni di stress: le persone mangiano di più, fumano tanto, bevono tanto solo in
periodi di frustrazione e di angoscia.

PER OGNUNO DEI 3 DIVERSI STADI DI SVILUPPO-ORALE, ANALE, FALLICA- ESISTE UN TIPO DI CARATTERE
CORRISPONDENTE CHE SI E’ FORMATO A CAUSA DI UNA FISSAZIONE IN QUELLO STADIO:

 PERSONALITA’ ORALE: risulta dalla fissazione allo stadio orale e riguarda le tematiche ‘prendere le
cose’ dentro sé, verso sé e solo per sé.
Le personalità orali sono NARCISISTICHE, INTERESSATE SOLO A SE STESSE E NON RICONOSCONO GLI
ALTRI COME ENTITA’ SEPARATE E VALIDE; le altre persone sono viste solo in riferimento a quel che
possono dare (es. nutrimento). Queste personalità chiedono sempre qualcosa in modo aggressivo o
in maniera implorante.
IL SUCCESSO PER LA PERSONALITA’ ORALE E’ :OTTENERE.
 PERSONALITA’ ANALE: risulta dalla fissazione allo stadio anale.
Importanti nello stadio anale sono i processi fisici (accumulazione ed espulsione delle feci) e le
relazioni interpersonali (lo scontro a proposito dell’educazione al controllo degli sfinteri). Unendo
questi due processi la personalità anale vede nella DEFECAZIONE il simbolo di un potere enorme.
Il carattere anale è contraddistinto da una triade di tratti, definita TRIADE ANALE: ordine e pulizia(
formazione reattiva contro l’interesse per le cose sporche e il disordine), parsimonia e avarizia(
trattenere le cose=risale a trattenere le feci) , ostinazione( atteggiamento di sfida nei confronti
degli altri con cui il bambino risponde alla richiesta di separarsi dalle feci=controllo degli sfinteri).
In definitiva le personalità anali cercano di controllare le cose e di esercitare il potere o il dominio
sugli altri.
IL SUCCESSO PER LA PERSONALITA’ ANALE E’: CONTROLLARE.
 PERSONALITA’ FALLICA: risulta dalla fissazione allo stadio fallico, la fase del complesso edipico.
La fissazione, in questo caso, ha implicazioni diverse per uomini e donne.
IL SUCCESSO PER LA PERSONALITA’ FALLICA E’: ESSERE UOMO\ESSERE DONNA.
-Concentriamoci sull’uomo: l’uomo fallico deve negare qualsiasi elemento che possa far pensare ad
una mancanza di virilità , ad un’ipotetica castrazione. Deve affermare continuamente la propria
potenza sugli altri e la propria virilità. La tendenza all’eccesso e all’esibizionismo di queste persone
esprime la sottostante angoscia di castrazione;
-Concentriamoci sulla donna: personalità isterica. Come difesa ai desideri edipici la bambina si
identifica con la madre e con la femminilità; adotta un comportamento seduttivo e civettuolo per
conservare l’interesse del padre ma nega le proprie intenzioni sessuali. Nella vita adulta si avrà una
donna che pur negando le proprie intenzioni sessuali e presentandosi come una persona ingenua,
attrae gli uomini con il proprio comportamento seduttivo.

IL CONFLITTO E LA DIFESA.
La teoria psicoanalitica afferma che la PSICOPATOLOGIA ha origine dallo sforzo di gratificare istinti
rimasti bloccati a stadi precedenti dello sviluppo. La volontà di esprimere tali istinti, di tali desideri ,che
non sono mai stati soddisfatti e che sono spesso associati a traumi vissuti, crea un enorme
SENTIMENTO DI ANGOSCIA. Si verifica un vero e proprio conflitto intrapsichico tra il DESIDERIO e
l’ANGOSCIA. In che modo?
facciamo un esempio: DESIDERIO- vorrei avere un rapporto sessuale con quella persona;
ANGOSCIA- questi sentimenti sono cattivi e saranno puniti.

In una situazione del genere spesso la persona resta bloccata, è infelice, non trova soluzioni.
MA per ridurre la dolorosa esperienza dell’angoscia entrano in gioco i MECCANISMI DI DIFESA.
esempio: CONSEGUENZA COMPORTAMENTALE DEL MECCANISMO DI DIFESA- negazione di qualunque
comportamento sessuale, preoccupazione ossessiva per i comportamenti sessuali degli altri.

Se la difesa ha esito positivo, il livello di angoscia si riduce; se invece la difesa è meno efficace , l’energia
associati agli istinti inconsci si esprime nei SINTOMI PATOLOGICI. Un sintomo come un tic , una paralisi
isterica o una coazione, rappresentano un’espressione di un impulso rimosso, rappresentano un
conflitto inconscio tra un desiderio e l’angoscia.

IL CAMBIAMENTO PSICOLOGICO.
Quando una persona ha stabilito un modello comportamentale, un modo di pensare e di reagire alle
situazioni, attraverso quale processo si verifica un cambiamento della sua personalità?

COME FUNZIONA L’INCONSCIO: LE LIBERE ASSOCIAZIONI E L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI.


Utilizzando il metodo delle libere associazioni, si utilizza un metodo di ‘libero flusso di pensieri’, metodo
che tra l’altro era funzionale non solo in terapia ma anche per l’interpretazione dei sogni i quali sono
una fonte di informazione importante per i desideri inconsci.
Inizialmente, Freud pensava che PORTARE L’INCONSCIO A LIVELLO CONSCIO FOSSE SUFFICIENTE PER
EALIZZARE IL CAMBIAMENTO E CURARE IL DISTURBO. Tuttavia, con il tempo si rese conto che ERA
NECESSARIO PIU’ DI UN SEMPLICE RECUPERO DEI RICORDI. I pazienti dovevano intraprendere un
viaggio emotivo, dovevano affrontare le emozioni, i desideri precedentemente inconsci e lottare con
queste esperienze dolorose in un ambiente prevalentemente sicuro.
IN PSICOANALISI IL SOGGETTO E’ LIBERO DI RIPRENDERE IL SUO NORMALE SVILUPPO PSICOLOGICO.

IL PROCESSO TERAPEUTICO: IL TRANSFERT.


La psicoanalisi può essere considerata un processo di apprendimento nel quale l’individuo riprende e
completa il processo di crescita che si era interrotto quando era iniziata la nevrosi. Il principio è :
esporre il paziente , in condizioni favorevoli, alle situazioni emotive che non era riuscito ad affrontare in
passato. Ma una tale situazione è influenzata dal rapporto di TRANSFERT e dallo sviluppo di una
NEVROSI DA TRANSFERT.
Quando esprimono il transfert nei confronti dell’analista, i pazienti ripropongono in terapia le loro
interazioni con persone della vita attuale e interazioni passate con figure significative, come quelle
parentali.
Benchè il transfert sia un elemento costitutivo di qualsiasi rapporto e di qualsiasi forma di terapia,
soltanto la psicoanalisi lo utilizza come una forza nel CAMBIAMENTO COMPORTAMENTALE.
- Molte caratteristiche della situazione analitica, fanno in modo che si instauri il transfert: il fatto che il
paziente sia sdraiato sul lettino, la frequenza delle sedute, il forte legame che si instaura con l’analista
nonostante si sappia poco o nulla della sua vita; l’analista funge a poco a poco da specchio o uno
schermo vuoto sul quale il paziente proietta desideri e angosce.
Favorire il transfert, porta al formarsi di una NEVROSI DA TRANSFERT, ed è qui che il paziente
rappresenta fino in fondo i suoi antichi conflitti; l’obiettivo non è più stare bene ma ottenere
dall’analista ciò di cui aveva dovuto fare a meno durante l’infanzia.
IL CAMBIAMENTO AVVIENE QUANDO I PAZIENTI SI RENDONO CONTO SIA A LIVELLO INTELLETTUALE ,
SIA A LIVELLO EMOTIVO, DELLA NATURA DEI PROPRI CONFLITTI E SI SENTONO LIBERI, IN BASE ALLE
NUOVE PERCEZIONI DI SE STESSI E DEL MONDO, DI SODDISFARE I PROPRI ISTINTI IN MODO MATURO E
NON CONFLITTUALE.
Ma quindi, il cambiamento in analisi, grazie a cosa è possibile?
1. Il conflitto è meno intenso di quanto non fosse nella situazione originale;
2. L’analista assume un atteggiamento differente da quello dei genitori;
3. Il paziente in analisi è più avanti negli anni, più maturo, in grado di usare le parti più sviluppate del
suo IO per affrontare gli aspetti del suo funzionamento che non si sono sviluppati.
Questi 3 fattori costituiscono la base di quella che ALEXANDER E FRENCH hanno definito ‘ESPERIENZA
EMOTIVA CORRETTIVA’.

BOX PAG. 147: LA REPRESSIONE DELL’EMOTIVITA’ E LA SALUTE.


UN CASO ESEMPLIFICATIVO: IL PICCOLO HANS 148-151
IL CASO DI JIM.

I CONCETTI TEORICI COLLEGATI E GLI SVILUPPI RECENTI.


TUTTI I TEORICI SUCCESSIVI A FREUD APPOGGIAVANO LE SUE IDEE E CONSIDERAVANO LACUNOSI SOLO
UNO O PIU’ APSETTI DEL SUO PENSIERO.
Adesso però, analizziamo quei teorici che furono tra i primi a rompere con la tradizione freudiana e a
sviluppare una propria scuola di pensiero: ADLER E JUNG.
Tra l’altro entrambi allievi di Freud ed entrambi spinti dal desiderio di separarsi da Freud perché
ritenevano eccessiva l’importanza da lui attribuita agli istinti sessuali.

ALFRED ADLER!
Faceva parte della Società Psicoanalitica di Vienna ma alcuni anni dopo , non ne fece più parte perché
fondò una propria scuola di PSICOLOGIA INDIVIDUALE. Ma perché si separa dalla società e da Freud?
Perché Adler accentuava molto di più le SPINTE SOCIALI ED I PENSIERI CONSCI, anziché le spinte
sessuali e i pensieri inconsci.
Già all’inizio della sua carriera, Adler si era interessato alle inferiorità fisiche e al modo in cui le persone
compensano queste inferiorità: es. una persona balbuziente può cercare di diventare un grande
oratore, sforzandosi, compensando al massimo la sua carenza.
Adler si rese conto che le persone vivono consapevolmente sentimenti di inferiorità e sono motivate a
compensare questi sentimenti dolorosi  E’ IL SENSO DI INFERIORITA’ , DI INADEGUATEZZA, DI
INSICUREZZA CHE DETERMINA L’OBIETTIVO DELL’ESISTENZA DELL’INDIVIDUO.
Il principio della compensazione dei sentimenti di inferiorità NON RIGUARDA SOLO GLI INDIVIDUI CHE
SOFFRONO DI DEFICIENZE FISICHE, E’ APPLICABILE A TUTTI, per il semplice motivo che ognuno di noi
nell’infanzia ha sperimentato l’inferiorità. Tutti i bambini piccoli si rendono conto di essere meno capaci
di gestire oggetti ed eventi rispetto agli adulti o rispetto ai bambini più grandi. E oltre a sperimentare
l’inferiorità, TUTTI sperimentano la motivazione , la forza, che ci si mette per compensare i sentimenti
di inferiorità

 E’ SICURAMENTE UN ORIENTAMENTO AL SOCIALE MOLTO PIU’ MARCATO DI FREUD:


PER ADLER LO SFORZO DI COMPENSAZIONE ( SUPERARE/ANNULLARE LE INFERIORITA’ ) RISPECCHIA
LA VOLONTA’ DI POTENZA , OSSIA, L’ASPIRAZIONE DELL’INDIVIDUO A DIVENTARE UN ESSERE
SOCIALE POTENTE ED EFFICIENTE AFFRONTANDO LE PROPRIE INFERIORITA’ E I PROPRI SENTIMENTI
DI INADEGUATEZZA.
 NELLA FORMA NEVROTICA: le aspirazioni alla superiorità si manifestano nel tentativo di
ESERCITARE IL POTERE ED IL CONTROLLO SUGLI ALTRI;
 NELLA FORMA SANA: le aspirazioni alla ’volontà di elevazione’ si manifestano nel SENSO SOCIALE E
NELLA COOPERAZIONE, NELL’ASSERTIVITA’ E NELLA COMPETIZIONE.

-Interessanti sono gli studi sul modo in cui l’ordine di nascita tra fratelli può influenzare il loro sviluppo
psicologico. Si pensa che i primogeniti o i figli unici, tendono ad affermarsi di più dei più piccoli.
Addirittura uno studio condotto su 23 astronauti , di cui 21 primogeniti o figli unici, condotto da
SULLOWAY, rivela che i primogeniti sono più conscenziosi e conservativi, mentre i minori sono ribelli.

CARL G. JUNG!

Medico svizzero, rimase profondamente colpito dal lavoro di Freud, tanto da incontrarlo e iniziare una
relazione sia sul piano professionale che su quello personale. Il loro rapporto ricorda tanto quello di ‘padre
e figlio’, un rapporto che però era destinato a finire. Quali sono i motivi della rottura?
Secondo Jung l’enfasi eccessiva che Freud aveva posto sulla sessualità ; per Jung la libido non è un istinto
sessuale, ma un’energia vitale generalizzata, che non comprende solo la sessualità , ma anche altre spinte
in direzione del piacere.
Secondo Freud invece il collega aveva sentimenti edipici nei confronti del padre professionale, quindi nei
suoi confronti.
Ma sono molti altri i punti dal quale Jung si distacca:
-Freud enfatizza il fatto che il nostro comportamento sia solo una ripetizione del passato, delle repressioni
dell’infanzia. Jung invece pensa che lo sviluppo della personalità è caratterizzato da una tendenza al
progredire, si guarda in avanti, non solo al passato!
- Jung accettava il concetto di inconscio , ma aggiunse qualcosa in più, parlò dell’esistenza di un INCONSCIO
COLLETTIVO: le persone conservano nel proprio inconscio collettivo le esperienze delle generazioni passate,
e questo inconscio, a differenza di quello personale, è UNIVERSALE, LO POSSEGGONO TUTTI, E’ PARTE
DELLA NOSTRA EREDITA’ UMANA, E’ UN DERIVATO DEI NOSTRI ANTENATI.
Questo inconscio contiene IMMAGINI UNIVERSALI O SIMBOLI, noti come ARCHETIPI. Gli archetipi si
trovano nelle fiabe, nei miti , nei sogni, sono immagini che appaiono in tutte le culture, ma con forme
leggermente diverse; possono essere rappresentati da persone , demoni, animali, forze naturali, oggetti
L’UNIVERSALITA’ DEGLI ARCHETIPI , CHE SI TROVANO NELLE ESPRESSIONI DEL PNSIERO UMANO IN TUTTI I
TEMPI E IN TUTTE LE CULTURE, DIMOSTRA CHE ESSI SONO PARTE DELL’INCONSCIO COLLETTIVO.
- Jung afferma che le persone lottano interiormente con forze opposte. Per esempio Jung parla del conflitto
tra la faccia o la maschera che presentiamo agli altri ; oppure la persona( che si esprime nei ruoli sociali) e il
senso di sé (identità); la parte maschile e la parte femminile di sé..ogni maschio ospita una parte femminile-
anima, e ogni donna ospita una parte maschile- animus. Un tratto interessante nella teoria di Jung è che
circa gli stereotipi del ruolo sessuale, egli afferma che questi non sono il prodotto dell’esperienza sociale
dell’individuo, bensì dell’esperienza dei propri antenati (psicologia evoluzionistica).
MA QUAL’E IL COMPITO FONDAMENTALE DELL’INDIVIDUO? TROVARE L’UNITA’ NEL SE’: il compito consiste
nell’integrare le diverse forze opposte della psiche e conoscere il proprio sé.
Nella teoria di Jung, il ‘se’ non si riferisce alle credenze consce dell’individuo, è piuttosto una forza
inconscia; è nello specifico un archetipo (UNIVERSALE) dell’inconscio collettivo che funziona come centro
organizzativo dell’intero sistema psicologico della persona.
 IL SE E’ SPESSO RAPPRESENTATO DA FIGURE CIRCOLARI, PERCHE’ RAPPRESENTANO IL SENSO DI
INTEREZZA DA ACQUISIRE ATTRAVERSO LA CONOSCENZA DEL PROPRIO SE’. (I MANDALA)

PER JUNG LA RICERCA DEL SE’ NON HA FINE!!

- Jung stabilisce anche la differenza tra INTROVERSIONE ED ESTROVERSIONE: il tipo introverso è esitante ,
riflessivo, prudente; mentre quello estroverso è verso l’esterno, in direzione del mondo, si impegna
socialmente, è attivo, avventuroso.

L’ENFASI SUI RAPPORTI INTERPERSONALI E CULTURALI: HORNEY E SULLIVAN.


UNA REINTERPRETAZIONI DELLE FORZE MOTIVAZIONALI.
Verso la metà del XX secolo, un gruppo di teorici psicoanalisti iniziò una revisione dei principi di base della
psicoanalisi. Freud aveva dato poco importanza ad una cosa: la personalità si sviluppa attraverso le
INTERAZIONI INTERPERSONALI, che hanno luogo in contesti sociali e culturali.
GREENBERG E MITCHELL, affermano che esistono due visioni riguardo l’importanza dei rapporti
interpersonali:

 Secondo la visione di Freud: le relazioni sociali non determinano la struttura della personalità; esse
sono determinate dalle strutture della personalità il cui sviluppo avviene a partire dai desideri,
impulsi, istinti, di origine biologica, dell’ES.
 Secondo i teorici della psicodinamica interpersonale: (Sullivan) le relazioni sociali non sono
secondarie, ma sono primarie! Le strutture della personalità si sviluppano attraverso le interazioni
con gli altri , a partire proprio dal contatto con gli altri.
KAREN HORNEY!
La differenza tra la sua teoria e la psicoanalisi si può identificare nella contrapposizione tra
INFLUENZE UNIVERSALI BIOLOGICHE E INFLUENZE CULTURALI: ‘Quando ci si rende conto del forte
peso esercitato dai fattori culturali sulle nevrosi, i fattori biologici e fisiologici che Freud pone alla
radice di tali fenomeni ritornano sullo sfondo’. Sosteneva questa posizione sulla base di 3 fattori:
- il ruolo della cultura nello sviluppo dell’identità di genere;
-la collaborazione con lo psicoanalista FROMM;
-quando si trasferì dalla Germania negli Stati Uniti, e si inserì quindi in una nuova cultura, osservò le
differenze nella struttura della personalità tra pazienti europei e pazienti americani.
 ARRIVO’ ALLA CONCLUSIONE CHE LE RELAZIONI INTERPERSONALI RAPPRESENTANO IL NUCLEO
DEL FUNZIONAMENTO , SANO O DISTURBATO, DELLA PERSONALITA’.

- Rispetto al funzionamento nevrotico: dà importanza al modo in cui gli individui cercano di


affrontare l’angoscia. Secondo la sua teoria, nella persona nevrotica si verifica un conflitto tra 3
modi di rispondere all’angoscia, dando origine a 3 modelli nevrotici:
-RICERCARE GLI ALTRI: la persona cerca di affrontare l’angoscia esprimendo un bisogno eccessivo di
essere accolta, desiderata e approvata;dipende dagli altri, è altruista, disinteressata, disposta al
sacrificio, illimitato desiderio di affetto;
-ENTRARE IN CONFLITTO CON GLI ALTRI: la persona pensa che tutti siano ostili e che la vita sia una
lotta contro tutti; nega di aver bisogno di altri, presenta se stesso come una persona forte e dura
-ALLONTANARSI DAGLI ALTRI: si isola completamente; guardano se stessi e gli altri con distacco
emotivo.

-OPINIONI SULLE DONNE: ( scrive un volume PSICOLOGIA FEMMINILE) le donne non sono
biologicamente predisposte ad atteggiamenti masochisti di debolezza, di dipendenza, di
sottomissione, di sacrificio del sé; al contrario, questi atteggiamenti sono indicativi della forte
influenza della società.

IN CONCLUSIONE HORNEY RIFIUTA L’APPROCCIO BIOLOGICO DI FREUD A FAVORE DI UN


APPROCCIO SOCIALE E INTERPERSONALE.

HARRY STACK SULLIVAN!


La sua teoria è nota come ‘ TEORIA INTERPERSONALE DELLA PSICHIATRIA’ e i suoi allievi hanno fondato la
scuola ‘DELLE RELAZIONI INTERPERSONALI DI SULLIVAN’.
Nella sua teoria le esperienze emotive non sono basate su impulsi biologici ma sulle relazioni con gli altri,
già a partire dai primi stadi della vita: l’angoscia può essere comunicata dalla madre nelle prime interazioni
con il neonato; oppure il sé si sviluppa a partire da sentimenti sviluppati dal bambino con il contatto con gli
altri e da percezioni del bambino di come viene valutato o apprezzato dagli altri.
Comunque , come ERIKSON, SULLIVAN ritiene che le fasi evolutive che succedono il complesso edipico,
siano fondamentali per lo sviluppo generale della persona. Egli enfatizza in particolare:
-FANCIULLEZZA: anni della scuola elementare, oltre ai contatti con i genitori, ci sono contatti con i coetanei
e gli insegnanti; assume valore l’accettazione sociale e il modo in cui gli altri lo considerano diventa fonte di
grande autostima o grande senso di angoscia;
-PREADOLESCENZA: è importante il rapporto con un amico intimo dello stesso sesso. Questo rapporto di
stretta amicizia , di affetto, forma la base per lo sviluppo di una relazione d’amore con una persona di
sesso opposto durante l’adolescenza.

LE RELAZIONI OGGETTUALI , LA PSICOLOGIA DEL SE’ E LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO.


LA TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI.
I teorici delle relazioni oggettuali erano interessati come Sullivan alle relazioni interpersonali, tuttavia
prendono in esame le relazioni PRECEDENTI al processo edipico.
Ma cosa si intende per ‘oggetto’? Non si riferisce a qualcosa di inanimato come possiamo pensare, si
riferisce piuttosto alle PERSONE.
E a cosa sono interessati? A come le esperienze con le persone importanti del passato influenzano le
relazioni della persona con gli altri nel presente. SI CONCENTRANO SULLE RAPPRESENTAZIONI MENTALI
DELLE RELAZIONI CON GLI OGGETTI (PERSONE) : le relazioni della prima infanzia determinano la natura
delle rappresentazioni mentali degli altri; una volta modellate , queste rappresentazioni restano impresse
nella mente. NEL CORSO DELLA VITA, LE RAPPRESENTAZIONI MENTALI FORMATE NELL’INFANZIA
INFLUENZANO LE ESPERIENZE DELL’INDIVIDUO NELLE NUOVE RELAZIONI.

LA PSICOLOGIA DEL SE’ E IL NARCISISMO.


Questo è uno sviluppo teorico collegato alla teoria delle relazioni oggettuali. MA QUAL’E LA DIFFERENZA
TRA LE DUE TEORIE?
-TEORICI DELLE RELAZIONI OGGETTUALI: ritengono che gli eventi fondamentali della prima infanzia
comprendano le rappresentazioni mentali delle relazioni con altre persone; i disturbi dello sviluppo danno
origine a rappresentazioni negative degli altri;
-PSICOLOGIA DEL SE’: secondo la teorizzazione degli analisti KOHUE e KERNBERG , si ritiene che le
esperienze evolutive di una persona ne influenzino le rappresentazioni mentali del sé. Le esperienze
relazionali negative che emergono nel corso della vita sono fatte risalire dallo psicologo del sé a problemi
nello sviluppo del sé (es. l’individuo manifesta il bisogno che gli altri rinforzino la debole immagine che ha di
sé).
Un tema centrale della psicologia del sé è il NARCISISMO: il narcisismo si riferisce all’investimento di
energia mentale nel sé.
KOHUT ha sottolineato che orientare l’energia in senso narcisistico è parte dello sviluppo della personalità
di ognuno di noi: ognuno persegue lo sviluppo del sé, il controllo sul sé ed un’immagine del sé positiva.
Tuttavia, se l’esperienza evolutiva non è tale da portare alla maturità , l’individuo può manifestare una
personalità narcisistica ed il NARCISISMO diventa una caratteristica predominante della personalità con
implicazioni negative per le relazioni che instaurerà con gli altri.
Nella personalità narcisistica , l’individuo ha un senso spiccato della propria importanza ed è alle prese con
fantasie di potere e di successo illimitato; il narcisista tende a sentire , in modo esagerato, di avere diritto
ad ottenere delle cose dagli altri , di meritare l’ammirazione e l’amore degli altri, e di essere speciale ed
unico, ha veramente una scarsa empatia perché gran parte dell’energia è orientata verso sé e non verso gli
altri; sono vulnerabili, hanno bisogno dell’ammirazione degli altri , svalutano le persone che hanno accanto
anche se a volte le amano; distorcono il proprio senso di sé, si sopravalutano, non porvano disagio e
imbarazzo nel guardarsi allo specchio o vedere se stessi in una ripresa video, anzi guardarsi è come se fosse
un incitamento al proprio IO, sono esibizionisti, assertivi, maniaci del controllo , critici, giudicanti; possono
raggiungere il cinismo.
Murray , inventore del TAT, ha sviluppato anche un questionario sul narcisismo (NPI): i soggetti con un
punteggio elevato fanno ricorso ad un maggior numero di autoriferimenti (io, a me, mio) rispetto a quelli
con un punteggio basso.
- La maggior parte degli studi sul narcisismo sono studi correlazionali; più di recente la ricerca ha utilizzato
metodi sperimentali, come quella condotta da RHODEWALT e MORF:
i soggetti con un alto grado di narcisismo (NPI) reagivano all’insuccesso con rabbia maggiore dei soggetti
con un basso grado di narcisismo, in particolar modo quando l’insuccesso seguiva il successo; questo
risultato conferma l’ipotesi secondo cui la rabbia narcisistica è una risposta alla percezione di minacce
all’immagine grandiosa di sé, alla propria autostima.

LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO.
L’ultimo sviluppo teorico post-freudiano è la teoria dell’attaccamento, fondata dallo psicologo britannico
JHON BOWLBY, ed evoluta successivamente grazie ai lavori della psicologa dell’età evolutiva MARY
AINSWORTH.
Bowbly era interessato allo studio degli EFFETTI DELLA SEPARAZIONE precoce dai genitori sullo sviluppo
della personalità, un problema diffuso in Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale, quando molti
bambini venivano allontanati dai genitori e mandati in campagna per metterli al sicuro dai bombardamenti
che facevano in città.
Bowbly, sfruttando la sua conoscenza dell’etologia, ha ipotizzato l’esistenza di un sistema psicologico
dedicato alle relazioni tra genitori e figli e lo ha definito SISTEMA COMPORTAMENTALE DI ATTACCAMENTO
(SCA): si tratta di un sistema innato, che possiedono tutti dalla nascita ed è un sistema MOTIVAZIONALE,
cioè induce il neonato a rimanere vicino alle persone che si prendono cura di lui, che gli danno sicurezza,
consolazione. Le relazioni che il bambino stabilisce con gli adulti fungono da BASE SICURA per l’esplorazione
dell’ambiente.
- Secondo la teoria dell’attaccamento, GLI EFFETTI DELL’ATTACCAMENTO DURANO NEL TEMPO.
Alla base di questa affermazione c’è un motivo di base fondamentale, ovvero il fatto che nei bambini
esistono MODELLI OPERATIVI INTERNI. I cosiddetti Modelli Operativi Interni (MOI), sarebbero l’insieme di
schemi di rappresentazione interna che costituiscono immagini, emozioni, comportamenti connessi
all’interazione tra il bambino e gli adulti significativi , che diventano ben presto inconsapevoli e
tendenzialmente stabili nel tempo. Una sorta di mappa formata da una rappresentazione mentale che il
soggetto ha della realtà esterna , l’immagine di sé e gli assunti su come funzionano le relazioni
interpersonali. La loro capacità anticipatoria degli eventi li porta ad influenzare le future relazioni affettive
che tenderanno a ripetere la relazione precoce tra l’infante e il caregiver.
Per Bowlby (1979) gli uomini hanno due modelli : uno ambientale che ci informa sulle cose del mondo e
uno orgasmico che ci informa su noi stessi in relazione al mondo. Portiamo in noi una mappa di noi stessi,
degli altri, e della relazione io-altro, costruita a partire dalle esperienze e che viene influenzata dal bisogno
di difendersi da sentimenti dolorosi.
Il Modello Operativo Interno deriva quindi dalle esperienze di attaccamento precoce. Un bambino vissuto
in una famiglia con figure genitoriali disponibili e affettuose interiorizzerà un Modello Operativo Interno
sicuro. Questo gli da la sicurezza, perlopiù inconscia, che tutte le volte in cui potrà trovarsi in difficoltà, e in
qualsiasi luogo, vi saranno sempre a disposizione persone fidate che gli verranno in aiuto.
I bambini che, al contrario , hanno sperimentato relazioni connotate da indisponibilità, discontinuità o che
hanno avuto figure incapaci di fornire cura e protezione si sentiranno soli e rifiutati; pertanto, reagiranno
evitando il mondo o opponendosi.

Queste idee hanno ottenuto sostegno grazie alla ricerca di MARY AINSWORTH: lei ha ideato la STRANGE
SITUATION, ovvero una procedura concepita per identificare le differenze individuali negli stili di
attaccamento mediante l’osservazione diretta delle interazioni tra genitore-figlio.
Gli psicologi osservano le reazioni dei bambini all’allontanamento (separazione) e al ritorno (riuonione)
della madre o di un caregiver all’interno di un contesto sperimentale strutturato. I bambini sono stati
classificati in base al tipo di attaccamento:
 ATTACCAMENTO SICURO: erano sensibili all’allontanamento della madre, felici di rivederla, si
facevano consolare e tornavano a giocare.
 ATTACCAMENTO INSICURO-EVITANTE: poco sensibili all’allontanamento della madre , al suo ritorno
la evitavano.
 ATTACCAMENTO ANSIOSO-AMBIVALENTE: difficoltà a separarsi dalla madre e a riunirsi a lei dopo il
suo ritorno ( volevano andare in braccio ma non essere abbracciati).

GLI STILI DI ATTACCAMENTO NELL’ETA’ ADULTA.


Le differenze tra individui per quanto riguarda i legami emotivi nell’infanzia possono essere collegate alle
differenze nel modo di instaurare rapporti emotivi nel corso della vita, nell’età adulta.
DURE STUDI DIMOSTRANO QUESTA IPOTESI:
1. HAZAN E SHAVER: ‘quiz sulla vita sentimentale’
- indentificarsi con uno dei 3 stili di attaccamento;
-descrivere relazione attuale o il loro amore più importante;
-cosa ne pensi dei rapporti sentimentali
RISULTATI: ATTACCAMENTO SICURO-associato a esperienze di felicità e fiducia e consideravano piuttosto
stabili i sentimenti romantici pur ammettendo che possono svanire;
ATTACCAMENTO EVITANTE- associato paura della vicinanza, alti e bassi emotivi, gelosia e consideravano
dubbia la durezza dell’amore romantico e che fosse difficile trovare una persona di cui potersi innamorare
davvero;
ATTACCAMENTO ANSIOSO- preoccupazioni ossessive per la persona amata, forte attrazzione sessuale,
desiderio di unione, emozioni estremizzate e gelosia , e considerano ; consideravano facile innamorarsi ma
difficile trovare il vero amore.

* E’ EMERSO CHE LO STILE DI ATTACCAMENTO ESERCITA ANCHE UN’INFLUENZA SUL LAVORO:


SOGGETTI SICURI- AFFRONTANO IL LAVORO CON FIDUCIA;
SOGGETTI EVITANTI- USANO IL LAVORO PER SFUGGIRE ALLE INTERAZIONI SOCIALI;
SOGGETTI ANSIOSI- INFLUENZATI NEL LAVORO DALLE LODI E LE PUNIZIONI

2. FRALEY E SHAVER: ‘ il comportamento delle coppie in una fase di separazione temporanea è stato
osservato in un aereoporto’
- compilare un questionario su com’e viaggiare separati
- si guardavano i comportamenti:
COLORO CHE RICERCANO IL CONTATTO- si baciano, si guardano dall’oblò
COLORO CHE MANTENGONO IL CONTATTO- si abbracciano come a non voler far andare via
GLI EVITANTI- evitano lo sguardo e il contatto
I RESISTENTI-desiderano essere abbracciati, ma resistono al contatto, e si infastidiscono
SONO COMPORTAMENTI CHE RISPECCHIANO I PRECOCI STILI DI ATTACCAMENTO.

DIMENSIONI O TIPI DI ATTACCAMENTO?


Benchè l’idea della diversità degli stili di attaccamento nei bambini sia ragionevole , l’idea che tali differenze
implichino categorie qualitativamente distinte di persone è meno immediata.
NON HO CAPITO! SOSPESO.

LA VALUTAZIONE CRITICA
L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: LA BANCA DEI DATI
La scelta di Freud di affidarsi esclusivamente alla tecnica delle libere associazioni assolutamente negativa:
- non è eterogenea: i soggetti era un gruppo circoscritto di persone con una buona formazione, che
vivevano in una particolare realtà urbana non si può generalizzare
-non vi è garanzia di oggettività dei dati: colui che raccoglie i dati è la stessa persona che elabora la teoria,
potrebbe trovare con forza prove a favore della sua teoria;
-fondamento inadeguato per una teoria scientifica.

LA TEORIA SISTEMATICA?
La teoria non deve essere un assemblaggio di affermazioni sugli individui, al contrario , le idee devono
essere collegate l’una all’altra in modo logico e coerente.
Freud qui ha raggiunto risultati eccellenti: aspetti della teoria diversi tra loro sono interrelati in modo
eccezionalmente coerente.

LA TEORIA VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


Una teoria può essere SISTEMATICA ma possedere caratteristiche che ne rendono difficile la VERIFICA,
questo è quanto accade per la psicoanalisi. Gli psicoanalisti possono confermare quasi ogni risultato,
possono dimostrare la teoria in svariati modi, l’impossibilità di essere falsificata nasce dal ricorso a
spiegazioni AD HOC (Popper= bestia nera): ma è proprio questo il suo limite, essere estremamente
flessibile, come un righello di gomma che può essere piegato, attorcigliato, allungato e tirato, tanto da
produrre misurazioni diverse per un dato oggetto. E’ ESTREMAMENTE DIFFICILE VERIFICARE
SPERIMENTALMENTE.

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
<il teorico si concentra su tutti gli aspetti della personalità o solo su quelli che sono più facili da dimostrare
con la sua teoria?
E’ straordinariamente comprensiva. Freud ha preso in esame tanti argomenti: ha fornito la più comprensiva
tra tutte le maggiori teorie della personalità.

LE APPLICAZIONI
Rappresentano il punto di forza della teoria psicoanalitica, non deve sorprenderci perché la psicoanalisi era
in principio UN’APPLICAZIONE: freud ha iniziato il suo lavoro con la CURA DELL’ISTERIA, e solo
successivamente ha elaborato una teoria generale. Freud si è da sempre impegnato per cercare
applicazioni valide della teoria che fossero in grado di MIGLIORARE LA VITA DELLE PERSONE.
MOLTI HANNO PRESO IN ESAME L’EFFICACIA DELLA TERAPIA PSICOANALITICA NEGLI ANNI SUCCESSIVI: la
psicoanalisi funziona, sortisce effetti positivi sulle persone; anche se c’è da dire che altri trattamenti hanno
cmq effetti positivi e questa è una sorta di sconfitta per la psicoanalisi.

CONTRIBUTI.
-Ha parlato di fenonemi che erano stati trascurati in precedenza
- ha elaborato una teoria complessa, che rende la complessità dello sviluppo umano e dell’individualità:
freud ha fornito una teoria che è in grado di spiegare in modo giusto o sbagliato quasi tutti gli aspetti del
comportamento umano.
CAPITOLO 5
UNA TEORIA FENOMENOLOGICA: CARLO ROGERS E LA TEORIA DELLA PERSONALITA’ CENTRATA SULLA
PERSONA.
Il lavoro di ROGERS può essere definito TEORIA FENOMENOLOGICA, una teoria che mette in risalto
l’esperienza soggettiva che l’individuo fa del proprio mondo e del proprio sè, quindi la sua ESPERIENZA
FENOMENOLOGICA. Per definire questa teoria si può fare ricorso anche al termine UMANISTICA, infatti il
lavoro di Rogers è parte del movimento psicologico umanistico la cui caratteristica di base consiste
nell’enfatizzare il potenziale di crescita che è presente nelle persone. Quindi in conclusione è:
 UNA TEORIA DEL SE’ UMANISTICA E FENOMELOGICA.

PUNTI DI CONTATTO E DI DISTACCO TRA ROGERS E FREUD:


-CONTATTO: rogers riconosceva che freud aveva dato informazioni importanti sul funzionamento della
mente, quindi per certi versi il lavoro di Rogers ricalca lo STILE utilizzato da Freud;
Rogers, come freud, inizia la sua carriera come terapeuta e ha fondato la sua teoria sulle esperienze
terapeutiche.
-DIFFERENZE: freud affermava che gli individui sono controllati da forze inconsce, che la personalità è
determinata da esperienze precoci dell’infanzia, e che l’esperienza psicologica nell’adulto è la ripetizione
dei conflitti repressi del passato.
PER ROGERS NON E’ COSI’: ha elaborato una teoria della persona che mette in evidenza le percezioni
consce del presente piuttosto che i residui inconsci del passato, le esperienze interpersonali costruite nel
corso della vita piuttosto che le relazioni con i genitori vissute nell’infanzia, e la capacità delle persone di
crescere verso la maturità psicologica piuttosto che la loro tendenza a reiterare i conflitti infantili.
ROGERS MOSTRA UNA CONCEZIONE DELLA NATURA UMANA CHE VA IN UNA DIREZIONE POSITIVA.

UN RITRATTO DEL TEORICO.


-LIBRO FONDAMENTALE:ON BECOMING A PERSON
Rogers nacque a Illinois. Crebbe in un clima etico-religioso rigido e i suoi genitori gli trasmisero un grande
rispetto per l’impegno del lavoro, considerando anche che il padre teneva tanto al suo lavoro, alla sua
azienda agricola di famiglia. Parte quindi l’interesse da parte di Rogers verso i VALORI ETICI E MORALI E IL
RISPETTO DEI METODI SCIENTIFICI, che acuì con le letture di riviste sui metodi scientifici agricoli.
Si laurea in agraria , ma dopo poco decide di diventare sacerdote; durante un viaggio in Asia ebbe modo di
conoscere altre dottrine religiose , lasciò il suo abito da sacerdote e si dedicò all’educazione infantile e alla
professione di psicologo clinico.
Gli ultimi anni della sua vita furono dedicati al tentativo di INTEGRARE L’ASPETTO RELIGIOSO CON QUELLO
SCIENTIFICO, L’INTUITIVO CON L’OGGETTIVO, IL CLINICO CON LO STATISTICO: ROGERS CERCO’
CONTINUAMENTE DI APPLICARE I METODI OBIETTIVI DELLA SCIENZA A CIO’ CHE E’ FONDAMENTALMENTE
UMANO.
Rogers con alcuni colleghi, fondarono il CENTRO PER LO STUDIO DELLA PERSONA, dove ha a che fare con
gruppi di persone sia sane che con diturbi, ciò che lo porta a considerare sterile gran parte della psicologia
accademica.
IN ROGERS LA TEORIA, L’UOMO E LA VITA APPAIONO STRETTAMENTE INTRECCIATI ( scrive addirittura 14
principi sulla persona nel suo libro ON BECOMING A PERSON).

LA CONCEZIONE DELLA PERSONA


LA SOGGETTIVITA’ DELL’ESPERIENZA
Nella nostra vita quotidiana siamo convinti di sperimentare UN MONDO OGGETTIVO E REALE, siamo
convinti che un evento al quale assistiamo sia proprio come lo abbiamo visto. SIAMO COSI’ CONVINTI
DELL’ESISTENZA DI UNA REALTA’ OGGETTIVA CHE NON LA METTIAMO IN DUBBIO.
Ci ha pensato Rogers a metterla in dubbio, lui insegna che NOI NON REAGIAMO AD UNA REALTA’
ASSOLUTA, MA ALLA NOSTRA PERCEZIONE DI TALE REALTA’.
La realtà che osserviamo è un mondo personale dell’esperienza , è un CAMPO FENOMENICO, che
costruiamo noi.
Questo campo fenomenico – lo spazio delle percezioni che costituisce la nostra esperienza- è una
costruzione SOGGETTIVA, l’individuo COSTRUISCE QUESTO MONDO INTERIORE DELLE ESPERIENZE e la sua
costruzione rispecchia non solo il mondo esterno ma anche i bisogni personali, gli obiettivi, le credenze.
LA CHIAVE DI TUTTO E’ CHE E’ NECESSARIO RICONOSCERE L’INFLUENZA DEI BISOGNI INTERIORI SULLE
PERCEZIONI DEL MONDO ESTERNO: interpreto il mondo e gli altri in base ai miei bisogni personali, in base
al mondo interiore che mi sono costruita, non con oggettività; non potrò mai vedere la stessa cosa che vede
il mio fidanzato, o la mia mamma o il mio amico. IO HO UNA MIA REALTA’ , UNA REALTA’ CHE NON E’
ALTRO CHE UNA COSTRUZIONE SOGGETTIVA CHE RISPECCHIA I MIEI BISOGNI PERSONALI.
( Queste sono tutte intuizioni che aveva già avuto Platone =allegoria della caverna)

I SENTIMENTI DI AUTENTICITA’.
Gli individui sono soggetti a una forma di malessere psicologico: un sentimento di alienazione, di
separazione dal proprio sé autentico. La sensazione che quello che si fa quotidianamente, non rispecchia il
proprio sé. Perché emergono questi sentimenti? Perché noi tutti abbiamo bisogno dell’approvazione degli
altri , e diciamo a noi stessi che I LORO DESIDERI SONO ANCHE I NOSTRI, anche se in realtà non è così:
una persona cerca di convincersi che sia una buona scelta fare ingegneria, come insegnano i genitori, anche
se vorrebbe fare psicologia e quindi SCEGLIERE INDIPENDENTEMENTE DAL DESIDERIO ALTRUI,
DALL’APPROVAZIONE ALTRUI.
Quando ciò accade l’inidividuo si mette su una strada che più tardi gli farà dire ‘non conosco veramente me
stesso’ e ignora le reazioni sensoriali e viscerali.

CASO DI UN PAZIENTE: ‘Ho sempre cercato di essere la persona che gli altri pensavano che dovessi essere,
ma ora mi chiedo se io non debba prendere nota del fatto che sono quello che sono’.

Secondo Rogers, le reazioni VISCERALI, ISTINTIVE, SENSORIALI, non devono essere ignorate o trattate dal
punto di vista psicoanalitico come qualcosa che deve essere domato dall’Io e dal Super-io, sono piuttosto
UNA FONTE DI SAGGEZZA: l’individuo che sperimenta apertamente le sue emozioni, TUTTE LE SUE
EMOZIONI, CHE LE ACCETTA, LE INTEGRA E LE VIVE, è psicologicamente equilibrato.

LA POSITIVITA’ DELLA MOTIVAZIONE UMANA.


Il nucleo della nostra natura è essenzialmente positivo. La nostra motivazione è orientata ad una crescita
positiva.
Rogers crede che alcune istituzioni ci inducono a pensare che non sia così, che la nostra crescita avviene in
condizioni negative e non positive: per esempio la religione ci dice che noi viviamo nel peccato o ancora
Freud ci dice che oi siamo dominati da forze inconsce di tipo sessuale ed aggressivo.
ROGERS RICONOSCE CHE LE PERSONE POSSONO AGIRE IN MANIERA DISTRUTTIVA E MALVAGIA, MA A SUO
AVVISO QUANDO SIAMO LIBERI, SIAMO IN GRADO IN QUANTO ESSERE UMANI POSITIVI DI DIRIGERE IL
NOSTRO POTENZIALE.
 non ha una visione della natura umana ingenuamente ottimista, sa che gli uomini si comportano in
modo crudele, eppure lavorare con questi individui fa scoprire in loro delle tendenze positive.

VI E’ UN PROFONDO RISPETTO PER LE PERSONE, NELL’UMANITA’.


UNA PROSPETTIVA FENOMENOLOGICA.
Rogers adotta un approccio fenomenologico allo studio della persona. MA COSA SI INTENDE PER
FENOMENOLOGICO?
Consente di indagare le esperienze consce delle persone, descrivere la realtà considerando il punto di vista
della persona che la osserva.
L’INTERESSE E’ SULL’ESPERIENZA DELL’OSSERVATORE: SUL MODO IN CUI LA PERSONA SPERIMENTA IL
MONDO.
Il primo ad aver usato il temrine ‘fenomeno’ è stato KANT, il quale parlava di UN MONDO NOUMENALE (gli
oggetti esistenti indipendentemente dall’osservatore) e un MONDO FENOMENOLOGICO , cioè il mondo
delle esperienze consce.
- Ricordiamo che per Freud non erano importanti le esperienze consce, non erano il nucleo della
personalità; ma anche altre teorie non presteranno attenzione a questo aspetto .
ROGERS QUINDI HA RAPPRESENTATO UNO VOCE IMPORTANTE NEL PROMUOVERE LO STUDIO
PSICOLOGICO DELLA FENOMENOLOGIA.

LA CONCEZIONE ROGERSIANA DELLA SCIENZA DELLA PERSONALITA’.


Il connubio tra la concezione della scienza e l’esperienza fenomenologica può essere difficile.
La scienza si fonda su dati precisi; Rogers invece sostiene che per la psicologia della personalità non è
importante sapere il mondo esterno, gli oggetti, ciò che è misurabile, quanto piuttosto l’esperienza interna,
e questa ha qualità soggettive non certamente oggettive.
Il filosofo TAYLOR ha osservato che la differenza tra gli oggetti fisicamente misurabili e gli stati psicologici
interni con significato soggettivo indica una DIVISIONE TRA LA SCIENZA E L’APPROCCIO DI ROGERS.
Ma è allora possibile una scienza della personalità fondata sul modello delle scienze fisiche nella
prospettiva rogersiana?

L’ERMENEUTICA E LE SCIENZE UMANE.


Il problema della relazione tra le scienze fisiche e la scienza della persona è emerso prima della riflessione
di Rogers. Nel 19esimo secolo , il filosofo tedesco DILTHEY, sosteneva che la psicologia della persona
richiedesse un approccio ERMENEUTICO. Con questo approccio le spiegazioni assumono lo stile di un
ROMANZO: un personaggio viene interpretato in base al contesto, con chi entra in contatto, le relazioni,
ambiente storico; ricerchiamo il significato delle azioni, valutiamo la bontà etica e morale delle azioni, e così
via.
EPPURE L’ERMENEUTICA SOSTIENE CHE QUESTO NON E’ IL MODO DI PROCEDERE TIPICO DELLE SCIENZE
NATURALI: se si vuole studiare un evento naturale, come la caduta di un sasso, non ci si chiede il significato
del comportamento del sasso, non si pongono domande circa il contesto storico e sociale.
IL LAVORO DI ROGERS E’ UN TENTATIVO DI TRARRE IL MEGLIO DA ENTRAMBI I MONDI : assume sia un
approccio ermeneutico per spiegare le esperienze soggettive, e sia un approccio scientifico prevedendo che
la psicologia si sarebbe potuta affermare come scienza leggittima.

LA TEORIA DELLA PERSONALITA’ DI ROGERS.


LA STRUTTURA
-IL SE’
Il sé è un aspetto dell’esperienza fenomenologica , ossia un aspetto della nostra esperienza del mondo: ciò
che completa la nostra esperienza conscia è l’idea che abbiamo di noi stessi, di un “sé”.
IL SE’ ,O CONCETTO DI SE’, RAPPRESENTA UN MODELLO ,STRUTTURATO , INTEGRATO, ORGANIZZATO, CHE
DURA NEL TEMPO, DI PERCEZIONE, fa parte del nostro campo fenomenico, che abbiamo detto essere il
nostro spazio che costituisce le nostre percezioni soggettive del mondo.
Secondo Rogers, il sé non è un omino dentro di noi che controlla il nostro comportamento, è piuttosto un
insieme di percezioni che l’individuo possiede ED E’ LA PERSONA NELLA SUA INTEREZZA AD ESSERE
RESPONSABILE DELLE PROPRIE AZIONI, NON UN SE’ INDIPENDENTE DA TUTTO.
DIFFERENZA CON JUNG: jung considerava il sé una forza inconscia archetipica, mentre rogers utilizza questo
termine per riferirsi al concetto conscio che abbiamo di noi stessi.
- Rogers ha individuato due aspetti del sé:
UN SE’ REALE ED UN SE’ IDEALE le persone riflettono su se stesse ma, non solo sul sé presente, attuale,
sul come si è al momento, ma anche su come si vorrebbe essere nel futuro su un sé ideale, al quale si
aspira. IL SE’ IDEALE E’ QUINDI IL CONCETTO DI SE’ CHE UNA PERSONA VORREBBE AVERE.
ROGERS SI E’ RESO CONTO CHE IL SE’ E’ UNA STRUTTURA PSICOLOGICA ATTRAVERSO LA QUALE LE
PERSONE INTERPRETANO IL MONDO!

BOX. APPLICAZIONI ATTUALI: IL SENSO DI SE’ E’ UNA PREORGATIVA ESCLUSIVAMENTE UMANA? PAG.199

LE MISURE DEL CONCETTO DI SE’.

LA TECNICA Q-SORT- una volta riconosciuto il concetto di sé come centrale nella personalità di una persona,
è necessario sviluppare un modo oggettivo per misurarlo. Rogers ha utilizzato la tecnica Q-SORT elaborata
da STEPHENSON.
Lo psicologo consegna al paziente una serie di carte ognuna contenente un’affermazione che descrive una
caratteristica della personalità: “fa amicizia facilmente”, “si arrabbia poco”, ecc.
Viene chiesto poi al soggetto di disporre le carte a partire da quelle che ritiene più descrittive della sua
personalità, fino a quello meno descrittive della sua personalità, seguendo una scala del tipo “più rappr.
Della mia perso.” \ “meno rappr. Della mia pers.”
Sono due le caratteristiche di questa tecnica:
1. Raggiunge un bel compromesso tra le misure fisse e flessibili: la misura è fissa perché a tutti i soggetti
vengono consegnate le stesse carte; e flessibile perché i soggetti indicano a proprio piacimento ciò che più
li rappresenta NON E’ PERO’ COMPLETAMENTE FLESSIBILE, LE PERSONE DEVONO USARE AFFERMAZIONI
FORNITE DALLO SPERIMENTATORE, NON AUTODESCRIZIONI, E DEVONO ORDINARE LE AFFERMAZIONI
SECONDO UN CRITERIO STABILITO DALLO SPERIMENTATORE, NON COME VOGLIONO.
2. Può essere somministrata più volte, sia per valutare il sé attuale che il sé ideale: confrontando queste
due misurazioni si ottiene una misura quantitativa della differenza tra i due aspetti del sé; ueste
discrepanze sono importanti per la psicopatologia e per il cambiamento terapeutico.

IL DIFFERENZIALE SEMANTICO (misura degli atteggiamenti e del significato dei concetti)- il soggetto deve
classificare un concetto( ad esempio il sé) attribuendogli un punteggio da 1 a 7 in riferimento ad alcune
scale definite da una polarità di aggettivi (buono-cattivo\ forte-debole..); in questo modo il soggetto ritiene
che un aggettivo sia molto o poco descrittivo del concetto.
Questo test, al pari del q-sort, NON E’ DEL TUTTO FLESSIBILE.
 UN CASO DI PERSONALITA’ MULTIPLA: “I 3 VOLTI DI EVA” (THIGPEN E CLECKLEY)
Eva aveva 3 personalità ognuna delle quali alternandosi rapidamente con le altre, poteva presentarsi
momentaneamente come prevalente ..le tre personalità presero il nome di EVA BIANCA , EVA NERA E JANE.
Le descrizioni delle personalità sono state prese grazie al differenziale semantico.

BOX : LA CONGRUENZA DEL SE’ IDEALE-NEI DUE SESSI IL SE’ IDEALE RIMANE COSTANTE NEL CORSO DEL
TEMPO? PAG. 202
IL PROCESSO.
Rogers, a differenza di Freud, non presenta un modello altamente elaborato della struttura della
personalità. EGLI PROPONE UN MODELLO SEMPLICE CHE METTE IN LUCE QUELLA CHE SEONCDO ROGERS E’
LA STRUTTURA CENTRALE DELLA PERSONALITA’ :IL SE’. Anche il processo è altrettanto semplice.

-L’AUTOREALIZZAZIONE.
Egli riteneva un concetto fondamentale nella psicologia della persona, il fatto che l’individuo abbia una
tendenza PROGRESSIVA, VERSO LA CRSCITA, che chiamò AUTOREALIZZAZIONE.
ROGERS PARAGONA LA VITA AD “UN’ALGA DAL FUTO SNELLO”: un’alga che si trova in riva all’oceano, che
non si fa abbattere dal mare, resta sempre in piedi, ed anzi continua a crescere! E’ tenace, resistente,
flessibile, si migliora, capace di vivere in un ambiente ostile, si adatta, sopravvive.. in quest’alga si vede
tutta la PERSISTENZA DELLA VITA!

IL CONCETTO DI AUTOREALIZZAZIONE IMPLICA LA TENDENZA DI UN ORGANISMO A CRESCERE DA ENTITA’


SEMPLICE A ENTITA’ COMPLESSA, A PASSARE DALLA DIPENDENZA ALLA INDIPENDENZA, DALLA FISSITA’ E
RIGIDITA’ A UN PROCESSO DI CAMBIAMENTO E LIBERTA’ ESPRESSIVA.

-Rogers non ha mai costruito uno strumento di misura dell’autorealizzazione, altri studiosi invece si.
un esempio è la SCALA A 15 ITEM, che misura la capacità di agire in modo indipendente , l’accettazione o la
stima di sé, della propria vita emotiva e la fiducia nelle relazioni interpersonali ( con un VERO O FALSO).
-RYFF : ha proposto una concezione della saluta mentale che dipende da un’ottimale crescita personale,
una crescita che include l’accettazione di sé, relazioni positive con gli altri, autonomia, presenza di scopi
nella vita; tutti concetti vicini alla autorealizzazione di ROGERS.
Ryff propone una SCALA DI CRSCITA PERSONALE 8PERSONAL GROWTH SCALE), che è un questionario.

LA COERENZA DEL SE’ E LA CONGRUENZA.


Il principio dell’autorealizzazione , di per sé, non è sufficiente a spiegare il funzionamento della personalità.
La vita psicologica, in gran parte, consiste di CONFLITTI, DUBBI, MALESSERE PSICOLOGICO, non certo di un
progredire verso la realizzazione personale.
Rogers ipotizza che le persone ricercano la COERENZA DEL SE’, oltre alla CONGRUENZA tra il senso del sé e
l’esperienza di tutti i giorni: l’individuo tende a mantenere la COERENZA TRA LE DIVERSE PERCEZIONI DEL
SE’ E A RAGGIUNGERE LA CONGRUENZA TRA LE PERCEZIONI DEL SE’ (CHE DEVONO ESSERE COERENTI TRA
LORO) E LE DIVERSE ESPERIENZE DELLA VITA QUOTIDIANA.
-COERENZA DEL SE’: proposto in origine da LECKY, il quale ritiene che l’organismo non cerca il piacere ed
evita il dolore, cerca piuttosto di CONSERVARE LA PROPRIA STRUTTURA. L’individuo sviluppa un proprio
sistema di valori, che deve rispettare, al quale deve essere coerente ; si comporta sempre in modo da
rispettare questi valori\comportamenti anche in situazioni in cui dovrebbe assumere un valore, un
atteggiamento, un comportamento diverso.
-CONGRUENZA TRA IL SE’ E L’ESPERIENZA: un esempio descriverà bene il senso di questo concetto. Siamo
ad una festa, ci stiamo annoiando eppure diciamo al festeggiato che la festa è bellissima e che ci stiamo
divertendo questa è una MANCANZA DI CONGRUENZA TRA LA NOSTRA ESPERIENZA E LA NOSTRA
COMUNICAZIONE; in caso di congruenza c’è una CORRISPONDENZA tra DUE STATI PSICOLOGICI.
* Un tipo importante di congruenza è quella tra IL SENSO DEL SE’ E LA CONSAPEVOLEZZA DELLE PROPRIE
AZIONI: se una persona si definisce gentile, ed in un’occasione non lo è affatto, si trova ad affrontare
un’incongruenza tra il senso del sé e le sue azioni.

GLI STATI DI INCONGRUENZA E I PROCESSI DIFENSIVI


Quando si verifica un’incongruenza tra il senso del sé e l’esperienza, di fondo c’è anche una mancanza di
coerenza del sé, MA COSA ACCADE QUANDO SI VERIFICA CIO’?
L’angoscia è il risultato della discrepanza tra il senso del sé e l’esperienza e per ovviare l’angoscia,
l’individuo mette in atto processi difensivi: a questo proposito il lavoro di Rogi è simile a quello di Freud.
QUANDO PERCEPIAMO COME MINACCIOSA UN’ESPERIENZA PERCHE’ E’ IN CONFLITTO CON IL NOSTRO
CONCETTO DI SE’, NON PERMETTIAMO CHE TALE ESPERIENZA GIUNGA A LIVELLO CONSCIO; attraverso un
processo detto SUBCEZIONE.
Quando ci sentiamo minacciati da una tale situazione, ci difendiamo NEGANDO LA CONSAPEVOLEZZA DI
ESPERIENZE PERCEPITE COME INCOGRUENTI RISPETTO AL SE’.
Quindi abbiamo due forme difensive:
-NEGAZIONE: si nega l’espressione cosciente;
-DISTORSIONE: rende possibile la consapevolezza dell’esperienza ma in forma forma che la rende coernete
con il sé ( es. mi reputo uno studente mediocre, prendo 9, è stata solo fortuna)

BOX : UNA CONCEZIONE DI SE’ COERENTE O VARIABILE : QUAL’E MIGLIORE? PAG. 207

LA RICERCA SULLA COERENZA DEL SE’ E SULLA CONGRUENZA


Uno dei primi studi in questo campo è stato condotto da CHODORKOFF , il quale ha dimostrato la tendenza
dei soggetti difesi e scarsamente adattati a percepire più lentamente le parole che esprimevano minaccia e
più velocemente le parole neutre. In particolare, gli individui poco adattati cercano di negare gli stimoli
minacciosi.
Una successiva ricerca di CARTWRIGHT ha studiato la coerenza del sé come fattore che influenza il ricordo
immediato: ipotizzava che i soggetti avrebbero ricordato meglio gli stimoli coerenti con il sé, quelli che
secondo loro li descrivevano, piuttosto che gli stimoli incoerenti e che questa tendenza sarebbe stata più
pronunciata nei soggetti disadattati. Inoltre, i ricordi degli aggettivi sentiti come incoerenti, distanti, erano
anche notevolmente distorti, come fossero trasformati (es. una persona fiduciosa, ricorda difficilmente
‘disperato’, e anzi lo può trasformare in ‘speranzozo’).
-In uno studio, si è cercato di determinare la capacità dei soggetti di ricordare gli aggettivi utilizzati da altre
persone per descriverli: l’accuratezza del ricordo era maggiore per gli aggettivi coerenti con il concetto di sé
dei soggetti, ed era inferiore per gli aggettivi non coerenti con il concetto di sé.
GLI STUDI ESAMINATI SI RIFERISCONO ALLA PERCEZIONE ED AL RICORDO;MA IL COMPORTAMENTO
MANIFESTO?
ARONSON E METTEE : gli individui si comportano in modi congruenti con il proprio concetto di sé.
Svolgono uno studio sul comportamento disonesto – la probabilità per una persona di comportarsi in
maniera disonesta è in relazione con il concetto che ha di se stessa; persone con un’alta opinione di sé si
comporteranno in modi considerati rispettabili, mentre le persone con una scarsa opinione di sè
tenderanno a comportarsi in maniera coerente con quell’immagine.
-altre ricerche più recenti, sostengono che il concetto di sé influenzi il comportamento in modi diversi: le
persone spesso si comportano in modo tale da portare gli altri a confermare la percezione che hanno di se
stesse, quindi assumono comportamenti che confermano la concezione che hanno si sé.
Questo concetto che abbiamo di noi, positivo o negativo che sia, può essere rinforzato dal comportamento
degli altri.
-un’altra scoperta è il fatto che le persone con una scarsa autostima sono tanto inclini a mantenere un
concetto di sé coerente che talvolta non riescono ad intraprendere azioni che potrebbero migliorare il loro
stato d’animo.
HEIMPEL, WOOD, MARSHALL, BROWN: ai soggetti venivano provocato uno stato d’animo triste mediante la
TECNICA D’INDUZIONE, ossia una manipolazione che mira a creare temporaneamente nel soggetto
sentimenti positivi o negativi. I partecipanti dovevano poi scegliere un video e guardarlo, tra i quali c’erano
delle commedie: ovviamente se si è tristi si cercano di guardare una commedia per tirarsi su di morale,
questo è quello che facevano le persone con alta autostima a cui era stata indotta la tristezza. Mentre le
persone con scarsa autostima, non hanno scelto di guardare la commedia, perché questa scelta avrebbe
modificato il proprio sentimento negativo, questa scelta avrebbe prodotto incoerenza; quindi hanno scelto
di continuare a vivere la condizione di tristezza, coerentemente con il proprio sé (bassa autostima).

IL BISOGNO DI CONSIDERAZIONE POSITIVA


Perché le persone non riescono ad accettare tutte le esperienze , quelle buone e quelle cattive, come passi
verso l’autorealizzazione?
Rogers ha risposto a questa domanda ipotizzando che TUTTE LE PERSONE HANNO BISOGNO DI
CONSIDERAZIONE POSITIVA, di essere accettate e rispettate DAGLI ALTRI.
Questo bisogno è così forte da indurre il soggetto a sintonizzarsi più con la considerazione positiva altrui
che con le esperienze che potrebbero essere valide e positive per lui. E’ POSSIBILE CHE SI VIVA IN
FUNZIONE DEGLI ALTRI, DELLA LORO CONSIDERAZIONE, in questo modo ovviamente l’individuo si distacca
da sé, dai propri desideri, dai propri bisogni , trascura i propri sentimenti.
- Il bisogno di considerazione positiva è particolarmente importante per lo sviluppo infantile: il bambino ha
bisogno dell’affetto, dell’amore e della protezione dei propri genitori ; i genitori, talvolta, dicono al
bambino cosa è buono, cosa è positivo fare\ dire, e i bambini faranno quello che i genitori pensano sia
giusto e buono per avere la loro considerazione positiva. MA IN REALTA’ NEL CASO DEI GENITORI, LA
CONSIDERAZIONE POSITIVA E’ INCONDIZIONATA, C’E’ A PRESCINDERE.
Diciamo che mostra più amore e più rispetto quando il bambino fa ‘cosa è giusto che vada fatto’ per i
genitori: questa modalità è detta CONDIZIONE DI VALORE  si induce il bambino a percepire se stesso
come un individuo di valore solo quando pensa in un certo modo o fa determinate cose.
SE IL BAMBINO RICEVE:
-UNA CONSIDERAZIONE POSITIVA INCODIZIONATA: non ha bisogno di negare le prorpie esperienze
soggettive;
-UNA CONDIZIONE DI VALORE: deve equilibrare le proprie esperienze soggettive con le richieste dei genitori
per avere considerazioni positive ; così nega un aspetto della propria esistenza o lo distorce, nega un
aspetto del proprio sé.

