CAPITOLO 4.
APICE E TRAMONTO DELL’ILLUSIONE NEUROFISIOLOGICA.
PRIME RIFLESSIONI SULLA METAPSICOLOGIA.
La TENSIONE TEORETICA (filosofia della conoscenza) di Freud nasce da una questione essenziale
che verte sul problema di come si possa pensare allo PSICHISMO , come possa essere descritto il
funzionamento della nostra PSICHE, un apparato, un’entità, totalmente diversa da ciò che veniva
definito ‘anima’, ‘spirito’, ‘coscienza’.
Alla domanda che cos’è lo psichico, tutti noi risponderemmo : le nostre percezioni, i ricordi, i
sentimenti, gli atti di volontà, tutto ciò che appartiene alla sfera della CONSAPEVOLEZZA . Ma la
consapevolezza non è l’essenza dello psichico, bensì soltanto una sua qualità. LO PSICHICO IN SE’
E’ INCONSCIO.
Ma Freud si muoveva su un terreno noto , ad esempio William James, psicologo statunitense, nei
‘Principi di Psicologia’ , considerava l’attività nervosa come un sistema di scariche riflesse: tutto il
sistema nervoso non è che un sistema di vie fra un punto originario di partenza, sensoriale, ed un
punto finale di arrivo, muscolare.
Questa era tutto sommato una concezione condivisa nell’ambito della ricerca anatomofisiologica
del ventesimo secolo ( Sherrington introduce l’arco riflesso come unità di analisi per studiare il
comportamento).
Freud, successivamente, pensando che l’apparato psichico sia più complesso di come era stato
descritto e che l’uomo non sia sottoposto passivamente a stimolazioni esterne, postula l’esistenza
di SCHERMI PROTETTIVI nei confronti degli stimoli esterni ( non parla di stimoli interni perché sta
descrivendo l’apparato psichico in un momento in cui non esistono ancora le difese) , i quali
funzionano sempre secondo il principio di inerzia neuronica.
Dà in questo modo un significato fisiologico allo SCHERMO ANTISTIMOLO , pregno di significato
psicologico e di cui parlerà in ‘Aldilà del principio di piacere’ . In quest’opera egli rappresenta
l’apparato psichico come una “vescicola vivente”, ossia un’area contenuta all’interno di una sfera
rivestita da una membrana protettiva, che è appunto lo “schermo antistimolo”. All’interno di
questa sfera troviamo la rete delle rappresentazioni, nella quale circolano piccole quantità di
energia che agiscono secondo la legge del principio del piacere. È naturale che se dall’esterno
penetrassero grosse quantità di energia, l’equilibrio interno dell’apparato ne verrebbe perturbato.
Scopo dello “schermo antistimolo”, caricato di energia positiva, è filtrare gli stimoli che
provengono dall’esterno, respingendo quelli che, superato un certo livello, possono perturbare
l’energia interna che assicura il funzionamento dell’apparato psichico.
Freud proporrà una TEORIA DEL TRAUMA come LACERAZIONE DELLO SCHERMO ANTISTIMOLO, cui
quindi ha la funzione di protezione contro gli stimoli provenienti dal mondo esterno , che con la
loro intensità rischierebbero di distruggerlo.
Nel 1911, Freud introduce il concetto di PRINCIPIO DI REALTA’, designando così il superamento del
meccanismo della scarica motoria.
IL MODELLO NEURONOMORFO.
Quali sono i SISTEMI NEURONALI alla base del sistema psichico?
Ci sono vari gruppi di neuroni con caratteristiche differenziate:
1. SISTEMA ‘FI’: NEURONI PERMEABILI – raggiunti da stimoli esterni , non trattengono l’energia
che ricevono e per questo sono deputati alla PERCEZIONE e direttamente connessi alla
MOTRICITA’;
2. SISTEMA ‘PSI’: NEURONI IMPERMEABILI- raggiunti da stimoli interni( bisogni vitali) ma anche da
quelli esterni, trattengono l’energia che ricevono e sono per questo idonei a funzioni come la
MEMORIA. Dolore, piacere e dispiacere dipendono dalla scarica\ accumulo in questo sistema.
3. SISTEMA ‘OMEGA’: NEURONI SUPERIORI- controllano il sistema psi e sono deputati alla
COSCIENZA , forniscono il segno della realtà che è quello che permette di distinguere una
PERCEZIONE da un RICORDO.
Nel SONNO: il sistema omega non funziona, quindi non c’è controllo su psi, non c’è segno di realtà,
non c’è motricità. Può attuarsi un PROCESSO REGRESSIVO, detto REGRESSIONE TOPICA da psi a fi,
con FALSE PERCEZIONI, ALLUCINAZIONI, SOGNI.
Non bisogna dimenticare che la funzione principale del sistema nervoso è di evitare l’accumulo di
energia: la tendenza alla scarica quindi è sempre presenta, non solo nel sistema fi (scarica motoria)
, ma anche nel sistema psi . Tra i neuroni del sistema psi si creano VIE DI CONDUZIONE FACILITATE
, percorsi che incisi nel sistema nervoso , costituiscono la funzione della memoria: l’energia interna
che viene accumulata deve defluire, deve essere scaricata seguendo questi percorsi, è sempre
dettata dalla tendenza alla scarica.
Questo sistema si occupa anche della selettività delle facilitazioni, ovvero il motivo delle scelte di
vie preferenziali, indirizza il comportamento dell’organismo e costituisce la motivazione di questo
comportamento : il sistema psi è in relazioni con bisogni endogeni e ad esso spetta la funzione di
collegare le pulsioni con oggetti esterni idonei al loro soddisfacimento.
IL SISTEMA PSI RISULTA QUINDI ESSERE UN PRINCIPIO DI ORGANIZZAZIONE MNESTICA, è anzi la
molla del meccanismo psichico.
Sarà proprio grazie al sistema psi che sorgerà la funzione regolatrice dell’IO: l’io era definito infatti
come la totalità delle cariche psi in un dato momento.
L’io deve essere dotato di una scorta di energia che possa essere impiegata in attività per le quali
la tendenza primaria alla scarica sarebbe dannosa; l’io nasce quando l’evoluzione fa sorgere
BISOGNI, il cui appagamento esige modificazione interne, non una scarica immediata, con impiego
UTILE di energia, SENZA SPRECO. Ma per svolgere questo lavoro, l’IO DEVE ASSOLUTAMENTE
APPRENDERE, DEVE FARE ESPERIENZA (L’io nasce con il nascere del principio di costanza).
IL SEGNO DI REALTA’.
L’IO DERIVA DAL PRINCIPIO DI COSTANZA, NON ATTUA UNA SCARICA IMMEDIATA, MA METTE IN
STATO DI ATTESA.
Inibendo gli investimenti verso la scarica e utilizzando il segno di realtà, l’io mette il sistema psi
nella condizione di orientarsi verso IL MONDO ESTERNO, verso gli OGGETTI REALI
dell’appagamento, piuttosto che verso l’interno e permette che l’esperienza del dolore si risolva
mediante forme di difesa adeguate, che non si esauriscano nel puro meccanicismo della fuga
riflessa.
L’inibizione operata dall’Io rende possibile un criterio per distinguere tra la percezione ed il
ricordo: questo criterio è dato dal segno di realtà che è un’informazione proveniente dal sistema
omega.
Per Freud i processi del sistema omega corrispondono alla coscienza: utilizzando i segni di realtà
provenienti dal sistema omega, l’Io permette che la rappresentazione di desiderio venga orientata
verso oggetti reali di appagamento, e che l’esperienza del dolore si risolva mediante forme di
difesa adeguate, che non si esauriscono nel puro meccanismo della fuga riflessa.
La quantità endogena di eccitamento da cui non si può sfuggire e che espone al dolore psichico ,
costituisce anche la molla dello sviluppo psichico , passando dall’iniziale risposta motoria fino al
più sofisticato sviluppo del PENSIERO.
Freud dalla riflessione sul progetto, elabora una TEORIA DEI SOGNI:
-i sogni sono privi di scarica motoria;
-i nessi onirici hanno scarso senso;
-le rappresentazioni oniriche sono di natura allucinatoria e vengono credute;
-i sogni sono appagamenti di desiderio;
-la coscienza non è legata all’io nelle rappresentazioni oniriche, anzi è discontinua, in alcuni parti
c’è ed in altre non c’è.
Quindi: nel SONNO quando il sistema omega non opera e non vi è segno di realtà, essendo anche
inibita la scarica motoria, il sistema psi è libero dal controllo e favorisce un movimento regressivo
dal psi a fi che produce false percezioni, allucinazioni, sogni.
L’ALLUCINAZIONE PRIMARIA.
Freud attribuisce l’ALLUCINAZIONE PRIMARIA a processi di pensiero PRIMARI.
Secondo lo psicoanalista l’allucinazione primaria avviene dopo che il neonato ha vissuto
un’esperienza di soddisfacimento di un suo bisogno, ad esempio, quando il bambino ha fame e la
madre gli da il seno in modo tale che possa assumere il latte, di questa esperienza positiva il
bambino conserva un ricordo sotto forma di IMMAGINE MNESTICA DELL’OGGETTO che gli ha
procurato il soddisfacimento, in questo caso il seno materno.
L’investimento di questa traccia mnestica risulterà facilitato: l’immagine mnestica del seno,
quando si presenterà nuovamente la fame , sarà la prima a venire attivata dalla psiche del neonato
inducendo un’AZIONE RIFLESSA volta ad ottenere il soddisfacimento da questo oggetto
allucinatorio.
Questo meccanismo segue le leggi del processo primario e quindi la tendenza della psiche del
neonato a scaricare immediatamente la tensione endogena , per scaricare tale tensione produce
una falsa percezione dell’oggetto che in un’esperienza precedente aveva procurato il
soddisfacimento e che può procurargli soddisfacimento anche adesso.
Poiché la psiche del neonato non è ancora in grado di distinguere i RICORDI dalle PERCEZIONI ,
percepirà l’oggetto come realmente esistente, andando inevitabilmente incontro ad un’esperienza
di frustrazione perché non ci sarà un reale soddisfacimento del bisogno biologico.
Se la psiche, nel primo stadio della sua evoluzione (cioè quando l’IO non è ancora costituito) ,
funziona secondo le leggi del processo primario, cercando sempre una scarica immediata della
tensione, in seguito l’IO, grazie all’esperienza biologica, sarà in grado di inibire tale scarica facendo
in modo che l’energia accumulata al suo interno non venga totalmente investita sulla traccia
mnestica di un oggetto che non è realmente presente , evitando dunque che si produca
l’allucinazione primaria.
Questo MECCANISMO DI INIBIZIONE permette all’IO di posticipare la ricerca del soddisfacimento,
nell’attesa che i dati di realtà, cioè le percezioni, comunichino la presenza effettiva dell’oggetto del
soddisfacimento: tutto ciò coincide con il processo psichico secondario e con il principio di realtà.
Secondo Freud , i meccanismi che stanno alla base dell’allucinazione primaria , sono gli stessi che
determinano la formazione del sogno: sono entrambi appagamenti di desiderio in forma irreale.
CONCLUSIONI.
Nonostante le grandi teorie emerse in questo lavoro, Freud non ritornò più sul Progetto che
considerava un lavoro mancato e anzi proprio perché è un lavoro mancato, Freud si convinse che
doveva teorizzare un funzionamento dell’apparato psichico diverso, con un’impostazione più
psicologica e non esclusivamente neurofisiologica.
Dell’impostazione del Progetto rimarranno però la concezione DINAMICA , la tendenza a tradurre i
fenomeni psichici in termini quantitativi, e la descrizione dei processi sotto il profilo ECONOMICO.
CAPITOLO 5
GLI STUDI SULL’ISTERIA E IL METODO CATARTICO.
Gli anni degli STUDI SULL’ISTERIA sono fondamentali per la costruzione del metodo analitico, che si
definisce attraverso 3 momenti chiave:
1. La rinuncia al modello neurofisiologico;
2. La rinuncia all’ipnosi , che Freud non utilizzava allo stesso modo del neuropsichiatra Charcot.
Charcot utilizza l’ipnosi come una vera e propria cura per l’isteria , mentre freud si avvale
dell’ipnosi per interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi, un argomento riguardo cui in
stato di veglia non era in grado di dire nulla;
3. L’adozione delle libere associazioni , della comprensione del transfert e la precisazione del
modo in cui l’analista deve comportarsi.
Questi passaggi possono essere seguiti in tutta l’opera degli STUDI SULL’ISTERIA, opera che Freud
scrisse assieme all’amico Breuer , medico noto a Vienna. Il loro forte rapporto però terminerà
proprio a causa della stesura di quest’opera perché Breuer non condivideva l’idea di Freud
secondo cui la CAUSA DELL’ISTERIA andasse ricercata nella sfera sessuale dei pazienti, ciò che disse
anche per il caso che l’amico seguiva, quello di Anna O ( primo caso clinico degli studi sull’isteria).
IL CASO DI ANNA O.
Nonostante sia stato condotto e scritto da Breuer e nonostante la sua conduzione non sia esente
da errori, il caso di Anna O. , verrà utilizzato da Freud per introdurre la psicoanalisi presso gli
studiosi americani, essendo esso il CASO CLINICO ORIGINARIO DELLA PSICOANALISI.
Giovane di 21 anni, intelligente, proveniente da una famiglia di mentalità puritana, senza mai aver
avuto una relazione sentimentale, lunatica, sviluppò una serie di disturbi somatici e psichici.
Questi disturbi comparvero mentre curava il padre gravemente malato e tanto amato , e che però
dovette abbandonare per curare se stessa. Quando lui morì, lei non era presente, e non era
nemmeno riuscita a vederlo in precedenza: fu il trauma più grande che potesse avere. Sorsero
nuovi sintomi isterici.
Dopo la morte del padre, al tramonto, ogni giorno, si presentava nella paziente uno stato di riposo
fisico e psichico caratterizzato da una sospensione parziale della coscienza, durante il quale soleva
esporre il contenuto di alcune allucinazioni, idee bizzarre, mormorava delle parole, come se fosse
una SPONTANEA IPNOSI SERALE.
Fattosi dire queste parole, Breuer la ipnotizzò, e le ripeteva le stesse parole dette da lei sperando
che potessero indurla a dire qualcosa: riuscì ad esporre fantasie profondamente tristi, e ogni qual
volta raccontava queste fantasie dopo stava bene, era tranquilla, scomparivano i sintomi.
Risultò che tutti i sintomi avevano un’origine ben precisa, erano legati ad impressioni risalenti al
periodo in cui ella aveva accudito il padre malato: al capezzale del padre ella era stata costretta a
reprimere un pensiero, o un impulso, al posto del quale, come sostituto era poi sorto un sintomo;
e inoltre il sintomo non era il risultato di un’unica scena traumatica ma il risultato del fatto che
parecchie situazioni del genere erano venute a sommarsi.
Possiamo affermare che fu Anna ad inventare quel procedimento definito come METODO
CATARTICO o CURA DELLA PAROLA.
Però qualcosa di strano accadeva, dopo il racconto degli episodi, il sintomo non scompariva per
sempre , ma solo nel corso della giornata in cui venivano raccontati. Il giorno dopo ricomparivano
e il terzo giorno la paziente era totalmente ribelle. Addirittura quando Breuer andava fuori città ed
era costretto a non seguire la paziente per qualche giorno, al suo ritorno lei era lunatica, malvagia,
peggiorata.
QUI VI E’ UN PRIMO SVILUPPO DI TRANSFERT, MA BREUER NON PUO’ RICONOSCERLO:
infatti la brusca interruzione del rapporto terapeutico si dice fu determinato da componenti
transferiali e controtransferiali che non avevano potuto essere analizzate
(oltre al fatto che secondo Freud, Breuer non era stato in grado di capire che la causa dei sintomi
era da ricercare nella sfera sessuale della paziente).
Nel caso di Anna O. : rievocando gli episodi traumatici attraverso l’ipnosi , viene rivissuto l’affetto
che non era stato possibile vivere al momento opportuno, e vi è quindi un’ABREAZIONE
DELL’AFFETTO che passerà alla storia come METODO CATARTICO: il metodo catartico si fonda sul
fatto di consentire l’abreazione di affetti che altrimenti potrebbero risultare patogeni.
Questo effetto non si perderà con lo sviluppo del metodo psicoanalitico, ci sarà sempre, ciò che
andrà perduto è il FINE terapeutico: lo scopo della psicoanalisi non consisterà nell’eliminazione e
nella scarica del quantum d’affetto trattenuto, non è con questa pratica che può dirsi finito il
trattamento (la fine del trattamento e quindi il fine ultimo, è la risoluzione del transfert e del
controtransfert).
Emmy von N. è il primo caso in cui Freud ricorse al metodo catartico di Breuer: un sistema
d’indagine psichica, ma soprattutto di scarica (abreazione) di emozioni psichiche sotto ipnosi.
La Signora Emmy von N. veniva quindi ipnotizzata e in questo stato era invitata a riferire i fatti
attinenti ai suoi disturbi: emergevano catene di ricordi e quasi sempre dopo questa rievocazione e
scarica i sintomi in questione non si ripresentavano più.
Da questo caso è possibile fare delle considerazioni:
1. C’è una correlazione tra episodi traumatici e sintomi della paziente;
2. L’atteggiamento della paziente è seduttivo nei confronti di Freud;
3. Questo caso fu molto istruttivo per Freud, la paziente, in ipnosi, sorvegliava la sua condotta
terapeutica: veniva a rimproverarlo di alcune interruzioni al corso dei suoi pensieri.
Gli domandò, esplicitamente di non fare domande sulla causa di questo e quello, ma di lasciarla
parlare liberamente. E questo è uno storico suggerimento sulla via, non tarda a venire, delle libere
associazioni e quindi del metodo psicoanalitico.
4. Questo caso ha una grande importanza per la storia della psicoanalisi e per la “lotta” contro la
resistenza: nella sua esposizione la signora parlava a voce bassa, s’interrompeva frequentemente,
faceva fatica, balbettava, quando si fermava, assumeva un’espressione d’orrore e di ribrezzo,
tendeva la mano con le dita contratte ed esclamava: “Stia zitto! non parli! non mi tocchi!” con
voce angosciata. Per Freud si trattava di una formula protettiva contro l’accesso alla coscienza
sotto forma d’allucinazione di pensieri che la terrificavano.
5. L’ipnosi, in quanto suggestione autoritaria, inizia a perdere importanza, decidendo così di
abbandonarla.
6. Anche in questo caso la scomparsa dei sintomi dura fino a quando Freud si occupa
assiduamente della malata e questo problema viene confermato dai numerosi ‘problemi di
separazione’ insorti lungo la cura.
7. L’eziologia sessuale dell’isteria viene ribadita: i sintomi di Emmy dipendono sia da traumatismi
infantili che dalla repressione\ rimozione dei desideri erotici.
Grazie a queste considerazioni si arriva ad una prima definizione di TRAUMA PSICHICO (molto
vicina alle prossime): diventa trauma psichico ogni impressione, impulso, la cui scarica , tramite
lavoro mentale o tramite reazione motoria, presenta difficoltà.
/ In ‘osservazioni generali sull’attacco isterico’ Freud nota che l’attacco isterico assomiglia al coito/
Nell’opera ‘l’ereditarietà e l’eziologia delle nevrosi’ Freud dice che la causa dei sintomi si trova
nella vita sessuale dell’individuo, attuale o passata : la sessualità diventa il pilastro della teoria
delle nevrosi ( che produce dissenso e incredulità un po’ ovunque; anche Jung si opporà a Freud
accusandolo di troppo pansessualismo).
KATHARINA
Negli studi sull’isteria, il caso di Katharina mostra per la prima volta lo scatenarsi di una nevrosi a
causa di un trauma di natura sessuale.
Katharina , figlia dell’albergatore presso cui Freud alloggia durante le vacanze stive, è tormentata
dalla paura di soffocare. In una sola conversazione con Freud, senza utilizzo di metodo ipnotico, la
ragazza ricorda due scene:
1. 16 ANNI – ha osservato rapporti sessuali tra il padre e la sorella – inizia il senso di soffocamento;
2. 13 ANNI – lei è oggetto di avances sessuali da parte del padre : il padre si corica a letto con lei ,
lei si sveglia con la sensazione di soffocare avendo avvertito la pressione del pene del padre contro
i suoi vestiti.
Freud nota che il FATTORE PATOGENO non è da rilevare nel trauma iniziale (13 anni), ma nella
rievocazione di questo trauma che avviene attraverso una scena simile, quella della sorella (16
anni), la cosiddetta seconda scena, che prende il nome di SECONDO TEMPO DEL TRAUMA.
La ‘seconda scena’ è fondamentale perché è da qui che nasce il ‘soffocamento’, come se la prima
scena, quella dei 13 anni fosse così traumatica, così impensabile, da non produrre nessun sintomo.
Anche nel Progetto Freud spiega l’effetto patogeno del trauma centrandolo sul concetto di
AZIONE DIFFERITA, DI AZIONE SUCCESSIVA, sostenendo che l’evento traumatico che scatena il
sintomo è un evento banale, che non riguarda direttamente il soggetto, ma che diventa patogeno (
nel senso che iniziano a verificarsi dei sintomi) perché fa rievocare una realtà precedente, un
trauma vissuto precedentemente che era stato immediatamente rigettato per la forte intensità di
eccitamenti , per ‘l’essere troppo traumatico’.
Nella teoria Freudiana il concetto di trauma è legato a considerazioni di tipo ECONOMICO ( intento
di assimilare il funzionamento psichico alle leggi della fisica e della biologia): un’esperienza che in
breve tempo apporta alla vita psichica un incremento di stimoli, un afflusso di eccitazioni,
talmente forte che la sua scarica o elaborazione non è possibile. O si può parlare di trauma quando
l’IO non è in grado di attuare un sufficiente controinvestimento che blocchi questo grande afflusso
di stimoli, né di legare questa energia al proprio investimento pulsionale.
Da un punto di vista DINAMICO: si rivela dinamico qualsiasi evento nei confronti del quale l’Io non
sia in grado di attuare difese.
Il concetto di trauma assume grande importanza clinica, essendo inteso come un EVENTO REALE
della storia del paziente , capace di scatenare la nevrosi.
All’epoca degli Studi sull’isteria, la causa della nevrosi è attribuita ad un evento traumatico reale,
subito dal soggetto nei primi anni di vita e successivamente rimosso: secondo Freud questo
trauma ha carattere SESSUALE, consiste cioè in una seduzione che il bambino subisce da parte di
un adulto e questo evento sessuale reale è patogeno o per la sua intensità e violenza o perché
non è tollerato da un apparato psichico ancora immaturo.
Sempre negli Studi sull’isteria Freud afferma che la nevrosi traumatica non è causata tanto dalla
lesione fisica, ma dal trauma psichico, dallo spavento che ne deriva, dalla reazione suscitata
dall’evento: se la reazione emotiva, l’affetto, viene repressa, essa resta legata al ricordo
diventando patogeno. Seguendo questa linea, la terapia psicoanalitica avrebbe l’obiettivo di
permettere al paziente di recuperare il ricordo dell’evento traumatico e di liberare l’affetto che
era legato all’evento traumatico attraverso il metodo catartico il quale consente l’abreazione della
reazione emotiva.
Successivamente il concetto di trauma non è legato ad un evento TRAUMATICO SESSUALE REALE,
ma al concetto di SITUAZIONE TRAUMATICA nella quale le FANTASIE del paziente sono
protagoniste: gli episodi di seduzione raccontati dai pazienti erano quasi sempre delle FANTASIE (
c’è comunque la presenza di esperienze traumatiche ereditate filogeneticamente – MOLTO
FORZATO).
Diventa quindi traumatico e potenzialmente patogeno, qualsiasi stimolo che raggiunge la psiche
del bambino senza essere stato modulato, filtrato , dalla madre , da questo scudo vivente, questo
io-ausiliario, dando come esito la formazione di DIFESE come la scissione e la proiezione , che sono
in grado di mandar fuori questi ‘corpi estranei’ e che faranno parte della sua personalità.
Se la madre invece è una buona ‘reverie’ , metabolizza tutti quegli elementi non integrabili nella
psiche del bambino ( elementi beta) restituendoli al neonato in una forma che può utilizzare per la
propria crescita (elementi alfa).
QUESTA CONCEZIONE E’ MOLTO SIMILE A QUELLA DI FREUD: TRAUMA COME EVENTO CHE
PERTURBA IL NORMALE FLUSSO DELL’APPARATO PSICHICO.
Perché avviene la ‘cosiddetta rinuncia’ da parte di Freud della teoria della seduzione?
Nel 1897 la sessualità sarà sempre un fattore centrale per le nevrosi, ma Freud capisce che gli
eventi sessuali raccontati dalle pazienti non sono veritieri, bensì delle fantasie che potrebbero
avere solo qualcosa di reale ; Freud quindi imparò a comprendere che i sintomi isterici derivano da
FANTASIE e non da avvenimenti reali. Solo più tardi riconosce in questa FANTASIA DI SEDUZIONE
l’espressione del COMPLESSO EDIPICO : ma qui la fantasia tocca il terreno della realtà , poiché fu
realmente la figura adulta , nei maneggiamenti necessari alla cura del corpo del bambino a
provocare sensazioni piacevoli ai genitali.
