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PSICOLOGIA DINAMICA

CAPITOLO 4.
APICE E TRAMONTO DELL’ILLUSIONE NEUROFISIOLOGICA.
PRIME RIFLESSIONI SULLA METAPSICOLOGIA.
La TENSIONE TEORETICA (filosofia della conoscenza) di Freud nasce da una questione essenziale
che verte sul problema di come si possa pensare allo PSICHISMO , come possa essere descritto il
funzionamento della nostra PSICHE, un apparato, un’entità, totalmente diversa da ciò che veniva
definito ‘anima’, ‘spirito’, ‘coscienza’.
Alla domanda che cos’è lo psichico, tutti noi risponderemmo : le nostre percezioni, i ricordi, i
sentimenti, gli atti di volontà, tutto ciò che appartiene alla sfera della CONSAPEVOLEZZA . Ma la
consapevolezza non è l’essenza dello psichico, bensì soltanto una sua qualità. LO PSICHICO IN SE’
E’ INCONSCIO.

Descrivere e definire lo psichismo significa anche rappresentarlo in MODELLI e Freud all’inizio


tenta di farlo basandosi sulla sua formazione biologica e neurofisiologica: così nell’opera
‘PROGETTO DI UNA PSICOLOGIA SCIENTIFICA’ rappresenta l’apparato psichico seguendo un
modello neurofisiologico (opera che decide di non pubblicare ma centrale per i successivi sviluppi).

IL PROGETTO DI UNA PSICOLOGIA SCIENTIFICA


La stesura del Progetto di una psicologia iniziato a scrivere da Freud nel 1895, rappresenta il
tentativo condotto in modo autonomo di definire in chiave neurofisiologica la spiegazione dei
processi psichici. Questo però fu un tentativo fallito, e lo conferma il fatto che Freud non volle
pubblicare l’opera (ritrovata e pubblicata da Maria Bonaparte , psicoanalista francese, tra le carte
di Fliess, chirurgo tedesco).

Le idee principali del Progetto sono:


1. Gli elementi di base del SISTEMA PSICHICO, sono i NEURONI ( o sistemi neuronali) , la cui attività
dipende da un’ ENERGIA INTERNEURONICA (Qn) espressa da CARICHE QUANTIFICABILI (Q).
2. C’è una relazione tra le FUNZIONI NERVOSE e l’ ATTIVITA’ PSICHICA:
le funzioni nervose di scarica ed eccitamento corrispondono a varie manifestazioni psichiche.
3. Ci sono 2 tipi di funzionamento nel sistema psichico:
- PROCESSO PRIMARIO – scarica dell’energia – esperienza del piacere;
- PROCESSO SECONDARIO – incremento dell’energia – esperienza del dolore\dispiacere.

IL PRINCIPIO DI INERZIA NEURONICA E LA FUNZIONE PRIMARIA , L’ARCO RIFLESSO


E LO SCHERMO ANTISTIMOLO.
Freud sostiene che il principio che regola l’attività dei neuroni è il PRINCIPIO DELL’INERZIA
NEURONICA: la cosiddetta spinta alla scarica.
L’energia , proveniente da STIMOLAZIONI ESTERNE le quali vengono recepite da neuroni sensori,
viene accumulata. Tale energia, grazie al principio di inerzia neuronica, viene SCARICATA
riportando a 0 la quantità di eccitamento.
Ciò avviene secondo lo SCHEMA DELL’ARCO DIASTALTICO RIFLESSO: la scarica dell’energia
interneuronica dal POLO PERCETTIVO al POLO MOTORIO produce soddisfacimento.
N.B. Si definisce azione riflessa quando l’impulso percorre almeno due neuroni, uno che dalla
periferia lo porta al centro (cioè al sistema nervoso centrale) e l’altro che dal centro lo riporta alla
periferia, senza che vi sia coinvolgimento dei centri nervosi superiori.

[STIMOLO ESTERNO  NEURONI SENSORI ] polo percettivo POLO MOTORIO ( SCARICA DI


ENERGIA E SODDISFACIMENTO)

Ma Freud si muoveva su un terreno noto , ad esempio William James, psicologo statunitense, nei
‘Principi di Psicologia’ , considerava l’attività nervosa come un sistema di scariche riflesse: tutto il
sistema nervoso non è che un sistema di vie fra un punto originario di partenza, sensoriale, ed un
punto finale di arrivo, muscolare.
Questa era tutto sommato una concezione condivisa nell’ambito della ricerca anatomofisiologica
del ventesimo secolo ( Sherrington introduce l’arco riflesso come unità di analisi per studiare il
comportamento).