LA CRESCITA E LO SVILUPPO
Rogers lavorò a lungo con i bambini , ma per lui lo sviluppo non è limitato ai primi anni della vita, come
aveva ipotizzato Freud. Gli individui tendono all’autorealizzazione nel corso della loro vita e sperimentano
negli anni sempre maggiore complessità, autonomia, socializzazione, maturità.
I fattori evolutivi quali sono?
-INTERAZIONE GENITORE-FIGLIO: i genitori forniscono un ambiente ottimale per la crescita psicologica e
secondo Rogi l’ambiente ottimale\ideale è quello che fornisce la considerazione positiva incondizionata;
-STRUTTURE PSICLOGICHE INTERNE: gli individui sperimentano la congruenza tra il sé e l’esperienza
quotidiana o distorcano gli aspetti della propria esperienza per ottenere la considerazione degli altri e
mantenere un concetto di sé coerente.
INOLTRE, lo sviluppo sano del sé avviene in un’atmosfera in cui il bambino possa sperimentarsi pienamente,
possa provare tutta la gamma di emozioni che lo contraddistingue, accettare se stesso ed essere accettato
dai genitori , anche quando questi disapprovano il suo comportamento, quindi al di fuori di CONDIZIONI DI
VALORE.
LE RICERCHE SULLE RELAZIONI GENITORE-BAMBINO.
Moltissime ricerche dimostrano che :
-GENITORI TOLLERANTI E DEMOCRATICI: favoriscono la crescita dei figli in modo positivo  sviluppo
intellettuale accelerato, originalità, sicurezza emotiva, controllo ;
-GENITORI RIFUTANTI E AUTORITARI: favoriscono la crescita dei figli in modo negativo  instabili, ribelli,
aggressivi, litigiosi
Ancora più decisivo è il modo in cui il bambino percepisce la VALUTAZIONE DEI GENITORI:
-SE SENTE CHE LA VALUTAZIONE E’ POSITIVA: trovare piacere nel proprio corpo e nel proprio sé;
- SE SENTE CHE LA VALUTAZIONE E’ NEGATIVA: insicuro e non trova piacere nel proprio corpo e nel proprio
sé.
 IL MODO IN CUI I GENITORI VALUTANO I PROPRI FIGLI, RIFLETTE IL LORO LIVELLO DI ACCETTAZIONE: una
madre che si accetta, tende ad accettare il proprio figlio.

RICERCA SULL’ORIGINE DELL’AUTOSTIMA- COOPERSMITH


Conferma le teorizzazioni di Rogi.
Cooper, definisce l’AUTOSTIMA, come la VALUTAZIONE CHE UN SOGGETTO DA DEL PROPRIO SE’.
L’AUTOSTIMA E’ UN GIUDIZIO PERSONALE STABILE DI VALORE

Nella ricerca un campione di bambini è stato sottoposto ad una misura dell’autostima basata sul self-
report. Con questo studio Cooper ha fornito prove sulla questione dell’origine dell’autostima: il grado di
istruzione, il benessere, non erano collegati con i punteggi di autostima dei bambini. Al contrario,
l’autostima era collegata alle relazioni interpersonali nell’ambiente familiare e in quello circostante. I
bambini costruivano la propria immagine di sé e un giudizio sul proprio sé , utilizzando le opinioni di se
stessi espresse dagli altri. Quali atteggiamenti\ comportamenti dei genitori sono apparsi importanti nella
formazione dell’autostima?
-IL LIVELLO DI ACCETTAZIONE, L’INTERESSE, L’AFFETTO, IL CALORE ESPRESSI DAI GENITORI NEI CONFRONTI
DEL BAMBINO;
-PERMESSIVITA’-PUNIZIONE: i genitori pongono richieste chiare e con tono rispettoso, se i bambini
rispettano hanno una ricompensa;
-DEMOCRAZIA-DITTATORIALITA’: non coercitivi, rispettano la parola del bambini , anche se loro impogono
cmq delle regole.

Nonostante queste ricerche, alcuni psicologi ritengono che il termine AUTOSTIMA sia stato definito in
modo troppo globale: la maggior parte degli individui si valuta positivamente in alcuni contesti ed in altri
negativamente! Altri psicologi invece sostengono questa concettualizzazione di un AUTOSTIMA GLOBALE.

LE RELAZIONI SOCIALI, L’AUTOREALIZZAZIONE, IL BENESSERE NEL CORSO DELLA VITA.


L’accettazione sociale e la considerazione posotiva di sé è importante non solo per lo sviluppo del
bambino, ma anche per il funzionamento della personalità nel corso della vita.
-ROBERTS E CHAPMAN hanno analizzato i dati provenienti da uno studio longitudinale sullo sviluppo
psicologico di donne: le donne veniva studiate in un arco di 30 anni, a partire dalla giovane età adulta fino
alla metà età adulta.
le donne doveva indicare la propria percezione di benessere , compresi i sentimenti di autostima, nell’arco
dei 30 anni dello studio e bisognava anche verificare in questi 30 anni che tipo di relazioni vivevano le
donne. Rogers avrebbe previsto che le RELAZIONI SOCIALI SUPPORTIVE E POSITIVE avrebbero aumentato il
benessere psicologico, dovrebbero fornire un senso di considerazione positiva .
LE IPOTESI SONO STATE BRILLANTEMENTE CONFERMATE , sebbene sia difficile stabilire casualità in questo
tipo di ricerca.

CAPITOLO 6
LA TEORIA FENOMENOLOGICA DI ROGERS: LE APPLICAZIONI, LE CONCEZIONI TEORICHE AFFINI E GLI
SVILUPPI RECENTI DELLA RICERCA.

LE APPLICAZIONI CLINICHE
Il pensiero di Rogers può essere compreso in opposizione a quello di Freud: Freud trattava i clienti come
pazienti, in questo caso l’individuo era una persona con problemi che dovevano essere diagnosticati e
curati; Rogers invece non li tratta come pazienti, non diagnostica e cura, ma mette in risalto il potere
curativo del cliente, in quanto il cliente possiede secondo rogi una pulsione innata verso la salute
psicologica.

LA PSICOPATOLOGIA
LA DISCREPANZA TRA IL SE’ E L’ESPERIENZA
Qual è l’origine del disagio psicologico?
Se la persona faccia o meno esperienza di una congruenza tra il sé e l’esperienza: DISCREPANZA TRA IL SE’ E
L’ESPERIENZA.
Rogers non faceva distinzioni sui tipi di patologia, tuttavia ha individuato alcune distinzioni tra le forme di
COMPORTAMENTO DIFENSIVO, che viene assunto nel momento in cui si percepisce una discrepanza:
-RAZIONALIZZAZIONE: la persona distorce un comportamento in modo da renderlo congruente con il sé (se
una persona convinta di non sbagliare mai, fa un errore, può razionalizzare l’accaduto incolpando
dell’errore un’altra persona);
-FANTASIA
-PROIEZIONE: un individuo esprime un bisogno ma in una forma tale da negarne la consapevolezza e da
considerare il comportamento congruente con il sé (una persona il sui concetto di sé non consente ‘cattivi’
pensieri di natura sessuale può convincersi che siano gli altri a indurgli tali pensieri);
 TUTTO SIMILE A FREUD, MA ROGERS CREDE CHE LA FUNZIONE DI QUESTI COMPORTAMENTI DIFENSIVI
SIA GESTIRE UN’INCONGRUENZA TRA IL SE’ E L’ESPERIENZA ATTRAVERSO LA NEGAZIONE ALLA
CONSAPEVOLEZZA O LA DISTORSIONE PERCETTIVA.

IL CAMBIAMENTO PSICOLOGICO
Il principale focus professionale di Rogers, non è la teorizzazione, la creazione di una teoria, quanto IL
PROCESSO PSICOTERAPEUTICO; si impegnò per capire come si realizza il cambiamento psicologico.
A tal proposito, Rogers ha descritto tipi di circostanze o di eventi che dovevano verificarsi nella relazione tra
cliente e terapeuta affinchè avvenisse il cambiamento.
LE CONDIZIONI TERAPEUTICHE NECESSARIE PER IL CAMBIAMENTO.
Nei suoi primi lavori Rogers enfatizzò la tecnica dell’uso dello ‘specchio’ ; in questo approccio NON
DIRETTIVO i terapeuti non guidano il flusso di degli eventi in terapia, ma riassumono al cliente ciò che il
cliente stesso dice: in questo modo il cliente si sente compreso.
Poiché alcuni terapeuti non direttivi venivano percepiti come passivi e disinteressati, Rogers mise in risalto
la FIGURA DEL TERAPEUTA CENTRATA SUL CLIENTE: in questa TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE, il terapeuta
svolge un ruolo più attivo.
Rogers trovò fondamentale in questa terapia l’incontro che si sviluppa tra terapeuta e cliente, ciò che
chiama CLIMA TERAPEUTICO, e ne descrisse quello ideale sulla base di una seria di condizioni, 3 delle quali
fondamentali affinchè avvenisse il cambiamento psicologico:
1. CONGRUENZA E SPONTANEITA’: il terapeuta spontaneo è se stesso, non presenta una facciata scientifica
o medica, ma è aperto e trasparente. Egli condivide sinceramente con il cliente i suoi sentimenti , anche se
tali sentimenti sono negativi. IL CLIENTE QUINDI FA ESPERIENZA DI UNA RELAZIONE INTERPERSONALE
AUTENTICA CON IL TERAPEUTA, E NON VIVE LA RELAZIONE FORMALE E RIGIDA CLASSICA;
2.CONSIDERAZIONE POSITIVA INCODIZIONATA: il terapeuta comunica un interesse sincero e profondo nei
confronti del cliente come PERSONA. Ciò permette al cliente di esplorare il proprio sé con FIDUCIA;
3.COMPRENSIONE EMPATICA: abilità del terapeuta di percepire le esperienze del cliente proprio come
vengono da lui sperimentate. Attraverso l’ascolto, il terapeuta si sforza di comprendere il significato e il
vissuto soggettivo degli eventi sperimentati dal cliente , e di far percepire al cliente che questi sono
COMPRESI EMPATICAMENTE DAL TERAPEUTA.

 C’è un principio di ‘se-allora’: se certe condizioni terapeutiche sono soddisfatte , allora si


verificheranno i processi che porteranno al cambiamento di personalità.

BOX: IL SE’ IDEALE E IL SE’ TEMUTO: ASPETTI MOTIVAZIONALI DEL SE’? PAG. 226

GLI ESISTI DELLA TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE


Questa terapia apporta benefici al cliente? Ma per capire se funziona, dobbiamo prima fermarci sul
significato del temrine ‘funziona’.
Quali sono gli aspetti del disagio psicologico che dovrebbero essere alleviati dalla terapia?
Il disagio deriva da un senso di inadeguatezza personale, dall’impressione di non essere ciò che si vuole
essere o , in termini rogersiani, da un’incongruenza tra il sé attuale e il sé ideale.
PER AFFERMARE CHE LA TERAPIA FUNZIONI , IL CLIENTE DOVREBBE RAGGIUNGERE UNA MAGGIORE
CONGRUENZA TRA IL SE’ ATTUALE E IL SE’ IDEALE.
La sfida della ricerca consiste nel produrre METODI SCIENTIFICI OBIETTIVI E AFFIDABILI per verificare
l’ipotesi che una data terapia migliori effettivamente il concetto di sé del cliente: questo era il principael
obiettivo di ROGERS poter valutare la terapia attraverso metodi oggettivi. ( enorme differenza con
FREUD= ricostruzione soggettiva del terapeuta)
- ROGERS fece registrare e talvolta anche filmare le proprie sedute terapeutiche e quelle di alcuni colleghi.
Utilizzò MISURE OGGETTIVE del concetto di sé come la TECNICA Q-SORT , in modo che gli esisti della terapia
potessere essere valutati obiettivamente.

 RICERCA: BUTLER E HAIGH, due studenti di Rogers


L’ipotesi è che la terapia di Rogers avrebbe favorito nei clienti il conseguimento di una maggior congruenza
fra il sé ideale e il sé attuale.
Utilizzarono la TECNICA Q-SORT , DUE VOLTE:
- in un tempo chiedevano ai soggetti di dare una valutazione del sé attuale tramite questa tecnica;
-in un secondo tempo chiedevano ai soggetti di dare una valutazione del sé ideale tramite questa tecnica;
è possibile così calcolare la CORRELAZIONE, tra i due punteggi: la correlazione è un indice numerico del
GRADO DI CONGRUENZA TRA IL SE’ IDEALE E IL SE’ ATTUALE ; a una correlazione positiva maggiore
corrisponde una maggiore congruenza tra il sé attuale e il sé ideale.
MA COSA HANNO FATTO POI GLI STUDIOSI?
Hanno preso in esame un gruppo di persone PRIMA E DOPO che i soggetti avessero preso parte a trentuno
sedute terapeutiche con Rogers. Che cosa hanno rivelato?
Prima della terapia, la relazione tra il sé reale e il sé ideale delle persone era prossima allo 0, dopo la terapia
invece la congruenza era aumentata, la correlazione era pari a 0,34.
LA TERAPIA SI DIMOSTRA CHE FUNZIONA, MA GLI EFFETTI ERANO DURATURI?
I due studiosi hanno valutato anche questo: con una misura di follow-up 6 mesi dopo la fine della terapia;
nel momento del follow-up la correlazione tra il sé ideale e il sé reale era rimasta quasi la stessa 0,31..
quindi sono duraturi gli effetti della terapia.
MA LE PERSONE CON DISAGIO PSICOLOGICO CHE HANNO SEGUITO LA TERAPIA STANNO ALTRETTANTO
BENE, A TERAPIA CONCLUSA, DELLE PERSONE CHE NON HANNO MAI SOFFERTO DI DISTURBI PSICOLOGICI?
Le risposte non sono positive.
Sempre i due studiosi hanno chiesto ad un gruppo di persone che stanno bene e che non hanno seguito la
terapia di completare il test Q-SORT: in questo gruppo la correlazione tra il sé ideale e il sé reale era 0,58.
MOSTRAVA QUINDI UNA CORRELAZIONE SUPERIORE RISPETTO AL GRUPPO SOTTOPOSTO A TERAPIA, però
cmq c’è da dire che porta in qualsiasi caso ad esiti positivi questa terapia. Molti studiosi di ricerca
contemporanea valutano questa terapia efficace : i cambiamenti terapeutici generano una RIDUZIONE
DELLE DIFESE e un AUMENTO DELL’APERTURA ALL’ESPERIENZA , LO SVILUPPO DI UN SE’ PIU’ CONGRUENTE
E POSITIVO, NASCITA DI SENTIMENTI PIU’ POSITIVI NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI , e inducono il soggetto a
cessare di affidarsi a valori altrui per compiere le proprie valutazioni.

BOX : L’ALCOLISMO, LA CONSAPEVOLEZZA DI SE’ E I SENTIMENTI DOLOROSI. PAG. 231

LA PRESENZA
Alle classiche condizioni necessarie affinchè avvenga un cambiamento psicologico, è stata aggiunta, negli
anni successivi, un’altra nozione quella di PRESENZA.
Rogers suppone che la sua sola presenza durante le sedute sembra essere CURATIVA: le esperienze
interpersonali tra il cliente ed il terapeuta sembrano andare “oltre le parole e la logica” , lo spirito del
terapeuta sembra toccare quasi lo spirito del paziente, è come se anche il terapeuta facesse esperienza del
suo sé . INCONTRI INTUITIVI, QUASI SPIRITUALI, MA CHE RISULTANO ESSERE FUNZIONALI AL
MIGLIORAMENTO DEL TERAPEUTA.
La nozione di “presenza” però ha ricevuto scarsa attenzione da un punto di vista scientifico ; eppure è
sostenuto da altre culture come i TIBETANI i quali definiscono il loro leader sociale e politico il DALAI LAMA-
KUNDUN che in tibetano vuol dire ‘presenza’, termine che ha lo stesso significato di quello di Rogers, quindi
IL POTENTE SENSO DI CONNESSIONE INTERPERSONALE CREATO DALL’ECCEZIONALE CONSAPEVOLEZZA E
APERTURA EMOTIVA DEL LORO LEADER SPIRITUALE.

IL CASO DELLA SIGNORA OAK

L’EVOLUZIONE DEL PENSIERO DI ROGERS: DALL’ENFASI SUGLI INDIVIDUI ALL’ATTENZIONE PER I GRUPPI E
LA SOCIETA’.
Andando avanti con la sua carriera, Rogers cambiò punti di vista, prospettive, per quanto riguarda alcuni
aspetti della sua teoria e del suo lavoro terapeutico:
1. All’inizio della pratica clinica , Rogi combinava la sensibilità clinica con il rigore scientifico.
In seguito, comprese che i risultati degli studi scientifici erano minimi rispetto agli approfondimenti ottenuti
attraverso il lavoro clinico, per cui si mostrò sempre più propenso a basarsi quasi esclusivamente sui propri
studi di base fenomenologica.
2. Il passaggio da una terapia INDIVIDUALE a una terapia DI GRUPPO.
Nella sua opera ‘I GRUPPI DI INCONTRO’ afferma che i piccoli gruppi intensivi rappresentano setting più
efficaci per il cambiamento psicologico. Di particolare interesse per Rorgi erano i GRUPPI SUL RAPPORTO DI
COPPIA all’interno del matrimonio e sulle alternative al matrimonio, in cui lui sottolineava l’importanza
dell’apertura, dell’onestà , della condivisione, del movimento verso la consapevolezza dei sentimenti intimi.
Egli inoltre, si occupò anche di amministrazione pubblica, minoranze, relazioni interrazziali, interculturali,
internazionali.
Un risvolto negativo di questo cambiamento è che ha offerto sempre meno contributi all’argomento per
noi di maggior interesse: lo studi della personalità dell’individuo

IL CASO DI JIM

LE CONCEZIONI TEORICHE CORRELATE AL LAVORO DI ROGERS.


Prendiamo in esame 3 concezioni, scaturite da questi movimenti:
1. IL MOVIMENTO DEL POTENZIALE UMANO;
2. IL MOVIMENTO DELLA PSICOLOGICA POSITIVA;
3. L’ESISTENZIALISMO;

IL MOVIMENTO DEL POTENZIALE UMANO.


Rogers non è stato l’unico teorico ad aver sottolineato la capacità delle persone di AUTOREALIZZARSI, che
le persone hanno potenzialità, hanno la capacità di progredire e realizzare le proprie potenzialità interiori.
Questa tematica è stata sviluppata da autori come MURPHY E GOLDSTEIN: tali contributi teorici al
MOVIMENTO DEL POTENZIALE UMANO sono conosciuti come la TERZA FORZA DELLA PSICOLOGIA, perché
offrono un’alternativa alla psicoanalisi e al comportamentismo.

MASLOW.
Uno dei principali teorici del movimento del potenziale umano.
Anche lui, come Rogi, enfatizzò gli ASPETTI POSITIVI DELL’ESPERIENZA UMANA.
Propose l’idea secondo cui le persone sono fondamentalmente buone o neutrali piuttosto che cattive: in
ognuno esiste un impulso verso la crescita e la realizzazione del proprio potenziale.
La PSICOPATOLOGIA deriva dalla distorsione e dalla frustrazione di questa natura dell’uomo: questa
frustrazione probabilmente, secondo Maslow, deriva dalle STRUTTURE SOCIALI che ostacolano l’individuo
nella realizzazione del proprio potenziale; LE PERSONE SONO LIMITATE ED INBITE DALL’AMBIENTE.
Malsow di conseguenza afferma che le cose possono migliorare se le PERSONE SONO LIBERE DI ESPRIMERSI
E DI ESSERE SE STESSE.
-Le idee di Maslow cmq sono importanti per 2 aspetti, oltre che per la prospettiva generale appena citata:
1. Visione della motivazione umana che distingue tra BISOGNI UMANI come la fame, il sonno , la sete, e i
BISOGNI PSICOLOGICI come l’autostima, l’affetto, il senso di appartenenza.
Una persona non può sopravvivere come organismo biologico senza acqua o cibo; allo stesso modo non
può svilupparsi come organismo psicologico senza la soddisfazione di altri bisogni.
 E’ POSSIBILE ORDINARE QUESTI BISOGNI IN UNA GERARCHIA A PARTIRE DAI BISOGNI FISIOLOGICI
PRIMARI FINO AI BISOGNI PSICOLOGICI PIU’ IMPORTANTI.

Autorelizzazione
Stima
Appartenenza
Sicurezza
Fisiologico
2. Studio intensivo degli individui sani , soddisfatti e realizzati.
Era convinto che fosse necessario non circoscrivere gli studi sulla personalità al funzionamento della
personalità normale o alla psicopatologia . Lo psicologo dovrebbe ,secondo Maslow ,prendere in
considerazione le persone ‘anormali’ , eccezionalmente positive , con un funzionamento elevato, realizzate.
CHI SONO QUESTE PERSONE?
Maslow cita personaggi storici: Einstein, Lincoln, Roosevelt, Nelson Mandela, Madre Teresa;
le caratteristiche di queste persone , sono una buona base per gli studi del potenziale umano: accettano se
stesse e gli altri per quello che sono, possono essere preoccupate per se stesse ma anche capaci di
riconoscere i bisogni e i desideri degli altri, possono creare relazioni intime, sono spontanee, creative,
resitono al conformismo, si fanno valere pur rispondendo alle richieste della realtà.
MASLOW SOSTIENE CHE OGNUNO DI NOI HA LE CAPACITA’ POTENZIALI DI MUOVERSI IN DIREZIONE DI
QUESTE QUALITA’.

IL MOVIMENTO DELLA PSICOLOGIA POSITIVA


Maslow e Rogers hanno anticipato un movimento noto come MOVIMENTO DELLA PSICOLOGIA POSITIVA o
MOVIMENTO DELLE FORZE UMANE.(XXI SECOLO)
Gli psicologi di questo movimento credono che in passato la FRAGILITA’ UMANA E LA PSICOPATOLOGIA
siano state ECCESSIVAMENTE ENFATIZZATE (fatta eccezione per autori come Rogi e Maslow). Gli psicologi
in passato hanno esaminato individui con disturbi psicologici per utilizzare poi tale esperienza come
fondamento delle loro teorie sulla persona, elaborando di conseguenza teorie che enfatizzassero per lo più
ASPETTI NEGATIVI. ( es. Freud)
QUAL’E IL PREZZO IMPOSTO DA QUESTA TENDENZA A FOCALIZZARSI SULLO STRESS E SULLA PATOLOGIA?
La psicologia positiva sostiene che questa enfasi eccessiva abbia indotto gli psicologi a DIMENTICARE I
PUNTI DI FORZA INDIVIDUALI, GLI ASPETTI POSITIVI.
Nel tentativo di correggere questo errore , gli psicologi del positivismo hanno cercato di rappresentare I
PUNTI DI FORZA E LE VIRTU’ INDIVIDUALI: il massimo esponente è SELIGMAN.

LA CLASSIFICAZIONE DEI PUNTI DI FORZA INDIVIDUALI


SELIGMAN ha tentato di classificare i punti di forza del individui, le FORZE UMANE, cercando così di portare
gli aspetti positivi della natura umana all’attenzione degli scienziati in ambito psicologico.
Questo lavoro si compone di 2 parti:
1. Identificare i criteri che inducono a definire ‘punto di forza’ una data caratteristica psicologica;
perché una caratteristica sia un punto di forza, occorre che sia una caratteristica DURATURA della persona
che influenzi positivamente molti aspetti della vita; dovrebbe essere un aspetto che sia i genitori sia la
società insegnano alla persona e che , una volta sviluppato, venga riconosciuto positivamente dall’intera
società( es. onestà trasmessa dalla scuola o dai genitori); e infine deve essere valutato positivamente in
quasi tutte le culture e diversi periodi storici;
2. Utilizzare questi criteri per individuare una lista di punti di forza. Quali sono le qualità che soddisfano tali
criteri?
SELIGMA E PETERSON forniscono una LISTA che raggruppa i punti di forza in 6 categorie: saggezza,
coraggio, amore, senso di giustizia, temperanza(capacità di perdonare), trascendenza (capacità di
apprezzare la bellezza). Queste virtù sono centrali per l’esperienza umana e possono essere potenziate dai
genitori e dalle istituzioni sociali.

LE VIRTU’ DELLE EMOZIONI POSITIVE


Un altro studio della psicologia positiva è quello che riguarda le EMOZIONI POSITIVE: gli psicologi in genere
hanno studiato emozioni come paura, ansia, rabbia e hanno dedicato minore attenzione al ruolo delle
emozioni positive come orgoglio, amore, felicità, nello sviluppo e nel funzionamento della personalità.
BARBARA FREDRICKSON ha proposto la TEORIA DI ‘AMPLIAMETO E COSTRUZIONE’ DELLE EMOZIONI
POSITIVE.
Questa teoria ipotizza che le emozioni positive esercitino un effetto specifico sui pensieri e sulle azioni; le
emozioni positive incrementano la tendenza al pensiero e all’azione, ampliano la gamma di emozioni che
giungono alla mente dell’individuo e lo spettro di azioni che i soggetti si prefiggono (es. l’emozione positiva
dell’interesse, stimola le persone a intraprendere nuove attività ed incrementa altre emozioni).
IN QUESTO MODO LE EMOZIONI POSITIVE CONTRIBUISCONO A COSTRUIRE LE COMPETENZE INDIVIDUALI E
A FAVORIRE LA REALIZZAZIONE.
 RICERCA: in uno studio veniva presentata ai partecipanti una situazione stressante, cioè veniva detto
loro che avrebbero dovuto tenere un discorso in pubblico che sarebbe stato registrato.
I ricercatori hanno misurato :
1. La resilienza, capacità di riprendersi dallo stress e gestire le nuove situazioni;
2. Indicatori fisiologici dello stress, come il battito cardiaco, mentre oreoaravano il discorso;
3. Le emozioni positive, ovvero quanto le persone riportavano di aver provato emozioni positive durante
l’esperimento, malgrado lo stress provocato.
LE PERSONE CHE SPERIMENTAVANO EMOZIONI POSITIVE DURANTE LO STUDIO, CHE GUARDAVANO QUINDI
L’ASEPTTO POSITIVO DELLA SITUAZIONE, PROVAVANO INTERESSE E SI DIVERTIVANO ALL’IDEA DI AVERE UN
DISCORSO, AVEVANO MENO STRESS. E il motivo per cui i soggetti erano CALMI E RESILIENTI era dato dal
fatto che erano in grado di sperimentare emozioni positive.

IL FLOW
Un ulteriore studio nell’ambito della psicologia positiva è costituita dal lavoro di MIHALY CSIKSZENTMIHALY
relativa al concetto di FLOW.
Il flow descrive una caratteristica dell’esperienza conscia, si riferisce in particolare a stati di coscienza
positivi con le seguenti caratteristiche: percezione di corrispondenza tra le abilità personali e le sfide
dell’ambiente , un livello elevato di attenzione focalizzata, il coinvolgimento in un’attività tale per cui il
tempo sembra scorrere e i pensieri non rilevanti e le distrazioni esclusi dalla coscienza , un senso di piacere
in una data attività, una temporanea perdita di autoconsapevolezza.
Le esperienze di flow possono verificarsi in attività come il LAVORO, HOBBY, SPORT, DANZA, INTERAZIONI
SOCIALI: sembra di fluire, si è calmi ed eccitati allo stesso tempo, si desidera che l’attività vada avnti
all’infinito.
Questi studi da parte di MIHALY, iniziarono quando , durante la seconda guerra mondiale, si trovò ad
osservare come da un lato ci fossero persone che davano il meglio di sé e dall’altro individui che avevano
perso ogni dignità.

 SELIGMAN , FREDRICKSON, CSIKSZENTMIHALY: ILLUSTRANO LE CONQUISTE DEL MOVIMENTO


DELLA PSICOLOGIA POSITIVA. La sfida è dimostrare che queste ualità appena descritte possono
essere sviluppate da TUTTI e non solo da alcune persone.

L’ESISTENZIALISMO.
Rogers costruisce la sua teoria basandosi sulle idee di un movimento filosofico che lo ha preceduto:
l’esistenzialismo.
L’esistenzialismo è una particolare forma di filosofia ‘psicologica’, prende in considerazione la natura
dell’esperienza umana senza però creare imponenti teorie astratte. Gli esistenzialisti enfatizzano gli stessi
temi che sono diventati fondamentali per Rogi: libertà, scelta, autenticità, alienazione.
Le idee degli esistenzialisti hanno trovato espressione in 3 domini della vita intellettuale:
-LETTERATURA E I PRODOTTI ARTISTICI: DOSTOEVSKIJ autore russo, esplora le tematiche della libertà, del
determinismo, della responsabilità, e l’angoscia interiore che può emergere quando l’individuo riflette su
queste tematiche e sulla propria collocazione nel mondo.
-FILOSOFIA: KIERKEGAARD , filoso danese, era critico nei confronti dei sistemi filosofi elaborati
precedentemente che si focalizzavano sui sistemi sociali e culturali e poco sugli individui.
Egli pensava che ciò che serviva era una FILOSOFIA DELL’INDIVIDUO, DELLE SUE EMOZIONI, DELLE SUE
PASSIONI, DELLA FACOLTA’ DEL LIBERO ARBITRIO La sua filosofia prese il nome di FILOSOFIA
DELL’ESISTENZA o ESISTENZIALISMO.
Kierkegaard , come Rogers, era interessato a svelare le fonti del disagio psicologico nell’uomo;
reputava che la DISPERAZIONE fosse comune a tutti gli esseri umani, distinguendo addirittura differenti
forme di disperazione:
-i sentimenti che derivano dalla convinzione di essere diversi dal proprio sé autentico ( essere estraneo a se
stesso);
- quelli che derivano dall’idea di non riuscire a realizzare il proprio potenziale (la propria vita è una perdita
di tempo);
-quelli che derivano dal domandarsi se si è realmente un ‘sé’ duraturo con una vita ricca di significato e
futuro (pensieri che affiorano quando si pensa alla fragilità della vita e all’inevitabilità della morte)
TROVIAMO PERO’ UN TONO PIU’ CUPO RISPETTO A QUELLO UTILIZZATO DA ROGERS: ci sono tematiche
come la consapevolezza l’inevitabilità della morte, la disperazione, l’alienazione.
Ciò che tra le idee di Rogers riflette di più il pensiero di Kirki è il tema della solitudine: ‘ una persona si sente
sola quando , dopo aver in parte lasciato cadere il proprio guscio esteriore, l’aspetto che ha mostrato nel
suo incontro con il mondo, percepisce con certezza il fatto che nessuno può capire, accettare, o curarsi
della parte del suo sé interiore che è venuta alla luce’.
-PSICOLOGIA: VIKTOR FRANKL, psicologo clinico che studia la condizione umana. Il suo interesse è verso gli
sforzi che le persone compiono per trovare un significato alla vita, un interesse che nasce dalla sua
esperienza personale. Egli stesso dovette cercare un senso alla vita quando venne rinchiuso in un campo di
concentramento durante la seconda guerra mondiale.
Egli disse che LA VOLONTA’ DI TROVARE UN SIGNIFICATO E’ UN FENOMENO TIPICAMENTE UMANO (nessun
animale si preoccupa della propria esistenza) e la frustrazione esistenziale, la nevrosi esistenziale, implicano
l’insoddisfazione e l’impossibilità di saziare il desiderio di trovare un significato. Il trattamento per una tale
condizione, la LOGOTERAPIA (basato sul dialogo e sul ragionamento con il paziente, che viene così aiutato a
ritrovare fiducia in sé stesso), consiste nell’aiutare i pazienti a diventare ciò che sono in grado di diventare ,
aiutandoli a realizzare e ad accettare le sfide e le opportunità che si trovano di fronte. SI PONE COME
OBIETTIVOLA RISCOPERTA DEL SIGNIFICATO (LOGOS) DELL’ESISTENZA DELL’ESSERE UMANO.

L’ESISTENZIALISMO DI SARTRE: LA COSCIENZA, IL NULLA, LA LIBERTA’, LA RESPONSABILITA’.


Un filosofo che ha perseguito la tradizione intellettuale iniziata da Kierkegaard è il francese JEAN-PAUL
SARTRE.
Nonostante fosse un filosofo e non uno psicologo, la sua filosofia esistenzialista è importante per la
psicologia della personalità poiché ha un carattere psicologico.
Gli interessi di Sartre possono essere illustrati con un esempio di carattere storico:
Negli anni 40, i cittadini francesi dovettero confrontarsi con una terribile crisi: il loro paese venne occupato
dalle forze militari della Germania nazista. Questo evento, costrinse ogni cittadino ad affrontare una scelta
molto complessa: accettare l’occupazione e collaborare con loro in modo tale da avere più SICUREZZA;
oppure unirsi alla Resistenza e combattere gli occupanti , comportando ovviamente un grave rischio per la
propria vita ma probabilmente salvando la nazione.
L’esistenzialismo si chiede ‘quali sono le capacità psicologiche che entrano in gioco in una scelta del
genere?’ . Il tema fondamentale è quello del LIBERO ARBITRIO.
Dinanzi ad una scelta del genere, la persona possiede il libero arbitrio? Le persone sono libere di scegliere
l’una o l’altra possibilità? O le forze ambientali (nazisti) sono così forti che la persona non ha veramente
scelta?
Secondo Sartre gli umani sono LIBERI DI SCEGLIERE SEMPRE e non possono sfuggire alle RESPONSABILITA’
CHE UNA TALE SCELTA COMPORTA. Quando le persone compiono un’azione di cui non vanno fieri e poi
affermano di non aver fatto la scelta giusta, semplicemente NON SONO ONESTI CON LORO STESSI, STANNO
SFUGGENDO ALLA RESPONSABILITA’.
Anche le circostanze estreme, perfino l’occupazione nazista, non annullano la capacità umana di scegliere
liberamente.
 UN TRATTO FONDAMENTALE DELL’ESISTENZIALISMO E’ L’IDEA CHE LE PERSONE SIANO LIBERE E DI
CONSEGUENZA ABBIANO LA RESPONSABILITA’ DELLE DECISIONI CHE PRENDONO E DELLE AZIONI CHE
COMPIONO.
Secondo Sartre a differenza di ogni altro organismo, gli esseri umani non rispondono semplicemente
all’ambiente che si trovano di fronte, alle cose che esistono; ma pensano anche alle cose che non esistono,
o come lo definisce il filosofo al NULLA.
LE PERSONE HANNO LE CAPACITA’ MENTALI DI PENSARE ( facoltà cognitive) ANCHE ALLE ALTERNATIVE
POSSIBILI, A COME LE COSE POTREBBERO ESSERE, DIVERSE DA COME SONO, AL FUTURO CORSO DELLE
AZIONI, ALLE CONSEGUENZE, ecc. SARTRE CREDEVA CHE TALI CAPACITA’ CONFERISSERO LIBERTA’ ALLE
PERSONE!!!
MA queste capacità cognitive e la libertà che comportano, hanno un’implicazione che riguarda IL DILEMMA
DELL’ESISTENZA DELL’ESSENZA DELL’UOMO, laddove l’essenza è la ‘qualità interiore centrale’ di una
persona, la cosa più importante di una persona.
es. se dipingiamo di bianco un cavallo marrone, questo non è un cavallo bianco; esso possiede la qualità
essenziale di essere un cavallo marrone.
LE COSE HANNO QUALITA’ ESSENZIALI , MA SARTRE SOTTOLINEO’ CHE GLI ESSERI UMANI SONO DIVERSI
DALLE COSE: GLI ESSERI UMANI NON SONO VENUTI AL MONDO CON QUALITA’ ESSENZIALI, piuttosto ,
come scrive il filosofo, ‘l’uomo all’inizio non è niente, sarà solo in seguito, e sarà quale si sarà fatto. L’uomo
non è altro che ciò che si fa’.
Per cui, per comprendere una persona, occorre esaminare la sua esperienza attuale del mondo , piuttosto
che ricercarne le qualità astratte, nascoste o essenziali.
L’ESISTENZA PRECEDE L’ESSENZA: LE PERSONE, NELLA LORO ESPERIENZA, FANNO QUALCOSA DI SE STESSE;
l’individuo si fa studente universitario, si fa atleta, si fa genitore, si fa uomo d’affari.
Le persone prima fanno esperienza del mondo e poi, attraverso le proprie scelte, fanno qualcosa di loro
stessi.

CHE COSA NE PENSANO GLI ALTRI TEORICI DI QUESTE ARGOMENTAZIONI?


- FREUD: non è d’accordo con Sartre, sosterrebbe che sottovaluta le influenze inconsce ed incontrollabili ;
-COMPORTAMENTISTI: il libero arbitrio è un’illusione causata dall’ambiente- i processi mentali sono
automatici, si verificano spontaneamente in risposta a degli stimoli dell’ambiente.

L’ESISTENZIALISMO SPERIMENTALE CONTEMPORANEAO


Gli esistenzialisti sostenevano che le persone non possono essere comprese sulla base delle leggi delle
scienze fisiche, per cui gli psicologi impegnati nella ricerca rifiutavano le loro idee.
Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni psicologi sperimentalisti hanno dato vita ad una forma di psicologia che
‘avrebbe potuto essere considerata ossimorica’ , si tratta della PSICOLOGIA SPERIMENTALE
ESISTENZIALISTA. Si tratta di un tentativo di combinare due idee: le temtiche esistenzialiste (significato
della vita, paura della morte, natura dell’esistenza..) e il metodo sperimentale.
 UN ESEMPIO E’ IL LAVORO SULLA ‘CONSAPEVOLEZZA DELLA MORTE NEGLI INDIVIDUI’
Si formula una TEORIA DELLA GESTIONE DEL TERRORE(TMT) – SOLOMON ,GREENBERG, PYSZCZYNSKI, che
esamina le conseguenze della combinazione di 2 fattori: il desiderio di vivere delle persone e la
consapevolezza dell’inevitabilità della morte.
La teoria sostiene che LA CONSAPEVOLEZZA DELLA MORTE ESPONE LE PERSONE A UN’ANGOSCIA
DEVASTANTE, E LA DOMANDA E’: COME RIESCONO LE PERSONE A GESTIRE IL TERRORE? COME POSSIAMO
COGLIERE IL SENSO DELLA VITA QUANDO RICONOSCIAMO L’INEVITABILIOTA’ DELLA MORTE E CI
RENDIAMO CONTO CHE POTREBBE VERIFICARSI IN OGNI MOMENTO?
i teorici della gestione del terrore, suggeriscono che la risposta è, in parte, da ricercare nelle ISTITUZIONI
SOCIALI E CULTURALI, queste forniscono un significato alla vita, ma in che modo?
La risposta dipende dal luogo in cui si vive; differenti culture forniscono diversi sistemi di credenze. ESEMPI:
-ISTITUZIONI RELIGIOSE: esistenza della vita dopo la morte, il credere ad una vita dopo la morte attenua il
terrore della morte stessa
-APPARTENENZA AD UNA LARGA CERCHIA DI PERSONE: famiglia, comunità; anche morendo come individuo
, trovo un significato nel continuare a vivere nella prole
SONO TUTTE RISORSE IN GRADO DI AIUTARE LE PERSONE AD AFFRONTARE LA PAURA DELLA MORTE.

* SE SI MANIPOLA IL GRADO A CUI LE PERSONE PENSANO ALLA MORTE, se le persone vengono indotte a
pensare alla morte, si dovrebbe manifestare un bisogno di difendere i propri valori culturali più forte del
solito.
-STUDIO IN GERMANIA (JONAS E GREENBERG): a favore o meno della riunificazione politica della germania
orientale e occidentale. Chi era a favore della riunificazione, dava maggiore rilevanza alla morte , per cui i
pensieri relativi alla morte influenzano la forza dei valori culturali delle persone.

GLI SVIULPPI RECENTI NELLA TEORIA E NELLA RICERCA

LE DISCREPANZE TRA LE PARTI DEL SE’


Una buona parte della ricerca contemporanea si è focalizzata sul ruolo delle DISCREPANZE nel disagio
psicologico. Questo lavoro però differisce da quello di Rogers, poiché esso tende a focalizzarsi meno sulle
discrepanze tra il sé e l’esperienza e più sulle DISCREPANZE TRA LE DIVERSE PARTI DEL SE’.
Una teoria al riguardo è proposta da TORY HIGGINS: il suo lavoro amplia il pensiero di Rogers,
differenziando DUE ASPETTI del proprio SE’ FUTURO.
In aggiunta al sé ideale , egli suggerisce che ognuno possiede un SE’ DEL DOVER ESSERE , il cosiddetto
OUGHT SELF , ovvero un aspetto del concetto di sé che si occupa dei DOVERI, DELLE RESPONSABILITA’ E
DEGLI OBBLIGHI. Il sé ideale, al contrario, si concentra sulle SPERANZE PERSONALI, SULLE AMBIZIONI, SUI
DESIDERI.
Higgins mette in relazioni i vari aspetti del sé con l’esperienza emotiva; egli suggerisce che :
-LE DISCREPANZE TRA IL SE’ ATTUALE E IL SE’ IDEALE generano emozioni collegate allo sconforto
(es. se il sé ideale di una persona è essere uno studente modello, quando prenderà un 6, tale persona sarà
triste, contrariata, depressa, deluso).
-LE DISCREPENZE TRA IL SE’ ATTUALE E IL SE’ DEL DOVERE generano emozioni collegate all’agitazione
(es. se una persona ha un sé del dovere che gli impone di essere uno studente modello, ma prende 6, si
sentirà spaventato, minacciato, ansioso)
Le persone con una MAGGIORE DISCREPANZA DEL SE’ saranno più vulnerabili a esperienze emotive
negative: in una ricerca HIGGINGS, BOND, KLEIN, STRAUMAN, hanno rilevato che le persone con una
MAGGIORE DISCREPANZA TRA IL SE’ ATTUALE E IL SE’ IDEALE , avevano una tendenza più marcata alla
DEPRESSIONE; mentre le persone con una MAGGIORE DISCREPANZA TRA IL SE’ ATTUALE E IL SE’ DEL
DOVERE, erano più ansiose.

PHILIPS E SILVIA, in alcune ricerche, hanno visto che un fattore importante è il GRADO DI CONSAPEVOLEZZA
DELLE DISCREPANZE relative al proprio sé, che influenza l’esperienza emotiva in maniera più decisa.
I due studiosi utilizzano uno SPECCHIO: guardare la propria immagine allo specchio ha l’effetto di dirigere
l’attenzione su di sé.
Alcune persone erano sedute di fronte allo specchio (riflettendo quindi sul proprio sé) ed erano tenute a
completare misure del concetto di sé e dell’esperienza emotiva; altri soggetti non erano seduti di fronte
allo specchio ma dovevano cmq completare le misure. Si è visto che le discrepanze del sé erano più legate
all’esperienza emotiva nella condizione di autoconsapevolezza ( quando si pensa al proprio sé), quando le
persone erano poste di fronte allo specchio.

LE FLUTTUAZIONI DELL’AUTOSTIMA E LE CONTINGENZE DI VALORE DEL SE’.


Le idee di Rogers sul sé implicano il fatto che le persone possiedano un senso del proprio valore, o di
autostima, relativamente stabile. E semmai non dovesse essere così, è necessaria una terapia centrata sul
cliente per renderlo stabile.
Ci sono teorie in contrasto con questo assunto:
CROCKER E WOLFE hanno preso in esame le ‘CONTINGENZE DEL VALORE DEL SE’(AUTOSTIMA)’.
Secondo questi autori l’autostima di una persona dipende (o è contingente) da eventi positivi o negativi:
l’autostima aumenta quando prendiamo un bel voto a scuola e crolla quando prendiamo un’insufficienza.
Tali SUCCESSI O FALLIMENTI, sono le ‘CONTINGENZE DI VALORE’ da cui dipende l’autostima.
Anche se il livello medio dell’autostima di una persona può essere mediamente stabile, il livello quotidiano
del senso di valore del sé può fluttuare in base agli eventi contingenti positivi o negativi.
 QUINDI VI E’ UNA POSSIBILITA’ DI FLUTTUAZIONE DELL’AUTOSTIMA!
- MA i due studiosi hanno messo in luce un altro aspetto: gli eventi che rappresentano delle contingenze di
valore possono avere UN PESO DIVERSO per i diversi individui; cioè una persona potrebbe non attribuire
grande importanza ai voti scolastici, ma mostrare granbde interesse per gli appuntamenti galanti.

RICERCA CROKER E COLLEGHI: la fluttuazione dell’autostima negli studenti universitari che hanno
ricevuto una risposta positiva o una risposta negativa alla domanda di iscrizione a una scuola di
specializzazione.
L’AUTOSTIMA AVREBBE FATTO REGISTRARE UNA FLUTTUAZIONE IN CONSEGUENZA DELL’ESSERE STATI
RIFIUTATI O ACCETTATI, MA SOLTANTO TRA GLI STUDENTI PER I QUALI IL SUCCESSO ACCADEMICO
RAPPRESENTAVA UN’IMPORTANTE CONTINGENZA DI VALORE DEL SE’.

GLI OBIETTIVI MOTIVAZIONALI INTRINSECI E L’AUTENTICITA’.


Negli ultimi 25 anni , un interesse enorme verso il concetto del sé , ha generato la cosiddetta ‘ERA DEL
CONCETTO DI SE’’, che segue un periodo durante il quale invece il tentativo di studiare il sé stava
declinando.
Il sé è diventato l’oggetto di ricerca più frequente , ma nonostante ciò, solo poche tra queste ricerche
citano il lavoro di Rogers: un nuovo orientamento, quello cognitivo è più sensibile alla possibilità che le
persone possiedano differenti visioni del sé che variano in base al contesto, invece di un senso di sé globale,
come sosteneva Rogers ( quindi esistono anche svariate fonti di autostima piuttosto che un’unica autostima
globale).
- un altro trend di ricerca in sintonia con la visione di Rogers è il recente concetto di AUTENTICITA’, definito
come la misura in cui una persona si comporta in accordo con il proprio sé contrapposto alla tendenza a
impersonare ruoli che presentano un falso sé.
PER COMPRENDERE L’ESPERIENZA UMANA, NON SI POSSONO CONSIDERARE ESCLUSIVAMENTE I
COMPORTAMENTI OSSERVABILI DELLE PERSONE, è necessario esplorare i sentimenti intimi.
Le persone ritengono le loro attività coerenti con il loro vero sé o sono azioni che esprimono un falso sé?
Il grado in cui una persona si sente autentica nelle situazioni di vita quotidiana è collegato alle soddisfazioni
e al benessere: il comportamento degli individui può variare da situazione a situazione e si sentono
autentici e veri verso il proprio sé in situazioni per loro ‘favorevoli’.
- Collegato al concetto di autenticità vi è la questione relativa al GENERE DI OBIETTIVI CHE LE PERSONE
PERSEGUONO: le persone cercano di raggiungere obiettivi che corrispondono ai propri valori e interessi
personali? O sono dettati da elementi esterni, o sentimenti di colpa, angoscia? ( motivazione
intrinseca\estrinseca).
Secondo la TEORIA DELL’AUTODETERMINAZIONE di DECI e RYAN, le persone hanno un bisogno psicologico
di agire in modo autonomo e autodeterminato, opponendosi ad azioni coercizzate, forzate, imposte da
forze sia esterne che interne, come obblighi parentali, o senso di colpa , angoscia , ansia. L’AZIONE
AUTODETERMINATA E’ UN’AZIONE CHE HA LUOGO SULLA BASE DI UN INTERESSE INTRINSECO DELLA
PERSONA E SULLA BASE DELLA SUA QUALITA’ DI ESSERE LIBERAMENTE SCELTA.
Vi è differenza se l’azione riflette una MOTIVAZIONE AUTODETERMINATA?
Le persone mostrano un livello maggiore di impegno e persistenza in relazione ad obiettivi autonomi,
piuttosto che a obiettivi perseguiti sulla base di stimoli esterni o di sensazioni interne come ansia o senso di
colpa.
Inoltre vi sono prove che il perseguimento di obiettivi intrinseci e autodeterminati (obiettivi concordanti
con il sé) è associato alla SALUTE FISICA E AL BENESSERE PSICOLOGICO in contrapposizione agli effetti
deleteri del perseguimento di obiettivi forzati.
ATTENZIONE:
-AD ESSERE FONDAMENTALE E’ LA MOTIVAZIONE DELL’OBIETTIVO, NON L’OBIETTIVO IN SE’;
- In più è facile ipotizzare che tali principi di motivazione si applichino a tutte le persone; tuttavia, ricerche
recenti suggeriscono che potrebbero essere caratteristiche specifiche delle culture e non tratti universali
della psicologia umana: BAMBINI AMERICANI maggiore motivazione quando facevano le scelte
autonomamente; BAMBINI ASIATICI maggiore motivazione quando le scelte erano fatte dai genitori.

BOX : UN ALTO LIVELLO DI AUTOSTIMA MIGLIORA LA VITA? PAG. 256

LA RICERCA TRANSCULTURALE SUL SE’.


Carl Rogers era americano, ed ha sviluppato la sua teoria sulla base della sua esperienza clinica con pazienti
americani. La domanda che sorge è: ci fornisce una visione generale della natura umana , o una visione
circoscritta a persone che appartengono al mondo industrializzato occidentale? Si può applicare a tutte le
persone, in tutte le culture e in tutti i contesti storici?
IN ALTRE SCIENZE, I TEORICI RIESCONO A RAGGIUNGERE QUESTO OBIETTIVO.
il biologo che scopre il sistema immunitario, è sicuro che sia applicabile a tutti. Si può dire lo stesso di una
scoperto di uno psicologo? La questione è più complessa!

LA CONSIDERAZIONE POSITIVA DI SE’ E’ UN UNIVERSALE UMANO?


Rogers sostiene che tutte le persone hanno bisogno di CONSIDERAZIONE POSITIVA. Ma è così per tutti ed in
tutto il mondo? Se i processi psicologici riguardanti il sé sono come i processi biologici, allora la risposta è sì.
Ma i processi psicologici riguardanti il sé potrebbero non essere così: la nozione di sé è acquisita
socialmente, non è un fatto biologico.
Le persone acquisiscono un senso del sé dall’interazione con gli individui che compongono la loro famiglia,
la loro comunità, e la cultura in generale.
IN TEORIA, CULTURE DIVERSE, POTREBBERO INSEGNARE ALLE PERSONE UN MODO DIVERSO DI VIVERE CHE
NON IMPLICHI AD ESEMPIO L’ASPIRAZIONE AD UNA BUONA CONSIDERAZIONE DI SE’, O LA
CONSIDERAZIONE POSITIVA DEGLI ALTRI.
-PROVE CONVINCENTI: studio sulle differenze tra giapponesi e americani (HEINE, LEHMAN, MARKUS,
KITAYAMA) . si è visto che le caratteristiche dell’autostima variano da cultura a cultura. Negli USA , le
persone dicono di avere un livello alto di autostima; In GIAPPONE c’è un ugual numero di persone con alto
livello di autostima e un basso livello di autostima. Gli studiosi sostengono che piuttosto che favorire
l’aumento dell’autostima , la cultura giapponese favorisce L’AUTOCRITICA: essa motiva gli individui al
miglioramento di sé che può andare a vantaggio del singolo e della società. IN GIAPPONE QUINDI
L’AUTOCRITICA NON E’ NEGATIVA, NON E’ SEGNO DI DEPRESSIONE O DI CRISI. E’ UNA COSA POSITIVA,
QUASI NECESSARIA. ( In America l’autocritica invece è predittiva di depressione).
 le culture degli stati uniti e del giappone educano le persone a modi diversi di valutare il sé.

LE VARIAZIONI REGIONALI IN TERMINI DI BENESSERE.


Le dinamiche psicologiche non solo variano da cultura a cultura, ma anche nella medesima cultura da
regione a regione.
Ricerche condotte negli USA: PLAUT , MARKUS, LACHMAN- differenti regioni negli USA propongono modelli
sociali così diversi da produrre differenti esperienze psicologiche. Es. Montagne Rocciose- spirito forte e
mancanza di individualismo\ Profondo Sud- rispetto delle tradizioni del passato, ospitalità.

LA VALUTAZIONE CRITICA.
L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: LA BANCA DATI.
Per molti aspetti, le osservazioni scientifiche su cui Rogers ha basato le sue teorie sono davvero degne di
ammirazione. Rogers era, ben più di Freud, sensibile al fatto che le osservazioni scientifiche dovessero
essere OGGETTIVE.
Cosa fanno Rogers e colleghi per garantire l’obiettività dei dati ed eliminare qualsiasi bias personale dal
processo di raccolta dati?
Tecnica Q-Sort, registrazioni e pubblicazioni delle trascrizioni delle sedute terapeutiche, così i resoconti
clinici di Rogers potevano essere verificati da osservatori esterni.
Altre caratteristiche delle osservazioni scientifiche sembrano LIMITATE:
-si basano su self-report espliciti, spesso le persone non riescono ad esprime a parole o non vogliono
esprime a parole alcuni aspetti della propria personalità. Per ovviare questo problema, si sono adottate
misure implicite del concetto di sé come gli indici della velocità con cui le persone reagiscono a certe parole
o idee collegate al concetto di sé.
-Il limite appena esposto implica che l’approccio fenomenologico può escludere dall’indagine i processi
psicologici fondamentali che avvengono al di fuori dell’esperienza conscia. ROGERS ERA CONSAPEVOLE DI
TALE PROBLEMA: LUI DICEVA CHE IL SUO APPROCCIO ERA IMPORTANTE PER LA PSICOLOGIA, MA NON ERA
L’UNICO DI CUI AVEVA BISOGNO, NON E’ L’UNICO VALIDO.
-mancanza di diversità culturale; Rogers ha dedicato scarsa attenzione alla possibilità di varianti culturali
relative alla natura del concetto di sé.
 Le sue teorie possono essere compromesse dai limiti nella banca dati su cui fondano.

LA TEORIA: SISTEMATICA?
Quando Rogers si occupava della trattazione del processo terapeutico, il suo lavoro era carente di
sistematicità; ma quando passò alla stesura di una teoria formale della personalità, il suo lavoro è diventato
di gran lunga più sistematico: i diversi elementi della teoria risultano BEN ITEGRATI, sono tutti interrelati.
Il LIMITE della teorizzazione sistematica di Rogi , è proprio nell’aver dedicato poche energie alla
presentazione di una teoria sistematica: lui stesso ha riconosciuto che il proprio lavoro teorico non era
adeguatamente sviluppato.
 Ha fornito una teoria sistematica, eppure meno sistematica di quelle formulate da altri.

LA TEORIA: VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


Per alcuni aspetti del suo lavoro , Rogers ha definito i costrutti con grande chiarezza, e ha fornito misure
valide per tali costrutti: es. sé e sé ideale- Q-SORT  concetto di sé è sperimentabile.
Per altri aspetti , non ha fornito una definizione del costrutto abbastanza chiara, e quindi nessuna misura
certa: es. spinta verso l’autorealizzazione sia un universale umano, come misurare questa idea?

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
A differenza della teoria estremamente comprensiva di Freud, quella di Rogi non è comprensiva: egli ha
dedicato le sue energie a sviluppare terapie di gruppo e individuali, invece di focalizzarsi sulla teoria di base.
Inoltre trattando le persone come esseri sociali, si dimentica di trattarli anche come esseri biologici: non
tutto è causato da come percepiamo noi stessi, ma anche da malesseri fisici che influenzano il nostro
umore.

LE APPLICAZIONI E I CONTRIBUTI.
Tutti i contributi sono dati dall’innovazione della TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE e dal fatto che Rogi ha
posto attenzione verso aspetti della psicologica umana che erano stati trascurati: concetto di sé.

CAPITOLO 7
LE TEORIE DEI TRATTI DI PERSONALITA’: ALLPORT, EYSENCK E CATTELL.
La teoria dei tratti differisce sia dalla teoria di Rogi, sia da quella di Freud.
Loro hanno messo in risalto la MISURA come caratteristica centrale delle SCIENZE FISICHE, laddove il
progresso scientifico si fonda su misure precise:
-FREUD: il suo lavoro era privo di misurazione scientifica oggettiva; egli si era basato su resoconti di casi
clinici, a carattere interpretativo e soggettivo;
-ROGERS: era stato più attento ai principi di misurazione, eppure alcuni dei suoi principali costrutti teorici
(autorealizzazione) non erano stati sostenuti con strumenti di misurazione.
I teorici dei tratti allora si domandano: QUESTI PRIMI PENSATORI HANNO APPORTATO UN REALE
PROGESSO ALLA RICERCA SCIENTIFICA? La loro risposta è negativa;
i teorici dei tratti propongono un approccio le cui misurazioni degli attributi psicologici fossero altrettanto
oggettive e affidabili di quelle delle scienze fisiche.

I TEORICI DEI TRATTI.


Nella teoria della personalità dei tratti non troviamo un singolo esponente di spicco come nella tradizione
psicologica psicodinamica e fenomenologica.
Le fondamenta alla base della psicologia dei tratti sono state poste da 3 ricercatori il cui lavoro è
particolarmente significativo: ALLPORT, CATTELL E EYSENCK.
I costrutti dei teorici dei tratti sono piuttosto simili alle parole e alle idee che utilizziamo per parlare delle
persone nella vita di tutti i giorni.

LA CONCEZIONE DELLA PERSONA NELLA TEORIA DEI TRATTI.


Quando parliamo delle caratteristiche delle persone, comunemente utilizziamo i termini della personalità
dei tratti. Apparentemente le persone pensano che i tratti siano elementi centrali della personalità; allo
stesso modo , i ricercatori che seguono l’approccio dei tratti, considerano i TRATTI I PRINCIPALI ELEMENTI
DELLA PERSONALITA’. Ovviamente, la personalità è più di un semplice insieme di tratti , eppure i tratti
ricoprono un ruolo fondamentale nella personalità.

IL CONCETTO DI TRATTO.
I tratti di personalità si riferiscono a PATTERN COERENTI ( schemi ricorrenti) dei modi in cui le persone si
comportano, provano emozioni, sentimenti e pensano: es. se per descrivere un individuo usiamo il termine
‘gentile’ , intendiamo di solito che questo individuo tende a comportarsi in modo gentile nel tempo
(settimane, mesi, anni) e in diverse situazioni (amici, famiglia, sconosciuti).
I termini che indicano i tratti hanno DUE CONNOTAZIONI:
1.COERENZA: il tratto descrive una regolarità nel comportamento della persona. La persona sembra
PREDISPOSTA ad agire nel modo descritto dal termine che indica tale tratto, infatti i tratti sono spesso
chiamati DISPOSIZIONI o COSTRUTTI DISPOSIZIONALI.
Ma se un teorico dei tratti utilizza un termine - socievole- per descrivere qualcuno, non significa che la
persona si comporterà SEMPRE così, in tutti i contesti.
Come ha sottolineato DE RAAD, i termini che indicano i tratti si riferiscono a COMPORTAMENTI RELATIVI A
DETERMINATI CONTESTI SOCIALI: il teorico si aspetta dalla persona socievole che sia COERENTEMENTE
SOCIEVOLE in contesti sociali che implicano la presenza di altre persone e nei quali il comportamento
socievole è consentito dalle norme sociali. Non vi è certamente l’aspettativa che la persona sia socievole
verso oggetti o quando gli viene detto da figure autoritarie di non comportarsi in questo modo.
2.PECULIARITA’ : il teorico dei tratti si interessa alle caratteristiche psicologiche che esprimono le
DIFFERENZE tra le persone , caratteristiche quindi che rendono una persona PECULIARE ( con qualità
propria, distintivo) rispetto alle altre.

- CONCEZIONE DELLA PERSONA:


la vita sociale contemporanea comporta molti cambiamenti : le persone cambiano scuola, lavoro,
incontrano nuovi amici, si sposano, divorziano, si risposano, si trasferiscono in città e paesi diversi; e
possono presentarsi anche ruoli diversi: studente, impiegato, figlio, genitore.
Il messaggio dei teorici dei tratti è che , a dispetto di tutti questi cambiamenti , ALLA BASE DI TUTTO C’E’
UNA PERSONALITA’ COERENTE. LE PERSONE POSSIEDONO QUALITA’ PSICOLOGICHE CHE PERMANGONO A
PRESCINDERE DAI TEMPI E DAI LUOGHI.

LA SCIENZA DELLA PERSONALITA’ SECONDO LA TEORIA DEI TRATTI.


La capacità di MISURARE i tratti psicologici con una certa affidabilità e validità rappresenta il PRIMO PASSO
nella costruzione di una scienza della personalità basata sulla visione teorica dei tratti.
Questi teorici andavano contro ogni tipo di SPECULAZIONE (Indagine oltre i dati di cui si dispone, indagine
filosofica: Freud e un po’ Rogi): si sarebbe potuto ipotizzare una struttura di personalità SE E SOLTANTO SE ,
le analisi statistiche di misure costruite attentamente avessero suggerito l’esistenza di tale struttura.
Oggi, questo approccio potrebbe sembrare troppo scientifico: la scienza cmq progredisce attraverso
modelli teorici accurati che tuttavia postulano l’esistenza di entità che non possono essere osservate
 BOHR: funzionamento dell’atomo, senza essere in grado di osservarlo, né di misurare le proprietà
rilevanti.

LA FUNZIONE SCIENTIFICA SVOLTA DAI COSTRUTTI DI TRATTI.


Quale contributo apportano i costrutti dei tratti all’interno di una scienza della personalità?
I teorici usano tali costrutti per 3 funzioni scientifiche:
1. DESCRIZIONE: i teorici usano i costrutti dei tratti in modo descrittivo.
I tratti RIASSUMONO IL COMPORTAMENTO TIPICO DI UNA PERSONA, e quindi descrivono come è
tipicamente una persona.
La maggior parte dei teorici dei tratti cerca di descrivere non solo le persone, singolarmente; ma cercano di
definire uno schema descrittivo generale all’interno del quale ogni persona può essere descritta: in altre
parole una TASSONOMIA DELLA PERSONALITA’. Una tassonomia rappresenta un modo per classificare le
persone sulla base delle loro caratteristiche, dei loro tipi di esperienza e dell’azione.
2. PREVISIONE: queste classificazioni hanno un valore pratico? Certo, si possono fare previsioni!
Persone con differenti livelli di un certo tratto (poco coscienzioso, molto estroverso) possono differenziarsi
in modo prevedibile nel loro comportamento quotidiano : conoscendo un tratto di uno studente
universitario, possiamo predire il livello di pulizia della sua stanzetta.
- Previsioni che hanno un valore pratico significativo: Un’azienda assume lavoratori che debbano essere
però affidabili e onesti, occorre in questo caso tentare una previsione; si possono sottoporre i soggetti a
misurazione dei loro tratti per prevedere le loro prestazioni lavorative.
3. SPIEGAZIONE: se la psicologia della personalità aspira ad essere una scienza, allora deve affrontare la
sfida più importante per una teoria scientifica: la spiegazione.
ATTENZIONE SPIEGAZIONE E PREVISIONE SONO DUE COSE DIFFERENTI.
Alcuni teorici hanno suggerito che i costrutti dei tratti possono essere utilizzati per SPIEGARE IL
COMPORTAMENTO DELLE PERSONE: si potrebbe affermare che uno studente si presenta puntuale a una
lezione e prende bene gli appunti PERCHE’ ha un punteggio elevato in termini di COSCIENZIOSITA’.
Altri però non utilizzano questa terza funzione: si limitano alla descrizione e alla previsione, sono fedeli alla
loro tassonomia che funge da mappa, e come ogni mappa geografica non spiega perché i continenti o gli
oceani abbiano abbiano quella particolare distribuzione, per questa spiegazione c’è bisogno di un lavoro
scientifico aggiuntivo ( es. teoria delle tettoniche a placche).
- VEDREMO CHE: alcuni teorici che hanno cercato di spostarsi dalla DESCRIZIONE alla SPIEGAZIONE, hanno
cercato di identificare i FATTORI BIOLOGICI SOGGIACENTI A UN DATO TRATTO- le persone con punteggi alti
o bassi relativi ad un tratto , potrebbero essere diverse in termini di SISTEMI NEURALI o BIOCHIMICI.
Ma questa possibilità solleva un altro aspetto importante della visione della persona secondo la teoria dei
tratti: ESSA E’ FORTEMENTE IMPRONTATA ALLA BIOLOGIA, la maggior parte dei teorici dei tratti crede
alcuni fattori biologici ereditari siano i principali determinanti delle differenze individuali dei tratti.
 TRA I TEORICI DEI TRATTI SI RISCONTRATO DIVERSE POSIZIONI CIRCA LA FUNZIONE ESPLICATIVA DELLA
TEORIA DEI TRATTI, questa teoria costituisce una famiglia di prospettive collegate tra loro.