Come possiamo notare la TEORIA DELLA SEDUZIONE cambia, non viene eliminata, non viene
abbandonata:
si sposta da un EVENTO REALE ad una FANTASIA ma ripescando il REALE della seduzione delle cure
materne. Sarà fondamentale per la psicoanalisi questo passaggio dalla realtà del trauma alla realtà
interna del fantasma e del conflitto: la ‘rinuncia’ alla teoria della seduzione fonda il passaggio dalla
REALTA’ ESTERNA alla REALTA’ INTERNA , alla realtà psichica, alla fondazione delle fantasie della
situazione edipica.
CAPITOLO 6.
LE PSICONEVROSI E LE NEVROSI ATTUALI.
Una volta individuato il meccanismo di formazione dei sintomi isterici, occorreva chiedersi se
anche gli altri sintomi nevrotici potevano essere spiegati nello stesso modo e se il processo di oblio
da difese ( rimozione ) , fattore determinante dell’isteria, è considerato un processo generale.
Da questo momento inizia la nosografia psicoanalitica, che si differenzia da quella psichiatrica, per
il fatto di non stabilire un limite netto tra normalità e patologia: il confine fra gli stati definiti
normali e quelli patologici è puramente convenzionale, poiché i nevrotici si ammalano degli stessi
complessi con i quali lottiamo anche noi ‘sani’ solo che cambiano i rapporti delle forze in lotta tra
loro, le intensità, le quantità.
Il quadro della nevrosi ossessiva è poi ulteriormente complicato dal fatto che alla
rappresentazione ossessiva si aggiunge un comportamento con il quale il soggetto cerca di
proteggersi dall’idea ossessiva , ma che riproducendolo così tante volte, così insistentemente, così
spesso , diventa anch’esso un’ossessione!
ES. Una persona ossessionata dallo sporco ( laddove lo sporco è l’entità psichica che causa la
nevrosi ossessiva) , si lava continuamente le mani come difesa contro l’angoscia che lo sporco
possa contaminarlo, ma questa azione è svolta così insistentemente, così spesso, quasi come fosse
un’azione obbligata , che diventa anche questa una ossessione , una sofferenza, una mancanza di
libertà.
Per questo motivo, anche per la nevrosi ossessiva si può parlare di uno stato causato da una
REAZIONE DI DIFESA : da qui il termine NEVROSI DA DIFESA , utilizzato come sinonimo di
PSICONEVROSI.
Diversi anni dopo queste prime idee, fu chiaro che in questa nevrosi agivano meccanismi di difesa
specifici:
1. FORMAZIONE REATTIVA
2. ISOLAMENTO: desideri e sentimenti inaccettabili vengono isolati e spostati su un oggetto
sostitutivo e incongruo;
3. IL RENDERE NON AVVENUTO: vuole soffiar via un avvenimento , come nelle azioni magiche e nel
cerimoniale religioso;
Per quanto riguarda invece le NEVROSI ATTUALI , Freud non si interessa della sessualità infantile,
quanto piuttosto alla condotta anormale della vita sessuale attuale:
1. NEVRASTENIA – Freud ipotizza un esaurimento causato da un eccesso di masturbazione;
2. NEVROSI D’ANGOSCIA – un aumento di eccitazione non scaricata causata da eiaculazione
precoce , coito interrotto, astinenza.
In entrambi i casi ci riferiamo al punto di vista economico: quantità di eccitamento scaricata in
eccesso o accumulata troppo.
LE NEVROSI ATTUALI
LA NEVRASTENIA PRIMA DI FREUD.
E’ una patologia ancor oggi diffusa ed è caratterizzata dalla classica triade : ASTENIA , sensazione di
esaurimento fisico simile a quella provata dopo una fatica eccessiva, prevalente alla sera;
RACHIALGIE ( dolore localizzato alla colonna vertebrale) con disturbi funzionali sessuali, sensoriali,
del sonno; TONO DEPRESSO DELL’UMORE.
Questa patologia è tanto importante sia storicamente, perché coincide con la nascita della
psicoanalisi, sia perché aiuta a comprendere meglio la congiunzione tra psichico e somatico.
Il termine ‘nevrastenia’ fu coniato per la prima volta da un medico americano George M. Beard ,
che ne parlò come un nuovo male americano, dovuto all’esaurimento delle cellule nervose
provocato dalle esigenze della vita moderna: il concetto di ‘esaurimento’ è un elemento chiave di
questa sindrome , che è caratterizzata da stanchezza e dall’affaticabilità del soggetto nel lavoro e
nella vita sessuale.
Nella MINUTA E mentre per la nevrastenia Freud pensa ad una nevrosi da esaurimento , per
l’ANGOSCIA ritiene che si tratti di un accumulo fisico di eccitamento , di un accumulo di tensione
fisica sessuale: la nevrosi d’angoscia è quindi una nevrosi da ingorgo, da accumulo.
Nella MINUTA B c’è una prima differenziazione tra NEVRASTENIA, ISTERIA E NEVROSI OSSESSIVA.
Innanzitutto non è possibile che alla base della nevrastenia ci sia un meccanismo psichico, mentre
alla base dei sintomi psiconevrotici ci sono e come, si fa strada il concetto di difesa , precursore del
concetto di rimozione.
Separate la nevrastenia dalle psiconevrosi , Freud fa un’altra distinzione tra nevrstenia e nevrosi
d’angoscia : nella nevrastenia ci sono sintomi che si esprimono sul somatico (sintomi gastro-
intestinali, capogiri, dolori) , mentre nella nevrosi d’angoscia ci sono sintomi più psichici
(irritabilità, attesa angosciosa, attacco di angoscia ; ma la vera differenziazione è EZIOLOGICA in
quanto nella NEVROSI D’ANGOSCIA c’è un accumulo eccessivo di eccitamento e nella
NEVRASTENIA c’è un esaurimento sessuale.
Ma questi due disturbi entrano a far parte, entrambi, delle NEVROSI ATTUALI, perché sono
generati da anomalie della vita sessuale attuale, senza che entri alcun meccanismo psichico, a
differenza delle psiconevrosi legate invece a situazioni traumatiche infantili.
La terza nevrosi attuale , l’IPOCONDRIA , verrà aggiunta in ‘Introduzione al Narcisismo’ , sulla base
del fatto che l’ipocondria dipende dalla libido dell’Io.
Vedremo che il 1896 fu un anno di svolta per Freud: la morte del padre, l’inizio dell’autoanalisi, la
messa in questione della teoria della seduzione, l’interesse per il sogno e lo fu anche per la
nevrastenia e le nevrosi attuali .
Risentendo dell’abbandono della teoria della seduzione e dello spostamento dell’interesse da
eventi reali sessuali a fantasie ed il mondo interno, Freud sottolinea anche l’importanza della
vergogna e del senso di colpa che deriva dalle pratiche masturbatorie dei pazienti nevrastenici.
Però nel 1912, Freud pensa che le due nevrosi attuali ( nevrastenia e nevrosi d’angoscia) offrono la
compiacenza somatica alle psiconevrosi , sono la manifestazione sessuale somatica del sintomo
psiconevrotico, ipotizzando una sorta di continuum psico-somatico tra le due forme ( nevrosi
attuali e psiconevrosi, mantenendo pur sempre una differenza strutturale tra le due) , con
conseguente possibile analizzabilità anche delle nevrosi attuali .
Oggi, con le acquisizioni che derivano dagli studi di psicosomatica, possiamo dire, con la McDougall
, che le nevrosi attuali sono l’anello di congiunzione tra le manifestazioni psichiche e quelle
somatiche e che si tratta di una modalità di funzionamento mentale che punta ad evacuare,
scaricare, il pensiero e gli affetti connessi. La SCARICA non è più intesa dal punto di vista
energetico, ma è un modo per bypassare, scaricare, evacuare, il pensiero.
Dice McDougall che si tratta di ATTI-SINTOMI , che non sono da intendersi come risposta ad una
situazione conflittuale, ma rappresentano una FUGA dalla situazione ansiogena , tramite un
ripudio , un rifiuto, delle rappresentazioni disturbanti e una rapida evacuazione degli affetti
connessi ( l’atto quindi sostituisce il lavoro psichico) : in questo senso la masturbazione e le altre
abitudini sessuali nocive non sono tanto la causa della nevrosi, ma sono atti che servono ad
evacuare il disagio psichico , quindi sono a tutti gli effetti dei sintomi!
Il corpo diventa il tubo lungo il quale viene scaricato il disagio psichico, il dolore mentale, gli affetti
libidici e aggressivi, che non possono essere espressi e così viene spostata l’attenzione dallo
psichico al somatico.
Quando abbandonò la tecnica dell’ipnosi, Freud , mantenne soltanto la posizione del paziente ,
posto a giacere supino su un divano, mentre lui era seduto dietro di lui, in modo da vederlo senza
essere visto. Iniziò gradualmente ad eliminare ogni contatto fisico con il paziente ( era solito fare
un gesto tecnico: fare pressione sul capo del paziente con la mano in modo da ottenere
concentrazione) ; non dava più comandi , come ‘adesso dormi, adesso dimmi, raccontami’; non
interrompeva i discorsi facendo domande e chiedendo chiarimenti .
D’altra parte veniva a mancare quell’ampliamento della coscienza che forniva al medico ricordi e
rappresentazioni apparentemente sconosciute: per ovviare a questo problema, Freud valorizzò le
IDEE IMPROVVISE dei malati, I PENSIERI INVOLONTARI , tutto ciò che passa per la testa,
introducendo così le LIBERE ASSOCIAZIONI.
Oltre all’introduzione delle libere associazioni, Freud inizia ad essere consapevole che nei pazienti
esiste un grande problema da superare che è la RESISTENZA.
Essendo le resistenze inconsce, non consapevoli, impensabili, e quindi impossibili da esporre, le
libere associazioni non bastano a curare il sintomo ; per farlo, si dovrà capire la natura della
resistenza.
ELISABETH VON R.
E’ con questa paziente che si può dire che nasca il METODO PSICOANALITICO: in questo caso
clinico lo scopo principale è mettere a nudo le RIMOZIONI.
Freud commenta la scena al letto della sorella, sottolineando quanto fosse grande l’amnesia: la
scena è stata immediatamente dimenticata.
In questo caso, non è un trauma a produrre la nevrosi ma una PRETESA PULSIONALE , un desiderio
forte ma inaccettabile, da cui l’apparato psichico si difende con la RIMOZIONE dell’episodio e la
conversione dell’affetto legato all’episodio nel sintomo isterico.
N.B. ZONE ISTEROGENE : Freud non è ancora ‘neutrale’(non dovrebbe avere contatti fisici), pizzica
queste zone che sono fonte di piacere pulsionale e che si installano in diverse aree rispetto a
quelle del normale sviluppo libidico-affettivo.
In questo caso clinico, Freud scopre un procedimento, che diventerà un vero e proprio metodo: lo
svuotamento strato per strato paragonabile alla tecnica del dissotterrare una città sepolta.
Si faceva raccontare ciò che era noto alla paziente e penetrava , con piccole informazioni, negli
strati più profondi della memoria.
La metafora archeologica non arriva per caso: gli anni delle scoperte della psicoanalisi sono gli
stessi del grande interesse per l’archeologia, per esempio viene portato alla luce il palazzo di
Cnosso a Creta.
Freud stava lavorando all’ipotesi che il nostro apparato psichico si sia formato attraverso un
processo di stratificazione (mente come un vulcano): il materiale di tracce mnestiche esistente è di
tanto in tanto sottoposto ad una risistemazione a causa dell’arrivo di nuove informazioni, ad una
riscrittura ; quindi Freud arriva a pensare che la memoria non è presente in forma univoca, ma
molteplice e che ci sono vari strati con varie informazioni che vengono sepolti dai nuovi strati e
quindi dalle nuove informazioni.
Ne consegue che non tutto è visibile e analizzabili ad un esame di superficie, e lo psicoanalista-
archeologo assume il lavoro dell’estrazione delle informazioni strato per strato, del
dissotterramento della realtà psichica sommersa: massima esemplificazione è il lavoro che si fa
per risolvere i SINTOMI ISTERICI e per comprendere i SOGNI.
Freud , cercando di descrivere il ruolo dello psicologo-archeologo, indica che gli strumenti
dell’osservazione diretta e dell’anamnesi (ricordo) siano insufficienti e che , se si vuole fare un
lavoro di svelamento e di dissotterramento, bisogna scavare nel profondo, oltre gli strati
superficiali.
Nonostante ciò , questo modello archeologico, non è il punto d’arrivo del metodo psicoanalitico,
non spiega in toto la tecnica adoperata da Freud, ma è soltanto un modo per descrivere ‘l’operare
psicoanalitico’ ( c’è un accento particolare verso l’inconscio) : dalla scoperta del transfert in poi,
l’analista non ha a che fare solo con i reperti archeologici che spuntano dall’inconscio del paziente,
ma anche con i demoni che sono stati sollecitati, ciò che sembrava sepolto , pietrificato, morto,
torna a vivere ( Con queste integrazioni, l’apparato psichico potrà essere immaginato come la città
di Roma descritta del Disagio della Civiltà).
LA RESISTENZA.
Con il caso di Elisabeth non c’è abreazione con il semplice racconto della storia ; in questo caso si
rendono evidenti delle forme transferali che sembrano impedire il processo di abreazione. Il
transfert, non del tutto riconosciuto anche in questo caso, appare come una RESISTENZA e quindi
considerato da FREUD come un EVENTO INDESIDERATO, che complica la cura; ma questo nuovo
problema metterà alle strette lo psicoanalista, che si trova costretto a cambiare qualcosa nel
trattamento, prima cosa fra tutte il setting psicoanalitico ( cosa che faciliterà anche le libere
associazioni).
RIMOZIONE,RESISTENZA E CONTROINVESTIMENTO.
Con Elisabeth, iniziano ad avere importanza i concetti di ‘rimozione’ e ‘resistenza’.
Freud descriverà la reciproca relazione tra rimozione e resistenza attraverso una metafora esposta
durante una conferenza in un College americano: supponete che in questa aula, estremamente
silenziosa, si trovi un individuo che disturba la quiete e distolga la mia attenzione nel fare lezione,
chiacchierando, ridendo, stropicciando i piedi. Io dichiaro che in queste condizioni è impossibile
fare una conferenza e allora tra di voi si alzano alcuni signori robusti che, dopo una breve lotta,
cacciano l’elemento di disturbo. Egli è dunque RIMOSSO e io posso continuare. Ma affinché il
disturbo non si ripeta, quando il ragazzo tenta di entrare di nuovo in aula, i signori accostano le
loro sedie alla porta in modo da non farlo entrare mai più e disponendosi come RESISTENZA, una
volta avvenuta la rimozione ( c’è prima la RIMOZIONE e poi la RESISTENZA).
La RIMOZIONE, che inizialmente era stata chiamata REAZIONE DI DIFESA, non era più l’unico
motivo della nevrosi, occorreva tener conto anche della RESISTENZA : la resistenza giustifica il
fatto che ciò che è stato dimenticato non era facile per il paziente da ricordare perché doloroso o
vergognoso e quindi inaccessibile.
Si ha la percezione del fenomeno della resistenza quando, durante il trattamento psicoanalitico ,
vengono a mancare le associazioni del paziente, o ci si allontana da un determinato tema, o
quando avvicinandosi ad un tema il paziente prova brutti sentimenti.
La resistenza è INCONSCIA tanto quanto la rimozione ed è una forza che si oppone all’emergere
dell’inconscio: da quel momento in poi, in analisi, bisogna prima analizzare la resistenza e poi il
conflitto, la rimozione, ecc.
Ma l’io che cosa ha fatto? L’IO aveva sbarrato alla rappresentazione sconveniente (moto
pulsionale, così penoso, doloroso, vergognoso) l’accesso alla coscienza e di conseguenza gli aveva
negato anche la scarica motoria.
La rappresentazione però ( il moto pulsionale) , nel frattempo, aveva mantenuto la propria energia
(quantum d’affetto) ! E’ questo quello che Freud chiama RIMOZIONE: un meccanismo di difesa ,
simile ad una fuga dalla coscienza.
Abbiamo detto però che il moto pulsionale è ancora pieno di energia, quindi cerca continuamente
di fare pressione e di entrare nella coscienza ; a questo punto l’IO che si deve difendere da questa
costante pressione e per farlo deve avere un dispendio di energia permanente
(controinvestimento = resistenza) che possa contrastare nel migliore dei modi il moto pulsionale.
Essendo veramente difficile uscire dall’inconscio per arrivare alla coscienza, cercava di scaricare la
sua energia e ottenere soddisfacimento attraverso vie sostitutive , attraverso delle scorciatoie,
facendo così andare a vuoti l’intenzione della rimozione di seppellirlo nell’inconscio.
Nell’isteria, seguendo questa strada alternativa, l’impulso rimosso irrompeva in un punto qualsiasi
del corpo dando luogo ai sintomi ( Freud chiama CONVERSIONE questo dirottamento
sull’innervazione somatica del quantum d’affetto), che risultano essere quindi dei
SODDISFACIMENTI SOSTITUTIVI ( sono appagamenti di un impulso che non trova la strada del
soddisfacimento primario), dei COMPROMESSI tra le forze pulsionali che vogliono manifestarsi a
tutti i costi e le forze dell’Io che le reprimono, un compromesso tra espressione e repressione.
Ma perché questi moti pulsionali non possono essere espressi? Per:
-MOTIVI ESTERNI: morale sociale del tempo, come l’impossibilità di esprimere desideri erotici o
aggressivi;
-MOTIVI INTERNI: dovuti alla storia del soggetto, vale a dire traumi, fissazioni, regressioni nello
sviluppo libidico-affettivo.
Adesso ci rendiamo conto del fatto che lo scopo del trattamento psicoanalitico non è più la
semplice abreazione, ma il mettere a nudo le rimozioni, ma prima ancora le resistenze: il sintomo
isterico rimanda ad una catena simbolica!!!
SCHEMATICAMENTE:
-RIMOZIONE: rimuove la rappresentazione ;
-CONVERSIONE: trasforma il quantum d’affetto in sintomo;
Dal punto di vista STRUTTURALE , Freud parla di conversione del quantum d’affetto legato ad una
rappresentazione intollerabile per l’IO e rimossa, sepolta nell’inconscio, dallo stesso io.
Entrambe sono delle DIFESE , destinate ad esprimersi in forme diverse:
-RIMOZIONE: sintomo psichico , cioè l’amnesia;
-CONVERSIONE: sintomo somatico, cioè disfunzione fisica.
Con il sintomo isterico Freud compie quel salto tra lo psichico e il somatico che gli consente di
metterli per la prima volta in relazione: da questo momento la scissione tra mente e corpo che ha
segnato la filosofia occidentale, cessa di esistere.
Anche nel Caso di Dora, Fredu introduce il concetto di COMPIACENZA SOMATICA , per indicare che
nell’isteria non c’è ragione di pensare ad un’origine psichica o ad un’origine somatica , il sintomo
necessita di questa compiacenza somatica che offra una via espressiva nel somatico ai processi
psichici inconscio : il funzionamento della mente è in continuità con il funzionamento del corpo.
Freud definirà l’io come io corporeo , testimonianza di questa originaria adiacenza mente-corpo.
All’epoca delle prime lettere Freud era docente di neuropatologia all’Università di Vienna ( luogo
in cui si incontrarono per la prima volta ) e aveva sposato Martha Bernays ; Fliess , di 2 anni più
giovane, era invece già un famoso dottore.
In quel periodo Freud aveva delle grandi difficoltà , dovute principalmente ad un ambiente
culturale e scientifico chiuso mentalmente, che non accettava l’idea che fossero dei desideri
sessuali rimossi la causa dei sintomi nevrotici: Fliess era il suo unico pubblico, un pubblico pronto
sia a criticare che a sostenere. Fu in questi anni che Freud visse una condizione di forte
isolamento, tra l’altro fecondo, perché proprio in questo periodo metterà le basi per la futura
scienza psicoanalitica , scoprendo attraverso la sua autoanalisi , l’esistenza del COMPLESSO
EDIPICO e le LEGGI SUL SOGNO.
Possiamo facilmente capire che le lettere di Freud a Fliess non rappresentano solo le origini della
psicoanalisi ma sono il PRIMO MOMENTO TEORICO della nuova scienza che trova in questo
rapporto di amicizia il futuro modello analista\paziente.
Tale rapporto, che si tramutò in un’alleanza intellettuale ( Fliess si occupava della parte medico-
biologica e Freud delle scoperte psicologiche, che cercava continuamente di affiancare a quelle
medico-biologiche), portò Freud ad affidare a Fliess una sua paziente , EMMA ECKSTEIN. Fliess
sottopose la paziente ad un’operazione al naso che la lascerà sfiguarata per un banale errore: una
benda dimenticata nella cavità nasale. Nonostante ciò, Freud difenderà ciecamente l’amico,
riconducendo l’emorragia a sintomi isterici : questo episodio darà luogo al famoso SOGNO
CAMPIONE dell’Interpretazione dei Sogni , cioè il Sogno dell’iniezione ad Irma.
I TEMI DELL’AUTOANALISI.
FREUD PAZIENTE
Freud iniziò l’autoanalisi nel luglio del 1897 : uno dei motivi è che egli stesso non si sentiva esente
da sintomi nevrotici.
Viveva spesso momenti in cui soffriva di una forte angoscia di morte , uno di questi avvenne
intorno al suo 40esimo compleanno , ma c’è un antefatto: Freud era stato molto colpito dalla
notizia della morte dello scultore Tilgner per un attacco cardiaco , il quale poco tempo prima della
tragedia aveva vinto un concorso per fare un monumento a Mozart.
Freud ne rimase così colpito poiché aveva il timore che anche lui, come lo scultore, non poteva
vedere la sua creature ‘la psicoanalisi’.
Oltre a tale angoscia, lo psicoanalista soffriva anche della fobia di viaggiare in treno, motivo per cui
sarà incapace di recarsi a Roma dal padre.
Dando quindi una spiegazione ATTUALE (nevrosi attuale) ai suoi problemi nevrotici ( e non edipica
come la chiamerà ) Freud può tirarsi fuori dalla teoria della seduzione e quindi dall’obbligo di
incolpare il padre come seduttore.
Resta il fatto che i sintomi nevrotici di Freud sono da riferirsi, come egli stesso annota nella sua
autoanalisi, a conflitti inconsci con la figura paterna , quindi conflitti edipici: non stupisce il fatto
che durante gli anni della malattia e della conseguente morte del padre, questi sintomi abbiano
avuto il loro apice.
I SOGNI:
1. Freud vede il Tevere e Ponte S. Angelo dal finestrino del treno che si mette in moto – è una
Roma a cui desidera avvicinarsi;
2. Vede Roma da una collina , distante e avvolta nella nebbia – è una Roma verso la quale è meglio
tenere le distanze;
Roma è vista comunque come la Città Eterna che funge da MADRE.
Si ipotizza però che nell’autoanalisi sia uscito un ricordo che forse è alla base di tutti e 4 i sogni:
all’età di 12 anni il padre, che stava passeggiando con lui per la città, gli raccontò per mostrargli
che era nato in un’epoca migliore, che quando era un ragazzino un cristiano gli gettò il suo
berretto per terra urlando ‘ebreo giù dal marciapiede’. La sola cosa che lui fece fu andare a
riprendere il berretto per strada, senza dire una parola.
Ciò non sembrò molto eroico a Freud , e a questa scena ne contrappose un’altra: la scena di
quando il padre di Annibale gli fece giurare che si sarebbe vendicato dei Romani , i quali uscirono
vincitori dalla prima guerra punica!
Quindi, in questi sogni, c’è tutta l’AMBIVALENZA verso il padre e poi c’è Roma che da un lato deve
combattere e che dall’altro rappresenta il corpo della madre, oggetto di desiderio incestuoso.
Il conflitto si esprime simbolicamente proprio con l’inibizione nevrotica di recarsi a Roma.
I sintomi nevrotici di Freud quindi possono trovare spiegazione nella CONFLITTUALITA’ E
NELL’AMBIVALENZA della situazione edipica : come figlio maschio primogenito Freud ebbe un
trattamento privilegiato da parte della madre e si confrontava competitivamente con il padre
ormai vecchio (molto più grande della madre).
Nella sua autoanalisi Freud ricorda di aver visto la nudità di sua madre durante un viaggio a
Vienna, dove l’uso del latino (nudam e matrem) la dice lunga sui conflitti di Freud in materia
sessuale ed edipica: il latino sembra il segno visibile della rimozione ;
questa situazione è uno dei motivi della sua fobia a viaggiare e in particolare dell’impossibilità di
raggiungere Roma.