Freud, successivamente, pensando che l’apparato psichico sia più complesso di come era stato
descritto e che l’uomo non sia sottoposto passivamente a stimolazioni esterne, postula l’esistenza
di SCHERMI PROTETTIVI nei confronti degli stimoli esterni ( non parla di stimoli interni perché sta
descrivendo l’apparato psichico in un momento in cui non esistono ancora le difese) , i quali
funzionano sempre secondo il principio di inerzia neuronica.
Dà in questo modo un significato fisiologico allo SCHERMO ANTISTIMOLO , pregno di significato
psicologico e di cui parlerà in ‘Aldilà del principio di piacere’ . In quest’opera egli rappresenta
l’apparato psichico come una “vescicola vivente”, ossia un’area contenuta all’interno di una sfera
rivestita da una membrana protettiva, che è appunto lo “schermo antistimolo”. All’interno di
questa sfera troviamo la rete delle rappresentazioni, nella quale circolano piccole quantità di
energia che agiscono secondo la legge del principio del piacere. È naturale che se dall’esterno
penetrassero grosse quantità di energia, l’equilibrio interno dell’apparato ne verrebbe perturbato.
Scopo dello “schermo antistimolo”, caricato di energia positiva, è filtrare gli stimoli che
provengono dall’esterno, respingendo quelli che, superato un certo livello, possono perturbare
l’energia interna che assicura il funzionamento dell’apparato psichico.
Freud proporrà una TEORIA DEL TRAUMA come LACERAZIONE DELLO SCHERMO ANTISTIMOLO, cui
quindi ha la funzione di protezione contro gli stimoli provenienti dal mondo esterno , che con la
loro intensità rischierebbero di distruggerlo.

Questo concetto , nonostante la connotazione biologica, appare precursore di funzioni connotate


psicologicamente, quali la FUNZIONE PARAECCITATORIA (azione protettiva attribuita alla madre).

Il PRINCIPIO DI COSTANZA. L’AZIONE SPECIFICA. LA FUNZIONE SECONDARIA.


In sostanza quindi, come si comporta l’apparato psichico?
Come se tendesse :
-a SCARICARE ENERGIA per avere l’esperienza del piacere ed evitare il dolore;
-a RIPARARSI DALLE STIMOLAZIONI ESTERNE per mantenere la quantità di eccitamento pari a 0.
MA un organismo così complesso può funzionare con un principio così elementare, in cui l’energia
deve essere sempre portata a 0, arrivando cioè alla morte? E se oltre agli stimoli esterni ci fossero
anche stimoli interni, in che modo si comporterebbe l’apparato psichico?
Per ovviare a questi problemi, Freud, in ‘Al di là del principio di piacere’ introduce il PRINCIPIO DI
COSTANZA.
Se l’organismo è in grado di fuggire dagli stimoli esterni grazie alla cosidetta ‘scarica motoria’,
dagli stimoli endogeni non può farlo; si tratta di bisogni vitali, legati alla sopravvivenza dell’essere
umano, dettati dall’ interno , fame, sete , respirazione, sessualità, che necessitano di essere
soddisfatti nel mondo esterno ( Quando Freud parla di stimoli interni, c’è un abbozzo del concetto
di pulsione)!
Per soddisfare questi bisogni, queste URGENZE VITALI, non si può ridurre tutta l’energia a 0, è
necessario che invece una certa quantità di energia sia sempre presente ; il sistema psichico deve
imparare a mantenere una SCORTA DI ENERGIA, UNA SCORTA DI CARICHE, sufficiente a soddisfare
le esigenze di UN’AZIONE SPECIFICA.
Si deve sempre avere dell’energia a disposizione per soddisfare queste azioni specifiche, però il
livello di energia deve sempre essere il più BASSO possibile, NON CI DEVE ESSERE UN ECCESSO DI
ENERGIA.
PER SODDISFARE I BISOGNI VITALI , E’ RICHIESTA UNA RINUNCIA ALLA SCARICA IMMEDIATA E IL
MANTENIMENTO DI UNA SCORTA DI ENERGIA FINALIZZARA AL PERSEGUIMENTO DELL’AZIONE
SPECIFICA. Questo processo è ciò che contraddistingue la FUNZIONE SECONDARIA.

Il CONCETTO DI AZIONE SPECIFICA è particolare:


all’inizio della sua vita l’essere umano non è capace di soddisfare da solo un’azione specifica, ma
ha bisogno di un aiuto. Vediamo un esempio: il neonato per scaricare la tensione dovuta al
bisogno vitale , in questo caso la fame , piange , e un adulto, la madre , raccoglie il pianto e
fornisce l’azione specifica necessaria soddisfa il suo bisogno.
Tutto ciò avviene, dice Freud, per via di un ‘intendersi’, un ‘accordo’, un’ ‘intesa’, quasi come se la
relazione con la madre fosse necessaria per la sopravvivenza; possiamo notare quindi come Freud
dia molta importanza alla RELAZIONE MADRE-FIGLIO e come non trascurasse l’aspetto relazione
per privilegiare quello pulsionale.

L’ARTICOLAZIONE TRA FUNZIONI PRIMARIE E FUNZIONI SECONDARIE.


Il PRINCIPIO DI INERZIA, dal punto di vista biologico, è la negazione di qualsiasi funzione vitale per
un organismo; ma questo principio ,in realtà, è usato da Freud allo scopo mostrare a tutti che
esiste un tipo di funzionamento nervoso primario, semplice, primitivo, che si distingue da un
funzionamento nervoso più evoluto; egli è consapevole del fatto che questo principio non è
idoneo a spiegare un apparato psichico così complesso, è soltanto la PIU’ SEMPLICE
MANIFESTAZIONE DELL’ATTIVITA’ DEL SISTEMA NERVOSO, E’ UN PUNTO DI PARTENZA.