LE TEORIE DEI TRATTI DI PERSONALITA’: PROSPETTIVE FONDAMENTALI CONDIVISE DAI TEORICI DEI TRATTI.
-Una delle affermazioni condivise che definisce globalmente l’approccio dei tratti è che LE PERSONE
POSSIEDONO GENERICHE PREDISPOSIZIONI , DENOMINATE TRATTI, A REAGIRE IN PARTICOLARI MODI.
La personalità, quindi, può essere caratterizzata in termini di una tendenza dell’individuo relativa al
comportarsi, al sentire, al pensare in un determinato modo.
Vi è una DIRETTA CORRISPONDENZA tra le azioni di una persona collegate al tratto e il fatto che la persona
possiede il tratto corrispondente: le persone che si comportano in una maniera più estroversa o
coscienziosa di altri possiedono in misura maggiore (hanno punteggio superiore ) il tratto corrispondente
dell’estroversione o della coscienziosità.
Può sembrare ovvia questa affermazione, ma in realtà è in forte contrasto con la PSICOANALISI:
una persona calma , potrebbe in realtà non avere un livello superiore della caratteristica psicologica della
calma; potrebbe piuttosto essere così ansiosa da reprimere la sua ansia e sostenere di essere invece molto
calmo. La psicoanalisi riconosce che sono possibili RELAZIONI INDIRETTE tra il comportamento manifesto e
le caratteristiche di personalità sottostanti. Al contrario, le teorie dei tratti presumono che il
COMPORTAMENTO MANIFESTO E LE CARATTERISTICHE SOTTOSTANTI SIANO COLLEGATE IN UNA MANIERA
PIU’ DIRETTA.
- Un altro assunto condiviso è che il comportamento e la personalità umana possano avere
UN’ORGANIZZAZIONE GERARCHICA.
Una organizzazione del genere è stata proposta da EYSENCK , egli suggerisce che:
- AL LIVELLO PIU’ SEMPLICE (LIVELLO DELLE REAZIONI SPECIFICHE)- il comportamento può essere
considerato in termini di risposte specifiche;
- AL LIVELLO INTERMEDIO (LIVELLO DELLE REAZIONI ABITUALI)- alcune di queste risposte specifiche sono
collegate tra loro e danno vita ad abitudini più generalizzate;
-AL LIVELLO PIU’ ALTO (LIVELLO DEL TRATTO)- diverse abitudini che tendono a verificarsi insieme formano i
tratti.
Es. una persona che preferisce incontrare persone , generalmente tende a divertirsi ad una festa- questo
suggerisce che queste due abitudini possono essere raggruppate insieme sotto il tratto della
SOCIEVOLEZZA.
- AL LIVELLO MASSIMO: vari tratti possono essere raggruppati insieme a formare quelli che Eysenck chiama
FATTORI SECONDARI E DI ORDINE SUPERIORE o SUPERFATTORI.

LA TEORIA DEI TRATTI DI ALLPORT.


Nel corso della sua carriera, Allport, ha sottolineato gli aspetti sani e organizzati del comportamento umano
, in contrasto con altre visioni del tempo che sottolineavano gli aspetti del comportamento nevrotici,
meccanicistici, come la PSICOANALISI. Era in netto contrasto con Freud: Allport pensava che la psicologica
‘del profondo’ , può avere la tendenza a cercare troppo in profondità e che gli psicologi farebbero bene a
conferire pieno riconoscimento alle motivazioni manifeste prima di sondare l’inconscio.
- In una sua prima pubblicazione si focalizzò sui tratti, pensando che fossero le UNITA’ DI BASE DELLA
PERSONALITA’. Secondo la sua opinione, i tratti esistevano veramente e si basavano sul sistema nervoso;
rappresentano predisposizioni generali della personalità che spiegano le regolarità nel funzionamento di
una persona in varie situazioni e nel tempo. I Tratti quindi, possono essere definiti da 3 proprietà:
FREQUENZA, INTENSITA’ E GAMMA DI SITUAZIONI.

I TRATTI : LA STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ NELLA TEORIA DI ALLPORT.


Allport e Obert, avevano distinto i tratti da altre unità di analisi: sono tendenze determinanti, generalizzate,
personalizzate, modi coerenti e stabili dell’adattamento di un individuo al proprio ambiente i tratti sono
diversi dagli stati e dalle attività che descrivono gli aspetti di personalità temporanei, di breve durata, e
causati da circostanze esterne.
CHAPLIN, JOHN E GOLDBERG hanno ripreso le classificazioni dei descrittori della personalità di allport e
Obert , collocandoli in 3 categorie: TRATTI, STATI, ATTIVITA’.
Es. TRATTO: GENTILE \ STATO: INFATUATO \ ATTIVITA’ : FAR BALDORIA (tabella pag. 282)
Mentre una persona può essere gentile nel corso di tutta la sua esistenza ( tratto), un’infatuazione (stato
interno) in genere non dura molto, e anche la serata tra amici, il far baldoria con loro (attività), prima o poi
finisce.

-La domanda che emerge ovviamente è : esistono diverse tipologie di tratti?


Allport ha risposto individuando una distinzione tra :
1. TRATTI CARDINALI: disposizione tanto pervasiva ed evidente nella vita della persona, che in ogni sua
azione è rintracciabile la sua influenza.
2. TRATTI CENTRALI: ( es. onestà, gentilezza , assertività) disposizioni che interessano una gamma più
limitata di situazioni , rispetto ai tratti cardinali.
3. DISPOSIZIONI SECONDARIE: tratti meno evidenti, generalizzati e coerenti.
* Allport non affermava che un tratto si esprime in ogni situazione, a prescindere dalle caratteristiche di
quella situazione: egli riconosce l’importanza della situazione spiegando perché una persona NON SI
COMPORTA SEMPRE ALLO STESSO MODO; un tratto spesso emerge in una situazione e non in un’altra.
Un tratto esprime il modo in cui una persona GENERALMENTE si comporta in alcune occasioni, non come si
comporterà in ogni occasione.
Sono quindi necessari sia il concetto di TRATTO ( spiega la coerenza del comportamento) , sia il concetto di
SITUAZIONE ( spiega la variabilità del comportamento) , per comprendere un COMPORTAMENTO.

L’AUTONOMIA FUNZIONALE.
Egli studia non solo i tratti ma anche i processi motivazionali, ha messo in evidenza l’AUTONOMIA
FUNZIONALE della motivazione umana: benchè le motivazioni degli adulti possano avere origine dalle
motivazioni infantili volte a ridurre la tensione, come aveva suggerito Freud, l’ADULTO SUPERA QUESTE
MOTIVAZIONI ORIGINARIE. Nella vita adulta, le motivazioni diventano indipendenti, autonome;
Il duro lavoro e il raggiungimento dell’eccellenza, ad esempio, possono essere motivati inizialmente dalla
ricerca dell’approvazione da parte dei genitori; ma poi, nell’età adulta, possono diventare finalità
importanti per se stessi, perseguite indipendentemente dal fatto che vengano o meno incoraggiate dagli
altri. L’attività che una volta soddisfaceva qualche bisogno, ora soddisfa l’immagine di sé della persona, non
è più l’infanzia a guidare le scelte, ma la MATURITA’!
Questo ovviamente distingue Allport da Freud: Freud siegava il comportamento adulto solo sulla base delle
pulsioni infantili.

LA RICERCA IDIOGRAFICA.
Utilizza un approccio idiografico perché enfatizza L’UNICITA’ DELL’INDIVIDUO: fa studi approfonditi di
singole persone, ricerca molteplici tratti ENTRO il soggetto , considerati anche un mezzo per ampliare le
conoscenze sulle persone in generale.
Questo approccio è molto diverso da quello di altri teorici che in genere usano un approccio NOMOTETICO:
un gran numero di individui, descritti sulla base di un insieme di tratti universali e comuni.

COMMENTO AD ALLPORT.
-Ha illustrato il concetto di tratto, ma ha svolto poche ricerche per stabilire l’utilità del concetto di tratto.
-Il suo approccio idiografico è stato definito da molti, antiscientifico ( in realtà può essere assolutamente
necessario studiare l’essere umano nel dettaglio per costruire un’adeguata scienza della persona), e non è
stato perseguito dagli altri teorici dei tratti.

IDENTIFICARE LE DIMENSIONI PRIMARIE DEI TRATTI: L’ANALISI FATTORIALE.


Fatta eccezione per Allport, gli psicologi dei tratti hanno tentato di identificare una SERIE UNIVERSALE DI
TRATTI, UN INSIEME DI TRATTI CHE TUTTI , IN GRADI DIVERSI, POSSIEDONO.
identificare un insieme di tratti è una sfida dal punto di vista scientifico fondamentale per la storia di questa
teoria, una sfida complicata dal fatto che sembra esista un numero molto elevato di tratti.
Come possiamo identificare una SERIA SEMPLICE EPPURE COMPLETA di tratti fondamentali?
Per risolvere questa questione è indispensabile rilevare che alcuni tratti sono collegati , ossi TENDONO A
PRESENTARSI INSIEME: una persona polemica e aggressiva è poco probabile che sia altruista e amichevole.
Questo suggerisce che alcuni tratti possono essere la manifestazione di altri tratti ancora più fondamentali (
ricorda le gerarchie).
E’ necessario cmq uno STRUMENTO per identificare la struttura di base dei tratti: è una tecnica statistica,
ovvero, L’ANALISI FATTORIALE. Questo strumento riassume i modi in cui un gran numero di variabili si
muovono insieme o si presentano insieme. ( Non è sufficiente la correlazione perché lavora solo per la
relazione tra DUE VARIABILI, anziché un gran numero di variabili).
 l’analisi fattoriale identifica un numero limitato di fattori che riassumono le INTERCORRELAZIONI tra un
ampio numero di variabili ( altrimenti ci sarebbero centinai di correlazioni tra una variabile e l’altra).

COME FUNZIONA?
-Vengono somministrati numerosi item a un gran numero di soggetti :
Alcuni di questi item sono correlati positivamente tra loro.
es. le persone che rispondono in un certo modo alla domanda ‘partecipi spesso a feste scatenate e
chiassose?’ risponderanno allo stesso modo a domande analoghe , come ‘Ti piace passare il tempo in
compagnia di molte persone?’
Altri item sono correlati negativamente tra loro.
es. risposte a ‘ la sera preferisci stare a casa invece di uscire?’ possono essere correlate negativamente alle
due domande precedenti.
Raggruppamenti (cluster) di item possono riflettere l’influenza di un fattore sottostante, di qualcosa che è
responsabile della correlazione tra gli item.
 LA TECNICA DELL’ANALISI FATTORIALE, SEMPLIFICA LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN UN’AMPIA
TABELLA DI CORRELAZIONI ATTRAVERSO L’IDENTIFICAZIONE DI UN RISTRETTO NUMERO DI FATTORI, IN CUI
OGNI FATTORE RAPPRESENTA UN CLUSTER DI CORRELAZIONI.
-Tanti item;
-Questi item possono essere correlati;
-Tante correlazioni (coppie di item) tra loro formano RAGGRUPPAMENTI O CLUSTER;
-Ogni raggruppamento ha un FATTORE che è responsabile di tutte le correlazioni che si trovano nel gruppo.(
per esempio un fattore potrebbe essere la socievolezza, laddove gli item correlati fossero partecipare a
feste chiassose e stare spesso in compagnia di persone).
I FATTORI SONO PURAMENTE MATEMATICI , tuttavia gli psicologi attribuiscono etichette psicologiche ai
fattori ( socievolezza).
Per la maggior parte dei teorici dei tratti, i fattori che vengono identificati attraverso l’analisi fattoriale ,
rappresentano le STRUTTURE DELLA PERSONALITA’.
*L’uso dell’analisi fattoriale comporta alcuni VANTAGGI :
- in precedenza i teorici si basavano molto sul proprio intuito, intuivano certe strutture della personalità
dallo studio dei casi clinici; ma l’intuizione umana può fallire, per cui i teorici dei tratti usano questa
procedura statistica oggettiva.
- la procedura statistica identifica la COVARIAZIONE (variazione congiunta di due o più variabili) , ma non
risponde al perché certe variabili covariano. E’ il ricercatore a risponde al PERCHE’.
- l’analisi fattoriale è composta da un insieme complesso di tecniche , non da un semplice algoritmo
matematico, e il ricercatore deve scegliere come procedere, quali tecniche usare. Questo è il motivo per cui
diversi ricercatori giungono a differenti fattori, oltre che ad un numero differente di fattori, nelle loro
teorie.

L’APPROCCIO FATTORIALE AI TRATTI DI CATTELL.


All’inizio della sua carriera, Cattell si è avvicinato alla neonata tecnica dell’analisi fattoriale.
Grazie ai suoi studi di chimica, egli ha riconosciuto l’importanza per il progresso scientifico di una
TASSONOMIA degli ‘ELEMENTI PRIMARI’ simili alla tavola periodica.
TRATTI SUPERFICIALI E TRATTI ORIGINARI:
LA STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ NELLA TEORIA DI CATTELL.
Ha fornito due criteri per operare distinzioni tra i molteplici tratti di personalità:
1. PRIMO CRITERIO: distinzione tra TRATTI SUPERFICIALI E TRATTI ORIGINARI.
- TRATTI SUPERFICIALI: esistono tendenze comportamentali in ‘superficie’ e possono essere osservati.
Lo psicologo ovviamente non desidera semplicemente descrivere il comportamento di superficie, vuole
identificare le strutture psicologiche che sottostanno a tendenze comportamentali osservabili.
-A tal fine, Cattell ha identificato i TRATTI ORIGINARI: strutture psicologiche interne che rappresentano la
FONTE o la CAUSA SOTTOSTANTE, delle interrelazioni osservate tra i tratti superficiali.
MA la presenza di alcuni tratti superficiali era correlata alla presenza di altri, per comprendere tale CO-
OCCORRENZA DI TRATTI, Cattell si è basato sull’analisi fattoriale I FATTORI CHE RIASSUMEVANO LA
RELAZIONE TRA I TRATTI SUPERFICIALI SONO, NEL SISTEMA DI CATTELL, I TRATTI ORIGINARI: i tratti originari
che sono emersi attraverso l’analisi sono le strutture di personalità fondamentali nella teoria di Cattell.
CHE COSA SONO ESATTAMENTE QUESTI TRATTI ORIGINARI?
Cattell aveva identificato 16 tratti originari e li aveva raggruppati in 3 categorie:
- TRATTI DI ABILITA’: capacità e abilità che permettono al soggetto di funzionare in maniera efficiente (es.
intelligenza)
- TRATTI TEMPERAMENTALI: vita emotiva e qualità dello stile comportamentale
- TRATTI DINAMICI: vita motivazionale dell’individuo.

LE FONTI DEI DATI: DATI-L , DATI-O, DATI-OT.


Come è riuscito a identificare questi tratti?
Un pregio del suo lavoro è non essersi fondato su un’unica banca dati, ma su 3 tipi differenti di dati:
-DATI-L: dati relativi agli eventi della vita;
Riguarda il comportamento in situazioni reali della vita di tutti i giorni, come le prestazioni scolastiche e le
interazioni con i pari.
-DATI-Q: dati provenienti da questionari o self-report; (come l’EYSENCK PERSONALITY INVENTORY)
-DATI-OT: relativi a test oggettivi;
comprende microsituazioni comportamentali in cui il soggetto non è consapevole della relazione esistente
tra le risposte e le caratteristiche di personalità che vengono misurate: es. la tendenza ad essere assertivi
potrebbe essere espressa in comportamenti quali una maggiore distanza percorsa con la mano in un test
costituito da un labirinto.
VEDIAMO LE FASI DELLA RICERCA DI CATTELL:
-aveva iniziato con le analisi fattoriali dei DATI-L e aveva trovato 15 fattori che sembravano spiegare molti
aspetti della personalità; ( es. riservato)
-si è prefissato poi di determinare se nei DATI-Q fosse possibile riscontrare fattoti comparabili: sono state
eseguite analisi per verificare quali item si muovono insieme; (es. riservato-socievole)
- IL RISULTATO E’: un questionario conosciuto come QUESTIONARIO DEI 16 FATTORI DELLA PERSONALITA’
(16PF) , che contiene 12 tratti che si abbinano a tratti riscontrati nella ricerca su DATI-L e 4 tratti che
appaiono essere UNICI;
- Egli aveva iniziato a considera la distorsione, l’autoinganno, in relazione alle risposte del questionario e
anche che forse il questionario potesse rivelarsi poco utile con pazienti affetti da disagio mentale; a causa
dei problemi dei DATI-L e DATI-Q , utilizzò i DATI-OT, veri e propri TEST. I risultati dei dati-l e dati-q, sono
stati importanti per guidare lo sviluppo di situazioni sperimentali miniaturizzate l’obiettivo era sviluppare
test oggettivi in grado di misurare i tratti originari che erano stati scoperti già in precedenza , alla fine sono
stati trovati 21 tratti originari che però sembravano avere una relazione debole con i tratti trovati a partire
dagli altri dati.
MA QUALI SONO LE PROVE DELL’ESISTENZA DI QUESTI TRATTI?
- risultati delle analisi fattoriali di tipi differenti di dati;
-risultati analoghi in culture diverse e in gruppi di età differenti;
-utilità della previsione del comportamento nell’ambiente naturale;
- prova di un significativo contributo genetico a molti tratti.

STABILITA’ E VARIABILITA’ NEL COMPORTAMENTO.


Cattell non vede la persona come un’entità statica che si comporta allo stesso modo in tutte le situazioni:
l’azione sociale dipende non solo dai tratti, ma anche da altri fattori, che sono gli STATI e i RUOLI.
-STATO: un’emozione e uno stato d’animo in un momento particolare, delimitato nel tempo.
Lo stato di una persona in un dato momento ne determina il comportamento tanto quanto i suoi tratti! ( es.
stanchezza, curiosità, ansia)
-RUOLO: certi comportamenti sono più legati al RUOLO SOCIALE che ai tratti che possiede.
I ruoli sociali, non i tratti, spiegano perché le persone urlano durante le partite di calcio e non in chiesa!
 CATTELL BENCHE’ CREDESSE CHE I TRATTI APPORTASSERO STABILITA’ AL COMPORTAMENTO NELLE
DIVERSE SITUAZIONI, SOSTENEVA CHE ANCHE L’UMORE DI UNA PERSONA E IL MODO IN CUI SI PRESENTA,
IL SUO RUOLO, IN UNA DETERMINATA SITUAZIONE INFLUENZANO IL SUO COMPORTAMENTO.

COMMENTO A CATTELL.
Il suo questionario 16 PF è ancora usato oggi, ma nonostante ciò la sua teoria ha avuto scarso impatto
nell’odierna scienza della personalità, questo perché:
- ha formulato un sistema teorico fondato su numerosi fattori, 16: nella pratica è difficile per gli psicologi
tenere conto di un numero così elevato di fattori, non è un approccio economico.
- basa la sua teoria sulla MISURAZIONE: scelta molto azzardata. Il rischio consiste nel fatto che potrebbero
esistere qualità importanti che dovrebbero essere comprese in una teoria ma che non sono state rilevate
dal sistema di misurazione. Ad esempio, le persone hanno una storia di vita alle spalle che non può essere
catturata da un tipo di misurazione numerica, con una tecnica statistica. QUESTO E’ UN GRANDE LIMITE.

BOX: ‘AVERE STOFFA’ – LE CARATTERISTICHE DEI MANAGER DI SUCCESSO.

LA TEORIA DEI 3 FATTORI DI EYSENCK.


Abbiamo visto che aver elaborato 16 fattori non è stata una scelta comoda da parte di CATTELL: nelle
applicazioni pratiche è difficile prendere in considerazione un numero tanto elevato di fattori.
Dietro a questi 16 fattori può nascondersi una struttura di tratti più semplice ed elementare , che potrebbe
portare quindi alla creazione di un modello più parsimonioso, economico, pratico: questa strada è stata
adottata da EYSENCK.
Anche lui è stato influenzato dall’analisi fattoriale per quanto riguarda il campo scientifico, mentre sul
piano letterale è stato influenzato da figure come JUNG, Pavlov e dalle ricerche sull’ereditarietà delle
caratteristiche psicologiche.
-Il suo lavoro prevedeva un ampio campionamento di persone sia NORMALI che PATOLOGICHE;
-oltre ad aver costruito una grande teoria , ha anche criticato le teorie che riteneva inadeguate, in
particolare: LA PSICOANALISI; il limite di questa teoria era l’incapacità di fornire misurazioni precise e
affidabili dei costrutti.
EYSENCK OVVIAMENTE HA OVVIATO A TALE PROBLEMA IMPEGANDO MISURAZIONI AFFIDABILI DELLE
DIFFERENZE INDIVIDUALI: misure che tra l’altro fossero necessarie per identificare le basi biologiche di
ciascun tratto.
- Vediamo quindi una forte enfasi sui fondamenti biologici dei tratti: egli sosteneva che se non si
comprende la BIOLOGIA DEI TRATTI, la spiegazione dei tratti stessi rischia di essere CIRCOLARE, IL PUNTO DI
INIZIO E IL PUNTO DI FINE COINCIDONO.
 interrompe tale circolarità concettuale andando oltre il semplice utilizzo di parole, e impiegando SISTEMI
BIOLOGICI CHE CORRISPONDONO AI TRATTI.

I SUPERFATTORI: LA STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ NELLA TEORIA DI EYSENCK.


Eysenck ha condotto un’analisi fattoriale, MA NON SOLO UNA!
Ha condotto anche un’analisi fattoriale SECONDARIA, ovvero un’analisi statistica di una serie di FATTORI
correlati l’uno all’altro. Questo che cosa vuol dire?
Cattell aveva identificato 16 fattori con una sola analisi fattoriale.. ma questi fattori non erano
STATISTICAMENTE INDIPENDENTI , vi erano DIVERSI FATTORI CORRELATI (vedi es. timido e riservato). Dal
momento che i fattori sono correlati e che l’analisi fattoriale è uno strumento per identificare correlazioni,
le intercorrelazioni tra i fattori possono essere analizzate fattorialmente, dando vita all’ANALISI FATTORIALE
SECONDARIA.
 Con questa seconda analisi si indentificano I FATTORI INDIPENDENTI, DEFINITIVI , CHE INCORPORANO
FATTORI CORRELATI TRA LORO.
Tali FATTORI SECONDARI, sono ovviamente TRATTI, ma sono frutto di un’analisi fattoriale di livello
superiore e quindi Eysenck li ha chiamati SUPERFATTORI. Inizialmente erano due:
1. INTROVERSIONE-ESTROVERSIONE;
2. NEVROTICISMO o INSTABILE – STABILITA’ EMOTIVA;
Il tutto è organizzato gerarchicamente: il superfattore è un livello superiore che incorpora i tratti di livello
inferiore. Es. Estroversione, organizza tratti inferiori come socievolezza, attività, vivacità, ecc. \
Nevroticismo ha tratti come ansioso , depresso, timido, ecc.
Vedi la figura a pag. 298.  questo è senza dubbio un sistema dei tratti NOMOTETICO, ogni individuo può
essere posizionato in questo sistema.
-Una caratteristica del sistema di Eysenck è il fatto che coglie le differenze individuali identificate anche
dagli antichi greci. Ippocrate e Galeno avevano proposto l’esistenza di 4 tipi di personalità: MELANCONICO,
FLEMMATICO, SANGUIGNO , COLLERICO. Ed è quello che vede anche Eysenck, i soggetti appartenenti a un
dato tipo di personalità (es. collerico), di fatto hanno un livello elevato di due tratti di personalità associati
(es. estroversione e instabilità emotiva). Il fatto che queste variazioni fossero evidenti nel mondo antico e lo
siano anche nella società contemporanea induce a considerarle elementi fondamentali dell’uomo, CON
UNA BASE BIOLOGICA CHE TRASCENDE LUOGO E TEMPO.

Dopo aver individuato queste due dimensioni, Eysenck ha individuato un TERZO SUPERFATTORE:
-PSICOTICISMO: organizza quei tratti di personalità che possiamo catalogare come ‘anormali’, come
aggressività , assenza di empatia, freddezza interpersonale, tendenze antisociali.

IL MODELLO COMPLETO DELLA STRUTTURA DELLA PERSONALITA’ DI EYSENCK QUINDI E’: PSICOTICISMO,
ESTROVERSIONE E NEVROCITISMO (P, E e N).

MISURARE I FATTORI.
E’ necessario a questo punto uno strumento di valutazione per misurare le differenze individuali relative a
P, E e N.
Ha sviluppato alcuni questionari , come il QUESTIONARIO DELLA PERSONALITA’ DI EYSENCK- EYSENCK
PERSONALITY QUESTIONNAIRE, EPQ, che conteneva item di self-report finalizzati a individuare i vari fattori.
In questo questionario, ha anche inserito item ricollegabili a una ‘scala delle false asserzioni’ per individuare
i soggetti che modificano le risposte al fine di fornire una buona immagine di sé (‘ridi mai ad una battuta
spinta?’).

-Eysenck, come Cattell, ha sviluppato un sistema di misurazioni oggettive dei tratti, cioè di misurazioni che
non si basavano sulle valutazioni soggettive fornite nei questionari. Uno di questi test, è il TEST DELLA
GOCCIA DI LIMONE, finalizzato a distinguere gli estroversi dagli introversi: una quantità standard di succo di
limone viene posta sulla lingua del soggetto. Gli introversi e gli estroversi (identificati in base ai questionari)
si distinguono per la quantità di saliva prodotta… ma perché dovrebbe essere così? Perché vi sono
differenze biologiche alla base delle differenze individuali.

LE BASI BIOLOGICHE DEI TRATTI DI PERSONALITA’.


E’ necessario un modello biologico distinto per ciascuno dei 3 tratti P, N, E. Il tratto per cui la teorizzazione
di Eysenck relativa alla base biologica si è dimostrata più riuscita è l’estroversione.
-Egli ha suggerito che le variazioni nel grado di INTROVERSIONE-ESTROVERSIONE riflettono le differenze nel
funzionamento neurofisiologico della CORTECCIA CEREBRALE: l’idea è che gli introversi siano più facilmente
eccitabili, sperimentano un maggiore arousal (eccitazione) corticale in risposta agli eventi del mondo; ciò
significa che un party chiassoso provoca ipereccitazione nell’introverso, uno stato sgradevole che tende ad
evitare.
IL COMPORTAMENTO SOCIALE DEGLI INTROVERSI QUINDI E’ PIU’ INIBITO A CAUSA DEL LIVELLO DI
ECCITAZIONE MAGGIORE DELLA CORTECCIA.
Gli estroversi invece hanno un livello inferiore di arousal corticale quindi vanno alla ricerca di esperienze
sociali più intense, più stimolanti!
LE PROVE SONO STATE TROVARE SIA DALLA RICERCA CONTEMPORANEA che ha misurato l’attività cerebrale
delle persone , SIA DALLO STESSO EYSENCK
Dal momento che il TRATTO HA UNA BASE BIOLOGICA, le differenze individuali in termini di introversione e
estroversione dovrebbero essere ALMENO IN PARTE ereditarie( studi sui gemelli eterozigoti e omozigoti
dimostrano questa affermazione).
- In relazione al NEVROTICISMO, lui aveva ipotizzato che il sistema biologico rilevante non fosse la corteccia
cerebrale, ma il SISTEMA NERVOSO AUTONOMO. Gli individui con un alto livello di nevroticismo hanno un
sistema nervoso autonomo che risponde in modo rapido allo stress, e riduce lentamente quest’attività una
volta che la fonte dello stress è scomparsa. La persona nevrotica quindi è INQUIETA E STRESSATA.
Qui però , a differenza dell’estroversione, non ci sono state prove valide
- In relazione allo PSICOTICISMO, si dispongono scarse conoscenze relative alla base biologica; tuttavia si
suppone anche qui un’associazione di tipo genetica, in particolare al sesso maschile. Ad esempio,
l’aggressività che è una componente di P, è più elevata negli uomini e può essere influenzata dal
TESTOSTERONE.

L’ESTROVERSIONE E IL COMPORTAMENTO SOCIALE.


Le persone che fanno registrare punteggi di introversione-estroversione diversi manifestano anche
comportamenti sociali quotidiani diversi? Esistono una mole di dati diversi al riguardo:
- gli introversi sono più sensibili al dolore degli estr., tendono ad affaticarsi di più , l’eccitazione interferisce
le loro prestazioni laddove invece le migliora agli estroversi, sono più attenti ma più lenti.
ALTRE DIFFERENZE VEDI SUL LIBRO + RICERCA SUGLI SVENIMENTI IN INGHILTERRA e ABITUDINI SULLO
STUDIO.

LA PSICOPATOLOGIA E IL CAMBIAMENTO COMPORTAMENTALE.


La tipologia di sintomi o di difficoltà psicologiche che una persona ha è collegata ai TRATTI e al
funzionamento del SISTEMA NERVOSO ASSOCIATO AI TRATTI.
-Una persona sviluppa SINTOMI NEVROTICI a causa dell’azione congiunta di un SISTEMA BIOLOGICO e di
ESPERIENZE AMBIENTALI che contribuiscono all’apprendimento di forti reazioni emotive agli stimoli che
inducono paura, la gran parte dei pazienti nevrotici tende ad avere LIVELLI ELEVATI di NEVROTICISMO e
bassi livelli di estroversione.
- I CRIMINALI , che sono persone antisociali, hanno un elevato livello di P, N, E : non seguono le norme
sociali.
Il fatto che i fattori genetici svolgono un ruolo importante nei disturbi delle persone, non vuol dire che vi è
un NICHILISMO TERAPEUTICO, che è impossibile qualsiasi modificazione del comportamento: a essere
geneticamente determinate sono le predisposizioni delle persone a comportarsi in una certa maniera..è
possibile che una persona eviti certe situazioni traumatiche, che disimpari alcune rezioni di paura, che
apprenda condotte sociali appropriate, e che quinsi SVILUPPI UNO STILE DI PERSONALITA’ DIVERSO DALLA
PROPRIA PREDISPOSIZIONE ORIGINALE  Eysenck è stato uno dei principali promotori della TERAPIA
COMPORTAMENTALE.

COMMENTO A EYSENCK.
-si è mantenuto fedele ai più alti standard della scienza e ha fornito anche diverse prove;
-sempre andato controcorrente;
-ma cmq molti si allontanano dalla sua prospettiva per 4 ragioni:
1. Sono stati proposti modelli alternativi a due o tre dimensioni che meglio si adattano ai dati a disposizione
(es. impulsività-ansia);
2. Le teorie sulle basi biologiche dei tratti ( nevroticismo e psicoticismo) mancano di un sostegno empirico;
3. Le riviste pubblicate hanno isolato il suo lavoro, non facendolo integrare nella tradizione psicologica del
tempo;
4. FORSE SONO NECESSARI PIU’ DI DUE O TRE FATTORI PER DESCRIVERE LA PERSONALITA’ !

CAPITOLO 8.

LA TEORIA DEI TRATTI: IL MODELLO DEI 5 FATTORI. LE APPLICAZIONI E LA VALUTAZIONE DELLE TEORIE DEI
TRATTI DELLA PERSONALITA’.

In ogni area di studi, sono necessarie tassonomie, schemi di classificazione, che guidano la ricerca e
permettono agli studiosi di condividere i risultati.
Organizzare la molteplicità di tratti di personalità in una tassonomia semplice e coerente è stata una delle
principali attività della psicologia della personalità; valutiamo adesso i contributi di tale sforzo: IL MODELLO
DEI 5 FATTORI.
Molti ricercatori credono che le differenze individuali possano essere organizzate in termini di 5
DIMENSIONI, conosciute con il termine BIG FIVE.
Si ricollega alle teorie esposte in precedenza; ma quindi cosa apporta di nuovo questa teoria? LE PROVE, un
enorme mole di prove, indica che i 5 fattori sono necessari e sufficienti (più dei 3 di Eysenck) per una
tassonomia delle differenze individuali.

IL MODELLO DEI 5 FATTORI DELLA PERSONALITA’: L’EVIDENZA EMPIRICA.


Quali sono queste prove ?
Analisi fattoriale di 3 tipi:
1. I termini indicanti tratti nel linguaggio corrente;
2. La ricerca transculturale che verifica l’universalità delle dimensioni dei tratti;
3. La relazione tra i questionari dei tratti o altri questionari\valutazioni.
ANALISI DEI TERMINI RELATIVI AI TRATTI NEL LINGUAGGIO CORRENTE E NEI QUESTIONARI.
Il modello dei 5 fattori, invece di creare un LINGUAGGIO SCIENTIFICO, si affidano al LINGUAGGIO
NATURALE, AL LINGUAGGIO CORRENTE, QUOTIDIANO, che la gente usa per descrivere la personalità.
- Come funziona la ricerca? Far valutare ai partecipanti se stessi o altre persone relativamente ad un’ampia
varietà di tratti selezionati dal dizionario. Le valutazioni sono poi sottoposte a analisi fattoriale per vedere
quali tratti si muovo insieme.
-I primi lavori di NORMANN, che si è ispirato per la ricerca ai lavori di Allport e Cattell, hanno identificato 5
FATTORI NECESSARI: questi fattori hanno mostrato di possedere un notevole livello di affidabilità e validità
e di rimanere relativamente stabili nel corso dell’età adulta.
“BIG” è un termine scelto con l’intento di indicare che ogni fattore include un gran numero di tratti più
specifici: i fattori sono nella gerarchia di personalità, generali e astratti quanto i superfattori di Eysenck.
QUALI SONO QUESTI FATTORI?
NEVROTICISMO: si contrappone alla stabilità emotiva per via di sentimenti negativi che includono, ansietà,
tristezza, irritabilità, tensione nervosa;
ESTROVERSIONE: insieme alla gradevolezza, colgono ciò che le persone fanno con gli altri e agli altri;
APERTURA: descrive l’ampiezza, la profondità, la complessità della vita mentale;
GRADEVOLEZZA,
SCRUPOLOSITA’ : il comportamento del soggetto verso i compiti e gli obiettivi, e il controllo degli impulsi
socialmente inaccettabili;
 OCEAN
TABELLA 8.1: COSTA E MCCRAE, le definizioni dei fattori;
TABELLA 8.2: GOLDBERG: suggerisce un QUESTIONARIO DEI TRATTI BIPOLARI (es. silenzioso\loquace) che le
persone possono utilizzare per valutare la loro posizione rispetto alle dimensioni del BIG FIVE.

L’IPOTESI LESSICALE FONDAMENTALE.


I BIG FIVE SONO STATI FORMULATI PER COGLIERE QUEI TRATTI CHE LE PERSONE RITENGONO IMPORTANTI
PER LA PERSONALITA’: GOLDBERG ha denominato la base logica sottostante a questo approccio L’IPOTESI
LESSICALE (LINGUISTICA) FONDAMENTALE: nel tempo le persone hanno riscontrato alcune differenze
individuali nelle loro interazioni e hanno quindi CONIATO dei termini per riferirvisi con facilità; questi
termini quindi sono di primaria importanza per capire le differenze tra gli individui, per fare previsioni.
Tuttavia, esistono alcuni esempi che contrastano l’ipotesi lessicale: alcuni studiosi notano come gli individui
differiscano tra loro nel grado di VARIETA’ di cui hanno bisogno nella propria vita, o nel grado di
AMBIGUITA’ che riescono a tollerare quando prendono decisioni; non vi è alcun termine nella lingua inglese
che corrisponda a QUESTE QUALITA’.

LA RICERCA TRANSCULTURALE: LE DIMENSIONI DEI BIG FIVE SONO UNIVERSALI?


Quando si chiede se i BIG FIVE vengono universalmente riscontrati , in diverse culture e lingue, le
QUESTIONI METODOLOGICHE (I METODI DI RICERCA) possono fare un’enorme differenza.
- Un punto riguarda la TRADUZIONE: molti ricercatori hanno studiato l’universalità dei tratti traducendo un
questionario scritto in una lingua (es. inglese), in un’altra lingua (es. tedesco, giapponese). LA TRADUZIONE
PUO’ PRESENTARE TRANELLI DIFFICILI DA EVITARE, tra le lingue no esiste corrispondenza letterale di alcune
parole e anche termini uguali in diverse lindue ( inglese ‘aggresive’ e tedesco ‘aggressiv’) possono avere
sfumature di significato diverso ( in tedesco ‘ostile’ in inglese ‘energica’). QUINDI UNA PAROLA TRADOTTA
ERRONEAMENTE DAL UNA LINGUA ALL’ALTRA POTREBBE FAR DUBITARE I RICERCATORI DI AVER
INDIVIDUATO LO STESSO FATTORE NELLE DUE LINGUE DIFFERENTI.
( studi hanno dimostrato una certa congruenza tra inglese, tedesco e olandese, con un’eccezione, il fattore
APERTURA)
-McCRAE E COSTA: sostengono che la struttura di personalità fondata sui BIG FIVE, sia un universale
umano! La prova a sostegno di questa tesi riguarda la traduzione del loro strumento di misurazione dei big
five ( il NEO-PI-R) in varie lingue- quando i ricercatori lavorano con tali traduzioni , i 5 fattori compaiono con
grande regolarità.
MA ESISTE ANCHE UN EVIDENTE LIMITE: il processo di traduzione potrebbe imporre determinati fattori
psicologici ai soggetti appartenenti al altre culture, in cui tale fattore potrebbe non comparire
spontaneamente- es. è possibile che le persone appartenenti a una cultura prestino poca attenzione alle
differenze individuali in termini di APERTURA fino a quando uno psicologo non chiede loro di pensare a
questa caratteristica della personalità.
Questa considerazione sottolinea l’importanza di cercare una RICERCA ALTERNATIVA: invece di tradurre
una scala da una lingua ad un’altra , si potrebbero studiare i termini nativi, le espressioni tipiche,
direttamente dalla lingua oggetto di studio.
-E’ ciò che hanno fatto DI BLAS E FORZI in uno studio in cui hanno esplorato la struttura dei termini relativi
alla personalità nella lingua italiana.Non hanno tradotto la scala, ma hanno selezionato le espressioni
direttamente dalla lingua nativa e hanno poi domandato ai soggetti di valutare se stessi in relazione a
questi termini. Hanno poi utilizzato l’analisi fattoriale per vedere se la struttura dei BIG FIVE , comune nella
lingua inglese, compariva anche nella lingua italiana.
QUESTO NON AVVENIVA: NON TUTTI I FATTORI COMPARIVANO COERENTAMENTE, solo 3 fattori erano
coerenti tra loro , l’estroversione, la gradevolezza e la scrupolosità.
- Successivamente, DE RAAD E PEADOBY: hanno analizzato i termini relativi ai tratti in 11 lingue e hanno
concluso che i BIG THREE – L’ESTROVERSIONE, LA GRADEVOLEZZA E LA SCRUPOLOSITA’- RICORRONO IN
DIVERSE LINGUE , mentre l’universalità dell’intero modello è DISCUTIBILE, gli altri due fattori hanno una
minore validità da un punto di vista transculturale.
- La presenza di variazioni nei risultati ottenuti in diversi paesi e in diverse culture, lingue, suggerisce che
POSSONO ESISTERE FATTORI DI PERSONALITA’ UNICI, TIPICI DI PARTICOLARI CULTURE: però bisogna stare
attenti a verificare se tali fattori riflettono veri e propri tratti oppure differenze basate su atteggiamenti o
credenze.
IN CONCLUSIONE ALMENO 3 DEI FATTORI SONO SPESSO RISCONTRATI IN DIVERSE CULTURE E IN DIVERSI
GRUPPI LINGUISTICI: ciò però non significa che le varie culture considerino la NATURA UMANA NELLO
STESSO MODO.; es. nelle culture asiatiche le persone sono più sintonizzate sulla relazione dell’individuo con
la sua famiglia e con il suo gruppo sociale, piuttosto che con i tratti psicologici isolati dell’individuo.
BALI ha suggerito che all’interno di questa cultura, le persone pensano comunemente in termini del LORO
status sociale, della loro qualifica professionale, della loro collocazione all’interno della famiglia : queste
caratteristiche dell’ESSERE PERSONA sono essenziali per definire l’individuo in quella cultura, ma rivestono
un’importanza minore nella CULTURA OCCIDENTALE IMPERNIATA SUL SE’.

I BIG FIVE NEI QUESTIONARI SULLA PERSONALITA’.


Sono stati elaborati numerosi questionari per misurare i BIG FIVE:
- GOLDBERG: QUESTIONARIO BIPOLARE, già accennato prima;
-NEO-PERSONALITY INVENTORY- REVISED (NEO-PI-R)- figura 8.1

NEO-PI-R E LA SUA STRUTTURA GERARCHICA: LE SOTTODIMENSIONI.


COSTA E McCRAE hanno elaborato il NEO-PI-R ! Originariamente si erano focalizzati solo sui 3 fattori,
nevrocitismo, estroversione e apertura da qui il titolo NEO; in seguito hanno aggiunto anche i fattori
gradevolezza e scrupolosità, per conformarlo al modello dei big five.
OLTRE A MISURARE I 5 FATTORI, I DUE RICERCATORI HANNO ATTRIBUITO A OGNI TRATTO 6
SOTTODIMENSIONI, componenti più specifiche di ciascuno dei 5 fattori. (tabella 8.3)
 ogni sottodimensione , 6, è misurata con 8 item (8 x 6=48) , 48 x 5 (fattori) = 240 item totali.
Quando il NEO-PI-R viene somministrato in CONTESTI CLINICI, i soggetti indicano per ciascun item il grado
del proprio accordo o disaccordo , utilizzando una scala di valutazione da 1 a 5, molto affidabili e valide.
McCRAE E COSTA ribadiscono la necessità dell’uso di QUESTIONARI STRUTTURATI per valutare la
personalità e sono critici riguardo ai TEST PROIETTIVI E ALLE INTERVISTE CLINICHE , che considerano non
sistematiche e facilmente soggette a bias.
( N.B. nei vari metodi di misurazione cmq vi è un disaccordo nel fattore APERTURA: GOLDBERG ne
sottolinea gli aspetti di cognizione creativa e intellettuale, definendolo intelletto o immaginazione; mentre
McCRAE critica questa posizione perché la trova riduzionista)

L’INTEGRAZIONE DEI FATTORI DI EYSENCK E DI CATTELL ALL’INTERNO DEL MODELLO DEI BIG FIVE.
i fattori di personalità di Cattell e Eysenck possono essere compresi all’interno di un sistema basato sui 5
fattori? Molte prove suggeriscono una risposta affermativa: grazie anche allo strumento di misurazione
NEO-PI-R.
-EYSENCK E BIG FIVE: I superfattori ESTROVERSIONE e NEVROTICISMO si ritrovano identici nei Big Five, e il
superfattore PSICOTICISMO corrisponde a una combinazione di un basso punteggio di gradevolezza e un
basso punteggio di scrupolosità.
-CATTELL E BIG FIVE: le scale socievole, sicuro di sé, e avventuroso si collegano con le dimensioni di
ESTROVERSIONE; le scale fiducioso e idealista si collegano alla GRADEVOLEZZA ; la scala coscienzioso ,
controllato, ottimista si collegano alla SCRUPOLOSITA’; emotivo, teso e apprensivo con il NEVROTICISMO;
fantasioso e sperimentatore all’APERTURA.
 I SOSTENITORI DEI BIG FIVE SOSTENGONO CHE TALE MODELLO FORNISCE UNA STRUTTURA ESAUSTIVA
ALL’INTERNO DELLA QUALE I COSTRUTTI DI EYSENCK E CATTELL POSSONO ESSERE INTEGRATI.
- Il NEO-PI-R si relaziona in modo significativo con altre forme di misurazione, quali:
Q-SORT, MURRAY (connessione tra tratti e motivazione), RICERCA BIOLOGICA SUL TEMPERAMENTO (i
fattori possono essere riconducibili a sistemi biologici soggiacenti).
- Il NEO-PI-R è disponibile sia in forma di SELF-REPORT( DATI-S) sia di ETERO-VALUTAZIONE(DATI-O): in
diversi studi le autovalutazioni sono state confrontate con le valutazioni compiute dai pari o dal rispettivo
coniuge. McCRAE E COSTA riportano un grado di accordo per quanto riguarda le autovalutazioni rispetto
alle valutazioni dei pari o del coniuge su tutti e 5 i fattori, laddove è maggiore tra soggetto e coniuge perché
probabilmente i coniugi si conoscono più degli amici o anche perché i coniugi si confrontano molto sul tema
della personalità.

Il MODELLO TEORICO PROPOSTO PER I BIG FIVE.


I costrutti che caratterizzano le persone assumono FORME DIVERSE: alcuni termini sono mere etichette
descrittive, definiscono il modo in cui la persona tende a comportarsi; altri termini si riferiscono alle
proprietà psicologiche che si ritiene una persona possieda, illustrano le strutture mentali o i processi che
sono causa del comportamento di una persona. C’è quindi UNA DISTINZIONE tra COSTRUTTI CAUSALI e
COSTRUTTI DESCRITTIVI: es. l’essere attraente è un’etichetta descrittiva , non una struttura biologica che
esercita un’influenza causale.
- Molti psicologi dei tratti vedono i FATTORI DEI BIG FIVE come ETICHETTE DESCRITTIVE.
Tuttavia negli anni 90 McCRAE E COSTA hanno denominato la loro idea TEORIA DEI 5 FATTORI: questa
teoria sostiene che i 5 tratti primari siano più di una semplice descrizione dei modi in cui le persone
differiscono tra loro. I TRATTI SONO CONSIDERATI STRUTTURE PSICOLOGICHE CHE CIASCUNA PERSONA
POSSIEDE A LIVELLI DIFFERENTI ( nello stesso modo in cui ogni persona possiede livelli differenti di una
dimensione come l’altezza)  L’IDEA E’ CHE TALI TRATTI INFLUENZINO CAUSALMENTE LO SVILUPPO
PSICOLOGICO DI CIASCUN INDIVIDUO, CHE I 5 FATTORI RAPPRESENTINO TENDENZE DISPOSIZIONALI
POSSEDUTE UNIVERSALMENTE , DA TUTTI GLI INDIVIDUI.

McCrae e Costa propongono l’idea che i 5 FATTORI ABBIANO UNA BASE BIOLOGICA: le differenze
comportamentali connesse con i 5 fattori sono determinate da influenze genetiche sulle strutture neurali e
sulla chimica del cervello. In realtà, i due ricercatori, sostengono che la base biologica connessa ai fattoi è
così forte che le 5 tendenze disposizionali non vengono influenzate direttamente dall’ambiente, sono
indipendenti dalle influenze ambientali.
Questa posizione illustra una classica questione in campo psicologico, la questione della contrapposizione
tra NATURA E CULTURA: la teoria di McCrae e Costa è forse la posizione più autorevole a favore della
NATURA, ossia l’affermazione più autorevole dell’idea che la COMPONENTE BIOLOGICA EREDITATA
(NATURA) DETERMINI LA PERSONALITA’ E CHE L’ESPERIENZA SOCIALE (CULTURA) ESERCITI UNO SCARSO
EFFETTO.

La seconda caratteristica della TEORIA DEI 5 FATTORI è l’affermazione secondo cui i TRATTI NON SONO
SEMPLICI DESCRIZIONI MA SONO STRUTTURE CAUSALI, i 5 fattori sono la materia prima universale della
personalità.

EPPURE TALE MODELLO LASCIA APERTE TANTE DOMANDE: 3 PUNTI SEMBRANO PROBLEMATICI.
1. COME CONNETTERE LE STRUTTURE DELLA PERSONALITA’ AI PROCESSI DELLA PERSONALITA’:nella visione
di McCrae e Costa questi sono dettagli che devono essere completati da altre teorie ; in generale i teorici
della personalità connettono le STRUTTURE ai PROCESSI chiarendo nel dettaglio i meccanismi che
compongono le strutture psicologiche e quindi spiegando come questi meccanismi guidano i processi della
personalità ( es. PSICOANALISTI: ipotizzano che i meccanismi dell’Es implicano la presenza di pulsioni
inconsce e quindi spiegano come tali forze influenzano il comportamento osservabile).
CIO’ NON VIENE SPIEGATO NELLA TEORIA DEI 5 FATTORI.
2. L’IDEA CHE I TRATTI NON SONO INFLUENZATI DA FATTORI SOCIALI: i risultati delle ricerche
contraddicono questa idea- TWENGE ha affermato che cambiamenti culturali nel corso del XX secolo
potrebbero aver apportato dei cambiamenti nella personalità. Negli USA, ad esempio, rispetto agli anni 50,
negli anni 90 le persone hanno sperimentato tassi più elevati di divorzio, livelli di criminalità più alti,
dimensioni della famiglia inferiori; tali cambiamento socioculturali secondo TWENGE sono associati a
LIVELLI SUPERIORI DI ANSIA negli anni 90 rispetto agli anni 50. Questi cambiamenti di carattere storico,
contraddicono l’ipotesi che i tratti non siano influenzati da fattori sociali.
3. LA TEORIA AFFERMA CHE TUTTI I FATTORI SONO POSSEDUTI DA TUTTI GLI INDIVIDUI, negli individui varia
solo il GRADO del tratto, ma tutti lo possiedono in misura diversa. Ma le analisi statistiche, che studiano
popolazioni, non sono in grado di dimostrare che ogni individuo possiede tutti i fattori, sono efficaci sono
nel riassumere le differenze le differenze individuali nella popolazione.
BORSBOOM, MELLENBERGH E VAN HEERDEN: sottolineano il fatto che l’analisi delle popolazioni e dei
singoli individui sono due cose TOTALEMNTE DIFFERENTI, loro dicono che se si vuole sapere cosa accade in
una persona, bisogna studiare quella persona. I termini che riassumono le differenze tra le persone, non
possono essere assunti per descrivere qualità di ogni singola persona.
Al momento poche persone hanno tentato di trovare la struttura dei 5 fattori a livello individuale ( magari
effettuando analisi fattoriali dei punteggi degli individui uno per volta).
Per la maggior parte dei teorici i 5 fattori non risolvono le questioni a cui si sono interessati FREUD e
ROGERS e altri teorici di cui si parlerà: identificare strutture di personalità nella mente del singolo individuo
che spiegano le sue esperienze e le sue azioni.
LA CRESCITA E LO SVILUPPO.
I punteggi dei soggetti la cui personalità viene misurata con i Big Five cambiano in modo sistematico con
l’aumentare degli anni? O restano stabili nel corso della vita adulta?
Il modo migliore per rispondere a queste domande è studiare le persone nel corso di un lungo asse
temporale, e di somministrare le medesime misure di personalità in diversi momenti. In questo modo, si è
riscontrata una NOTEVOLE STABILITA’.
Ciò però non significa che nessun singolo individuo ( che potrebbe distaccarsi dalla media del gruppo)
cambi o che non vi siano cambiamenti nella personalità degli individui:
- adulti di età avanzata hanno un punteggio inferiore ai tratti di nevroticismo , estroversione, apertura, e
più elevata per gradevolezza e scrupolosità rispetto agli adolescenti e ai giovani adulti;
- gli adolescenti hanno un livello superiore di ansietà e di preoccupazione relative all’autoaccettazione e
all’autostima, con un livello più elevato di nevroticismo e tendono apassare più tempo al telefono e in
attività sociali con gli amici , con un livello più elevato di estroversione, e sono più aperti a tutti i generi di
esperienze e di sperimentazione , con un livello più alto di apertura, ma sono anche più critici ed esigenti
nei confronti degli altri e della società, con un livello più basso di gradevolezza, e meno coscienziosi e
responsabili in confronto a quanto gli altri (genitori, insegnanti) si aseptterebbero da loro, con un livello più
basso di scrupolosità.
Ciononostante questi risultati AMBIGUI perché le differenze osservate possono riflettere non cambiamenti
relativi all’età , ma a differenze generazionali, al crescere in periodi storici diversi. LE DIFFERENZE
POTREBBERO ESSERE DOVUTE A FATTORI STORICI PIUTTOSTO CHE A FATTORI RELATIVI ALL’ETA’: COSTA E
MCCRAE si sono concentrati su questo aspetto.
-Loro hanno studiato le differenze relative all’età in un’ampia gamma di culture riferendosi in particolare
alla scrupolosità: le persone tendevano a diventare più coscienziose con l’età, in ogni cultura , le quali
differiscono in termini di condizioni politiche, economiche, appunto culturali.
 LORO QUINDI SOSTENGONO CHE I CAMBIAMENTI NEI LIVELLI DEI TRATTI DI PERSONALITA’ NON SONO
CONNESSI ALLE ESPERIENZE NEL CORSO DELLA VITA DELL’INDIVIDUO.

EPPURE altri ricercatori hanno fornito prove che suggeriscono che per i FATTORI SOCIALI, vi sia un grado di
cambiamento in qualche misura superiore.
-RAVENNA HELSON- ha studiato per un periodo lungo di tempo, un gruppo di donne residenti nella
California settentrionale. Le donne inizialmente erano state studiate nel 1960, quando erano studentesse
degli ultimi anni dell’uni- quarant’anni dopo quando le donne avevano 61 anni circa, sono state fatte altre
misure. Furono riscontrate prove di mutamenti nel corso della loro vita adulta (es. orientamento
normativo, i punteggi aumentavano in corrispondenza dell’aumentare dell’età ).
I cambiamenti nella personalità delle donne erano correlati a un fattore socioculturale: IL MOVIMENTO
FEMMINISTA, che aveva proposto nuove idee relative al genere e al posto occupato dalle donne nella
società ( per coloro le quali era importante il movimento e le sue idee, avevano punteggi alti in:
autoaccettazione, dominanza, fiduciose in se stesse, empatiche).
- SRIVASTAVA, JOHN, GOSLING, POTTER: hanno condotto una ricerca in internet, somministrando a molte
persone, di qualsiasi età, un test sui 5 fattori  ha rilevato cambiamenti legati al fattore età.
GLI AUTORI SOSTENGONO CHE TALI RISULTATI CONTRADDICONO L’ETICHETTA DI BIOLOGISMO CHE E’
STATA ATTRIBUITA ALLA TEORIA DEI 5 FATTORI, contraddicono l’idea che i livelli dei tratti siano
interamente ereditati e non vengano per nulla influenzati dalle esperienze sociali.
-CRAMER: utilizzare meccanismi difensivi diversi (capitolo 3) sia predittivo di cambiamenti nei tratti dei big
five. L’uso di meccanismi di difesa nella prima età adulta fosse predittivo di cambiamenti nei tratti di
personalità nell’età adulta avanzata: una difesa come la negazione, predice un livello superiore di
nevrocitismo negli anni successivi.
 ANCHE SE I PUNTEGGI RELATIVI AI TRATTI SONO RELATIVAMENTE STABILI NEL TEMPO, E’ COMPROVATO
CHE POSSONO CAMBIARE IN MANIERA SIGNIFICATIVA.

I DATI INIZIALI RELATIVI ALL’INFANZIA E ALL’ADOLESCENZA.


Ma cosa avviene nei primi stadi dello sviluppo?
Molte ricerche hanno analizzato le connessioni tra il TEMPERAMENTO INFANTILE, LA PERSONALITA’ DEL
BAMBINO E I BIG FIVE DURANTE L’ETA’ ADULTA: si può suggerire che le prime caratteristiche
temperamentali maturano e diventano nell’età adulta le dimensioni che conosciamo come l’estroversione
o il nevroticismo. Tuttavia, i processi attraverso cui questo sviluppo avviene non sono ancora stati studiati
esaustivamente.
- UN RISULTATO INTERESSANTE: la struttura della personalità sembra essere più complessa e meno
integrata nell’età infantile che nell’età adulta; invece dei 5 fattori, negli USA sono stati ritrovati 7 fattori
legati alla personalità infantile( ESTROVERSIONE era attività e socialità\ NEVROTICISMO era irritabilità e
timore). Ciò suggerisce che l’espressione della personalità può cambiare nel corso dello sviluppo;
nell’adolescenza , dimensioni inizialmente separate si fondo insieme per dar vita alle dimensioni di
personalità più integrate proprie della vita adulta.

STABILITA’ E CAMBIAMENTO NELLA PERSONALITA’.


-La personalità è più stabile in brevi lassi temporali, piuttosto che in periodi lunghi;
-E’ più stabile nell’età adulta che nell’infanzia;
-benchè alcuni dati confermino una generale stabilità dei tratti, emergono differenze individuali di stabilità;
-il limite dell’influenza ambientale sul cambiamento deve essere ancora determinato, alcuni pensano che lo
sviluppo della personalità è continuo e in gran parte biologicamente determinato.

FORSE NE ABBIAMO TRALASCIATO UNO? IL MODELLO A 6 FATTORI!


Una grande mole di dati, hanno suggerito che gli psicologi dei tratti “avevano tralasciato” un fattore.
Per cogliere a livello intuitivo questo fattore, prendiamo in considerazione 2 casi ipotetici:
1. Un manager di un’azienda, intelligente, estroverso, che lavora sodo, simpatico nei rapporti
interpersonali;
2. Una manager di un’azienda , intelligente, estroverso, che lavora sodo, simpatico nei rapporti
interpersonali, che è coinvolto in pratiche lavorative illegali, e afferma il falso sulla situazione finanziaria
della sua compagnia.
Queste due persone sono diverse tra loro, ma le differenze non emergono dal modello dei 5 fattori:
possono essere simili in termine di OCEAN ma diversi per un altro aspetto  L’ONESTA’ \ UMILTA’.
Ma questa questione esiste anche a livello scientifico? O solo a livello intuitivo?
In aggiunta ai 5 fattori vi è effettivamente un SESTO FATTORE DELL’ONESTA’\UMILTA’.
Il MODELLO DEI 6 FATTORI, rappresenta un nuovo sviluppo nell’ambito della psicologia dei tratti, ma non è
stato ancora pienamente incorporato né a livello della teoria , né a livello della ricerca applicata.
* PROBABILMENTE ANCHE ALTRI TRATTI SONO STATI TRASCURATI: de raad HA NOTATO COME UASI TUTTI
GLI STUDI RELATIVI AI BIG FIVE, si siano concentrati sugli AGGETTIVI, ma che lo studio di SOSTANTIVI E
VERBI possa veicolare informazioni aggiuntive sulle persone ( potrebbero esserci 8 fattori).

APPLICAZIONI DEL MODELLO DEI BIG FIVE.


Uno dei grandi punti di forza dei Big Five consiste nel fatto che fornisce agli psicologi uno strumento che
può essere utilizzato per risolvere problemi pratici.
- Per coloro che studiano il COMPORTAMENTO PROFESSIONALE , le variazioni nei tratti di personalità
possono essere predittive del genere di carriera che le persone scelgono e di come svolgeranno tali
professioni (prestazione lavorativa): secondo il big five, gli individui con alto livello di estroversione
dovrebbero preferire\eccellere nei lavori sociali e nelle libere professioni; le persone con un alto livello di
apertura , dovrebbero preferire \eccellere nei lavori artistici e nelle occupazioni investigative come il
giornalista;
- Un’altra area applicativa è la SALUTE: uno studio longitudinale indica che le persone COSCIENZIOSE
possono vivere più a lungo. Un campione ampio di soggetti è stato seguito dall’infanzia all’età anziana, in
un periodo di 70 anni, da diverse generazioni di ricercatori che hanno esaminato le cause della morte dei
soggetti – gli adulti che erano stati bambini coscienziosi vivevano più a lungi. Ma perché?
I ricercatori scartano la possibilità che la causa sia variabili ambientali; le persone meno scrupolose nel
corso della vita correvano il rischio di venire coinvolte in incidenti, e in situazioni pericolose; le persone
scrupolose avevano minori probabilità di diventare fumatori o bevitori.
OLTRE AD AVERE MINORE TENDENZA A BERE E A FUMARE ESAGERATAMENTE, LE PERSONE SCRUPOLOSE SI
DEDICANO CON PIU’ PROBABILITA’ REGOLARMENTE ALL’ESERCIZIO FISICO, SEGUONO UNA DIETA
BILANCIATA, SI SOTTOPONGONO A CONTROLLI E A ESAMI MEDICI CON REGOLARITA’, CERCANO DI
DIFENDERSI DALL’INQUINAMENTO AMBIENTALE.
-I teorici inoltre credono che il modello dei big five, possa fornire informazioni relative alla DIAGNOSI
CLINICA E AL TRATTAMENTO: secondo questi teorici , molti tipi di comportamento patologico sono una
versione esagerata di normali tratti di personalità; molte forme di psicopatologia sono viste in CONTINUUM
con la personalità normale, piuttosto che come una categoria distinta rispetto al normale. (es. una
personalità compulsiva può essere il risultato di livelli estremi sia di scrupolosità, sia di nevroticismo)
- Questo modello è stato proposto anche per la SCELTA E LA PIANIFICAZIONE degli INTERVENTI
PSICOLOGICI: conoscendo la personalità del paziente, il terapeuta avrebbe più facilità a prevedere i
problemi e a pianificare il corso del trattamento; può aiutare a scegliere la forma di terapia ottimale per il
paziente. ( alcune persone hanno bisogno di stare sdraiate su un lettino e parlare della loro madre; la mia
‘terapia’ è allenarmi in palestra).
 Questo modello ha dimostrato di prestarsi a numerose e preziose applicazioni in differenti aree della
psicologia: non ha dato origine a specifici metodi terapeutici per aiutare le persone a cambiare.

IL CASO DI JIM

LA CONTROVERSIA PERSONA-SITUAZIONE.
Consideriamo un attimo le nostre esperienze. Siamo coerentemente estroversi? O a volte siamo persone
estroverse e , in altri momenti, timide e inibite?
A partire dagli anni 60 vari autori si sono domandati se vi sia sufficiente coerenza nel comportamento da
sostenere l’idea del concetto di tratto ( regolarità nel comportamento di un individuo) come elemento
cardine di una teoria della personalità. Il più autorevole tra questi autori è WALTER MISCHEL, il cui libro
PERSONALITY AND ASSESSMENT, ha influenzato il settore.
Mischel afferma che il COMPORTAMENTO DELLE PERSONE CAMBIA SPESSO O MANCA DI COERENZA TRA LE
VARIE SITUAZIONI; questa incoerenza , riflette una capacità umana fondamentale: quella di distinguere i
diversi contesti e di modificare le proprie azioni in funzione delle diverse opportunità, dei diversi vincoli,
delle diverse regole e norme.
Negli anni 70-80 , il dibattito relativo a tali questioni, noto come CONTROVERSIA PERSONA-SITUAZIONE, ha
dominato gran parte di questo ambito.
Per considerare la MAGGIORE O MINORE COERENZA dei tratti, occorre considerare due aspetti:
1. LA STABILITA’ LONGITUDINALE: si valuta se in una persona un punteggio alto su un tratto sarà sempre
alto anche se misurato in un altro momento;
2. COERENZA TRANSITUAZIONALE: si rivela se in una persona un punteggio alto su un tratto sarà sempre
alto anche se misurato in altre situazioni o contesti.
I TEORICI DEI TRATTI DICONO CHE UN TRATTO SARA’ STABILI SIA IN MOMENTI DIVERSI CHE IN SITUAZIONI
DIVERSE; ma tutti gli altri, non la pensano come loro!

LA STABILITA’ LONGITUDINALE.
La COERENZA LONGITUDINALE esiste almeno in 3 forme:
1. Se si confrontano DIVERSE FASCE D’ETA’ , per esempio soggetti di 30 anni e di 50 anni, si rilevano
differenze limitate, aspetto enfatizzato da McCrae e Costa;
2. Se ci si interroga circa la stabilità longitudinale tra le persone , per esempio se x è più estroverso di y
quando entrambi hanno 30 anni, x sarà più estroverso di y anche a 40 anni? ; si possono ancora trovare
prove di stabilità, prove che emergono non solo con le autovalutazioni ma anche con le etero-valutazioni.
3. Esistono prove della stabilità longitudinale di comportamenti specifici relativi ad un tratto, per esempio
se studiamo la scrupolosità, potremmo valutare la puntualità degli studenti alle lezioni o se prendono
appunti durante i corsi; studiano questi comportamenti in diversi momenti: esaminano se gli studenti che si
presentano puntuali alle lezioni e prendono buoni appunti si comportano allo stesso modo anche alla fine
del semestre – hanno riscontrato solide prove a sostegno della stabilità longitudinale.
PERCHE’ DOVREBBE ESSERCI UNA STABILITA’ LONGITUDINALE NEI TRATTI?
Forse per la possibilità che i fattori biologici geneticamente determinati influenzino i tratti di personalità;
dal momento che le strutture biologiche sono relativamente stabili nel tempo, ANCHE I TRATTI
DOVREBBERO ESSERLO.
Ma i teorici della personalità hanno messo in rilievo il fatto che i fattori ambientali contribuiscono alla
stabilità longitudinale: le persone selezionano e modellano il loro ambiente in modo da rinforzare i propri
tratti – un estroverso non aspetta semplicemente che una situazione si verifichi, ma ne va in cerca.