Il problema della seduzione diventa molto articolato, si passa da eventi reali alle fantasie, per poi
arrivare ad una reale seduzione precoce che non ha più una valenza negativa ma positiva : la
madre che seduce il bambino con le cure materne, è una madre buona, non maligna. La
bambinaia, che è la sua iniziatrice, cioè colei che si è più di altri occupata del piccolo Sigmund , non
è altro che l’alter ego della madre , quindi anch’essa una figura essenziale per vivere e
sopravvivere, che lo ha curato e che con le sue cure l’ha sedotto.
Siamo nel pieno di un’elaborazione che avrà come risultato la scoperta del complesso di edipo: in
una lettera afferma di aver avuto una sola idea generale cioè che in lui ha trovato
l’innamoramento per la madre e la gelosia verso il padre e ritiene che questo sia un EVENTO
GENERALE DELLA PRIMA INFANZIA!
Freud aveva intuito che i sogni come i sintomi nevrotici ( si fa spazio la convinzione di una
relazione strutturale tra sogno e sintomo) erano solo apparentemente senza senso e che dietro la
loro facciata c’era un significato inconscio da svelare ; comincia quindi a formularsi l’idea che il
sogno sia un appagamento di un desiderio (ciò non significa che tutti i sogni abbiano una natura
sessuale: un semplice caso è quello dei desideri dei bambini che non hanno trovato realizzazione
nella realtà ) , che sia una via alternativa per la scarica di un moto pulsionale, che sia una via
d’accesso ai processi inconsci.
Una dimostrazione del fatto che il sogno sia un appagamento di desiderio è il sogno che Freud ci
riferisce del nipote medico di Breuer, di nome Rudolf, chiamandolo ‘breve episodio di psicosi
onirica’: questo signore dovendosi recare all’ospedale, ma non avendo voglia di alzarsi dal letto,
sogna una cartella clinica in cui c’è scritto il suo nome ; così pensa tra se e se che essendoci la sua
cartella clinica all’ospedale, lui è già lì, non deve alzarsi dal letto per andarci e può continuare a
dormire !
Emma, è in cura da Freud per isteria. Freud chiese a Fliess un consulto medico per vedere se vi
fosse una situazione patologica al setto nasale che in qualche modo potesse avere una relazione
con i sintomi isterici all’addome. Fliess diagnosticò uno stato patologico e suggerì un intervento
chirurgico al naso che ebbe però conseguenze negative. Dopo l’operazione infatti Emma
continuava ad avere dolori ed emorragie nella cavità nasale ; solo successivamente si scoprì che la
causa di questi dolori non era l’isteria , ma un pezzo di garza dimenticato nella cavità.
Nonostante questo imperdonabile errore, Freud continua ad adulare il suo amico e ad avere una
grande stima e fiducia nei suoi confronti, eppure il sogno che farà non descriverà questi stati
d’animo.
Nell’estate 1895 Freud aveva avuto in cura un’amica di famiglia, Irma, ma fin da subito si capisce
che un rapporto del genere può diventare fonte di problemi : un qualsiasi insuccesso minerebbe la
vecchia amicizia con i parenti e con l’ammalato.
La cura terminò con un successo parziale, la paziente perdette la sua angoscia isterica ma non tutti
i suoi sintomi somatici , questo perché a quell’epoca Freud non aveva ancora scoperto il modo
definitivo per risolvere i problemi isterici.
Un giorno si recò da Freud, di nome Otto, che era andato precedentemente a trovare la famiglia
della paziente e gli riferì che la ragazza stava meglio ma non del tutto bene: nelle parole di Otto ,
Freud credette di sentire un rimprovero , come se i genitori di Irma, i quali già non vedevano di
buon occhio il trattamento psicoanalitico, gli avessero chiesto di riferirgli il loro disprezzo nei
confronti del lavoro che aveva svolto.
La sera stessa Freud scrisse il resoconto della malattia di Irma per consegnarlo , quasi come se si
volesse giustificare, al Dottor M. , un amico che all’epoca era una figura dominante in città: la
notte ebbe un sogno.
Freud fu il primo a capire l’importanza scientifica e terapeutica del sogno , descrivendo il sogno
come qualcosa di NON SEPARABILE DAL SOGNATORE.
La prima idea di Freud sul sogno e sul sognare la espose nel PROGETTO, nel quale intende l’attività
onirica come un processo simile a quello dell’isteria, con il vantaggio di essere materiale del tutto
normale e quotidiano di ogni essere umano: lo stimolo (moto pulsionale) non può essere scaricato
durante lo stato di sonno, perché in queste condizioni non è attiva la motricità (la via motoria) .
Allora lo stimolo cerca una via alternativa a quella motoria, percorre le vie neurali con andamento
regressivo (regressione topica ) , per via della sospensione del sistema omega deputato al
controllo e al segno di realtà, e arriva al primo sistema depositario della FUNZIONE PERCETTIVA e
quindi all’ATTIVAZIONE ALLUCINATORIA ( una scarica simile a ciò che dice la neurofisiologia oggi) .
N.B. a ciò si aggiungerà l’ipotesi che la funzione primaria del sogno sia garantire la continuazione
del sonno.
Successivamente, ‘ nell’interpretazione dei Sogni’ , Freud aggiunge un ipotesi dal punto di vista
psicoanalitico oltre a quello neurofisiologico esposto nel Progetto, ovvero che nel sogno può
trovarsi un SIGNIFICATO INCONSCIO, e che quindi grazie ad esso è possibile esplorare il mondo
interno del soggetto: c’è da dire che l’attività onirica è diversa dal sogno che raccontiamo, ma il
racconto infondo è l’unico modo che abbiamo per entrare in contatto con la suddetta attività;
come dire che l’inconscio di svela e si vela contemporaneamente.
Ma perché Freud dirà che il sogno preserva il sonno?
Questo accade solo perché c’è una CENSURA, che maschera il desiderio rimosso, i pensieri
inconsci, che altrimenti sarebbe così eccitante, così forte e carichi di emozioni da provocare il
risveglio : la censura traduce, attraverso il lavoro onirico, i pensieri inconsci in immagini oniriche ,
producendo quindi tutto quello che noi ‘vediamo nel sonno’.
In base a questa ‘scoperta’ Freud dirà che : il sogno è l’appagamento (mascherato) di un desiderio
(rimosso).
SENZA DESIDERIO INCONSCIO , I RESIDUI DIURNI ( gli organizzatori\materiale psichico per il lavoro
onirico) NON RIUSCIREBBERO A COSTRUIRE UN SOGNO.
2.ELEMENTI INFANTILI.
Sono i più importanti perché sono connessi con un desiderio inconscio (rimosso) che ha origine
nella vita infantile : questo desiderio inconscio resta sempre attivo e indistruttibile nella nostra
psiche.
3.FONTI SOMATICHE.
Freud distingue stimoli sensoriali:
- esterni \ oggettivi: rumori, suoni, e tutto ciò che sentiamo e percepiamo;
-interni \ soggettivi : stimoli corporei, degli organi, che possono produrre sensazioni anche più forti
rispetto allo stato di veglia.
OBIEZIONI ED ECCEZIONI ALLA LEGGE DEL SODDISFACIMENTO DEL DESIDERIO.
Secondo la teoria elaborata da Freud , il sogno è il soddisfacimento allucinatorio del desiderio
inconscio, il quale risulta essere la forza motrice del sogno (senza desiderio inconscio, non c’è
sogno): nel sogno ritroviamo lo stesso procedimento che porta all’allucinazione primaria , cioè il
ricreare in modo immaginario (allucinatorio) le condizioni che erano state in grado di soddisfare il
desiderio per la prima volta, meccanismo che segue le leggi del processo primario ( che non ha
segno di realtà e che prevale sul processo secondario).
La teoria del sogno è andata incontro a numerose obiezioni che lo stesso Freud dovette affrontare.
Inizialmente fu messo in dubbio il ruolo della censura di preservare il sonno : esistono tanti sogni
in cui la censura non agisce e che permettono comunque al soggetto di continuare a dormire.
Ne sono un esempio i sogni dei bambini ( dolci che desideravano e che non hanno potuto avere
nello stato di veglia , li ottengono durante il sogno: qui non c’è alcuna censura è quello che
desiderano) . Ma oltre a questi, ci sono anche altri sogni ( i sogni di comodità) che manifestano
direttamente i desideri senza essere censurati : quando sotto l’azione di uno stimolo organico ,
bisogno di bere , di coprirci, di mangiare, appaghiamo lo stimolo sognando di bere, mangiare e
coprirci senza svegliarci.
Inoltre vi è una certa difficoltà a considerare il sogno come un appagamento di desiderio in quei
sogni in cui facciamo morire delle persone: ciò che bisogna ricordare è che siamo sempre di fronte
ad un processo primario, che non ha segno di realtà, per cui anche un piccolo senso di ostilità di
origine infantile verso una persona può tramutarsi nella morte della stessa, senza che si sia mai
sperato né inconsciamente né consciamente che quella persona morisse.
Così l’apparato psichico non potendo attuare il principio di piacere, nel caso dei sogni traumatici,
(la scarica immediata dell’eccitamento al momento opportuno) funziona secondo un altro
principio : il PRINCIPIO DELLA COAZIONE A RIPETERE (funzionamento al di là del principio di
piacere).
In cosa consiste questo principio? L’apparato psichico fa in modo che il sogno traumatico si
presenti nel soggetto molto spesso e sempre allo stesso modo, con la speranza che ogni volta che
si presenta si possa scaricare l’eccitamento eccessivo , e possa quindi risolvere unicamente da solo
il problema dell’ingorgo di eccitamento dovuto al trauma.
In questi termini potrebbe sembrare che il sogno traumatico sia un tentativo di cicatrizzazione
della ferita provocata dal trauma , ma è chiaro che per rimuginare una ferita profonda sia
necessario l’intervento di un medico (psicoanalista) che con i punti metta vicino i due lembi della
ferita per favorire un processo di cicatrizzazione che altrimenti non potrebbe avvenire.
Altra funzione del sogno è quindi permettere il soddisfacimento del creatore del sogno stesso:
quello che Freud chiama l’unico PENSIERO RINNEGATO (il desiderio inconscio che è stato rimosso
stesso dal sognatore).
IL LAVORO ONIRICO.
Il lavoro onirico è quel processo che consente la trasformazione del contenuto latente in
contenuto manifesto nel sogno:
il sogno è un appagamento allucinatorio (non reale , immaginario) di un desiderio inconscio e
quindi rimosso ; il desiderio rimosso deve essere mascherato in modo che il suo contenuto ( di
natura intollerabile e penoso) sia quanto più possibile tollerabile e pronto per essere soddisfatto
tramite allucinazione.
L’ELABORAZIONE SECONDARIA.
L’ "elaborazione secondaria", ovvero quel processo di rimaneggiamento del sogno, per cui si tende
ad eliminare le apparenti assurdità, contraddizioni, incoerenze, per presentarlo in una forma il più
possibile coerente, logica e comprensibile, eventualmente mediante aggiunte e trasposizioni (si
pensi al montaggio di un film).
Freud ritiene che l’ "elaborazione secondaria" incominci ad agire già mentre si sta sognando, e che
s'intensifichi quando ci si avvicina allo stato di veglia, e soprattutto quando si racconta il sogno.
N.B. Le operazioni psichiche inconsce che si attivano nel lavoro onirico sono sia L’ELABORAZIONE
PRIMARIA che L’ELABORAZIONE SECONDARIA.
LA REGRESSIONE.
L’attività onirica ha un carattere tipicamente regressivo : si muove verso il polo percettivo , in
modo tale da allucinare il desiderio onirico e far credere che ci sia stato un appagamento reale del
desiderio ( il contenuto latente è trasformato in immagini a noi comuni ed in modo così reale, che
ci sembra di vivere veramente ciò che vediamo).
IL LAVORO INTERPRETATIVO .
Il sogno riveste una grande importanza clinica all’interno del trattamento psicoanalitico :
l’interpretazione dei sogni è la via principale che porta alla conoscenza dell’inconscio.
Freud inoltre si chiede quale uso si debba fare della pratica di interpretare i sogni nel trattamento
psicoanalitico dei malati: deve essere funzionale solo ed esclusivamente alla CURA, non deve
essere una pratica a sé stante. A proposito di ciò, se si presentano nuovi sogni prima di aver risolto
i precedenti, durante una cura, ci si deve occupare dei nuovi, perché potrebbero esserci gli stessi
elementi che ci sono nei primi e che quindi si ripetono sempre (si facilita l’analisi).
Altro problema è se il medico debba tradurre subito anche al malato tutto ciò che egli ha capito
dai suoi sogni: bisogna essere cauti, bisogna fare in modo che il paziente possa arrivare quasi da
solo alla soluzione.
CAPITOLO 10.
IL MODELLO DI APPARATO PSICHICO DELLA PRIMA TOPICA.
Freud considera teoricamente la psiche ricorrendo a diverse modalità, a diversi "punti di vista".
1.Il "punto di vista economico", che concerne l’intensità, la quantità delle forze psichiche in gioco.
E’ in base a questo punto di vista che Freud ha tracciato la linea di demarcazione tra normalità e
patologia in campo mentale: il criterio decisivo non è la qualità dei processi implicati – il tipo di
forze psichiche – ma appunto la quantità relativa delle diverse forze, tra le quali non sussiste
differenza qualitativa. Come dire che i conflitti inconsci sono gli stessi, ma nei nevrotici sono molto
più intensi che negl'individui normali.
2. Il "punto di vista dinamico", che considera la psiche dalla prospettiva delle varie forze che in
essa si esprimono e dei conflitti esistenti tra loro: quindi le diverse "pulsioni" e le "difese" operanti
contro di esse. L’inconscio viene così a coincidere con il "rimosso", cioè con tutti quei contenuti
psichici (fantasie, pensieri, ricordi) legati alle pulsioni vissute come spiacevoli. Ovviamente, la
"rimozione" è soltanto uno tra i possibili "meccanismi di difesa".
3. il "punto di vista topico" (" 1° topica"): così detto perché viene utilizzata una metafora
topografica nel descrivere la psiche come distinta in più (nella fattispecie 3) "luoghi" psichici ( non
in riferimento all’anatomia cerebrale vera e propria) detti o istanze o sistemi: coscienza,
preconscio, inconscio.
4. Il "punto di vista strutturale" ("II topica", elaborato dopo il 1920), che rappresenta appunto la
"struttura tripartita" dell’apparato psichico: Es, Io e Super-io.
Freud accenna solo di sfuggita al primo sistema, quello percettivo, per dire che esso può ricevere
gli stimoli, interni ed esterni, ma non può serbarne le tracce mnestiche pena la sua rapida
saturazione. Tale registrazione ha luogo invece nel sistema successivo, quello mnestico appunto,
che Freud suddivide in tanti sottosistemi. Il sistema mnestico infatti non ha solo il compito di
registrare il dato percettivo ma anche quello di stabilire i nessi associativi fra le percezioni stesse.
E’ necessario quindi ipotizzare l’esistenza di più sottosistemi mnestici dato che i processi
associativi si differenziano molto fra di loro per livelli diversi di complessità.
L’ipotesi di Freud relativa al funzionamento del terzo sistema, l’Inconscio, è che questo utilizzi
proprio il deposito di immagini mnestiche infantili per costruire il desiderio onirico (che costituisce
il punto di partenza per la formazione del sogno).
Arriviamo ora al quarto sistema, il Preconscio. L’ipotesi di Freud è che i contenuti di questo
sistema siano in assoluta prevalenza pensieri espressi in parole, che esso quindi utilizzi il materiale
dei sistemi mnestici più evoluti, quelli cioè in cui i contenuti di pensiero sono associati secondo le
relazioni della logica. Questo perché, secondo Freud, la verbalizzazione, la trasformazione dei
contenuti di origine interna, presenti come immagini sensoriali, in immagini verbali condiziona in
modo importante la possibilità del loro accesso alla Coscienza, il quinto sistema. Pertanto
l’inibizione che il quarto sistema, il Preconscio, esercita rispetto all’Inconscio non è solo né
prevalentemente una censura a carico dei contenuti di quest’ultimo, ma anche e soprattutto una
inibizione di carattere funzionale. La “materia grezza” su cui si basa il pensare non ha abitualmente
accesso alla Coscienza. Ciò spiega il fatto che quando i sistemi funzionano regolarmente, come di
norma accade nella veglia alla persona normale, non è possibile che si produca nella Coscienza un
fenomeno come il sogno.
LA PRIMA TOPICA.
In questa descrizione dell’apparato psichico che contiene le istanze della cosiddetta prima topica ,
il funzionamento psichico può essere rappresentato nei due sensi:
1. Nel senso progressivo: scarica che parte da uno stimolo percettivo verso il polo motorio, che
corrisponde al passaggio di una rappresentazione dall’inconscio al preconscio;
2. Nel senso regressivo: come avviene nel sogno o come nel caso di un’idea conscia che venga
rimossa.
Tra le ‘istanze’ viene posizionata una ‘censura’ che fa da confine tra un’istanza e un’altra , per cui
occorre sempre immaginare una dialettica , sia nel sogno che nella veglia, tra desiderio rimosso e
censura.
Questa descrizione dell’apparato psichico è una vera e propria svolta nel lavoro Freudiano, perché
fornisce per la prima volta un modello dello psichico in termini totalmente psicologici.
IL SISTEMA INCONSCIO.
L’inconscio è ciò che più di ogni altra cosa segna la storia psicoanalitica: senza l’inconscio non c’è
psicoanalisi.
Molte persone misero in dubbio questo concetto, in quanto non dimostrabile e non conoscibile,
ma , dice Freud, è proprio questa l’essenza di tutti noi, è questo il concetto che serve per arrivare
ad una vera definizione dello psichico : lo psichico in sé è inconscio!
Il nostro psicoanalista aveva anche l’impressione che all’accettazione dell’inconscio si opponevano
delle resistenze , fondate sul fatto che NESSUNO VUOLE CONOSCERE IL SUO INCONSCIO, così che
la soluzione più comoda è negarne l’esistenza.
E’ stato il metodo ipnotico a suggerire a Freud l’esistenza di un inconscio dinamico, un altro
mondo sconosciuto al soggetto, che in determinate circostanze emergeva ( e sarà un concetto
SUCCESSIVO alle pulsioni e alla rimozione, come se queste fossero propedeutiche per introdurlo).
Usato come AGGETTIVO si riferisce ad un contenuto mentale non disponibile alla coscienza;
Usato come SOSTANTIVO si riferisce ad uno dei luoghi dell’apparato psichico descritto nella prima
topica: essendo un luogo INCONOSCIBILE , l’inconscio è conoscibile solo attraverso i suoi derivati :
lapsus, atti mancati, sogni, sintomi.
Questo luogo corrisponde all’ES della seconda topica ; ma qui vi sono anche parti dell’IO che sono
inconsce (le difese) e le istanze morali superegoiche : quindi è giusto dire che il rimosso E’
inconscio, e non che l’inconscio è il rimosso , questo perché anche una porzione dell’IO è
inconscia, non solo il rimosso.
Il sistema inconscio è il luogo delle pulsioni e del rimosso che spinge verso la scarica : qui ci sono
solo rappresentazioni di cosa ,tracce visive corrispondenti alle percezioni precedenti rimosse
legate sempre ad un’esperienza affettiva ma questi AFFETTI INCONSCI, AFFETTI RIMOSSI, non sono
sepolti nell’inconscio perché questi si staccano dalle rappresentazioni originarie e si legano poi ad
altre rappresentazioni più accettabili per la coscienza .
IL SISTEMA PRECONSCIO.
Il preconscio è ciò che è capace di diventare cosciente!
In questo luogo ci sono rappresentazioni più elaborate , cioè rappresentazioni di parola ,
acustiche, necessarie perché le rappresentazioni di cosa ( presenti nell’inconscio) possano passare
alla coscienza; queste rappresentazioni verbali sono residui mnestici, sono state in passato
percezioni e possono diventare coscienti.
Il Preconscio ha accesso alla COSCIENZA e alla MOTILITA’ , mentre il materiale inconscio non può
passare facilmente al preconscio per l’esistenza di una censura.
Il preconscio ubbidisce alle leggi del PROCESSO SECONDARIO e opera attraverso il pensiero logico
del linguaggio verbale: corrisponderà alle funzioni dell’Io struttura , vale a dire la memoria conscia,
l’inibizione alla scarica, qualità temporale, esame di realtà , principio di realtà.
IL SISTEMA PERCEZIONE-COSCIENZA.
La coscienza corrisponde alla consapevolezza degli accadimenti esterni ed interni e anche alla
consapevolezza delle percezioni interne ed esterne, alle sensazioni di piacere-dispiacere, ai ricordi
coscient, percezione del tempo e dello spazio: Il conscio quindi risulta essere la parte più periferica
dell’apparato psichico che accoglie stimoli sia dal mondo esterno che dal soma e dalla psiche. E’
per Freud il NUCLEO DELL’IO.
La distinzione tra questo sistema e il preconscio, è meno netta di quella tra inconscio e conscio: sia
il sistema conscio che il sistema preconscio, hanno energia e mobile per operare un
sovrainvestimento indispensabile per mantenere conscio o far diventare conscio un contenuto
preconscio.
RAPPRESENTAZIONE E AFFETTO.
Freud dice che ciò che veramente conta nella vita psichica sono i SENTIMENTI (Affetti) :
rappresentazioni che sono rimosse soltanto perché sono collegate allo sprigionamento di
sentimenti che non dovrebbero verificarsi.
Cerchiamo di definirli separatamente.
1. RAPPRESENTAZIONI: tutte le rappresentazioni derivano da PERCEZIONI, sono ripetizioni di
queste; in origine quindi l’esistenza della rappresentazione è una garanzia della realtà del
rappresentato, c’è assoluta oggettività. Il contrasto soggettivo-oggettivo, si instaura solo quando il
sistema psichico è in grado di produrre un’allucinazione primaria partendo da una
rappresentazione.
Le rappresentazioni , secondo Freud, possono essere consce ed inconsce ( è questa la vera novità):
quando parleremo di pulsioni, vedremo che questa è sempre e solo inconscio, e solo l’idea che la
rappresenta può diventare cosciente ; se la pulsione non fosse ancorata ad una rappresentazione
non potremmo sapere nulla di essa. La rappresentazione è quindi indice di pulsione.
2. AFFETTO: ma anche l’affetto è indice di pulsione, con la differenza che questa segnala un
consumo energetico e la rappresentazione è un’idea che riproduce mentalmente la percezione di
una cosa o di un oggetto.
L’affetto è il ‘sentire’ , è ‘ciò che si prova’ , staccato dalla rappresentazione, non può che essere
scaricato.
Vi è nel concetto di affetto un elemento quantitativo descrivibile come dispendio energetico o
‘ammontare affettivo’: è questo il concetto di QUANTUMN DI AFFETTO.
Gli AFFETTI e le RAPPRESENTAZIONI seguono vicissitudine diverse: queste ultime possono essere
soggette alla rimozione; è proprio degli affetti invece il farsi ‘avvertire’, sentire, e segnalarsi in
questo modo alla coscienza. L’affetto può arrivare alla coscienza ad esempio sotto forma di
angoscia oppure può legarsi ad un’altra rappresentazione che sostituisce quella rimossa e viene
avvertita solo in connessione con quest’altra rappresentazione.
La direzione e la meta dell’affetto, quindi a seconda delle rappresentazioni a cui si lega l’affetto,
spiega il carattere tipico di varie forme di nevrosi: fobie, ossessioni, ansie ( questo perché l’affetto
proviene sempre da qualcosa di traumatico e rimosso, e quindi legandosi ad un’altra
rappresentazione nella coscienza, è come se ‘lo infettasse’ ).
L’analisi di questi fenomeni segue le stesse regole che si devono seguire per l’analisi dei sogni: e
come i sogni, anche questi atti , sono comuni a tutti gli esseri umani, e sono quindi dimostrazione
del fatto che qualsiasi uomo è sottoposto all’inconscio e non può sfuggirgli!
Nel primo capitolo della Psicopatologia della vita quotidiana , sulla DIMENTICANZA DEI NOMI, si
trova il famoso esempio di Signorelli: viene trattata una comune situazione in cui capita di avere
un nome ‘sulla punta della lingua’ , ma non è in grado di venire in mente , e al posto del nome che
si sta cercando, sopraggiungono altri nomi che solo apparentemente non hanno significato di
essere detti in questo contesto.
‘Freud era in viaggio con un estraneo verso l’HERZEGOVINA , e conversando con lui, gli chiese che
fosse mai stato ad Orvieto a vedere i celebri affreschi di un pittore di cui dimentica il nome
(Signorelli). A cosa è dovuta questa dimenticanza?