Nel 1911, Freud introduce il concetto di PRINCIPIO DI REALTA’, designando così il superamento del
meccanismo della scarica motoria.
IL MODELLO NEURONOMORFO.
Quali sono i SISTEMI NEURONALI alla base del sistema psichico?
Ci sono vari gruppi di neuroni con caratteristiche differenziate:
1. SISTEMA ‘FI’: NEURONI PERMEABILI – raggiunti da stimoli esterni , non trattengono l’energia
che ricevono e per questo sono deputati alla PERCEZIONE e direttamente connessi alla
MOTRICITA’;
2. SISTEMA ‘PSI’: NEURONI IMPERMEABILI- raggiunti da stimoli interni( bisogni vitali) ma anche da
quelli esterni, trattengono l’energia che ricevono e sono per questo idonei a funzioni come la
MEMORIA. Dolore, piacere e dispiacere dipendono dalla scarica\ accumulo in questo sistema.
3. SISTEMA ‘OMEGA’: NEURONI SUPERIORI- controllano il sistema psi e sono deputati alla
COSCIENZA , forniscono il segno della realtà che è quello che permette di distinguere una
PERCEZIONE da un RICORDO.

Nel SONNO: il sistema omega non funziona, quindi non c’è controllo su psi, non c’è segno di realtà,
non c’è motricità. Può attuarsi un PROCESSO REGRESSIVO, detto REGRESSIONE TOPICA da psi a fi,
con FALSE PERCEZIONI, ALLUCINAZIONI, SOGNI.

Non bisogna dimenticare che la funzione principale del sistema nervoso è di evitare l’accumulo di
energia: la tendenza alla scarica quindi è sempre presenta, non solo nel sistema fi (scarica motoria)
, ma anche nel sistema psi . Tra i neuroni del sistema psi si creano VIE DI CONDUZIONE FACILITATE
, percorsi che incisi nel sistema nervoso , costituiscono la funzione della memoria: l’energia interna
che viene accumulata deve defluire, deve essere scaricata seguendo questi percorsi, è sempre
dettata dalla tendenza alla scarica.
Questo sistema si occupa anche della selettività delle facilitazioni, ovvero il motivo delle scelte di
vie preferenziali, indirizza il comportamento dell’organismo e costituisce la motivazione di questo
comportamento : il sistema psi è in relazioni con bisogni endogeni e ad esso spetta la funzione di
collegare le pulsioni con oggetti esterni idonei al loro soddisfacimento.
IL SISTEMA PSI RISULTA QUINDI ESSERE UN PRINCIPIO DI ORGANIZZAZIONE MNESTICA, è anzi la
molla del meccanismo psichico.
Sarà proprio grazie al sistema psi che sorgerà la funzione regolatrice dell’IO: l’io era definito infatti
come la totalità delle cariche psi in un dato momento.
L’io deve essere dotato di una scorta di energia che possa essere impiegata in attività per le quali
la tendenza primaria alla scarica sarebbe dannosa; l’io nasce quando l’evoluzione fa sorgere
BISOGNI, il cui appagamento esige modificazione interne, non una scarica immediata, con impiego
UTILE di energia, SENZA SPRECO. Ma per svolgere questo lavoro, l’IO DEVE ASSOLUTAMENTE
APPRENDERE, DEVE FARE ESPERIENZA (L’io nasce con il nascere del principio di costanza).

LO SVILUPPO DELLE FUNZIONI DELL’IO SULLA BASE DELLE ESPERIENZE DI


DESIDERIO E DOLORE.
Come si apprende? Dalle esperienze di PIACERE\DESIDERIO e di DISPIACERE\DOLORE.
Queste esperienze derivano da un accumulo di energia e dal modo in cui questa energia viene
scaricata: è proprio il modo in cui l’energia viene scaricata che viene inscritto nei TRACCIATI
MNESTICI.
Freud quindi ci parla di:
- ATTRAZIONE DI DESIDERIO: lo stato di desiderio produce un’attrazione positiva per l’oggetto di
desiderio, ossia per la sua immagine mnestica. Lo stato di desiderio si sviluppa dall’inscrizione
mnestica delle prime esperienze di soddisfacimento del bisogno.
- DIFESA PRIMARIA: l’esperienza dolorosa ha come conseguenza una repulsione , un’avversione, a
mantenere investita l’immagine mnestica ostile, attraverso una DIFESA PRIMARIA o RIMOZIONE: la
difesa si realizza con l’abbandono di un’immagine mnestica ostile.
Ma un’esperienza bella può essere dannosa ripetendola, ed un’esperienza negativa può essere
benefica ripetendola, quindi qui entra in gioco l’IO che IMPARA ad impedire al desiderio e al
dolore di seguire le vie delle facilitazioni e di effettuare scariche premature ( che potrebbero
portare a dei comportamenti errati) , l’IO IMPARA AD ASPETTARE, lo sviluppo dell’io avviene grazie
a degli STATI DI ATTESA.
L’io contrasta gli AUTOMATISMI, LA MECCANICITA’, che si verificano nel processo primario , come
se fosse un sistema omeostatico, tendente a mantenere livelli costanti di energia.