LA COERENZA TRANSITUAZIONALE.
Bisogna considerare una serie di questioni prima di interpretare i risultati:
1. Una questione è definire se una persona si sia comportata, in varie situazioni, in una maniera definibile
‘coerente’ o ‘incoerente’; chiaramente non ci si aspetta di trovare dimostrazioni di aggressività in una
cerimonia religiosa. La teoria dei tratti, però, sostiene che la DIMOSTRAZIONE DELLA COERENZA deve
emergere in una serie di situazioni in cui molti comportamenti diversi sono considerati ESPRESSIONE DELLO
STESSO TRATTO.
2. Un’altra questione riguarda la ricerca metodologica.
E’ difficile trovare coerenza in comportamenti specifici adottati in situazioni specifiche , perché le singole
misure di comportamenti contengono sostanziali ERRORI DI MISURAZIONE.
Per capire il concetto di errore di misurazione, prendiamo in considerazione due esami, test a scelta
multipla, stilati dal professore per valutare gli studenti: uno di 50 domande ed uno di 5 domande, tutte
domande che riassumono perfettamente il materiale dell’esame. Il secondo ovviamente non consente una
stima accurata della conoscenza del candidato all’esame del materiale del corso.
Gli psicologici usano la nozione di ERRORE DI MISURAZIONE, per indicare che TEST PIU’ BREVI SONO PIU’
INFICIATI DA ERRORI CASUALI CHE NON HANNO NIENTE A CHE VEDERE CON IL VERO PUNTEGGIO DEL
SOGGETTO.
-L’errore di misurazione è importante per la teoria dei tratti, poiché quando si indaga la coerenza dei tratti,
occorre assicurarsi che le misure dei tratti contengano un errore di misurazione minimo.
SEYMOUR EPSTEIN: afferma che la ricerca nell’ambito della psicologia della personalità è stata falsata
troppo a lungo da errori di misurazione- es. test composti da un unico item.
Da qui capiamo anche perché gli psicologi amano usare i QUESTIONARI, perché si cade meno in errore.
CHE COSA ACCADE ALLORA SE TENIAMO CONTO DI QUESTE CONSIDERAZIONI E SI VA A MISURARE LA
COERENZA DI UN COMPORTAMENTO COLLEGATO AD UN TRATTO?
MISCHEL E PEAKE: studio sulla coerenza di comportamenti collegati alla scrupolosità tra studenti
universitari.
- hanno domandato agli studenti di indicare quei comportamenti che rappresentano il tratto della
scrupolosità nel contesto universitario es. prendere appunti;
-hanno risolto il problema dell’errore di misurazione misurando il comportamento in numerose occasioni;
-I risultati hanno generato prove di stabilità longitudinale dei comportamenti collegati a un tratto.
 Le persone che avevano un punteggio alto di scrupolosità, in un determinato momento del semestre,
continuavano a comportarsi in maniera scrupolosa per tutto il resto del semestre.
Tuttavia, i LIVELLI DI COERENZA TRANSITUAZIONALI ERANO BASSI: gli studenti rivelatisi coscienziosi in un
contesto es. prendevano ottimi appunti delle lezioni , non erano affatto scrupolosi in altri contesti es. la
loro camera era disordinatissima!

LA VARIABILITA’ TRANSITUAZIONALE NEL COMPORTAMENTO ASSOCIATO AD UN TRATTO.


Perché gli psicologi dei tratti sono interessati sollo al livello medio in cui gli individui possiedono un dato
tratto di personalità?
Anche se assumiamo che le persone in media sono diverse nel mostrare un comportamento collegato ad
un tratto , è possibile comunque che esista un’estrema variabilità attorno alla media.
Sono stati elaborati dei METODI per descrivere queste variazioni attorno alla media .
FLEESON: egli ha domandato ai partecipanti di registrare i loro pensieri e le loro emozioni del momento
alcune volte al giorno , per un certo numero di giorni (es. nell’ultima ora , quanto l’aggettivo loquace ti
descrive?). Ponendo più volte questi tipi di domande , per un certo numero di giorni, si ottine una vasta
gamma di informazioni per ogni persona: non solo si può determinare il livello medio di un dato
comportamento, ma quanto il comportamento della persona varia intorno alla media.
Esistono 2 tipi di risultati in questo tipo di ricerche:
-da un lato non emergerà una grande variabilità ( in tutti i momenti il tratto è sempre allo stesso livello);
-dall’altro vi potrà essere molta variabilità (livelli alti in alcune occasioni, livelli bassi in altri momenti);
QUANTA VARIABILITA’ DUNQUE ESISTE NEI COMPORTAMENTI COLLEGATI AI TRATTI?
Moltissima: le persone si distinguono per il loro livello medio di comportamento. Ma questa è solo una
parte della questione; adattandosi alle diverse sfide della vita di tutti i giorni, le persone variano il loro
comportamento in maniera considerevole, e tali variazioni non sono descritte, o spiegate, dai tratti.
Cosa possiamo concludere alla luce di questi risultati sulla variabilità e sulla coerenza della personalità?
-Da una parte si può affermare che esiste stabilità nel tempo e coerenza nelle varie situazioni, sufficiente ad
escludere l’idea che il comportamento delle persone sia determinato del tutto dalle influenze ambientali;
non c’è dubbio che le persone mostrano diversi stili emotivi\comportamentali che sono coerenti nel tempo
e nelle diverse situazioni;
-Una posizione alternativa :tutti gli psicologi concorderanno col fatto che la coerenza transituazionale dei
comportamenti collegati a tratti più ampi non è forte: non è possibile predire le variazioni comportamentali
a partire dai tratti globali. Ma allora perché usare i costrutti in una teoria che per certo non predicono le
variano comportamentali ? Inoltre, sempre in questa posizione alternativa, si afferma che le persone
variano strategicamente il loro comportamento per soddisfare i propri bisogni e raggiungere i propri
obiettivi (es. una persona poco coscienziosa, in prossimità di un esame difficile, studia anche se non è una
cosa che fa di solito).
BRYAN LITTLE: usa l’espressione ‘tratti liberi’ per riferirsi a questa capacità di mostrare qualità relative ai
tratti di personalità che si discostano dal comportamento tipico dell’individuo. I costrutti dei tratti, però,
non descrivono né spiegano le variazioni nelle azioni; per molti psicologi questo significa che sono necessari
altri tipi di costrutti psicologici , qualcosa che vada oltre le semplici variabili di personalità.

LA VALUTAZIONE CRITICA.
Non esiste una singola teoria dei tratti, per cui la valutazione è un po’ più complessa.

L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: LA BANCA DATI.


-Un solido fondamento di DATI SCIENTIFICI, qui la teoria dei tratti eccelle: hanno utilizzato analisi statistiche
, invece di interpretazioni soggettive, interviste cliniche.
-Ma i dati non sono solo oggettivi, sono anche DIVERSIFICATI: sono tanti e diversi ( differente età, etnia,
società;
-Comprende anche forme di misurazione diverse dai self-report: i self-report devono essere completati da
altre forme di raccolta delle informazioni, come resoconti degli osservatori, misure di eventi oggettivi della
vita, indici fisiologici dei sistemi neurologici e biochimici che sottendono i diversi tratti;
-LA QUALITA’ DELLA BANCA DATI SCIENTIFICA DELLA TEORIA DEI TRATTI E’ DI GRAN LUNGA SUPERIORE A
QUELLA DELLE TEORIE FENOMENOLOGICHE E PSICODINAMICHE;
-Un suo LIMITE: scarso utilizzo dei metodi utilizzati dai teorici clinici, non si coglie nulla sulle dinamiche
psicologiche interiori delle persone .  qualcuno infatti dice che l’analisi dei tratti da sola porta a ‘una
psicologia dell’estraneo’ , senza informazioni approfondite prodotte dallo studio dettagliato di un caso
clinico.

LA TEORIA: SISTEMATICA?
I diversi elementi risultano collegati in maniera sistematica?
Per alcuni la risposta è affermativa; Cattell ha fornito conclusioni altamente sistematiche sulla personalità (
ruoli, stati, processi motivazionali, anche se questi ultimi hanno avuto un impatto ridotto sulla psicologica
contemporanea); Eysenck ponendo i tratti in relazione ai meccanismi biologici ha fornito un modo per
connettere strutture ai processi , ma ad eccezione dell’estroversione, non ha fornito prove.
Quando consideriamo le teorie dei tratti più recenti, ritroviamo un grado ridotto di sistematicità: McCrae e
Costa dicono che la loro teoria non chiarisce i processi dinamici attraverso i quali i tratti influenzano
l’esperienza e il comportamento.

LA TEORIA: VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


Sviluppano una teoria che può essere TESTATA OGGETTIVAMENTE, è altamente verificabile
sperimentalmente. Le loro idee inoltre sono sempre aperte alla confutazione, alla valutazione empirica
oggettiva, a verifiche empiriche ( questo perché hanno affermato le loro idee con chiarezza degna di nota).

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
-Per certi aspetti, le teorie dei tratti sono ESAUSTIVE: hanno concentrato le loro energie nel compito di
misurare le differenze individuali e di identificare una tassonomia esaustiva dei tratti!
-Eppure per altri aspetti, le teorie dei tratti non sono comprensive come dovrebbero: hanno poco da dire
circa le dinamiche consce e inconsce che interessavano Freud, le esperienze fenomenologiche che
appassionavano Rogers, il ruolo della sessualità, e tante altre tematiche.
Inoltre, mancano di comprensività in due altri modi: assenza di analisi dei PROCESSI DINAMICI di
personalità e mancanza di attenzione nei confronti dell’individuo ( a parte Allport) , i teorici si sono
concentrati più sulle differenze che sulla vita mentale dell’individuo.

LE APPLICAZIONI.
Ciò che le teorie dei tratti effettivamente forniscono sono gli strumenti di previsione delle differenze tra gli
individui nelle manifestazioni psicologiche: l’uso di queste misure attesta la sua utilità da un punto di vista
applicativo.
Tuttavia, altri teorici, vorrebbero qualcosa in più: un approccio terapeutico ad esempio può essere
un’applicazione di una data teoria( Freud e Rogi). LA TEORIA DEI TRATTI E’ UN SISTEMA TEORICO CHE NON
HA PRODOTTO TERAPIE FINALIZZATE AL CAMBIAMENTO PSICOLOGICO, i teorici dei tratti affermano che
non è parte del loro ambito di lavoro, le teorie dei tratti hanno come oggetto di studio le differenze
individuali non il cambiamento psicologico, quindi potrebbe non essere giusto valutare tali teorie
negativamente sulla base del loro fallimento nel fornire nuove forme di terapia.

CAPITOLO 9.
LE BASI BIOLOGICHE DELLA PERSONALITA’.
Per secoli gli esseri umani hanno cercato di capire la relazione tra il corpo e la mente, tra la costituzione e la
personalità, e a partire da GALTON che ha contrapposto la natura (eredità) alla cultura (ambiente), gli
psicologi si sono interessati alla relazione fra questi due concetti.

Alcuni scienziati giungono per caso ai loro risultati: la storia della mela caduta sulla testa di Newton è un
esempio.
Anche la comprensione delle basi biologiche della personalità ha tratto grande beneficio da EVENTI
ACCIDENTALI: caso più famoso è quello di PHINEAS GAGE , il quale in un incidente aveva perso
simultaneamente MATERIA CEREBRALE DEL LOBO FRONTALE e DETERMINATE CARATTERISTICHE DELLA
PERSONALITA’ – ciò suggerisce l’esistenza di interconnessioni tra il funzionamento del cervello e il
funzionamento della personalità, il fatto che queste due perdite si siano verificate allo stesso tempo non è
un caso.
Qui ci concentriamo su una serie di risultati scientifici, che però non sono stati conseguiti sulla base di
un’unica teoria: sono una mole di informazioni e conoscenze che tutti i teorici della personalità devono
prendere in considerazione.

IL TEMPERAMENTO: LE CONCEZIONI PASSATE E PRESENTI DELLA RELAZIONE TRA MENTE E COPRO.


Che cos’è il temperamento? Generalmente gli psicologici usano questo termine per riferirsi alle differenze
individuali relative all’umore o alle caratteristiche della risposta emotiva; si ritiene che le differenze di
temperamento siano in gran parte EREDITARIE e di ORIGINE BIOLOGICA.
Chiaramente, molti aspetti della personalità non hanno il loro fondamento nei fattori biologici ereditari,
acquisiscono abilità sociali, il concetto di sé, obiettivi personali da perseguire nella vita attraverso
l’INTERAZIONE CON IL MONDO.
 Definiamo con il termine TEMPERAMENTO le differenze individuali relative alla QUALITA’ EMOTIVA che
compaiono precocemente, rimangono relativamente stabili , sono ereditate e hanno il loro fondamento nei
processi biologici.

BOX :EMOZIONI E TRATTI – QUANTO SI ASSOMIGLIANO L’UOMO E GLI ALTRI ANIMALI? PAG. 361

COSTITUZIONE E TEMPERAMENTO: LE PRIME CONCEZIONI.


Sin dall’antichità gli studiosi hanno indagato la possibilità che le differenze psicologiche tra le persone
abbiano basi biologiche:
-ANTICA GRECIA: Ippocrate e Galeno  i 4 elementi della natura aria, terra, fuoco e acqua, erano
rappresentati nel corpo umano da 4 umori (fluidi corporei) sangue, bile nera, bile gialla e flemma , ognuno
dei quali corrispondeva a un temperamento, sanguigno, melanconico, collerico, flemmatico.
Le differenze di temperamento sarebbero risalite alla predominanza nell’individuo dell’uno o dell’altro dei 4
umori; allo stesso modo, le malattie corrispondevano all’eccesso nella persona dell’uno o dell’altro umore
es. tanta bile nera- depressione.
-KANT: era convinto che fossero i cambiamenti nel sangue, invece che dei fluidi corporei, a determinare le
variazioni del temperamento ;
-FRANZ JOSEPH GALL: è il fondatore della FRENOLOGIA, teoria che tenta di individuare le aree del cervello
responsabili dei diversi aspetti del funzionamento emotivo e comportamentale. Eseguiva indagini POST
MORTEM sul cervello e cercava di collegare le differenze del tessuto cerebrale alle capacità della persona ,
le caratteristiche, le sue inclinazioni , prima della morte. ERA UN SERIO TENTATIVO DI LOCALIZZARE GLI
ASPETTI DELLA PERSONALITA’ IN PARTI SPECIFICHE DEL CERVELLO.
Successivamente, la frenologia venne discreditata: la ricerca contemporanea afferma che il cervello non
lavora con AREE LOCALIZZATE di cervello responsabili di un tipo di comportamento o pensiero, piuttosto le
azioni e i pensieri più complessi sono il risultato dell’azione SINCRONIZZATA di DIVERSE REGIONI
CEREBRALI INTERCONNESSE.
- DARWIN E MENDEL: ( l’origine delle specie\ l’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali \ saggio
sugli ibridi vegetali), Darwin preannuncia lo sviluppo della PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA
CONTEMPORANEA , il lavoro di Mendel rappresenta il fondamento della MODERNA GENETICA.
-FRANCIS GALTON: cugino di Darwin, ha esplorato le basi ereditarie delle differenze individuali sia nella
personalità sia nell’intelligenza, così facendo ha innescato la CONTROVERSIA ‘NATURA-CULTURA’ ;
-EMIL KRAEPELIN: psichiatra, rivale di Freud, tentò una classificazione dei disturbi mentali ritenuti in gran
parte ereditari
-ERNST KRETSCHMER: psichiatra tedesco , ha studiato il collegamento tra i tipi corporei e la personalità. I
tipi corporei sono:
PICNICO- grassoccio, fisico tondeggiante;
ATLETICO- muscoloso, fisico vigoroso;
ASTENICO- debole, fisico asciutto;
Questi tipi differivano relativamente all’incidenza di disturbi psichiatrici:
Primo era associato al DISTURBO MANIACO-DEPRESSIVO;
Terzo era associato alla SCHIZOFRENIA ;
Ipotizzò anche una relazione tra il FISICO e la PERSONALITA’ NORMALE:
PICNICO – ESTROVERSIONE;
ASTENICO- INTROVERSIONE;
-WILLIAM SHELDON: indicò 3 dimensioni di fisico che corrispondono a quelle indicate da KRETSCHMER :
ENDOMORFO-morbido e rotondo;
MESOMORFO-duro e rettangolare, muscoloso
ECTOMORFO- lineare, fragile , magro, poco muscoloso
anche lui ipotizzò che il fisico determinasse il temperamento;
- PAVOLOV: ha esaminato il modo in cui il sistema nervoso degli organismi viene modificato dall’esperienza.

COSTITUZIONE E TEMPERAMENTO: GLI STUDI LONGITUDINALI.


Gli studi condotti in passato sul temperamento non denunciano solo limiti concettuali ma anche limiti
metodologici: es. una caratteristica del temperamento è che è presente dall’inizio della vita ed è
relativamente stabile nel corso del tempo - ma nessuno ha preso in esame bambini, o si è occupato di
ricerche longitudinali, in un arco di tempo prolungato, per sostenere questa idea.
-THOMAS E CHESS: New York Longitudinal Study (NYLS) , così si chiama lo studio.
Questi ricercatori hanno seguito un gruppo di oltre 100 bambini dalla nascita all’adolescenza, utilizzando i
resoconti dei genitori circa le reazioni dei bambini a una serie di situazioni, allo scopo di definire le
VARIAZIONI TEMPERAMENTALI nei piccoli. Sulla base delle valutazioni di caratteristiche come il livello di
attività, l’umore generale, la durata dell’attenzione, e la perseveranza, i ricercatori hanno individuato 3 tipi
di TEMPERAMENTO INFANTILE:
1. EASY BABIES – bambini allegri e adattabili;
2. DIFFICULT BABIES – negativi e poco adattabili;
3. SLOW-TO-WARM-UP BABIES (lenti)- scara reattività e risposte moderate;
Questo studio evidenziò un LEGAME TRA QUESTE INZIALI DIFFERENZE DI TEMPERAMENTO e le
CARATTERISTICHE SUCCESSIVE DELLA PERSONALITA’: es. bambini difficili incontravano più spesso difficoltà
di adattamento.
INOLTRE, Thomas e Chess affermarono che un determinato AMBIENTE GENITORIALE , adeguato per i
bambini di un certo temperamento, potesse non esserlo per bambini con un diverso tipo di temperamento
, per cui ESISTE UNA CORRISPONDENZA fra il TEMPERAMENTO DEL BAMBINO e L’AMBIENTE GENITORIALE.

-ARNOLD BUSS e ROBERT PLOMIN: hanno utilizzato le valutazioni che i genitori davano del comportamento
dei propri figli per definire 4 DIMENSIONI TEMPERAMENTALI:
1. EMOZIONABILITA’: facile attivazione in situazioni di stress, stato di tensione generalizzato;
2. ATTIVITA’: ritmo e vigore dei movimenti motori, sempre in movimento, agitato;
3. SOCIALITA’: simpatia per altre persone, capacità di stringere amicizie invece di timidezza;
4. IMPULSIVITA’: incapacità di inibire o controllare il comportamento, impulsività, faciltà ad annoiarsi. (
Questa fu abbandonata successivamente)
 Danno vita all’acronimo: EASI.
La ricerca conferma l’ipotesi che il TEMPERAMENTO PRESENTA UNA CONTINUITA’ NEL TEMPO ED E’ IN
LARGA MISURA EREDITARIO: le madri di GEMELLI MONOZIGOTI\IDENTICI riferivano di una MAGGIORE
SOMIGLIANZA tra i figli rispetto alle madri di GEMELLI DIZIGOTI\NON IDENTICI. Questa ricerca appare
problematica in quanto si basa sulle valutazioni fornite dai genitori più che su misure di osservazioni più
obiettive. I ricercatori contemporanei hanno rilevato che i genitori manifestano spesso tendenze alla
distorsione quando valutano la personalità dei propri figli (es. sovrastimare la somiglianza di gemelli identici
e sottostimare quella tra gemelli dizigoti).

BIOLOGIA, TEMPERAMENTO E SVILUPPO DELLA PERSONALITA’: LA RICERCA CONTEMPORANEA.


Prendiamo in esame lavori che hanno cercato di identificare sistemi biologici specifici che contribuiscono a
determinare le emozioni ed il comportamento. In questi lavori, invece di utilizzare le risposte delle persone
ai questionari, i ricercatori hanno misurato direttamente il comportamento ed esaminato i sistemi
neuronali che contribuiscono all’attivazione di tale comportamento.

BAMBINI INIBITI E BAMBINI DISINIBITI: LA RICERCA DI KAGAN E COLLEGHI.


Kagan fa risalire la sua concezione e la sua ricerca ad un’idea formulata nell’antichità: quella di Galeno,
secondo la quale ognuno di noi eredita un temperamento che ha un fondamento fisiologico. Ovviamente
Kagan non ha identificato i FLUIDI CORPOREI come fondamento delle differenze individuali per quanto
riguarda emozioni e comportamento quanto piuttosto le BASI NEURONALI (attingendo dalle conoscenze
della neuroanatomia). Inoltre, il punto importante della sua ricerca è l’uso di MISURE OGGETTIVE DI
LABORATORIO: invece di chiedere ai genitori di descrivere i figli, li osserva direttamente, di solito in un
contesto di laboratorio. Egli fu colpito da due profili comportamentali:
-IL TEMPERAMENTO INBITO: il bambino reagisce con riserbo, evitamento, angoscia, nei confronti di
persone o eventi che non gli sono familiari, impiega più tempo a rilassarsi nelle situazioni nuove, ha più
paure o fobie; ha un atteggiamento timido e cauto, alle novità risponde con il silenzio, ricerca il conforto dai
genitori o tende a nascondersi;
-IL TEMPERAMENTO DISINIBITO: ama le situazioni che stressano invece il bambini disinibito; reagisce con
spontaneità, ride e sorridere senza problemi.
Ma Kagan si chiede: QUANTO PRECOCEMENTE EMERGONO QUESTE DIFFERENZE DI TEMPERAMENTO?
QUANTO SONO STABILI NEL TEMPO? E C’E’ UNA BASE BIOLOGICA PER TALI DIFFERENZE?
La sua ipotesi di base era che i bambini ereditino le differenze che li portano a reagire alle novità in maniera
diversa e che queste differenze ereditarie tendono a stabilirsi durante lo sviluppo: i neonati altamente
reattivi alla novità dovrebbero diventare bambini inibiti, mentre i neonati con bassa reattività dovrebbero
diventare bambini disinibiti.
Per verificare l’ipotesi, Kagan portò alcuni bambini di 4 mesi in laboratorio e filmò il loro comportamento
durante l’esposizione a stimoli per loro nuovi oppure già familiari. I filmati vennero valutati sulla base di
misure di reattività quali l’inarcamento del dorso, la forte flessione degli arti, il pianto, espressione del
volto. IBAMBINI CON ALTA REATTIVITA’ RISPONDEVANO IN QUESTO MODO AGLI STIMOLI NUOVI.
Per stabilire se i neonati altamente reattivi sarebbero diventati bambini inibiti e viceversa per quelli poco
reattivi, Kagan esaminò nuovamente i bambini ALL’ETA’ DI 14 MESI, 21 mesi E 4 anni e mezzo, PORTANDOLI
IN LABORATORIO ed esponendoli di nuovo a situazioni nuove e non familiari: oltre alle osservazioni
comportamentali vennero effettuare misurazioni fisiologiche come il ritmo cardiaco, pressione del sangue.
I BAMBINI ALTAMENTE REATTIVI MOSTRAVANO UN COMPORTAMENTO TIMOROSO, UN’ACCELERAZIONE
DEL BATTITO AUMENTATO, PRESSIONE AUMENTATA, in risposta ad eventi non familiari, quindi era chiaro
che i neonati che erano altamente reattivi a 4 mesi, lo erano anche successivamente .
Test successivi, svolti all’età di 8 anni, indicavano il perdurare di tale condizione.

-Insieme alla coerenza del comportamento nel tempo, emerge tuttavia anche la prova del CAMBIAMENTO:
molti piccoli con elevata reattività non diventavano bambini timorosi, inibiti; e quelli con bassa reattività
avevano perso negli anni il loto stile rilassato.
L’AMBIENTE AVEVA ESERCITATO LA SUA INFLUENZA NELLO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’, così secondo
Kagan ‘qualunque predisposizione accordataci dal nostro patrimonio genetico è ben lungi dall’essere una
condanna a vita’.
Al contempo, però, Kagan mette in luce il fatto che nessun bambino con alta reattività era diventano un
bambino disinibito e bassa reattività-inibito: sebbene il cambiamento fosse possibile , la TENDENZA
TEMPERAMENTALE non era svanita e sembrava porre alcuni limiti alla direzione dello sviluppo – Kagan
diche che ‘E’ molto difficile modificare completamente una predisposizione ereditata’.

-WOODWARD, LENZENWEGER, KAGAN, SNIDMAN, ARCUS: possibilità che le qualità temperamentali varino
dal punto di vista della dimensione (es. altezza) o della categoria (es. colore degli occhi, sesso biologico).
Utilizzando tecniche statistiche, hanno scoperto che il gruppo di bambini con REATTIVITA’ ELEVATA (
movimenti di arti e pianto) costituisce una classe distinta.

-LA RICERCA CONTEMPORANEA chiarisce quali siano precisamente le regioni del cervello che
contribuiscono a dar vita ad una tendenza inibita o disinibita. Sembra che sia coinvolta più di una regione e
che le tendenze comportamentali rispecchino le interazioni tra i diversi sistemi neuronali: amigdala (paura),
corteccia frontale(risp. Emotive) ( il funzionamento di queste regioni cerebrali non è completamente
determinato da fattori ereditari, sembra che le esperienze sociali siano in grado di modificare il
funzionamento del cervello e quindi influenzare le tendenze emotive del bambino).
Una ricerca di NEURO-IMAGING fornisce prove del ruolo dell’amigdala nel temperamento inibito rispetto a
quello disinibito: i ricercatori hanno studiato giovani adulti che all’età di 2 anni erano stati valutati come
bambini inibiti o disinibiti; i soggetti dovevano osservare immagini di volti umani. Cosa bisogna osservare?
Le loro reazioni rispetto alla vista di volti familiari (già visti in una fase precedente dell’esperimento) e volti
nuovi  l’ipotesi è che I SOGGETTI INIBITI AVREBBERO REAGITO IN MODO PIU’ MARCATO AI VOLTI NUOVI.
Una tecnica di brain imaging, la fMRI , è stata impiegata per determinare esattamente le regioni del
cervello che si attivano quando le persone osservavano i volti nuovi o quelli familiari; i risultati hanno
fornito un sostegno all’ipotesi che LE PERSONE DISINIBITE RISEPTTO A QUELLE INIBITE PRESENTANO UN
FUNZIONAMENTO DIVERSO DELL’AMIGDALA: quelli che a 2 anni erano stati valutati come bambini inibiti ,
quando osservavano volti nuovi, facevano rilevare un’attività elevata dell’amigdala.
QUINDI C’E’ UNA BASE BIOLOGICA PER IL TEMPERAMENTO.

-INDAGINI RECENTI: base molecolare per la paura , almeno negli animali i cui sistemi neuronali della paura
ricordano quelli degli umani. I ricercatori hanno individuato un gene che contribuisce a determinare i livelli
di una proteina la STATMINA, che a sua volta influenza il funzionamento dell’amigdala – esperimenti sui
topi che comprendono tecniche genetiche di KNOCKOUT, in cui il materiale genetico veniva manipolato
sperimentalmente, rivelano che topi con o senza il gene della statmina ottenevano risultati diversi
nell’esprimere la paura.

L’INTERPRETAZIONE DEI DATI SULLA BIOLOGIA E SULLA PERSONALITA’.


Esistono prove evidenti del fatto che i processi biologici contribuiscano a creare le differenze nella tendenza
all’inibizione e alla paura in contesti che implicano novità. I dati indicano che l’amigdala è coinvolta nelle
reazioni di paura; ciononostante è importante non forzare l’interpretazione di queste prove.
ESISTONO 4 INTERPRETAZIONI CHE APPAIONO FORZATE ( che non riguardano solo le basi biologiche del
comportamento inibito):
1. L’amigdala è una sorta di macchina della paura: questa non è una conclusione sostenibile perché
l’amigdala è coinvolta in molte altre funzioni psicologiche diverse dalla paura;
2. I dati non dimostrano che l’amigdala sia l’UNICO meccanismo biologico coinvolto nella reazione di paura,
molti altri sistemi possono essere coinvolti o che addirittura l’amigdala non sia indispensabile per le
emozioni come la paura.
ANDERSON e PHELPS: hanno messo a confronto le esperienze emotive quotidiane delle persone che
presentavano un danno all’amigdala, con l’esperienza di persone con un’amigdala normale e integra. NEL
CASO IN CUI L’AMIGDALA FOSSE STATA NECESSARIA PER PROVARE EMOZIONI , LA VITA EMOTIVA DEI
SOGGETTI SI SAREBBE RILEVATA DIVERSA, eppure da questo studio non emerse alcuna differenza!
Non tutta la vita emotiva ruota attorno all’amigdala.
3. I dati esistenti non mostrano che la paura sia l’esperienza psicologica primaria in cui è coinvolta
l’amigdala. Le circostanze che evocano la paura possono contenere altre caratteristiche e l’amigdala può
essere coinvolta nell’elaborazione di queste caratteristiche diverse, come la novità ( non c’è un vero
rapporto di causa-effetto). La novità non corrisponde alla paura eppure è collegata ad essa: le persone
sperimentano PAURA in risposta ad eventi potenzialmente dannosi , inusuali, nuovi.
Kagan ha riesaminato le prove che dimostrano che ‘la condizione di SORPRESA è uno stimolo più attendibile
per l’attivazione dell’amigdala rispetto a una condizione di paura’.
4. Si può pensare che le esperienze ambientali non siano importanti per lo sviluppo della personalità e che
la tendenza ad atteggiamenti timorosi non possa cambiare. Anche questo non è corretto.
LA PROVA DELL’EREDITARIETA’ NON ESCLUDE L’IMPORTANZA DELL’AMBIENTE.
Ricerche recenti: grado in cui le madri mostravano un atteggiamento di cura e offrivano un sostegno sociale
quando i figli avevano 4 anni, che avevano un comportamento inibito.
A 7 anni i bambini sono stati studiati di nuovo, per verificare il loro comportamento con i pari: non erano
tanto inibiti grazie all’azione del sostegno sociale!
 UNA DELLE CARATTERISTICHE MERAVIGLIOSE DEL TEMPERAMENTO E’ UNA FLESSIBILITA’ INNATA, che
consente all’essere umano di adattarsi alle sfide e alle difficoltà della vita.
IL CONTROLLO VOLONTARIO E LO SVILUPPO DELLA COSCIENZA.
MARY ROTHBART ipotizza che sia necessaria una qualità psicologica specifica per REGOLARE le emozioni e
le azioni, qualità che hanno definito ‘CONTROLLO VOLONTARIO’: spesso le persone devono smettere di fare
ciò che stanno facendo per intraprendere un’altra azione.
Esiste una relazione tra i processi DEL CONTROLLO VOLONTARIO e lo sviluppo di una capacità psicologica
importante, COSCIENZA MORALE (quello che Freud definiva Super-io): si tratta della capacità di aderire alle
norme sociali interiorizzando gli standard etici e morali di comportamento.
LA QUESTIONE AFFRONTATA NELLA RICERCA CONTEMPORANEA E’ LA STESSA CHE IMPEGNO’ FREUD: che
cosa determina lo sviluppo della coscienza? Perché le persone sono diverse per quanto riguarda l’adesione
alle norme e ai limiti imposti dalla società?
Per rispondere a questa domanda :
-Freud si era concentrato sull’esperienza infantile con i genitori;
-Altri invece si concentrano sulle differenze negli aspetti biologici ereditari;
-Altri ancora dicono che i fattori biologici ereditari e l’influenza genitoriale (ambiente), influenzano il livello
di coscienza del bambino.
CONCENTRIAMOCI SULLA TERZA POSSIBILITA’: ricerca di KOCHANSKA e KNAACK.
Hanno esaminato le relazioni tra :
CONTROLLO VOLONTARIO;
SVILUPPO DELLA COSCIENZA;
UN ASPETTO DELLA GENITORIALITA’- IL GRADO IN CUI LE MADRI IMPONGONO LA PROPRIA AUTORITA’
NELLE INTERAZIONI CON I FIGLI.
Se i genitori controllano le azioni dei figli in modo autoritario, il bambino a volte non riesce a sviluppare la
propria capacità di controllo interiore, non riesce ad interiorizzare le regole di una condotta sociale
adeguata. I due ricercatori hanno ipotizzato un LEGAME TRA QUESTA EVENTUALITA’ e il CONTROLLO
VOLONTARIO: i bambini che vivono in un contesto genitoriale autoritario non riescono a sviluppare quelle
abilità di autocontrollo che consentirebbero loro di regolare in maniera autonoma il proprio
comportamento.
La loro ricerca contiene 2 caratteristiche cruciali, evidenti anche nel lavoro di Kagan:
- RICERCA LONGITUDINALE, in cui le stesse persone vengono studiate per lunghi periodi;
-misure comportamentali dei soggetti, invece che compilazioni di questionari .
Quando avevano 2-3 anni , i bambini venivano sottoposti a test sul CONTROLLO VOLONTARIO, il test
proponeva compiti come ridurre la velocità del proprio passo mentre si cammina, aspettare un po’ di
tempo prima di mangiare una caramella, parlare sottovoce. Invece, per studiare le madri, i ricercatori
usavano un’osservazione diretta: le mamme venivano osservate mentre impartivano istruzioni ai figli, e
vedevano il loro grado di autorità.
Quando avevano quasi 5 anni, i bambini prendevano parte ad attività sperimentali concepite per vedere il
loro senso di COSCIENZA : es. facevano un gioco in cui avevano l’opportunità di mentire , e gli
sperimentatori li osservavano per vedere se imbrogliavano o meno.
I RISULTATI DELLA RICERCA hanno confermato le ipotesi sul modo in cui la GENITORIALITA’ AUTORITARIA E
IL CONTROLLO VOLONTARIO CONTRIBUISCONO ALLO SVILUPPO DELLA COSCIENZA:
1. L’autorità dei genitori è predittiva per un diverso livello di controllo volontario; (autorità  controllo)
2. Il controllo volontario era predittivo di diversi livelli di coscienza; (controllo  coscienza)
I BAMBINI CHE MOSTRAVANO CAPACITA’ SUPERIORI DI CONTROLLO VOLONTARIO, MANIFESTAVANO UN
SENSO DI COSCIENZA PIU’ ELEVATO ED ERANO QUELLI CHE NON AVEVANO AVUTO DEI GENITORI
AUTORITARI.
L’EVOLUZIONE , LA PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA E LA PERSONALITA’.
Nelle spiegazioni delle CAUSE BIOLOGICHE del comportamento , si distinguono due tipi di cause:
1. CAUSE PROSSIME: si riferiscono ai processi biologici attivi nell’organismo nel momento stesso in cui il
comportamento viene osservato- es. una spiegazione prossima del processo dell’abbronzatura farebbe
riferimento ai meccanismi biologici della pelle che reagiscono alla luce del sole;
2. CAUSE ULTIME: perché un dato meccanismo biologico è parte dell’organismo e perché reagisce
all’ambiente in un determinato modo? Es. la spiegazione della causa ultima del processo di abbronzatura
risponderebbe al perché gli esseri umani possiedono la pelle che si abbronza in reazione all’esposizione al
sole.
Sin dall’epoca di Darwin, le SPIEGAZIONI DELLE CAUSE ULTIME, hanno chiamato in causa i principi della
SELEZIONE NATURALE: gli scienziati cercano di comprendere come e perché si sia evoluto un determinato
meccanismo biologico, tali conoscenze hanno una base comune nel principio secondo il quale alcune
caratteristiche biologiche sono migliori di altre . Gli organismi che possiedono quelle caratteristiche hanno
maggiori probabilità di sopravvivere, di riprodursi, e quindi di diventare gli antenati di generazioni future.
NEL FLUIRE DELLE GENRAZIONI, IL MECCANISMO BIOLOGICO DELL’ADATTAMENTO SI E’ SEMPRE PIU’
DIFFUSO TRA LE POPOLAZIONI; IL MECCANISMO BIOLOGICO QUINDI SI EVOLVE.
Questa visione storica, che ha radici nei principi di Darwin dell’evoluzione attraverso la selezione naturale,
fornisce una spiegazione di CAUSA ULTIMA.

LA PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA.
Negli ultimi anni, molti psicologi hanno tentato di costruire spiegazioni evoluzionistiche del funzionamento
psicologico, dando vita ad analisi che si diversificano l’una dall’altra: di conseguenza si parla di PSICOLOGIE
EVOLUZIONISTICHE. Le differenze riguardano per lo più in QUALE MISURA la tendenza psicologica è
considerata CONGENITA, piuttosto che il risultato delle interazioni tra biologia e cultura.

Gli autori che sottolineano gli ASPETTI EVOLUZIONICISTICI ‘CONGENITI’ DELLA NATURA UMANA , si sono
ritagliati uno spazio sempre maggiore nella psicologia della personalità: in questo approccio il
funzionamento dell’uomo è visto in relazione alle soluzioni ai problemi adattivi affrontati dalle specie in
milioni di anni; l’idea è che i meccanismi psicologici sono il risultato di un’evoluzione avvenuta per
selezione. Questi meccanismi psicologici, quindi, esistono e sono giunti fino a noi perché hanno un valore
adattivo rispetto alla sopravvivenza e alla capacità riproduttiva!
LE COMPONENTI FONDAMENTALI DELLA NATURA UMANA POSSONO ESSERE COMPRESE COME
MECCANISMI PSICOLOGICI EVOLUTIVI CHE HANNO VALORE ADATTIVO IN TERMINI DI SOPRAVVIVENZA E
CAPACITA’ RIPRODUTTIVA.
Sono 4 i punti fondamentali della psicologia evoluzionistica:
1. Le caratteristiche della mente che si sono evolute sono quelle che affrontano i problemi per il successo
riproduttivo e per la sopravvivenza ( es. il nostro sistema nervoso ci ha dato la capacità di vedere lontano,
di percepire la profondità);
2. I meccanismi mentali evoluti hanno carattere adattivo nei confronti dello stile di vita di centinai di secoli
fa, quando i nostri antenati vivevano di caccia e di raccolta; questo significa che forse le tendenze
psicologiche che abbiamo sviluppato non sono più utili attualmente (es. la predilizione per i cibi grassi, era
adattiva rispetto alla nostra passata evoluzione, perché il grasso era fonte di calorie ma era anche
scarsissimo! Anzi era scarsissimo il cibo in generale, perciò si cercava il grasso, in modo che potesse dare
sostegno per un lungo tempo! Oggi non è più una risorsa poco disponibile e soprattutto il cibo c’è, e si
sovrebbe preferire quello ‘sano’, perché quello ‘grasso’ può compromettere la nostra vita);
3. I meccanismi psicologici evoluti sono CONTESTO-SPECIFICI: l’uomo non sviluppa una tendenza generica
alla sopravvivenza; il corpo e la mente sono dotati di meccanismi evolutivi che risolvono problemi specifici
in contesti specifici. (es. l’uomo non sviluppa una tendenza generale alla paura, l’evoluzione piuttosto
seleziona i meccanismi psicologici che ci inducono a temere quegli timoli particolari che hanno
rappresentato una minaccia per gli uomini nel corso dei secoli).
Abbiamo emozioni specifiche, perché tali reazioni emotive si sono dimostrate adattive nella soluzione di
problemi specifici nella vita sociale: oggi abbiamo ancora queste emozioni, perché sono stati e sono ancora
utili per la sopravvivenza;
4. Riguarda le componenti e la struttura della mente o la cosiddetta architettura dei sistemi mentali.
Alcuni paragonano la mente ad un PC: il nostro pc elabora tante informazioni, ma tutte allo stesso modo
grazie ad un meccanismo di elaborazione centrale. Usa lo stesso meccanismo per elaborare una lettera
d’amore, una tesina , MA IL NOSTRO CERVELLO NON FUNZIONA COSI’.
La psicologia evoluzionistica rifiuta questa concezione della mente: ammette che è coinvolta
nell’elaborazione delle informazioni ma afferma che essa contiene diversi strumenti per l’elaborazione
delle info, non tutto viene elaborato allo stesso modo e soprattutto dallo stesso strumento. C’E’ UNA
GRANDE SPECIFICITA’, LA MENTE E’ DOTATA DI MECCANISMI SPECIFICI PER OGNI CONTESTO , questi
meccanismi sono spesso definiti MODULI (Fodor).

LO SCAMBIO SOCIALE E LA SCOPERTA DELL’INGANNO.


Quali meccanismi psicologici si sono evoluti per mezzo della selezione e quali problemi adattivi dovevano
risolvere?
LEDA COSMIDES: ha analizzato il contesto sociale dello ‘scambio sociale’, cioè lo scambio di beni e di servizi,
cosa che è accaduta nell’arco di tutta l’evoluzione (es. una persona accetta di aiutare un’altra persona a
patto che quell’altra persona le offra lo stesso servizio un altro giorno).
In uno scambio del genere è importante evitare L’INGANNO: la capacità di svelare l’inganno ha valore di
sopravvivenza; occorre saper scoprire coloro che imbrogliano.
COSMIDES SOSTIENE CHE LA SCOPERTA DELL’INGANNO ABBIA UN VALORE COSI’ GRANDE PER LA
SOPRAVVIVENZA CHE LA MENTE SIA DOTATA DI SISTEMI DISTINTI PER RILEVARE IL RAGGIO, L’INGANNO.
Il suo lavoro comprende un compito sul ragionamento logico: determinare se una regola del tipo ‘se P
allora Q’ è adeguata. Per compiti logici, è sempre difficile giungere alla soluzione, ma COSMIDES ha dedotto
che le persone sarebbero riuscite a risolvere il problema se il suo contenuto fosse stato associato alla
scoperta dell’inganno.
- Lavori più recenti suggeriscono che la capacità di risolvere problemi circa l’inganno è un UNIVERSALE
UMANO, proprio come ritengono gli psicologi evoluzionisti ( ci riescono non solo studenti universitari ma
anche anlfabeti);
-Altre ricerche hanno addirittura identificato regioni del cervello implicate nel ragionamento sullo SCAMBIO
SOCIALE: ad una donna che al seguito di un incidente in bici, riporta danni alla corteccia frontale e
all’amidgdala, viene chiesto di risolvere problemi logici. Quando i problemi logici non toccavano il tema
SCAMBIO SOCIALE, rispondeva bene, quando invece toccavano il tema, aveva difficoltà a rispondere. CIO’
IMPLICA UNA CORRELAZIONE.

LE DIFFERENZE TRA I SESSI: HANNO ORIGINE EVOLUZIONISTICA?


Gli psicologi evoluzionisti sostengono che attraverso l’evoluzione , gli esseri umani maschi e femmine
hanno ricoperto ruoli diversi come conseguenza naturale delle differenze biologiche fra i sessi. Dato che tali
differenze sono rimaste costanti nel corso dell’evoluzione , si pensa che la mente umana abbia sviluppato
tendenze psicologiche specifiche in funzione del sesso: hanno apparati cerebrali distinti che li
predispongono a pensieri, sentimenti, azioni diversi.
E’ VERO CHE UOMINI E SONNE SONO DIVERSI BIOLOGICAMENTE, MA SONO DIVERSI ANCHE DAL PUNTO DI
VISTA SOCIALE: in alcune culture uomini e donne non sono trattati allo stesso modo.
Le differenze tra maschi e femmina, di conseguenza, potrebbero essere prodotte dalla società , invece che
essere causate da fattori biologici. L’IDEA DELLA PSICOLOGIA EVOLUZIONISTA, TUTTAVIA, E’ CHE SIA LA
BIOLOGIA A DETERMINARE LE DIFFERENZE TRA I SESSI, queste differenze biologiche sono responsabili POI
delle differenze nella società.
DAVID BUSS : ha esaminato le differenze in due aspetti delle relazioni tra maschio e femmina, LA SCELTA
DEL PARTNER SESSUALE e le CAUSE DELLA GELOSIA.

LE DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE NELLA SCELTA DEL PARTNER SESSUALE.


Le caratteristiche dei maschi che le donne considerano attraenti e le caratteristiche delle donne che gli
uomini ritengono seducenti sarebbero un prodotto dell’evoluzione.
Troviamo due idee alla base dell’analisi delle differenze tra uomini e donne:
1. TEORIA DELL’INVESTIMENTO GENITORIALE: si pensa che le differenze biologiche tra i sessi determinino la
tendenza delle donne a investire di più rispetto agli uomini nella genitorialità; l’investimento è di più per le
donne a causa dei più elevati costi riproduttivi, e perché sopportano il peso biologico della gravidanza.
Gli uomini non solo non devono sostenere i costi fisici della gravidanza, ma possono anche essere coinvolti
allo stesso tempo in più di una gravidanza.
DI QUI L’IPOTESI CHE LE DONNE OPERINO SCELTE PIU’ MIRATE DEL PARTNER RISPETTO AGLI UOMINI: le
donne hanno bisogno di un uomo che le aiuti nel periodo della gravidanza, nella cura del figlio, devono
fornire risorse e protezione, capacità di guadagnare, ambizione, laborosità. Gli uomini, invece, sono meno
interessati alla protezione, sono più interessati al materiale riproduttivo della partner (giovane età,
attrattività fisica ecc.)
TALI PREFERENZE SONO EVOLUTE ANNI ADDIETRO, MA SONO ANCORA PRESENTI OGGI NELLA MENTE
UMANA.
2. QUESTIONE DELLA PROBABILITA’ DI ESSERE GENITORE: dal momento che le donne portano in grembo gli
ovuli fecondati , hanno l’assoluta certezza di essere la madre, i maschi non possono essere così sicuri e
quindi devono prendere precauzioni che garantiscono la loro assoluta certezza, quindi allontanare la
possibilità che ci siano altri maschi! Ne consegue che i maschi sono più preoccupati per i rivali in campo
sessuale e danno valore alla castità della donna, più di quanto non facciano le donne, è come se fosse una
garanzia per gli uomini. Sono quindi più gelosi rispetto all’infedeltà sessuale.

LE CAUSE DELLA GELOSIA.


Sono stati eseguiti 3 studi:
1. Si è visto che i maschi soffrono per un’infedeltà sessuale, mentre le femmine soffrono di più per
un’infedeltà sentimentale, un coinvolgimento sentimentale del partner con un’altra;
2. Si misura, attraverso indici fisiologici, il dolore provocato dall’infedeltà del partner in due situazioni:
- Una in cui il partner aveva una relazione sessuale con un’altra persona;
-L’altra in cui il partner provava interesse, affetto, un sentimento per un’altra persona.
La prima coinvolge i maschi, la seconda le femmine;
3. E’ stato sottoposto lo studio precedente sia a persone che avevano avuto una relazione precedente
stabile, sia a persone che non avevano avuto relazioni:
-per i maschi la gelosia sessuale era attivata ancora di più dall’esperienza di una precedente relazione
stabile ;
-per le donne non faceva differenza che avessero avuto o meno una relazione stabile: il dolore era sempre
forte al pensiero che il partner potesse tradirla con il coinvolgimento sentimentale con un’altra donna.

LE ORIGINI EVOLUZIONISTICHE DELLE DIFFERENZE SESSUALI: QUALE SIGNIFICATIVITA’ DEI DATI?


Critiche circa il tema delle differenze sessuali nel comportamento sociale: la questione è verificare se
queste differenze sono universali, se sono valide in tutte le culture.
GLI PSICOLOGI EVOLUZIONISTI CREDONO CHE LE DIFFERENZE SIANO UNIVERSALI.
Una posizione alternativa sostiene invece che le differenze sessuali siano il prodotto delle caratteristiche
della società in cui le persone vivono.
EAGLY E WOOD: hanno riesaminato i dati ottenuti in uno studio riguardante le differenze tra maschi e
femmine nella scelta del partner sessuale; sappiamo quali sono le differenze per la psicologia evoluzionista
, e sappiamo anche che per loro è possibile riscontrare tali differenze in tutte le culture.
-Da un lato i risultati dei due ricercatori sono coerenti con questa ipotesi;
-Da un altro lato, i risultati contraddicono la tesi: dimostrano cambiamenti in queste differenze. Queste
differenze, in particolare, si sono rivelate inferiori in società in cui uomini e donne RICOPRONO RUOLI
SIMILI all’interno della società ( In una società dove vige l’uguaglianza tra i sessi, la donna non cerca l’uomo
con risorse economiche, dal momento che le ha già lei).
 I DATI NON METTONO IN RISALTO L’UNIVERSALITA’ DELLE DIFFERENZE DI ORIGINE ESCLUSIVAMENTE
BIOLOGICA, quanto piuttosto mettono in risalto l’esistenza di differenze di origine BIOSOCIALE.

Altri dati che contraddicono le conclusioni a cui erano giunti gli psicologi evoluzionisti a proposito delle
differenze sessuali.
-MILLER, PUTCHA-BHAGAVATULA E PEDERSON: hanno osservato che gli studi di BUSS sulla scelta del
partner non riuscivano a mettere a confronto uomini e donne su tutte le variabili psicologiche. Nel
riesaminare questi dati hanno scoperto che ‘ ciò che gli uomini desideravano maggiormente da una
compagna era esattamente ciò che le donne desideravano dal compagno’.
- Anche gli studi sulla gelosia vengono contraddetti: le procedure di ricerca che erano state condotte erano
a SCELTA FORZATA, un metodo a scelta multipla, che è inverosimile rispetto a quanto possa accadere nella
vita di tutti i giorni ( decidere, scegliere, quale fosse la condizione peggiore tra due tradimenti).
DE STEFANO : riconoscendo questa procedura ‘forzata’, ha domandato ai partecipanti di considerare
CONTEMPORANEAMENTE l’aseptto sessuale e l’aseptto sentimentale e di indicare il grado di dolore che
avrebbe provocato ognuna delle due condizioni  Uomini e donne erano estremamente simili, entrambi
erano più disturbati dalla scoperta di un’infedeltà sessuale.
HARRIS: studia sempre il caso dell’infedeltà\gelosia ma prendendo misure di indici fisiologici, quando
venivano esposte le persone a tutte e due le condizioni di infedeltà: può essere che gli uomini reagiscono
con forza all’esposizione del rapporto sessuale, non per l’infedeltà in sè, ma per la scena sessuale, all’idea
del rapporto sessuale; può darsi che reagiscono così in ogni situazione che presenti contenuti sessuali.

LA TEORIA EVOLUZIONISTICA E LE DIMENSIONI DELLA PERSONALITA’ NEI BIG FIVE.


Come collegare la prospettiva evoluzionistica con la teoria dei tratti?
1. Una possibile risposta è rappresentata dall’approccio suggerito da GOLDBERG. Secondo la sua IPOTESI
LESSICALE, le espressioni che indicano i tratti sono nate per aiutare le persone a categorizzare
comportamenti dell’uomo. I termini dei big five descrivono aspetti del comportamento che sono cruciali
non solo oggi , ma che sono stato importanti anche in passato, nel corso dell’evoluzione;
2. Un’altra possibilità è rappresentata dal fatto che un determinato tratto esiste nella mente umana perché
ha svolto un ruolo nell’adattamento dell’uomo nel corso dell’evoluzione, per la sua sopravvivenza (es.
scrupolosità). Tuttavia, quando si valuta questa possibilità occorre tenere presente che la TEORIA DEI BIG
FIVE, spiega differenze tra le persone non una psicologia umana universale, un’enorme differenza con la
psicologia evoluzionista che invece spiega capacità universali e per cui le differenze tra le persone sono
poco importanti per la sopravvivenza.
IN GENERALE COLLEGARE QUESTE DUE TEORIE , consiste nel considerare le VARIABILI DEI BIG FIVE come
DESCRIZIONI DELLE TENDENZE PSICOLOGICHE DELLE PERSONE o STRUTTURE CHE SPIEGANO IL
COMPORTAMENTO DELL’INDIVIDUO – la concezione evoluzionistica e il modello dei big five sono del tutto
compatibili se si considera l’aspetto descrittivo dei big five.
La psicologia evoluzionistica spiega il MOTIVO per cui queste 5 differenze vengono rilevate.

LE SPIEGAZIONI EVOLUZIONISTICHE: UN COMMENTO.


I ricercatori hanno opinioni diverse circa la capacità della psicologia evoluzionistica di fornire una base per
l’analisi della personalità.
-Da un lato alcuni ricercatori sono entusiasti: BUSS, ad esempio, ipotizza che il comportamento umano
dipenda dai meccanismi psicologici e che l’unica causa conosciuta di tali meccanismi sia l’evoluzione
avvenuta tramite la selezione naturale. Quindi chiunque sia interessato al comportamento sociale degli
umani deve prendere in considerazione la storia evoluzionistica del comportamento;
-Dall’altro lato , altri studiosi si domandano quanto la teoria evoluzionistica abbia da dire sul funzionamento
umano e altri ancora diffidano circa le implicazioni di tale posizione.
Se da un lato non negano una storia evoluzionistica, questi psicologi suggeriscono che gli umani si sono
evoluti indipendentemente dalle catene genetiche, e potrebbero essere influenzati ad esempio dalle forze
sociali.
CANTOR: focalizzandosi sui problemi della sopravvivenza e della riproduzione , gli psicologi evoluzionisti
hanno trascurato la diversità dell’interazione sociale e gli sforzi per risolvere i problemi del momento.
EAGLY E WOOD: suggeriscono che le differenze di genere nel comportamento , sottolineate da Buss,
possono essere spiegate tanto dai ruoli diversi richiesti a uomini e donne , quanto dalle disposizioni frutto
dell’evoluzione. Buss non tiene conto dei fattori culturali .
E’ importante notare che coloro che criticano la psicologia evoluzionistica non sono solo gli psicologi che
sostengono l’effetto delle forze sociali, ma anche biologi, i quali ritengono che gli psicologi evol. Abbiano
sovrastimato l’impatto dei meccanismi evoluzionistici sul pensiero e sull’azione umana. I BIOLOGI
RICONOSCONO CHE GLI ORGANISMI SI SVILUPPANO IN CONTESTI SOCIALI E AMBIENTALI, i contesti in cui
l’organismo è inserito modellano la sua natura biologica.
-un’ultima considerazione: anche se si accettassero i principi della psicologia evoluzionistica, è doveroso
ammettere che essi non riescono ad abbracciare alcuni temi di interesse centrale per la psicologia della
personalità, come il tema dell’AMBIGUITA’, ma la psicologia evol. Non fornisce strumenti per studiare
questo tema, né tanti altri, né tantomeno strumenti per determinare quale meccanismo psicologico viene
attivato in una data situazione (es. la sfida dello psicologo della personalità consiste nello spiegare il motivo
per cui una persona codifica una situazione ambigua collegandola allo scambio sociale, mentre un’altra
persona la codifica come un’opportunità di attrarre una persona di sesso opposto). La psicologia evol. non
fornisce un’analisi dei processi mentali, non spiega il modo in cui le persone interpretano gli stimoli
ambigui.

BOX : EMOZIONI E TRATTI: QUALE SOMIGLIANZA TRA L’UOMO E GLI ALTRI ANIMALI? PAG. 392

GENI E PERSONALITA’.
Qualsiasi cosa ereditiamo esiste grazie all’azione dei geni ed è l’informazione contenuta nei geni a guidare
lo sviluppo biologico dell’organismo ( i cromosomi che ereditiamo dai genitori contengono geni).
I geni non controllano direttamente il comportamento: non esiste un ‘gene dell’estroversione’ , i geni
piuttosto agiscono guidando il funzionamento biologico del corpo.

LA GENETICA COMPORTAMENTALE.
Lo studio dei contributi della genetica al comportamento è definito GENETICA COMPORTAMENTALE.
i genetisti comportamentali impiegano 3 metodi di ricerca: SELETTOCOLTURA, STUDI SUI GEMELLI, STUDI
SULL’ADOZIONE.

STUDI DI SELETTOCOLTURA.
Questi studi sono condotti su animali dotati del tratto di interesse per lo studio ; vengono selezionati e fatti
accoppiare. La selezione ed il processo riproduttivo sono applicati alle generazioni successive fino a quando
viene prodotta una discendenza di animali in cui sia costante la caratteristica desiderata.
E’ possibile poi sottoporre i vari discendenti a diverse esperienze evolutive sperimentali: possono
individuare gli effetti delle differenze genetiche e delle differenze ambientali sul comportamento .
QUESTI STUDI MOSTRANO IL RUOLO CHE I GENI SVOLGONO DELL’INCLINAZIONE VERSO UN
COMPORTAMENTO.

GLI STUDI SUI GEMELLI.


Gli studi di selettocoltura non possono e non devono essere condotti sugli umani. Fattori etici obbligano i
ricercatori a prendere in considerazione metodi alternativi, l’alternativa è : gli studi sui gemelli,
rappresentano una sorta di esperimento naturale.
Se due organismi sono geneticamente identici, allora qualunque differenza può essere attribuita a
differenze ambientali; se sono diversi geneticamente , ma sperimentano lo stesso ambiente, allora
qualunque differenza può essere attribuita a fattori genetici: l’esistenza di gemelli monozigoti (identici) e
dizigoti ( simili) rappresenta un modo per valutare queste idee.
Sono 2 le considerazioni logiche che sostengono il metodo dello studio dei gemelli:
1. Monozigoti= differenze tra loro dovute dall’ambiente;
2. Variazioni di somiglianza nelle coppie di gemelli MZ e di gemelli DZ è fondamentale per valutare gli
EFFETTI DELLA GENETICA.
Se la genetica influenza una data caratteristica della personalità, allora i gemelli MZ, come conseguenza del
fatto di essere più simili geneticamente, dovrebbero essere anche più simili riguardo a una certa
caratteristica della personalità rispetto ai gemelli DZ.
QUINDI QUESTI DUE TIPI DI GEMELLI SI METTONO A CONFRONTO PER DETERMINARE IL GRADO DI
INFLUENZA DEI FATTORI GENETICI: tale influenza si esprime numericamente in termini di COEFFICIENTE DI
EREDITABILITA’.
Dove è condotto lo studio sui gemelli?
-Sia nello stesso ambiente familiare;
-Sia in ambienti diversi (perché i genitori divorziano e separano anche i fratelli, crescendo così
separatamente): in questo caso la BIOLOGIA HA LA MEGLIO, nel senso che i gemelli MZ (identici) allevati
separatamente si sono rivelati simili tra loro quasi quanto i gemelli MZ cresciuti nello stesso ambiente
familiare. CRESCERE NELLO STESSO AMBIENTE NON LI RENDE PIU’ SIMILI.

GLI STUDI SULL’ADOZIONE.


Gli studi condotti su bambini allevati da persone diverse dai genitori biologici ( sia gemelli che fratelli non
gemelli).
E’ possibile confrontare il grado di somiglianza tra i bambini adottati e i genitori biologici; e tra i bambini
adottati e i genitori adottivi , con i quali i bambini non condividono alcun gene. Il grado di somiglianza con i
genitori biologici è indicativo dei FATTORI GENETICI, mentre il grado di somiglianza con i genitori adottivi è
indicativo dei fattori ambientali. Si possono studiare anche famiglie che hanno sia figli adottivi che figli
biologici.
VALUTANDO QUESTI SOGGETTI ( studi sui gemelli e studi sull’adozione), RISPETTO ALLE CARATTERISTICHE
CHE CI INTERESSANO, possiamo determinare IL GRADO IN CUI LA LORO SOMIGLIANZA GENETICA SPIEGA LA
SOMIGLIANZA DI OGNI LORO CARATTERISTICA: i dati suggeriscono una relazione fra similarità genetica .

IL COEFFICIENTE DI EREDITABILITA’.
In che modo il gentista comportamentale stabilisce in quale misura le variazioni genetiche determinano le
differenze tra le persone per quanto riguarda una caratteristica della personalità?
Con il calcolo del COEFFICIENTE DI EREDITABILITA’ o h^2 (è una stima della varianza all’interno di una
popolazione, non una misura definitiva dell’azione dei geni, non indica il grado in cui la genetica è
responsabile del fatto che un individuo possieda determinate caratteristiche).
Se h^2=0 – non c’è effetto genetico ( es. gemelli MZ non sono simili tra loro di più dei gemelli DZ);
Se h^2 > 0 ( limite superiore è 1,0) – c’è effetto genetico (es. gemelli MZ sono molto diversi dai gemelli DZ)
Se h^2 < 1,0 – esiste una varianza non spiegata da fattori genetici, spiegata piuttosto dal cambiamento
ambientale.

EREDITABILITA’ DELLA PERSONALITA’: I DATI DELLA RICERCA.


I risultati sono spesso coerenti nei vari studi, ciò consente ai genetisti comportamentali di proporre i
risultati ottenuti con una certa fiducia.
LA PROVA DELL’INFLUENZA GENETICA E’ SORPRENDENTE , come nel caso in cui gemelli identici cresciuti
separati e riuniti solo in età adulta rivelano non solo somiglianze fisiche ma anche gli stessi atteggiamenti,
gli stessi hobby, gli stessi animali domestici.
Una delle CRITICHE rivolte alla ricerca GENETICO-COMPORTAMENTALE sulla personalità, consiste nel fatto
che la maggior parte degli studi si basa su dati ottenuti mediante la somministrazione di QUESTIONARI DI
AUTOVALUTAZIONE (SELF-REPORT): ma non sembra particolarmente rilevante come critica.

ALCUNI AVVERTIMENTI IMPORTANTI.


Dai dati della genetica comportamentale potrebbero essere tratte 2 conclusioni improprie:
1. Sarebbe che la stima dell’ereditabilità inidichi la misura in cui una caratteristica è determinata
dall’ereditarietà: occorre tenere presente che la stima dell’ereditabilità è una STATISTICA DELLA
POPOLAZIONE che cambia in base alla caratteristica misurata , al modo in cui viene misurata, all’età,ecc.
L’INDICE DI EREDITABILITA’ E’ UNA STIMA DELLA PROPORZIONE DIELLA VARIANZA DI UNA CARATTERISTICA
ALL’INTERNO DI UNA SPECIFICA POPOLAZIONE, CHE PUO’ ESSERE ATTRIBUITA A VARIANZA GENETICA.
2. Sarebbe ipotizzare che una certa caratteristica , se basata su una componente ereditaria, non possa
cambiare.
ANCHE SE QUALCOSA FOSSE TOTALMENTE DETERMINATO DALL’EREDITARIETA’ CIO’ NON SIGNIFICA CHE
NON POTREBBE ESSERE ALTERATO DALL’AMBIENTE.

I PARADIGMI DELLA GENETICA MOLECOLARE.


Di recente, gli studiosi, invece di mettere a confronto semplicemente tipi diversi di gemelli , si sono
occupati di esaminare direttamente la biologia sottostante. Per questo lavoro sono state impiegate
TECNICHE DI GENTICA MOLECOLARE nel tentativo di identificare geni specifici collegati con i tratti della
personalità. SPERANO DI DIMOSTRARE CHE LE VARIAZIONI GENETICHE SIANO COLLEGATE ALLE DIFFERENZE
NEL FUNZIONAMENTO DELLA PERSONALITA’.
- Prime ricerche: scoperta di un gene collegato al tratto della ricerca della novità (simile al fattore P di
Eysenck) – risultati però non replicati mai.
-Di recente: hanno identificato un’interazione tra un MECCANISMO GENETICO e L’AMBIENTE SOCIALE.
Ricerca sugli effetti del maltrattamento dei bambini sullo sviluppo del comportamento antisociale nel corso
della vita: malgrado gli abusi subiti, alcuni bambini mostravano esisti evolutivi positivi, la domanda è se via
sia una BASE GENTICA PER TALE CAPACITA’ DI RECUPERO.
I ricercatori nello studio hanno identificato un sottoinsieme di soggetti che: possedeva un gene il quale
codifica un enzima che riduce l’attività di alcuni neurotrasmettitori legati al comportamento aggressivo.
Colo che avevano vissuto maltrattamenti nell’infanzia , ma possedevano il gene i grado di ridurre il i
neurotrasmettitori che causano il comportamento aggressivo, avevano meno probabilità di mostrare
comportamenti antisociali in età adulta.