Prima di questa conversazione, i due chiacchieravano circa le usanze del popolo turco che viveva
in Bosnia Herzegovina ; tra le tante usanze caratteristiche del popolo Freud decise di non dire al
compagno di viaggio quella che loro fossero rassegnati all’idea di morire , infatti dicevano al
medico ‘HER, (signore) , io so che se tu avessi la salvezza me la daresti’ e anche il fatto che
sopravvalutavano l’attività sessuale, tanto da dire ‘HER, che non c’è attività sessuale, non c’è vita’.
Questi pensieri non vengono comunicati perché in realtà rimandano a due temi sessualità e morte
che lui non voleva affrontare: tali temi si collegano ad una notizia avuta a Trafoi , quella della
morte per suicidio di un suo paziente che soffriva di impotenza.
Del nome SIGNORELLI, dimenticata quindi la parte SIGNOR (HER in tedesco), in modo da non far
entrare nella coscienza tutti quei pensieri che l’avrebbero potuto disturbare, i veri e propri
PENSIERI RIMOSSI !
Ma c’è comunque un ritorno del rimosso, perché al posto del nome giusto, Freud diceva Boticelli e
Boltraffio , che si avvalgono del prefisso BO il quale rimanda a ‘Bosnia’ ( città dei turchi – morte e
sessualità- pensiero rimosso) e del suffisso ‘traffio’ il quale rimanda a ‘Trafoi’ (luogo in cui si
trovava quando ebbe la notizia della morte del paziente- pensieri rimossi).
Con la speranza di non far riaffiorare il pensiero rimosso del suicidio del paziente , Freud dimentica
il nome Signorelli. Ma dicendo nomi sostitutivi, c’è comunque la traccia dell’elemento rimosso.
Il RICORDARE , nei primi anni di passaggio dal metodo catartico alla psicoanalisi, è sempre stato
l’atto terapeuticamente più importante. Ma anche successivamente dopo la rinuncia all’ipnosi, ci
si impose il compito di scoprire, attraverso le libere associazioni dell’analizzato, ciò che egli non
riusciva a ricordare.
IL MOTTO DI SPIRITO.
E’ stato rivelato che Freud in un periodo della sua vita lavorava contemporaneamente a due
manoscritti: ‘3 saggi sulla teoria sessuale’ e ‘il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio’.
In quest’ultimo Freud descrive i meccanismo del COMICO, ed in particolare del motto di spirito (
battuta\barzelletta) che produce la risata perché anche grazie a questo fenomeno è possibile
indagare il materiale inconscio.
Il motto di spirito assomiglia molto ad un lapsus: i desideri rimossi cercano una via alternativa per
scaricarsi , una via alternativa di soddisfacimento molto atipica. Le cariche erotiche e aggressive si
mostrano per quello che sono ma SOLO PER RIDERE, producendo l’umorismo ( frase tipica
‘ridendo e scherzando si dicono le cose’).
Il fatto che Freud avesse notato che i motti possono essere di due tipi, erotici e aggressivi, anticipa
l’idea del DUALISMO PULSIONALE tra pulsioni di vita e di morte.
I processi che portano alla creazione del motto, sono molto simili a quelli del lavoro onirico: ci
sono anche qui meccanismi quali condensazione, spostamento, figurazione indiretta. Inoltre tale
fenomeno ha il carattere di un’idea involontaria, al pari del sogno e degli atti mancati.
CAPITOLO 11.
LA SCOPERTA DEL TRANSFERT.
L’opera ‘Frammento di un’analisi d’isteria (1905) ‘ tratta di un caso clinico in particolare:
il Caso di Dora.
In principio quest’opera doveva essere chiamata ‘Sogno ed isteria’ in quanto approfondiva
l’argomento del sogno , come se fosse una sorta di continuazione de ‘L’interpretazione dei sogni’,
ma allo stesso tempo fungeva anche da anello di congiunzione con il successivo lavoro ‘3 saggi
sulla teoria sessuale’ : quindi fu semplicemente una ripresa delle teorie passato ed un trampolino
di lancio per alcune rilevanti novità ;
Freud infatti affinerà il ‘metodo psicoanalitico’ dicendo che per la guarigione del paziente non è
necessario analizzare passivamente il sintomo , ma sarà il paziente stesso grazie all’utilizzo delle
libere associazioni a riportare alla luce la sua storia inconscia e guarire (metodo terapeutico già
introdotto con Elisabeth von R.).
Oltre all’affinamento del metodo psicoanalitico ci sarà anche l’introduzione del concetto che
stravolgerà tutto il lavoro analitico svolto finora : il TRANSFERT del paziente ed il
CONTROTRANSFERT dell’analista, che Freud descriverà teoricamente solo qualche tempo dopo la
fine del trattamento di Dora (già comparso tante e tante volte nei casi precedenti, ma mai
compreso!).
La diagnosi di Freud fu di ‘isteria’ con tutti i sintomi somatici e psichici più comuni e per questo
decise di prenderla in cura. Durante il trattamento Dora racconta due sogni:
1. Un sogno che si è presentato più volte nei giorni successivi alla seduzione da parte del signor K:
in una casa c’è un incendio , il padre è in piedi davanti al suo letto e la sveglia ; prima di scappare
la madre vorrebbe salvare il suo scrigno di gioielli ma il padre si oppone dicendo che non vuole
bruciare insieme ai suoi 2 figli a causa di uno scrigno. Scendono, e appena fuori casa, si sveglia.
Nell’analisi Freud mette in evidenza i SENTIMENTI DI ATTRAZIONE VERSO IL SIGNOR K, mascherato
nel sogno dalla figura paterna e come Dora desidera essere salvata dal padre affinché preservi la
sua verginità (scrigno) : risulta che il vero oggetto di attrazione della paziente è il padre , cioè le
proposte del signor K stimolano le pulsioni erotiche di Dora verso il padre.
Ma qualcosa di simile si stava verificando all’interno della stessa relazione analitica con Freud.
2. Dopo la risoluzione di questo sogno, Dora andò via, interrompendo per sempre la psicoanalisi,
convinta del fatto che Freud non la stesse aiutando in alcun modo: la paziente arriva a casa sua e
la cameriera l’accoglie dicendo che gli altri sono già al cimitero per il funerale del padre morto
poco prima.
Freud cercò di spiegare questa interruzione precoce, offrendo una prima riflessione sul transfert,
sostenendo che questo fenomeno debba essere fin da subito riconosciuto e smascherato.
Con Dora, come con altre pazienti, Freud aveva trascurato il transfert, con la differenza che adesso
sa darne una spiegazione: Freud non si era reso conto che Dora lo aveva catturato nel suo mondo
interno a sostituzione del padre , infatti quando nel primo sogno lei parla di incendio, non si
riferiva solo ai desideri ardenti verso il Signor K. e verso il padre, ma anche verso Freud che spesso
durante il trattamento diceva ‘dove c’è fumo, c’è fuoco’.
Poiché tale avvertimento di ‘innamoramento’ fu trascurato, Dora si vendicò di Freud, come aveva
fatto con lo stesso K., lasciandolo ( in realtà c’era un avviso di abbandonare la cura anche nel
sogno ‘abbandonare la casa perché è incendiata’ , vuol dire abbandonare Freud per i desideri che
prova verso lui).
Freud si era imbattuto in un fenomeno che non manca mai , la traslazione dei sentimenti del
paziente sul medico, il quale poteva sembrare un ostacolo insormontabile per il trattamento e che
invece diventerà l’alleato migliore dell’analista.
Il transfert viene per la prima volta descritto come una RISTAMPA DEGLI IMPULSI RIMOSSI DEL
PAZIENTE.
IL CONCETTO DI TRANSFERT.
Il transfert è quindi inteso come l’insorgere di affetti (buoni, cattivi, erotici, aggressivi), legati alle
figure passate importanti (genitori, cioè ai primi oggetti d’amore) e reindirizzati verso l’analista
durante la seduta psicoanalitica.
Le situazioni traumatiche e rimosse che al momento opportuno non sono state elaborate
adeguatamente, si trasferiscono nella relazione terapeutica: si ha un ricreare nell’hic et nunc di ciò
che è stato vissuto nel passato e che evidentemente ha portato alla malattia.
IL transfert è quindi il TRAFERIMENTO dei desideri inconsci infantili nelle RELAZIONI ATTUALI, e
non ci riferiamo solo a quella analitica, ma anche a tante altre relazioni umane : è chiaro però che
saranno solo determinate situazioni e determinate figure ad innescare questo processo (
sicuramente non tutte le persone e non tutte le situazioni). Se i desideri infantili sono
prevalentemente diretti alle figure genitoriali , non stupisce che le situazioni in cui si viene curati o
educati ( da medici, insegnati, maestre) siano quelle in grado di provocare un transfert.
Ma allora possiamo dedurre che se attraverso il transfert, i desideri infantili vengono ripetuti e
riattualizzati , avviene anche una riattualizzazione della malattia : fenomeno detto NEVROSI DI
TRANSFERT una sorta di malattia artificiale-indotta, che risolta porta alla fine della cura.
N. B. Con la scoperta del complesso edipico, successivamente, anche la teoria del transfert
diventerà più completa: il transfert infatti sarà connotato da sentimenti ambivalenti, di odio e
amore, tipici del complesso. Proprio da questo momento, Freud parlerà dell’esistenza di un
transfert positivo , fatto di sentimenti d’amore e di stima verso il terapeuta ed uno negativo,
caratterizzato da sentimenti di odio, aggressività e ostilità , per cui difficile da superare ma
sicuramente il mezzo più efficace per l’analisi ( sempre più vicina alla patologia).
Come si instaura un transfert positivo necessario alla buon risoluzione del trattamento? E’
necessario che la persona abbia in passato vissuto una buona relazione, una relazione adeguata e
che abbia apportato soddisfacimento, con la madre, il suo primo oggetto d’amore.
Come già detto , il transfert è vissuto inizialmente come un ostacolo al lavoro analitico, come la
resistenza più forte che esista: al posto di far emergere i desideri rimossi, il paziente inizia a
provare dei sentimenti particolari nei confronti dell’analista. Il transfert era un vero nemico,
perchè facendo emergere dei desideri particolari nei confronti dell’analista, distoglieva
l’attenzione dalla ricerca dei desideri rimossi.
Solo successivamente Freud si rese conto che ciò che andava fatto non era fermare i sentimenti
della paziente ma INTERPRETARLI, e quindi INTERPRETARE IL TRANSFERT.
Il transfert non è una resistenza al lavoro analitico, anzi grazie al principio della COAZIONE A
RIPETERE , il paziente ripete vecchie esperienze relazionali del tutto rimosse (senza rendersene
conto) e mette a nudo i conflitti e i sentimenti associati a queste esperienze.
Quindi la RESISTENZA ( la coazione a ripetere ) utilizza il transfert per mostrare i conflitti nella
relazione paziente-analista.
E’ innegabile che il controllo dei fenomeni di traslazione crea allo psicoanalista le maggiori
difficoltà , ma non bisogna dimenticare che proprio essi ci rendono attuali e manifesti (nell’hic et
nunc) gli impulsi amorosi, occulti, dimenticati, dei malati.
Quando si deve fare l’INTERPRETAZIONE DI TRANSFERT, dice Freud, l’analista deve fare in modo
che la malattia non venga trattata come una faccenda del passato , ma come una forza che agisce
nel presente : il paziente deve vivere tutte le reazioni emotive come se fossero attuali e reali, e
l’analista piano piano deve poi ricondurre queste reazioni emotive al passato ( es. uomo dei topi).
IL SETTING.
Con l’introduzione del concetto di transfert , Freud andrà perfezionando anche il SETTING ovvero
quell’insieme di regole interne ed esterne che specificano la situazione psicoanalitica:
1. Non dover prendere nota di nulla in particolare, ma porre la stessa attenzione per tutto ciò che
viene detto: la parte più importante del setting è l’analista , o meglio la sua mente che deve essere
libera per poter accogliere le parole del paziente;
2. Neutralità dell’analista : come un chirurgo che mentre opera mette da parte i suoi affetti, i
sentimenti e qualsiasi tipo di emozione. Il medico deve essere uno specchio , e cioè deve mostrare
al paziente solo ciò che gli viene mostrato, e deve anche essere tollerante verso le debolezze del
malato.
Il termine neutrale è stato tradotto da Strachey in indifferente, non inteso nella vera accezione del
termine, ma inteso come una mancanza di empatia, ma un atteggiamento di pari disponibilità , di
pari opportunità, un’attenzione senza fare distinzioni sul materiale offerto dal paziente
(CONTROTRANSFERT: l’analista è un organo ricevente).
3. Selezione dei malati per l’analisi: trattamento di prova di una o due settimane allo scopo di
decidere se è necessaria l’analisi ( sconsigliato amici, partenti, rapporti sociali);
4. Fattore tempo e denaro: un’ora al giorno per ogni paziente pagato come un chirurgo.
5. Posizione del paziente: steso su un divano e l’analista dietro di lui in modo che possa vedere ma
non essere visto; questo è ciò che è rimasto dal trattamento ipnotico ( Freud in realtà non amava
essere fissato dai pazienti tutto il giorno e tutti i giorni, e così non sarebbe stato concentrato e
abbandonato all’ascolto).
CAPITOLO 12.
LA SESSUALITA’ INFANTILE E L’ORGANIZZAZIONE ORALE.
Freud fu l’unico a far aprire gli occhi al pubblico del suo tempo sul fatto che la sessualità non è
esclusiva dell’età adolescenziale e adulta, ma nasce fin dall’infanzia, anche i bambini provano
eccitamento verso i propri organi genitali e per le zone erogene pregenitali.
Fino alla morte egli si occuperà della sessualità e dirà che :
1. La vita sessuale, come già detto, non inizia con la pubertà ma dalla nascita : scopre la sessualità
infantile, pensiero che genera la più forte opposizione verso il pensiero psicoanalitico;
2. E’ importante distingue tra sessuale e genitale (con questo termine si intende solo la sessualità
genitale adulta);
3. La vita sessuale consiste nell’ottenere piacere da varie zone del corpo e solo successivamente
tale funzione è messa al servizio della procreazione;
4. Le cause dei DISTURBI SESSUALI , vanno ricercate nei primi anni della vita del paziente, è così
che Freud scoprì la sessualità infantile: durante un trattamento il paziente andava sempre più
indietro nel tempo, fino ad arrivare ai suoi primi anni di vita.
L’importanza dell’origine infantile della patologia nevrotica , viene esemplificata nel Caso
dell’Uomo dei Lupi: durante la seduta il paziente torna alla sua prima infanzia e racconta di un
sogno in cui è palesemente messa in atto la scena primaria, non tanto come visione reale del
rapporto sessuale tra i genitori, ma come fantasia del bambino.
UOMO DEI LUPI.
Riguarda un giovane, appartenente all’aristocrazia russa, la cui salute aveva subito un crollo in
seguito ad un'infezione blenorragica contratta nel diciottesimo anno di età, e che quando iniziò il
trattamento psicoanalitico, in età adulta , era assolutamente incapace di affrontare la vita e di fare
a meno dell'aiuto altrui. Aveva trascorso in modo pressoché normale i dieci anni dell'adolescenza
prima che insorgesse la malattia e condotto a termine senza speciali difficoltà gli studi secondari. I
suoi primi anni invece erano stati dominati da gravi disturbi nevrotici i quali , presentatisi subito
prima del compimento del quarto anno d'età sotto forma d'isteria d'angoscia (zoofobia), si erano
poi trasformati in una nevrosi ossessiva a contenuto religioso, protrattasi con i suoi postumi fino al
decimo anno di età: E' all'analisi di questa nevrosi infantile che è dedicato il lavoro.
di età invece di una nevrosi ossessiva a contenuto religioso: è all'analisi di questa nevrosi infantile
che è dedicato il lavoro.
L'analisi di Freud s'incentra su di un cambiamento critico di carattere intervenuto all'età di quattro
anni e mezzo, in seguito al quale il paziente, fino ad allora dolcissimo, docile e piuttosto tranquillo,
diviene scontroso, irritabile, violento: cambiamento inizialmente attribuito all'influenza negativa
di una sgradevole governante inglese, che era entrata in contrasto con la bambinaia alla quale era
molto legato.
L'analisi accerta che il paziente ha subito una seduzione (passivamente subita e non compresa,
all’età di 3 anni e mezzo) da parte della sorella, di due anni maggiore, che tra l'altro si divertiva a
tormentarlo mostrandogli le illustrazioni di un lupo che lo impaurivano.
Avendo scoperto il piacere di manipolare i genitali, iniziò a praticare l’onanismo, cosa che
evidentemente rievocava la seduzione subita e che non era ben visto dalla sua bambinaia la quale
lo minacciò di evirazione ( castrazione: minaccia che trovava una reale conferma nel fatto che la
sorella non avesse i genitali e che avesse una ‘ferita’).
Freud sostiene che l'essere stato sedotto dalla sorella e inibito minacciosamente dalla bambinaia ,
avevano determinato nel paziente una ‘fissazione sadico-anale’ che giustificava il cambiamento di
carattere avvertito dai genitori.
Freud però non ama le soluzioni semplici. Egli si "fissa" su di un sogno infantile (fatto a quattro
anni) nel quale il sognatore, che si trova nel suo letto con i piedi verso la finestra, vede questa
aprirsi da sola e scorge su di un grosso noce sei o sette lupi bianchi, tranquilli e immobili, con la
coda volpina e le orecchie ritte, che lo fissano con attenzione. Il terrore che dà luogo al risveglio è
dovuto alla paura di essere divorato: l’influenza delle illustrazioni mostrate dalla sorella è ovvia,
ma il sogno non si riferisce a questo.
Freud pensa che il LUPO sia il primo sostituto del PADRE e individua nella paura nei confronti del
lupo, e quindi nei confronti del padre, l’ANGOSCIA DI EVIRAZIONE ( e la paura per ogni sostituto
paterno, tra cui anche l’analista). Nel sogno, inoltre, i lupi erano IMMOBILI E TRANQUILLI e troppo
ATTENTI A FISSARLO: l’immobilità potrebbe essere il sostituto di una ‘scena con movimenti
estremamente violenti’ e che il bimbo guarda con grande attenzione, cioè la SCENA PRIMARIA a
cui l’uomo assistette a circa un anno e mezzo.
Anche in questo caso si può parlare di SECONDO TEMPO DEL TRAUMA:
1. Visione della scena primaria ( 1 anno e mezzo) , eccitamento che non è ancora pensabile;
2. Seduzione della sorella ( 3 anni e mezzo) , evoca la prima scena traumatica : la seduzione ha
come conseguenza il fatto di spingere il paziente verso la passività della scena primaria.
Il sogno è senz’altro un ‘sogno d’angoscia’ : la scena primaria è il soddisfacimento che il bambino
bramava ottenere dal padre , soddisfacimento che però se veniva messo in atto implicava
l’evirazione del bambino.
Nel caso dell’uomo dei lupi, il suo rapporto con l’oggetto femminile è stato disturbato da una
seduzione precoce, infatti il lato passivo-femmineo è in lui fortemente sviluppato , e quello che
deve fare è eliminare questa tendenza passiva e omosessuale se non vuole essere castrato :
l’angoscia del sogno è quindi il segnale che favorisce l’innesco di meccanismi di difesa , quali la
rimozione, verso impulsi passivi ed omosessuali.
IL LUPO, SOSTITUTO DEL PADRE, E’ L’OGGETTO FOBICO DA EVTARE PER NON SUBIRE
L’EVIRAZIONE.
Successivamente tra l’altro tale omosessualità inconscia rimossa si è ritratta nell’intestino, è
diventata un sintomo isterico.
I FANTASMI ORIGINARI. LA COMPLEMENTARIETA’ TRA REALTA’ E FANTASMA.
I FANTASMI ORIGINARI si riferiscono a rappresentazioni originarie (scena primaria, castrazione,
seduzione, complesso edipico) e organizzano la ‘vita fantasmica’.
Sono UNIVERSALI e FILOGENETICAMENTE TRASMESSI , ciò che nella preistoria fu realtà di fatto ( la
castrazione veniva praticata davvero dal padre) diventa realtà psichica per ogni persona.
N.B. Anche Jung , in contemporanea, introduceva l’inconscio collettivo che esprime l’idea di un
inconscio che trascende l’esperienza personale dell’individuo, e che invece è presente in egual
modo in tutti noi da sempre.
La scena primaria cui assiste l’Uomo dei Lupi fa parte sia di un’esperienza realmente vissuta sia di
un patrimonio filogenetico (oltre alle tante pazienti di Freud che raccontavano di essere state
sedotte nell’infanzia ) : e qui vediamo il più grande problema del pensiero psicoanalitico,
l’opposizione tra VERITA’ STORICA e FANTASMA ORIGINARIO , cosa c’è di vero e cosa c’è di
inventato?
Freud ci dice che questi avvenimenti infantili possono essere veri, ma se la realtà non li ha forniti,
allora vengono elaborati in base ad accenni e completati con la fantasia!
C’è quindi un rapporto di complementarietà tra realtà e fantasia , ma non potremo mai essere
certi se in un racconto ci sia più verità o più fantasia.
A differenza ad esempio degli stadi di Piaget , secondo cui solo se uno stadio viene adeguatamente
superato è possibile passare al successivo , per quanto riguarda le fasi di Freud, non c’è il
superamento di una fase per passare a quella successiva : si può andare avanti, retrocedere,
possono coesistere, possono sovrapporsi, oppure nell’età adulta possono ritrovarsi tracce di fase
infantili mai superate.
FASE ORALE.
Si tratta della prima organizzazione sessuale pregenitale e che coincide inizialmente con
l’allattamento: il lattante però non succhia soltanto quando è attaccato al senso ma anche
qualunque oggetto gli si porga.
Da ciò si deduce che ( in base alla dicotomia sopra esposta) il piacere di succhiare si è reso
indipendente rispetto alla funzione originaria nutritiva e ha quindi acquistato un carattere
sessuale!
La zona erogena orale è determinata dalla proprietà delle mucose della cavità orale di dare
sensazioni piacevoli se vengono stimolate, come nell’attività infantile del succhiare: così appaiono
come forme sostitutive attività quali il succhiarsi le dita , la gomma da masticare, la sigaretta,
piacere nel bere e nel mangiare, attività che CONSENTONO DI RICHIAMARE IL SODDISFACIMENTO
ORIGINARIO.
La fase orale quindi non è solo tipica di un determinato periodo dell’infanzia, ma ricompare anche
in molte manifestazioni dell’adulto e soprattutto in precise situazioni patologiche : tossicomanie,
alcolismo, bulimia , che riconoscono una tendenza eccessiva al soddisfacimento orale; oppure vi
sono altre attività che al contrario prendono le distanze da questo soddisfacimento orale
originario, come l’anoressia, il vomito autoindotto e addirittura il ‘disgusto’ risulta essere una
rimozione della pulsionalità orale (sotto forma di formazione reattiva) .
N.B. vedremo come la melanconia riconosca la sua genesi nella disposizione orale.
Anche tutto ciò che ha a che fare con il RITMO può essere connesso al piacere derivante
dall’organizzazione orale e questo per il fatto che vi è una precisa ritmicità nelle poppate. Il
bambino, allo stesso modo, proverà piacere quando viene sollevato, quando andrà sulle giostre,
sull’altalena, la musica , tutte quelle situazioni che ridanno quelle piacevoli sensazioni sessuali
dell’infanzia.
Intendiamo quindi con SESSUALITA’ , non quella genitale che conosciamo nell’adulto, ma tutte
quelle attività infantili determinate da pulsioni parziali e che portano ad un appagamento , in cui vi
è una ricerca del piacere tipicamente AUTOEROTICA.
La fase orale deve essere vista come una fase in cui l’IO si va formando: l’IO si forma grazie a
introiezioni ed identificazioni, meccanismi psichici che prendono spunto da una delle due
caratteristiche dell’oralità (incorporazione).
L’oralità può essere definita quindi attraverso due caratteristiche :
1. Attraverso l’EROTISMO ORALE: il piacere sessuale legato alla stimolazione della cavità orale ,
che parte dalla nutrizione.
2. Attraverso la relazione oggettuale che instaura in questa fase, connotata dal meccanismo di
INCORPORAZIONE e cioè dalla coppia mangiare- essere mangiato, la quale sottolinea una
successiva caratteristica dell’oralità legata all’aggressività orale. Abraham, componente della
Società psicoanalitica a Vienna, l’aveva definita con il termine ‘fase sadico-orale’ (o cannibalica ) e
corrisponde ad una sotto fase della fase orale, che coincide con il momento della dentizione e
dell’attività del mordere del bambino. Si tratta di una fase in cui il bambino si volge dall’attività
orale del succhiare a quella del mordere!! ( anche Freud parlerà di questa sotto fase ).
L’INCORPORAZIONE , che definisce il tipo di relazione oggettuale di questa fase, si caratterizza per
il fatto che il piacere viene ottenuto con l’introduzione dell’oggetto dentro se stessi ( il prototipo
di questo oggetto è il cibo) , con la conseguente ‘distruzione’ di questo oggetto, ma anche
assimilandone le qualità, dunque in qualche modo conservandolo.