E’ LA MINACCIA DEL ‘DISPIACERE’ AD EDUCARE E SVILUPPARE L’IO VERSO LO STATO DI ATTESA: la


molla che spinge l’Io alla crescita, che gli impone di educarsi, è il dispiacere.
Il dispiacere resta l’unico mezzo di educazione.

IL SEGNO DI REALTA’.
L’IO DERIVA DAL PRINCIPIO DI COSTANZA, NON ATTUA UNA SCARICA IMMEDIATA, MA METTE IN
STATO DI ATTESA.
Inibendo gli investimenti verso la scarica e utilizzando il segno di realtà, l’io mette il sistema psi
nella condizione di orientarsi verso IL MONDO ESTERNO, verso gli OGGETTI REALI
dell’appagamento, piuttosto che verso l’interno e permette che l’esperienza del dolore si risolva
mediante forme di difesa adeguate, che non si esauriscano nel puro meccanicismo della fuga
riflessa.
L’inibizione operata dall’Io rende possibile un criterio per distinguere tra la percezione ed il
ricordo: questo criterio è dato dal segno di realtà che è un’informazione proveniente dal sistema
omega.
Per Freud i processi del sistema omega corrispondono alla coscienza: utilizzando i segni di realtà
provenienti dal sistema omega, l’Io permette che la rappresentazione di desiderio venga orientata
verso oggetti reali di appagamento, e che l’esperienza del dolore si risolva mediante forme di
difesa adeguate, che non si esauriscono nel puro meccanismo della fuga riflessa.
La quantità endogena di eccitamento da cui non si può sfuggire e che espone al dolore psichico ,
costituisce anche la molla dello sviluppo psichico , passando dall’iniziale risposta motoria fino al
più sofisticato sviluppo del PENSIERO.

PRIME IDEE PER UNA TEORIA DEL SOGNO E DELL’ISTERIA ATTRAVERSO IL


LINGUAGGIO NEUROFISIOLOGICO.
Il modello neurofisiologico del progetto è in grado di dare una prima spiegazione del meccanismo
del SONNO e dell’ISTERIA.
Il SONNO, I SOGNI E L’ISTERIA, hanno in comune alcuni concetti:
- i PROCESSI DEL SISTEMA PSI che sono stati piano piano repressi, si ripresentano nel sonno;
-i MECCANISMO PATOLOGICI hanno una grande somiglianza con i PORCESSI ONIRICI;
- la caratteristica del SONNO è il DISTACCO DELL’IO, condizione necessaria affinché emergano
alcuni processi psichici primari, quali sogni, ipnosi. Ecc.

Freud dalla riflessione sul progetto, elabora una TEORIA DEI SOGNI:
-i sogni sono privi di scarica motoria;
-i nessi onirici hanno scarso senso;
-le rappresentazioni oniriche sono di natura allucinatoria e vengono credute;
-i sogni sono appagamenti di desiderio;
-la coscienza non è legata all’io nelle rappresentazioni oniriche, anzi è discontinua, in alcuni parti
c’è ed in altre non c’è.
Quindi: nel SONNO quando il sistema omega non opera e non vi è segno di realtà, essendo anche
inibita la scarica motoria, il sistema psi è libero dal controllo e favorisce un movimento regressivo
dal psi a fi che produce false percezioni, allucinazioni, sogni.

Anche l’ISTERIA si presenta incomprensibile e senza senso perché vi è una rappresentazione


rimossa che però può essere scoperta e portata alla coscienza; la RIMOZIONE ISTERICA tuttavia
non è come una NORMALE DIFESA, l’episodio viene dimenticato e sostituito da un simbolo
(ESEMPIO DI EMMA).

SVILUPPI SUCCESSIVI DELLE TEORIE DEL PROGETTO.