-Altri lavori hanno individuato fattori genetico-molecolari che rendono gli individui più o meno vulnerabili
alla DEPRESSIONE: oggetto di studio è il fattore genetico che influenza i livelli di serotonina nel cervello.
Gli studiosi si aspettavano di scoprire che i geni avrebbero avuto funzione predittiva dell’inizio della
depressione solo nelle persone con determinate esperienze ambientali, come situazioni altamente
stressanti, relative a situazioni economiche, di salute, di lavoro, relazioni interpersonali.
NON SI ASPETTAVANO CERTO LA COMPONENTE GENETICA AVREBBE DETERMINATO INEVITABILMENTE
L’ESPERIENZA DELLA DEPRESSIONE, a prescindere dalle condizioni di vita.
Tale studio conferma che: le persone geneticamente predisposte a livelli inferiori di attività serotoninergica
e che avevano vissuto numerosi eventi stressanti nella vita avevano maggiore probabilità di altri individui di
cadere in depressione.

GLI AMBIENTI E LE INTERAZIONI TRA GENE E AMBIENTE.


I genetisti hanno riconosciuto che le influenze genetiche e ambientali sono legate e che interagiscono
influenzando la personalità e il comportamento nell’età adulta.
-COOPER E ZUBEK: utilizzano il metodo della selettocoltura.
Erano state selezionate alcune famiglie di ratti con un buon orientamento spaziale(maze-bright) e altre con
un cattivo orientamento spaziale(maze-dull) , in modo tale che le prime famiglie imparassero a percorrere
un labirinto in un tempo molto inferiore rispetto alle seconde. Hanno allevato poi un gruppo di ciascuna
razza in un ambiente ricco e stimolante e un altro gruppo di ciascuna razza in un ambiente impoverito. Cosa
è accaduto?
-Ambiente stimolante migliora l’apprendimento dei ratti dull, ma non migliora i bright;
-Ambiente impoverito ha ostacolato i ratti bright, ma non ha danneggiato i dull;
L’ambiente interagiva con i loro geni , MODIFICANDO I VINCOLI con cui queste predisposizioni venivano
espresse.

AMBIENTE CONDIVISO E NON CONDIVISO.


PLOMIN, nel suo libro NATURE AND NURTURE, afferma che la genetica comportamentale racchiude 2
messaggi: natura e cultura, l’importanza dei geni e dell’ambiente.
Viene fatta una distinzione fra:
-AMBIENTI CONDIVISI: ambienti condivisi dai fratelli per il fatto di essere cresciuti nella stessa famiglia;
-AMBIENTI NON CONDIVISI: ambienti non comuni ai fratelli cresciuti nella stessa famiglia ( amici, che
secondo alcuni influenza la crescita molto più di una famiglia; o possono essere trattati diversamente dai
genitori per eventi occorsi nella loro vita, come una malattia durante l’infanzia, o per la differenza di
genere).
In queste ricerche la questione dell’ambiente condiviso e non condiviso :
- se gli ambienti condivisi sono rilevanti , allora i fratelli biologici cresciuti insieme si assomiglieranno tra
loro molto di più rispetto ai fratelli biologici cresciuti in ambienti diversi e somiglieranno di più anche ai
genitori biologici, più di quanto i soli geni comuni potrebbero spiegare - GENI+ AMBIENTE CONDIVISO=
MAGGIORE SOMIGLIANZA. Inoltre se gli ambienti condivisi sono tanto importanti, allora due fratelli
adottati cresciuti insieme nello stesso ambienti, dovrebbero assomigliarsi di più di quanto si
somiglierebbero se fossero cresciuti in ambienti diversi.
- se, al contrario, sono importanti gli ambienti non condivisi, i fratelli biologici cresciuti insieme non si
somiglieranno più di quanto si assomiglierebbero se fossero cresciuti in ambienti diversi. STESSA
FAMIGLIA\AMBIENTE O AMBIENTE DIVERSO\FAMIGLIA DIVERSA è la stessa cosa se vivono AMBIENTI NON
CONDIVISI.
-Eppure, gli effetti ambientali condivisi, le esperienze condivise in qualità di membri della stessa famiglia,
non sono così importanti come gli effetti ambientali non condivisi! Le esperienze che i fratelli vivono al di
fuori della famiglia o dentro la famiglia, ma non insieme, sembrano essere più rilevanti per lo sviluppo della
personalità. Quindi ‘perché bambini cresciuti nella stessa famiglia sono così diversi? A causa degli ambienti
non condivisi.’

COMPRENDERE GLI EFFETTI DELL’AMBIENTE NON CONDIVISO.


Una ricerca ha considerato i nessi tra le influenze genetiche, familiari, sociali, e lo sviluppo della personalità
durante gli anni dell’adolescenza: un lavoro incentrato sulla relazione del genitore con ciascuno dei figli,
sulla cura genitoriale specifica rivolta a ciascuno di loro.
Le differenze del modo in cui i genitori trattano ciascuno dei figli, sembrano dovute ai diversi
comportamenti evocati nei genitori da quel figlio: i figli di una stessa famiglia diventano diversi in parte a
causa delle differenze genetiche che inducono i genitori a fornire un certo trattamento.
L’interpretazione è che le influenza familiari siano importanti , come lo sono le esperienze al di fuori della
famiglia ,ma più che le esperienze condivise dai figli nella stessa famiglia sono le esperienze vissute da
ciascun figlio ad essere cruciali.

TRE TIPI DI INTERAZIONE NATURA-CULTURA.


Natura e cultura sono sempre in interazione reciproca , ed esistono 3 forme di interazione gene-ambiente:
1. Le stesse esperienze ambientali possono avere effetti diversi in individui con costituzioni genetiche
diverse (es. l’ansia di un genitore, ha un effetto su un figlio irritabile e un altro effetto su un figlio calmo- vi
è un’interazione tra le caratteristiche del figlio e il comportamento del genitore). QUI E’ IL RECETTORE
DELL’AMBIENTE;
2. Gli individui con diverse costituzioni genetiche possono evocare risposte diverse dall’ambiente (es. il
figlio irritabile, può suscitare nel genitore una risposta diversa da quella suscitata da un figlio calmo). QUI
SVOLGONO UN RUOLO NELL’AMBIENTE;
3. Gli individui con costituzioni differenti scelgono e creano ambienti differenti; una volta che l’individuo è
in grado di interagire attivamente con l’ambiente , i fattori genetici influenzano la selezione degli ambienti
(es. l’estroverso è in cerca di ambienti diversi dall’introverso) . QUI E ‘ IL CREATORE DELL’AMBIENTE.
 Quando si riflette sul concetto di natura e cultura in relazione alla personalità, occorre tenere presente
che lo sviluppo della personalità è sempre una funzione dell’interazione tra geni e ambiente , che non esiste
natura senza cultura né cultura senza natura.

BOX : LE CAUSE DELLE DIFFERENZE INDIVIDUALI- GENI, ESPERIENZA SCOIALE O ALTRO? PAG. 409

NEUROSCIENZE E PERSONALITA’.
In tutti gli studi considerati precedentemente l’aspetto biologico è scarsamente considerato!
Una strategia alternativa consiste nell’esplorare direttamente il cervello e altri sistemi del corpo umano.
La ricerca contemporanea sulle NEUROSCIENZE DELLA PERSONALITA’ cerca di comprendere in che modo i
SISTEMI NEURONALI , I NEUROTRASMETTITORI, GLI ORMONI, contribuiscono a determinare le
caratteristiche psicologiche del comportamento , e tenta di svelare l’influsso reciproco tra processi
psicologici e fisici.

LA DOMINANZA DELL’EMISFERO DESTRO E SINISTRO.


Gli individui sono differenti l’uno dall’altro per quanto riguarda la positività o la negatività della loro
esperienza emotiva: gli individui sperimentano STATI EMOTIVI POSITTIVI e STATI EMOTIVI NEGATIVI.
La CARATTERISTICA NEUROANATOMICA che ci interessa è quella più evidente quando si osserva il cervello,
il fatto di essere composto da due metà, due emisferi!
RICHARD DAVIDSON - i due emisferi svolgono un ruolo diverso nelle emozioni positive e negative:
-ATTIVAZIONE DELLA REGIONE FRONTALE SINISTRA: sarebbe associata alle emozioni legate
all’avvicinamento, quindi positive;
-ATTIVAZIONE DELLA REGIONE FRONTALE DESTRA: sarebbe associata alle emozioni legate all’evitamento,
quindi negative.
L’attivazione dell’uno o dell’altro emisfero è detta DOMINANZA DELL’EMISFERO: quindi la dominanza
dell’emisfero destro o sinistro è predittiva di emozioni positive o negative.
La TECNOLOGIA necessaria per verificare questa ipotesi è l’EEG, elettroencefalogramma, che rileva l’attività
elettrica del cervello mediante l’applicazione di elettrodi sul capo.
In uno studio è stata misurata l’attività emisferica PRIMA e DURANTE la proiezione di spezzoni di film
destinati a suscitare emozioni positive e negative, inoltre i soggetti dovevano valutare il proprio umore di
base prima di assistere al filmato e le proprie esperienze emotive durante la visione.
 I soggetti con una maggiore attivazione prefrontale sinistra in una situazione di riposo, reagivano alle
scene positive del filmato con emozioni più positive e quelli con una maggiore attivazione prefrontale
destra in una situazione di riposo, reagivano con emozioni più negative alle scene negative presentate.

-Altre ricerche: le persone depresse o che sono state depresse hanno un’attività corticale anteriore sinistra
INFERIORE rispetto alle persone non depresse;
Inoltre i soggetti che presentano un danno anterocerebrale sinistro tendono a diventare depressi, mentre
quelli con un danno anterocerebrale destro sviluppano un disturbo di tipo maniacale.

-Altre ricerche: i bambini che sperimentano una maggior angoscia al momento della separazione dalla
madre mostrano una maggiore attivazione prefrontale destra e una minore attivazione prefrontale sinistra
rispetto ai piccoli che vivono uno stato minore di angoscia.

-Studio di Kagan: reattività maggiore dell’emisfero destro nei bambini inibiti e una dominanza dell’emisfero
sinistro nei bambini disinibiti.

-Misure eseguite con EEG: distinguere due aspetti diversi dell’esperienza emotiva, entrambi negativi – la
comparsa dell’ansia durante un compito e la preoccupazione ( maggiore attivazione frontale sinistra
rispetto all’ansia) prima di affrontare un compito. Ciò ha implicazioni per le teorie dei tratti: il tratto del
nevroticismo, nel modello dei 5 fattori, combina i diversi aspetti dell’ansia in un solo fattore, mentre queste
prove indicano l’esistenza di diversi tipi di emozioni negative NETTAMENTE DISTINTE.

I NEUROTRASMETTITORI E IL TEMPERAMENTO: DOPAMINA E SEROTONINA.


-Sappiamo che un eccesso di DOPAMINA è implicato nella SCHIZOFRENIA, mentre una scarsa produzione di
dopamina è implicata nel MORBO DI PARKINSON.
La dopamina è anche associata al PIACERE e viene descritta come ‘benessere chimico’. Si ritiene che le
droghe stimolanti come la cocaina, siano in grado di ‘mascherarsi’ da dopamina, e producano una
sensazione di piacere dopo l’assunzione ma anche un senso di depressione che compare al termine
dell’effetto.
-Anche il neurotrasmettitore SEROTONINA è coinvolto nella regolazione dell’umore: si ritiene che i farmaci
moderni noti come SSRI, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, attenuino la depressione
prolungando l’azione della serotonina a livello delle sinapsi dei neuroni.
-L’ormone CORTISOLO è associato con la risposta allo STRESS: nella ricerca di KAGAN, i bambini inibiti
all’età di 5 anni mostravano un’elevata reattività alla minaccia, espressa in termini di livello di cortisolo.
Il fatto che i neurotrasmettitori contribuiscano a determinare l’umore suggerisce che l’analisi della chimica
del cervello è in grado di chiarire le DIFFERENZE DI TEMPERAMENTO TRA GLI INDIVIDUI.
Invece di esaminare i tanti modelli esistenti, seguiremo il percorso tracciato da LEE ANNA CLARCK E DAVID
WATSON.

LE 3 DIMENSIONI DEL TEMPERAMENTO: EP, EN, e D\C.


Secondo il modello di CLARK E WATSON, le differenze individuali di temperamento possono essere
riassunte in 3 grandi SUPERFATTORI simili a quelli descritti da Eysenck e che corrispondono anche a 3 delle
dimensioni del Big Five:
-EN : EMOTIVITA’ NEGATIVA; i soggetti che hanno un punteggio elevato vedono il mondo come un luogo
minaccioso, problematico, angosciante, mentre i soggetti con punteggi bassi in questo tratto sono calmi,
emotivamente stabili, soddisfatti di sé;
-EP : EMOTIVITA’ POSITIVA; propensione del soggetto a impegnarsi in attività nell’ambiente in cui vive,
punteggi elevati (caso degli estroversi) sono soggetti che amano la compagnia e affrontano la vita
attivamente, con energia, allegria, entusiasmo, mentre bassi punteggi corrispondono a soggetti riservati ,
socialmente isolati e con scarsa energia e fiducia in sé stessi;
PUR AVENDO QUALITA’ DI SEGNO OPPOSTO, I FATTORI EN e EP SONO RECIPROCAMENTE INDIPENDENTI,
un soggetto può avere punteggi elevati o bassi in ciascuno di essi: questo perché le emozioni positive e le
emozioni negative sono sotto il controllo di sistemi biologici differenti.
-D\C : disinibizione\costrizione; questo fattore non coinvolge il tono emotivo, ma si riferisce alla
REGOLAZIONE EMOTIVA. Alti punteggi descrivono soggetti impulsivi, imprudenti, orientati ad emozionarsi,
mentre bassi punteggi descrivono soggetti prudenti, controllati, capaci di tener conto delle implicazioni a
lungo termine del proprio comportamento, evitano il rischio ed il pericolo.
MA E’ POSSIBILE IDENTIFICARE I CORRELATI BIOLOGICI DEI 3 FATTORI?
-CLARK E WATSON suggeriscono che il fattore EP-EMOTIVITA’ POSITIVA è associato all’azione della
DOPAMINA. Possono anche essere implicate differenze di laterizzazione emisferica: alti punteggi in EP sono
associati alla DOMINANZA DELL’EMISFERO SINISTRO.
-Suggeriscono anche che la base biologica del fattore D\C-DISINIBIZIONE\COSTRIZIONE è la SEROTONINA.
Le persone in cui questo trasmettitore è debole tendono ad essere aggressive e fanno un maggior uso di
sostanze come alcol, in grado di attivare la dopamina.
L’ALCOLISMO QUINDI E’ CONNESSO CON UN FUNZIONAMENTO RIDOTTO DELLA SEROTONINA.
HAMER: dice che la dopamina sia associata alla ricerca di emozioni forti, impulsività e disinibizione (N.B.
alti livelli di testosterone, sono associati alla competitività e all’aggressività , entrambi collegate ad alti
punteggi di D\C).
-In merito al fattore EN , le conoscenze relative alla neurobiologia sono ancora molto scarse; tuttavia esiste
una correlazione fra bassi livelli di serotonina delle sinapsi e la depressione, l’ansia e i sintomi ossessivi-
compulsivi.
HAMER E COPELAND: collegano bassi livelli di serotonina ad una visione pessimistica del mondo, analoga al
‘melanconico’ di Galeno, descrivendo la serotonina come il ‘malessere’ chimico.
I dati inoltre dimostrano che una eccessiva sensibilità dell’amigdala è probabilmente implicata nella
tendenza a sperimentare alti livelli di ansia e di disagio.

RICORDIAMO CHE CMQ NON ESISTE CORRISPONDENZA BIUNIVOCA TRA I PROCESSI BIOLOGICI E I TRATTI
DELLA PERSONALITA’: sembra che ogni componente biologica sia associata all’espressione di più di un
tratto e che l’espressione di ogni tratto sia influenzata da più di un fattore biologico.
Dunque è difficile integrare questi dati neurobiologici nel MODELLO TRIDIMENSIONALE DEL
TEMPERAMENTO, perché si rischia di semplificare la neurobiologia.

VEDI ASSOLUTAMENTE LA TABELLA 9.4 PAG. 415

-Secondo DAMASIO, GALL aveva ragione quando sosteneva che il cervello è formato da parti specializzate
nello svolgimento di specifiche funzioni e non da un’ampia massa indifferenziata. Tuttavia, Gall non solo
non era riuscito ad identificare correttamente le parti e le funzioni, ma ignorava il FUNZIONAMENTO DEL
CERVELLO IN QUANTO SISTEMA: la mente è il risultato dell’attività di ciascuno dei componenti separati e
dell’azione simultanea di queste componenti.
 Esiste sia DIFFERENZIAZIONE-LOCALIZZAZIONE che ORGANIZZAZIONE-SISTEMA: e i tratti sono collegati al
funzionamento di più elementi e non al funzionamento di singoli elementi.

LA PLASTICITA’: I PROCESSI BIOLOGICI COME CAUSE E COME EFFETTO.


Consideriamo i PROCESSI BIOLOGICI come processi che DETERMINANO le EMOZIONI E I COMPORTAMENTI ,
come se i primi fossero LA CAUSA e i secondi L’EFFETTO.
Non è sicuramente una considerazione sbagliata, eppure non è nemmeno del tutto corretta… la biologia
può cambiare, è ‘plastica’, può essere modellata.
PROVE DELLA PLASTICITA’ DEI SISTEMI NEURONALI E DEI SISTEMI NEUROTRASMETTITORI:
-benchè la leadership in una gerarchia di scimmie sia associata ad alti livelli di serotonina, se il branco viene
riorganizzato ribaltando l’ordine gerarchico , gli animali ora in posizione dominante sviluppano livelli di
serotonina più alti di quelli che presentavano quando erano in una posizione di sottomissione.
-analogamente, il rapporto fra testosterone e aggressività\competitività è BIDIREZIONALE:
un livello elevato di testosterone facilita l’aggressività \competitività che a loro volta innalzano il livello di
testosterone.
-una ricerca recente ha dimostrato che LE CURE MATERNE, esercitano effetti biologici a lungo termine
sull’organismo.
Si tratta di una ricerca condotta sugli animali, , in particolare sui ratti di laboratorio ( ma hanno sistemi
biologici simili a tutti gli altri mammiferi, quindi è un risultati interessante anche per gli psicologi della
personalità). I ricercatori hanno scoperto che i ratti cui sono dedicate maggiori cure materne nella prima
settimana di vita si rivelano meno timorosi in età adulta, hanno meno paura. Ma quali sono i percorsi
biologici che producono questo effetto? Un’esperienza positiva crea l’effetto biochimico nell’ippocampo,
una zona implicata nella reazione allo stress.
 LA BIOLOGIA NON E’ UNA CARATTERISTICA FISSA DELL’INDIVIDUO , NELLA STRUTTURA CEREBRALE SI
POSSONO VERIFICARE CAMBIAMENTI IN CONSEGUENZA DELL’ESPERIENZA.

ESEMPI DI RICERCA SULLA PLASTICITA’!


1. LA CONDIZIONE SOCIOECONOMICA E LA SEROTONINA.
La serotonina è un neurotrasmettitore importante per la vita emotiva. Gli individui presentano livelli
diversi di attività serotoninergica nel cervello e tali differenze sono collegate all’esperienza emotiva ,
compresa la depressione. MA QUAL’E L’ORIGINE DI TALI DIFFERENZE?
Sicuramente i FATTORI GENETICI svolgono un ruolo importante, eppure si è preso in considerazione un
altro fattore.
Si è ipotizzato che le differenze potessero avere origine dalle DIVERSITA’ NELLA LORO CONDIZIONE
SOCIOECONOMICA:
-GLI INDIVIDUI CHE VIVONO IN UNA CONDIZIONE ECONOMICA BUONA;
-GLI INDIVIDUI CHE VIVONO IN UNA CONDIZIONE ECON. SVANTAGGIATA: livelli di stress quotidiano più alti
e stile alimentare di qualità inferiore; giacchè il corpo reagisce sia all’alimentazione, sia allo stress, tali
FATTORI AMBIENTALI esterni possono influenzare la BIOLOGIA INTERNA, compresa L’ATTIVITA’
SEROTONINERGICA.
Ricerca: è stato chiesto ai soggetti di assumere una sostanza che è un AGONISTA DELLA SEROTONINA, ossia
una sostanza che IMITA L’AZIONE DI UN’ALTRA SOSTANZA, in questo caso la serotonina.
Dopo aver somministrato questa sostanza ai soggetti, i ricercatori hanno prelevato un campione di sangue
per misurare i livelli di PROLATTINA, un ormone – è importante rilevare ciò perché la serotonina stimola il
rilascio di prolattina del corpo.
Allora l’ipotesi è: le persone che vivono in ambienti caratterizzati da diverse condizioni socioeconomiche
abbiano un diverso funzionamento biologico, in particolare che presentano diversi livelli di prolattina, che
sono INDICATORI DELLA REATTIVITA’ DEL CORPO ALLA SEROTONINA.
I RISULTATI: le persone che vivono in ambienti più svantaggiati economicamente mostravano una reattività
serotoninergica minore.
MA NON PUO’ ESSERE CHE LE PERSONE CON UNA CONDIZIONE ECONOMICA MIGLIORE DIFFERISCONO PER
QUANTO RIGUARDA ALCUNI TRATTI DELLA PERSONALITA’ DALLE PERSONE CON UNA CONDIZIONE
ECONOMICA SVANTAGGIATA, E QUESTO SPIEGA L’EFFETTO?
-misure dei tratti dei 5 fattori: le differenze non sono state spiegate dalle differenze dei tratti .

L’ESPERIENZA AMBIENTALE E I CAMBIAMENTI NELLA MATERIA CEREBRALE.


Alcuni ritengono che il cervello sia una sorta di computer: ma la metafora del pc presenta alcuni
inconvenienti. Sono diversi per:
-la loro reazione all’esperienza- se il pc esegue ripetutamente un programma, l’hardware del pc non
sviluppa nuove capacità in grado di migliorare l’esecuzione del programma, invece il cervello si modifica in
base all’esperienza.
QUESTO ASPETTO FORNISCE UNA CHIARA DIMOSTRAZIONE DELLA PLASTICITA’ DEI SISTEMI NEURONALI.
Ricerca: giocoleria.
Hanno diviso il gruppo a metà e hanno chiesto ai componenti di uno dei due sottogruppi di imparare a fare
esercizi di giocoleria. In un periodo di 3 mesi, i soggetti hanno imparato 3 esercizi.
Al termine di questo periodo, entrambi i gruppi, sono ritornati in laboratorio per una seconda indagine sul
cervello. I risultati? I cervelli dei due gruppi erano diversi ( erano già stati studiati prima della prova,
avevano già visto i cervelli, ed erano simili, ‘normali’).
Nei giocolieri si era verificata un’espansione significativa della MATERIA GRIGIA CEREBRALE
 PROVE INTERESSANTI SUL PERCORSO BIDIREZIONALE CHE COLLEGA LA BIOLOGIA E L’ESPERIENZA.

LE INDAGINI NEUROSCIENTIFICHE DELLE FUNZIONI PSICOLOGICHE DI ‘LIVELLO SUPERIORE’ (il concetto di


sé, la moralità).
Anche queste funzioni psicologiche di livello superiore richiedono una base biologica.
VEDIAMO ALCUNE RICERCHE!

IL CERVELLO E IL SE’.
Una caratteristica esclusiva dell’essere umano è rappresentata dalla capacità di riflettere sul sé: sulle
proprie caratteristiche, le potenzialità, come si appare agli altri, ecc.
Esistono forse nel cervello sistemi distinti dal punto di vista funzionale che entrano in gioco quando
riflettiamo su noi stessi e altri che si attivano quando pensiamo alle altre persone o agli oggetti?
Un recente lavoro ha svolto indagini in questa direzione utilizzando la fMRI (risonanza magnetica
funzionale): permette ai ricercatori di identificare aree specifiche del cervello ,attraverso il fluire di
liquidi\sangue all’interno delle aree del cervello, attive quando il soggetto esegue un determinato compito.
Se c’è un particolare flusso sanguigno in un’area del cervello mentre il soggetto esegue un compito, vuol
dire che quell’area è implicata nell’esecuzione del compito.
RICERCA DI KELLEY: il compito che i soggetti devono svolgere è valutare aggettivi riguardanti alcuni tratti di
personalità; si chiedono in particolare 3 tipi di valutazione sulle parole presentate:
1. Se l’aggettivo è scritto a lettere maiuscole;
2. Se l’aggettivo descrive George Bush;
3. Se l’aggettivo descrive loro stessi.
L’ipotesi è che esistessero alcune aree del cervello attive esclusivamente quando le persone riflettono su se
stesse o su altre persone o su aspetti non collegati ad una persona.
RISULTATI: esistono alcune aree del cervello che sembrano essere implicate esclusivamente nella
VALUTAZIONE RIGUARDANTE IL SE’ = la corteccia prefrontale mediana. Questa era attiva quando il soggetto
ragionava sul sé rispetto a quando ragionava su Bush o il carattere grafico della parola.
OVVIAMENTE QUESTO NON VUOL DIRE CHE LA CORTECCIA PREFRONTALE E’ LA SEDE BIOLOGICA DEL SE’,
E’ PIUTTOSTO IMPLICATA NEL RAGIONAMENTO, come sono implicate anche altre aree del cervello quando
ci si concentra sulla riflessione del sé o altri tipi di ragionamento.

IL CERVELLO E IL GIUDIZIO MORALE.


-Freud aveva identificato il SUPER-IO, un’intera struttura della personalità per questa funzione;
-Ragioniamo su due affermazioni:
1. 5+5=11
2. E’ giusto rifiutare di curare una persona, a meno che non paghi;
Entrambe queste affermazioni sono sbagliate, ma in che misura? La seconda sembra sbagliata in modo
emotivo e l’impressione che tale opinione sia moralmente sbagliata sembra essere legata a processi
emotivi totalmente sconosciuti quando pensiamo che ‘11’ sia la risposta sbagliata a ‘5+5’.
SE I GIUDIZI MORALI SONO DIVERSI DA ALTRE VALUTAZIONI, ALLORA E’ POSSIBILE IDENTIFICARE AREE
SPECIFICHE DEL CERVELLO CHE ENTRANO IN GIOCO PER LE DIVERSE VALUTAZIONI.
GREENE, SOMMERVILLE, NYSTROM, DARLEY, COHEN: hanno utilizzato la fMRI.
I soggetti dovevano fare delle scelte riguardo alcune affermazioni , alcune di carattere morale , come se
fosse corretto appropriarsi del denaro trovato per caso, e altre invece non di carattere morale,
riguardavano scelte come prendere l’autobus.
L’IPOTESI DA VERIFICARE ERA SE L’ESSERE IMPEGNATI IN COMPITI MORALI OPPURE IN COMPITI NON
MORALI IMPLICASSE AREE CEREBRALI DIVERSE: ed è effettivamente emersa una differente implicazione
delle regioni cerebrali nel ragionamento su temi morali e non morali.
UN RISULTATO INTERESSANTE E’ CHE le aree cerebrali coinvolte nel ragionamento morale erano quelle che
si erano rivelate coinvolte anche nella determinazione delle esperienze emotive e ciò dimostra che la
riflessione morale non è un ‘freddo pensiero’ ma implica risposte emotive che influenzano la capacità
decisionale.

CAPITOLO 10.
GLI APPROCCI DEL COMPORTAMENTISMO E DELLE TEORIE DELL’APPRENDIMENTO ALLO STUDIO DELLA
PERSONALITA’.
Presentiamo due teorie , il condizionamento classico di Pavlov e il condizionamento operante di Skinner ,
che insieme forniscono il fondamento per una concezione psicologica nota come COMPORTAMENTISMO:
secondo cui le persone acquisiscono gradualmente i loro stili di personalità in conseguenza delle esperienze
che vivono a contatto con l’ambiente; le teorie che formano questo movimento specificano i processi
attraverso i quali le persone vengono forgiate dalle esperienze.
La scuola di pensiero comportamentista:
-ha dato vita a metodi terapeutici di valore indiscusso;
-alcuni teorici ‘non comportamentisti’ mette in luce sull’idea che le nostre azioni sono in gran parte
controllate direttamente da stimoli ambientali;
-alcuni teorici ‘non comportamentisti’ hanno messo in luce l’idea che avere un controllo consapevole del
nostro comportamento ( contraria rispetto a quella di essere controllati dall’ambiente) sia solo un’illusione
della nostra mente.

LA CONCEZIONE DELLA PERSONA NEL COMPORTAMENTISMO.


Nella concezione comportamentista le persone sono assimilate alle MACCHINE: Skinner afferma che gli
individui possono essere considerati come un insieme di meccanismi assimilabili alle macchine ed esplora il
modo in cui tali meccanismi apprendono, vale a dire come si modificano in risposta agli stimoli ambientali.
Ma questa concezione presenta un’implicazione, che corrisponde alla seconda caratteristica importante
nella concezione della persona del comportamentismo: il pensiero filosofico noto come DETERMINISMO.
Secondo il determinismo un evento è causato o determinato, da un evento precedente; laddove la causa
può essere compresa sulla base delle leggi fondamentali della scienza. In netta contrapposizione con il
concetto di LIBERO ARBITRIO: i comportamentisti non pensano che sia corretto sostenere che una persona
possa scegliere liberamente di agire in un modo o nell’altro, credono piuttosto che gli individui facciano
parte di un mondo naturale, nel quale gli eventi, compreso il loro comportamento, sono determinato
causalmente. (Già SPINOZA: ‘nella mente non c’è nessuna volontà assoluta, cioè libera’)
I COMPORTAMENTISTI CONTEMPORANEI, GRAZIE ALLA RICERCA SUL CONDIZIONAMENTO CLASSICO E
OPERANTE , POSSIEDONO ORA UNA VALIDA BASE SCIENTIFICA PER CREDERE NEL DETERMINISMO.

LA SCIENZA DELLA PERSONALITA’ NELLA CONCEZIONE DEL COMPORTAMENTISMO.


Come approccio alla scienza della personalità, il comportamentismo si differenzia dalle altre teorie, per due
ragioni:
1. Il comportamento deve essere spiegato in ermini di INFLUENZA CAUSALE dell’ambiente sulla persona; le
altre teorie invece sono interessate ad esaminare ‘cosa c’è nella testa delle persone’ e quindi riguardano il
modo in cui fattori interni della personalità influenzano le esperienze e le azioni degli individui.
IL COMPORTAMENTISMO, INVECE, STUDIA COSA C’E’ NELL’AMBIENTE, IN CHE MODO I FATTORI
AMBIENTALI DETERMINANO IN MANIERA CAUSALE IL COMPORTAMENTO DEGLI INDIVIDUI.
2. Nelle altre teorie le PERSONE erano oggetto di studio delle ricerche; mentre nel comportamentismo si
costruisce la teorie delle persone in gran parte sulla base di dati provenienti dallo studio di animali (
strategia dell’analisi dei ‘sistemi semplici’).

IL DETERMINISMO AMBIENTALE E LE SUE IMPLICAZIONI PER IL CONCETTO DI PERSONALITA’.


Secondo il comportamentismo , quindi, la scienza della personalità deve studiare il modo in cui fattori
ambientali determinano il comportamento umano.
Per il comportamentista , il comportamento degli individui deve essere spiegato proprio come si dovrebbe
spiegare ‘un sasso in caduta sul suolo ’: proprio come le FORZE AMBIENTALI determinano la traiettoria
della pietra , le forze ambientali determinano la traiettoria delle nostre vita nel momento in cui veniamo a
contatto , e ne subiamo l’influenza, con una serie di fattori ambientali.
PER IL COMPORTAMENTISMTA SPIEGARE IL COMPORTAMENTO UMANI IN TERMINI DI ATTEGGIAMENTI, DI
SENTIMENTI, O DI TRATTI DELLA PERSONALITA’ NON HA PIU’ SENSO : la pietra non ricade sulla terra perché
ha deciso di farlo, ma perché la forza di gravità ne ha determinato la caduta. Analogamente , le persone
non agiscono nel modo in cui agiscono perché COSI’ DECIDONO , ma perché le forze ambientali ne
determinano il comportamento.
ATTENZIONE: I COMPORTAMENTISTI RICONOSCO CHE LE PERSONE HANNO PENSIERI E SENTIMENTI , MA LI
CONSIDERANO COMPORTAMENTI CAUSATI DALL’AMBIENTE.
- La caratteristica più radicale della concezione del mondo comportamentista è rappresentata dal fatto che
essa non spiega le azioni di un individuo in termini di pensieri e sentimenti; al contrario, spiega le azioni, i
pensieri e i sentimenti in termini di forze ambientali che modellano l’individuo.
 PER IL COMPORTAMENTISTA E’ QUESTO L’UNICO MODO PER COSTRUIRE UNO STUDIO DEL
COMPORTAMENTO SCIENTIFICAMENTE CREDIBILE; per lui sostenere che gli individui agiscono in un certo
modo perché così ‘hanno deciso di fare’ , non ha alcun valore scientifico.

CHE COSA HA A CHE VEDERE TUTTO QUESTO CON LO STUDIO DELLA PERSONALITA’?
Secondo il comportamentista, le variabili in tutte le altre teorie della personalità – i conflitti psicoanalitici, i
tratti, ecc- non sarebbero entità psicologiche reali nella mente dell’individuo. Al contrario, sono da
considerare ETICHETTE DESCRITTIVE, descrizioni dei pattern di esperienza psicologica che sono in realtà
causati dall’ambiente.
NELLE ALTRE TEORIE IL TERMINE ‘PERSONALITA’’ NON IDENTIFICA LA CAUSA DEL COMPORTAMENTO DELLA
PERSONA: quindi è una semplice etichetta per un pattern di azione causato dall’ambiente.
Per i comportamentisti, quindi, la comprensione delle LEGGI DELL’APPRENDIMENTO, potrà sostituire tutte
le altre teorie della personalità: se il comportamento può essere spiegato dalle leggi dell’apprendimento e
se la personalità è solo un’etichetta descrittiva del tipo di comportamento acquisito da una persona, allora
NON E’ NECESSARIA UNA TEORIA SCIENTIFICA DELLA PERSONALITA’. I comportamentisti attendevano il
momento in cui le teorie della personalità potessero essere ‘considerate una bizzarria della storia’.

-La fiducia nel DETERMINISMO AMBIENTALE, presenta ulteriori implicazioni:


1. Mette in evidenza la SPECIFICITA’ SITUAZIONALE del comportamento: visto che i fattori ambientali
costituiscono le cause del comportamento, si pensa che lo stile comportamentale degli individui debba
variare in base all’ambiente. Vi è una variabilità nell’azione, poiché le persone si adattano a situazioni che
offrono ricompense e punizioni diverse in risposta a diversi tipi di comportamento.
ENORME DIFFERENZA CON LA TEORIA DEI TRATTI:
- i tratti corrispondono a stili COERENTI di comportamento; si pensava spiegassero il motivo per cui una
persona agisce in modo coerente in situazioni diverse;
2. CAUSE E TRATTAMENTO DELLA PSICOPATOLOGIA: la psicopatologia non è intesa come un problema
interiore, come una malattia della mente; al contrario, il comportamentista presume che il comportamento
‘anormale’ sia causato da ambienti scarsamente adattivi a cui la persona è stata esposta.
PER CUII, il compito della terapia non consiste nell’analizzare i conflitti sottostanti o riorganizzare la
personalità dell’individuo; l’obiettivo è FORNIRE UN NUOVO AMBIENTE , nuove esperienze di
apprendimento per il paziente.

LA SPERIMENTAZIONE , LE VARIABILI OSSERVABILI E I SISTEMI SEMPLICI.


La STRATEGIA DI RICERCA adottata dai comportamentisti è la conseguenza della fiducia nel determinismo
ambientale: visto che il comportamento è determinato dall’ambiente, i comportam. conducono le loro
ricerche manipolando le VARIABILI AMBIENTALI per scoprire in che modo essere influenza il
comportamento. Fondano perciò lo studio della natura umana su accurati ESPERIMENTI DI LABORATORIO.
Nella fase di PROGETTAZIONE DELLA RICERCA, i comportamentisti sottolineano la necessità di studiare
ASPETTI OSSEERVABILI: questa caratteristica non è parte delle altre teorie (es. non si può osservare
direttamente l’es, una tendenza all’estroversione).
IL COMPORTAMENTISTA SOSTIENE CHE LE ALTRE TEORIE SIANO TROPPO SPECULATIVE, E QUINDI NON
SUFFICIENTEMENTE SCIENTIFICHE , PERCHE’ CONSIDERANO VARIABILI IMPOSSIBILI DA OSSERVARE, per
questa ragione i comport. hanno criticato tutte le altre teorie psicologiche.
Cmq, il tentativo di studiare la personalità con metodi sperimentali, comporta una sfida importante:
spesso è poco pratico oltre che non etico, manipolare le variabili ambientali in grado di influenzare i
comportamenti quotidiani delle persone; inoltre, poiché le azioni svolte quotidianamente dall’uomo posso
essere causate da un numero infinito di variabili e queste variabili possono essere collegate tra loro in
modo complesso, risulta difficile individuare le RELAZIONI TRA UN FATTORE AMBIENTALE ED IL
COMPORTAMENTO.
QUESTE DIFFICOLTA’, inducono il comportamentista ad adottare la seguente strategia di ricerca: studia le
REAZIONI SEMPLICI, invece di azioni sociali complesse ED ESAMINA ORGANISMI PIU’ SEMPLICI, GLI
ANIMALI.. è la STRATEGIA DELLO STUDIO DEI SISTEMI SEMPLICI! Si tratta di una strategia di ricerca nella
quale , per ragioni sia pratiche, sia etiche, si conducono studi scientifici su un sistema più semplice di quello
che è il reale oggetto d’interesse del ricercatore ( es. verificare il funzionamento di un aeroplano o l’effetto
di un nuovo farmaco).
A cosa sono interessati i comportamentisti? Al comportamento sociale complesso degli esseri umani, ma è
impossibile studiare questo comportamento , per questo utilizza sistemi semplici.
Per molti aspetti questa strategia si è rivelata di successo!!!
La questione ovviamente è se i risultati si possono generalizzare dagli animali in laboratorio agli essere
umani nel mondo sociale.

WATSON, PAVLOV E IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO.


Watson è stato il fondatore dell’approccio psicologico noto come COMPORTAMENTISMO.
Ha frequentato la facoltà di filosofia per poi passare a psicologia, frequentando in questi anni corsi di
neurologia e fisiologia e dedicandosi alle ricerche sperimentali condotte sugli animali. L’anno prima di
conseguire il dottorato, Watson ebbe un crollo nervoso e trascorse le notti insonne. Descrisse questo
periodo come una fase importante , che lo aveva sensibilizzato nei confronti della teoria freudiana;
completò infine il suo lavoro di dottorato che lo spinse a sviluppare un atteggiamento nei confronti
dell’IMPIEGO DEGLI ESSERI UMANI COME SOGGETTI DELLE RICERCHE ( non può scoprire osservando il
comportamento degli animali, tutto quello che gli altri hanno scoperto studiando gli esseri umani).
Quando divenne professore, elaborò la teoria del comportamentismo: in alcune riviste enfatizzava lo studio
del comportamento osservabile e rifiutava l’uso dell’introspezione come metodo di ricerca. Fu influenzato
molto da PAVOLOV e pubblicò uno studio rivoluzionario sull’APPRENDIMENTO DELLE REAZIONI EMOTIVE
condotto insieme alla sua studentessa ROSALIE RAYNER.
Watson divorziò dalla moglie, sposò la studentessa e questo evento lo costrinse a dare le dimissioni ed
abbandonare la ricerca, entrando nel mondo degli affari.
Pubblicò il suo libro COMPORTAMENTISMO ,ma la sua carriera come teorico e sperimentatore era
terminata.

LA TEORIA DEL CONDIZIONAMENTO CLASSICO DI PAVLOV.


Pavlov, fisiologo russo, nel corso del suo lavoro sul funzionamento dell’apparato digestivo , aveva messo a
punto una procedura per lo studio del comportamento ed elaborato un principio di apprendimento che
hanno influenzato il campo della psicologia.
Nei primi lavori, Pavlov studiava la SECREZIONE GASTRICA NEL CANE: una delle prove consisteva nel
mettere un po’ di cibo in polvere nella bocca del cane, e misurare la quantità di saliva secreta dall’animale.
In quest’occasione notò che dopo un certo numero di prove il cane, prima che gli venisse messo in bocca il
cibo, iniziava a salivare in risposta a determinati stimoli, come la vista del piatto, o il rumore dei passi della
persona che in genere portava il piatto: gli stimoli che precedentemente non sollecitavano la salivazione
(stimoli neutri) stimolavano ora l’animale a secernere saliva per via della loro ASSOCIAZIONE CON IL CIBO
che induceva il cane a salivare.
PROCESSO NOTO COME CONDIZIONAMENTO CLASSICO!

I PRINCIPI DEL CONDIZIONAMENTO CLASSICO.


E’ un processo in cui uno stimolo inizialmente neutro( uno stimolo al quale l’organismo non reagisce in
maniera rilevante) induce alla fine una reazione significativa; lo stimolo neutro sollecita la reazione grazie
all’associazione con un altro stimolo che invece provoca la reazione. Il processo attraverso cui l’organismo
apprende a reagire allo stimolo inizialmente neutro è definito: condizionamento.
CASO DEL CANE:
- cibo = stimolo incondizionato ;
-salivazione= risposta incondizionata ( non appresa, è una risposta automatica innata dell’organismo);
INCONDIZIONATO- il collegamento tra lo stimolo e la risposta avviene senza apprendimento.
-suono del campanello= inizialmente stimolo neutro, di solito non sollecita nessuna risposta significativa;
poi con il fatto che il suono del campanello venga preceduto alla somministrazione del cibo , diventa uno
stimolo condizionato- STIMOLO PRECEDENTEMENTE NEUTRO ORA INDUCE UNA RISPOSTA SIGNIFICATIVA,
LA SALIVAZIONE.
-la salivazione al campanello= risposta condizionata.

Mediante il condizionamento classico, si può imparare ad evitare uno stimolo inizialmente neutro: RITIRO
CONDIZIONATO.
CASO DEL CANE:
cane al quale vengono applicati degli elettrodi alle zampe
-scossa elettrica= stimolo incondizionato;
-ritiro della zampa= risposta incondizionata, una risposta riflessa, automatica;
-suono del campanello= stimolo condizionato, SEMPRE PRIMA DELLA SCOSSA;
-ritiro della zampa al suono del campanello= risposta condizionata.

LA RISPOSTA CONDIZIONATA SI SAREBBE ASSOCIATA SOLTANTO CON LO SPECIFICO STIMOLO NEUTRO O


ANCHE CON ALTRI STIMOLI DELLO STESSO TIPO?
-Scoprì che la risposta condizionata da un precedente stimolo neutro finiva per associarsi anche a STIMOLI
SIMILI, in un processo chiamato GENERALIZZAZIONE.
-Quali sono i limiti? Se solo alcuni stimoli sono seguiti ripetutamente da STIMOLI INCONDIZIONATI ,
l’animale riconosce le differenze tra stimoli, si verifica cioè un processo definito DISCRIMINAZIONE.
-Infine se lo stimolo originariamente neutro viene presentato più volte senza farlo seguire, neanche
occasionalmente, dallo stimolo incondizionato , si verifica un annullamento o un progressivo indebolimento
del condizionamento, in un processo detto ESTINZIONE.
-Benchè gli esempi utilizzati si riferiscano agli animali, i principi si possono adattare anche all’uomo:
il modello del condizionamento può essere molto utile nel comprendere come si sviluppano , persistono e
scompaiono molte delle nostre risposte emotive (es. bimbo con il morso del cane).

BOX : MORTE PER OVERDOSE DI EROINA: UNA SPIEGAZIONE SULLA BASE DELLA TEORIA DEL
CONDIZIONAMENTO CLASSICO. PAG. 440
PSICOPATOLOGIA E CAMBIAMENTO.
Ha elaborato spiegazioni a proposito del conflitto psicologico e dello sviluppo delle nevrosi.
Ha studiato quelle che sarebbero state definite NEVROSI SPERIMENTALI DEGLI ANIMALI:
-un cane era stato condizionato a secernere saliva alla presentazione di un cerchio;
- poi era stato sottoposto a discriminazione con la presentazione di un’ellisse ( in modo che si rafforzasse la
risposta per il cerchio);
-piano piano faceva diventare l’ellisse uguale al cerchio: non discriminava più e non rispondeva più al
cerchio con la salivazione.
In seguito a ciò, il cane non era più tranquillo, si ribellava quando era in gabbia, mordeva i tubi, gli
apparecchi nella gabbia, abbaiava violentemente, presentava tutti i sintomi di una nevrosi in fase acuta.

LE RISPOSTE EMOTIVE CONDIZIONATE.


Il lavoro di Pavlov ha influenzato il lavoro di Watson, lo ha ispirato ad applicare ad un essere umano il tipo
di ricerca sul condizionamento svolto sui cani.
Descriveva il condizionamento delle reazioni emotive di un bambino di 11 mesi, IL PICCOLO ALBERT.
WATSON E RAYNER:
-ratto bianco= stimolo incondizionato, di cui non aveva paura;
-rumore prodotto da un martello su un’asta di ferro= risposta incondizionata, automatica;
-sbarra colpita dietro la testa di Albert e mentre lui giocava con il ratto= stimolo condizionato;
-paura del ratto e pianto= RISPOSTA EMOTIVA CONDIZIONATA;
GENERELIZZAZIONE: aveva paura non solo dei ratti bianchi, ma di tutto ciò che era bianco e peloso.
WATSON E RAYNER conclusero che molte paure sono reazioni emotive condizionate e su questa base
criticavano le teorie proposte dalla psicoanalisi.

LA DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA.
Un progresso nell’applicazione dei principi del condizionamento classico ai problemi della PSICOPATOLOGIA
è stato lo sviluppo di una tecnica terapeutica nota come DESENSIBILIZZAZIONE SISTEMATICA, sviluppata da
JOSEPH WOLPE, uno psichiatra che era venuto a conoscenza degli scritti di Pavlov.
Wolpe considerava le reazioni persistenti all’ansia come risposte apprese che potevano essere disattivate ;
elaborò quindi una teoria che permettesse questa disattivazione: la desen. sistematica era concepita con
l’intento di INIBIRE L’ANSIA mediante un CONTROCONDIZIONAMENTO.
Nel controcondizionamento la persona apprende una nuova risposta fisiologica incompatibile con la
risposta già esistente: se la risposta esistente a uno stimolo è l’ansia, allora l’obiettivo può consistere nel
fare in modo che la persona apprenda una nuova risposta allo stimolo, come ad esempio il rilassamento!
Quando la persona impara , grazie a nuove esperienze di condizionamento classico, a reagire con il
rilassamento allo stimolo che precedentemente produceva la paura, l’ansia, questa dovrebbe svanire
(AVVIENE OVVIAMENTE PER FASI: es. fasi della desensibilizzazione all’ansia pag. 444).
Wolpe mette in discussione così la CONEZIONE PSICOANALITICA: secondo la quale, fino a quando i conflitti
sottesi non vengono risolti , il paziente tende a sviluppare un nuovo sintomo al posto di quello rimosso; ma
secondo i comport. nessun sintomo è provocato da conflitti inconsci, esiste solo una risposta disadattiva
appresa e quando questa risposta è eliminata, non verrà sostituita da un’altra risposta disadattiva.

BOX : CHE COSA RENDE AI NOSTRI OCCHI ALCUNI CIBI DELIZIOSI E ALTRI STOMACHEVOLI? PAG. 445.

UNA REINTERPRETAZIONE DEL CASO DEL PICCOLO HANS. Pag. 446-447

GLI SVILUPPI RECENTI.


1. Un’area esemplificativa della ricerca è rappresentata dall’uso delle procedure di condizionamento
classico per dimostrare che le persone possono inconsapevolmente sviluppare paure e atteggiamenti nei
confronti di altre persone, o cose.
I nostri atteggiamenti o preferenze sono condizionati da una base subliminale, inconscia.
Es. una fotografia la ritengo brutta, non perchè realmente in sé sia brutta, ma perché l’associo ad
un’emozione spiacevole, negativa.
Si parla anche di PREGIUDIZIO AVVERSIVO che può essere difficile da eliminare a livello conscio.
2. Collegamento tra il condizionamento classico e l’autostima.
BACCUS, BALDWIN, PACKER: hanno dedotto che le espressioni di un’elevata autostima sono risposte che
potrebbero essere modificate mediante il condizionamento classico.
Nella ricerca è emerso che: le persone che vedevano visi sorridenti abbinati alle parole che descrivevano
qualità tipiche di sé stessi, mostravano livelli più elevati di autostima rispetto ai soggetti del gruppo di
controllo dove invece le parole che descrivevano loro stessi erano abbinate con immagini varie, come
persone sorridenti, persone arrabbiate, persone con un’espressione neutra.
3. Un altro importante sviluppo riguarda lo studio dei PROCESSI BIOCHIMICI e NEURALI fondamentali che
mediano il condizionamento classico: che cosa accade al cervello quando un organismo acquisisce una
nuova risposta ad uno stimolo?
ERIC KANDEL: la sua ricerca è un esempio della strategia dei sistemi semplici. Ha studiato una lumaca di
mare detta, APLYSIA, la quale possiede un numero limitato di cellule nervose e questo rende più semplice
studiare il ruolo delle singole cellule nel condizionamento.
questa lumachina, inoltre, presenta una risposta semplice: il riflesso di chiusura della branchia , che può
essere modificato con il condizionamento.
 LE SINAPSI DEI NEURONI IMPLICATE NEL RIFLESSO DI CHIUSURA DELLA BRANCHIA RISULTANO
CONNESSE CON PIU’ FORZA IN CONSEGUENZA DEL CONDIZIONAMENTO.

LA TEORIA DI SKINNER DEL CONDIZIONAMENTO OPERANTE.


Benchè Watson avesse abbandonato il campo della psicologia, altri teorici sono andati avanti con le
ricerche sul comportamentismo, tra questi ritroviamo: Hull, che ha sviluppato una teoria
dell’apprendimento che implica il concetto di pulsione ; Dollar e Miller, che hanno cercato di dimostrare
come la teoria di Hull fosse in grado di affrontare fenomeni quali le pulsioni e i conflitti intrapsichici che
erano di interesse degli psicoanalisti. Anche questi però sono stati messi in ombra dal più influente teorico
e portavoce del comportamentismo : SKINNER.

UN RITRATTO DEL TEORICO.


Skinner era nato in Pennsylvania, da un avvocato da lui descritto come una persona alla ricerca disperata di
approvazione e da una madre con idee rigide e conformiste su ciò che è giusto o sbagliato. Eppure Skinner
descriveva la propria famiglia, durante la sua infanzia, come un ambiente accogliente e stabile; racconta
che gli piaceva la scuola e che mostrava un interesse per la costruzione di oggetti.
Quando Skinner stava per andare al college, il fratello minore morì, commentando questo evento come un
evento che non l’aveva particolarmente colpito e sentendosi in colpa per questo.
Si laureò in letteratura inglese, lesse alcune opere di Pavlov e alcuni articoli di RUSSELL su Watson: RUSSELL
PENSAVA DI AVER DEMOLITO WATSON CON QUESTI ARTICOLI, CHE INVECE SOLLECITARONO L’INTERESSE
DI SKINNER PER IL COMPORTAMENTISMO.
Passò alla facoltà di psicologia , sviluppò il suo interesse per il comportamento degli animali e dichiarò che
Pavlov gli avesse fornito la chiave per comprendere il comportamento .
Durante questi anni e i successivi, Skinner sviluppò alcuni principi della sua metodologia scientifica:
1. Quando ti imbatti in qualcosa d’interessante, lascia perdere qualsiasi altra cosa e studiala;
2. Un’apparecchiatura meccanica spesso facilita la ricerca;
3. Alcune persone sono fortunate;
4. Se un’apparecchiatura si rompe può essere un problema ma può anche condurre alla SERENDIPITA’: cioè
all’arte di fare preziose scoperte, di trovare una cosa mentre se ne cerca un’altra.
Dopo l’uni diventò un abile addestratore di animali: i suoi animali sapevano eseguire specifici
comportamenti in momenti stabiliti; passò dal lavoro con i ratti a quello con i piccioni. Si rese conto che
Skinner si dedicò alla manipolazione e al controllo del comportamento di singoli animali: NON SERVIVANO
PARTICOLARI TEORIE DELL’APPRENDIMENTO E SPIEGAZIONI TORTUOSE SE ERA POSSIBILE MANIPOLARE
L’AMBIENTE IN MODO DA PRODURRE UN PRECISO CAMBIAMENTO NEI CASI SPECIFICI.
Il suo stesso comportamento veniva controllato dai risultati positivi ottenuti dagli animali che erano ‘sotto il
suo controllo’.

La base della procedura del CONDIZIONAMENTO OPERANTE è rappresentata dal CONTROLLO DEL
COMPORTAMENTO attraverso la MANIPOLAZIONE DELLE RICOMPENSE E DELLE PUNIZIONI
NELL’AMBIENTE, in particolare nell’ambiente sperimentale.
Tuttavia il suo lavoro si estese oltre il laboratorio e costruì una BABY BOX per meccanizzare la sorveglianza
del bambino; le TEACHING MACHINE , macchine per insegnare che dispensavano ricompense ed erano
applicate nell’insegnamento delle materie scolastiche ; ed elaborò una procedura per utilizzare i piccioni in
campo militare per portare i missili al bersaglio.
- Scrisse un romanzo WALDEN DUE, nel quale descrive un’utopia basata sul controllo del comportamento
umano attraverso il rinforzo positivo (ricompensa) , invece della punizione. Skinner aderì all’idea che la
scienza del comportamento umano e la tecnologia che ne sarebbe derivata avrebbero dovuto essere
sviluppate al servizio del genere umano (SIAMO TUTTI INEVITABILMENTE SOTTO IL CONTROLLO
DELL’AMBIENTE).

LA TEORIA DELLA PERSONALITA’ DI SKINNER.


Per capire la teoria di Skinner, la confrontiamo con le teorie studiate precedentemente.
Tutte le teorie presenti in questo libro , sottolineano i CONCETTI STRUTTURALI: tutti i teorici hanno
ipotizzato l’esistenza di una struttura psicologica nell’individuo che spiegasse gli stili emotivi e
comportamentali coerenti della persona.
LA TEORIA DI SKINNER SI DISTACCA COMPLETAMENTE DALLA STRUTTURA, per 2 ragioni:
1. I comportamentisti considerano il comportamento un adattamento alle forze situazionali: se le forze
situazionali cambiano, cambia anche il comportamento; se il comportamento varia in base alla situazione ,
allora non è più necessario proporre concetti strutturali per spiegare la presunta coerenza della personalità;
2. Approccio generale alla costruzione di una teoria: i comportamentisti volevano costruire una teoria
basata sulle variabili osservabili. Dedurre l’esistenza di strutture invisibili della personalità era considerato
da Skinner un modo di pensare non propriamente scientifico!
SKINNER QUINDI NON PROPONE UNA SERIE DI STRUTTURE DELLA PERSONALITA’ E RIFIUTA L’IDEA CHE LA
SUA CONCEZIONE DEBBA COSTITUIRE UNA TEORIA DELLA PERSONALITA’, E’ SOLO UN NUOVO MODO DI
PENSARE IL COMPORTAMENTO.

LA STRUTTURA.
L’unità strutturale nell’approccio comportamentista generale, e in particolare in quello di Skinner, è la
RISPOSTA.
Una risposta può andare da una semplice reazione riflessa (salivazione), a espressioni comportamentali
complesse (soluzione di un problema matematico).
E’ fondamentale che la risposta rappresenti una manifestazione esterna e osservabile di un
comportamento e che si possa mettere in rapporto con eventi ambientali: il processo di apprendimento
sottende l’associazione di risposte ad eventi nell’ambiente.
Skinner distingue tra:
-risposte sollecitate da stimoli conosciuti ( chiusura della palpebra ad un soffio d’aria);
-risposte che non possono essere associate a nessun stimolo, queste risposte provengono dall’organismo e
sono definite OPERANTI  gli stimoli dell’ambiente non costringono l’organismo a comportarsi in un certo
modo , né lo incitano ad agire, la causa iniziale del comportamento è nell’organismo stesso. L’OPERANTE E’
PROPRIO L’ORGANISMO.

IL PROCESSO: IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE.


Il concetto più importante nell’analisi del processo psicologico è il RINFORZO: un evento che SEGUE UNA
RISPOSTA e accresce la probabilità che la risposta si ripeta in futuro (es. topolino muove la leva ed esce il
cibo. Il cibo è un rinforzo).
APPRENDERE MEDIANTE RINFORZO E’ UN PROCESSO IN CUI LA PROBABILITA’ DI UNA DATA RISPOSTA E’
MODIFICATA DALLA PRESENTAZIONE DEL RINFORZO.
Spesso è difficile sapere a priori che cosa potrà servire da rinforzo, può variare da persona a persona, e
individuare un rinforzo può rivelarsi un susseguirsi di TENTATIVI ED ERRORI. Gli stimoli che originariamente
non servono come rinforzo possono rivelarsi tali se li si associa con altri che già avevano questa funzione:
diventano RINFORZI GNERALIZZATI perché associati ad altri stimoli di rinforzo.
Skinner per studiare tutto ciò ha inventato un apparato sperimentale da usare in laboratorio, la SKINNER
BOX, che varia leggermente secondo l’organismo per cui viene progettata (es. leva, meccanismi per
somministrare il rinforzo, ecc).
-Ciò a cui Skinner dà importanza è il PROGRAMMA DI RINFORZO, ovvero la relazione tra il
COMPORTAMENTO e il momento in cui il rinforzo VIENE SOMMINISTRATO.
I programmi sono caratterizzati da diversi pattern di ripetizione del rinforzo:
-rinforzi basati sugli intervalli di tempo;
-rinforzi basati sul numero delle risposte.
Sono caratterizzati anche dal fatto che :
-il rinforzo compare uguale ogni volta, sempre la stessa tipologia di somministrazione;
-somministrazione ha caratteristiche di casualità.
I programmi sono caratterizzati dal fatto di essere FISSI O VARIABILI:
-FISSI: la relazione tra i comportamenti e i rinforzi resta costante; (es. distributore di bevande)
-VARIABILI: la relazione varia in maniera prevedibile (es. slot machine)  questo produce LIVELLI PIU’
ELEVATI DI RISPOSTA.
I comportamentisti hanno identificato con successo le relazioni tra il PROGRAMMA DI RINFORZO per un
dato comportamento e la FREQUENZA con cui quel comportamento si verifica:
- i programmi generati sul numero di risposta generavano livelli più elevati di risposta rispetto ai programmi
basati sugli intervalli di tempo;
-i livelli di risposta più alti si verificavano anche con i programmi basati sulla risposta con caratteristiche
variabili (slot machine).

MA IN CHE MODO GLI ANIMALI APPRENDONO AZIONI PIU’ COMPLESSE RISPETTO AD ABBASSARE UNA
LEVA?
Secondo skinner il comportamento complesso è la conseguenza di un processo noto come
MODELLAMENTO o APPROSSIMAZIONE SUCCESSIVA: mediante un processo graduale, costruito passo dopo
passo, si rinforzano sempre più i comportamenti complessi che in questo modo si avvicinano al
comportamento a cui si aspira. Il comportamento viene ‘modellato’ fino a quando non corrisponde alla
risposta desiderata (es. topino che deve correre a cerchio).
 L’APPRENDIMENTO COMPLESSO UMANO PUO’ AVVENIRE SULLA BASE DI UN PROCESSO GRADUALE DI
APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE.
-Oltre all’uso di eventi piacevoli per il rinforzo, Skinner osserva che anche l’eliminazione o il ritiro di uno
stimolo sgradevole può servire come rinforzo: per esempio provo ansia all’idea di partecipare ad un evento
sociale al punto da decidere di non partecipare e prendendo questa decisione l’ansia scompare. La
riduzione dell’ansia può rinforzare la decisione di non partecipare ad eventi sociali.
LA RIDUZIONE DELL’ASEPTTO NEGATIVO FUNZIONA DA RINFORZO.
-anche le PUNIZIONI hanno un ruolo in questa teoria: nella punizione , uno stimolo ostile, avversivo, segue
una risposta , riducendo la probabilità che quella risposta si presenti di nuovo.
Generalmente gli skinneriano NON SONO A FAVORE DELLE PUNIZIONI, I CUI EFFETTI SONO TEMPORANEI E
LA CUI SOMMINISTRAZIONE PUO’ INDURRE LE PERSONE ALLA RIBELLIONE: ha semore sottolineato Skinner
il valore del rinforzo positivo per modellare il comportamento.

LA CRESCITA E LO SVILUPPO.
Per Skinner i bambini apprendono un numero sempre maggiore di risposte in conseguenza di esperienze di
rinforzo che si verificano naturalmente.
Questa concezione MECCANICISTICA dello sviluppo presenta implicazioni pratiche che possono essere
vantaggiose:
- i genitori devono stare attenti a COME e a QUANDO rinforzano il comportamento del bambino: devono
rinforzare il comportamento positivo immediatamente dopo la messa in atto;
-lo sviluppo non è una sequenza di fasi, non esistono conflitti che tutti sperimentano: L’INSIEME DI
COMPORTAMENTI CHE L’INIDIVIDUO PUO’ METTERE IN ATTO AUMENTA PER GRADI, QUANDO QUESTI
SPERIMENTA IL RINFORZO.

LA PSICOPATOLOGIA.
La patologia comportamentale non è un disturbo , è un modello di risposta appreso.
Gli skinneriani si dichiarano contrari a qualsiasi concetto di inconscio o di ‘personalità malata’: gli individui
non sono malati, semplicemente NON RISPONDONO IN MODO ADEGUATO AGLI STIMOLI ( deficit
comportamentale), o non riescono ad imparare una risposta, o imparano una risposta disadattiva.
IL RINFORZO E’ IMPORTANTE NON SOLO PER L’APPRENDIMENTO DELLE RISPOSTE, MA ANCHE PER
SOSTENERE IL COMPORTAMENTO: uno dei possibili risultati della mancanza di rinforzo da parte
dell’ambiente è la depressione.
- Quando una persona apprende una RISPOSTA DISADATTIVA il problema che emerge è che tale risposta
non è considerata accettabile dalla società o dagli altri individui ( N.B. comportamento superstizioso: si
sviluppa a causa di un rapporto fortuito tra una risposta e un rinforzo).

LE PERSONE SVILUPPANO REPERTORI DI COMPORTAMENTI SBAGLIATI, che gli altri definiscono


comportamenti ‘malati’ o psicopatologia , per questi motivi:
- non hanno ricevuto rinforzi per comportamenti adattivi;
-sono stati puniti per comportamenti che in seguito sarebbero stati considerati adattivi;
-sono stati rinforzati rispetto a comportamenti disadattivi;
-sono stati rinforzati in circostanze inadeguate per quello che altrimenti sarebbe stato un comportamento
adattivo.

LA VALUTAZIONE DEL COMPORTAMENTO.


Come viene valutata la personalità all’interno di un approccio comportamentista?
La teoria sostiene che si debba comprendere la RELAZIONE TRA IL COMPORTAMENTO E L’AMBIENTE e
quindi non viene valutato l’individuo isolato. Si giudicano invece le RISPOSTE DELL’INDIVIDUO ai diversi
ambienti.
Per la valutazione si sottolineano 3 aspetti:
1. L’identificazione di comportamenti specifici spesso definiti COMPORTAMENTI BERSAGLIO O RISPOSTE
BERSAGLIO;
2. L’identificazione di FATTORI AMBIENTALI specifici che RINFORZANO i comportamenti bersaglio;
3. L’identificazione di fattori ambientali specifici che possono essere manipolati per alterare il
comportamento.
Questa ANALISI FUNZIONALE del comportamento, è anche detta VALUTAZIONE ABC, perché si valutano le:
A. condizioni antecedenti al comportamento;
B. comportamento stesso;
C. conseguenze del comportamento.
La VALUTAZIONE COMPORTAMENTALE è legata agli obiettivi del trattamento, ma cmq consiste in varie fasi:
-misurazione basale presperimentale (osservazione );
-primo periodo sperimentale ( attuazione del programma terapeutico);
-seconda misurazione (ritorna alle azioni originarie);
-secondo periodo sperimentale ( piena osservanza del programma terapeutico);
-periodo di follow up (la frequenza del comportamento originario , che è stato trattato, resta bassa);
Questo è un vero e proprio METODO SPERIMENTALE denominato PROGETTO DI RICERCA ABA:
-viene misurato il comportamento in un determinato momento ( il periodo A);
-si introduce un rinforzo e si misura nuovamente il comportamento in un secondo momento (il periodo B);
-si elimina il rinforzo per verificare se il comportamento ritorna ai suoi livelli originari (se si ritorna alla
condizione A).