Questo meccanismo è l’anticipazione di meccanismi psichici via via più elaborati quali
l’introiezione e l’identificazione: l’introiezione è infatti a livello psichico ciò che l’incorporazione è a
livello corporeo , e sta alla base dell’opposizione IO-MONDO ESTERNO (SOGGETTO-OGGETTO).
Questo meccanismo è fondamentale per il primo costituirsi dell’IO , attraverso l’introiezione di
tutto ciò che è fonte di piacere e tramite il rifiuto (proiezione) all’esterno, di tutto ciò che causa
dispiacere : tale rifiuto è l’altro polo dell’incorporazione-introiezione e viene rappresentato
dall’atto di sputare o del vomitare .
Tornando a Freud, anche lui aveva intuito la funzione dell’intendersi tra madre e bambino,
affinché la madre produca quella azione specifica senza la quale il bambino non sopravviverebbe.
Come vedremo inoltre, Freud penserà alla relazione fusionale madre-figlio, non in termini di
seduzione sessuale, ma come determinato da un forte investimento narcisistico della madre sul
figlio ( il figlio non è un oggetto separato da lei), che però acquisterà una dimensione oggettuale
solo grazie all’intervento del padre il quale riprende la madre e consegna il figlio alla situazione
edipica!!
CAPITOLO 13
ORGANIZZAZIONE ANALE.
La fase anale costituisce il secondo grande sistema organizzativo della sessualità infantile e si
colloca tra lo svezzamento e la situazione edipica ( da 1 anno e mezzo a 3-4 anni ).
Nella fase anale l’attenzione è verso le funzioni escrementizie e la zona erogena è la mucosa anale:
il bambino prova un certo interesse e attrazione per le sue feci e per tutto ciò che a che fare con
questa funzione.
Il superamento di questa fase per Freud è importante non solo a livello individuale ma anche per
lo sviluppo della civiltà : nell’evoluzione filogenetica , Freud ricorda come l’uomo sia passato dalla
posizione quadrupede a quella eretta , allontanandosi quindi dagli odori della funzione
escrementizia , passaggio che lo psicoanalista chiama ‘ RIMOZIONE ORGANICA’ . La sensibilità
olfattiva, con l’assunzione della posizione eretta viene persa, laddove prima era la fonte più
importante di eccitazione sessuale (come negli animali).
Lo stadio anale coincide con l’inizio dell’AMBIVALENZA e con la POSIZIONE DEPRESSIVA della
KLEIN: quando l’oggetto viene differenziato dal sé ed assume un’esistenza autonoma ( il bambino
si allontana delle fantasie inconsce e si avvicina alla realtà) , il bambino apprende che è la madre
ad essere stata buona o cattiva con lui ( non le sue fantasie) , e teme di averla danneggiata con la
sua aggressività e quindi teme di perderla. Se la madre è alternativamente buona e cattiva il
bambino accede all’ambivalenza e cioè alla capacità di sopportare di avere sentimenti buoni e
cattivi diretti verso lo stesso oggetto. Tale ambivalenza inoltre consente al bambino di poter
acquisire un maggior controllo dell’aggressività ; secondo la Klein l’angoscia di questa posizione è
depressiva e nasce dal senso di colpa che deriva dall’idea di aver danneggiato la madre, per
elaborare questa colpa e tollerare l’angoscia, il bambino mette in atto meccanismi di riparazione (
è più attivo, più ubbidiente, fa piaceri alla madre, offre doni) utilizzando gioco, comportamento e
linguaggio.
Queste ricostruzioni costrinsero il paziente ad ammettere questa ostilità verso il padre ( ostilità
che portava nel transfert e che quindi provava anche nei confronti di Freud) e secondo Freud
questo antagonismo nei confronti del padre aveva presumibilmente generato il desiderio
inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della penetrazione anale da parte di
ratti mordaci. Poiché il desiderio di vendetta era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva
represso, trasformandolo in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del
supplizio dei ratti, attraverso una “formazione reattiva.” Freud interpreta dunque l’ossessione dei
ratti etiologicamente, come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre
subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore conscio del
paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio. Freud osservò, a questo
proposito, la faccia del suo paziente, mentre gli raccontava questo problema, deducendone che
quella bizzarra espressione che il paziente mostrava poteva corrispondere solo all'”orrore di un
godimento da lui stesso ignorato”.
IL CONCETTO DI AMBIVALENZA.
Per ambivalenza si intende la compresenza di sentimenti opposti verso l’oggetto : l’oggetto è
amato e odiato, percepito come buono e cattivo, allo stesso tempo.
Freud rileva la comparsa di sentimenti ambivalenti nei confronti dello stesso oggetto solo in
seguito alla presa di coscienza che gli oggetti sono separati dal sé : il bambino realizza che non
esiste un oggetto ‘madre buona’ ed un oggetto ‘madre cattiva’ , ma un unico oggetto con
caratteristiche sia buone che cattive , che suscita quindi un’ambivalenza di sentimenti di amore ed
odio nei confronti dello stesso oggetto.
Si può rilevare la comparsa di un atteggiamento ambivalente fin dalla fase sadico-orale (coincide
con la posizione schizoparanoide della Klein: il termine ambivalenza era coniato da Bleuer come
sinonimo della schizofrenia) : nella quale all’ide del seno come fonte di soddisfacimento e vita, si
affianca l’idea, con il mordere, del divoramento e della distruzione dell’oggetto stesso.
Però in questa fase l’ambivalenza non è tollerabile e si usa il termine ambitendenza ( mette in luce
i meccanismi di scissione, seno buono e seno cattivo, della Klein ).
L’ambivalenza è soprattutto specifica della fase sadico-anale: il bambino oscilla tra il voler donare
le feci in atteggiamento passivo, assecondando la madre, oppure trattenerle e rilasciarle a suo
piacimento , in un atteggiamento attivo , opponendosi alla madre.
Qui l’ambivalenza tra amore e aggressività è molto più evidente , e questo prevalere
dell’ambivalenza corrisponde anche alla posizione depressiva della Klein ed indica una più evoluta
capacità di pensiero.
Nello sviluppo resterà sempre questa tendenza a provare sentimenti di odio e amore per lo stesso
oggetto, ma il passaggio dalla normalità alla patologia, dipende dalla QUANTITA’ e dalla FORZA con
cui questi sentimenti sono presenti: se l’odio è troppo intenso rispetto all’amore , ne derivano
difese che portano a situazioni patologiche quali la nevrosi ossessiva e ne è un esempio il Caso
dell’Uomo dei Topi.
N.B. anche negli isterici c’è una chiara ambivalenza, possono inscenare una rappresentazione in
cui vi sia contemporaneamente l’elemento pulsionale e quello difensivo( strapparsi i vestiti e
proteggersi).
Più in generale l’ambivalenza può essere espressa da coppie di opposti , oltre all’amore e l’odio:
attività-passività, maschile-femminile, masochismo-sadismo, voyeurismo-esibizionismo ; in questi
casi la normalità sta in una naturale oscillazione tra i 2 opposti, mentre la patologia consiste in una
concentrazione maggiore in uno dei due poli: una normale ambivalenza può diventare una
ambitendenza quando prevalga uno dei due poli e disconosciuto l’atro ( ambivalenza si usa
quando sono presenti entrambe le componenti quella positiva e quella negativa di un
atteggiamento).
Abraham chiamava :
- preambivalente : relazione con l’oggetto nella fase orale , che coincide con l’incorporazione
dell’oggetto;
- ambivalente: relazione con l’oggetto nella fase sadico-orale , perché c’è un’ostilità verso l’oggetto
e si ha il desiderio di distruggerlo;
-postambivalente: relazione con l’oggetto nella fase genitale, con il superamento del complesso
edipico, in cui l’ambivalenza viene superata.
ATTIVITA’ E PASSIVITA’.
Sono attitudini che indicano il grado di attività fisica necessario per raggiungere un obiettivo (meta
pulsionale):
1. Attività: quando il soggetto cerca un oggetto che soddisfa i suoi desideri erotici e impulsi
aggressivi;
2. Passività: quando il soggetto vuole essere oggetto di desiderio o aggressività;
Nel bambino si assiste ad un graduale passaggio dalla passività all’attività, e successivamente
questa polarità può entrare nei tratti di personalità , che possono diventare stabili nel tempo: si
ritiene che l’attività sia una prerogativa del maschile e la passività del femminile ( vi è anche un
rinforzo socioculturale nell’identificare attivo-maschio e passivo-femmina).
SADISMO E MASOCHISMO.
Questa polarità può affiancarsi a quella maschile-femminile e attivo-passivo e questa polarità
attraverso 3 fasi differenti:
1. Nei 3 saggi sulla teoria sessuale , Freud definiva il sadismo come la degenerazione patologica di
una tendenza nelle relazioni ad agire con aggressività, ed era ritenuta la parte attiva del binomio
sadismo-masochismo.
Il masochismo , essendo la parte passiva, è pensato come una trasformazione negativa del
sadismo che secondariamente si rivolge contro il proprio IO : il masochismo è un sadismo rivolto
contro se stesso (Freud lo espone nel ‘lutto e melanconia’ in cui dice che il suicida , rivolge contro
se stesso un’aggressività che originariamente era rivolta verso l’esterno , rivolge contro se stesso
un sadismo ).
2. Successivamente il masochismo viene ripensato nell’opera ‘Un bambino viene picchiato’ , in cui
Freud prende in esame fantasie di bambini e di bambine appartenenti a periodi remoti della loro
infanzia e che seguono delle fasi:
- un bambino (fratellino o sorellina) viene picchiato da un adulto (padre); diventa quindi mio
padre picchia il bambino mio padre picchia il bambino da me odiato, che diventa poi vengo
picchiata da mio padre, dove c’è un carattere indubbiamente masochistico torna al pensiero
iniziale in cui però bambini sconosciuti vengono picchiati da maestre.
Freud utilizza queste fantasie dei pazienti per sostenere come il sadismo si possa trasformare in
masochismo, a seguito del senso di colpa dei desideri edipici : i fratellini per i quali si prova
antipatia, perché con loro devono dividere l’amore dei genitori, vengono picchiati , fantasia che
soddisfa la gelosia del bambino. Questa fantasia viene però modificata dal senso di colpa e diventa
da sadica a mosochista.
Tale costruzione però indica che il masochismo continua ad essere pensato come secondario ad un
sadismo originario , ma anche come vi sia una fluttuazione tra sadismo e masochismo e
masochismo e sadismo nelle persone!
Comunque il masochismo non deriva solo dal senso di colpa, deriva anche da un impulso libidico:
quando dalla fantasia del fratellino si passa alla fantasia dell’essere picchiato dal padre, si dimostra
che questa è una combinazione di senso di colpa ed erotismo (in senso genitale), e quindi Freud
inizia a pensare che il masochismo ha una sua componente libidica originaria.
Freud distingue dunque:
1. MASOCHISMO PRIMARIO: di natura biologica, caratterizzato dal provare piacere nel dolore.
Esso sarebbe legato alla pulsione di morte e ne costituisce quella porzione che non è stata diretta
verso l’esterno ma che è rimasta all’interno, fusa con la libido ed ha preso come oggetto il sé;
questa fusione spiega la qualità insieme di dolore e piacere , in un impasto di Eros e Tanatos.
2. MASOCHISMO FEMMINILE: le fantasie sono legate a caratteristiche posizioni femminili , ovvero
di passività, evirazione, sottomissione all’atto; il masochismo è dunque un tratto prettamente
femminile secondo Freud, e se si riscontra masochismo negli uomini, vuol dire che mostrano tratti
femminili ( la società ha represso l’aggressività della donna, il suo sadismo, e si è trovata
‘obbligata’ a sviluppare impulsi masochistici).
3. MAOSCHISMO MORALE: è la forma più severa legata al senso di colpa inconscio, allontanato
dalla sua componente sessuale, conta solo la sofferenza in sé e per sé, e l’oggetto da cui la si
riceve sembra irrilevante , non è l’oggetto d’amore come nelle altre due forme di masochismo.
E’ quella tendenza alla ricerca della punizione da parte del Super-io e di autorità esterne.
4. MASOCHISMO SECONDARIO: generato anch’esso dalla pulsione di morte che non potendo
esprimersi come sadismo verso l’esterno , si rivolge secondariamente contro se stessi.
E’ la conseguenza della repressione culturale della gran parte delle pulsioni che non possono
essere esercitate nella vita.
IL CARATTERE.
Per carattere si intende una modalità costante di funzionamento dell’individuo , in qualche modo
caratteristica perché ripetitiva e riconoscibile dagli altri.
il carattere è formato da tratti che sono il risultato di un compromesso tra desideri rimossi,
meccanismi di difesa, in particolare regressioni e fissazioni dello sviluppo libidico affettivo, e
componenti superegoiche: il carattere è quindi lo stile difensivo dell’individuo.
I caratteri:
-ORALE potrebbe essere ottimista o pessimista , a seconda che il bisogno orale sia stato
soddisfatto o no; generosi o avari a seconda che l’identificazione sia avvenuta con una madre che
nutre (buona) o una madre che frusta (cattiva);
-ANALE è legato ai meccanismi di difesa , formazione reattiva. Sono ordinate, parsimoniose,
sistemate, ostinate, difesa nei confronti dello sporco e del disordine tipici dell’erotismo anale;
-FALLICO, vedremo tra poco.
CAPITOLO 14.
LA SITUAZIONE EDIPICA.
FASE FALLICA
Si tratta di un’organizzazione della sessualità infantile nella quel entra in gioco il solo genitale
maschile , il pene, non essendo ancora stato scoperto quello femminile (è il PRIMATO FALLICO) :
l’antitesi fra i due sessi in questo periodo non è data dal contrasto maschile-femminile, ma da
quello di possedere un pene ed essere evirati ( i bambini pensano che anche la bambina possegga
un pene ma che è stato evirato).
Si manifesta in questa fase in tutti i bambini un’attività masturbatoria che interessa le zone genitali
(pene e clitoride) e che provoca piacere, piacere che può essere legato anche alla funzione urinaria
: motivo per cui in questa fase vi è una sovrapposizione tra apparato uretrale e apparato genitale.
In questo stadio l’emissione di urina consente la fusione tra piacere erotico e soddisfacimenti
aggressivi con fantasie di inondazione e annegamento , fantasia che si realizza nell ‘ enuresi
notturna ( emissione involontaria di urina mentre il bambino dorme).
L’erotismo uretrale trova punti di contatto con la fase anale ( Freud quasi sovrappone le due fasi),
dato che l’emissione dell’urina è pur sempre un’attività escretoria governata dal controllo
volontario di uno sfintere muscolare, presupponendo anche qui l’atteggiamento di ritenzione e di
espulsione tipico della fase anale.
C’è anche qui, come nella fase precedente, una sovrapposizione tra piacere erotico e aggressività
(attività muscolare sfrenata) che richiamano caratteristiche sadomasochistiche.
Durante la fase fallica il bambino non si rende ancora conto della differenza tra i sessi e da dove
vengono fuori i bambini ma è curioso e vuole capire: inizia il PERIODO DELL’ESPLORAZIONE
SESSUALE , il cosiddetto ‘periodo dei perché’, molto difficile per i genitori i quali non sempre sanno
rispondere alle domande nel modo più adeguato possibile e si inventano teorie come ‘ i bambini li
porta la cicogna’.
Il bambino però sente che l’adulto gli nasconde qualcosa e intuisce che il problema della nascita ,
ad esempio, è connesso con il corpo della madre: il bambino accetta le teorie dei genitori ma non
ci crede e inventa teorie personali (es. i bambini escono dall’ombelico o dall’ano o dalla bocca) le
quali vengono scambiate con altri bambini nella scuola materna.
Cosa pensano i bambini in questo periodo? Che esista un solo organo sessuale , il pene, e c’è una
sola possibilità: averlo o non averlo e si ritiene che questo sia un ‘oggetto parziale’ che possa
essere staccato dal corpo.
Nasce così il COMPLESSO DI CASTRAZIONE: il bambino ha l’angoscia che il suo pene gli venga tolto
e che faccia la stessa fine della bambina, la quale aveva un pene ma gli è stato tolto.
Nella bambina invece la situazione è diversa: osserva il pene di un fratello o di un compagno di
giochi, si rende conto del fatto che lei non ce l’ha o di averne uno troppo piccolo, prova quindi
invidia e nutre la convinzione che la madre non gliel’abbia dato allentando la tenerezza nei suoi
confronti. La madre ha dato il pene al fratellino e non a lei, perché probabilmente lo ama di più ,
quindi nasce oltre all’invidia anche la gelosia. Provando disprezzo nei confronti della madre, la
bambina si attacca di più al padre e sviluppa il desiderio che lui le dia quel bambino che possa
sostituire il pene mancante.
Nella fase fallica quindi il rapporto oggettuale è contrassegnato dalla polarità avere-non avere e
gli oggetti mantengono una grande carica narcisistica cioè il bambino desidera continuare a
possedere il pene , e avendo il pene ha autostima e onnipotenza.
Il pene, oltre che da una carica narcisistica , è investito da un forte eccitamento che porta
all’attività masturbatoria decisamente disapprovata dai genitori.
Va strutturandosi nella fase fallica quella situazione che indichiamo come COMPLESSO DI EDIPO,
tappa essenziale della formazione della personalità e della vita affettiva.
Tra i 3 ed i 5 anni il bambino si apre alla ‘triangolazione edipica’ che consente al bambino di uscire
dalla relazione duale con la madre e viene consentita una miglior distribuzione dell’amore e
dell’odio: i desideri libidici ed aggressivi non vengono provati solo verso la madre ma verso
entrambi i genitori. In particolare c’è un desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto e
aggressività e rivalità ( desiderio di morte) verso il genitore dello stesso sesso ( ci sono anche
quote di libido per il genitore dello stesso sesso e quote di aggressività per il genitore del sesso
opposto, ciò mette in luce la bisessualità presente in ogni essere umano).
Cosa c’è alla base di tutto? Il desiderio di fare un bambino con la madre non manca mai nel
maschietto ed il desiderio di avere un bambino dal padre è costante nella bambina e ciò senza che
essi abbiano la benché minima idea di come si faccia per appagare questi desideri.
MA nessuno di questi innamoramenti incestuosi può sfuggire alla fatalità della rimozione.
Dalla combinazione di queste forze libidiche e aggressive deriva la personalità del futuro adulto e
la qualità delle sue relazioni affettive!
Freud coglie nella tragedi di Edipo una legge generale dell’accadere psichico cioè che in tutti noi il
primo impulso sessuale è rivolto verso la madre ed il primo desiderio di odio e violenza contro il
padre ( ma tali impulsi sono inconsci e lo dimostra il fatto che l’eroe si è macchiato di una colpa
senza saperlo) : da ciò discende quindi il complesso di Edipo.
Il mito ha anche una versione al femminile in cui compare il matricidio , sempre recuperabile tra le
tragedie di Sofocle: Elettra figlia di Agamennone, vive con la speranza che prima o poi il fratello
Oreste torni e vendichi la morte del padre, ucciso dalla madre e dal suo amante. L’odio di Elettra
per la madre è tanto forte quanto il suo amore per il padre;
e da ciò si deduce il Complesso di Elettra.
Il percorso edipico sembra molto più semplice per il bambino che per la bambina:
- Bambina: deve fare due rinunce, sia verso l’oggetto primario, la madre , sia verso l’oggetto
incestuoso, il padre;
- Bambino: deve fare una sola rinuncia, la rinuncia dell’oggetto incestuoso che coincide anche con
l’oggetto primario (la madre), a seguito della minaccia di castrazione;
Ovviamente per la bambina non c’è minaccia di castrazione, l’unica minaccia valida è quella di
perdere l’amore di entrambi i genitori , quindi non risponde con la classica angoscia di castrazione,
ma con un atteggiamento masochista (si sente in colpa). Inoltre la bambina deve anche fare i conti
con la scoperta della vagina.
Il TRAMONTO DEL COMPLESSO EDIPICO avviene perché non è stato possibile soddisfare il
desiderio infantile :
- Nel bambino il conflitto è tra un interesse narcisistico a mantenere integro il proprio corpo
conservando il pene ( il bambino è stato minacciato di castrazione guardando la bambina che non
ha il pene) e l’investimento oggettuale verso i genitori che minacciano questa integrità. Ecco allora
che per salvaguardare il proprio fallo, l’investimento oggettuale viene ritirato e sostituito
dall’identificazione e questo sarà il nucleo da cui si forma il Super-io.
Come dire che il bambino, per non incorrere nell’angoscia di evirazione, rinuncia alla madre come
oggetto e si identifica con il padre (assume un’identità di genere maschile) per poter trovare in
un’altra donna qualcosa di simile alla madre a cui rinuncia : con l’identificazione le tendenze
libidiche sono desessualizzate.
- Nella bambina la vista della differenza tra il suo non avere il pene e l’avere il pene del bambino (
la gelosia rimarrà una caratteristica della personalità femminile ) , produce un allontanamento
dalla madre colpevole di averla generata con questa mancanza che deve essere intesa come una
grave ferita narcisistica. La bambina si vede costretta a rinunciare anche ai desideri incestuosi per
il padre e potrà per attenuare questa situazione , in modo contrario al bambino, identificarsi con la
madre ( acquisisce un’identità di genere femminile ) e cercare altri oggetti simili al padre. A quel
punto cessa ogni invidia del pene dato che vi è la valorizzazione della femminilità e del potere ,
anche narcisistico, di generare bambini.
La bambina ha 3 possibilità di uscita dalla situazione edipica:
1. Rinunciare alla sessualità;
2. Ostinarsi nella mascolinità: identificazione con il padre;
3. Aprirsi alla femminilità;
IN QUALSIASI GENERE, l’identificazione con il genitore dello stesso sesso comunque dirà Freud è
dovuta anche a componenti bisessuali , da cui si può evincere la compresenza di forti sentimenti
ambivalenti verso ciascuno dei 2 genitori!
I due differenti percorsi nella situazione edipica per i due sessi portano anche ad una differenza
nella formazione del Super-Io tra maschio e femmina!
Il RISULTATO FINALE dovuto ad una piena elaborazione della situazione edipica nei due sessi
comunque sarà il SUPERAMENTO dell’effetto traumatico della percezione della differenza ed un
rafforzamento dell’identità di genere , riconoscendo l’altro come ALTRO DA SE’ !!!!
La nascita della sorellina produce un distacco della madre da lui e l’angoscia di perdere la madre ;
l’angoscia si muta poi in angoscia di castrazione che richiama la prima impressione che Hans si era
fatto della sorellina e cioè che era stata evirata e se è così anche lui potrebbe essere allo stesso
modo punito perché gioca troppo con il suo fapipì e perché è stato minacciato dai genitori.
Freud decide di parlare direttamente al bambino e di rivelargli la verità: lui ha paura del padre, (
con baffi neri= museruola del cavallo) ha dentro di sé un impulso ostile verso il padre che non ha
saputo gestire psichicamente. L’ostilità rimossa si era tramutata in angoscia dopo che Hans aveva
assistito alla rovinosa caduta di un cavallo.
Ormai l’associazione cavallo\padre è evidente, e sta proprio nella sostituzione del padre con il
cavallo , cioè in questo spostamento, l’essenza della NEVROSI DI HANS.
Freud in conclusione afferma che Hans teme che il cavallo (padre ) lo morda a causa del suo
desiderio di vedere cadere il cavallo (padre): c’è ostilità verso il padre, vissuto come ostacolo al
suo rapporto con la madre , che si manifesta in un desiderio che il padre muoia, desiderio che
deve essere rimosso per la paura di una ritorsione che prende consistenza nella minaccia di
evirazione.
Il normale piacere di guardare può diventare PERVERSIONE quando si limita ai soli genitali e
diviene un’attività priva di vergogna che invece di preparare alla meta finale genitale la prende
come unica meta sessuale.
Il piacere di guardare può andare incontro a :
1.SUBLIMAZIONE: e diventare un interesse alla ricerca in ogni campo del sapere, ‘sete di
conoscenza’ (Leonardo Da Vinci);
2.RIMOZIONE: una precoce rimozione ( prima del dovuto, perché nello sviluppo normale va
incontro a rimozione e poi ritornare in forma sublimata) può bloccare ogni interesse intellettuale.
Tutto dipende da che genere di esperienze affettive hanno accompagnato la curiosità pulsionale in
questo periodo dello sviluppo.
FETICISMO.
In un’opera ‘feticismo’ Freud espone le sue idee sulla creazione del feticcio, che è il piede della
donna ( ma possono essere anche altre parti del corpo o oggetti inanimati).
Il feticcio è un escamotage per far fronte all’angoscia di castrazione: il bambino vedendo che la
bambina non ha il pene, e non volendo accettare quanto visto (diniego) , crede che il pene ce l’ha,
ed il suo sostituto è il piede.
Il diniego non cancella la percezione , ma favorisce una scissione: una parte che è fedele alla
percezione e crede a quanto visto ed una parte che non è fedele alla percezione e la rinnega; in
questa situazione l’unico modo per attenuare la minaccia subita dalla non vista del pene, è credere
che esso ci sia sotto forma di piede ( Il feticcio inoltre evita ai feticisti di diventare omosessuali).