Possiamo adesso rivedere la distinzione tra PROCESSO PRIMARIO E PROCESSO SECONDARIO, che
inizialmente era stata definita solo in termini di PRINCIPIO DI INERZIA E PRINCIPIO DI COSTANZA.
Tale distinzione, però, deve essere integrata da alcune considerazioni:
1. Il Progetto introduce per la prima volta il concetto di processo primario ed è un processo che ha
radici nella biologia, nella fisica e nella neurofisiologia;
2. Il processo secondario è evolutivamente giustificato: esso però non va interpretato come un
processo che si aggiunge in maniera meccanica e per contrasto rispetto al processo primario. Sono
piuttosto modi di funzionamento in parte coesistenti: abbiamo visto infatti che la funzione
secondaria si attua a partire dalla tendenza primaria originaria a realizzare uno stato di inerzia.
Il processo secondario è, in realtà, anche qualcosa di diverso, qualcosa DI PIU’. Al contrario della
funzione primaria, la funzione secondaria, sviluppa strutture molto mature, come strutture di
controllo, di difesa, di coscienza e di pensiero.
L’io in quanto funzione del processo secondario, trasforma ed integra ad un livello di
organizzazione superiore i processi inferiori: esso lavora un materiale grezzo, lo elabora, lo integra
, e lo trasforma in processi adattivi di ordine superiore; l’IO acquisisce funzioni fondamentali per la
crescita e per la maturazione dell’individuo come il saper attendere ed il saper discriminare.
L’INTERA STRUTTURA DELL’IO E’ FORMULATA NEL PROGETTO NEI TERMINI DI UNA TEORIA
DELL’APPRENDIMENTO: l’Io è l’unico in grado di rinunciare ad un piacere immediata e ad
attendere , soltanto per conseguirne uno più sicuro nel momento giusto.
3. Lo sviluppo di questi processi secondari, non avviene solo a livello ontogenetico , ma dipende
anche dalle condizioni ambientali ed è quindi adattivo.
LA COMPARSA DEL RELAZIONALE NEL CONCETTO DELL’INTENDERSI E LA
DIALETTICA TRA PIACERE E DISPIACERE.
Il sistema psichico viene coinvolto in una dialettica che tiene conto sia di fattori interi che
dell’ambiente.
L’organismo umano è incapace all’inizio di perseguire le azioni che portano al soddisfacimento dei
bisogni, così esse vengono attuate da un ‘ aiuto esterno ’: l’individuo maturo (madre) deve
prestare attenzione alle condizioni del bambino e può capire ciò di cui ha bisogno solo attraverso
le sue scariche, come il pianto, le urla, intese come urgenza biologica di scaricare una tensione
eccessiva avvertita come dispiacere (solo più tardi introdurrà il principio di piacere e di dispiacere).
L’AMBIENTE RELAZIONALE-UMANO ACQUISTA LA SUA IMPORTANZA: si pongono le basi della
capacità di intendersi tra gli individui, l’individuo si viene formando nel rapporto con l’ambiente
( Saranno fondamentali i contributi di Bowlby e dei teorici delle relazioni oggettuali).

L’ALLUCINAZIONE PRIMARIA.
Freud attribuisce l’ALLUCINAZIONE PRIMARIA a processi di pensiero PRIMARI.
Secondo lo psicoanalista l’allucinazione primaria avviene dopo che il neonato ha vissuto
un’esperienza di soddisfacimento di un suo bisogno, ad esempio, quando il bambino ha fame e la
madre gli da il seno in modo tale che possa assumere il latte, di questa esperienza positiva il
bambino conserva un ricordo sotto forma di IMMAGINE MNESTICA DELL’OGGETTO che gli ha
procurato il soddisfacimento, in questo caso il seno materno.
L’investimento di questa traccia mnestica risulterà facilitato: l’immagine mnestica del seno,
quando si presenterà nuovamente la fame , sarà la prima a venire attivata dalla psiche del neonato
inducendo un’AZIONE RIFLESSA volta ad ottenere il soddisfacimento da questo oggetto
allucinatorio.
Questo meccanismo segue le leggi del processo primario e quindi la tendenza della psiche del
neonato a scaricare immediatamente la tensione endogena , per scaricare tale tensione produce
una falsa percezione dell’oggetto che in un’esperienza precedente aveva procurato il
soddisfacimento e che può procurargli soddisfacimento anche adesso.
Poiché la psiche del neonato non è ancora in grado di distinguere i RICORDI dalle PERCEZIONI ,
percepirà l’oggetto come realmente esistente, andando inevitabilmente incontro ad un’esperienza
di frustrazione perché non ci sarà un reale soddisfacimento del bisogno biologico.
Se la psiche, nel primo stadio della sua evoluzione (cioè quando l’IO non è ancora costituito) ,
funziona secondo le leggi del processo primario, cercando sempre una scarica immediata della
tensione, in seguito l’IO, grazie all’esperienza biologica, sarà in grado di inibire tale scarica facendo
in modo che l’energia accumulata al suo interno non venga totalmente investita sulla traccia
mnestica di un oggetto che non è realmente presente , evitando dunque che si produca
l’allucinazione primaria.
Questo MECCANISMO DI INIBIZIONE permette all’IO di posticipare la ricerca del soddisfacimento,
nell’attesa che i dati di realtà, cioè le percezioni, comunichino la presenza effettiva dell’oggetto del
soddisfacimento: tutto ciò coincide con il processo psichico secondario e con il principio di realtà.
Secondo Freud , i meccanismi che stanno alla base dell’allucinazione primaria , sono gli stessi che
determinano la formazione del sogno: sono entrambi appagamenti di desiderio in forma irreale.

Infine l’allucinazione primaria è da intendersi come un PRIMO NUCLEO DI PENSIERO.