Un ultimo aspetto importante è quello che illustra la distinzione tra un APPROCCIO SIGN E UN APPROCCIO
SAMPLE alla valutazione del comportamento:
-APPROCCIO SIGN: una determinata risposta al test viene considerata un indicatore di una certa
caratteristica interiore dell’individuo; ( es. ‘mi piacciono le feste’ – un teorico dei tratti presume sia
estroverso)
-APPROCCIO SAMPLE: ed è quello che adottano i comportamentisti! Quando valutano una persona che
produce una certa risposta , i comportamentisti considerano la risposta come un campione di
comportamento, ossia un esempio del tipo di comportamento che la persona adotta quando affronta un
determinato stimolo ( es. ‘mi piacciono le feste’- il comp. deduce che questo comportamento , in passato, è
stato rinforzato in questo individuo, non vi sono inferenze circa le strutture psicologiche).

IL CAMBIAMENTO COMPORTAMENTALE.
Hanno elaborato una tecnica per utilizzare i principi del rinforzo in contesti reali: ECONOMIA DELLE
RICOMPENSE SIMBOLICHE o TOKEN ECONOMY.
L’utilizzo della proprietà associativa dei rinforzi è alla base dei programmi di token economy, una
procedura strutturata basata sui rinforzi condizionati.
In questa procedura i rinforzi condizionati sono gettoni (tokens) o altri oggetti simbolici stabiliti per
convenzione che uno o più soggetti possono guadagnare e successivamente scambiare con altri
rinforzatori.
In altre parole la token economy è un contratto educativo con il quale una o più persone pattuisce con
l’educatore che l’accesso a certi rinforzatori (alimenti extra, beni, oggetti, attività piacevoli, ecc..) avverrà
previo pagamento di un certo numero di gettoni o altri oggetti simbolici. I gettoni si ottengono emettendo
determinati comportamenti previsti dal contratto. Appare evidente che i gettoni hanno la stessa funzione
del denaro e come questi sono dei rinforzatori simbolici e generalizzati.
I programmi di token economy sono stati utilizzati in svariati contesti istituzionali e comunitari come
strutture psichiatriche o per persone con ritardo mentale, istituti di minori a rischio devianza, contesti
scolastici normali (scuole di ogni grado dalla materna all’università), contesti famigliari normali (per es. per
stimolare condotte positive nei figli), contesti comunitari non istituzionalizzati per incentivare per esempio
la raccolta differenziata o per stimolare comportamenti che facilitano l’ottenimento di un posto di lavoro in
soggetti socialmente svantaggiati.

LIBERO ARBITRIO?
Il comportamentismo operante di Skinner presenta un’implicazione scomoda, lui stesso ne era
consapevole, gli individui NON POSSIEDONO IL LIBERO ARBITRIO.
Se l’ambiente, e non noi stessi, è la causa del nostro comportamento, noi allora non disponiamo veramente
della libertà d’azione, non abbiamo libera scelta.
Skinner era consapevole del fatto che le persone credono di possedere il libero arbitrio ma riteneva che tale
credenza non fosse altro che un’illusione.
Es. presenza del poliziotto\rallento – compro una macchina rossa perché mi piace\esperienze del passato
hanno contribuito a determinare quel comportamento.
Nei casi in cui le cause ambientali del comportamento sono complesse, le persone perdono traccia di tali
cause ambientali e sbagliando concludono che il loro comportamento è stato causato da un unico fattore:
se stessi.

Skinner non mette in discussione il libero arbitrio per turbare le persone: piuttosto riteneva che la soluzione
dei problemi sociali e personali richiedesse un’applicazione della tecnologia comportamentista; ed era
convinto che le persone non avrebbero accettato questa tecnologia se fossero state del parere che
avrebbero calpestato il loro libero arbitrio.

Molti studiosi hanno rifiutato la tesi del libero arbitrio di Skinner:


-Rogers e i teorici fenomenologici ritenevano che Skinner sottostimasse le capacità degli esseri umani;
-altri teorici sostengono che Skinner sottostimava la capacità di libero arbitrio perché non considerava la
loro abilità di pensare in maniera creativa sull’ambiente e riflettere su come l’ambiente poteva essere
modificato.
-anche alcuni filosofi lo hanno criticato come DENNETT il quale afferma che Skinner ha fornito un’aalisi
insufficiente del concetto di libero arbitrio;
- ma la critica più pesante è quella di NOAM CHOMSKY: crede che ci sia un profondo divario tra le prove
sperimentali di cui dispone Skinner e le sue argomentazioni – le trattazioni di Skinner riguardano il controllo
ambientale del comportamento sociale dell’uomo , ma i suoi dati riguardano animali in gabbia  IN
QUESTO CASO NON CI SONO REALI PROVE A SOSTEGNO DELLE SUE TESI.
Chomsky ritiene che Skinner non abbia dimostrato in alcun modo scientifico che le persone non possiedono
il libero arbitrio.

LA VALUTAZIONE CRITICA.
La prospettiva comportamentista è in forte contrasto con le teorie della personalità esposte
precedentemente, tale contrasto emerge se si considera quanto un comportamentista affermerebbe a
proposito di queste teorie:
- PSICOANALISI: sarebbe accusata di totale mancanza di scientificità , poiché specula su variabili interiori
invisibili che non possono essere osservate;
-FENOMENOLOGIA: una concezione ingenua che cade nella trappola di considerare gli individui come cause
del proprio comportamento;
-TEORIA DEI TRATTI: tratta aspetti superficiali del comportamento invece di indagare sulle cause del
comportamento.
MA LA PIU’ GRANDE DIFFERENZA E’ IL COMPORTAMENTISMO HA MENO SEGUACI DELLE ALTRE TEORIE, HA
AVUTO MENO SUCCESSO DELLE ALTRE.

L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: LA BANCA DATI.


- Il rispetto per la metodologia scientifica si è dimostrato vantaggioso sia dal punto di vista scientifico che
culturale:
SCIENTIFICO: ha favorito un approccio alle persone che evita le qualità speculative ;
CULTURALE: ha accresciuto la credibilità della psicologia agli occhi di altri scienziati.
TUTTAVIA, per altri versi le osservazioni scientifiche sono limitate , il limite è ovvio: esperimenti su animali e
non su persone- gli umani possiedono capacità che ovviamente gli animali non hanno.
Questo aspetto rappresenta la causa del declino del comportamentismo: ha trascurato senz’altro problemi
fondamentali per la vita dell’uomo, non ha fornito alcun dato circa i processi psicologici coinvolti nella
costruzione del significato soggettivo, sul significato delle cose, sul significato delle azioni!

LA TEORIA: SISTEMATICA?
I comportamentisti erano teorici molto sistematici: fenomeni diversi sono tutti spiegati mediante un
sistema concettuale unico, coerente, tutte le parti sono sistematicamente collegate.
Per loro è stato molto semplice correlare tutte le parti perché hanno MENO TEORIA, vale a dire che ne loro
approccio si riscontra minore teorizzazione sui processi e sulle strutture mentali interiori rispetto alle altre
teorie; non si occupa , come gli altri, di collegare l’uno all’altro i diversi costrutti teorici.

LA TEORIA: VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


Se pensiamo al comportamento degli animali in laboratorio, allora la risposta è affermativa;
ma se si esce dal laboratorio e si entra nel mondo della vita quotidiana, qui le analisi comportamentiste
sono AMBIGUE e la teoria non è sicuramente verificabile sperimentalmente.

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
Il comportamentismo ha ottime caratteristiche di completezza: questa teoria considera una vasta gamma di
fenomeni sociali e individuali.

LE APPLICAZIONI.
Hanno dimostrato una valida inclinazione pragmatica. Sono passati rapidamente da ricerche di laboratorio
a pratiche concepite per aiutare gli esseri umani. MA FORSE QUESTO PASSAGGIO E’ STATO TROPPO
RAPIDO!I comportamentisti non hanno sollevato la domanda di come la psicologia degli esseri umani si
differenzi da quella degli animali; malgrado ciò hanno cmq sviluppato ottime pratiche terapeutiche come la
TERAPIA COMPORTAMENTALE.

CAPITOLO 11
UNA TEORIA COGNITIVA: LA TEORIA DEI COSTRUTTI PERSONALI DI GEORGE KELLY.

Esaminiamo una terza teoria che è emersa dal contatto con i pazienti nel corso della terapia (Oltre a quella
di Freud e a quella di Rogi): un contatto in cui lo psicoterapeuta invece di focalizzarsi su una delle variabili
psicologiche , deve prendere in considerazione l’individuo globale, complesso, integro che si pone molti
obiettivi e sperimenta sentimenti diversi che coesistono.
Come Fred e Rogi, nelle vesti di clinici teorici, George KELLY aspira a comprendere l’individuo nella sua
interezza. La teoria di KELLY però si differenzia da quella di Freud e Rogers:
-Freud sottolineava le forze istintive dell’incoscio, mentre Kelly mette in evidenza la capacità umana di
riflettere su se stesso, sul mondo e sul futuro;
-I contributi di Rogi e di Kelly sono per alcuni versi simili, entrambi intendevano costruire una teoria della
persona globale e coerente. MA KELLY ha esplorato in maniera molto più dettagliata i PROCESSI COGNITICI
mediante i quali le persone categorizzano gli altri , le cose e costruiscono il significato a partire dagli eventi
quotidiani.
PERCHE’ IL LAVORO DI KELLY E’ DEFINITO TEORIA DEL ‘COSTRUTTO PERSONALE’?
Ha utilizzato la parola ‘costrutto’ per indicare idee o le categorie che le persone usano per interpretare il
mondo:
-alcune di queste categorie sono universali (es. categoria albero);
-altre categorie variano da persona a persona e le persone si differenziano per il fatto di possedere o meno
una data categoria e utilizzarla in una o nell’altra occasione (es. 2 studenti, ognuno identifica la prof come
‘severa’ oppure ‘scrupolosa’, usano costrutti personali diversi per interpretare il comportamento della
prof!) . L’uso di uno o di un altro costrutto avrà grandi implicazioni per i pensieri e i sentimenti che
l’individuo sviluperrà in seguito (uno ammirerà la prof per la sua scrupolosità\ l’altro si sentirà offeso).
 Secondo KELLY , la personalità di un individuo può essere compresa sulla base di costrutti personali, o
meglio del SISTEMA DI COSTRUTTI PERSONALI che l’individuo utilizza per INTERPRETARE IL MONDO.

Questa teoria è definita ‘COGNITIVA’ che in psicologia si riferisce ai PROCESSI DI PENSIERO: una teoria della
personalità cognitiva, quindi, è una teoria che pone al centro dell’analisi della personalità e delle differenze
individuali l’analisi dei processi di pensiero dell’uomo. KELLY PERO’ NON UTILIZZAVA IL TERMINE
‘COGNITICO’ PER DESIGNARE LA PROPRIA TEORIA, riteneva fosse troppo RESTRITTIVO e che desse adito ad
una divisione artificiale tra cognizione (il pensiero) e l’affezione (il sentimento).
Tuttavia ‘cognitiva’ rimane ancora la classificazione più diffusa della teoria di KELLY e per buone ragioni:
gli individui applicano i propri costrutti nell’interpretazione degli eventi quotidiani mediante procedure
mentali denominate PROCESSI COGNITIVI ; essi includono la categorizzazione di persone e oggetti,
l’attribuzione di significato e predizione di eventi.
KELLY HA ANTICIPATO LO SVILUPPO DI UNA PSICOLOGIA COGNITIVA!

GEORGE A. KELLY: UN RITRATTO DEL TEORICO.


Sembra essere stato il tipo di persona che spronava e stimolava gli altri; uno spirito avventuroso , una
persona con il coraggio di sostenere pensieri non convenzionali , che osa esplorare l’ignoto.
Le posizioni filosofiche e teoriche di Kelly derivano dalla poliedricità della sua esperienza: ha frequentato
l’uni del Kansas, del Minnesota , di Edimburgo e dello Iowa; ha fondato una clinica nel Kansas , prestato
servizio come psicologo per la seconda guerra mondiale, è stato docente di psicologia all’uni dell’Ohio.
La prima esperienza clinica di Kelly si è svolta nelle scuole pubbliche dell’Arkansas: si accorse che gli
insegnati che inviavano gli allievi alla sua clinica sembravano dire qualcosa non solo sugli allievi ma anche su
loro stessi; quindi cercò di comprendere i racconti degli insegnati come l’interpretazione degli eventi fatta
da loro (es. se un prof si lamenta della pigrizia di uno studente, cercava di comprendere i comportamenti
del ragazzo e di capire il modo in cui l’insegnante li percepiva, li interpretava).
Questo tipo di pratica portava Kelly a ritenere che NON ESISTE UNA VERITA’ OGGETTIVA E ASSOLUTA, MA
CHE I FENOMENI HANNO SIGNIFICATO SOLO IN RELAZIONE AI MODI IN CUI SONO COSTRUITI E
INTERPRETATI DALL’INDIVIDUO.
Kelly è da considerarsi il prodotto del suo tempo: visse in un periodo in cui si apprezzavano soluzioni
pratiche ai problemi pratici e in cui si disprezzavano quasi le teorizzazioni oscure su problemi astratti e
metafisici. ERA UN’AMERICA IN CUI LA VITA INTELLETTUALE ERA MODELLATA DAL PRAGMATISMO , una
scuola filosofica che valutava le idee in ambito pratico, domandandosi in che modo l’abbracciare un’idea
avrebbe influito a lungo termine sugli individui e sulla società.

LA CONCEZIONE DELLA SCIENZA DELLA PERSONALITA’ IN KELLY.


Non presentiamo prima la concezione della persona perché Kelly stesso dava la precedenza alle questioni
riguardanti la scienza, e questo per 2 motivi:
1. Kelly fondava la sua teoria della persona su una concezione esplicita della scienza e della natura
dell’indagine scientifica;
2. Kelly ha utilizzato l’idea dell’indagine scientifica come METAFORA per comprendere le attività
psicologiche della persona nella vita quotidiana.
PER COMPRENDERE BENE LA SUA TEORIA QUINDI E’ MEGLIO PARTIRE DALLA SUA CONCEZIONE DI SCIENZA
E POI QUELLA DI PERSONA.
Nella sua elaborazione di una concezione della scienza, la domanda che pone Kelly è : ‘che cosa fanno gli
scienziati quando costruiscono le teorie?’
-alcuni sostengono che gli scienziati ricercano la verità e quindi le teorie possono essere giudicate come
‘vere’ o come ‘false’;
-secondo Kelly invece la questione da porsi a proposito di una teoria scientifica non è in termini di ‘vero o
falso’; il problema è che qualunque teoria ben formulata ha buone probabilità di apparire vera per certi
versi , ma non per altri. In alternativa quindi la domanda da porsi è SE E IN CHE MODO LA TEORIA E’ UTILE.
MA COME VALUTARE L’UTILITA’ DI UNA TEORIA?
Kelly sostiene che gli scienziato sono spesso interessarti a predire gli eventi, ritengono utile essere in grado
di predire il modo in cui gli eventi evolveranno.
L’idea di valutare una teoria sulla base della sua utilità nel fare previsioni presenta un’implicazione
significativa: teorie differenti permettono di fare tipi diversi di previsioni; così ogni teoria può essere utile
per certi aspetti!
QUINDI PUO’ ESSERE IMPORTANTE VEDERE IL MONDO ATTRAVERSO LA LENTE DI DIVERSE TEORIE ,
OGNUNA DELLE QUALI PUO’ CONSENTIRE DI NOTARE UN ASPETTO INTERESSANTE: Kelly ha definito questa
idea ALTERNATIVISMO COSTRUTTIVO  costrutti scientifici alternativi che forniscono ognuno un’utile
concezione del mondo.
Secondo questa posizione , le teorie scientifiche non implicano la ricerca di una singola teoria
oggettivamente ‘corretta’; sono importanti piuttosto i tentativi degli scienziati di COSTRUIRE GLI EVENTI ,
INTERPRETARE I FENOMENI AL FINE DI SPIEGARLI; invece di una sola teoria corretta, vi sono sempre
costruzioni scientifiche alternative disponibili , tra le quali possiamo scegliere, ognuna delle quali può
essere valida per determinati obiettivi ( ricorda la metafora del kit di attrezzi).
LA SCIENZA CONSISTE NEL TENTATIVO DI ELABORARE SISTEMI DI COSTRUTTI SCIENTIFICI UTILI PER
PREVEDERE GLI EVENTI.
Kelly ha sviluppato queste idee in parte perché :
temeva la tendenza al dogmatismo in campo psicologico – partendo da principi sui quali non si ammette
dubbio, ricava un sistema di verità, indipendentemente dai fatti e dalle esperienze;
QUESTA POSIZIONE CONTRO LA VERITA’ E IL DOGMA, consente di trovare la ‘DISPONIBILITA’ MENTALE’
grazie alla quale siamo liberi di aprirci a diverse interpretazioni dei fenomeni e di prendere in considerazioni
tutto. LA DISPONIBILITA’ MENTALE E’ UNA COMPONENTE INDISPENSABILE PER L’ESPLORAZIONE DEL
MONDO, TANTO PER LO SCIENZIATO PROFESSIONISTA QUANTO PER IL PAZIENTE IN TERAPIA.

Kelly considerava una TEORIA UN’ESPRESSIONE SPERIMENTALE di quanto era stato osservato e di ciò che ci
si aspettava; una teoria ha un:
-AMBITO DI PERTINENZA , che indica i confini dei fenomeni entro i quali la teoria stessa può agire;
-FUOCO DI PERTINENZA, che indica i punti, all’interno dei confini, nei quali la teoria funziona al meglio.
Tutte le teorie hanno ambiti e fuochi di pertinenza diversi.
Inoltre, per Kelly, una teoria viene modificata o abbandonata quando non conduce più a nuove previsioni o
porta a previsioni non corrette.

Oltre a sottolineare l’utilità della teoria, Kelly ha messo in discussione alcuni assunti tradizionali:
-enfasi sulla misurazione dei costrutti, porta erroneamente i teorici a considerare i concetti teorici come se
fossero aspetti reali nella testa delle persone; lo psicologo diventa un tecnico statistico invece di essere uno
scienziato che studia la mente umana;
-Kelly lascia spazio ai METODI CLINICI, in contrapposizione ai metodi puramente sperimentali;
-la scienza dovrebbe concentrarsi su problemi importanti; secondo Kelly molti psicologi temevano che la
loro materia potesse non essere riconosciuta come scienzaq e questo timore li portava ad evitare di
studiare gli aspetti importanti dell’esperienza umana che sono difficili da verificare sperimentalmente.
KELLY INSISTEVA AFFINCHE’ GLI PSICOLOGI SMETTESSERO DI PERSEGUIRE IN MODO RIGIDO LA
SCIENTIFICITA’ E SI DEDICASSERO AL COMPITO DI COMPRENDERE LE PERSONE.

LA CONCEZIONE DELLA PERSONA IN KELLY.


Egli riteneva che sia gli scienziati sia i profani (non-scienziati della vita quotidiana) si occupino dello stesso
compito: entrambi utilizzano i costrutti per prevedere gli eventi.
I costrutti utilizzati sono sicuramente diversi : uno scienziato dispone di una teoria formale( è in grado di
predire il punteggio che una persona otterrà 5 anni dopo nella valutazione dei tratti) , mentre la nonna
dispone di una teoria informale ( è in grado di prevedere se un certo tipo di conversazione possa essere di
aiuto al nipote che ha avuto una brutta giornata).
Questo ragionamento è alla base di una METAFORA: UOMO-COME-SCIENZIATO.
Quando facciamo previsioni (supererò l’esame? Avrò un appuntamento con kaio?) agiamo come scienziati:
-elaboriamo una teoria (forse sono una che devo studiare da sola);
-verifichiamo ipotesi (proverò una strategia diversa per invitarlo ad uscire);
-valutiamo l’evidenza (questa strategia di studio non ha funzionato, meglio studiare con gli altri).
Concepire l’uomo come scienziato ha 2 conseguenze:
-le persone sono orientate verso il futuro;
-proprio come gli scienziati, anche le persone possono adottare diverse teorie per fare previsioni distinte.
Ritroviamo anche qui L’ALTERNATIVISMO COTRUTTIVO: l’individuo può provare diversi costrutti, ideare
nuove strategie per affrontare le sfide e i conflitti della vita.
 parte quindi una nuova discussione sul LIBERO ARBITRIO E IL DETERMINISMO:
-gli individui non reagiscono passivamente all’ambiente , riflettono attivamente sull’ambiente e sui propri
processi di pensiero; le capacità di pensiero rendono liberi e determinati gli esseri umani.
Ma questo sistema dei costrutti personali oltre a renderci liberi, ci LIMITA ANCHE nell’azione: non possiamo
mai fare scelte al di fuori del mondo di alternative che abbiamo costruito per noi stessi.
Ma poiché ci siamo RESI SCHIAVI di quest costruzioni, siamo anche in grado di riconquistarci continuamente
la libertà , ricreando l’ambiente e la vita.

LA TEORIA DELLA PEROSNALITA’ DI KELLY.


LA STRUTTURA.
Un COSTRUTTO è un elemento di conoscenza, è un concetto che l’individuo usa per interpretare o costruire
il mondo, per categorizzare gli eventi, le cose, le persone. Questo non è un atto che si compie in maniera
consapevole, è piuttosto una cosa che accade automaticamente.
Le persone individuano analogie e differenze : osservano che alcune persone sono alte, altre sono basse,
alcuni eventi condividono delle caratteristiche ed altri no , che alcune persone sono uomini, altre donne,
che alcuni oggetti sono duri e altri morbidi. E’ questo processo di costruzione delle SOMIGLIANZE E DEI
CONTRASTI che porta alla FORMAZIONE DI UN COSTRUTTO.
Secondo Kelly sono necessari almeno 3 ELEMENTI per formare un costrutto:
-Due elementi devono essere percepiti come simili tra loro : POLO DI SOMIGLIANZA;
-Il terzo elemento deve essere percepito come diverso dai primi due: POLO DI CONTRASTO.
ES. due persone aiutano qualcuno, una terza persona fa del male a qualcuno, costrutto risultante
GENTILE(polo di somiglianza)-CRUDELE(polo di contrasto).
I DUE POLI SONO NECESSARI PER COSTRUIRE UN COSTRUTTO, E DEVONO ESSERE USATI TUTTI E DUE
INSIEME.
Un costrutto NON E’ UNIDIMENSIONALE: i poli di contrasto e somiglianza hanno molti punti e ,utilizzando
anche i costrutti di quantità e qualità , vengono definiti i dettagli e le sfumature nella costruzione di eventi.

I COSTRUTTI E LE LORO CONSEGUENZE INTERPERSONALI.


E’ affascinante osservare la diversità dei costrutti che gli individui utilizzano.
Kelly sostiene che le persone rivelano aspetti della propria personalità nei costrutti che utilizzano per
descrivere gli altri; I DIVERSI COSTRUTTI SONO PARTE DELLA PERSONALITA’ DELLE PERSONE CHE LI
UTILIZZANO.
Questa considerazione ha importanti conseguenza interpersonali: spesso contribuiscono al fallimento della
comunicazione tra gruppi diversi, è possibile infatti trovarsi a conversare con qualcuno che utilizza costrutti
in contrapposizione con i propri.
La difficoltà nella comunicazione nasce anche dal fatto che i gruppi che si ritengono ‘diversi’ non riescono a
riconoscere di avere in realtà molti costrutti in comune; rendersi conto degli aspetti comuni nei sistemi di
costrutti può favorire la comunicazione.
SIMPSON, LARGE , O’BRIEN- hanno lavorato su 2 gruppi, uno di medici professionisti e uno dei dirigenti
ospedalieri, quindi con due formazioni professionali diverse, che spesso vivevano momenti di tensione e
non riuscivano a comunicare durante il lavoro. Scoprendo di avere molti costrutti in comune, attraverso
degli elenchi di caratteristiche ideali di entrambe le categorie, migliorarono i rapporti.

I TIPI DI COSTRUTTO E IL SISTEMA DI COSTRUTTI.


Kelly distingue i costrutti:
-VERBALI: quelli che possono essere espressi a parole;
-PREVERBALI: utilizzato quando la persona non riesce a esprimerlo a parole; questo costrutto viene appreso
prima che la persona sviluppi l’uso del linguaggio.
Talvolta uno dei poli di un costrutto bipolare non è accessibile alla verbalizzazione e non possa riferire tutti
gli elementi del costrutto: si definisce SOMMERSO
(es. se mi ostino ad affermare che le persone si comportano sempre e soltanto bene, si può supporre che
l’altro polo sia sommerso, poiché la persona deve essere stata consapevole dei comportamenti opposti per
poter costruire il polo ‘buono’).

Comunque, i costrutti che le persone utilizzano sono organizzati come PARTE DI UN SISTEMA , laddove i
costrutti si differenziano sulla base delle circostanze a cui sono riferiti ed ogni costrutto , quindi, ha
all’interno del sistema un ambito e un fuoco di pertinenza.
Inoltre, alcuni costrutti sono PIU’ IMPORTANTI DI ALTRI nel sistema , così esistono:
-COSTRUTTI NUCLEARI: basilari per il funzionamento di una persona ;
-COSTRUTTI PERIFERICI: molto meno importanti ;
Es. qualcuno che non considera tanto l’arte ma ha una forte credenza religiosa avrà: costrutto ‘creativo-non
creativo’ come periferico, e il costrutto ‘peccaminoso-virtuoso’ come centrale!
Il sistema di costrutti è organizzato GERARCHICAMENTE:
-COSTRUTTI SUPERORDINATI: costrutti specifici e più circoscritti ( CANE);
-COSTRUTTI SUBORDINATI: ognuno di quei costrutti contiene questo costrutto, ancora più circoscritti.
(PASTORE TEDESCO);
E’ IMPORTANTE NOTARE CHE i costrutti all’interno del sistema di una persona sono interrelati e un
cambiamento in un aspetto del sistema determina cambiamenti anche in altri parti del sistema;
sebben quasi tutti i costrutti siano coerenti tra loro , alcuni possono essere in conflitto e generare in questo
modo TENSIONE E DIFFICOLTA’ NELLA PERSONA QUANDO DEVE OPERARE DELLE SCELTE.

BOX: TROVARE LE PAROLE PER ESPRIMERE QUELLO CHE SI GUSTA, SI VEDE E SI ODORA PAG. 486

LA VALUTAZIONE: IL REP TEST (TEST DEL REPERTORIO DEI COSTRUTTI DI RUOLO).


In che modo gli psicologi riescono a conoscere il sistema dei costrutti di una persona?
Kelly risponde con una frase del genere ‘se non sai cosa succede nella mente di una persona, chiediglielo
magari te lo dice’ . Con questa affermazione capiamo che Kelly aveva una GRANDE FIDUCIA NELLE
CAPACITA’ DELLE PERSONE di dare informazioni circa la propria personalità (molto diverso da Freud).
Kelly ha sviluppato una tecnica di valutazione: IL TEST DEL REPERTORIO DEI COSTRUTTI DI RUOLO O REP
TEST, un test strettamente legato alla sua teoria.
Il REP Test è suddiviso in due fasi:
1. L’elaborazione di un elenco di persone, denominato Role Title List , che saranno sottoposte in seguito alla
valutazione della personalità: si chiede ai partecipanti di indicare i nomi di alcune persone che svolgono
determinati tuoli nella vita del soggetto, come la madre, il padre, un insegnante amato, il vicino di casa, ecc.
Vengono indicate circa 20-30 figure che ricoprono diversi ruoli.
2. L’elaborazione dei costrutti , proponendo un compito al partecipante con l’intento di rilevare i suoi
costrutti personali: l’esaminatore sceglie 3 figure dalla lista e chiede al soggetto di indicare in che modo due
delle tre figure si somigliano tra loro e si differenziano rispetto alla terza  lo scopo è acquisire
informazioni sulla persona sottoposta al test, che tipi di costrutti possiede.
Con ogni nuova triade , il soggetto elabora un costrutto che può essere identico al precedente oppure
diverso.
Notiamo come la struttura del REP Test deriva interamente dalla teoria di Kelly;
il test inoltre è altamente flessibile e permette alle persone di esprimere il loro modo di costruire il mondo
senza cercare di costringerle in una tassonomia preesitente di tipi di personalità.

LE INFORMAZIONI ELICITATE CON LA VALUTAZIONE DEI COSTRUTTI PERSONALI.


La somministrazione del test e la valutazione dei risultati comportano procedure più complesse e molto più
lunghe rispetto ai brevi test standard sui tratti di personalità o altri test.
Ma ne vale la pena? Questo dilemma è stato analizzato da GRICE in una ricerca:
ai partecipanti sono stati somministrati 2 tipi di test:
-una procedura basata su una griglia IDIOGRAFICA elaborata sulla base del REP Test di Kelly;
-una procedura basta su una griglia NOMOTETICA elaborata sulla base dei Big Five;
La procedura idiografica sia in grado di rivelare informazioni distinte, che non vengono alla luce con la
procedura nomotetica? Analisi statistiche rivelano che circa la metà dei risultati ottenuti con il primo test
erano sovrapponibili a quelli del secondo test, ma l’altra metà era peculiare, distinta, differente,
rispecchiava caratteristiche delle persone che non si sarebbero potute rilevare con il test dei Big Five.
IL METODO DEI COSTRUTTI PERSONALI SEMBRA VALERE PIENAMENTE LO SFORZO CHE COMPORTA.
LA COMPLESSITA’\SEMPLICITA’ COGNITIVA.
E’ possibile che le persone differiscano non solo per il contenuto dei costrutti individuali che possiedono ,
ma per la struttura e l’organizzazione dei loro sistemi di costrutti.
In che modo il sistema di una persona può essere diverso da quello di un’altra?
Una possibilità è che i sistemi si differenziano tra loro per il grado di complessità-semplicità cognitiva.
Il lavoro sulla complessità cognitiva è iniziato subito dopo che Kelly aveva proposto la sua teoria:
-BIERI: un sistema complesso, secondo lui, contiene molti costrutti non sovrapponibili l’uno all’altro (
sveglio- idiota \ intelligente-stupido) e consente all’individuo di differenziare in modo più sofisticato le
persone e gli eventi nel loro ambiente.
Questo implica che LE PERSONE COGNITIVAMENTE COMPLESSE, DOVREBBERO AVERE MAGGIORE
CAPACITA’ DI PREVEDERE IL COMPORTAMENTO SOCIALE DEGLI ALTRI.
Vediamo l’esperimento di Bieri a tal proposito:
-ha chiesto ad ogni studente di descrivere la personalità dei compagni di classe sulla falsariga del REP Test;
-ha calcolato la complessità dei sistemi di costrutti manifestati dai soggetti , se utilizzava sempre lo stesso
costrutto aveva un punteggio basso di complessità, se utilizzava tanti costrutti e tutti diversi, otteneva un
punteggio elevato;
-ha sottoposto poi i soggetti individualmente a test a scelta multipla, dove cercavano di prevedere il
comportamento sociale dei compagni di classe.
 Gli studenti cognitivamente complessi, erano più precisi nelle previsioni del comportamento altrui,
rispetto ai soggetti più semplici dal punto di vista cognitivo.

Altri lavoro hanno permesso di acquisire ulteriori dati sulla complessità\semplicità cognitiva:
1.Le persone con un alto grado di complessità si distinguono da quelle con un basso grado di complessità
per il MODO IN CUI GESTISCONO LE INFORMAZIONI INCOERENTI SU UNA PERSONA; le persone con un
grado di complessità alto elaborano un’impressione e non trascurano le informazioni che contrastano tale
impressione, sono quindi più abili nel comprendere e nell’immedesimarsi in ruoli altrui.
(complessità=apertura dei big five);
2.Complessità delle credenze riguardanti il sé :
PATRICIA LINVILLE-ha affermato che le persone si differenziano per quanto riguarda il livello di complessità
del sé. Alcuni individui possiedono un numero limitato di credenze sul sé che manifestano nelle poche
circostanze e nei pochi ruoli della propria vita; altri , invece, sono coinvolti in numerosi ruoli nella vita e
possiedono una ricca schiera di abilità diverse, tendenze personali, ognuna delle quali entra in gioco in
contesti diversi, a questo tipo di persone viene associato un grado elevato di complessità del sé.
La ricerca di Linville indica che i livelli elevati di complessità hanno anche la capacità di ridurre lo STRESS,
sembrano cavarsela meglio dal punto di vista emotivo in situazioni stressanti. ES. se uno studente con un
alto livello di complessità del se, non supera l’esame, l’esistenza di altri ruoli ((lavoratore, genitore, ecc)
nella sua vita sembra aiutarlo a distrarsi e ad evitare di prolungare lo stato d’animo negativo.
3. Complessità dell’identità sociale: complessità delle rappresentazioni mentali che gli individui hanno dei
gruppi sociali a cui appartengono.

BOX: UN REP TEST PER BAMBINI-IN CHE MODO I PICCOLI COSTRUISCONO LA PERSONALITA’? pag. 492

IL PROCESSO.
Si allontana dalle tradizionali teorie della MOTIVAZIONE. La motivazione presuppone che una persona sia
inerte e abbia bisogno di qualcosa per attivarsi; ma se supponiamo che le persone fondamentalmente siano
attive, il problema di ciò che sprona all’azione un organismo inerte viene superato.
ANTICIPARE GLI EVENTI.
Un compito della psicologia scientifica consiste nello spiegare le ragioni per cui gli esseri umani sono attivi e
orientano le proprie azioni verso un obiettivo o un altro; questa capacità dell’uomo veniva spiegata spesso
in termini di ‘motivazione’, ma abbiamo detto che Kelly rifiuta questo concetto. E allora come lo spiega?
Ha affrontato questo tema in quello che ha definito il POSTULATO FONDAMENTALE DELLA TEORIA DEI
COSTRUTTI PERSONALI: i processi psicologici delle persone sono canalizzati dal modo in cui le persone
anticipano gli eventi, sono modellati dalle anticipazioni del futuro fatte dagli individui.
Le persone impiegano il proprio sistema di costrutti personali per anticipare ciò che il futuro riserverà per
loro.
Ma che cosa spiega la direzione del comportamento?
Di nuovo, al apri dello scienziato, le persone orientano il proprio comportamento nella direzione che , a loro
giudizio, offre maggiori opportunità di anticipare gli eventi futuri; gli scienziati cercano di sviluppare teorie
migliori che conducano alla previsione efficace degli eventi, e gli individui cercano di sviluppare sistemi di
costrutti migliori.
Operando la scelta di un costrutto particolare, l’individuo, in un certo senso, fa una ‘scommessa’ ,
anticipando un evento o una serie di eventi:
-se l’evento anticipato si verifica, la previsione è confermata e il costrutto convalidato , almeno per il
presente;
-se l’evento anticipato non si verifica, la previsione non è confermata e il costrutto è invalidato. In questo
caso, il soggetto deve sviluppare un nuovo costrutto o rendere più flessibile o espandere il vecchio
costrutto fino a includere la previsione dell’evento che si è verificato.
GLI INDIVIDUI QUINDI SANNO CHE I PROPRI COSTRUTTI POTREBBERO E DOVREBBERO ESSERE CAMBIATI:
cercano di convalidare ed espandere i propri sistemi di costrutti.
Deve essere chiaro che Kelly non ipotizza che l’individuo ricerchi la certezza, le persone cercano di
anticipare eventi e di ampliare l’ambito di pertinenza o i confini nei propri sistemi di costrutti.

BOX: LA COMPLESSITA’ COGNITIVA, LA LEADERSHIP E LE CRISI ESISTENZIALI PAG. 494

ANSIA, PAURA E MINACCIA.


ANSIA: secondo la definizione di kelly, l’ansia è il riconoscimento del fatto che gli eventi con i quali ci si
confronta si trovano al di fuori dell’ambito di pertinenza del proprio sistema di costrutti.
Si è ansiosi quando si è privi di costrutti, quando si è perduta la presa strutturale sugli eventi, quando ci si
impegola nei propri costrutti.
Le persone si proteggono in diversi modi dall’ansia; di fronte ad eventi che non possono controllare , eventi
cioè che ricadono al di fuori del proprio ambito di pertinenza, gli individui possono:
-ampliare un costrutto per renderlo applicabile ad una maggiore varietà di eventi;
-restringere i costrutti e focalizzarsi su piccoli dettagli.
PAURA: si sperimenta paura quando sembra che un nuovo costrutto stia per entrare nel proprio sistema;
MINACCIA: è definita come la consapevolezza di un cambiamento complessivo imminente nella propria
struttura nucleare, una persona si sente minacciata quando il sistema di costrutti rischia di ricevere una
SCOSSA RADICALE; questo quindi ha un significato ancora maggiore!
La minaccia ha una vasta gamma di corollari:
-ogni volta che le persone intraprendono una nuova attività, si espongono alla confusione, alla minaccia; gli
individui sperimentano una minaccia quando si rendono conto che il proprio sistema di costrutti sta per
essere drasticamente influenzato da quanto è stato scoperto. E’ IL CONFINE TRA LA CONFUSIONE E LA
CERTEZZA, TRA L’ANSIA E LA NOIA.
La risposta alla minaccia può essere abbandonare l’avventura, regredire a vecchi costrutti per evitare il
dolore.
-la minaccia può essere sperimentata rispetto a molte cose, come quando siamo sull’orlo di un profondo
cambiamento in noi stessi, oppure la minaccia di un fallimento, ecc.
RICERCA: due psicologi hanno formulato l’ipotesi che gli studenti di conservatorio si sentissero minacciati
dall’eventualità di non superare l’esame solo se un tale fallimento avesse implicato una riorganizzazione
dell’elemento ‘interpretazione di sé’ del loro sistema di costrutti.
La RICERCA consiste nel :
-somministrare a degli studenti un THREAT INDEX (indice di minaccia) composto da 40 costrutti centrali (es.
produttivo-improduttivo), in rapporto ai quali i soggetti dovevano classificare prima il sé e il sé che effettua
una prestazione scadente davanti alla commissione.
-l’ansia era misurata attraverso l’uso di un questionario somministrato all’inizio del semestre a 3 giorni
prima dell’inizio delle prove musicali.
 Gli studenti che affermavano che il fallimento davanti alla commissione avrebbe provocato un
cambiamento generale nell’interpretazione di sé erano gli stessi che avevano manifestato un livello di ansia
maggiore all’avvicinarsi della prova.
MA IN QUESTA PROVA NON E’ STATO STUDIATO UN ASPETTO IMPORTANTE: le esperienze di quegli
studenti che prevedevano la possibilità , davanti alla commissione, di un’esecuzione musicale migliore di
quanto non ci si potesse aspettare sulla base della loro interpretazione di sé, ovvero un cambiamento
complessivo derivante da una prestazione inaspettatamente eccezionale sarebbe stato ugualmente
associato alla minaccia? La risposta a questa domanda è importante perché nella concezione di Kelly è la
consapevolezza di un imminente cambiamento complessivo nel sistema di costrutti ad essere minacciosa,
non il fallimento in sé.

-RICERCA SUGLI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTI DELLA MORTE:


-sia in riferimento ai modi in cui è costruita l’idea della morte: le persone usano costrutti quali dotate di
‘senso-privo di senso’, ‘positivo-negativo’, ‘accettazione-rifiuto’, ‘previsto-imprevisto’, ‘fine-vita dopo la
morte’;
-sia alla quantità di minaccia associata alla morte: si è misurata la discrepanza tra i modi in cui gli individui
costruiscono l’idea di se stessi e i modi in cui costruiscono l’idea della morte – nel caso di una grossa
divergenza sé-morte , l’interpretazione del costrutto di ‘morte come propria del sé’ implicherebbe un
cambiamento complessivo nel proprio sistema di costrutti:
E’ MINORE NELLE PERSONE APERTE AI SENTIMENTI , CHE MIRANO ALLA REALIZZAZIONE PERSONALE;
E’ MAGGIORE NELLE PERSONE RIMUOVO I SENTIMENTI, CHE SONO POCO ORIENTATE VERSO LA CRESCITA E
LA REALIZZAZIONE DEL SE’.

Questi tre concetti sono importanti perché: c’è un’interazione tra il desiderio dell’individuo di mantenere,
rafforzare, espandere il sistema di costrutti e il desiderio di evitare la minaccia di distruzione di quel
sistema.

LA CRESCITA E LO SVILUPPO.
In quest’ambito la teoria non è pienamente sviluppata.
Kelly non ha mai esplicitato le origini dei sistemi di costrutti.
In generale, la ricerca in campo evolutivo associata alla teoria dei costrutti personali ha messo in rilievo 2
tipi di cambiamento:
1. Crescita della complessità nel sistema di costrutti in relazione all’età: ipotesi secondo cui nel corso dello
sviluppo il bambino tende a costruire un numero crescente di costrutti a lui accessibili che operano
differenziazioni sempre più sottili e mostrano un’organizzazione gerarchica o integrazione.
2. Modificazioni qualitative nelle caratteristiche dei costrutti e nella capacità dei bambini di essere più
empatici o consapevoli nei confronti dei sistemi di costrutti di altre persone: durante la crescita i bambini
diventano sempre più consapevoli che numerosi eventi non sono collegati al sé , e sempre più capaci di
valutare i costrutti altrui.
MA QUALI SONO I FATTORI CHE DETERMINANO LA CRESCENTE COMPLESSITA’ DEI SISTEMI DI COSTRUTTI,
LE STRUTTURE COGNITIVE COMPLESSE?
1. Collegato alla molteplicità di ambienti culturali ai quali i soggetti sono esposti nell’infanzia;
2. I genitori di bambini dotati di elevata complessità cognitiva garantivano una maggiore autonomia, erano
meno autoritari e quindi i bambini avevano più possibilità di fare tante e nuove esperienze;
3. I bambini che sperimentano una minaccia duratura e grave da parte di genitori autoritari, tendono a
sviluppare sistemi di costrutto limitati e flessibili.

LE APPLICAZIONI CLINICHE.
LA PSICOPATOLOGIA.
Secondo Kelly, la psicopatologia è una RISPOSTA DISTURBATA ALL’ANSIA: viene definita come un
funzionamento disturbato del sistema dei costrutti.
Un individuo dal comportamento anomalo conserva immodificato il proprio sistema di costrutti nonostante
ripetute previsioni scorrette.
Secondo Kelly il COMPORTAMENTO UMANO E’ ORIENTATO IN ULTIMA ANALISI AD ALLONTANARE L’ANSIA:
i disturbi psicologici implicano l’ansia e i tentativi falliti di ristabilire un senso di padronanza
nell’anticipazione degli eventi. Sono fondamentali i tentativi delle persone di evitare l’ansia ed evitare la
minaccia.
Per difendersi dall’ansia e dalla minaccia, l’individuo adotta STRUMENTI DI PROTEZIONE: gli individui
possono reagire in maniera tale da rendere i propri costrutti impossibili da verbalizzare , non disponibili
consciamente, quindi per es. di fronte all’ansia le persone talvolta sommergono un polo di un costrutto o
sospendono quegli elementi che non si adattano al costrutto (molto simile alla repressione freudiana).

IL CAMBIAMENTO E LA TERAPIA DEL RUOLO STABILITO.


Il terapeuta cerca di promuovere lo sviluppo di un sistema migliore di costrutti che migliori quindi anche le
previsioni. Si cerca di far in modo che il paziente diventi uno SCIENZIATO MIGLIORE!
LA PSICOTERAPIA E’ UN PROCESSO DI RICOSTRUZIONE DEL SISTEMA DI COSTRUTTI: alcuni costrutti
vengono sostituiti, altri vengono aggiunti ex novo, altri ristretti, altri allentati, altri più o meno permeabili.
COME AVVIENE QUESTO?
Con la tecnica di TERAPIA DEL RUOLO STABILITO, il cui obiettivo è permettere all’individuo di pensare a se
stesso in nuovi modi; il terapeuta incoraggia il cliente a comportarsi con modalità innovative , a costruire se
stesso in modo nuovo, quindi a diventare una nuova persona. La tecnica per realizzare ciò è l’uso dello
SKETCH , O PROFILO, DI PERSONALITA’.
VEDIAMO NEL DETTAGLIO:
-lo psicologo delinea il profilo di una nuova persona che presenta al cliente;
-il cliente decide se vuole impersonare questo nuovo profilo, se corrisponde alla personalità di qualcuno
che vorrebbe conoscere , con cui si sentirebbe a proprio agio, NON DEVE APPARIRE MINACCIOSA AL
CLIENTE;
-una volta accettato, il paziente deve agire come se fosse quella persona, per circa due settimane ,
dimenticando chi è e chi è stato veramente e cercando di essere questa nuova persona;
- AL CLIENTE NON VIENE DETTO CHE ALLA FINE DELLA TERAPIA DOVRA’ DIVENTARE COSI’ , GLI SI CHIEDE
SOLO DI ASSUMERE LA NUOVA PERSONALITA’;
-il terapeuta deve essere pronto, preparato ad agire come se si trovasse di fronte a diverse persone, deve
aprirsi mentalmente, deve fare da spalla ad un attore: il cambiamento è positivo se c’è un buon regista a
dirigere un attore;
-Kelly ipotizza che sia più facile per le persone assumere un ruolo agli antipodi del proprio comportamento
usuale, piuttosto che comportarsi in maniera solo in parte diversa;
-l’obiettivo è di ricostruire completamente la personalità;
-non è l’unica tecnica terapeutica usata da Kelly ma è quella che si collega di più alla sua teoria.

CASO DI JIM.

LE PROSPETTIVE COLLEGATE E GLI SVILUPPI RECENTI.


Gli approcci cognitivo-sociali contemporanei alla personalità comprendono molti assunti sulla natura
umana già presenti nella teoria dei costrutti personali.
Quali sono gli aspetti interessanti:
-studi sull’affidabilità del REP Test portano a pensare che le risposte degli individui alla lista dei ruoli e i
costrutti utilizzati siano ragionevolmente STABILI NEL TEMPO;
-analogie nelle teorie evolutive di Kelly e Piaget:
1. Enfasi sulla progressione da un sistema globale , non differenziato ad un sistema integrato e
differenziato;
2. Incremento dell’uso di strutture astratte per gestire in modo più economico una maggiore quantità di
informazioni;
3. Lo sviluppo come risposta ai tentativi di accogliere elementi nuovi nel sistema cognitivo;
4. Lo sviluppo cognitivo come sistema e non come una semplice addizione di parti o elementi nuovi.

LE ANALISI CONTEMPORANEE DELLA RELAZIONE PERSONA-SITUAZIONE.


Questo tipo di analisi sono in sintonia con i principi della teoria dei costrutti personali , anche se non è
direttamente guidata dai concetti formulati da Kelly; anzi i ricercatori contemporanei fondano queste
ricerche sull’analisi cognitivo-sociale del funzionamento della personalità.
Kelly ha esplorato i modi in cui le persone utilizzano i costrutti personali per categorizzare le persone e le
relazioni della loro vita.
Un’enfasi simile si ritrova nella ricerca contemporanea sugli SCHEMI RELAZIONALI: uno schema è un
determinato corpus di conoscenza elaborata su una persona o un oggetto e le persone utilizzano questa
conoscenza per formulare giudizi sugli eventi del momento.
MARK BALDWIN: secondo lui uno schema relazionale è frutto dell’integrazione di diversi tipi di conoscenza;
le persone integrano mentalmente la conoscenza circa se stessi, la conoscenza di altre persone, la
conoscenza sui contesti sociali, in un corpus di conoscenze coerenti. QUESTO CORPUS INTEGRATO DI
CONOSCENZA, LO SCHEMA RELAZIONALE, ORIENTA LE ANTICIPAZIONI DEGLI EVENTI FUTURI: gli schemi
relazionali influenzano le aspettative delle persone sulle relazioni interpersonali e tali aspettative
influenzano i pensieri e i sentimenti delle persone nei contesti sociali.
-Recentemente è stata studiata la misura in cui le conoscenze di una persona sono integrate oppure
compartimentalizzate: secondo CAROLIN SHOWERS alcune persone raggruppano le proprie caratteristiche
positive e le considerano separatamente dagli aspetti negativi del sé.
Diversi tipi di compartimentalizzazione presentano differenti implicazioni per l’esperienza emotiva delle
persone; esiste un’interazione tra le caratteristiche del sistema di costrutti personali e le caratteristiche
dell’ambiente. Quando le persone incontrano situazioni che evocano delle caratteristiche positive del sé,
coloro che compartimentalizzano i propri costrutti sperimentano stati d’animo più positivi. Sembra che ,
poiché le caratteristiche positive del sé sono raggruppate , i pensieri riguardanti un aspetto positivo del sé
attivino altri pensieri positivi e di conseguenza migliorino l’umore della persona.
Tuttavia, quando le persone si trovano in situazioni che evocano caratteristiche negative del sé, gli individui
che non sono soliti compartimentalizzare i propri costrutti, hanno esperienze emotive migliori (meno
negative) ; in queste situazioni l’organizzazione INTEGRATA di costrutti positivi e negativi è vantaggiosa
perché i pensieri negativi sono associati ai costrutti positivi che servono a proteggere l’individuo da
esperienze emotive troppo negative.

LA VALUTAZIONE CRITICA.
L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: BANCA DATI.
Questo criterio lo soddisfa a pieno: in quanto clinico fa analisi dettagliate e profonde – in quanto teorico ha
elaborato il REP Test un mezzo sicuramente affidabile e obiettivo per la valutazione.
Per gli standard del XX secolo la banca dati è pregevole, per noi contemporanei la banca appare limitata: le
sue osservazioni non comprendono la diversità culturale; non aveva le tecniche dei tempi di reazioni o di
priming impiegate dagli psicologi cognitivo-sociali che condividono l’interesse di Kelly per i sistemi di
costrutti ( ma cmq questa è una critica forzata).

LA TEORIA: SISTEMATICA?
E’ altamente sistematica: stile logico, formale, mostra una serie di postulati teorici e corollari associati, è
riuscito a mettere in relazione ogni elemento .

LA TEORIA: VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


-Precisione teorica: ha definito bene i costrutti;
-Misurazione oggettiva: ha sviluppato una procedura che si armonizza perfettamente con la teoria, il REP
Test. Combinando queste due caratteristiche è possibile dedurre e verificare numerose previsioni fondate
sulla teoria !
Malgrado ciò la teoria ha anche caratteristiche che non sono aperte alla verifica: i processi psicologici sono
canalizzati dal modo in cui le persone anticipano gli eventi, le persone adottano l’alternativismo costruttivo,
ecc.

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
-E’ comprensiva quando accettiamo l’assunto che in alcune circostanze noi ci muoviamo come scienziati ma
anche se fornisce un ritratto eccellente di quelle circostanze in cui le persone agiscono ‘come scienziati’ , le
altre circostanze che fine fanno? Le circostanze in cui ci si innamora? Si è folli? Si è ispirati?
-poco comprensiva per quanto riguarda il processo: come sa l’individuo quale costrutto sarà lo strumento
di previsione migliore?
-discussione sulla crescita e lo sviluppo troppo limitata;
-non dice come le emozioni influenzano i costrutti;
-come Rogers, kelly si concentra di più sull’uomo come essere cognitivo e sociale, che come essere
biologico ( es. studio della cognizione EMBODIED, la cognizione è data dal lavoro di tanti sistemi neuronali,
come uditive, visive, motorie);

LE APPLICAZIONI.
E’ sicuramente un punto di forza!
Ha fondato la teoria a partire da esperienze cliniche ed ha arricchito la teoria , ha trasformato la teoria, in
un grandioso approccio terapeutico.
Il suo lavoro inoltre ha contribuito in maniera significativa al pensiero dei teorici cognitivo-sociali

CAPITOLO 12.
LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE : BANDURA E MISCHEL.
La teoria cognitivo-sociale affonda le proprie radici nella tradizionale teoria comportamentale e
dell’apprendimento: si è spostato il focus di attenzione dal comportamento degli animali in gabbia, verso le
azioni e le esperienze degli esseri umani inseriti nel contesto sociale. Rispecchiando queste origini,
l’approccio cognitivo-sociale era noto all’inizio come ‘teoria dell’apprendimento sociale’ ed è diventata
‘cognitivo-sociale’ perché richiama l’attenzione su 2 caratteristiche:
1. I processi di pensiero dell’uomo o processi cognitivi;
2. La cognizione si sviluppa nel contesto sociale, attraverso l’interazione sociale;

LA TEORIA SOGNITIVO-SOCIALE E I COLLEGAMENTI ALLE TEORIE PRECEDENTI.


Presentiamo questa teoria mettendola in relazione con le precedenti, una teoria che si è espressa critica nei
confronti di tutte le altre teorie. Vediamo le critiche:
1. PSICOANALISI: hanno posto un’enfasi eccessiva sulle forze inconsce e sull’influenza dell’esperienza della
prima infanzia. I teorici cognitivi riconoscono che gran parte della cognizione è inconscia, ma ritengono che
i processi di pensiero consci siano importantissimi per la personalità; riconoscono anche l’importanza delle
esperienze della prima infanzia ma sono convinti del fatto che le persone abbiano la capacità di svilupparsi
e di crescere nel corso della vita;
2. TEORIA DEI TRATTI: i teorici cognitivi ritengono che la personalità venga rivelata non solo nei livelli medi
dei tratti, ma anche nella variabilità dell’azione in varie situazioni ( es. timidi con alcune persone ed
estroverse con altre);
3. PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA: i teorici cognitivi ritengono che sia una base inadeguata per la
costruzione psicologia della personalità; non riesce a spiegare i cambiamenti nella vita sociale umana che si
osservano nei vari periodo storici (es. un secolo fa gli psic. Evoluzion. Avrebbero potuto sostenere che le
donne sono predisposte a restare a casa invece di lavorare, oggi ovviamente questa affermazione non
vale!);
4. COMPORTAMENTISMO: rifiuta i principi secondo cui gli organismi sono controllati dalle ricompense e
dalle punizioni dell’ambiente. I teorici cognitivi sostengono che le persone hanno almeno in parte il
‘controllo’ di se stesse, la capacità di pensiero degli individui permette loro di motivare e guidare le proprie
azioni. E’ in contrasto con questa teoria anche perché i cognitivisti-sociali affermano che le persone
apprendono nuovi pattern comportamentali mediante l’osservazione, o il ‘modellamento’, ANCHE IN
ASSENZA DI RINFORZO.
LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE E’ UNA TEORIA DELL’AGENCY UMANA, ossia una teoria dei sistemi
psicologici che permettono alle persone di ricoprire un ruolo attivo nel proprio sviluppo, sono agenti attivi.

Le due teorie che si avvicinano alla teoria cognitivo-sociale sono:


1. TEORIA FENOMENOLOGICA;
2. TEORIA DEI COSTRUTTI PERSONALI;
-Condivide il loro interesse per il modo in cui le persone costruiscono il significato delle cose a partire dagli
eventi della propria vita, e per il modo in cui le convinzioni sul sé contribuiscono a questi processi di
costruzione del significato;
-Benchè gran parte delle ricerche dei teorici del cognitivismo sociale avviene in laboratorio, non si deve
trascurare l’aseptto umanistico: essi mettono in evidenza la capacità delle persone di influenzare il proprio
destino;
Malgrado queste analogie, la teoria cognitivo-sociale è cmq diversa: forniscono numerosi DETTAGLI SUI
PROCESSI COGNITIVI che sono assenti nell’approccio fenomenologico e in quello dei costrutti personali.
Due studiosi hanno fornito contributi autorevoli a questa teoria, il cui lavoro è praticamente
complementare: BANDURA e MISCHEL.
ALBERT BANDURA.
Bandura è sempre stato interessato, già dei tempi dell’università, all’applicazione della teoria
dell’apprendimento ai fenomeni clinici.
Viene influenzato dal pensiero di SPENCE, un sostenitore del comportamentista HULL, e dal clima generale
dell’università che sottolineava l’importanza di un’attenta analisi dei concetti e di una rigorosa analisi
sperimentale. In questo periodo è stato influenzato anche dagli scritti di MILLER e DOLLAR , che avevano
iniziato ad applicare i principi comportamentisti allo studio della personalità e del comportamento sociale.
Bandura diventa poi professore alla STANFORD e inizia a lavorare sui processi interattivi in psicoterapia e
sui modelli familiari che inducono aggressività nei bambini, lavoro portato avanti insieme a WALTERS , suo
primo assistente, e che lo porta ad accentuare il ruolo centrale del MODELLAMENTO (apprendimento
attraverso l’osservazione degli altri) nella personalità.
-Le ricerche sul modellamento sono presentate in due libri: Adolescent Aggression e Social Learning and
Personality Development( questo pone le basi per la prospettiva cognitivo-sociale).
-Successivamente pubblica ‘principles of behavior modification’ un libro nel quale riformula la pratica della
terapia comportamentale orientando l’attenzione del terapeuta sui processi di pensiero dei pazienti, invece
che sui fattori ambientali e sui processi di condizionamento;
-Bandura ha dedicato grande attenzione ai ‘PROCESSI DEL SE’ ‘ , ai processi di pensiero che riguardano gli
obiettivi personali, l’autovalutazione, le opinioni circa le proprie capacità di prestazione.
Il SUO SCOPO è scoprire IN CHE MODO QUESTI PROCESSI DI PENSIERO DESSERO ALLE PERSONE LA
CAPACITA’ DI AGENCY PERSONALE , cioè la capacità di contribuire alle proprie esperienze , alle proprie
azioni.
 LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE DI BANDURA E’ UNA TEORIA DELLA NATURA UMANA BASATA SULLA
‘AGENCY’ : ma non studia l’individuo isolato, tiene conto, anzi, dei fattori sociali che influenzano le opinioni
delle persone ;
-Scrive infine ‘Social foundation of thought and action’ nel quale l’autore rappresenta la versione definitiva
della sua posizione teorica , una struttura concettuale coerente.

WALTER MISCHEL.
Nasce a Vienna e trascorre i suoi primi nove anni di vita ‘a giocare nei pressi della casa di Freud’.
Inizialmente Mischel credeva che la psicoanalisi presentasse un’esauriente concezione dell’uomo, ma
questo entusiasmo si acquietò quando cercò di applicare inutilmente le idee della psicoanalisi lavorando
come operatore sociale con ‘giovani delinquenti’; dovette scegliere una strada diversa!
Aveva studiato , all’uni dell’ohio, sia con Kelly che con Rotter ( il quale avevano applicato i principi
comportamentisti agli umani, esplorando le aspettative delle persone circa i rinforzi ambientali).
L’INFLUENZA DI KELLY: si osserva nell’interesse di Mischel per i costrutti attraverso i quali le persone
codificano l’informazione;
L’INFLUENZA DI ROTTER: si evidenzia nello studio di Mischel sui valori e le aspettative che determinano
l’azione in una situazione specifica.
-Come Bandura è entrato alla STANFORD e in questo periodo ha partecipato ad un progetto di valutazione
dei Corpi di pace, esperienza che lo ha profondamente influenzato: in questo progetto le misure dei tratti
erano di scarso aiuto nella previsione della prestazione ; tale risultato rende Mischel ancora più scettico
rispetto all’utilità della teoria dei tratti e altre teorie come la psicoanalisi.
Tale scetticismo trova la sua più alta espressione nel volume ‘Personality and Assessment’: qui mette in
discussione tutti gli assunti teorici e le pratiche metodologiche associate alla psicoanalisi e alla teoria dei
tratti. Come descrive questo scetticismo?
Scetticismo circa l’utilità di variabili della personalità ampiamente generalizzate, come i tratti :
caratterizzare gli individui secondo dimensioni di tratti comuni ha permesso sintesi dei LIVELLI MEDI DI
COMPORTAMENTO, senza mai cogliere quella capacità di utilizzare comportamenti diversi in diverse
situazioni. Come è possibile che questi diversi modi di essere nelle diverse situazioni rappresentino dei
modelli stabili che caratterizzano per lungo tempo una persona?
MA OLTRE A CITARE GLI APPROCCI PRECEDENTI E CRITICARLI, HA PROPOSTO UN’ALTERNATIVA: una serie di
variabili personali cognitivo-sociali, spiegando in che modo queste variabili potessero essere comprese
come un sistema complesso di processi emotivi e cognitivi che sono alla base dell’individualità umana.

L’IMPATTO DEI TEORICI.


Sono tra i 25 psicologi di maggior impatto del secolo: solo il lavoro di 3 psicologi, Skinner, Piaget e Freud, è
stato classificato come più autorevole di quello di Bandura.

LA CONCEZIONE DELLA PERSONA NELLA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE.


Per capire la concezione della persona in questa teoria è importante chiedersi : ‘che cosa rende alcuni
esseri ‘persone’ e altri ‘non persone’ ? ‘.
3 QUALITA’ PSICOLOGICHE RAPPRESENTANO LE CARATTERISTICHE ESSENZIALI DELLE PERSONE (aspetti
importanti della personalità secondo la concezione cognitivo-sociale) :
1. Le persone sono esseri in grado di RAGIONARE SUL MONDO utilizzando il LINGUAGGIO;
2. Le persone sono in grado di ragionare non solo sulle circostanze del presente, ma su EVENTI PASSATI e
su EVENTI IPOTETICI DEL FUTURO;
3. Le loro riflessioni di solito comprendono anche le RIFLESSIONI SUL SE’.
LE PERSONE QUINDI SONO ESSERI CAPACI DI USARE IL LINGUAGGIO PER RAGIONARE- nel passato, nel
presente, nel futuro- SU SE STESSI E SUL MONDO.
Osserviamo in che modo questa concezione si differenzia dalle concezioni precedenti:
-PSICOANALISI: hanno messo in luce le forze pulsionali e primitive dell’inconscio;
-COMPORTAMENTISTI: consideravano gli individui come macchine e basavano la propria teoria della
persona su studi di animali;
-TEORICI DEI TRATTI: i tratti del modello dei Big Five si riscontrano anche negli animali; ma la teoria
cognitivo-sociale esprime seri dubbi sul fatto che queste caratteristiche condivise possano essere la base
dello studio della personalità.
LO STUDIO DELLA PERSONALITA’ RIGUARDA LE PERSONE E LE CAPACITA’ COGNITIVE E UNICHE DEGLI
INDIVIDUI!
Focalizzare una teoria della personalità sulle CAPACITA’ COGNITIVE dell’uomo, presenta un’implicazione:
sottolinea la capacità delle persone di superare le influenze ambientali e gli impulsi emotivi istintivi, e
soprattutto di esercitare il controllo sulla propria vita.
VEDI- IMMAGINE DELL’UOMO COGNITIVO-SOCIALE PAG. 526

LA CONCEZIONE DELLA SCIENZA DELLA PERSONALITA’ NELLA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE.


Si differenzia nettamente dalle teorie precedenti: i teorici precedenti avevano sviluppato teorie scientifiche
della persona operando al di fuori della tradizione della scienza psicologica, erano ricercatori solitari, le loro
teorie avevano scarsa somiglianza con le idee riscontrate altrove , sempre nel campo prettamente
psicologico ma riguardo ad altre sfaccettature (Freud, Rogers e Kelly, sono esempi).
LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE E’ UN APPROCCIO DIVERSO: i teorici tendono a collegare i progressi
scientifici in campo psicologico con i progressi in altri campi scientifici che studiano la natura umana e il
comportamento sociale . Essi sono convinti che la psicologia della personalità abbia un COMPITO
INTEGRATIVO, debba integrare le conoscenze provenienti da diversi ambiti della psicologia – evolutivo,
sociale, cognitivo, culturale, neuroscientifico - in un ritratto coerente della natura umana.
-Un’altra caratteristica è la tendenza ad enfatizzare lo STUDIO DEL SINGOLO INDIVIDUO: hanno utilizzato
non solo metodi nomotetici ma anche metodi idiografici;
-Bandura e Mischel hanno mostrato un profondo interesse per le applicazioni pratiche delle loro idee
teoriche: un punto focale per valutare una teoria consiste nel verificare se essa fornisce strumenti pratici
che possano andare a vantaggio del benessere dell’uomo.

LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE DELLA PERSONALITA’: LA STRUTTURA


LE STRUTTURE messe in risalto da questa teoria comprendono i PROCESSI COGNITIVI. Emergono 4 concetti
strutturali:
1. LE COMPETENZE E LE ABILITA’;
2. LE ASPETTATIVE E LE CONVIZIONI;
3. GLI STANDARD COMPORTAMENTALI;
4. GLI OBIETTIVI PERSONALI.

COMPETENZE E ABILITA’.
Le differenze che osserviamo tra le persone riflettono le diverse abilità degli individui nell’esecuzione di
diversi tipi di azione (es. alcuni individui agiscono in maniera introversa perché manca loro l’abilità sociale
necessaria per mettere in atto azioni disinvolte e socialmente efficaci);
Le competenze comprendono sia i modi di pensare i problemi della vita sia le abilità comportamentali per
mettere in atto le possibili soluzioni; essi comprendono 2 TIPI DI CONOSCENZA:
-CONOSCENZA DICHIARATIVA: una conoscenza che possiamo affermare a parole;
-CONOSCENZA PROCEDURALE: capacità comportamentali e cognitive che una persona possiede senza
essere in grado di spiegare l’esatta natura di tali capacità o in che modo le mette in atto (es. essere in grado
di rallegrare un amico);
 LE COMPETENZE QUINDI COMPRENDONO UNA COMBINAZIONE DI CONOSCENZA DICHIARATIVA E
PROCEDURALE.
l’attenzione per le competenze presenta 2 IMPLICAZIONI:
1. SPECIFICITA’ DEL CONTESTO: le strutture psicologiche importanti in determinati contesti, possono essere
irrilevanti in altri; CONTESTI DIVERSI PRESENTANO SFIDE DIVERSE CHE RICHIEDONO COMPETENZE DIVERSE.
Questa caratteristica differenzia la teoria cognitivo-sociale dalle teorie dei tratti che propongono variabili
della personalità decontestualizzate, le quali la teoria cognitiva rifiuta spudoratamente , in particolare
quando si parla di ‘competenze cognitive’;
2. CAMBIAMENTO PSICOLOGICO: le competenze vengono acquisite attraverso l’interazione sociale e
l’osservazione del mondo sociale; una persona a cui mancano certe abilità in un ambito della vita, può
cambiare. Può impegnarsi in nuove interazioni e in nuove osservazioni del mondo e acquisire così nuove
competenze (applicazioni in campo clinico- incrementare le abilità delle persone).

CONVINZIONI E ASPETTATIVE.
3 modi di cui dispongono le persone per riflettere sul mondo:
1. -una serie di pensieri implica le convinzioni su COME E’ effettivamente il mondo : tali credenze sono le
CONVINZIONI;
-altri pensieri su COME SARA’ probabilmente in futuro il mondo: ASPETTATIVE – la teoria cognitivo-sociale
enfatizza in modo marcato il ruolo delle convinzioni circa gli eventi futuri;
2. come le cose DOVREBBERO ESSERE : STANDARD DI VALUTAZIONE , ossia criteri mentali per la valutazione
della bontà o del valore degli eventi;
3. pensieri che riguardano ciò che SI DESIDERA CONSEGUIRE IN FUTURO: OBIETTIVI PERSONALI.
ASPETTATIVE.
Le aspettative per il futuro sono una determinante fondamentale delle nostre azioni ed emozioni. Gli
individui hanno aspettative riguardanti temi come il probabile comportamento di altre persone, le
ricompense, le punizioni, la propria abilità, gestione dello stress, le sfide: è questo sistema di pensieri circa il
futuro che costituisce le aspettative della persona.
anche le aspettative, come le competenze, possono variare nelle diverse situazioni: le persone diversificano
le situazioni e si aspettano diverse opportunità, diverse ricompense o limitazioni nei diversi contesti
(la maggior parte dei teorici cognitivi esaminano le aspettative in situazioni legate al contesto anche se
studiano le aspettative generalizzate). Cmq i teorici riconoscono che questa DISCRIMINAZIONE DEI
CONTESTI è fondamentale per la SOPRAVVIVENZA.
-Quando costruiscono le proprie aspettative, le persone raggruppano le situazioni in modo idiosincratico
(incompatibile): un individuo raggruppa magari situazioni che riguardano la vita sociale e la vita scolastica, e
forse ha aspettative elevate in un campo e aspettative basse nell’altro. Un’altra persona può pensare alle
situazioni in termini di circostanze rilassanti e circostanze che mettono ansia – e sia le circostanze rilassanti
che quelle che provocano ansia possono verificarsi tanto a scuola quanto nella vita sociale. Un’altra
persona ancora può possedere una categoria cognitiva del tipo ‘opportunità di ottenere un appuntamento’
e queste opportunità possono mettere ansia o essere rilassanti, e verificarsi sia in contesti sociali che nella
vita scolastica  LE PERSONE POSSONO SCOMPORRE LE SITUAZIONI DELLA PROPRIA VITA IN MODI DIVERSI
E POSSONO QUINDI MANIFESTARE PATTERN IDIOSINCRATICI DI ASPETTATIVE E DI COMPORTAMENTO
SOCIALE;
-Questa caratteristica sulle aspettative, distingue la teoria cognitivo-sociale dalla TEORIA
COMPORTAMENTISTA: secondo il comport. il comportamento era causato dalle ricompense e dalle
punizioni proveniente dall’ambiente; in questa teoria cognitiva invece il comportamento è spiegato in
termini di ASPETTATIVE RIGUARDANTI LE RICOMPENSE E LE PUNIZIONI DELL’AMBIENTE: ciò spiega il motivo
per cui deu persone diverse possono reagire in maniera diversa allo stesso ambiente, possono sviluppare
aspettative diverse.

IL SE’ E LE CONVINZIONI DI AUTOEFFICACIA.


Le aspettative di particolare importanza riguardano il sé: le aspettative delle persone circa le proprie
prestazioni costituiscono un aspetto importante per il benessere dell’uomo e per i suoi successi; queste
sono le cosiddette PERCEZIONI DI AUTOEFFICACIA O AUTOEFFICACIA PERCEPITA : e si riferisce alle
percezioni delle proprie capacità di azione in situazioni future.
Perché sono così importanti?
Influenza una serie di comportamenti diversi che sono necessari per la realizzazione dell’uomo.
Le persone con una percezione ELEVATA DI AUTOEFFICACIA hanno maggiori probabilità:
1. di decidere di affrontare compiti più difficili;
2. di perseverare nei loro tentativi;
3. di restare calmi invece di farsi prendere dall’ansia durante le prestazioni;
4. di organizzare i propri pensieri in maniera analitica.
 Questi sono i 4 meccanismi comportamentali che sono influenzati dalle percezioni di autoefficacia!
Per contro, le persone che mettono in dubbio le proprie capacità di prestazione :
1. Falliscono nell’affrontare attività per loro importanti;
2. Rinunciano quando si presentano difficoltà;
3. Tendono a farsi prendere dall’ansia durante un compito;
4. Si disorientano e non riescono a pensare in maniera analitica , si paralizza.
Consideriamo il modo in cui BANDURA concettualizza l’AUTOEFFICACIA PERCEPITA :
- è diversa dall’autostima per due motivi :
1. l’autostima si riferisce alla VALUTAZIONE GENERALE ( O GLOBALE) che la persona dà del proprio valore
personale; l’autoefficacia percepita si riferisce invece alla VALUTAZIONE DI QUANTO SI RIESCE A
REALIZZARE IN UN DETERMINATO CONTESTO, le persone hanno percezioni autoefficacia diverse nelle
diverse situazioni;
2. L’autoefficacia percepita non è un’idea astratta di valore personale , ma è un GIUDIZIO relativo a ciò che
si è in grado di fare ( si può avere ansia anche con un livello alto di autostima, per esempio nel caso in cui si
deve affrontare un compito di matematica e si sa che non si è in grado di prendere un buon voto perché si
ha un grado di autoefficacia percepita basso).

Una seconda distinzione importante è la differenza tra le :


ASPETTATIVE DI AUTOEFFICACIA : convinzioni riguardanti il fatto di essere effettivamente capaci di adottare
un certo comportamento;
ASPETTATIVE DI RISULTATO: convinzioni riguardanti le ricompense e le punizioni da ricevere se si adotta un
certo tipo di comportamento ;
Es. la facoltà di ingegneria può darmi ottimi risultati in termini di laurea , lavoro, soldi , ma non sono capace
di passare il test o di superare tutti gli esami.
 LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE AFFERMA CHE LE ASPETTATIVE DI EFFICACIA SONO PIU’ IMPORTANTI
DELLE ASPETTATIVE DI RISULTATO : se una persona è priva del senso di efficacia per la realizzazione di
qualcosa, le ricompense associate alla realizzazione di quell’obiettivo sono irrilevanti ai suoi occhi.
Es. non scelgo ingegneria anche se mi darà soldi e lavoro, perché so di non essere capace.

In termini di STRATEGIA PER VALUTARE L’AUTOEFFICACIA , Bandura mette in risalto la STRATEGIA DI


RICERCA MICROANALITICA, una strategia tratta dalle considerazioni teoriche esposte in precedenza:
-misure sull’autoefficacia percepita prima dell’esecuzione dei compiti in contesti particolari: es. viene
chiesto alle atlete di basket di indicare il proprio grado di certezza relativamente all’attuazione di azioni
specifiche durante le partite di basket, ‘quanto sei convinto di poter almeno andare a canestro nel 75% dei
tiri liberi che esegui durante una partita?’ . NON SONO DOMANDE INDEFINITE del tipo ‘pensi di essere un
buon giocatore di basket?’.
-Bandura riconosce che le percezioni di autoefficacia possono variare per un individuo nelle diverse
situazioni e le misurazioni specifiche del contesto vengono impiegate al fine di cogliere questa
VARIABILITA’: è assolutamente contro la misura globale del concetto di sé perché non rendono giustizia
della complessità delle percezioni di autoefficacia che variano secondo l’attività, secondo il livello
dell’attività stessa, secondo le circostanze!

L’AUTOEFFICACIA E LA PRESTAZIONE.
Le percezioni di AUTOEFFICACIA, influenzano causalmente il comportamento.
Ma se riflettiamo bene, troviamo subito un contro-argomento: forse le percezioni di autoefficacia non
hanno realmente un ruolo causale , forse la VERA CAUSA è rappresentata da ALTRI FATTORI.
Un possibile fattore è il LIVELLO REALE DI ABILITA’: es. io so di poter alzare un peso di 2 kg e so anche di non
poter alzare un peso di 2 tonnellate; ma non è necessario ricorre alla nozione di autoefficacia per spiegare il
motivo per cui realmente riusciamo a sollevare il peso leggero e non quello pesante, il comprotamento
viene spiegato solo sulla base delle nostre capacità fisiche.
MA ALLORA, IN CHE MODO SAPPIAMO QUANDO DOBBIAMO RICORRERE ALLA NOZIONE DI AUTOEFFICACIA
PERCEPITA PER SPIEGARE IL COMPORTAMENTO?
Per rispondere sono state adottate alcune STRETEGIE SPERIMENTALI: si tratta di manipolare l’autoefficacia
percepita mantenendo costanti altri fattori, come le abilità reali dell’individuo, per vedere qual è la vera
causa del comportamento.
-TECNICA conosciuta come MANIPOLAZIONE DI ‘ANCORAGGIO’: l’ancoraggio si riferisce ad un PROCESSO DI
PENSIERO che entra in gioco quando le persone cercano di immaginare la risposta ad un problema ; accade
spesso che la risposta finale delle persone sia influenzata da quello che le persone stesse hanno pensato
inizialmente quando hanno cercato di risolvere il problema – LA LORO RISPOSTA FINALE E’ ANCORATA ALLA
LORO IDEA INIZIALE. Ciò accade anche quando l’idea iniziale è determinati da fattori che sono casuali e
irrilevanti per il problema: presentare valori di ancoraggio casuali , è un modo di manipolare
sperimentalmente i giudizi delle persone (vedi esempio estrazione numero- indovina il numero della
popolazione della Russia- sono influenzata dal numero estratto a caso nel tentativo di indovinare la
popolazione pag. 533) .
-CERVONE E PEAKE: hanno applicato le tecniche di ancoraggio.
Prima di eseguire un compito composto da una serie di item , i partecipanti dovevano giudicare se
sarebbero stati in grado di risolvere ‘più o meno di X’ item propositi, laddove X è un numero preso a caso
dal cappello e corrisponde ad un livello di prestazione elevato o scarso. Il numero di item che sarebbero
riusciti a risolvere corrisponde al loro livello di autoefficacia, un’autoefficacia però in questo caso
MANIPOLATA.
-se dal cappello esce 5, loro prendono il numero 5 come orientativo, come un’idea iniziale al quale
ancorarsi e dicono di risolvere dai 3 ai 6 item (SCARSO LIVELLO DI AUTOEFFICACIA );
-se dal cappello esce 20, dicono di risolvere dai 15 ai 22 item (ALTO LIVELLO DI AUTOEFFICACIA);
Le persone però, si rivelano diverse per quanto riguarda l’autoefficacia percepita, mentre sono le stesse per
quanto riguarda altri fattori, come le reali abilità ad un compito .
 PROVE DEL FATTO CHE LE PERCEZIONI SOGGETTIVE CHE LE PERSONE HANNO DI SE STESSE ESERCITANO
UN’INFLUENZA UNICA E CAUSALE SUL LORO COMPORTAMENTO: influenzano le azioni e le decisioni
successive.
- una chiara prova anche contro il comportamentismo: se si manipolano le percezioni di autoefficacia , si
riscontrano delle modificazioni nel comportamento successivo, ciò suggerisce che le PERCEZIONI DI
AUTOEFFICACIA hanno un RUOLO CAUSALE , sono la VERA CAUSA, e non sono semplicemente correlate con
altri fattori che rappresentano le vere cause del comportamento, come le reali abilità o come i fattori sociali
(ciò che pensavano i comportamentisti= ambiente è la causa del comportamento).

BOX: L’AUTOEFFICACIA E L’USO DEL PRESERVATIVO- COME MODIFICARE IL COMPORTAMENTO.

GLI OBIETTIVI.
Un obiettivo è una rappresentazione mentale dell’intento di un’azione o di una linea d’azione: un’idea è
che la capacità delle persone di prevedere il futuro consente loro di stabilire obiettivi specifici di azione e di
motivare e guidare il proprio comportamento.
GLI OBIETTIVI CONTRIBUISCONO A SVILUPPARE LA CAPACITA’ UMANA DI AUTOCONTROLLO: CI GUIDANO
NELL’ATTO DI STABILIRE LE PRIORITA’ E DI SCEGLIERE TRA LE SITUAZIONI, CI PERMETTONO DI
ORGANIZZARE IL NOSTRO COMPORTAMENTO IN UN ARCO DI TEMPO AMPIO.
-Gli obiettivi di una persona sono organizzati in un SISTEMA, all’interno del quale alcuni obiettivi sono più
importanti di altri, si può facilmente capire che sono quindi organizzati gerarchicamente.
I sistemi di obiettivi però NON SONO RIGIDI E FISSI: le persone hanno la possibilità di scegliere tra gli
obiettivi, sulla base di ciò che ritengono importante al momento, delle opportunità ambientali del
momento, dei loro giudizi di autoefficacia legati alla realizzazione di un obiettivo.
Gli obiettivi in relazione ad un compito possono differire in molti modi:
-una variazione ovvia è il LIVELLO DI SFIDA, DI DIFFICOLTA’ DELL’OBIETTIVO;
-VICINANZA o PROSSIMITA’ DELL’OBIETTIVO , un obiettivo prossimo o un obiettivo per il futuro- ricerche
sostengono che l’obiettivo prossimo ha un’influenza maggiore sul comportamento della persona , questo
accade , in parte, perché gli obiettivi a lungo termine permettono all’individuo di procedere più lentamente
nel presente;
-SIGNIFICATO SOGGETTIVO DELL’ATTIVITA’, che porta alla differenziazione di :
OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO
OBIETTIVI DI PRESTAZIONE

Gli obiettivi, inoltre, sono collegati alla struttura ASPETTATIVE: le aspettative influenzano il processo di
definizione degli obiettivi. Quando scelgono gli obiettivi, le persone riflettono sulle proprie aspettative
riguardanti la prestazione, ciò vuol dire che coloro che hanno percezioni più elevate di autoefficacia spesso
si pongono obiettivi più elevati ed il loro impegno per realizzarli è maggiore.
Per contro, gli obiettivi possono influenzare e interagire con le aspettative quando le persone lavorano al
compito e ricevono i feedback relativi alle prestazioni (es. del ragazzino che prende il voto ad un esame
uguale a quello di tutta la classe, mentre il suo obiettivo era prendere un voto alto per impressionare la
classe e il docente- è sfiduciato e crede che non potrà più raggiungere il proprio obiettivo in quel corso).

GLI STANDARD DI VALUTAZIONE.


Uno standard mentale è un criterio per valutare il valore di una persona , un oggetto o un evento.
Lo studio degli standard di valutazione riguarda i modi in cui le persone acquisiscono i criteri per valutare
eventi e il modo in cui questi giudizi influenzano le loro emozioni e le loro azioni.
Di particolare importanza sono: STANDARD DI VALUTAZIONE DEL SE’ O GLI ‘STANDARD PERSONALI’,
fondamentali per la motivazione e la prestazione.
La teoria cognitivo-sociale riconosce che le persone solitamente giudicano il proprio comportamento in
sintonia con i propri standard personali interiori e gli standard di valutazione spesso stimolano RISPOSTE
EMOTIVE: reagiamo con orgoglio quando soddisfiamo i nostri criteri per gli standard di prestazione e ci
sentiamo inappagati quando invece non riusciamo nel nostro intento. Bandura si riferisce a queste
EMOZIONI con l’espressione REAZIONI DI AUTOVALUTAZIONE- valutiamo le nostra azioni e poi reagiamo
emotivamente con soddisfazione o insoddisfazione nei nostri confronti in conseguenza di tale
autovalutazione.
- Tali standard sono fondamentali per il comportamento MORALE ed IMMORALE: molte persone si
distaccano dai propri standard morali\di valutazione quando questo comporta un vantaggio per se stessi.
Un tale distacco consente alle persone di compiere azioni che normalmente non compirebbero per via delle
sanzioni morali interiorizzate.
RICERCA – OSOFSKY, BANDURA, ZIMBARDO: lo standard preso in considerazione è la sanzione morale
riguardante l’assassinio di un essere umano; tutti possiedono lo standard morale che indica che uccidere è
sbagliato, eppure per alcune persone negli USA uccidere il prossimo è una professione: si tratta degli
operatori che eseguono le condanne a morte.
Come è possibile che individui convinti che in generale uccidere un essere umano sia sbagliato, possano
giustiziare i prigionieri?
Tra tanti operatori coinvolti in questa pratica, quelli che risultavano essere più coinvolti perché
somministrava le iniezioni letali, mostravano LIVELLI SUPERIORI DI DISTACCO MORALE , rispetto a coloro
che erano poco coinvolti nella pratica. Lo dimostrano le frasi come ‘oggigiorno la pena di morte è eseguita
con tecniche che riducono al minimo la sofferenza del condannato’.
-Lo studio degli standard di valutazione, rappresenta un altro punto di differenziazione tra la teoria
cognitiva e il comportamentismo: in un esperimento condotto dai comportamentisti, gli standard di
valutazione sono posti da loro (es. lui decide che un dato numero di pressioni sulla leva è sufficiente per
avere un rinforzo, non è il topo che per soddisfare i propri standard fa un tot. Di pressioni).
NEL CASO DEGLI ESSERI UMANI, GLI STANDARD DI VALUTAZIONE NON SONO DETERMINATI DA UN AGENTE
ESTERNO ( anche se c’è traccia della loro influenza) , MA SONO DETERMINATI DALL’INDIVIDUI STESSO: gli
standard personali hanno fondamenti sociali , normalmente le persone acquisiscono gli standard di
prestazione osservando le prestazioni degli altri , ma una volta acquisiti gli standard diventano un SISTEMA
DI GUIDA INTERIORE attraverso il quale orienta le proprie azioni.

LA NATURA DELLE STRUTTURE COGNITIVO-SOCIALI DELLA PERSONALITA’.


Queste 4 strutture non sono concepite come ‘oggetti’ indipendenti nella mente degli esseri umani, sono da
intendersi come strutture riferite a diverse classi di pensiero; ognuna di esse rappresenta un sottosistema
cognitivo all’interno del sistema generale della personalità.
 Le conoscenze di ciò che il mondo è realmente (convinzioni) , dei propri intenti per il futuro (obiettivi) , e
di come le cose dovrebbero essere secondo le regole (standard) svolgono ruoli diversi nella personalità e
sono strutture distinte della personalità. Analogamente la conoscenza procedurale e dichiarativa che
fornisco alle persone la capacità di agire in maniera intelligente ed efficiente (competenze) è considerata
diversa dal punto di vista psicologico dalle convinzioni, obiettivi e standard , e quindi si ritiene costituisca
una struttura distinta della personalità.
I TEORICI CREDONO CHE LA PERSONALITA’ SIA TROPPO COMPLESSA PER ESSERE RIDOTTA AD UN SEMPLICE
INSIEME DI PUNTEGGI: studia questi sottosistemi, le sue interazioni con il mondo, il sistema nel complesso ,
per cercare di cogliere la vera complessità dell’individuo.

LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE DELLA PERSONALITA’: IL PROCESSO.


AL teoria cognitiva prende in considerazione I PROCESSI in 2 modi diversi:
1. I principi teorici generali della che si dovrebbero utilizzare quando si studiano i processi:
-DETERMINISMO RECIPROCO-studio delle cause dei comportamenti;
-MODELLO CAPS- struttura del sistema di elaborazione cognitivo-emotivo, una struttura di pensiero che
riguarda i processi interni della personalità;
2. L’analisi delle funzioni psicologiche particolarmente importanti nell’analisi della personalità, 3 TIPI DI
FUNZIONI PSICOLOGICHE:
-APPRENDIMENTO MEDIANTE OSSERVAZIONE (MODELLAMENTO);
-MOTIVAZIONE;
-AUTOCONTROLLO.

IL DETERMINISMO RECIPROCO.
Quando si analizza il comportamento di una persona si devono considerare 3 fattori: PERSONA,
COMPORTAMENTO, CONTESTO AMBIENTALE. In questo sistema tripartito come analizziamo le cause e gli
effetti? Cosa causa cosa?
Bandura afferma che la CAUSALITA’ è una VIA A DOPPIO SENSO DI MARCIA, LA CAUSALITA’ E’ RECIPROCA:
ognuno dei 3 fattori sono causa l’uno dell’altro. Persona, comportamento e ambiente devono essere
compresi come un SISTEMA DI FORZE che si influenza reciprocamente.
Il principio di determinismo reciproco si contrappone a quanto proposto dalle altre teorie:
-Alcune teorie spiegano il comportamento in termini di forze interiori: i conflitti interiori la psicoanalisi, le
motivazioni che sono alla base della realizzazione del sé nelle teorie fenomenologiche , le predisposizioni
genetiche delle teorie dei tratti, i modulo psicologici della psicologia evoluzionistica;
-Altre teorie spiegano il comportamento in termini di forse esterne: comportamentismo .
BANDURA RIFIUTA QUESTA DIATRIBA SULLE FORZE ‘INTERIORI VS ESTERIORI’.
LA PERSONALITA’ COME SISTEMA DI ELABORAZIONE COGNITIVO-EMOTIVO (MODELLO CAPS).
La personalità deve essere intesa come un sistema laddove per sistema si intende un insieme composto da
diverse parti che interagiscono tra loro. Le interazioni tra le parti , sebbene le parti siano relativamente
semplici, determinano la complessità del sistema: più le parti sono altamente interconnesse ed integrate,
più è possibile osservare forme di comportamento complesse e coerenti (es. cervello).
LA PERSONALITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO: le variabili cognitivo-sociali non operano separatamente le
une dalle altre; le conoscenze, le emozioni, interagiscono tra loro in maniera organizzata , di conseguenza vi
è una COERENZA GENERALE NEL FUNZIONAMENTO DELLA PERSONALITA’.
-MMISCHEL E SHODA: hanno proposto un modello basato su un SISTEMA DI ELABORAZIONE COGNITIVO-
SOCIALE (CAPS), il quale presenta 3 caratteristiche fondamentali:
1. Le variabili cognitive ed emotive sono collegate in maniera complessa le une alle altre: i pensieri circa i
propri obiettivi possono sollecitare riflessioni sull’abilità , che a loro volta solleciteranno pensieri circa
l’autoefficacia , e tutto questo può influenzare le emozioni e le autovalutazioni.
2. Riguarda l’AMBIENTE SOCIALE: i diversi aspetti delle situazioni sociali attivano vari sottoinsiemi del
sistema della personalità.
3. Deriva dalla seconda caratteristica: se le diverse caratteristiche situazionali attivano parti diverse del
sistema della personalità , allora il comportamento delle persone dovrebbe variare in base alla situazione.
Questa forse è la QUALITA’ PIU’ DISTINTIVA DEL MODELLO CAPS ,secondo il quale non solo i livelli medi di
comportamento ma anche le VARIAZIONI comportamentali sono un aspetto determinante della
personalità.
-RICERCHE con l’obiettivo di illustrare il modello CAPS- MISCHEL E COLLEGHI:
ricerca campo estivo e ricerca del ‘se…allora’ non esperti in psicologia, pag. 545-546.

Che cosa si può dedurre da questo programma di ricerca?


Che gli individui possiedono profili distinti di relazioni tra situazione e comportamento, definiti FIRME
COMPORTAMENTALI. Questi pattern unici di comportamento sarebbero completamente trascurati se ci si
interrogasse semplicemente sulle tendenze comportamentali medie e generali delle persone.
Due persone che mostrano lo stesso livello medio di angoscia possono essere molto diverse: un’analisi del
profilo ‘se…allora’ può rivelare che una persona è ansiosa in un contesto che riguarda il successo, mentre
un’altra è ansiosa nel contesto dei rapporti sentimentali.
Il messaggio che Mischel manda è questo: non calcolate la media delle diverse situazioni della vita degli
individui! Osservate attentamente gli individui e i pattern distintivi della variabilità nell’azione che essi
manifestano nelle diverse circostanze.

L’APPRENDIMENTO MEDIANTE OSSERVAZIONE (MODELLAMENTO).


In che modo apprendiamo le abilità sociali? Come acquisiamo determinate credenze, obiettivi, standard per
valutare il nostro comportamento? Le precedenti teorie hanno trascurato questi aspetti: l’unica teoria che
ha affrontato l’argomento in maniera più esplicita è il COMPORTAMENTISMO, il quale sostiene che le
persone apprendono mediante un processo basato su un processo di prova-ed-errore definito
modellamento o approssimazione successiva; in una lunga serie di tentativi di apprendimento, i rinforzi
gradualmente modellano un pattern complesso di comportamento desiderato.
BANDURA E’ RIUSCITO A SPIEGARE I LIMITI DI QUESTA TEORIA: a volte l’apprendimento non può avvenire
sulla base di prove ed errori perché gli errori hanno un prezzo troppo alto (es. come imparare a guidare
l’auto: per prove ed errori? Con i rinforzi? Speriamo di no, ne vale la vita!).
La teoria cognitivo-sociale spiega che le persone possono imparare semplicemente mediante
L’OSSERVAZIONE DEL COMPORTAMENTO ALTRUI: la persona che viene osservata è definita ‘modello’ ,
mentre il processo di APPRENDIMENTO MEDIANTE OSSERVAZIONE è definito MODELLAMENTO.
Cosa entra in gioco? Le capacità cognitive delle persone permettono loro di apprendere forme complesse di
comportamento semplicemente osservando il modello che mette in atto tali comportamenti
 Secondo BANDURA le persone formano una RAPPRESENTAZIONE MENTALE INTERNA del
comportamento che hanno osservato e in seguito fanno riferimento a tale rappresentazione mentale.

-Questo processo di modellamento è molto più complesso della semplice IMITAZIONE, la quale implica
semplicemente una riproduzione esatta di un pattern di risposta limitato: nel modellamento invece le
persone apprendono regole generali di comportamento osservando gli altri e successivamente possono
utilizzare queste regole per gestire i diversi tipi di comportamento;
-Allo stesso tempo questo concetto è anche più limitato del concetto freudiano di IDENTIFICAZIONE:
l’identificazione implica l’incorporazione di pattern di comportamento manifestati da un’altra persona;
mentre il modellamento implica l’acquisizione di informazioni attraverso l’osservazione di altri, senza però
che l’osservatore interiorizzi gli stili di azione mostrati dall’altro individuo.
INOLTRE il modello non deve essere necessariamente presente fisicamente ; nella società contemporanea
gran parte del modellamento avviene attraverso i mezzi di comunicazione, i media, la tv. Il punto è che i
media, spesso mostrano comportamenti antisociali e ciò non è benefico per le persone, soprattutto per i
bimbi che vengono plagiati da questi comportamenti.
HUESMANN- hanno verificato se l’esposizione alla violenza attraverso i media durante l’infanzia porti a
livelli di aggressività superiori nel corso della vita…confermano questa idea!

ACQUISIZIONE VS PRESTAZIONE.
Una parte importante della teoria del modellamento è rappresentata dalla distinzione tra :
-ACQUISIZIONE: un comportamento può essere appreso;
-PRESTAZIONE: il fatto che il comportamento venga o meno messo in atto dipenderà dalle ricompense e
dalle punizioni!
STUDIO DI BANDURA- a 3 gruppi di bambini era mostrato un modello nell’atto di esprimere un
comportamento aggressivo nei confronti di un bambolotto di plastica.
1 GRUPPO: in questo gruppo di bambini era mostrato il comportamento aggressivo del modello , ma non
era seguito da alcuna conseguenza;
2 GRUPPO: era seguito da ricompensa;
3 GRUPPO: era seguito da punizione.
Dopo l’osservazione, i bambini di tutti e 3 i gruppi, venivano esposti a 2 condizioni sperimentali:
1. Venivano lasciati soli in una stanza con molti giocattoli, tra cui un bambolotto;
2. I bambini ricevevano ricompense piacevoli quando riproducevano il comportamento del modello.
Due conseguenze:
1. I bambini mostravano un numero maggiore di comportamenti aggressivi di imitazione nella condizione di
‘presenza di incentivi’ – questo risultato ha messo in evidenza la distinzione tra acquisizione e prestazione!
2. I bambini che avevano assistito alla punizione del modello, eseguivano , rispetto agli altri due gruppi, un
numero molto inferiore di atti imitativi – questa differenza veniva cancellata se si offrivano ai bambini
incentivi quando riproducevano il modello.
 LE CONSEGUENZE SUBITE DAL MODELLO INFLUENZANO L’ESECUZIONE DI ATTI AGGRESSIVI MA NON
L’APPRENDIMENTO DI TALI ATTI – osservare gli effetti di un comportamento su un’altra persona, il modello,
influenza la PRESTAZIONE ma non L’ACQUISIZIONE del comportamento.

IL CONDIZIONAMENTO VICARIO.
Su base cognitiva o su base emotiva, i bambini REAGIVANO alle CONSEGUENZE subite dal modello: si
ipotizza che i bambini abbiano imparato risposte emotive osservano il modello; è possibile condizionare su
base vicaria reazioni emotive quali paure e gioia!
Il PROCESSO DI APPRENDIMENTO di REAZIONI EMOTIVE mediante l’osservazione degli altri, è il cosiddetto
CONDIZIONAMENTO VICARIO: è stato dimostarto che i soggetti umani che hanno osservato un modello
esprimere una risposta di paura condizionata, sviluppano la risposta emotiva vicariamente condizionata da
uno stimolo precedentemente neutro .
ESPERIMENTO CONDOTTO SUGLI ANIMALI: delle scimmiette che osservano, in un tempo breve, come i
genitori si spaventano alla vista di un serpente, provano a loro volta una paura intensa e persistente nei
confronti dei serpenti.

L’AUTOREGOLAZIONE E LA MOTIVAZIONE.
Un secondo processo riguarda la MESSA IN ATTO DELLA CONOSCENZA ACQUISITA mediante osservazione:
quindi la MOTIVAZIONE.
L’idea è che le persone generalmente orientano e motivano le proprie azioni attraverso i loro processi di
pensiero, i cui processi fondamentali comprendono il sé. Sono le aspettative e gli obiettivi personali , il
‘parlare a se stessi’ che la teoria cognitivo-sociale considera il cuore della motivazione umana!
Il termine generale che indica i processi della personalità che implicano la motivazione autodiretta del
comportamento è AUTOREGOLAZIONE, significa che le persone sono in grado di MOTIVARE SE STESSE,
fissare obiettivi personali, pianificare strategie, valutare e modificare un comportamento.
L’autoregolazione comprende non solo avviare un percorso che porta alla realizzazione di un obiettivo, ma
anche evitare possibili distrazioni ambientali e impulsi emotivi che potrebbero interferire con
l’avanzamento .
Questo processo inoltre coinvolge TUTTE LE STRUTTURE COGNITIVO-SOCIALI e mette in rilievo la capacità
umana di previsione, la nostra capacità di anticipare i risultati o di anticipare addirittura la
soddisfazione\insoddisfazione generata dalla realizzazione\non realizzazione di un obiettivo, di fare
progetti sulla base di tali previsioni.

BOX: NON ACCUSATEMI, E’ COLPA DEL VIDEO GAME!

L’AUTOEFFICACIA , GLI OBIETTIVI E LE REAZIONI DI AUTOVALUTAZIONE.


In che modo questi processi multipli della personalità si combinano per contribuire all’autoregolazione?
BANDURA E CERVONE- hanno studiato gli effetti del feedback delle prestazioni e degli obiettivi sulla
motivazione.
L’ipotesi è che : La motivazione della prestazione rispecchiasse sia la presenza di obiettivi sia la
consapevolezza di come si agisce relativamente agli standard. L’ipotesi prevedeva inoltre che ad una
maggiore discrepanza tra gli standard e le prestazioni corrispondesse una maggiore insoddisfazione ed un
incremento dei tentativi di migliorare la prestazione. Tuttavia , un ingrediente fondamentale di tali tentativi
è rappresentato dai giudizi di autoefficacia : i giudizi di autoefficacia hanno la funzione di mediare tra gli
obiettivi e gli sforzi diretti al conseguimento degli obiettivi.
I soggetti dovevano eseguire un’attività impegnativa in una di queste 4 condizioni:
-presenza di obiettivi e feedback sulla prestazione;
-presenza dei soli obiettivi;
-presenza del solo feedback;
-assenza di obiettivi e di feedback;
In seguito a questa attività, i soggetti dovevano valutare il loro grado di soddisfazione di sé o di
insoddisfazione se avessero raggiunto un livello di prestazione uguale in una sessione successiva ( i soggetti
registravano anche l’autoefficacia percepita).
In seguito, la loro prestazione veniva nuovamente misurata.
La condizione in cui gli obiettivi ed il feedback della prestazione erano combinati presentava un forte
impatto motivazionale, mentre le condizioni che prevedevano solo gli obiettivi o solo il feedback non
presentavano una significatività motivazionale; quindi, lo sforzo successivo, era più intenso quando i
soggetti da un lato erano insoddisfatti della prestazione e dall’altro manifestavano giudizi di autoefficacia
elevati relativamente al successo nel conseguimento dell’obiettivo. Né l’insoddisfazione da sola, né i giudizi
positivi di autoefficacia da soli sortivano un effetto come quello appena descritto.
GLI OBIETTIVI HANNO UN POTERE MOTIVAZIONALE CHE SI ESPRIME ATTRAVERSO I GIUDIZI DI
AUTOEFFICACIA E LE AUTOVALUTAZIONI.
-Il feedback sulla prestazione e i giudizi di autoefficacia sono importanti anche per lo sviluppo
dell’INTERESSE INTRINSECO: l’interesse intrinseco si sviluppa quando una persona possiede standard
impegnativi che generano autovalutazioni positive se vengono conseguiti, e il senso di autoefficacia
riguardante il potenziale per realizzare tale standard. Al contrario, è difficile sostenere la motivazione
quando il soggetto percepisce che le ricompense dell’autovalutazione , interne o esterne, sono insufficienti,
o quando il senso di efficacia è così basso che un esito positivo sembra impossibile (l’inefficacia percepita
può annullare la motivazione).
-Le convinzioni di autoefficacia influenzano anche il modo in cui le persone affrontano le delusioni e lo
stress che incontrano nel perseguire gli obiettivi: il funzionamento dell’uomo viene facilitato del senso di
controllo personale e le convinzioni di autoefficacia rappresentano un aspetto di tale senso di controllo.
In uno studio su donne che dovevano sottoporsi all’intervento di aborto, si è visto che l’autoefficacia fosse
un fattore determinante e fondamentale nella fase di adattamento post aborto; anche il contributo delle
variabili della personalità come l’autostima e l’ottimismo era collegato all’adattamento successivo
dell’aborto.
Ciò dimostra l’importanza delle convinzioni di autoefficacia per far fronte ad eventi stressanti della vita.

Quindi, l’autoefficacia percepita ha dimostrato effetti diversi sull’esperienza e sull’azione nei modi seguenti:
-SELEZIONE: le convinzioni di autoefficacia influenzano gli obiettivi che gli individui scelgono per se stessi
(autoefficacia elevata- obiettivi più difficili);
-IMPEGNO, PERSEVERANZA E PRESTAZIONE: le persone con elevata autoefficacia mostrano maggiore
impegno e persistenza ed ottengono prestazioni migliori rispetto a chi ha bassa autoefficacia;
-EMOZIONI: gli individui con convinzioni forti di autoefficacia affrontano i compiti con uno stato d’animo
migliore rispetto a chi ha bassa autoefficacia;
-COPING: gli individui con alta autoefficacia percepita sono più abili ad affrontare lo stress e la delusione
rispetto a coloro che hanno convinzioni di scarsa autoefficacia.
IN SOSTANZA: le persone considerano le possibili azioni e prendono decisioni sulla base dei risultati
anticipati (esterni e interni) e dell’autoefficacia percepita per mettere in atto i loro comportamenti. Una
volta messa in atto l’azione , il risultato viene valutato sulla base delle ricompense esterne da parte degli
altri e delle proprie autovalutazioni interne: le prestazioni di successo possono portare ad incrementare
l’autoefficacia o ad allentare l’impegno o a porsi standard ancora più elevati . Un fallimento della
prestazione può indurre a rinunciare o al contrario continuare nei tentativi, in base al valore del risultato
per il soggetto e per il suo senso di autoefficacia in relazione agli impegni futuri.

L’AUTOCONTROLLO E IL DIFFERIMENTO DELLA GRATIFICAZIONE.


-Talvolta dobbiamo fare qualcosa , ma non riusciamo ad iniziare l’attività: in queste circostanze sono
proficui obiettivi chiari e standard di prestazione , oltre ad un forte senso di autoefficacia.
-Vediamo il problema opposto: talvolta è necessario smettere di fare qualcosa (es. smettere di fumare),
occorre ridurre il comportamento piacevole. Il soggetto deve controllare le reazioni impulsive perché, a
lungo termine, è più opportuno non cedere a tali comportamenti.
Quando questi casi di AUTOCONTROLLO comprendono l’atto di differire qualcosa di buono nel presente al
fine di ottenere qualcosa di migliore nel futuro, il fenomeno viene definito ‘DIFFERIMENTO DELLA
GRATIFICAZIONE’.

L’APPRENDIMENTO DELL’ABILITA’ DI DIFFERIMENTO DELLA GRATIFICAZIONE.


La capacità delle persone di differire la gratificazione ha una base sociale.
L’apprendimento mediante osservazione è importante per lo sviluppo di standard di prestazione che
portano al successo e alla ricompensa, e che possono servire da base per il differimento della gratificazione.
Gli EFFETTI DI UN MODELLO sulla capacità di differimento dei bambini sono ben illustrati da BANDURA E
MISCHEL in una ricerca:
-Bambini con un elevata capacità di differimento della gratificazione venivano esposti a modelli che
attuavano il comportamento opposto;
-Bambini con una bassa capacità , venivano esposti a modelli che attuavano il comportamento opposto.
Ci sono 3 condizioni:
-CONDIZIONE ‘MODELLO DAL VIVO’ : ogni bambino osservava una situazione in cui un modello adulto
doveva scegliere tra una ricompensa immediata e un oggetto di maggior valore da riceversi in un momento
successivo. I bambini con elevata capacità di differimento dovevano osservare il modello che sceglieva la
ricompensa immediatamente disponibile ; mentre i bambini con scarsa capacità di differimento
osservavano il modello che sceglieva la ricompensa differita .
-CONDIZIONE ‘MODELLO SIMBOLICO’: i bambini leggevano i resoconti scritti di tali comportamenti , e
anche in questo caso il resoconto proposto era l’opposto del modello di risposta di ognuno di loro.
-CONDIZIONE ‘SENZA MODELLO’: i bambini venivano soltanto informati delle possibili scelte.
Dopo averli esposti a queste condizioni, si chiedeva nuovamente ai bambini di scegliere tra una ricompensa
immediata ed una ricompensa di maggior valore ma differita – I BAMBINI MODIFICAVANO IL LORO
COMPORTAMENTO , chi sapeva aspettare, non sa più aspettare e viceversa.
Il modello dal vivo produceva maggiori effetti per i bimbi che sapevano aspettare, mentre per quelli che
non sapevano aspettare non c’era differenza tra il modello dal vivo e il modello simboli.
 L’ATTUAZIONE DEI COMPORTAMENTI OSSERVATI E’ CHIARAMENTE INFLUENZATA DALLE CONSEGUENZE
INDOTTE SUL MODELLO.

IL PARADIGMA DEL DIFFERIMENTO DELLA GRATIFICAZIONE IN MISCHEL.


Vi è un’altra questione riguardante i processi cognitivi che permettono alle persone di controllare i propri
impulso: che cosa possiamo fare se vogliamo controllare i nostri impulsi?
Nel paradigma del DIFFERIMENTO DELLA GRATIFICAZIONE di MISCHEL , un adulto che interagisce con un
bambino comunica al piccolo che dovrà lasciarlo solo per alcuni minuti, prima di lasciarlo però, l’adulto
insegna un gioco al bambino. Il gioco prevede due ricompense diverse :
-se il bambino riesce ad aspettare con pazienza il ritorno dell’adulto , riceve una grande ricompensa;
-se non riesce ad aspettare il ritorno dell’adulto , può suonare un campanello e l’adulto ritornerà
immediatamente ; tuttavia il bambino riceve una ricompensa più piccola.
 IL BAMBINO OTTIENE UNA RICOMPENSA PIU’ GRANDE SOLO SE E’ IN GRADO DI DIFFERIRE LA
GRATIFICAZIONE.
Una MANIPOLAZIONE importante in questo contesto consiste nel permettere o non permettere al bambino
di vedere la ricompensa: in una condizione sperimentale era concesso vederla, in una condizione di
controllo non era concessa vederla, era coperta. QUESTO AVEVA UN GRANDE EFFETTO sulla CAPACITA’ DI
DIFFERIMENTO DELLA GRATIFICAZIONE.
Quando la ricompensa era coperta, la maggior parte dei bambini riusciva ad aspettare per un tempo
relativamente lungo, se invece era in vista , i bambini facevano una fatica enorme a controllare i propri
impulsi, perché vedere la ricompensa e non poterla prendere rappresenta per i bambini un’esperienza
frustrante.

-Lavori successivi hanno dimostrato che il FATTORE FONDAMENTALE nel differimento della gratificazione è
rappresentato da ciò che passa per la mente dei bambini quando cercano di temporeggiare per aggiudicarsi
la ricompensa più grande . I bimbi, infatti, offrono buone prestazioni in questo compito se impiegano
STRATEGIE COGNITIVE che li distraggono dalle qualità della ricompensa; se i bambini fanno altro, allora
riescono a differire la gratificazione anche se le ricompense sono visibili (es. codifica caldo-freddo capitolo
14).
-Gli esiti delle analisi condotte da Mischel illustrano chiaramente la CAPACITA’ UMANA DI
AUTOCONTROLLO.
Mettiamo ora a confronto il suo approccio cognitivo-sociale con il comportamentismo: il comportamentista
che considera il paradigma di michi sostiene che il fattore principale del comportamento del bambino siano
le RICOMPENSE; ma il problema che emerge da questa osservazione è che i bimbi nelle diverse condizioni
sperimentali ricevevano tutti la stessa ricompensa, anche se alcune piccole ed altri grandi in consguenza
dello stesso comportamento.
Mischel quindi illustra il potere di quelle che il comportamentismo classico non ha mai considerato: LE
RAPPRESENTAZIONI MENTALI delle ricompense – si insegna ai bambini o a fare altro per temporeggiare o a
pensare a come i cioccolatini ricordano oggetti diversi dagli alimenti, come dei mattoncini da costruzione ,
o si chiede loro di costruire immagini mentali in cui pensano le ricompense come se fossero fotografie
invece di oggetti reali, ecc.

-Dato che questa ricerca riguarda i bambini, è lecito domandarsi quali siano le implicazioni dei risultati
rispetto al successivo sviluppo della personalità: Mischel ha studiato il problema mettendo in relazione i
punteggi relativi alla capacità dei bambini di differire la gratificazione e le misure della loro competenza
sociale e cognitiva nell’ADOLESCENZA ( capacità studiare grazie alle valutazioni dei genitori, valutazione
scolastica, quindi i voti, giudizi nella pagella,ecc).
I RISULTATI indicano una CONTINUITA’ tra le capacità di differimento dei bambini e le competenze sociali
nell’adolescenza: il bambino capace di differire la gratificazione diventa un adolescente attento, capace di
concentrazione, abile nell’esporre le proprie idee, ragionevole, competente, bravo, capace di rispondere
adeguatamente, di prevedere , di affrontare gli impegni con maturità, capacità di distrarre l’attenzione e di
controllarla in maniera strategica rispetto al perseguimento del proprio obiettivo.

LA CONCEZIONE COGNITIVO-SOCIALE DELLA CRESCITA E LO SVILUPPO.


La teoria cognitivo-sociale mette in luce nello sviluppo della personalità l’importanza dei modelli e
dell’apprendimento mediante osservazione.
La messa in atto dei comportamenti acquisiti, mediante osservazione, dipende dalle conseguenze
direttamente sperimentate e dalle conseguenze osservate sui modelli; attraverso le:
-CONSEGUENZE ESTERNE DIRETTE: l’individuo impara a prevedere le ricompense e le punizioni per certi
comportamenti specifici in determinati contesti;
-SPERIMENTAZIONE VICARIA DELLE CONSEGUENZE SUGLI ALTRI: acquisisce reazioni emotive e apprende le
aspettative senza attraversare direttamente l’esperienza spesso dolorosa delle conseguenze.
In questo modo, gli individui acquisiscono importanti caratteristiche della personalità quali le competenze,
le aspettative, gli standard relativi agli obiettivi , le convinzioni di autoefficacia , la capcità di
autoregolazione.
Riescono anche a , conseguentemente allo sviluppo di queste competenze cognitive, ricompensare se stessi
o a punire se stessi per i progressi conseguiti nel raggiungimento degli obiettivi scelti : queste ultime sono le
CONSEGUENZE AUTOINDOTTE, e sono importanti per mantenere il comportamento per lunghi periodi in
assenza di rinforzi esterni.
Secondo Bandura e Mischel, in conclusione, le persone sviluppano capacità e competenze in ambiti
particolari; una tale concezione ritiene fondamentale la capcità di discriminare tra situazioni e di regolare la
flessibilità del comportamento sulla base degli obiettivi interni e delle richieste che provengono dalle
diverse situazioni.

CAPITOLO 13.
LA TEORIA COGNITIVO-SOCIALE : LE APPLICAZIONI, I CONCETTI TEORICI CORRELATI E LA RICERCA
CONTEMPORANEA.

L’idea di base della teoria cognitivo-sociale è che le cosiddetta capacità di pensiero o ‘cognitive’, cioè le
convinzioni, gli obiettivi, e gli standard, così come le competenze comportamentali, contribuiscano
all’unicità e alla coerenza della nostra personalità , generano pattern di comportamenti stabili e coerenti.
Queste cognizioni hanno 2 qualità importanti:
1. Sono state acquisite socialmente;
2. Sono duraturi, di solito abbiamo le stesse convinzioni e gli stessi obiettivi e standard un giorno e il giorno
successivo anche.

LE COMPONENTI COGNITIVE DELLA PERSONALITA’: LE CONVINZIONI, GLI OBIETTIVI, GLI STANDARD DI


VALUTAZIONE.
LE CONVINZIONI RELATIVE AL SE’ E AGLI SCHEMI DI SE’.
Lo studio del concetto di sé è stato particolarmente trascurato nei primi anni del XX secolo , ma poi la scena
intellettuale è cambiata e molti studiosi hanno iniziato a studiare i vari aspetti del sé:
-Bandura con la sua teoria dell’autoefficacia;
-Altri lavori includevano gli studi condotti nell’ambito della psicologia sociale, che dimostravano la tendenza
a ricordare maggiormente quelle informazioni che risultano rilevanti rispetto al sé;
-MARKUS , che ha esplorato gli SCHEMI DI SE’.
L’idea secondo cui la mente contiene degli SCHEMI ha una lunga storia:
-Kant riconobbe che l’uomo attribuisce un senso alle nuove esperienze interpretando gli eventi in termini di
idee preesistenti nella mente ; queste strutture mentali preesistenti sono da lui denominati SCHEMI e sono
strutture conoscitive che noi utilizziamo per mettere ordine in quella che altrimenti risulterebbe essere una
massa caotica di stimoli, di informazioni.
GLI SCHEM, QUINDI, SONO STRUTTURE DELLA MENTE DI CUI CI SERVIAMO PER DARE UN SENSO AL
MONDO INTORNO A NOI , SONO STRUTTURE CONOSCITIVE CHE GUIDANO E ORGANIZZANO
L’ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI – è una rete organizzata di informazioni talmente complessa che
talvolta è impossibile definirne i contenuti.
MARKUS ha riconosciuto come molti dei nostri schemi più importanti riguardino NOI STESSI; ha suggerito
che il sé è un concetto o una categoria come ogni altra e che le persone costruiscono categorie cognitive
inerenti al sé esattamente come fanno per le altre cose. Le persone, quindi, sviluppano SCHEMI DI SE’.
Attraverso le interazioni con il mondo sociale, gli individui sviluppano una conoscenza generalizzata delle
strutture che riguardano loro stessi. Questi elementi di conoscenza di sé guidano e organizzano
l’elaborazione delle informazioni quando gli individui incontrano nuove situazioni.
Le persone , inoltre, con le loro diverse esperienze , SVILUPPANO SCHEMI DIVERSI DEL SE’ : questi schemi
quindi possono spiegare le modalità relativamente UNICHE in cui gli individui singoli pensano il mondo
circostante.
GLI SCHEMI DI SE’ E I METODI BASATI SUI TEMPI DI REAZIONE.
MARKUS, oltre ad aver fornito le idee teoriche sugli schemi del sé, ha proposto anche alcuni strumenti
metodologici per studiarli, uno di questi è le MISURAZIONI DEI TEMPI DI REAZIONE (o latenza di reazione):
uno sperimentatore registra non solo il contenuto delle risposte di una persona, ma anche quanto tempo
impiega per rispondere alla domanda: l’idea è che gli schemi relativi al sé guidano l’elaborazione
dell’informazione – le persone che possiedono uno schema di sé in relazione ad un dato dominio della vita
sociale dovrebbero essere più veloci nel rispondere a domande relative a quel dominio (es. io che faccio
volontariato ed una persona che fa volontariato di tanto in tanto).
Markus in una ricerca ha identificato i soggetti che possedevano uno SCHEMA DI SE’ RELATIVO
ALL’INDIPENDENZA utilizzando un metodo che prevedeva due fasi:
1. I partecipanti valutavano se stessi come persone molti indipendenti o poco indip. ;
2. Indicavano il grado in cui quella caratteristica di personalità era importante per loro.
Solo le persone che avevano dato una valutazione molto alta o molto bassa relativamente all’indipendenza
e che pensavano che fosse importante per la propria personalità erano valutate ‘con schema’ rispetto a
quell’attributo: tendiamo a sviluppare schemi relativi agli attributi personali che consideriamo importanti
per la nostra vita da un punto di vista sociale.
-successivamente i soggetti dovevano valutare se una serie di aggettivi riuscivano a descriverli ( alcuni dei
quali collegati alla dipend.-indipend.) ;
Come previsto i partecipanti in possesso dello schema corrispondente compivano queste valutazioni più
velocemente : es. i partecipanti caratterizzati da uno schema di indipendenza valutavano gli aggettivi
relativi all’indipendenza più velocemente di altri aggettivi.
- UNA VOLTA SVILUPPATI I NOSTRI SCHEMI DI SE’, esiste una forte tendenza a conservarli , e quindi esiste
una tendenza a prestare attenzione, a ricordare, a valutare le informazioni come veritiere se sono coerenti
con lo schema che abbiamo di noi stessi. Gli schemi di sé non solo sono in relazione all’elaborazione delle
informazioni, ma anche all’azione – il comportamento è coerente con gli schemi che si hanno del proprio
sé. (es. Sexual self Scheme - schemi sessuali del sé – alti punteggi nella scala, quindi schemi di sé positivi, le
donne erano più disinibite, attive sessualmente, livello maggiore di eccitazione, ecc.\ c’è anche chi ha uno
‘schema duplice’).
-Ogni individuo NON POSSIEDE un unico schema del sé: le persone vivono vite complesse in cui sviluppano
un buon numero di diverse visioni del sé. Questi differenti schemi di sé, vengono alla mente in contesti
diversi; differenti stimoli situazionali, DIVERSE SITUAZIONI, fanno sì che i diversi schemi di sé entrino nella
memoria operativa e quindi diventino parte del CONCETTO DI SE’ OPERATIVO, è come se ci fossero tanti sé
operativi nei vari contesti.
 IL CONCETTO DI SE’ E’ DINAMICO!
-La ricerca contemporanea sul concetto di sé suggerisce che il sé non è un elemento singolo, unitario: le
persone possiedono molti schemi di sé che sono spesso in relazione l’uno all’altro.
Le persone quindi possiedono una FAMIGLIA DI SE’, ovvero una serie di concezione del sé che sono diverse
tanto quanto differiscono tra loro i differenti membri di una famiglia , e che tuttavia mostrano una certa
familiarità e somiglianza.

LE MOTIVAZIONI BASATE SUL SE’ E L’ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI SU BASE MOTIVAZIONALE.


I processi motivazionali sono spesso basati sul sé. Due motivazioni relative al sé sono state messe in risalto:
1. LA VALORIZZAZIONE DEL SE’ : le persone tendono a considerare se stesse sotto una luce positiva (es. se
prendiamo un brutto voto, la colpa non è nostra, ma del professore che ha impostato male la prova). Le
persone tuttavia spesso tendono a sovrastimare l’immagine positiva del sé: può darsi che le persone siano
motivate a STABILIRE e a MANTENERE un’immagine positiva di sé e questo induce a sovrastimare i nostri
attributi positivi , e a valorizzare l’immagine che abbiamo di noi stessi paragonandoci alle persone che
ottengono risultati più scarsi dei nostri. Eppure spiegare la valorizzazione del sé, non basta a trattare il
concetto di motivazione.
2. LA CONFERMA DEL SE’: le persone amano considerarsi le stesse nel tempo ; lo psicologo WILLIAM
SWANN ha suggerito la possibilità dell’esistenza di una motivazione per la CONFERMA DEL SE’, ovvero una
motivazione a sollecitare dagli altri informazioni in grado di confermare certi aspetti del concetto di sé (es.
una persona estroversa racconta agli amici l’ultima festa alla quale ha partecipato e quanto si è divertito);
In questo modo la persona mantiene un senso di sé STABILE E PREVEDIBILE.
Questo non succede solo con le persone che hanno schemi positivi di sé, ma anche con persone che hanno
schemi negativi del sé (es. le persone depresse cercano informazioni dagli altri che confermano la sua
immagine negativa del sé);
Inoltre le persone prediligono le RELAZIONI con persone che le considerano esattamente come loro
considerano se stesse, sia che abbia schemi positivi di sé, sia che abbia schemi negativi del sé.
CHE COSA ACCADE QUANDO QUESTI 2 MOTIVI ENTRANO IN CONFLITTO? Quando il nostro bisogno di
autoconferma entra in conflitto con il nostro bisogno emotivo di valorizzazione del sé (ciò che SWANN
definisce ‘tiro incrociato cognitivo-emotivo’)?
Al momento non abbiamo una risposta esauriente a questa domanda, si può solo pensare che certi eventi
positivi della vita possono essere negativi per la salute di una persona se entrano in conflitto con la
concezione negativa di sé e disturbano quindi la propria identità negativa.

BOX: GLI SCHEMI DI SE’ E LE STORIE DI ABUSO SESSUALE.

OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO VS OBIETTIVI DI PRESTAZIONE.


Gli obiettivi, ossia le rappresentazioni mentali dello scopo di un’azione o di una linea d’azione, sono
fondamentali per la motivazione umana; la presenza o l’assenza di obiettivi relativi ad un compito
influenzano le motivazioni di una persona.
Adesso però discutiamo di un fenomeno connesso, ma leggermente diverso: le persone possono pensare
ad un’attività in maniera differente le une dalle altre, e possono anche avere diversi tipi di obiettivi
relativamente ad una data attività; così pensieri differenti sugli obiettivi possono affollare la mente delle
persone mentre eseguono il medesimo compito.
 GLI OBIETTIVI POSSONO ESSERE LA CAUSA DI CIO’ CHE INTERPRETIAMO COME DIFFERENTI STILI DI
PERSONALITA’.
E’ importante fare una distinzione sugli obiettivi, CAROL DWECK ha distinto :
-OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO: si può pensare al compito che si deve seguire e a tutto quello che si può
imparare eseguendo il compito;
-OBIETTIVI DI PRESTAZIONE: mostrare agli altri quanto si è intelligenti, bravi, fare buona impressione sul
professore, ecc.
Le persone con obiettivi di apprendimento e quelle con obiettivi di prestazione fanno ESPERIENZE MOLTO
DIVERSE, in particolare se hanno dubbi sulle proprie capacità o sugli imprevisti : ricerca di ELLIOTT E
DWECK.
Hanno indotto in un gruppo di allievi delle elementari i due tipi di obiettivi, in questo modo:
-obiettivi di apprendimento: il compito avrebbe migliorato le loro abilità mentali;
-obiettivo di prestazione: il compito sarebbe stato giudicato da esperti.
LE CONVINZIONI DEGLI STUDENTI CIRCA LE PROPRIE ABILITA’ nel compito erano state manipolate
attraverso un’attività precedente a questo test.
DUE RISULTATI:
1. Le persone caratterizzate da una combinazione di obiettivi di prestazione e di convinzioni negative circa
le loro abilità offrivano una prestazione scarsa;
2. Procedura di raccolta dati basata sul ‘pensiero ad alta voce’: gli sperimentatori domandavano alle
persone di pensare ad alta voce mentre provavano a risolvere un problema; non tutti esprimono pensieri
solo relativi al compito, ma anche a se stessi, alle loro emozioni, sentimenti.
Le persone che avevano obiettivi di prestazione e convinzioni negative relative alle proprie competenze
avevano una probabilità nettamente superiore di formulare questa affermazioni: ‘mi fa male lo stomaco’,
perché avevano molta ansia ed erano tesi.
(ESEMPIO ECLATANTE E’ L’ANSIA D’ESAME: persone ansiose possono ottenere scarsi risultati\ però non
sono state prodotte scale ).

LE CAUSE DEGLI OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO E DEGLI OBIETTIVI DI PRESTAZIONE: LE TEORIE IMPLICITE.


Perché alcune persone adottano obiettivi di apprendimento in relazione ad un compito , mentre altre
adottano obiettivi di prestazione?
DWECK sostiene che le persone possono avere TEORIE IMPLICITE diverse circa la qualità degli individui,
incluse le abilità umane, e che tali teorie contribuiscono a generare obiettivi diversi.
Le teorie implicite sono quelle che possediamo, che guidano il nostro pensiero, ma che di solito non
esprimiamo a parole , cioè le idee che non articoliamo esplicitamente. Le persone ovviamente hanno molte
teorie implicite, ma quelle che interessano a DWECK sono quelle relative alla possibilità di MODIFICARE LE
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE.
Dweck ha preso in esame bambini che avevano due tipi di teorie implicite circa un tratto che era stato
preso in considerazione:
-TEORIA DELLA STABILITA’: una particolare caratteristica, o tratto, è considerata fissa, immutabile;
-TEORIA DELL’INCREMENTO: una certa caratteristica , o tratto, è reputata mutevole, e aperta al
cambiamento.
Differenti teorie implicano diversi obiettivi da imporsi e che hanno quindi anche differenti implicazioni a
livello di emozione e motivazione:
- se un tratto è fisso si prediligono obiettivi di prestazione;
- se un tratto è mutevole si prediligono obiettivi di apprendimento
GRANT E DWECK, hanno proposto questa analisi di ‘tratti statici e mutevoli’ non solo per variabili che
riguardano lo svolgimento di compiti scolastici, ma anche ad altre caratteristiche della personalità , come
l’essere ‘pigro’; e utilizzano i termini ‘OBIETTIVI DI VALUTAZIONE’ e ‘OBIETTIVI DI SVILUPPO’, per mettere in
risalto il fatto che qualsiasi caratteristica può essere vista come un tratto fisso o modificabile (considerando
che non si interessa se variano o no, ma ci interessano le convinzioni delle persone circa questa variabilità o
stabilità).

GLI STANDARD DI VALUTAZIONE.


TORY HIGGINGS mostra in che modo le diverse tipologie di standard valutativi si relazionano a diversi tipi di
emozioni ed esperienze.

GLI STANDARD RELATIVI AL SE’ , LE DISCREPANZE DEL SE’, LE EMOZIONI E LE MOTIVAZIONI.


Come si può spiegare il fatto che due persone abbiano una reazione emotiva così differente in risposta al
medesimo evento?
Secondo HIGGINGS due persone valutano il medesimo evento attraverso standard valutativi differenti.
Ad esempio sebbene due studenti (uno ansioso e l’altro depresso per questo evento) desiderino prendere
30 all’esame, quindi la stessa cosa, la NATURA DELLO STANDARD LEGATO ALLA PRESTAZIONE li differenzia:
la differenza fondamentale consiste nella differenza tra gli standard che rappresentano gli ‘ideali’ e gli
standard che rappresentano ‘il dover essere’ , gli ‘ought standard’.
VEDIAMO LA DIFFERENZA:
-STANDARD IDEALI o aspetti del sé ideale: rappresentano gli obiettivi che le persone idealmente vorrebbero
raggiungere (simile a rogers);
-OUGHT STANDAR o aspetti del ought self: rappresentano gli obiettivi che le persone pensano di DOVER
raggiungere, i doveri , le responsabilità (simile a rogi).
VEDI ESEMPIO DEL FUMO: PAG. 585
Secondo Higgings differenti tipologie di standard, legate ad un dovere piuttosto che ad un ideale, fanno
scattare tipologie differenti di emozioni negative.
Le persone esperiscono emozioni negative\differenti quando colgono una DISCREPANZA tra come vanno
realmente le cose (sé reale) ed uno standard personale :
-Discrepanza tra il sé reale ed il sé ideale –le persone si sentono tristi, fallimentari, perdita di stimoli
positivi, ecc.;
-Discrepanza tra il sé reale ed il ought self – inducono agitazione ed ansia.
VERIFICARE QUESTA IPOTESI: HIGGINGS, BOND, KLEIN, STRAUMANN.
Analisi sulle discrepanze del sé (reale-ideale, reale-ought self) in gruppi di persone; si è visto che le
discrepanze del sé rappresentano la base cognitiva per le differenze individuali nelle esperienze emotive.
Questi però sono risultati CORRELAZIONALI,: tipi diversi di discrepanze del sé sono correlati a diverse
reazioni emotive, per cui non fornisce prove convincenti!

Un GRANDE PREGIO è l’aver fornito PROVE SPERIMENTALI, ed è tutto merito di Higgings: utilizza una
PROCEDURA DI PRIMING, una procedura che attiva la conoscenza, siccome tra l’altro gli standard ideali e gli
ought self sono considerati elementi di conoscenza.
NEL DETTAGLIO: Il Priming è un sistema mnemonico inconscio che consente a uno stimolo (verbale, uditivo,
visivo) al quale si è stati esposti una prima volta, di essere riconosciuto le volte successive rapidamente e
senza averne consapevolezza.