L’OMOSESSUALITA’.
La psicoanalisi intende l’omosessualità come una scelta oggettuale narcisistica con fissazione
anale.
Però non è una materia facile da affrontare perché vi sono grandi differenze tra omosessualità
maschile ( un esempio è Leonardo Da Vinci) e omosessualità femminile (un esempio lo facciamo
adesso) e anche all’interno di queste due categorie è difficile fare generalizzazioni, non
dimenticando poi che ogni individuo conserva in Sé una disposizione bisessuale.
OMOSESSUALITA’ MASCHILE: in tutti gli omosessuali maschi è esistito nella prima infanzia un
vincolo con la madre, prima fonte di cure e di amore ( vedi il caso di Leonardo Da Vinci).
OMOSESSUALITA’ FEMMINILE: Freud descrive il caso di una giovane che provava attrazione verso
una donna, ma non solo, aveva anche sviluppato un atteggiamento maschile nei confronti di tale
oggetto.
Freud nota che il confronto tra i suoi genitali e quelli del fratello, suscitò in lei una forte reazione:
aveva sviluppato una forte invidia del pene.
Poco dopo la ragazza, in un momento in cui era in contatto con un bambino di 3 anni, manifestò
un forte desiderio di essere essa stessa madre e di avere un bambino; ma ad avere un bambino fu
proprio la madre, la quale mise alla luce un terzo figlio.
Freud diede questa spiegazione: la ragazzina che tanto desiderava avere un bambino dal padre,
era risentita e amareggiata perché invece di farlo con lei il figlio, lui lo fece con la madre, rivale
inconsciamente odiata.
La ragazza rimasta delusa dell’atteggiamento del padre, gli voltò le spalle e anzi voltò le spalle agli
uomini in generale e si trasformò in un uomo, prendendo la madre al posto del padre come
proprio oggetto d’amore. Poiché con la madre c’era ben poco da fare, questa metamorfosi
emotiva diede luogo alla ricerca di un sostituto materno a cui potersi attaccare con la stessa
tenerezza.
L’omosessualità aveva come prima ragione una FISSAZIONE INFANTILE SULLA MADRE.
IL CONCETTO DI CONFLITTO.
La situazione edipica ha messo in evidenza l’importanza del concetto di CONFLITTO nella vita
psichica, cioè di esigenze contrapposte nel soggetto, che è una componente essenziale di ogni
esistenza psichica e che nella normalità è tollerato mentre nella patologia si esprime attraverso il
sintomo ( che è un compromesso).
Fin dagli studi sull’Isteria Freud si rese conto che c’era un conflitto tra desideri rimossi che
cercavano di entrare nella coscienza e una forza che cercava in tutti i modi di tenere sotto terra
questi desideri (resistenza=difesa) .
A livello topico invece il conflitto lo vediamo tra sistemi come tra inconscio e preconscio, oppure io
e super-io .
A livello economico-dinamico lo vediamo tra pulsioni dell’Io , di autoconservazione e pulsioni
sessuali, oppure tra Eros e Thanatos.
Insomma per Freud il conflitto è sempre rappresentato da un dualismo di cui una delle due forze
ha a che fare con la sessualità e l’altra esprime una forza che si oppone ad essa.
Dopo la LATENZA , l’organizzazione sessuale è pienamente raggiunta solo con la PUBERTA’, in una
quarta fase , quella GENITALE: la fase genitale che partendo dalle fasi più primitive porta
all’organizzazione genitale adulta, è un periodo lungo e contrassegnato, specie dopo la tempesta
adolescenziale , da un progressivo stabilizzarsi dei tratti del carattere, delle identificazioni, delle
modalità di relazione d’oggetto.
CAPITOLO 15.
LA TEORIA DELLE PULSIONI.
Tutta l’organizzazione dello sviluppo libidico affettivo, deve ora essere inserito in quell’impianto
teorico che ha rivoluzionato la storia della psicoanalisi: la teoria delle pulsioni.
Il periodo in cui Freud elaborò questa teoria è successivo a allo ‘Splendido Isolamento’ , periodo in
cui non aveva seguaci, a Vienna veniva evitato e all’estero nessuno lo conosceva.
Subito dopo l’uscita dell’interpretazione dei sogni, iniziò ad avere seguito e poco dopo un gruppo
di persone si riunivano il mercoledì sera a casa di Freud per discutere le nuove idee della
psicoanalisi, fondando gradualmente la Società psicoanalitica di Vienna. Con la crescita della
società e con l’approvazione del pubblico circa le sue teorie , l’isolamento finì ed il pensiero
psicoanalitico iniziò ad essere conosciuto in tutto il mondo!
Ovviamente la diffusione del pensiero psicoanalitico non è esente da critiche e problemi, molte
persone tendevano a banalizzare le sue teorie e molti componenti della società erano tentati dal
prendere una via diversa del maestra andando quindi in collisione con lui e le sue teorie.
Ci furono inevitabilmente conflitti , defezioni e scissioni , laddove il primo terreno di scontro fu la
CENTRALITA’ DELLA SESSUALITA’:
1. La prima scissione fu quella di Adler che uscì dalla società per fondare la ‘Psicologia individuale’,
sviluppando un interesse per la relazione tra individuo e contesto sociale formulando concetti
quali il ‘sentimento di inferiorità’ che riteneva essere alla base di ogni nevrosi (e non la sessualità
come pensava Freud). Ovviamente Adler accusava Freud di non considerare abbastanza il fattore
‘REALTA’ ‘ , e fu proprio il suo accento sulla vita reale e non sulla vita psichica, che portò il suo
maestro ad elaborare il principio di realtà ( anche se Freud non parlerà mai di una causa esterna ,
ambientale, che determina il disagio psichico , è sempre da rilevare nel conflitto psichico con la
sua dose di sessualità).
2. La seconda scissione fu quella di Jung il quale sottovalutava e svalutava il ruolo della sessualità
soprattutto infantile: egli sosteneva che per affermarsi in America la psicoanalisi doveva
presentarsi con delle modifiche, ovvero la rinuncia all’etiologia sessuale delle nevrosi ed un
complesso Edipico ridotto a simbolo. Ma Freud replicò dicendo che se avesse abbandonato queste
teorie, avrebbe dovuto abbandonare anche il concetto di ‘Resistenza’ , perché la resistenza è ciò
che si oppone alle forze sessuali rimosse, e se non c’è resistenza, non c’è psicoanalisi!
Jung allora abbandonò la società fondando la sua ‘Psicologia analitica’, ma resta sempre uno dei
più grandi sostenitori ed ispiratori di Freud.
LA PULSIONE.
Freud diche che ‘le pulsioni sono entità mitiche grandiose nella loro indeterminatezza’ , entità
molto forti ma che non siamo mai sicuri di cogliere chiaramente.
Il concetto di PULSIONE fu introdotto per la prima volta da Freud nei ‘3 saggi sulla teoria sessuale’,
ma soltanto con ‘pulsioni e loro destini’ il maestro presenta la teoria delle pulsioni in maniera più
sistematica , come concetto fondamentale della metapsicologia e asse portante della psicoanalisi.
La pulsione che negli scritti precedenti è stato inteso come eccitamento, impulsi di desiderio,
stimoli endogeni, adesso è inteso come ‘rappresentante psichico di forze organiche’.
La pulsione è un processo dinamico distinto nelle seguenti componenti:
1. Spinta : la carica energetica che ‘spinge’ l’organismo verso una meta;
2. Meta : la meta in questione verso cui spinge la carica è il soddisfacimento;
3. Fonte: lo stimolo ,che trova poi una rappresentazione nello psichismo come desiderio, prende
origine da una zona erogena;
4. Oggetto: il mezzo attraverso cui lo stimolo raggiunge il suo soddisfacimento.
Allora la PULSIONE ha la sua fonte in una zona somatica, che viene avvertita a livello psichico come
un bisogno/desiderio , che per sopprimere è necessario soddisfare , e per arrivare alla meta
(soddisfacimento) si serve di un oggetto. La pulsione non è solo un eccitamento somatico, ma è la
traduzione psichica di questo eccitamento!
Da ciò si evince che nel pensiero freudiano viene a cessare la scissione mente-corpo che da
Aristotele a Cartesio ha caratterizzato la cultura ed il pensiero occidentale: Freud quindi prende le
distanze da qualsiasi riduzionismo sia biologistico che psicologistico , facendo diventare la teoria
pulsionale un modello interpretativo del comportamento umano, tutte le azioni umane sia normali
che patologiche sono rese possibili da sorgenti pulsionali ( una forza motivazionale endogena).
Quando sono patologiche?
L’oggetto è la parte più importante ma anche più variabile e forse più problematica di tutto il
percorso, perché è vero che serve al soddisfacimento e quindi al raggiungimento della meta , ma è
anche vero che un attaccamento particolarmente forte della pulsione all’oggetto può portare alla
patologia creando FISSAZIONI e REGRESSIONI.
Dal punto di vista terminologico, il termine «pulsione» è stato introdotto nelle traduzioni italiane
di Freud come equivalente del tedesco Trieb per evitare le implicazioni di termini d'uso più antico
come «istinto» e «tendenza». Nella lingua tedesca, esistono due termini Instinkt e Trieb:
1.Il termine Trieb, di radice germanica, è d'uso molto antico e conserva sempre la sfumatura di
spinta (treiben = spingere). L'accento è messo non tanto su una finalità precisa quanto su un
orientamento generale e sottolinea il carattere irreprimibile della spinta anziché la fissità della
meta e dell'oggetto.
2.Il termine Instinkt è usato per designare, in zoologia per esempio, un comportamento fissato
ereditariamente e presente in forma quasi identica in tutti gli individui di una stessa specie;
Freud non è convinto che qualcosa di simile esista nell’uomo.
Questo destino della pulsione di volgersi al sé è un destino del tutto normale, che può avvenire in
ogni momento della vita di qualsiasi soggetto ‘sano’ ( mentre le situazioni patologiche corrispondo
al narcisismo secondario).
LA RIMOZIONE.
Uno dei destini della pulsione è quello che la sua rappresentazione psichica possa scontrarsi con
un’entità censorea e debba rinunciare al suo soddisfacimento : la rappresentazione viene rimossa
e mai portata alla coscienza.
Il secondo stadio della rimozione , detto ‘RIMOZIONE PROPRIAMENTE DETTA’ colpisce qualsiasi
pensiero che si è associato indirettamente alla rappresentazione rimossa. Ciò che è stato rimosso
in un primo tempo attraverso la rimozione originaria tende ad irrompere nella coscienza
attraverso quelli che Freud chiama col termine di DERIVATI DELL’INCONSCIO intendendo sintomi,
lapsus, atti amncati, fantasie, associazioni.
Questi derivati quindi possono a loro volta essere rimossi dalla rimozione propriamente detta.
Abbiamo così l’idea di un inconscio DINAMICO , con un apparato psichico sempre sottoposto a
forze che tendono a farsi coscienti ed altre che tendono a difendere l’apparato da queste stesse
rappresentazioni.
Oltre alla rimozione, il più importante meccanismo difensivo dell’Io, Freud scopre altre forme
difensive che hanno sempre il compito di allontanare contenuti mentali incompatibili, disturbanti,
non tollerabili, dall’apparato psichico:
1. NEGAZIONE: il soggetto sostiene che un determinato contenuto psichico, pensiero, desiderio,
sentimento, non gli appartiene ( ma non è un rifiuto). La negazione conferma quello che viene
negato!
2. DINIEGO: è proprio il rifiuto di riconoscere qualcosa di traumatizzante che esiste nella realtà ,
rinnegandone la percezione. Questo meccanismo, a differenza della negazione, può provocare
gravi disturbi, come la perversione (feticismo) e le psicosi (dato che implica una scissione dell’Io).
Un esempio è il rifiuto del fatto che la bambina non abbia il pene ( perché considerando la
possibilità che non ce l’abbia nasce nel bambino l’angoscia di castrazione) , pensando che non
possa non averlo, il bambino immagina come sostituto del pene un feticcio ( solo così si salva
dall’angoscia di castrazione e quindi solo così salva il suo pene); non ha smentito la propria
percezione allucinando un pene là dove esso non era visibile, ha solo effettuato uno spostamento
di valore: ha trasferito l’importanza del pene ad un’altra parte del corpo.
3. PRECLUSIONE O RIGETTO: indica il rifiuto da parte dell’apparato psichico a prendere in
considerazione una rappresentazione , respingendola insieme all’affetto ad essa legato.
SUBLIMAZIONE E NEUTRALIZZAZIONE.
La SUBLIMAZIONE è per Freud una vicissitudine della pulsione (un’esperienza negativa ) : la
pulsione intollerabile non viene bloccata, resta a disposizione , perché ad essa viene imposta un
meta superiore, sia culturalmente che più accettabile socialmente, come l’arte, la scienza, la
politica, la filantropia, una meta che non è più sessuale.
E’ un meccanismo di difesa EVOLUTO!
Tale meccanismo , avendo obiettivi ed oggetti differenti da quelli originari , non necessita di un
utilizzo continuo della rimozione e del controinvestimento , ed è quindi economicamente
vantaggioso.
La NEUTRALIZZAZIONE, invece non è solo un processo difensivo che si rende necessario nel caso di
aumento della tensione, ma è un processo continuo.
La neutralizzazione comporta una deistintualizzazione dell’energia libidica e aggressiva ( non solo
l’energia sessuale come per la sublimazione), tale energia è sempre presente ed è disponibile alle
funzioni superiori dell’Io che necessitano di essere alimentate da questa energia deistintualizzata
(Formulazione di Hartamm in accordo con la teoria degli Psicologi dell’IO).
Questo spazio immaginario , uno spazio intermedio tra mondo interno pulsionale e ambiente, è
importante sia per il bambino che per l’adulto: nel bambino è lo spazio del gioco, che risulta essere
una faccenda molto seria in quanto ci impiega notevoli ammonti affettivi ed equivale all’attività
del fantasticare, e nell’adulto è la creatività; è come se fosse una possibilità di funzionamento
prossimo al principio di piacere, un funzionamento non necessariamente scandito dal processo
secondario, anche se i rapporti con la coscienza restano saldi e si può tranquillamente parlare di
FANTASIE CONSCE.
Winnicott, quando parla di spazio transizionale, si riferisce proprio a questo regno dell’illusione ,
del gioco e della creatività e della fantasticheria.
Anche Freud parla di vero e proprio spazio dell’illusione partendo dalla funzione del teatro ( e delle
arti in generale) : identificandosi con l’eroe , lo spettatore si risparmia tutti i rischi ed i dolori che
l’eroe subisce e che lo spettatore dovrebbe vivere nella realtà , mentre potendoli vivere in questo
spazio di illusione , di gioco, sa che non ne può derivare alcun danno per la sua sicurezza
personale, è un modo per l’individuo per scaricare affetti e sentimenti (SFOGO DEGLI AFFETTI E
SOLLIEVO CHE NE DERIVA)!
In un certo senso l’attività fantastica ha la stessa provenienza e la stessa dinamica delle libere
associazioni: anche qui si tratta di materiale preconscio che ‘viene in mente’ come emersione
inintenzionale di elementi psichici. L’adulto si vergogna delle sue fantasie e le nasconde agli altri,
coltivandole dentro di Sé come cose assolutamente PRIVATE ED INTIME; in genere preferisce
confessare le proprie colpe piuttosto che comunicare le proprie fantasie. Sono desideri insddisfatti
le forze motrici delle fantasie, e ogni singola fantasia è un appagamento di desiderio, una
correzione della realtà che ci lascia insoddisfatti.
L’individuo, con la fantasia, sa da dove parte, ma non sa dove finisce , riservando per se stesso
sorpresa e imprevedibilità, caratteristiche tipiche delle libere associazioni.
Si vede che il passaggio da FANTASIA CONSCIA a FANTASIA INCONSCIA è sfumato: nella fantasia
inconscia ci è più facile vedere il concorso della spinta pulsionale ( es. teoria della seduzione).
La fantasia inconscia, come la gratificazione allucinatoria di un desiderio (che ne è una sorta di
precursore) , rappresenta una forma illusoria di soddisfacimento interno e interviene quindi solo in
assenza della gratificazione esterna. Il soggetto semplicemente immagina ciò che da sempre
desidera o teme e c’è una concatenazione tra fantasia, desiderio ed allucinazione.
Nel CASO DI SCHREBER Freud pensa che le FANTASIE INCOSCE , del tutto escluse e rifiutate dal
soggetto, possono essere interpretate per spiegare il delirio paranoico del paziente.
Freud tratta le fantasie inconsce del paziente alla stregua delle fantasticherie isteriche, dalla loro
analisi è possibile ricavare un ‘senso’ che POSSA SPIEGARE I SINTOMI PSICOTICI.
Occorre però aggiungere che nel pensiero psicoanalitico postfreudiano , Melanie Klein darà al
concetto di fantasia inconscia una notevole estensione rispetto a Freud perché secondo questa
autrice si tratta di un’attività psichica presente fin dall’inizio della vita psichica come espressione
mentale delle pulsioni e delle difese.
Questa ‘FANTASIE INCONSCE’ sono paragonabili alle allucinazioni primarie di Freud, ma a
differenza di Freud non sono il risultato di un mancato soddisfacimento ed un conflitto con la
realtà:
esse sono l’unica realtà psichica possibile dato che la Klein non oppone realtà a fantasia; non è uno
spazio di illusione, non è un destino della pulsione.
Il PRINCIPIO DI REALTA’ si costruisce mano a mano che fallisce il soddisfacimento del bisogno
attuato per via allucinatoria : la disillusione porta all’abbandono di questo tentativo di
appagamento per via allucinatoria.
Il lattante appaga i suoi bisogni interni allucinando , immaginando, l’oggetto che porta al
soddisfacimento; quando però da bambino il suo bisogno aumenta, mediante la scarica motoria
dell’urlare e del piangere , rivela il suo dispiacere alla mancanza dell’oggetto reale del
soddisfacimento e fa capire alla madre che ha bisogno dell’oggetto che lo soddisfi.
Quindi il passaggio tra principio di piacere e principio di realtà non avviene solo sulla base di una
disillusione circa il soddisfacimento allucinatorio , ma anche sulla base del sistema simbiotico
madre-figlio , cioè questo passaggio avviene proprio perché esistono le cure materne che rendono
più appetibile il soddisfacimento reale rispetto a quello allucinatorio.
Quindi a differenza delle pulsioni di autoconservazione, le pulsioni sessuali possono mutare il loro
oggetto andando incontro ai diversi destini che abbiamo già trattato in precedenza!
Per il modello relazionale: il soggetto si sente spinto a mettersi in relazione con un oggetto ,
pensato come già esistente. Sostenevano, criticando Freud, che la motivazione originaria del
comportamento umano fosse da individuare in una prima ricerca dell’oggetto e non nella spinta
pulsionale tesa al soddisfacimento del desiderio.
Pongono l’accento su interazioni degli individui con altre persone esterne ed interne ( reali e
immaginarie).
LE NEVROSI DA GUERRA.
Durante la prima guerra mondiale, gli psicoanalisti , si resero conto che i soldati erano colpiti da
gravi forme nevrotiche : non era l’effettivo pericolo di perdere la vita che li turbava e che
produceva queste nevrosi da guerra, quanto piuttosto la minaccia di un danno all’immagine di sé ,
in particolare in persone che nella vita quotidiana erano privi di disturbi, equilibrati, coraggiosi,
integri ed efficienti.
La minaccia all’immagine di sé è da intendersi come una minaccia all’integrità narcisistica :
il loro funzionamento ‘sano’ si reggeva su un’immagine di se stessi come forti e coraggiosi, e
quando veniva minacciata questa immagine dagli orrori della situazione bellica, avevano un crollo
psichico, che si esplicava in angoscia, agitazione, stupore, confusione mentale.
Quando parliamo di ‘immagine di sé’ intendiamo sia aspetti esterni che interni, quindi minaccia di
avere sia un danno fisico, ma soprattutto un danno morale che colpisca l’autostima, come la
perdita dell’idea di essere una persona coraggiosa , sana o di successo.
C’è da dire che i soggetti colpiti da tali nevrosi, anche nella quotidianità, quindi in situazioni non
belliche, avevano una personalità narcisistica , sempre ad ostentare , esibita autostima,
un’immagine di sé sempre bisognosa di gratificazioni e conferme. Queste personalità possono
essere svelate e degenerate in patologia, solo se colpite da una situazione traumatica.
IL CONCETTO DI NARCISISMO.
Questo termine, pur utilizzato per indicare situazioni diverse , si pone in ovvio riferimento con il
mito di Narciso descritto da Ovidio nelle Metamorfosi:
Narciso era figlio del dio del fiume Cefiso e della ninfa Lirìope. L’ indovino Tiresia aveva predetto
loro che il figlio sarebbe vissuto fino a che non avesse visto la propria immagine; essi, perciò,
spaventati dalla predizione, fecero in modo che non ci fossero mai specchi intorno a lui.
Narciso diventò un giovane bellissimo, ma crudele e superbo. Molti spasimanti di ambo i sessi se
ne innamorarono perdutamente, tra essi vi fu anche la ninfa Eco. Narciso, però, non li degnava
neppure di uno sguardo. Sentendosi disprezzati, essi chiesero vendetta al Cielo.
Un giorno, il giovane si fermò presso una fonte, le cui acque erano tanto limpide che ogni cosa vi si
rifletteva come in uno specchio. Narciso, sporgendosi per bere vide allora per la prima volta il suo
bellissimo volto ma, non sapendo che quella era la sua immagine riflessa, se ne innamorò
all’istante. Quando però cercò di baciarla, essa immediatamente si dileguò. Narciso nel tentativo
di raggiungerla si lasciò cadere nell’acqua e annegò. La profezia dell’indovino Tiresia si era
avverata. Il dio dell’amore, Eros, provando pietà per lui, lo trasformò nello splendido fiore dalla
bianca corolla che porta il suo nome.
Il termine narcisismo consiste in una sopravvalutazione fisica e morale del proprio sé, ed uno stato
della psiche che ha come caratteristica proprio quell’amore di sé.
‘Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci’ è una delle opere alle quali Freud tiene di più: la figura
di Leonardo offre a Freud l’occasione di indagare la sessualità infantile, l’omosessualità, di
esplorare il tema del narcisismo e di studiare la sua straordinaria poliedricità intellettuale.
Qui Freud tratta il materiale biografico di Leonardo come se fosse un materiale clinico e alcuni
scritti dell’artista come se fossero libere associazioni e fantasie da analizzare.
Leonardo da Vinci, uno dei più grandi uomini del Rinascimento , un genio universalmente
riconosciuto, si distingueva per il suo carattere forte ed estremamente pignolo che lo impediva di
portare a termine diverse opere e lo rendevano quasi sempre insoddisfatto del suo lavoro.
E’ il caso ,ad esempio, del Cenacolo, su cui tornava ripetutamente, correggeva sempre ogni
minimo particolare e non era mai soddisfatto del risultato finale.
Un altro caso eclatante è quello della sua opera più importante, il ritratto della Monna Lisa ,
conosciuto come la Gioconda: commissionata da un nobile fiorentino il quale voleva il ritratto di
sua moglie, non fu mai consegnata perché Leonardo non era soddisfatto del suo lavoro.
Quest’opera ha sempre colpito l’osservatore, ed in particolare Freud, per quel famoso sorriso che
da un lato appare dolce ed affascinante e dall’altro malizioso, beffardo, demoniaco, una sorta di
rappresentazione di odio e amore.
Leonardo era figlio di una giovanissima contadina, Caterina, la quale dovette crescerlo senza la
presenza del padre. Alla sua morte, fu adottato dalla seconda moglie di Ser Piero da Vinci a soli 5
anni.
Freud suppone che Leonardo non consegnò il ritratto della Gioconda perché non riusciva a
separarsi a quell’enigmatico sorriso che doveva evocargli il sorriso materno perduto, che come
tale era marcato dall’ambivalenza amore-odio. La mancanza della figura nel rapporto ha
probabilmente fatto sì che il legame con la madre fosse esageratamente intenso e gratificante ma
anche che la separazione da lei dovesse essere estremamente traumatica.
Quindi in Leonardo ci fu una seduzione materna che non aveva mai incontrato la censura paterna
e che aveva potuto continuare fino al trauma della separazione :
il sorriso della Gioconda è da un lato il ritorno dell’intenso amore materno da cui Leonardo fu
separato e che quindi è stato rimosso (un ritorno del rimosso) , e dall’altro l’espressione proiettata
sulla madre di una sorta di malvagità dettata dalla separazione traumatica (un’aggressività per
questa madre che lo aveva abbandonato).
Al seguito di queste analisi, Freud ne deduce una ‘teoria dell’omosessualità’ che precisa non
essere generalizzabile e che appartiene quindi solo al sesso maschile.