CONCLUSIONI.
Nonostante le grandi teorie emerse in questo lavoro, Freud non ritornò più sul Progetto che
considerava un lavoro mancato e anzi proprio perché è un lavoro mancato, Freud si convinse che
doveva teorizzare un funzionamento dell’apparato psichico diverso, con un’impostazione più
psicologica e non esclusivamente neurofisiologica.
Dell’impostazione del Progetto rimarranno però la concezione DINAMICA , la tendenza a tradurre i
fenomeni psichici in termini quantitativi, e la descrizione dei processi sotto il profilo ECONOMICO.
CAPITOLO 5
GLI STUDI SULL’ISTERIA E IL METODO CATARTICO.
Gli anni degli STUDI SULL’ISTERIA sono fondamentali per la costruzione del metodo analitico, che si
definisce attraverso 3 momenti chiave:
1. La rinuncia al modello neurofisiologico;
2. La rinuncia all’ipnosi , che Freud non utilizzava allo stesso modo del neuropsichiatra Charcot.
Charcot utilizza l’ipnosi come una vera e propria cura per l’isteria , mentre freud si avvale
dell’ipnosi per interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi, un argomento riguardo cui in
stato di veglia non era in grado di dire nulla;
3. L’adozione delle libere associazioni , della comprensione del transfert e la precisazione del
modo in cui l’analista deve comportarsi.
Questi passaggi possono essere seguiti in tutta l’opera degli STUDI SULL’ISTERIA, opera che Freud
scrisse assieme all’amico Breuer , medico noto a Vienna. Il loro forte rapporto però terminerà
proprio a causa della stesura di quest’opera perché Breuer non condivideva l’idea di Freud
secondo cui la CAUSA DELL’ISTERIA andasse ricercata nella sfera sessuale dei pazienti, ciò che disse
anche per il caso che l’amico seguiva, quello di Anna O ( primo caso clinico degli studi sull’isteria).

IL CASO DI ANNA O.
Nonostante sia stato condotto e scritto da Breuer e nonostante la sua conduzione non sia esente
da errori, il caso di Anna O. , verrà utilizzato da Freud per introdurre la psicoanalisi presso gli
studiosi americani, essendo esso il CASO CLINICO ORIGINARIO DELLA PSICOANALISI.
Giovane di 21 anni, intelligente, proveniente da una famiglia di mentalità puritana, senza mai aver
avuto una relazione sentimentale, lunatica, sviluppò una serie di disturbi somatici e psichici.
Questi disturbi comparvero mentre curava il padre gravemente malato e tanto amato , e che però
dovette abbandonare per curare se stessa. Quando lui morì, lei non era presente, e non era
nemmeno riuscita a vederlo in precedenza: fu il trauma più grande che potesse avere. Sorsero
nuovi sintomi isterici.

Dopo la morte del padre, al tramonto, ogni giorno, si presentava nella paziente uno stato di riposo
fisico e psichico caratterizzato da una sospensione parziale della coscienza, durante il quale soleva
esporre il contenuto di alcune allucinazioni, idee bizzarre, mormorava delle parole, come se fosse
una SPONTANEA IPNOSI SERALE.
Fattosi dire queste parole, Breuer la ipnotizzò, e le ripeteva le stesse parole dette da lei sperando
che potessero indurla a dire qualcosa: riuscì ad esporre fantasie profondamente tristi, e ogni qual
volta raccontava queste fantasie dopo stava bene, era tranquilla, scomparivano i sintomi.
Risultò che tutti i sintomi avevano un’origine ben precisa, erano legati ad impressioni risalenti al
periodo in cui ella aveva accudito il padre malato: al capezzale del padre ella era stata costretta a
reprimere un pensiero, o un impulso, al posto del quale, come sostituto era poi sorto un sintomo;
e inoltre il sintomo non era il risultato di un’unica scena traumatica ma il risultato del fatto che
parecchie situazioni del genere erano venute a sommarsi.
Possiamo affermare che fu Anna ad inventare quel procedimento definito come METODO
CATARTICO o CURA DELLA PAROLA.
Però qualcosa di strano accadeva, dopo il racconto degli episodi, il sintomo non scompariva per
sempre , ma solo nel corso della giornata in cui venivano raccontati. Il giorno dopo ricomparivano
e il terzo giorno la paziente era totalmente ribelle. Addirittura quando Breuer andava fuori città ed
era costretto a non seguire la paziente per qualche giorno, al suo ritorno lei era lunatica, malvagia,
peggiorata.
QUI VI E’ UN PRIMO SVILUPPO DI TRANSFERT, MA BREUER NON PUO’ RICONOSCERLO:
infatti la brusca interruzione del rapporto terapeutico si dice fu determinato da componenti
transferiali e controtransferiali che non avevano potuto essere analizzate
(oltre al fatto che secondo Freud, Breuer non era stato in grado di capire che la causa dei sintomi
era da ricercare nella sfera sessuale della paziente).

IL METODO CATARTICO E IL CASO DI EMMY VON N.


Grazie all’introduzione del caso di Anna O. , si assiste alla comparsa e allo studio del POTERE DELLA
PAROLA, della CATARSI, e della cosiddetta ABREAZIONE.
Con ABREAZIONE si intende la SCARICA EMOZIONALE con cui il soggetto si libera dall’AFFETTO
REPRESSO legato ad un ricordo traumatico e tale scarica produce la risoluzione del sintomo
( questa scarica emozionale è legata anche a modalità fisiologiche di espressione delle emozioni
come per esempio piangere).

Nel caso di Anna O. : rievocando gli episodi traumatici attraverso l’ipnosi , viene rivissuto l’affetto
che non era stato possibile vivere al momento opportuno, e vi è quindi un’ABREAZIONE
DELL’AFFETTO che passerà alla storia come METODO CATARTICO: il metodo catartico si fonda sul
fatto di consentire l’abreazione di affetti che altrimenti potrebbero risultare patogeni.
Questo effetto non si perderà con lo sviluppo del metodo psicoanalitico, ci sarà sempre, ciò che
andrà perduto è il FINE terapeutico: lo scopo della psicoanalisi non consisterà nell’eliminazione e
nella scarica del quantum d’affetto trattenuto, non è con questa pratica che può dirsi finito il
trattamento (la fine del trattamento e quindi il fine ultimo, è la risoluzione del transfert e del
controtransfert).