-Più di recente, HIGGINGS, ha messo in luce il fatto che gli standard valutativi delle persone hanno
implicazioni non solo in termini di ESPERIENZA EMOTIVA, ma anche in termini di MOTIVAZIONE:
-STANDARD IDEALI: le persone tendono ad avere un APPROCCIO PROMOZIONALE, relativamente alle loro
azioni; sono motivate alla promozione del benessere;
-STANDAR OUGHT SELF: tende a spingere il soggetto verso un focus orientano alla prevenzione, finalizzato
a prevenire i risultati negativi, o ad evitarli; tendono ad avere un APPROCCIO PREVENTIVO.

BOX: GLIB STANDARD PERFEZIONISTICI-POSITIVI O NEGATIVI? PAG. 588

UN APPROCCIO ALLA PERSONALITA’ BASATO SUI ‘PRINCIPI GENERALI’.


In precedenza alcuni psicologici hanno trattato la COERENZA RELATIVA AL COMPORTAMENTO come un
indicatore della personalità del soggetto, mentre le VARIAZIONI sono spiegate in termini di capacità di una
situazione, dell’ambiente, di influenzare il comportamento:
-le VARIABILI DI PERSONALITA’ spiegano ciò che le persone fanno nella media;
-i FATTORI SITUAZIONALI, AMBIENTALI, spiegano la variazione attorno alla media.
HIGGINGS considera una tale considerazione altamente INSUFFICIENTE, perché per spiegare i diversi
comportamenti di un soggetto, devono essere chiamati in causa principi teorici differenti , non una
semplice ‘media’ o un risultato ‘lontano dalla media’.
IL LAVORO DI HIGGINGS PRODUCE PRINCIPI GENERALI : il suo è un APPROCCIO alla comprensione della
personalità e delle influenze situazionali BASATO SU PRINCIPI GENERALI. Si ottiene una spiegazione
INTEGRATA delle influenze situazionali e personali sulle emozioni e sul comportamento in cui una serie di
principi generali spiega sia la COERENZA sia la VARIABILITA’ , relativi al pensiero e all’azione che risulta dalle
influenze situazionali.

LE APPLICAZIONI CLINICHE.
Non esiste un’unica teoria o una tecnica di terapia cognitiva; esistono invece approcci differenti, spesso
definiti in relazione a specifici problemi , che però condivido alcune premesse:
1. Le cognizioni sono considerate fondamentali nel determinare sentimenti e comportamenti, quindi
l’attenzione è risolta a ciò che le persone pensano e dicono di se stesse;
2. Le cognizioni sono specifiche delle situazioni, benchè si riconosca l’importanza di alcune aspettative e
convinzioni generalizzate;
3. La psicopatologia è considerata una conseguenza di cognizioni distorte riguardanti il sé, gli altri, gli eventi
del mondo;
4. E’ possibile che si instauri un ciclo di convalida del sè: le persone agiscono in modo da confermare e
mantenere le proprie convinzioni distorte e disadattive, errate;
5. La terapia cognitiva implica uno sforzo di collaborazione tra il TERAPEUTA ed il PAZIENTE con l’intento di
individuare le cognizioni distorte e disadattive che creano la difficoltà e di sostituirle con altre cognizioni più
realistiche e adattive ( l’approccio terapeutico è attivo e strutturato sul presente);
6. Gli approcci cognitivi non attribuiscono importanza all’inconscio ed inoltre l’enfasi è posta su
cambiamenti relativi a specifiche cognizioni problematiche, non sul cambiamento globale della personalità.

STRESS E COPING.
LAZARUS suggerisce che lo stress emerge quando la persona considera le circostanze troppo pesanti o
eccessive rispetto alle sue risorse e pericolose per il proprio benessere. A questo riguardo vi sono 2 fasi di
valutazione cognitiva:
1. La persona valuta se la situazione rappresenta effettivamente un rischio, se è una minaccia o un pericolo;
2. La persona valuta che cosa si può fare, se è possibile fare qualcosa , per superare o prevenire un danno ,
o per favorire la prospettiva di un beneficio: ciò implica l’esame delle risorse di cui dispone la persona per
affrontare il potenziale danno o il beneficio .
Per ogni situazione ci sono DIVERSE MODALITA’ DI COPING, laddove in psicoterapia cognitiva e psichiatria il
termine coping (termine inglese traducibile con "strategia di adattamento") indica l'insieme dei meccanismi
psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare le situazioni potenzialmente stressanti o
pericolose per il normale funzionamento psichico e il normale stato di benessere psicofisico.
Una distinzione da fare è quella tra:
-COPING FOCALIZZATO SUL PROBLEMA: tentativi di affrontare la situazione alterandone le caratteristiche
stressanti;
-COPING FOCALIZZATO SULLE EMOZIONI: il soggetto aspira a migliorare il proprio stato emotivo interno ,
per esempio, con il distacco emotivo o la ricerca del supporto sociale.
FOLKMAN E LAZARUS hanno prodotto un questionario per valutare le modalità di COPING , la SCALA DELLE
MODALITA’ DI COPING, ed hanno esplorato le implicazioni relative alla SALUTE delle diverse modalità.
Vediamo le conclusioni:
1.l’impiego di diverse strategie di coping sembra essere influenzato dai contesti situazionali;
2.più è elevato il livello di stress riportato e l’intensità degli sforzi compiuti per affrontarlo, più è scarso il
livello di salute e maggiore la probabilità che compaiano sintomi psicologici;
3.sebbene la modalità di coping vari in base al contesto, in generale, la soluzione pianificata del problema
(‘ho fatto un piano e lo devo seguire’) è una forma di coping più adattiva dell’evitamento (‘ho ridotto la
tensione mangiando, bevendo, fumando) oppure del coping basato sulla protesta (‘mi sono arrabbiato con i
responsabili del problema’).
Oltre a questa analisi concettuale dello stress e del coping, IL TERAPEUTA ha bisogno di PROCEDURE
PRATICHE PER RIDURRE LO STRESS: DON MEICHENBAUM ha proposto la procedura di ADDESTRAMENTO
ALL’IMMUNIZZAZIONE DALLO STRESS, che suggerisce una visione dello stress in termini cognitivi.
Quindi, gli individui in condizioni di stress tendono ad avere pensieri di autosconfitta(cognizioni) , che
interferiscono con il loro funzionamento; la procedura di meich. È stata elaborata, quindi, con l’intento di
aiutare le persone ad affrontare lo stress in maniera efficace.
La procedura prevede:
1. Spiegare ai clienti la natura dello stress: aiutare a prendere coscienza dei pensieri automatici , negativi, e
apportatori di stress, i quali spesso appunto non sono consapevoli e quindi è necessario aiutare il cliente a
riconoscerne l’esistenza;
2. Fornire le istruzioni relative alle procedure di coping e finalizzate a mutare le cognizioni errate : vengono
proposte ai clienti alcune procedure di rilassamento per affrontare lo stress e vengono insegnate alcune
strategie cognitive adeguate a renderli più gestibili i problemi; vengono insegnate anche strategie di
problem solving come valutare i pro e i contro di una situazione; viene insegnato anche l’utilizzo di
affermazioni autoriferite come ‘posso farcela’, ‘continuo a provare’,ecc;
3. Addestrare le persone ad applicare queste procedure: attraverso la visualizzazione immaginativa di
situazioni cioè metodo secondo cui il cliente immagina varie situazioni stressanti e raffigura nella propria
mente le possibili abilità di coping e strategia, e la pratica che comprende giochi di ruoli, modellamento con
il terapeuta, nonché esercitazioni nelle situazioni della vita reale, i clienti apprendono ad utilizzare con
disinvoltura tutte le procedure che gli sono state insegnate.
E’ STATA UTILIZZATA IN AMBITI COME: persone prima che subissero interventi, atleti che devono affrontare
una gara, vittime di violenza, ambienti lavorativi.

PATOLOGIA E CAMBIAMENTO.
La psicopatologia deriva da cognizioni non realistiche e non adattive, quindi la terapia è volta a modificare
tali distorsioni cognitive e a sostituirle con altre più realistiche e adattive.

LA TERAPIA RAZIONALE EMOTIVA DI ELLIS.


Anche detta TEORIA COMPORTAMENTALE RAZIONALE EMOTIVA . Le idee di Ellis circa lo stress e sul suo
trattamento sono strutturate in due parti, che corrispondono a 2 tesi principali su cui si basa il suo lavoro:
1.PRIMA TESI: sostiene che le persone non reagiscono emotivamente agli eventi del mondo, ma alle
convinzioni relative a questi eventi.
Egli suggerisce l’ABC della TERAPIA RAZIONALE EMOTIVA: un evento attivatore (A) può indurre una
conseguenza (C) sotto forma di reazione emotiva , ma non né è la causa! Noi costruiamo delle
CONVINZIONI (B) tra A e C e le nostre convinzioni relative all’evento A determinano la nostra reazione
emotiva all’evento stesso.
 IL SISTEMA DI CONVINZIONI DURATURE DELLE PERSONE E’ UN FATTORE DETERMINANTE IMMEDIATO
DELLE LORO ESPERIENZE E DELLE LORO AZIONI.
2.SECONDA TESI: le convinzioni che causano lo stress hanno una qualità particolare, ovvero sono irrazionali;
sono queste le vere convinzioni che causano difficoltà psicologiche (es. ‘dopo una cosa positiva, accadrà
sicuramente qualcosa di negativo’). Questi pensieri sono irrazionali perché coloro che pensano in questo
modo sono destinati a provare un malessere psicologico.
-I terapeuti spesso distinguono tra diverse modalità di pensiero, elencarne alcune può dare l’idea del tipo di
pensieri che Ellis intende modificare con la terapia :
-RAGIONAMENTO SBAGLIATO: ‘ho fallito in questo tentativo, devo essere un incompetente’;
-ASPETTATIVE DISFUNZIONALI: ‘la catastrofe è dietro l’angolo’;
-CONCEZIONE NEGATIVA DI SE’: ‘mi sembra sempre che gli altri siano migliori di me’;
-ATTRIBUZIONI DISADATTIVE: ‘quando vinco è fortuna, quando perdo è causa mia’;
-DISTORSIONE DELLA MEMORIA: ‘non ho mai avuto successo’;
-ATTENZIONE DISADATTIVA: ‘tutto ciò a cui penso è come sarà orribile se non ce la faccio’;
-STRATEGIE DI AUTOSCONFITTA: ‘mi scoraggio prima che lo facciano gli altri’;
Ellis induce i clienti a riflettere sui propri pensieri e cerca di rendere le persone consapevoli dell’irrazionalità
dei loro pensieri, e di indurle a sostituirli con pensieri calmi e razionali; a questo scopo impiega diverse
tecniche come l’argomentazione logica, la persuasione, il ridicolo, il senso dell’umorismo.

LA TERAPIA COGNITIVA DI BECK PER LA DEPRESSIONE.


Beck, come Ellis, è uno psicoanalista delusa dalle tecniche psicoanalitiche , ed ha sviluppato una terapia per
trattare la depressione, anche se può essere applicata ad una gamma ampia di disturbi psicologici ( come
l’ansia, l’abuso di droga, e dove ognuno dei disturbi è associato a pattern di convinzioni diverse).
Secondo Beck, le difficoltà psicologiche sono dovute a pensieri automatici , ad assunti disfunzionali e ad
affermazioni negative riguardanti il sé.

LA TRIADE COGNITIVA DELLA DEPRESSIONE.


Il modello cognitivo della depressione di Beck mette in luce il fatto che una persona depressa ha una
immagine negativa di sé, una visione del mondo negativa ed una visione negativa anche del futuro ; questa
è la cosiddetta TRIADE COGNITIVA DELLA DEPRESSIONE. Inoltre, una persona depressa, tende ad elaborare
le informazioni in maniera scorretta (es. amplifica una difficoltà facendola diventare un disastro).

LA RICERCA SULLE COGNIZIONI ERRATE.


Si cerca di studiare il collegamento tra le COGNIZIONE ERRATE e i SINTOMI DELLA DEPRESSIONE.
Gran parte della ricerca sulla cognizione e la depressione si è servita di DISEGNI DI RICERCA ‘CO-
OCCORENTI’ , nei quali la cognizione e i sintomi depressivi vengono misurati ALLO STESSO TEMPO.
MA in questo modo non riusciamo a capire se uno sia causa dell’altro o viceversa , oppure se ci sia un terzo
fattore che agisce sia sulla cognizione che sulla depressione (es. eventi negativi della vita).
Le teorie cognitive vengono valutate in modo più convincente attraverso l’uso di DISEGNI DI RICERCA
PROSPETTICI, ricerca in cui i fattori cognitivi vengono misurati in un momento e sono utilizzati per
prevedere lo sviluppo di sintomi depressivi in un momento successivo.
In una ricerca prospettica di HANKIN, FRALEY, ABELA- il fattore cognitivo (pensieri negativi) prevedeva i
sintomi depressivi che si manifestavano in 35 giorni durante i quali i soggetti si dedicavano alla
compilazione di un diario.
Una domanda da fare è: se le cognizioni errate, scompaiono con la terapia, perché si dovrebbe\potrebbe
riavere una ricaduta?
Le cognizioni errate che rendono le persone vulnerabili alla depressione sono LATENTI e si manifestano
SOLO IN CONDIZIONI DI STRESS; l’obiettivo della terapia quindi non è eliminare la depressione, ma, indurre
un cambiamento a livello di tali cognizioni e di aiutare la persona ad individuare le condizioni in cui tali
cognizioni negative diventano operative.

LA TERAPIA COGNITIVA.
Lo scopo della terapia contro la depressione è descritto sopra. Vediamo però come è strutturata.
La terapia di solito consiste in un numero variabile di sedute compreso tra 15 e 25 a cadenza settimanale; è
finalizzata ad insegnare al paziente a monitorare i pensieri negativi, a riconoscere come questi pensieri
portino a sentimenti e comportamenti problematici, ad esaminare le prove a favore e contro questi
pensieri, a sostituire tali cognizioni distorte con interpretazioni più orientate al reale. Il terapeuta aiuta il
paziente a capire che determinate interpretazioni degli eventi danno origine a sentimenti depressivi.
BECK SOTTOLINEA LA DIFFERENZA CON LA TERPIA ANALITICA TRADIZIONALE: in relazione al ruolo
continuamente attivo del terapeuta nello strutturare la terapia, il qui ed ora, e l’enfasi posta sui fattori
consci.

LA PSICOPATOLOGIA : IL MODELLAMENTO, I CONCETTI DI SE’ E L’AUTOEFFICACIA PERCEPITA.


Il comportamento disadattivo è il risultato di un apprendimento disfunzionale. Ma nonostante
l’apprendimento di comportamenti manifesti e reazioni emotive sia importante per la psicopatologia , la
teoria cognitivo-sociale è giunta ad enfatizzare il ruolo delle:
-ASPETTATIVE DISFUNZIONALI: le persone possono erroneamente aspettarsi da certi eventi conseguano
eventi dolorosi o che a situazioni specifiche sia associato il dolore, quindi evitano certe situazioni;
-AUTOVALUTAZIONI DISFUNZIONALI: bassa autoefficacia percepita o INEFFICACIA PERCEPITA , quindi bassa
percezione della possibilità di eseguire i compiti in un dato contesto o di essere in grado di affrontare una
situazione. L’autoefficacia, quindi, svolge un ruolo centrale nell’ansia e nella depressione.

L’AUTOEFFICACIA , L’ANSIA E LA DEPRESSIONE.


1. CONSIDERIAMO IL RUOLO DELL’AUTOEFFICACIA PERCEPITA IN RELAZIONE ALL’ANSIA:
le persone con bassa autoefficacia sperimentano intensi attacchi di ansia; non è l’evento minaccioso di per
sé, ma la percezione dell’inefficacia nel far fronte all’evento ad essere fondamentale nell’ansia.
La persona ansiosa può focalizzare l’attenzione sul disastro che la attende, e sulla propria incapacità di
affrontarlo, piuttosto che su cosa si può fare per affrontare la situazione.
La percezione dell’incapacità di affrontare la situazione, può essere complicata dalla PERCEZIONE
DELL’INCAPACITA’ DI AFFRONTARE L’ANSIA STESSA, una risposta di paura alla paura che può condurre al
PANICO.
2. CONSIDERIAMO IL RUOLO DELL’AUTOEFFICACIA PERCEPITA IN RELAZIONE ALLA DEPRESSIONE:
la depressione rappresenta la risposta all’inabilità percepita di ottenere i risultati desiderati. In parte il
problema delle persone depresse, può essere legato al fatto che si prefiggono obiettivi e standard troppo
elevati e quando non raggiungono questi standard rimproverano se stessi e la propria mancanza di abilità o
di competenza (eccessiva autocritica).
Inoltre, le convinzioni di scarsa autoefficacia possono contribuire a ridurre il livello della prestazione, a
portare la riuscita sempre più al di sotto dei propri standard e ad aumentare così i rimproveri vero se stessi.
SI STABILISCE UN CIRCOLO VIZIOSO all’interno del quale un basso livello di autoefficacia contribuisce alla
depressione e a comportamenti problematici, che a loro volta contribuiscono ad un’ulteriore inefficacia
percepita e alla depressione!!!

BANDURA: ha formulato l’ipotesi secondo cui le discrepanze tra gli standard e le prestazioni possono avere
effetti diversi:
- aumento dell’impegno: quando le persone si reputano abbastanza efficaci da conseguire gli obiettivi;
-apatia: convinzione che gli obiettivi vadano oltre le proprie capacità porterà il soggetto ad abbandonare
l’obiettivo e all’apatia;
-depressione: insorge laddove la persona si sente inefficace rispetto all’obiettivo, ma reputa tale obiettivo
ragionevole, allora sente di dover continuare a lottare per raggiungere l’obiettivo.
 L’effetto della discrepanza tra standard e prestazione , sull’impegno e sull’umore, dipende dalle
convinzioni relative all’autoefficacia e dalla percezione dello standard, come ragionevole, raggiungibile,
impossibile, ecc.
MA SI PARLA DI UNA STRADA A DOPPIO SENSO: non solo tali discrepanze inducono emozioni depressive ,
ma le emozioni depressive a loro volta contribuiscono a generare le discrepanze: per esempio, quando le
persone sono depresse tendono a manifestare standard più improntati al perfezionismo .
BOX: COME AGISCONO SUI BAMBINI LE PUNIZIONI FISICHE DA PARTE DEI GENITORI? PAG. 600

L’AUTOEFFICACIA E LA SALUTE.
Le convinzioni forti e positive di autoefficacia sono favorevoli alla salute, mentre le convinzioni di
autoefficacia deboli e negative sono sfavorevoli alla salute.
Queste convinzioni influenzano la salute in 2 modi:
1. Sia la probabilità di sviluppare diverse malattie;
2. Sia il processo di guarigione dalle malattie.
Le convinzioni di autoefficacia sono state messe in relazione con vari comportamenti tra cui il fumo delle
sigarette, l’uso di alcol, l’uso di profilattici per evitare gravidanze e malattie: il modellamento, pianificazione
di obiettivi, e altre tecniche, sono state utilizzate per incrementare le convinzioni di autoefficacia e ridurre
così i comportamenti a rischio e sono in realtà anche determinanti nel processo di guarigione di malattie.

Consideriamo ora la relazione tra le convinzioni di autoefficacia e il funzionamento fisico: convinzioni


elevate di autoefficacia combattono l’effetto dello stress e migliorano il funzionamento del sistema
immunitario dell’organismo ( che combatte le malattie).
Esistono prove del fatto che un livello eccessivo di stress può danneggiare il sistema immunitario, mentre la
riduzione dello stress può migliorarne il funzionamento: BANDURA in una ricerca ha esaminato soggetti
affetti da una fobia, la paura eccessiva dei serpenti, in tre condizioni.
1. Condizione di controllo: non implicava alcuna esposizione ai serpenti;
2. Una fase di acquisizione dell’autoefficacia : durante la quale i soggetti venivano aiutati a raggiungere il
senso di efficacia necessario per far fronte alla situazione;
3. Una fase di massima autoefficacia percepita: una volta che i soggetti avevano acquisito la sensazione di
riuscire ad affrontare la situazione.
Durante queste fasi , i soggetti venivano sottoposti al prelievo di una piccola quantità di sangue che veniva
poi analizzato per rilevare la presenza di cellule note per la loro funzione regolatrice del sistema
immunitario (es. T helper ).
SONO STATE CONFERMATE LE IPOTESI secondo cui l’aumento delle convinzioni di autoefficacia corrisponde
ad un funzionamento migliore del sistema immunitario .

IL CAMBIAMENTO TERAPEUTICO: IL MODELLAMENTO E LA PADRONANZA GUIDATA.


La visione cognitivo-sociale della terapia considera prioritari i CAMBIAMENTI DEL SENSO DI EFFICACIA.
L’approccio terapeutico preferito dalla teoria cognitivo-sociale consiste nell’indurre l’acquisizione di
competenze cognitive e comportamentali attraverso :
-IL MODELLAMENTO: i pazienti osservano altre persone svolgere, con conseguenze positive, o almeno non
avverse, le attività desiderate.; di solito i comportamenti da apprendere vengono scomposti in sotto-
capacità e sotto-attività di difficoltà crescente.
-LA PADRONANZA GUIDATA: il cliente non solo osserva il modello compiere l’azione positiva , ma viene
anche aiutato a riprodurre tali comportamenti.
 L’esperienza diretta di comportamenti con esito positivo produce un incremento rapido
dell’autoefficacia ed un miglioramento della prestazione.
Quindi, a differenza degli approcci terapeutici che enfatizzano la comunicazione verbale, la teoria cognitivo-
sociale prescrive le esperienza di padronanza guidata ed il modellamento terapeutico come veicolo del
cambiamento personale.
MOLTE SONO LE RICERCHE CONDOTTE su queste due procedure terapeutiche a partire dal lavoro di
BANDURA SULLA FOBIA DEI SERPENTI. Egli sosteneva che i trattamenti possono aiutare le persone a
superare queste fobie solo incrementando le autopercezioni che le persone hanno della capacità di far
fronte alla situazione che le spaventa, quindi aumentano la propria AUTOEFFICACIA PERCEPITA.
Nell’esperimento, soggetti affetti da questa fobia, venivano assegnati ad una di queste 3 condizioni:
-MODELLAMENTO PARTECIPATIVO: il terapeuta svolge l’attività minacciosa ed il soggetto riproduce
gradualmente quanto osservato , con l’aiuto del terapeuta, fin quando non è in grado di svolgerlo da solo;
-MODELLAMENTO: osservano solo il terapeuta, senza riprodurre il comportamento;
-CONDIZIONE DI CONTROLLO.
Prima e dopo l’esposizione a queste condizioni, i soggetti venivano sottoposti al test di evitamento
comportamentale (BAT) , composto di 29 azioni che implicano interazioni sempre più minacciose con un
boa constrictor dalla coda rossa. Il compito finale, poi, prevede che i soggetti lascino strisciare il serpente
sul loro grembo, tenendo le braccia ferme. Veniva valutata anche l’autoefficacia percepita riguardante
compiti sempre più difficili da svolgere con i serpenti.
I risultati avevano indicato che il modellamento partecipativo produceva i cambiamenti comportamentali
più significativi, inoltre i cambiamenti nelle percezioni dell’autoefficacia e i cambiamenti comportamentali
erano collegati: chi era cambiato a livello di autoefficacia, era cambiato maggiormente nei comportamenti,
erano addirittura meglio! ( ed è vero sia per le condizioni di within che between group).
Quindi i dati supportano l‘idea dell’utilità della padronanza guidata e della visione cognitivo-sociale secondo
cui i trattamenti migliorano le prestazioni poiché aumentano le aspettative di efficacia personale.
Questo approccio è stato utilizzato successivamente nel trattamento di un’ampia gamma di difficoltà di
natura psicologica: es. ansia da esame o nelle donne la paura delle aggressioni.
Gli effetti di questi trattamenti sono DURATURI e estendono le convinzioni di autoefficacia anche ad altre
aree.

IL CASO DI JIM.

LA VALUTAZIONE CRITICA.
L’OSSERVAZIONE SCIENTIFICA: LA BANCA DATI.
Qui la teoria cognitivo-sociale eccelle. Bandura , Mischel, hanno costruito una teoria sulla base di una
raccolta di prove scientifiche. Inoltre una caratteristica fondamentale è la sua DIFFERENZIAZIONE: vengono
svolti esperimenti di laboratorio, studi correlazionali, metodi longitudinali, studi sui risultati clinici; i soggetti
sono molto vari e anche i metodi di ricerca sono vastissimi.
Di tutti gli approcci la TEORIA COGNITIVO- SOCIALE E LA TEORIA DEI TRATTI sono quelle la cui base di dati
scientifici è più ampia.

LA TEORIA : SISTEMATICA?
Tutti gli elementi teorici non sono coerentemente collegati: questo approccio funziona più come una
cornice teorica per lo studio della personalità che come una teoria dettagliata in tutte le sue parti.
C’è l’assenza di una teoria sistematica, anche perché lo scopo dei teorici cognitivisti non è quello di fare una
rappresentazione teoria della persona nella sua interezza.

LA TEORIA: VERIFICABILE SPERIMENTALMENTE?


Un indiscusso successo in questo campo.
I teorici cognitivo-sociali hanno definito i loro costrutti con chiarezza ed hanno fornito strumenti di
misurazione e metodi sperimentali che permettono di verificare le loro idee.

LA TEORIA: COMPRENSIVA?
alcuni aspetti comprensivi ed altri meno, come alcuni aspetti relativi all’esperienza umana che hanno
ricevuto scarsa attenzione dai teorici cognitivi: forze biologiche maturazionali , il temperamento ereditario,
è un esempio.
LE APPLICAZIONI.
Grande successo nell’applicazione della teoria a soluzioni di problemi sociali e nell’attenuazione del disagio
psicologico. Nessun altra teoria ha avuto tanto successo quanto questa in questo ambito. Questo per 2
motivi:
1. Non hanno separato la ricerca teorica da quella clinica;
2. I teorici hanno scritto testi per la formazione professionale di molti altri psicologi , i quali hanno
contribuito al progresso delle applicazioni cliniche.

CAPITOLO 14
Alcuni esiti delle ricerche sono contemporanee dell’ambito della scienza della personalità sono distaccati da
qualsiasi teoria , poiché forniscono informazioni importanti per tutti gli psicologi della personalità,
indipendentemente dalle loro concezioni teoriche.
I risultati che esaminiamo adesso sono i dati che emergono dalla ricerca che indaga i fondamenti culturali,
sociali ed interpersonali della personalità: senza le esperienze socioculturali , nessun indidviduo sarebbe
completamente umano.
Quindi, come la personalità si sviluppa e funziona in contesti interpersonali e socioculturali?

LE RELAZIONI INTERPERSONALI.
I contesti più significativi nella vita della maggior parte delle persone sono quelli che coinvolgono altre
persone. Quando esploriamo la personalità nel contesto, il primo contesto che prendiamo in
considerazione è quello delle RELAZIONI INTERPERSONALI.
Le relazioni sono STRADE A DOPPIO SENSO DI MARCIA: l’influenza tra due persone è reciproca; il ruolo dei
fattori di personalità, quindi, deve essere considerato da ognuna delle due prospettive:
1. Da un lato, le caratteristiche di personalità possono indurre la persona a fare cose che favoriscono o
danneggiano la relazione;
2. Dall’altro, le qualità della personalità possono influenzare l’interpretazione che diamo del
comportamento del partner indipendentemente dal modo in cui il partner effettivamente agisce
(percezioni distorte, mi fanno pensare ad esempio erroneamente che il mio partner sia interessato ad
un’altra persona). Le percezioni distorte del partner, ovviamente, influenzano gli esiti della relazione.
L’importanza delle percezioni soggettive relative al partner è mostrata in una ricerca su una qualità della
personalità, definita SENSIBILITA’ AL RIFIUTO.

LA SENSIBILITA’ AL RIFIUTO.
La sensibilità al rifiuto, si riferisce ad uno stile particolare di pensiero: è caratterizzato da angosciose
aspettative di rifiuto nelle relazioni interpersonali; alcune persone sembrano inclini ad aspettarsi che una
relazione, anche quando procede abbastanza bene, debba interrompersi. Sono persone che si soffermano
troppo, diventando ansiose, sulla possibilità di ESSERE RIFUTATE!
Questo stile di pensiero è in grado di rovinare una buona relazione!!!
DOWNEY e FELDMAN – questionario sulla sensibilità al rifiuto (RSQ) .
Viene chiesto ai soggetti di indicare, in varie circostanze interpersonali, la loro previsione soggettiva della
probabilità di successo , la probabilità quindi che il partner accetti o rifiuti la richiesta; inoltre dovevano
indicare il grado di ansia o preoccupazione in relazione alla risposta dell’altro per ognuna delle circostanze.
Alle persone che rispondevano frequentemente affermando una probabilità elevata di essere rifiutate ,e
che dichiaravano di provare ansia all’idea di essere rifiutate, era attribuito un punteggio elevato nella
sensibilità al rifiuto.
DOWNEY e FELDMAN, inoltre, valutano se la sensibilità al rifiuto avrebbe contribuito a generare riflessioni
su una relazione successiva: caso degli studenti universitari che non avevano una relazione nel primo
semestre e che invece dopo questo semestre si sono imbattuti in una relazione ( nel primo semestre è stata
misurata il grado di sensibilità al rifiuto).
I risultati mostrano che la SENSIBILITA’ AL RIFIUTO E’ PREDITTIVA DELLE CONVINZIONI SULLA NUOVA
RELAZIONE: le persone con un punteggio elevato nella sensibilità al rifiuto prima che la loro relazione
iniziasse, avevano maggiori probabilità di percepire intenti ostili da parte del partner.
- La sensibilità al rifiuto è una VARIABILE CONTESTUALIZZATA della personalità: si riferisce ad una struttura
di pensiero (le aspettative ansiose) che emerge in un contesto specifico: un contesto interpersonale nel
quale vi sia la possibilità di non essere socialmente accettati da una persona per cui si prova interesse.
 Ciò è ovviamente in contrasto con le VARIABILI GLOBALI, o decontestualizzate, come il ‘nevroticismo’ ,
che si riferisce ad una tendenza generalizzata a sperimentare ansia e malessere psicologico.

I FOCUS ATTENTIVI ‘CALDI’ e ‘FREDDI’.


Gli psicologici della personalità non si limitano a descrivere le diverse esperienze in campo relazionale di
persone che hanno livelli alti o bassi di sensibilità al rifiuto; essi identificano anche i PROCESSI PSICOLOGICI
attraverso i quali le persone possono regolare tali esperienze relazionali.
Esistono STRATEGIE COGNITIVE, ossia strategie di pensiero che consentono alle persone di controllare il
proprio comportamento e la propria vita emotiva. Strategie cognitive di particolare importanza sono quelle
che riguardano L’ATTENZIONE.
in ogni situazione sociale, esistono moltissimi aspetti a cui si può prestare attenzione, come: ASPETTI CALDI
E ASPETTI FREDDI.
AYDUCK, MISCHEL E DOWNEY- hanno esaminato l’influenza di questi aspetti attentivi sulle emozioni
associate al rifiuto interpersonale.
In questa ricerca si domandava ai partecipanti di ricordare un’esperienza del passato che li aveva fatti
sentire rifiutati da un’altra persona; successivamente, in base alla condizione sperimentale a cui erano
assegnati, i partecipanti dovevano pensare a quest’esperienza in modi diversi:
-FOCUS ATTENTIVO CALDO: dovevano pensare alle proprie emozioni durante durante l’esperienza di rifiuto;
-FOCUS ATTENTIVO FREDDO: l’attenzione era diretta alle caratteristiche della situazione che non
implicavano l’esperienza emotiva , come il luogo in cui era avvenuta l’esperienza.
Concentrare l’attenzione sugli effetti ‘caldi’ o ‘freddi’ dell’esperienza passata sortiva effetti diversi:
quando si chiedeva ai soggetti di descrivere il proprio stato d’animo dopo aver ripensato all’esperienza di
rifiuto , coloro che si erano concentrati sugli aspetti freddi, davano una DESCRIZIONE MENO EMOTIVA,
rispetto a quelle che pensavano ad aspetti caldi.
-Un’altra misura implicava la valutazione del TEMPO DI REAZIONE.
compito di decisione lessicale, nel quale venivano visualizzate sullo schermo di un pc alcune parole e
alcune stringhe di lettere prive di senso compiuto ; il soggetto doveva decidere il più velocemente possibile,
se la sequenza di lettere presentata corrispondeva realmente ad una parola.
Alcune delle parole erano legate al sentimento di ostilità e i soggetti che precedentemente avevano
centrato la propria attenzione sulle caratteristiche ‘calde’ dell’esperienza di rifiuto personale , erano più
rapide nel riconoscere che le parole legate all’ostilità erano parole di senso compiuto.
Gli interventi psicologici potrebbero insegnare alle persone a controllare meglio la propria vita emotiva
concentrando la propria attenzione sugli aspetti interpersonali ‘freddi’ tralasciando quelli ‘caldi’.

IL TRANSFERT NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI.


I processo di transfert possono non essere limitati al setting terapeutico: le reazioni nei confronti delle
persone che incontriamo nella vita quotidiana possono essere influenzate da un fattore contestuale di base
– la misura in cui la nuova persona incontrata assomiglia a figure significative già conosciute in passato.
SUSAN ANDERSEN: fa un’analisi cognitivo-sociale del transfert nelle relazioni interpersonali, invece di
utilizzare il modello di Freud.
Sono emersi 2 fatti circa l’interpretazione che gli individui danno delle persone e degli eventi:
1. L’essere umano interpreta gli eventi utilizzando le conoscenze precedentemente immagazzinate ;
2. Utilizziamo una data conoscenza immagazzinata per interpretare un evento nel caso in cui tale
conoscenza si sovrapponga all’informazione nella situazione che stiamo cercando di interpretare
Questi processi possono spiegare il fenomeno che Freud aveva individuato come transfert:
immaginiamo di incontrare una persona mai vista e che questa persona abbia qualità che la fanno
assomigliare a qualcuno che abbiamo già conosciuto in passato; questa sovrapposizione informativa tra la
nuova persona ed il nostro conoscente può attivare la conoscenza acquisita nel passato riguardo a tale
persona e può influenzare i nostri pensieri e sentimenti circa la nuova persona, quindi la nuova persona si
pensa che abbia le stesse qualità della persona che ci ricorda.
TRASFERIAMO LE NOSTRE OPINIONI DALLA PERSONA NOTA ALLA PERSONA APPENA CONOSCIUTA.
-ANDERSON: strategia per lo studio sperimentale del transfert.
- i soggetti dovevano scrivere le descrizione di una persona con la quale avevano avuto una relazione
significativa;
-leggere le descrizioni di varie figure target; alcune contenevano informazioni già contenute nelle
descrizioni scritte sulla persona conosciuta;
-si domanda ai soggetti di ricordare le info contenute nelle descrizioni;
RICORDI FALSI POSITIVI: ricordare le info circa la persona target che non erano in realtà contenute nella
descrizione della persona target , ma erano invece qualità dell’altra persona significativa.

Anche in questo caso, la VARIABILE CONTESTUALE per comprende la ‘personalità nel contesto’ è la
relazione tra gli attributi di una vecchia e di una nuova conoscenza: grazie a questi processi anche se la
relazione con una persona si interrompe, è possibile che essa continui a ‘vivere nella nostra testa’ e ad
influenzare le nostre relazioni future.

LE STARTEGIE PER AFFRONTARE LE SFIDE IN CAMPO SOCIALE ACCADEMICO: STARTEGIE OTTIMISTICHE ED IL


PESSIMISMO DIFENSIVO.
NANCY CANTOR , NOREME, hanno scoperto che per alcune persone , ‘pensare male’ è positivo: per alcuni
esiste un potere positivo nel pensiero negativo ; questi soggetti sono definiti PESSIMISTI DIFENSIVI.
Si differenziano dagli ottimisti, i quali hanno aspettative relativamente realistiche circa le proprie capacità ,
se hanno la capacità per affrontare una situazione difficile, lo ammettono.
I pessimisti difensivi, al contrario, pensano spesso in maniera negativa: anche quando sembra che
possiedono le capacità per affrontare una situazione, essi esprimono DUBBI E SI ASPETTANO IL PEGGIO.
MA per le persone caratterizzate da questo atteggiamento , il pessimismo non è poi una cosa tanto
negativa, per alcuni il pensiero negativo è un’efficace strategia di coping che consente loro di motivare se
stessi a conseguire livelli elevati di prestazione.
RICERCA SULL’OTTIMISMO STRATEGICO e il PESSIMISMO DIFENSIVO: si è esaminato un passaggio della vita
di grande importanza , ovvero la transizione dalla scuola superiore all’università.
- durante l’ultimo anno di scuola superiore , gli studenti si adagiano in una sorta di routine;
-all’università devono cambiare tutto, amici, prof, metodi di studio, ecc.
in questo lavoro , i ricercatori hanno esaminato gli studenti universitari al loro primo anno accademico:
a fine anno i risultati scolastici erano uguali tanto per gli studenti ottimisti quanto per i pessimisti difensivi,
MA le due tipologie di studenti si differenziano per i percorsi psicologi utilizzati per raggiungere il successo
didattico.
-ottimismo vs pessimismo, non si è rilevata una variabile generalizzabile in tutti gli aspetti della vita di uno
studenti: molti studenti che avevano un atteggiamento pessimista nei confronti delle prestazioni
scolastiche erano ottimisti in altri contesti della vita.
CANTOR ha visto ad esempio che nell’ambito dell’amicizia, non c’era differenza tra persone pessimiste e
ottimiste.

LA COEREZA DELLA PERSONALITA’ NEL CONTESTO.


Le persone mostrano pattern di esperienza e di azione coerenti nei diversi contesti della vita ; cosa fare per
comprendere questa coerenza intercontestuale?
Le persone hanno CONVINZIONI CIRCA LE PROPRIE QUALITA’ che influenzano il significato delle situazioni
che vivono: le convinzioni che le persone hanno su se stesse, possono contribuire a formare pattern
coerenti di esperienza e di azione che sono caratteristici della ‘personalità’ (sono competitivo , e lo sono sia
nel raccontare la migliore barzelletta, correre più veloce, ottenere la votazione più alta, ecc.).
Questa possibilità è stata presa in considerazione in un MODELLO TEORICO noto come ARCHITETTURA
DELLA PERSONALITA’ FONDATA SULLA CONOSCENZA E SULLA VALUTAZIONE (KAPA).
Suddividiamo questa frase:
-ARCHITETTURA DELLA PERSONALITA’: si riferisce al progetto degli schemi mentali (EMOTIVI E COGNITIVI);
-CONOSCENZA E VALUTAZIONE: per comprendere i sistemi mentali occorre distinguere tra questi due
aspetti di pensiero .
CONOSCENZA: informazioni immagazzinate che portiamo con noi, questa è relativamente stabile nel tempo
(es. conoscenza della competitività – schema di sé come conoscenza competitiva);
VALUTAZIONI: giudizi delle relazioni tra noi e le diverse situazioni, queste valutazioni che noi facciamo,
possono mutare da un momento all’altro o in base alle varie situazioni (es. la persona giudica ogni
situazione come un momento di competizione con gli altri e reagisce con uno stile analogo nei diversi
contesti).
IN UNO STUDIO: per valutare la conoscenza che le persone hanno di sé stesse o gli schemi relativi al sé, i
partecipanti dovevano scrivere brevi racconti sulle loro qualità personali, comprese le caratteristiche che
rappresentano i punti di forza ed i limiti. Per valutare le convinzioni soggettive sulle situazioni sociali, i
soggetti dovevano dichiarare quanto ognuna delle diverse situazioni fosse importante per ognuno dei
propri schemi di sé ; le persone valutano la propria autoefficacia nel comportamento adottato in ogni
situazione ... ma il quesito è se le persone mostrano valutazioni coerenti di autoefficacia alta o bassa nelle
diverse situazioni.
Sono state rilevate differenze consistenti nelle valutazioni di autoefficacia nelle diverse situazioni che i
partecipanti ritenevano profondamente collegate a schemi di sé positivi e negativi.
Questi risultati capovolgono le argomentazioni tipiche della ‘controversia persona-situazione’: i processi
cognitivo-sociali possono far sì che le persone raggruppino situazioni apparentemente diverse e quindi
reagiscano a tali situazioni in maniera coerente (es. gli schemi di sé di una persona comprendono l’idea di
essere una persona ‘responsabile’ ; le situazioni che questa persona riteneva collegate alla caratteristica
della responsabilità si sono rivelate interessanti in quanto idiosincratiche : alcune erano tipiche della
definizione tradizionale del termine, , come risparmiare il denaro, altre non tipiche della definizione , come
fare amicizia con uno studente ‘particolarmente brillante’ così da poter avere i suoi appunti).
In ultima , possiamo dire che le persone devono interpretare le situazioni se vogliono rispondere ad esse,
devono comprendere il significato della situazione, e una volta considerato aspetto, emerge chiaro che
molte situazioni non hanno un significato fisso, IL SIGNIFICATO DELLA SITUAZIONE DA UNA PERSONA
ALL’ALTRA – per una persona raccontare le barzellette ad una festa può essere un divertimento, per
un’altra può rappresentare una competizione. Ciò significa che le qualità della personalità ed i fattori
situazionali non sono separati, ma interagiscono in maniera dinamica.
LO SVILUPPO DELLA PERSONALITA’ NEL CONTESTO SOCIOECONOMICO.
Gli abitanti di tutto il mondo sperimentano condizioni socioeconomiche diverse, e recentemente si è visto
che le diverse caratteristiche delle personalità sembrano avere implicazioni diverse per l’individuo nei vari
contesti socioeconomici.
CASPI E EDLER: forse solo esaminando la personalità nel contesto socioeconomico possiamo comprendere
le implicazioni relative ad un livello elevato o basso di impulsività.
-nei quartieri poveri: gli adolescenti sono a contatto con diverse circostanze in grado di sollecitare azioni
antisociali ed hanno poche strutture che possano aiutarli a sviluppare abilità di autocontrollo;
-nei quartieri ricchi: le occasioni di delinquenza sono scarse, mentre i sostegni sociali sono decisamente
maggiori.
Queste differenze socioeconomiche sono altamente CONSEQUENZIALI: la relazione tra impulsività e
delinquenza varia nei diversi contesti socioeconomici.
LYNAM: tredicenni di Pittsburgh, Pennsylvania – tra gli adolescenti che vivevano nei quartieri poveri, gli
individui con impulsività elevata avevano più probabilità dei soggetti con impulsività bassa di manifestare
comportamenti delinquenziali; le risorse della comunità nei quartieri ricchi sembravano in grado di
tamponare gli effetti negativi delle caratteristiche di personalità.

CAUSE ED EFFETTI DEGLI ATTRIBUTI DI PERSONALITA’.


E’ la personalità che esercita un’influenza causale sulla classe sociale , quindi che fa sì che risiedano in
quartieri poveri , o vivere in questi quartieri determina il malessere psicologico?
CASPI- studio DUNEDIN , un progetto nel quale la vita di mille soggetti residenti a Dunedin, è stata seguita
accuratamente in un periodo di 30 anni.
Un risultato è che le questioni riguardanti le relazioni di CAUSA ED EFFETTO variano in base alla
CARATTERISTICA DELLA PERSONALITA’: es. l’ansia e le circostanze sociali erano collegate; i bambini che
crescevano in famiglie in condizioni socioeconomiche svantaggiate diventavano adolescenti più ansiosi e gli
adolescenti che avevano accesso ad un grado inferiore di istruzione diventavano adulti più ansiosi.
Le condizioni di vita, quindi, influenzavano causalmente i livelli di ansia , ma l’ansia non sembrava
influenzare in maniera causale gli effetti della condizione sociale.
Al contrario, la condotta antisociale, aveva un effetto sulla classe sociale: le persone che manifestavano un
comportamento antisociale sperimentavano più difficoltà a scuola e incidevano così negativamente sulla
condizione economica della classe sociale svantaggiata.
SOLO SPECIFICANO LE CARATTERISTICHE DELLA PERSONALITA’ E STUDIANDO LO SVILUPPO DELL PERSONE
NEL TEMPO, si può capire l’intreccio ‘causa-effetto’.

LA PERSONALITA’, IL GENERE E IL CONTERSTO SOCIALE.


Caspi, bem, elder INTERCONNESSIONISMO tra la PERSONALITA’ e le CONDIZIONI SOCIOECONOMICHE: vita
di americani cresciuti durante la Grande Depressione , e che venivano ristudiato negli anni 40, quando
facevano il loro ingresso nel mondo del lavoro.
Una caratteristica della personalità interessante in questo gruppo è l’irascibilità: questa caratteristica
veniva valutata nei soggetti quando erano bimbi e messa poi in relazione con gli esiti successivi del
soggetto. L’irascibilità bassa o alta era collegata alla condizione economica raggiunta nell’età adulta ed è
anche diversa per maschi e femmine:
-MASCHI: bimbi irascibili , avevano un posto lavorativo non buono da grandi, anche se provenivano da
ambienti in cui la loro condizione socioeconomica era ottima.
Gli uomini molto irascibili avevano minore successo in campo scolastico, ed il successo scolastico a sua volta
influenzava la condizione lavorativa nella vita adulta, anche avendo una condizione economica buona alle
spalle.
-DONNE: l’irascibilità non era collegata alla condizione lavorativa, perché negli anni 40 non c’era possibilità
per loro di lavorare; il grado di irascibilità però era conseuqenziale per un altro aspetto della vita, cioè alla
condizione lavorativa dei loro mariti.
Le donne poco irascibili da bimbe avevano maggiori probabilità di sposare uomini con una condizione
lavorativa elevata( questi risultati possono essere diversi se visti in un contesto storico-economico-sociale
diversi).

IL FUNZIONAMENTO DELLA PERSONALITA’ NEL CORSO DELLA VITA.


Grazie ai progressi della medicina, le persone vivono più a lungo oggi , fino anche ai 70, 80 anni e oltre.
Circostanza assolutamente sconosciuta nei secoli precedenti, in cui la vita finiva intorno ai 40 anni.

LA RESILIENZA PSICOLOGICA IN ETA’ AVANZATA.


La crescita della fascia di popolazione degli adulti anziani impone un nuovo programma di ricerca per la
psicologia: lo studio del funzionamento della personalità dell’età adulta anziana, e non solo nei bambini,
adolescenti, età adulta giovane.
Poiché l’età anziana è accompagnata da molti eventi complessi impegnativi- il pensionamento, il declino
fisico, la morte dei coetanei, dei componenti della famiglia della stessa generazione- ci si può aspettare che
l’esperienza psicologica degli adulti anziani sia negativa. MA NON E’ COSI’.
Le persone negli ultimi anni di vita, riportano esperienze emotive ricche e molto soddisfacenti, ben lontane
dall’avvilimento e dallo sconforto.
MOSTRANO UNA GRANDE RESILIENZA PSICOLOGICA: riescono ad affrontare le difficoltà che accompagnano
gli ultimi anni , a mantenere un notevole senso del sé, e del proprio benessere .
La sfida degli psicologi consiste nel COMPRENDERE I PROCESSI attraverso i quali molti adulti anziani
mantengono un SENSO POSITIVO DI SE’.
PAUL BALTES: quando passano da una fase della viota ad un’altra, le persone perdono alcune qualità
psicologiche , ma ne guadagnano altre (es. perdo la fantasia infantile ma acquisisco la saggezza).
Baltes suggerisce un modello generale di sviluppo e di resilienza psicologica negli ultimi anni di vita,
secondo il quale le persone mantengono il proprio benessere psicologico selezionando alcuni ambiti della
vita sui quali focalizzare le proprie energie e la propria conoscenza; concentrando le proprie energie su
alcuni aspetti della vita , gli adulti anziani riescono a compensare il declino fisico o cognitivo e a mantenere
un notevole senso di benessere.

LA VITA EMOTIVA NELL’ETA’ ADULTA ANZIANA: LA SELETTIVITA’ SOCIOEMOTIVA.


Un esempio dei processi di selezione viene presentato nella ricerca condotta da LAURA CARSTENSEN con la
TEORIA DELLA SELETTIVITA’ SOCIOEMOTIVA: l’idea è che le persone sono consapevoli delle opportunità e
dei limiti associati ai diversi momenti della vita. La consapevolezza del TEMPO influenza gli obiettivi di vita
delle persone, per esempio per un ventenne ha senso investire sul proprio futuro, mentre per un anziano
non ha senso fare progetti a lungo termine, è sicuramente più ragionevole selezionare uno o due obiettivi
con un impatto positivo ed immediato sulla propria vita e su questi orientare le proprie energie.
La TEORIA DELLA SELETTIVITA’ SOCIOEMOTIVA prevede che gli obiettivi che comprendono esperienze
emotive diventino più importanti nell’età adulta anziana: l’adulto anziano sarà meno motivato ad acquisire
informazioni sul mondo e a costruire nuove reti sociali, e relativamente più motivato ad avere esperienze
emotive positive, che possono essere conseguite mantenendo relazioni personali significative con la
famiglia e con gli amici di lunga data. L’adulto anziano, rispetto al giovane, investirà la propria energia in
una serie di relazioni sociali circoscritte in grado di migliorare l’esperienza emotiva.
LA RICERCA CONFERMA QUESTA IPOTESI: CARTENSEN E FREDRICKSON uno studio in cui prendono in esami
adulti di versa provenienza etnica e di età compresa tra i 18 e gli 88 anni.
Gli adulti anziani concentrano la propria attenzione sul miglioramento delle esperienze emotive del
momento, mentre i giovani adulti si focalizzano su possibilità orientate al futuro , come incontrare persone
nuove da cui imparare nuove cose.
E’ interessante notare che risultati analoghi erano emersi in uno studio successivo condotto su maschi
sieropositivi che presentavano i sintomi dell’AIDS : sebbene non fossero anziani, erano consapevoli di non
avere molti anni di vita , e in maniera non dissimile dagli anziani, si focalizzavano prevalentemente sulle
qualità emotive immediate delle relazioni sociali.

LE PERSONE NELLE CULTURE.


‘Non esiste una cosa come una natura umana indipendente dalla cultura’.

DUE STRATEGIE PER PENSARE LA PERSONALITA’ E LA CULTURA.


PRIMA STRATEGIA: PERSONALITA’…E CULTURA?
Esistono 2 strategie per pensare la personalità e la cultura:
1. Un’ipotesi su base teorica e procede verificando se tale idea è applicabile in diverse culture.
Poiché la maggior parte della scienza psicologica è un prodotto del mondo occidentale (USA e EUROPA) ,
questa strategia è impostata come segue:
-il teorico propone un’idea sulla natura umana che è basata sulla cultura occidentale e che rispecchia le
esperienze cliniche o i risultati di ricerche condotte sui cittadini europei o statunitensi;
-si chiede se tale concezione della personalità possa essere confermata anche quando la ricerca viene
condotta in culture diverse da quella occidentale.
In questa strategia, i temi della cultura e della personalità, si riducono a ciò che gli psicologi definiscono
QUESTIONI DI ‘ESTENSIBILITA’ ‘. Questa strategia presenta DUE LIMTI:
-non riesce a giustificare quegli aspetti della personalità che sono importanti in altre culture, ma non nella
propria (es. differenza nelle lingue quando si trasporta i Big Five nelle altre culture, il quale non contiene ad
esempio il concetto di KARMA BUDDISTA, questo non è un tratto presente nella cultura occiendentale e
quindi viene trascurato molto ma molto erroneamente);
-colloca la cultura in posizione periferica nei confronti dello studio della natura umana: i teorici per prima
cosa sviluppano un modello degli aspetti fondamentali della personalità e delle differenze individuali
slegato dalla cultura, e poi si chiedono se il modello debba essere ‘ritoccato’ in qualche punto per spiegare
le variazioni culturali.
2. L’ANTROPOLOGO GEERTZ SUGGERISCE CHE QUESTO MODO DI PENSARE E’ PIUTTOSTO RETROGRADO:
per cui la seconda ipotesi suggerisce che non esiste personalità slegata dalla cultura; il funzionamento
psicologico è intrinsecamente culturale . Le persone riflettono sul mondo utilizzando i linguaggi ed i sistemi
di comunicazione che acquisiscono nella propria cultura.
Le cose a cui le persone pensano, altre persone, contesti sociali, opportunità future, se stessi, assumono un
significato PERSONALE all’interno dei sistemi di significato basati sulle pratiche culturali e sociali, pratiche
che variano in funzione del contesto culturale.

SECONDA STRATEGIA: CULTURA E PERSONALITA’.


La cultura non occupa solo un posto periferico nella psicologia della personalità, e rappresenta il NUCLEO:
le persone acquisiscono il senso del proprio essere individui attraverso l’interazione con la propria cultura;
ma le culture sono costituite dalle stesse persone che acquisiscono il senso del proprio essere individui da
quella cultura , per cui la cultura e la personalità, in altre parole, ‘si strutturano a vicenda’.
Questo modo di pensare è stato sviluppato nell’ambito conosciuto come PSICOLOGIA CULTURALE.
Questa psicologia pone domande più profonde sulla natura umana , concentrandosi in particolare sulla
capacità dell’uomo di usare il pensiero conscio per attribuire un senso al mondo dell’esperienza: tra queste
domande troviamo ‘tutte le persone hanno lo stesso modo di presentarsi e dialogare ad una festa
indipendentemente dal luogo in cui vivono ?’ Sembra di no.
RICERCA SULL’ISOLA DI BALI (GEERTZ) INDICANO CHE I NOSTRI MODI DI ‘ESSERE UNA PERSONA’ NON SONO
UNIVERSALI:
A BALI, l’etichetta che le persone usano per descrivere se stesse non è il nome , unico e personale, i nomi
delle persone hanno piuttosto un carattere privato, sono trattati come se fossero segreti militari. Le
persone si distinguono con denominazioni che fanno riferimento al posto che ricoprono all’interno della
famiglia e della comunità, per esempio ‘madre di..’, la condizione o ruolo sociale, come ‘il capo villaggio’,
ecc. Le persone qui non sono individui unici, ma elementi di un ordine sociale.

IL SE’ E LA PERSONALITA’ COME ELEMENTI SOCIALMENTE COSTRUITI ALL’INTERNO DELLA CULTURA.


Le implicazioni della psicologia culturale per la storia della personalità, sono illustrate dalla ricerca sulle
differenti concezioni del sé nella cultura giapponese e americana , condotta da KITAYAMA E MARKUS:
concezioni differenti sui diritti, sui doveri, sulle possibilità e sulle caratteristiche fondamentali riguardanti
l’essere persona (spesso queste convinzioni non vengono espresse esplicitamente).

CONCEZIONI DEL SE’ INDIPENDENTE E INTERDIPENDENTE.


-NELLA CULTURA EUROPEA E AMERICANA: il sé è costruito come entità INDIPENDENTE ; si ritiene che
l’individuo possieda una serie di qualità psicologiche distinte ( vari tratti, gli obiettivi, ecc.) , o indipendenti
da quelle di altre persone;
-NELLA CULTURA DELL’EST ASIATICO: la concezione del sé è INTERDIPENDENTE; le persone sono costruite
sulla base dei ruoli che rivestono nella famiglia e nelle relazioni sociali. Il comportamento non viene
spiegato in termini di tratti mentali , di felicità, di ciò che è racchiuso nella mente, piuttosto viene spiegato
sulla base delle reti di obblighi sociali, di responsabilità professionali e familiari.
COME SI SONO EVOLUTE STORICAMENTE QUESTE DIVERSE CONCEZIONI DEL SE’?
Kitayama e Markus affrontano questo tema con la loro TEORIA DEL COSTRUZIONISMO COLLETTIVO DEL SE’,
la quale esamina 3 fattori interconnessi:
1. Tradizioni filosofiche che emergono in una data cultura e che forniscono una STRUTTURA entro la quale
gli individui si muovo;
2. Le pratiche sociali di una determinata cultura;
3. I processi e le strutture psicologiche dell’individuo, che si sviluppano con l’interazione con le pratiche
sociali.
QUESTI 3 FATTORI SI INFLUENZANO A VICENDA.
-In questa teoria , l’esistenza di concezioni del sé indipendenti e interdipendenti viene spiegata sulla base
delle tendenze storiche che hanno caratterizzato le culture americana e quelle dell’est asiatico:
-OCCIDENTE: impostazione capitalistica che deriva dall’etica protestante, gli individui lavorano per ottenere
il massimo profitto, tendono a prefissarsi obiettivi per il successo personale e a pensare alle possibilità della
vita in termini di costi e benefici, a concentrarsi sulle qualità personali come la coscienziosità individuale,
collegata al successo personale;
-ORIENTE: il confucianesimo, il taoismo, il buddhismo zen, forniscono uno sfondo filosofico diverso da
quello dell’etica protestante. Questi sistemi filosofici evidenziano nella cultura orientale le gerarchie sociali
,l’interconnessione degli individui all’interno delle gerarchie, i sentimenti di compassione nei confronti degli
altri, empatia. Si sviluppano du aspetti del concetto di sé: uno che entra in gioco con la STRUTTURA
UFFICIALE (CONTESTI SOCIALI FORMALI),incentrato sull’ automiglioramento e sui sentimenti di autocritica ,
al contribuire al benessere della società; ed uno che entra in gioco con la STRUTTURA PERSONALE
(CONTESTI INFORMALI), è INCENTRATO SUI SENTIMENTI DI EMPATIA NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI.
VARIE RICERCHE: un esempio è quella dell’autostima.
-L’interazione tra cultura e personalità emerge anche negli studi condotti con persone che si trasferiscono
da un contesto culturale ad un altro: per esempio studenti cinesi che si trasferiscono in Canada, dopo un
po’ di anni diventano più ‘estroversi’, caratteristica importante nella cultura europea\americana.
-PERSONE CARATTERIZZATE DA BICULTURALISMO: spiegano queste differenze culturali.
si tratta di persone che sono vissute per un tempo abbastanza lungo in ognuna delle due diverse culture ed
hanno così interiorizzato i sistemi di credenze di entrambe le culture. Queste persone possiedono una sorta
di ‘interruttore’ che consente loro di cambiare la struttura culturale attraverso la quale interpretano ogni
singolo evento ( CAMBIANO ANCHE I PROCESSI COGNITIVI).

I PROCESSI DELLA PERSONALITA’ ED IL CAMBIAMENTO SOCIALE.


Tutte le teorie che abbiamo trattato, pur non essendo tutte perfette e presentando dei limiti evidenti, ci
possono aiutare a realizzare qualcosa di pratico? C’è ancora qualcosa che lo psicologo della personalità può
fare?
Gli esseri umani, in tutto il mondo, affrrontano difficoltà incredibili: una gran parte del mondo continua a
vivere in condizioni di povertà; moltissime persone ricevono un’istruzione minima; la diffusione
dell’HIV\AIDS rappresenta una catastrofe sanitaria . Molte tra le cause di questi problemi riguardano fattori
politici e socioeconomici che vanno oltre la portata degli psicologici della personalità. TUTTAVIA, certi
problemi presentano componenti comportamentali significative, per esempio i livelli della diffusione
dell’HIV\AIDS potrebbero essere rifotti evitando comportamenti ad alto rischio.
Una sfida per i teorici della personalità, quindi, consiste nel mostrare in che modo le loro teorie possano
contribuire a cambiamenti comportamentali a livello sociale che potrebbero tradursi in notevoli benefici.
COME SI PUO’ REALIZZARE QUESTO OBIETTIVO?
- Si potrebbe iniziare definendo una teoria da applicare ai temi legati al cambiamento sociale;
- Si potrebbe progettare un intervento fondato sui principi di tale teoria;
- Si dovrebbe individuare una soluzione adatta ai grandi numeri ai quali l’intervento sarebbe diretto;
- Dovrebbe essere condotta un’analisi statistica del comportamento dei soggetti dello studio per verificare
se l’intervento è in grado di mutare il comportamento della popolazione.
TALI ESPERIMENTI SONO STATI CONDOTTI CON GRANDE SUCCESSO.

IL MODELLAMENTO DEL COMPORTAMENTO PROSOCIALE DA PARTE DEI MEDIA.


Molti ricercatori hanno attinto al principio della teoria cognitivo-sociale di Bandura al momento di
progettare interventi orientati al cambiamento sociale: osservando altre persone , si acquisiscono abilità, si
apprendono le caratteristiche del mondo sociale , si sviluppano atteggiamenti riguardo ai possibili benefici
di azioni alternative.
Ma qual’e il modo per trasferire gli interventi basati sulla teoria cognitivo-sociale nell’ambito di grandi
gruppi di persone? La soluzione: IL MEZZO TELEVISIVO.

L’ALFABETIZZAZIONE.
Miguel Sabido, direttore dell’azienda televisiva messicana ,aveva l’obiettivo di incrementare l’alfabetismo
tra gli adulti nella sua nazione.
Sebbene il governo messicano avesse previsto programmi di alfabetizzazione per adulti e istituito alcuni
centri in cui i cittadini potevano ritirare i materiali necessari per lo studio, questi sforzi si erano rivelati
insufficienti, pochissime persone accedevano a questo programma.
Era necessario un intervento in grado di motivare gli individui a recarsi presso i centri, a ritirare il materiale
educativo, ad imparare a leggere e ascrivere nell’età adulta. Gli ostacoli che non permettevano le persone a
frequentare il programma erano vari, come il fatto che le persone non sapessero esattamente come
ottenere i materiali, o che avessero veramente una bassa autoefficacia per raggiungere l’obiettivo di
imparare a leggere e ascrivere.
LO STRUMENTO utilizzato da Sabido per superare questi ostacoli è stata una SOAP OPERA TELEVISIVA: una
telenovela lunga un anno che raccontava la vita di alcuni personaggi che prendevano parte ad un corso di
alfabetizzazione. Le persone, osservando i loro comportamenti (quindi sfruttando la teoria cognitivo-sociale
di Bandura, il modellamento) , come per esempio ritirale il materiale educativo in centri davvero esistenti a
CITTA’ DEL MESSICO, il loro impegno, le loro motivazioni ad imparare a leggere e a scrivere, iniziarono ad
iscriversi in questi istituti.
 TALE MODELLAMENTO E’ STATO FUNZIONALE AD ISTRUIRE LE PERSONE ADULTE E QUINDI ANCHE A
MIGLIORARE IL RESTO DELLA SOCIETA’.

LA PREVENZIONE DELL’HIV\AIDS.
Sabido si è rivelato un esempio per altri ricercatori in campo psicologico: un’applicazione aveva come
obiettivo la riduzione della grande diffusione dell’HIV\AIDS in Tanzania , nell’Africa Orientale.
Per più di 5 anni , è stata trasmessa in Tanzania una soap opera radiofonica intitolata TENDE NA WAKATI,
concepita dal governo della Tanzania in collaborazione con un’organizzazione la Population Comunications
International (PCI) per offrire non solo l’intrattenimento televisivo, ma anche utili istruzioni sui
comportamenti a rischio relativi alla diffusione dellHIV.
I cittadini erano poco informati : sulle cause dell’infezione da HIV , non conoscevano gli strumenti di
prevenzione o avevano delle informazioni errate (com per es. che i preservativi non funzionavano).
In questo paese c’è il tasso più elevato di infezione e spesso il contagio avviene tramite rapporti sessuali
non protetti.
Dal momento che la RADIO è un mezzo di comunicazione importante in questo paese, venivano quindi
trasmessi programmi radiofonici, come questa soap opera, nel tentativo di favorire comportamenti mirati a
ridurre la grande diffusione dell’HIV\AIDS: i personaggi della soap opera presentavano una vasta gamma di
possibilità negative e positive riguardanti questo argomento; si voleva SENSIBILIZZARE GLI ASCOLTATORI.
L’aspetto più importante è che il programma rappresentava MODELLI TRANSIZIONALI: personaggi che
all’inizio della storia non praticavano sesso sicuro , ma che man mano, grazie agli interventi degli altri
personaggi, hanno adottato misure di prevenzione.
-Il governo, dopo la soap opera, ha deciso con un esperimento di scoprire se il programma aveva sortito
l’effetto sperato e indotto gli ascoltatori ad adottare pratiche di sesso sicuro: interviste, sondaggi – la
trasmissione si è rivelata efficace per molti aspetti!

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