Leonardo era omosessuale almeno dal punto di vista psicologico: per rimanere fedele alla madre,
si identificò in essa e spese la sua vita cercando se stesso negli altri fanciulli , ripetendo con essi lo
stesso tipo di relazione amorosa avuta con la madre nei primi anni di vita.
Qualche anno dopo con la seconda topica, la distinzione tra fase anogettuale e narcisismo,
scompare, e parlerà di primo stadio di ‘NARCISISMO PRIMARIO ANOGETTUALE’ .
Sembra invece che valga la pena conservare questa distinzione tra autoerotismo e narcisismo
primario : l’autoerotismo segnala un’attività pulsionale priva di oggetto che consiste nella ricerca
di un tipo particolare di piacere, di appagamento , che si ha con delle manipolazioni del corpo e
non con la ricerca di un oggetto; mentre il narcisismo primario cerca un oggetto bene preciso da
amare e che gli può procurare piacere, sé stesso.
Negli ultimi scritto Freud preciserà che nell’Io all’inizio è ammassato tutto l’importo libidico
disponibile e chiama narcisismo primario questo stato , uno stato presente fin quando l’Io
incomincia ad investire la libido su certi oggetti, trasformando la libido narcisistica in libido
oggettuale (l’Io resta il grande serbatoio della libido).
Quindi l’Io corporeo è l’oggetto dell’investimento libido nel neonato e solo con gradualità , nello
sviluppo, il soggetto arriva all’amore oggettuale.
SUMMA E PICCOLA SPIEGAZIONE:
Freud aveva postulato diverse fasi dello sviluppo della pulsione sessuale, da lui chiamata anche
"libido". Questa secondo Freud all'origine sarebbe autoerotica, cioè senza oggetto, in cui ogni
pulsione parziale cerca soddisfacimento su parti del corpo (le zone "erogene" orale, anale,
genitale). In seguito la pulsione diventa alloerotica, cioè con scelta oggettuale. Ma ad un certo
punto Freud (1911) postula una fase intermedia tra le due, detta narcisistica, in cui il soggetto
unifica le sue pulsioni sessuali parziali (fino ad allora autoerotiche) e prende se stesso come primo
oggetto d'amore (ciò implica che nella successiva scelta oggettuale l'individuo sceglie, in via
transitoria, un oggetto omosessuale, cioè con gli stessi genitali che ha amato, per poi passare alla
definitiva scelta eterosessuale).
Freud la pensa in un modo completamente diverso, abbiamo detto che il narcisismo primario è
una situazione in cui la libido si concentra sull’IO del soggetto, assumendolo se stesso come
oggetto. Questa situazione non viene mai revocata, per tutta la vita l’Io resta il grande serbatoio
della libido , dal quale vengono emanati gli investimenti sugli oggetti e nel quale la libido può
tornare partendo dagli oggetti: la LIBIDO NARCISISTICA si trasforma continuamente in LIBIDO
OGGETTUALE e viceversa!
Con questo concetto di narcisismo il primo dualismo pulsionale viene di fatto superato: Il concetto
di libido narcisistica, così in continuità con la libido oggettuale, ha come conseguenza il
superamento della dicotomia tra pulsioni di autoconservazione o dell’IO e pulsioni sessuali e
favorirà la teorizzazione di una seconda dicotomia pulsionale: tra pulsioni di vita e pulsioni di
morte.
IL NARCISISMO SECONDARIO.
Con narcisismo secondario di riferiamo alla degenerazione in psicopatologia.
Freud chiama le psicosi ‘NEVROSI NARCISISTICHE’ , in quanto vi vede una situazione in cui la libido
reinveste l’io disinvestendo l’oggetto.
Questo processo era stato illustrato da Abraham , il quale sosteneva che il ‘delirio di grandezza’ è
la riconversione sull’io della libido ritirata dagli oggetti e ciò determina la sopravvalutazione dei sé.
Viene chiamata con il termine di ‘narcisismo secondario’ la situazione che designa alcuni stati di
grave regressione al narcisismo primario, situazioni osservabili nelle condizioni di :
1. Malattia organica ( il suo egoismo e la perdita di interesse per il mondo esterno);
2. Psicosi;
3. Trauma;
4. Ipocondria ;
5. Alcuni aspetti della vita amorosa.
Queste condizioni presuppongono il reinvestimento della libido oggettuale, una volta ritirata dagli
oggetti, sul Sé e l’attuarsi di una condizione che chiamiamo ‘RITIRO NARCISISTICO’ in cui si
riattivano alcune caratteristiche narcisistiche infantili , quali l’onnipotenza dei pensieri,
l’egocentrismo.
Tra tutti i deliri che hanno colpito l’uomo durante questa malattia Freud si concentrò su uno in
particolare: Schreber sosteneva di essere coinvolto in un processo di trasformazione da uomo in
donna.
Freud ritiene che il pensiero psicotico sia come un sogno ad occhi aperti e crede dunque che il
delirio non sia qualcosa di assurdo e incomprensibile, ma al contrario un prodotto psichico che
nasconde qualcosa: la causa di questa malattia fu un assalto di libido omosessuale e la lotta contro
questo impulso.
Schreber , per contrastare il desiderio rimosso di natura omosessuale , fa un lavoro psichico di
PROIEZIONE che porta alla costruzione del delirio di essere trasformato in donna!!
Questo caso è un bellissimo esempio di regressione al narcisismo primario, risultato di un
narcisismo infantile compromesso.
Nel pensiero freudiano il narcisismo perderà via via importanza a vantaggio della pulsione di morte
; invece nel pensiero post freudiano il narcisismo avrà un grande impatto soprattutto per merito di
Heinz Kohut che ha chiamato l’oggetto di investito dalla libido ‘oggetto-Sé’ ( Winnicott lo chiama
invece ‘oggetto-soggettivo’).
CAPITOLO 17.
LA GUERRA, IL LUTTO E LA MELANCONIA.
Durante gli anni della prima guerra mondiale, anni in cui mostrò inizialmente un forte patriottismo
e solo dopo considerò la guerra pessimisticamente come manifestazione inevitabile di pulsioni
aggressive e di morte, diversi lutti segnarono la sua vita. Le perdite che inaugurano il lutto non
sono legate solo alla scomparsa di una persona cara ma può essere anche la perdita di qualcosa
che appartiene al soggetto, qualcosa di astratto, come un’idea o una teoria : Freud abbandona la
teoria della seduzione, i figli e i colleghi partono per la guerra, il fratellastro muore, un nuovo
isolamento intellettuale e quindi il timore per la sopravvivenza della psicoanalisi, l’arrivo dei suoi
60 anni e la perdita della sua giovinezza, con relative angosce di morte. Si nota in Freud uno stato
d’animo depressivo.
La guerra ma soprattutto l’inciviltà presente in essa e le valenze distruttive , provoca in Freud una
delusione: la guerra non ha distrutto solo la bellezza dei luoghi ma anche la bellezza dell’uomo!
Questa delusione, che sembra essere più la distruzione di un’illusione, spinge Freud ad analizzare
cosa sia la civiltà e a rivedere la teoria delle pulsioni , cercando di capire se esistano oltre le
pulsioni libidiche, anche delle pulsioni aggressive e di morte.
Ciò che più colpisce è l’atteggiamento di una persona di fronte alla morte di una persona
sconosciuta e di fronte alla morte di una persona amata: di fronte alla morte del nemico il
soggetto prova una sorta di trionfo e non è indotto a pensare al tema della morte ; mentre per le
persone care accade esattamente il contrario.
Il conflitto emotivo che si genera di fronte alla morte di una persona amata è così importante, che
nel tentativo di risolverlo e di aiutare il soggetto che vive tale conflitto, nasce la PSICOLOGIA:
l’uomo non può più tener lontana la morte che gli ha recato dolore per la scomparsa di una
persona cara; ma allo stesso tempo non può ammetterne la realtà poiché è impossibile per lui
rappresentare la propria morte. Così arriva a dei compromessi, come la dottrina dell’anima, la
credenza nell’immortalità, e soprattutto si rifà a dei comandamenti morali (della coscienza morale)
, primo fra tutti ‘non ammazzare’.
L’intuizione di partenza di Freud è che vista la somiglianza sotto il profilo fenomenologico tra i
segni del LUTTO e quelli della MELANCONIA , si potesse ipotizzare in questi processi qualcosa di
comune anche se il primo appartiene alla normalità ed il secondo alla patologia:
1. LUTTO: si tratta di uno stato conseguente alla perdita di una persona amata o di un ideale (può
essere che la persona non sia morta davvero ma sia andata perduta come oggetto d’amore);
2. MELANCONIA: si tratta di uno stato in cui il malato soffre per qualcosa di perduto , ma egli non
è consapevole della perdita.
Sia il lutto che la melanconia hanno questi fenomeni in comune:
1. Un doloroso abbattimento (diminuzione del tono dell’umore);
2. Mancanza o ritiro dell’interesse dal mondo esterno;
3. Inibizione dell’attività;
4. Perdita della capacità di amare.
In che cosa consiste allora il lavoro svolto dal lutto, che dovrebbe essere ciò che lo differenzia dalla
melanconia ?
1. LUTTO: l’oggetto amato non c’è più ed è necessario che tutta la libido investita su questo
oggetto sia ritirata ed investita in un nuovo oggetto, ma l’IO stenta a ritirare la libido e ad investirla
in un nuovo oggetto. Dolorosa è la presa d’atto della realtà della perdita!
Il lavoro del lutto consiste quindi nel doloroso e lungo sforzo dell’IO nell’effettuare questo ritiro
della libido : quando però questo ritiro si è compiuto e la realtà della perdita è stata accettata , l’IO
si trova in possesso di una quantità di libido che può essere investita in altri oggetti ed il processo
del lutto termina.
2. MELANCONIA: riguarda una perdita INCONSAPEVOLE che darà luogo ad un lavoro interiore
analogo a quello del lutto , che farà quindi terminare la melanconia.
Per capire meglio per quali meccanismi interni la perdita dell’oggetto che si verifica nel lutto
diventi nella melanconia una perdita dell’IO , occorre insistere più sulle differenze che sulle
somiglianze tra lutto e melanconia . In particolare nella melanconia:
1. Quando c’è il ritiro della libido dall’oggetto perduto , la libido non si sposta su un altro oggetto,
ma è stata riportata nell’Io. Questo perché? Perché diciamo riportata? Perché il rapporto
trattenuto con l’oggetto è di tipo narcisistico (investimento dell’io sull’oggetto) , per cui questo
oggetto era stato scelto sul modello della propria persona, c’era stata un’identificazione
narcisistica con l’oggetto.
Questa identificazione comporta che se l’oggetto viene perduto, la libido diventata libera , viene
RITIRATA DI NUOVO NELL’IO, l’oggetto perduto viene INTROIETTATO nell’IO ed una parte di esso si
identifica con questo oggetto perduto.
2. Ciò che è caratteristico della melanconia è la regressione orale: lo stadio evolutivo libidico dei
melanconici è la fase orale (sadico-orale). L’introiezione dell’oggetto perduto avviene attraverso
l’incorporazione ( modalità di relazione oggettuale della fase orale) , secondo cui il soggetto fa
penetrare e conserva un oggetto all’interno del proprio corpo (cibo ad esempio). In questo caso fa
penetrare e conserva l’oggetto perduto.
Per INTROIEZIONE in effetti si intende un processo per il quale viene portata dentro di sé la
rappresentazione mentale di un oggetto!
In ogni caso se l’oggetto perduto è stato introiettato nell’IO ed una parte dell’IO si identifica con
tale oggetto perduto, vuol dire che si attua una scissione , e questa parte che si identifica con
l’oggetto perduto si impoverisce. L’altra parte dell’Io, che non si è identificato con l’oggetto
perduto, è in collera con l’altra parte per questa perdita e si rivolge contro essa, punendola,
biasimandola, attaccandola violentemente, ciò spiega le autoaccuse , il crollo della stima , il
suicidio . Ed inoltre questa aggressività acuisce la perdita dell’IO.
LA PERDITA DELL’OGGETTO SI TRASFORMA IN UNA PERDITA DELL’IO.
3. Nel conflitto tra Io e oggetto perduto ( conflitto che Freud definirà tra Io e Super-IO) , l’oggetto è
rimproverato di essersi perduto ( il Super-io rimprovera l’io per questa perdita) .
Tutto questo non esclude che l’IO nei confronti di questo oggetto, prima di essere perduto, abbia
vissuto anche una forte componente aggressiva e che quindi l’oggetto abbia ricevuto sentimenti
ambivalenti: infatti l’oggetto perduto incorporato è sempre oggetto di sentimenti ambivalenti e
viene attaccato dalla parte scissa sadica dell’IO.
Quello che nella melanconia sembra sia accaduto è una perdita non di un oggetto esterno, ma di
parti del sé, parti del sé necessarie, dunque una perdita di tipo narcisistico.
Proprio perché queste parti erano indispensabili , il rapporto con l’oggetto perduto è
caratterizzato da forti sentimenti ambivalenti , di amore e odio. Al momento della perdita, deluso
e disperato per questa perdita , una parte dell’io si scaglia contro l’oggetto introiettato e perduto ,
e si scaglia quindi contro una parte del sé!
KIERKEGAARD descrive bene queste perdite narcisistiche dicendo : la disperazione non è mai per
l’oggetto esterno ma sempre per noi stessi . Una giovane perde il fidanzato e si dispera. Non è per
il fidanzato perduto ma per il sé-senza-fidanzato. E così per tutti i casi di perdita, si tratti di potere,
denaro, o di rango sociale.
Romolo Rossi, ha descritto le caratteristiche antropologiche del lutto come pianto rituale: ha la
funzione di ridurre il dramma della crisi della presenza, la ‘non presenza’, della scomparsa. Il
pianto rituale è poi strettamente connesso con i rituali magici: la morte diventa ‘contagiosa’ se
non si attua il rituale ed il pianto; senza rituale non ci si può staccare dalla morte.
Oggi il rituale, soprattutto religioso, permette un’adeguata abreazione degli affetti attraverso il
pianto, urla e segni di disperazione e la cura da parte della comunità nei confronti delle persone
ancora in vita e che soffrono per la perdita, consente di scaricare tutte le emozioni , tutti i ricordi,
cosa che lo aiuta ad elaborare e ad allontanarsi dal defunto.
Comunque in questi casi c’è un ‘limite di tempo’ per elaborare il lutto, , aldilà del quale la
disperazione del sopravvissuto diventa malattia , lutto complicato, depressione.
Una volta finito il tempo del rituale pubblico , comincia il vero e proprio LUTTO INDIVIDUALE , in
cui il soggetto è solo di fronte alla perdita dell’oggetto : il dolore del lutto è dovuto alla progressiva
e difficile accettazione della realtà della perdita.
Con il procedere della presa d’atto della realtà della perdita , il pensiero si focalizza sull’oggetto
perduto ed è in questa fase che il soggetto prova rabbia e collera , e cerca una ‘colpa’ , che altro
non è che un tentativo di trovare un motivo plausibile per un fatto così impensabile : questa colpa
può essere rivolta al defunto, ai medici, o a se stesso.
Il lutto volge al termine quando il soggetto sopravvissuto fa un riesame della nuova situazione in
cui si pensa senza l’oggetto . A questo punto può disinvestire la libido dall’oggetto e renderla
disponibile per altri oggetti!
Questo processo descritto da Freud, non vuol dire dimenticarsi dell’oggetto perduto e trovare un
sostituto , significa interiorizzare l’oggetto perduto , provare nostalgia per esso, ma vivere nel
mondo esterno .
Certamente occorre tener conto che l’oggetto kleiniano è del tutto diverso dall’oggetto freudiano:
nella concezione kleiniana , la perdita dell’oggetto (psichico) amato diviene di fatto una lesione
permanente della possibilità stessa di pensare, ossia di FUNZIONAMENTO DELLA MENTE;
mentre per Freud l’oggetto è costitutivamente perduto, e ciò è centrale per la vita psichica del
soggetto.
Ma ciò che fu sempre rimproverato a Freud è una questione teorica e non biografica e cioè
l’applicazione dell’idea di odio e di distruttività ad una pulsione radicata nell’essere umano.
La pulsione di morte sollevò polemiche e controversie pari a quelle sollevate anni prima dal
complesso di Edipo e dalla sessualità infantile.
Gli aspetti narcisistici negativi sono sia ESPANSIVI ( tracotanza e perfezione ) , prima della ferita
narcisistica e sia DIFENSIVI ( la continua ricerca della metà mancante) , dopo la ferita narcisistica.
E’ in ogni caso un narcisismo negativo in generale, perché ripiegato su se stesso e che fugge dal
mondo oggettuale , destinato a morte fisica e psichica.
Insomma questo problema di ‘morire di inedia’ ripropone a Freud l’idea antica di una tendenza
fondamentale ed originaria in ogni essere vivente a ritornare allo stato inorganico (Progetto).
Una volta individuata questa variante negativa del narcisismo , Freud lo mette da parte preferendo
ad esso il concetto di PULSIONE DI MORTE.
La pulsione di morte riprende un’idea antica anche da un punto di vista ‘filosofico’ , infatti sia
Schopenhauer che Empedocle dicevano che due sono i principi che governano ciò che accade nella
vita dell’universo e nella vita della psiche e che essi sono in perpetua lotta tra loro : filia
(amicizia\amore) e neikos (discordia\odio).
Freud quindi era vissuto nel clima della filosofia di Schopy ma anche di Nietzsche , e rifacendosi
alle loro idee, aveva assunto una visione pessimistica dell’uomo: essi ne avevano messo in luce
debolezze e cattiverie ; avevano rovesciato il paradigma dominante delle precedenti dottrine che
faceva dell’uomo un essere superiore e ne aveva svelato la sua natura animalesca.
Freud cercherà di spiegare questa natura oscura nel funzionamento dell’apparato psichico, pur
essendo da sempre presente nel pensiero freudiano! ( già comparsa sotto altre dizioni, come
pulsioni dell’Io o narcisismo.
Ma la svolta maggiore del 1920 si realizza con le opere ‘Al di là del principio di piacere’ e ‘L’io e
l’es’: l’osservanza clinica di manifestazioni auto ed etero distruttive quali psicosi, masochismo,
melanconia, nevrosi ossessiva, nevrosi traumatiche, suicidio, non consentono più di affermare
che l’orientamento delle azioni umane è costantemente diretto verso il piacere. Non si può più
continuare a dar credito alla tesi che gli eventi psichici sono dominati dal principio del piacere ,
dalla spinta verso il piacere , da quella tendenza dell’apparato psichico ad azzerare l’energia del
sistema .
Ci deve essere un altro principio che permette la conservazione di una quota di energia per le
funzioni dell’Io e supera tale principio che porta il sistema ad annullarsi : il principio di costanza.
Più chiaramente Freud capisce che la tendenza allo zero , all’inorganico, viene attribuita alla
pulsione di morte (principio di piacere) , mentre tutto ciò che non è scarica immediata , è sotto il
dominio di Eros , pulsione di vita, e corrisponde alle funzioni e alla forza dell’IO (principio di
costanza).
EROS E THANATOS.
In ‘Al di là del principio di piacere’ supera la contrapposizione tra pulsioni dell’io e pulsioni sessuali
( in riferimento alla questione del narcisismo) , pur mantenendo tra le due una distinzione e
operando una successiva contrapposizione tra pulsioni di vita , Eros, e pulsioni di morte, Thanatos.
EROS: comprende la pulsione sessuale disinibita , i moti pulsionali che derivano da questa pulsione
sessuale inibiti alla meta e sublimati, la pulsione di autoconservazione attribuita all’Io; ha lo scopo
di complicare la vita al fine di conservarla ( metaforicamente ha lo scopo di TENERE UNITO ).
THANATOS: il sadismo è il suo rappresentante; una pulsione che ha il compito di ricondurre il
vivente organico nello stato privo di vita ( metaforicamente ha lo scopo di DISGREGARE).
Ciò che è importante sottolineare è che la pulsione di morte agisce in silenzio e senza farsi
conoscere, per questo si può pensare che i frastuoni della vita provengano dall’Eros , ma in realtà
non è così: questa pulsione resta muta e inconoscibile quando agisce all’interno come pulsione di
morte, mentre l’avvertiamo quando agisce all’esterno come pulsione distruttiva.
In entrambi i casi è distruttiva trattenere l’aggressività è malsano ma anche esternarla non porta a
buoni risultati!
E’ chiaro che sia EROS che THANATOS sono due entità che non possono essere presenti in forma
pura : le manifestazioni di odio e di amore dipendono dal grado di fusione e di defusione di queste
due componenti , tenendo conto che le manifestazioni più patologiche , laddove è più evidente
l’aspetto distruttivo e mortifero , sono legate ad uno stato di ‘defusione’ pulsionale. Mentre nella
normalità una certa dose di aggressività è sempre mescolata alla libido ed una certa dose di
aggressività è una componente del tutto salutare in alcune situazioni della vita in cui l’individuo
debba difendersi.
L’IMMAGINE DELL’ESISTENZA CI E’ OFFERTA DALLE CONTINUE CONVERGENZE E DIVERGENZE TRA
EROS E PULSIONE DI MORTE: è dalla cooperazione e dal contrasto di queste 2 pulsioni che
traggono origine i fenomeni dell’esistenza, ricordando sempre che Thanatos non è mai totalmente
scissa da eros.
Oltre a considerare lo stato di fusione e di defusione pulsionale , c’è da aggiungere che queste
pulsioni opposte sono in qualche modo regolate e modulate da :
- entità regolatrici interne come il Super-io ( leggi interiorizzate);
- situazione relazione di ogni soggetto con l’altro e con l’ambiente (leggi sociali);
Nel PROGETTO Freud aveva affermato che il principio di piacere si rifà ad un modo di operare
primario dell’apparato psichico (scarica immediata) , ma che per l’organismo che deve affrontare
le difficoltà del mondo esterno, esso è inefficace e anzi pericoloso. Il principio di piacere è quindi
sostituito dal principio di realtà , il quale senza rinunciare al proposito finale di ottenere piacere,
esige ed ottiene il rinvio del soddisfacimento e la temporanea tolleranza del dispiacere ( stato di
attesa).
In ‘AL DI LA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE’ Freud deve fronteggiare alcuni problemi che sembrano
mettere in discussione il funzionamento mentale basato sul principio di piacere e sul successivo
principio di realtà : si tratta di fronteggiare esperienze nelle quali viene alla luce una tendenza a
ripetere situazioni spiacevoli ; compare per la prima volta il meccanismo delle COAZIONE A
RIPETERE che Freud paragona ad una forza demoniaca.
Freud parte dall’osservazione di esperienze come le nervosi traumatiche , il gioco infantile, la
relazione terapeutica negativa , in cui si ripetono situazioni spiacevoli, e l’essenza di quell’al di là’
del principio di piacere è proprio questa coazione a ripetere!
La COAZIONE A RIPETERE trae la sua potenza dalla tendenza a ritornare ad uno stato precedente
di cose , quindi è determinata dal principio d’inerzia, dal principio di piacere: se non viene fermato,
il principio d’inerzia , continua a riprodursi , ripetendo sempre le stesse esperienze e andando
contro il principio di piacere!
LE NEVROSI TRAUMATICHE E LA METAFORA EMBRIOLOGICA DELL’APPARATO
PSICHICO.
Tra le esperienze che contraddicono il principio di piacere e in cui è visibile la coazione a ripetere,
sono da nominare : le situazioni traumatiche, il gioco infantile, la coazione a ripetere nel transfert.
All’apparato psichico che esce da ‘Al di là del principio di piacere’ è stato aggiunto un elemento ,
quello di una funzione protettiva che l’apparato psichico deve avere , che avrò uno sviluppo
importante nel pensiero psicoanalitico moderno , nel concetto di funzione paraeccitatoria , legata
alla funzione materna.
IL GIOCO INFANTILE.
Il comportamento ripetitivo, oltre ad assumere una particolare importanza nella nevrosi e nel
contesto analitico, riveste nel gioco della prima infanzia una funzione essenzialmente catartica;
anzi, diventa uno strumento per superare le esperienze dolorose e traumatiche.
Freud, per verificare questa sua ipotesi, osserva e studia un bambino, suo nipote Ernst di diciotto
mesi, mentre gioca con un rocchetto. Egli descrive il bimbo che, in momenti in cui la madre era
assente, tenendo in mano un rocchetto legato ad una cordicella, si diverte a lanciarlo numerose
volte al di là della sponda del suo lettino, facendolo, in tal modo, scomparire; poi, tirando
nuovamente fuori il rocchetto, egli emette, al suo ricomparire, esclamazioni di gioia e di sorpresa.
In ‘al di là del principio di piacere’ viene presentata anche un’altra spiegazione della coazione a
ripetere, introducendo il concetto di pulsione: il riconoscimento di comportamenti che si ripetono
coattivamente spine Freud ad attribuire alle pulsioni una nuova caratteristica , ‘ una pulsione
sarebbe una spinta insita nell’organismo ( stimolo interno che agisce come forza costante ) a
ripristinare uno stato precedente al quale quest’essere vivente ha dovuto rinunciare sotto
l’influsso di forze perturbatrici provenienti dall’esterno. La pulsione ha una NATURA
RESTAURATRICE!