Emmy von N. è il primo caso in cui Freud ricorse al metodo catartico di Breuer: un sistema
d’indagine psichica, ma soprattutto di scarica (abreazione) di emozioni psichiche sotto ipnosi.
La Signora Emmy von N. veniva quindi ipnotizzata e in questo stato era invitata a riferire i fatti
attinenti ai suoi disturbi: emergevano catene di ricordi e quasi sempre dopo questa rievocazione e
scarica i sintomi in questione non si ripresentavano più.
Da questo caso è possibile fare delle considerazioni:
1. C’è una correlazione tra episodi traumatici e sintomi della paziente;
2. L’atteggiamento della paziente è seduttivo nei confronti di Freud;
3. Questo caso fu molto istruttivo per Freud, la paziente, in ipnosi, sorvegliava la sua condotta
terapeutica: veniva a rimproverarlo di alcune interruzioni al corso dei suoi pensieri.
Gli domandò, esplicitamente di non fare domande sulla causa di questo e quello, ma di lasciarla
parlare liberamente. E questo è uno storico suggerimento sulla via, non tarda a venire, delle libere
associazioni e quindi del metodo psicoanalitico.
4. Questo caso ha una grande importanza per la storia della psicoanalisi e per la “lotta” contro la
resistenza: nella sua esposizione la signora parlava a voce bassa, s’interrompeva frequentemente,
faceva fatica, balbettava, quando si fermava, assumeva un’espressione d’orrore e di ribrezzo,
tendeva la mano con le dita contratte ed esclamava: “Stia zitto! non parli! non mi tocchi!” con
voce angosciata. Per Freud si trattava di una formula protettiva contro l’accesso alla coscienza
sotto forma d’allucinazione di pensieri che la terrificavano.
5. L’ipnosi, in quanto suggestione autoritaria, inizia a perdere importanza, decidendo così di
abbandonarla.
6. Anche in questo caso la scomparsa dei sintomi dura fino a quando Freud si occupa
assiduamente della malata e questo problema viene confermato dai numerosi ‘problemi di
separazione’ insorti lungo la cura.
7. L’eziologia sessuale dell’isteria viene ribadita: i sintomi di Emmy dipendono sia da traumatismi
infantili che dalla repressione\ rimozione dei desideri erotici.

PRIME IDEE PSICOANALITICHE SULL’ISTERIA.


Dal trattamento di Anna O. derivano le prime idee teoriche sull’isteria:
1. Gli affetti continuano ad essere vivi nel paziente anche dopo molto tempo dall’episodio
traumatico;
2. Ciò che viene dimenticato è l’episodio traumatico, non la reazione emotiva (affetto);
3. Ci deve essere una forza psichica che si oppone al rendere coscienti gli episodi traumatici (isteria
da difesa e oblio da difesa);
4. I sintomi dipendono da questi episodi rimossi: i sintomi sono residui di esperienze traumatiche;
5. Esiste una SCISSIONE dell’attività psichica: alcune forze lavorano nella coscienza ed altre forze
lavorano al di fuori della coscienza. Freud aveva affermato che nell’isteria c’è una tendenza alla
DISSOCIAZIONE DELLA COSCIENZA , cioè è presente una controvolontà che si oppone alla volontà
cosciente.
E’ accertato che nell’isteria viene utilizzato un meccanismo di difesa: la scissione.
6. Il processo per cui un affetto rimosso si trasforma in sintomo si chiama CONVERSIONE (
trasformazione dell’eccitamento psichico in sintomi permanenti corporei).
7. Il NERVOSISMO è uno stato anormale causato dagli stati affettivi rimossi;
8. Lo scopo del metodo catartico è far defluire l’affetto rimosso, far si che avvenga la scarica
emozionale, attraverso la parola; questo metodo consente quindi all’affetto incapsulato di sfociare
nel discorso;
9. E’ necessario che ci sia un setting adatto a scaricare le emozioni ;
10. Nel trattamento è necessario prendere in considerazione la componente transferiale e
controtransferiale , la cui analisi è indispensabile per avere la risoluzione del trattamento.
Ai tempi di Anna O. o di Emmy von N., Freud e Breuer non ne sapevano ancora nulla.

SULLA TEORIA DELL’ATTACCO ISTERICO.