Successivamente con ‘Pulsioni e loro destini’, l’aggressività è pensata come facente parte delle
pulsioni dell’IO , ha a che fare con l’autoconservazione, e diretta al controllo del mondo esterno
per rendere possibile tale autoconservazione. In particolare Freud usa il termine ‘pulsione di
impossessamento’ per indicare la spinta ad attuare il potere sull’oggetto al fine di controllarlo.
Però la clinica della melanconia non considera l’aggressività come qualcosa diretta solo verso
l’esterno, dato che il melanconico dirige consistenti quote di aggressività verso il Sé.
Quando poi il primo dualismo tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’io, sarà superato, in favore di un
secondo dualismo , ovvero quello tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, verrà concretizzato
questo pensiero proveniente dalla clinica della melanconia: l’aggressività è intesa come una
manifestazione della pulsione di morte quando questa è rivolta all’esterno.
In particolare la libido devia la pulsione di morte all’esterno, fino a prendere il nome di ‘pulsione di
distruzione’, ‘di impossessamento’, ‘volontà di potenza’ , ‘pulsione di appropriazione’.
Occorre però ribadire che le manifestazioni esterne di aggressività risentono del fatto che le due
specie di pulsioni non appaiono mai isolate: il sadismo, ad esempio, è una lega tra brama amorosa
e pulsione distruttiva.
E’ importante allora comprendere le nozioni di :
1. IMPASTO PULSIONALE: manifestazioni aggressive in qualche modo sane (impasto tra Eros e
Thanatos). La libido ha il compito di mettere questa pulsione distruttiva nell’impossibilità di
nuocere;
2. DISIMPASTO PULSIONALE: manifestazioni aggressive molto distruttive ( sadismo come
perversione, guerre, razzismo, violenta gratuita).
La testimonianza lampante dell’esistenza dell’impasto pulsionale è dato da un’altra teorizzazione
di Freud:
In seguito all'ipotesi dell'istinto di morte, Freud giunge però ad ammettere anche un masochismo
primario. Egli, infatti, scrive : "Ulteriori riflessioni, che hanno potuto fondarsi su certe ipotesi
riguardanti la struttura dell'apparato psichico e le specie di pulsioni in esso attive, hanno
largamente modificato il mio giudizio sul masochismo. Sono stato indotto a riconoscere un
masochismo primario - erogeno - dal quale si sviluppano due forme successive, il masochismo
femminile e quello morale. Rivolgendo il sadismo inutilizzato nella vita verso la propria persona
nasce un masochismo secondario, che si aggiunge a quello primario."
Il masochismo morale cui Freud fa cenno è la tendenza inconscia di alcuni soggetti a produrre, sia
a livello soggettivo che nell'interazione con il mondo, un regime di vita doloroso o infelice,
corrispondente ad un bisogno inconscio di soffrire, mortificarsi, punirsi, espiare.
Una differenza fondamentale tra il masochismo sessuale e quello morale è che, in conseguenza del
primo, il soggetto ricerca attivamente un partner da cui farsi maltrattare, umiliare, tormentare,
ecc., mentre il secondo non comporta alcun desiderio cosciente del genere. Di fatto, il primo si
realizza sempre e comunque all'interno di una relazione interpersonale, il secondo invece si
realizza nel rapporto con la vita e con il mondo nella sua totalità, compresa una relazione
interpersonale nella quale però il soggetto s'immette con tutt'altro obiettivo.
CENNI SUL DESTINO DEL CONCETTO DI PULSIONE E DI MORTE NEL DOPO FREUD.
Molti psicoterapisti post-freudiani puntano l’attenzione non tanto su aspetti pulsionali ed
endogeni, ma su aspetti esterni e ambientali, e di conseguenza criticano la teoria di Freud
affermando che l’aggressività non è altro che una reazione alla frustrazione proveniente
dall’oggetto.
A partire dalla seconda topica, si svilupperanno tanti filoni di pensiero , come ‘Psicologia dell’IO’ ,
le idee dei teorici delle relazioni oggettuali , creazione del concetto del Sé, lo sviluppo di un punto
di vista genetico.
IL CONCETTO DI ES.
L’es è l’inconscio. E’ la parte oscura , inaccessibile della nostra persona. E’ un contenitore di
eccitamenti, si riempie di energia ma non ha organizzazione. Il suo unico scopo è quello di
ottenere soddisfacimento per i bisogni pulsionali seguendo il principio di piacere (la scarica
immediata). L’es non conosce giudizi, valori, bene , male, moralità, preoccupazioni.
Ha il suo proprio mondo di percezioni.
IL CONCETTO DI IO.
l’Io è adesso per Freud una delle 3 istanze dell’apparato psichico ed ha diverse componenti consce
ma anche diversi meccanismi automatici inconsci.
Quando l’io è ‘Sé’ e quando è ‘coscienza’ ?
E’ sé quando si vuole indicare il soggetto in quanto persona , consapevole delle sue componenti
corporee e mentali; ed è coscienza, solo in riferimento alla prima topica, perché in realtà l’io non è
completamente conscio, perché nell’io si attuano anche diverse operazioni inconsce.
E’ solo con la seconda topica che si impone l’idea che questo IO sia diviso in differenti unità
strutturali (Es, IO, Super-io, ideale dell’IO) , idea che indica l’inizio dello spostamento di Freud
verso un modello strutturale.
Quando parliamo di IO STRUTTURALE , parliamo di una regione della nostra vita psichica
particolare, che media fra Es e mondo esterno, anzi è proprio una parte dell’ES che è stata
modificata dalla vicinanza e dall’influsso del mondo esterno. E’ la parte più esterna dell’apparato
psichico in grado di percepire e riconoscere gli stimoli del mondo attraverso la funzione della
memoria , ed in grado quindi di evitare gli stimoli nocivi, o adattarvisi o modificarli.: il suo compito
è quindi di autoconservazione.
Questo Io, così descritto, opera non più secondo il principio di piacere, ma secondo il principio di
realtà.
N.B. Dall’es, attraverso il contatto con la realtà, evolve l’IO.
Essendo l’IO sia la parte più a contatto con il mondo ma soprattutto una parte a stretto contatto
con l’Es , deve controllare non solo gli stimoli proveniente dall’esterno, ma anche quelli che
provengono dall’interno, deve controllare le richieste pulsionali. Se questi stimoli interni sono
fonte di dispiacere e la loro riduzione è invece fonte di piacere, l’IO deve fare in modo che ci sia
una riduzione di questi stimoli , ma che tale riduzione possa avvenire in circostanze socialmente e
moralmente accettabili ( Freud parla di un IO-REALTA’ , che pone fine al soddisfacimento
allucinatorio per cercare di imporre alle pulsioni le norme della realtà).
Inoltre l’Io è la sede dell’angoscia: ad un incremento di dispiacere che non viene scaricato c’è un
segnale d’angoscia.
Comunque per far fronte alle pretese pulsionali dell’es , l’Io deve impiegare grandi quantità di
energia in controinvestimenti: il rapporto dell’Io con L’es potrebbe essere paragonato a quello del
cavaliere con il suo cavallo . Il cavallo dà l’energia per la locomozione, il cavaliere ha il privilegio di
determinare la meta, di dirigere il movimento.
Ma non ci sono solo l’Es ed il mondo esterno ad impegnare l’IO: deve far fronte anche alle pretese
del Super-io. Quindi il ‘ compito completo ’ dell’Io è di ottenere la gratificazione pulsionale senza
dispiacere al mondo esterno e al Super-io.
Per non far dispiacere sia il mondo esterno che il Super-io , l’Io deve avere dispositivi protettivi
(difese) per ridurre le stimolazioni interne ed esterne.
Inoltre, dovendo servire 3 severissimi padroni , Es, Super-IO e mondo esterno, nella seconda
topica vi è un indubbio ampliamento delle funzioni dell’IO, a cui viene riconosciuto il controllo
della motilità e della percezione, l’esame di realtà, l’anticipazione, la temporalità, la razionalità, la
memoria, la fantasia, il pensiero, il linguaggio, ma anche e soprattutto le difese psichiche .
Uno dei fallimenti dell’IO, però, è l’INIBIZIONE , cioè diverse attività che appartengono alla
quotidianità, diverse abilità dell’IO possono andare incontro ad inibizione nevrotica ( scrivere,
nuotare, suonare) : l’io fa delle rinunce per non entrare in conflitto con l’es o con il super-io.
Ma i conflitti sono quasi inevitabili, data anche la ‘debolezza’ dell’io che si trova a combattere con
troppi tiranni, ed è proprio un conflitto insanabile tra due istanze o un’iper-utilizzazione dei
meccanismi di difesa che determina la patologia : quindi la sanità dell’Io, la sua forza, sta proprio
nella capacità di tollerare ed elaborare un conflitto.
Nelle prime fasi dello sviluppo infatti i primi elementi di rappresentazione del Sè hanno a che fare
con le prime esperienze corporee, fisiche e fisiologiche; il sé va formandosi lungo le fasi dello
sviluppo libidico – affettivo , assieme ad uno ‘schema corporeo’ : bocca, mano, occhio,
locomozione, postura, pene e clitoride.
Quindi è nel CORPO che comincia la rappresentazione del Sé , la quale in seguito si completerà
nella rappresentazione dell’intero Sé PSICOFISIOLOGICO comprendente passato, presente,
pulsioni, Super-io, io e le sue funzioni, diventando un Io strutturale.
SCINDIBILITA’ DELL’IO.
Freud scopre che questo IO può essere anche oggetto di se stesso e può trattarsi come tratta gli
altri oggetti, quindi può osservarsi, criticarsi, giudicarsi, elogiarsi; così facendo una parte dell’io si
contrappone alla parte restante: L’IO E’ SCINDIBILE .
L’esempio è quello della melanconia: una parte si identifica con l’oggetto perduto che era stato
investito narcisisticamente , ma questo stesso Io è rimproverato per la perdita dell’oggetto da
un’altra parte dell’io scissa, la coscienza morale o Super-io; questa scissione spiega la
sintomatologia depressiva, cioè l’abbassamento dell’autostima, gli auto rimproveri, il suicidio.
Questa scindibilità, visibile in alcune condizioni patologiche, è un fenomeno che appartiene anche
alle condizioni normali: abbiamo già visto infatti come una scissione dell’Io segue il meccanismo
del disconoscimento (diniego) nel complesso edipico o nella creazione del feticcio.
Questa scissione non è una difesa dell’Io , ma un modo di far coesistere due procedimenti di difesa
, l’uno rivolto verso realtà (diniego) e l’altro rivolto verso la pulsione. Infatti una delle particolarità
di questo processo è di non giungere alla formazione di compromesso tra i due atteggiamenti ,
bensì di mantenerli simultaneamente senza che si stabilisca tra loro un rapporto, semplicemente
coesistono.
IL CONCETTO DI SUPER-IO.
Il concetto di Super-io è presente fin dai primi lavori freudiani sotto altro nome: censura del sogno,
coscienza morale nella veglia, scissione dell’io nella melanconia laddove la parte che rimprovera
l’io identificato con l’oggetto perduto è il Super-io.
La funzione che più tardi assume il Super-io viene dapprima svolta da un potere esterno , l’autorità
dei genitori, gli unici a poter controllare gli impulsi del bambino che risulta essere ,durante i primi
anni di vita, senza alcuna inibizione: la minaccia genitoriale è quella di toglierci l’amore e di
castigarci.
Con il tramonto del complesso edipico , l’impedimento esterno viene interiorizzato e al posto
dell’istanza parentale subentra il Super-io, il quale osserva, guida, critica, vieta e minaccia l’IO,
esattamente come facevano prima i genitori con il bambino : il Super-io deriva DIRETTAMENTE
dall’istanza parentale, anche se eredita da essi solo la severità e non l’amore; in qualsiasi caso la
formazione del Super-io a partire dalle figure genitoriali si avvale di un processo fondamentale ,
ovvero l’identificazione.
D’ora in poi l’Io, prima di mettere in opera i soddisfacimenti pulsionali richiesti dall’Es, deve
prendere in considerazione non solo i pericoli del mondo esterno, ma anche le obiezioni del Super-
io.
Il Super-io inoltre può diventare IPERMORALE e quindi crudele quanto l’Es , agendo a volte con la
stessa rigidità e la stessa perentorietà ( non ammette repliche o discussioni) di quest’ultimo:
l’eccessiva severità del Super-io corrisponde all’intensità con cui il soggetto ha dovuto difendersi
dalla tentazione del complesso edipico.
L’IDENTIFICAZIONE.
Questo è un meccanismo centrale sia per la formazione dell’Io che del Super-io: l’identificazione è
un processo psicologico con cui il soggetto assimila un aspetto , una proprietà, un attribuito di
un’altra persona o di un oggetto , e si trasforma , totalmente o parzialmente sul modello di questi
ultimi. E’ un processo fondamentale per la costruzione della personalità, che si forma e si
differenzia proprio attraverso una serie di identificazioni, quindi è ben più di un semplice
meccanismo psicologico, è un’operazione con cui si costruisce l’uomo.
L’identificazione la troviamo in molte situazioni patologiche sin dai primi lavori di Freud:
1. Sintomo isterico come appropriazione inconscia di una qualità di un oggetto ( Dora ad esempio
imita la tosse del padre, per cui l’identificazione prende il posto di un amore proibito);
2. L’incorporazione orale (fase orale\ sadico orale) e il suo derivato psichico cioè l’introiezione ,
con la differenza che questi sono meccanismi che determinano modalità di interiorizzazione che
seguono le leggi del processo primario;
3. Scelta omosessuale d’oggetto ( identificazione con la madre );
4. Melanconia (identificazione con l’oggetto perduto);
Però questo meccanismo si rivela anche nei suoi aspetti ‘normali’ , cioè come un meccanismo che
aiuta il bambino nel corso del suo sviluppo a far fronte ai cambiamenti e alle perdite, ciò che
allevia o facilita la rinuncia dell’oggetto: in questo senso l’identificazione si specifica nella sua
qualità di meccanismo di difesa.
Ciò si vede in particolare nel TRAMONTO DEL COMPLESSO EDIPICO : il bambino ha dovuto
rinunciare agli intensi investimenti libidici che aveva concentrato sui genitori e come risarcimento
per questa perdita oggettuale vengono messe in atto le identificazioni con i genitori, perdita che
risulta essere la più importante nello sviluppo del bambino ( della stessa natura saranno le
successive identificazioni con maestre e modelli ideali). Il maschietto manifesta un interesse
particolare per il proprio padre , vorrebbe diventare ed essere come lui, sostituirlo in tutto e per
tutto , assume il padre come proprio ideale mentre può avere un legame diverso con la madre. La
differenza dov’è? E’ tra ‘essere’ e ‘avere’ : essere il padre per avere la madre!
In ‘Psicologia delle masse’ e ‘analisi dell’io’ Freud afferma che l’identificazione in molti casi non
riguarda l’intero oggetto ma un suo tratto, è un’identificazione parziale, e sono molti gli esempi:
dalla vita amorosa in cui ci si innamora per un particolare ( che resta inconscio) che richiama una
caratteristica fisica o psichica dell’oggetto primario ; alla psicologia di gruppo dove c’è
identificazione tra i membri del gruppo su un tratto che li lega , il leader, messo al posto dell’ideale
dell’io.
Il concetto è sempre lo stesso solo che mentre in ‘Lutto e melanconia ‘ era ancora limitato ai casi
patologici , in ‘Psicologia delle masse’ diventerà un meccanismo normale , un processo evolutivo
inevitabile , funzione universale per la formazione dell’IO e del Spure-io e per la gestione delle
situazioni di perdita e di lutto.
Freud aveva nominato due concetti che non sempre è possibile tenere ben distinti:
1. IO IDEALE: è un erede del narcisismo dell’infanzia;
2. IDEALE DELL’IO: è una funzione del Super-io e deriva dall’identificazione con le figure genitoriali;
Se il Super-io nasce dal tramonto del complesso edipico , occorre sia sottolineata proprio questa
funzione di ideale, propria dell’ideale dell’io e poi del Super-io, dato che accade che il bambino\a
prenda a proprio ideale (identificandosi) il genitore dello stesso sesso . Ma questa è una funzione
del tutto diversa dell’interiorizzazione della legge del padre , delle regole normative ed etiche, che
pure è una funzione importante del Super-io, ma non certamente l’unica!
La funzione ‘ideale’ è una funzione a sé stante del Super-io , che è importante tenere distinta
dall’interiorizzazione delle leggi, e che è direttamente connessa con il narcisismo dell’infanzia , sia
che venga considerata come istanza ‘ideale dell’io’, sia che venga considerata una funzione del
Super-io.
Una breve digressione a questo punto va fatta sul concetto di ‘idealizzazione’, il significato di
questo concetto risiede nel fatto di attribuire all’oggetto qualità esagerate ed irrealistiche ,
accompagnate da sentimenti quali l’ammirazione , la devozione, l’adorazione ;
Freud parla di idealizzazione per indicare una sopravvalutazione sessuale dell’oggetto:
il primo oggetto ad essere idealizzato è il Sé (narcisismo primario), mentre l’oggetto primario viene
idealizzato non appena il bambino si rende conto della propria vulnerabilità. Sono allora i genitori
ad essere idealizzati (fase edipica) , anche se nel caso di deficitari rapporti con gli oggetti primari ,
l’idealizzazione può tornare sul Sé (narcisismo secondario).
L’idealizzazione però continua per tutta la vita : situazioni come l’adolescenza, l’innamoramento o
il transfert ne sono un esempio.
Negli autori post-freudiani il concetto di idealizzazione è stato valorizzato da alcuni per un aspetto,
da altri per un altro aspetto:
KLEIN: per lei ad esempio l’idealizzazione dell’oggetto è una difesa contro la distruttività ed in
particolar modo contro l’angoscia paranoide. Questo meccanismo rientra nella fase
schizoparanoide dove l’oggetto idealizzato rappresenta il ‘seno buono’ , però è impossibile per
l’oggetto idealizzato mantenersi perfetto, per cui alla prima frustrazione o delusione cambia in
oggetto cattivo e persecutorio.
Cosa avviene nella folla? Un vero e proprio ‘contagio mentale’ , cioè ogni sentimento o atto oscuro
e violento tende a venir prodotto da tutti i componenti della folla.
Questo è un effetto della suggestionabilità, attraverso la quale un individuo nella folla è pronto ad
accettare e a far propri sentimenti , convinzioni ed impulsi verso i quali in genere è estraneo.
Sappiamo inoltre che nella massa , gli individui hanno un grande bisogno di autorità da ammirare ,
a cui inchinarsi, da cui essere dominati, maltrattati, di un leader da seguire. Dalla psicologia
dell’individuo, si è appreso da dove proviene questo bisogno: è la nostalgia del padre insita in
ognuno dall’infanzia; identificandosi col capo, ponendolo al posto del padre e dell’ideale dell’io,
l’individuo accede ad una potenza che altrimenti non potrebbe ottenere.
Nelle masse in cui il capo non ci sia , al suo posto potremmo trovare un’idea, un’astrazione, un
desiderio, oppure l’odio per una persona o per un’idea o un’istituzione.
Il capo diventa l’ideale dell’io e può sostituirsi al super-io , in questi casi la normale funzione del
Super-io viene come sospesa, sospensione che Freud chiama ‘angoscia sociale’.
Ma questi sentimenti, tutta questa intolleranza, spariscono nella massa, qui gli individui si
comportano come se fossero omogenei, tollerano il modo d’essere dell’altro, si considerano uguali
a lui e non provano nei suoi confronti alcun sentimento di avversione. Nella folla tutti si sentono
solidali, tutti si sentono uguali, non emerge alcun tipo di differenza e quindi alcun tipo di ostilità:
ogni individuo di IDENTIFICA con l’altro, ed è dall’identificazione che nasce la simpatia verso l’altro.
Alla base di questa identificazione reciproca, c’è un punto in comune, ovvero l’attaccamento
libidico verso il capo e l’assunzione dello stesso come IDEALE DELL’IO (investimenti libidici non può
verso Sé stessi, non più narcisistici, ma verso un Ideale dell’Io, verso un oggetto).
Investimento oggettuale (capo), si perde parte del Narcisismo investendo su un oggetto Ideale –
c’è un’identificazione con l’ideale e poi l’identificazione tutte le persone che seguono lo stesso
ideale( stessa cosa accade nell’innamoramento).
CAPITOLO 20.
LA TEORIA DELL’ANGOSCIA E DEGLI AFFETTI.
Freud nelle sue ultime opere ridimensiona anche il concetto di rimozione e di angoscia.
Nei primi lavori Freud affermava che la rimozione fosse il fondamento del primo modello di difese
e che si verificava perché un’idea intollerabile minacciava di irrompere nella coscienza rischiando
di determinare una reazione emotiva spiacevole, ragion per cui veniva respinta nell’inconscio. Per
tenerla seppellita nell’inconscio, ci voleva un grande dispendio di energia , un controinvestimento:
la resistenza.
Ciò che veniva e restava rimosso era la rappresentazione del desiderio mentre l’affetto legato alla
rappresentazione non era destinato ad essere rimosso, anzi questo veniva convertito in sintomo
isterico oppure poteva essere espresso attraverso l’angoscia.
Ma se prese in considerazione tanti altri stati patologici oltre l’isteria, ci si rende conto che la
rimozione era solo uno tra i tanti meccanismi di difesa. Con la scoperta di tanti meccanismi di
difesa , appariva sempre più evidente che la funzione di tali meccanismi psichici era quella di
difendere l’apparato psichico dall’angoscia, una sensazione di pericolo imminente e indeterminato
che poteva entrare in tante situazioni cliniche, una sensazione insostenibile ed intollerabile per
l’apparato psichico ed in generale per il soggetto.
Su cosa si basa questa nuova teoria ? Sulla teorizzazione di un’ ANGOSCIA SEGNALE che favorisce
la RIMOZIONE ; Freud in particolare parla di un leggere sviluppo d’angoscia (segnale d’angoscia)
per inibire uno sviluppo ulteriore d’angoscia (angoscia primaria) .
Questa angoscia segnale allora avvisa l’IO che è in arrivo un’angoscia più grande (angoscia
primaria) e che per contrastarla è necessario che attivi tutte le difese adeguate a respingerla.
L’io però poteva ottenere potere su questo affetto e lo riproduceva esso stesso servendosene
come segnale del pericolo incombente e come mezzo per suscitare l’intervento di meccanismi di
difesa: ogni qual volta l’individuo si trova in situazioni di pericolo simili a quella d’origine
traumatica , l’IO produce una piccola quantità di angoscia che attiva una serie di difese in grado di
contrastare il pericolo.
Un bambino , nei primi mesi di vita, non può ancora distinguere la mancanza temporanea
dell’oggetto dalla sua perdita duratura , quindi la situazione in cui il bambino avverte la mancanza
della madre, soprattutto se in quel momento il lattante avverte un bisogno che la madre dovrebbe
soddisfare, non è una situazione di pericolo ma è invece una situazione traumatica: si attua allora
un ‘terrore senza nome’ prossimo all’angoscia primaria automatica .
In fasi successive di maggior maturità, in cui vi è ‘costanza dell’oggetto’ e quindi fiducia che la
madre torni, l’angoscia può diventare paura di perdere l’oggetto e quindi può strutturarsi come
angoscia-segnale , al servizio delle difese dell’IO.
In questo modo Freud confuta la teoria del trauma della nascita , troppo ingenua nel dare una
spiegazione della genesi dell’angoscia , preferendo insistere sull’ipotesi che l’angoscia dipenda
dalla perdita dell’oggetto, mantenendo comunque la duplice origine:
1. Angoscia primaria – situazione traumatica- segno di immaturità e debolezza dell’IO;
2. Angoscia segnale- situazione di pericolo- segno di maturità e forza dell’IO.
L’angoscia dei bambini non è originariamente se non l’espressione del fatto che essi sentono la
mancanza della persona amata , perciò accolgono con timore ogni estraneo ed hanno paura del
buio: in entrambi i casi sentono la mancanza della persona amata e quindi questi sono casi di
‘pericolo’ .
RIFERIMENTI CLINICI.
Freud ancora distingue :
1. Un’angoscia reale dinanzi al mondo esterno;
2. Un’angoscia morale dinanzi al Super-io;
3. Un’angoscia nevrotica dinanzi alla forza delle passioni dell’Es.
4. Un’angoscia d’attesa nelle nevrosi attuali e nelle nevrosi d’angoscia, cioè un’ansia generale e
fluttuante , che Freud interpretava come risultato di un eccitamento libidico ( sessuale o
aggressivo) non scaricato ( cioè non adeguatamente espresso).
L’angoscia è presente in quadri clinici svariati e differenti tra loro per gravità.