Negli ‘Abbozzi per la comunicazione preliminare’ , appunti di Freud, appare una prima TEORIA
DELL’ATTACCO ISTERICO, che risulta essere una vera teorizzazione dinamica sull’attacco isterico: la
sua premessa è che per comprendere i fenomeni isterici , dobbiamo considerare l’ipotesi di una
DISSOCIAZIONE , DISGREGAZIONE DELLA COSCIENZA.
Una volta fatto questo preambolo, dopo possiamo affermare che :
1. il contenuto dell’attacco isterico è il RITORNO DI UN RICORDO, di uno stato psichico che il
paziente ha già vissuto precedentemente; ed inoltre le manifestazioni motorie dell’attacco isterico
sono collegate con il contenuto psichico e quindi sono una MNIFESTAZIONE DEL MOTO INTERIORE;
2. Il RICORDO che ritorna e che forma l’attacco isterico è un EPISODIO TRAUMATICO, un trauma
psichico;
3. Il RICORDO è anche un RICORDO INCONSCIO;
4. Il contenuto degli attacchi isterici (ricordo\ evento traumatico\ inconscio) : si tratta di
impressioni, desideri, impulsi, alle quali viene negata una scarica adeguata, sia perché i malati
stessi respingono la scarica per paura di avere dei CONFLITTI SPIRITUALI, sia perché la scarica è
vietata dal PUDORE o dai RAPPORTI SOCIALI, sia perché questi impulsi vengono provati in
momenti in cui il sistema nervoso non è in grado di scaricarli (anticipa il principio di costanza).

Grazie a queste considerazioni si arriva ad una prima definizione di TRAUMA PSICHICO (molto
vicina alle prossime): diventa trauma psichico ogni impressione, impulso, la cui scarica , tramite
lavoro mentale o tramite reazione motoria, presenta difficoltà.

/ In ‘osservazioni generali sull’attacco isterico’ Freud nota che l’attacco isterico assomiglia al coito/

IL PROBLEMA DEL RAPPORTO TRA SESSUALITA’ E NEVROSI.


Freud sin dall’inizio scopre un collegamento tra sessualità e nevrosi , proprio partendo dall’isteria.
Negli studi sull’isteria, leggendo molti dei casi descritti, si possono cogliere elemtni sessuali che
fanno pensare ad un’EZIOLOGIA SESSUALE DELLE NEVROSI ( es. la passionalità di Anna O.) :
l’ipotesi di Freud è che dietro le manifestazioni nevrotiche non ci sono affetti qualsiasi , reazioni
emotive qualsiasi, ma affetti, eccitamenti di natura sessuale.

Nell’opera ‘l’ereditarietà e l’eziologia delle nevrosi’ Freud dice che la causa dei sintomi si trova
nella vita sessuale dell’individuo, attuale o passata : la sessualità diventa il pilastro della teoria
delle nevrosi ( che produce dissenso e incredulità un po’ ovunque; anche Jung si opporà a Freud
accusandolo di troppo pansessualismo).

KATHARINA
Negli studi sull’isteria, il caso di Katharina mostra per la prima volta lo scatenarsi di una nevrosi a
causa di un trauma di natura sessuale.
Katharina , figlia dell’albergatore presso cui Freud alloggia durante le vacanze stive, è tormentata
dalla paura di soffocare. In una sola conversazione con Freud, senza utilizzo di metodo ipnotico, la
ragazza ricorda due scene:
1. 16 ANNI – ha osservato rapporti sessuali tra il padre e la sorella – inizia il senso di soffocamento;
2. 13 ANNI – lei è oggetto di avances sessuali da parte del padre : il padre si corica a letto con lei ,
lei si sveglia con la sensazione di soffocare avendo avvertito la pressione del pene del padre contro
i suoi vestiti.

Freud nota che il FATTORE PATOGENO non è da rilevare nel trauma iniziale (13 anni), ma nella
rievocazione di questo trauma che avviene attraverso una scena simile, quella della sorella (16
anni), la cosiddetta seconda scena, che prende il nome di SECONDO TEMPO DEL TRAUMA.
La ‘seconda scena’ è fondamentale perché è da qui che nasce il ‘soffocamento’, come se la prima
scena, quella dei 13 anni fosse così traumatica, così impensabile, da non produrre nessun sintomo.

Anche nel Progetto Freud spiega l’effetto patogeno del trauma centrandolo sul concetto di
AZIONE DIFFERITA, DI AZIONE SUCCESSIVA, sostenendo che l’evento traumatico che scatena il
sintomo è un evento banale, che non riguarda direttamente il soggetto, ma che diventa patogeno (
nel senso che iniziano a verificarsi dei sintomi) perché fa rievocare una realtà precedente, un
trauma vissuto precedentemente che era stato immediatamente rigettato per la forte intensità di
eccitamenti , per ‘l’essere troppo traumatico’.

IL CONCETTO DI TRAUMA: DAL TRAUMA ‘FERROVIARIO’ AL TRAUMA SESSUALE


INFANTILE ALLA ‘SITUAZIONE TRAUMATICA’.
Il trauma , fondamentale per il pensiero psicoanalitico, si definisce come un evento caratterizzato
da una certa intensità , così forte , che il soggetto non sa rispondervi adeguatamente tanto da far
fiorire effetti patogeni, dei sintomi.

Nella teoria Freudiana il concetto di trauma è legato a considerazioni di tipo ECONOMICO ( intento
di assimilare il funzionamento psichico alle leggi della fisica e della biologia): un’esperienza che in
breve tempo apporta alla vita psichica un incremento di stimoli, un afflusso di eccitazioni,
talmente forte che la sua scarica o elaborazione non è possibile. O si può parlare di trauma quando
l’IO non è in grado di attuare un sufficiente controinvestimento che blocchi questo grande afflusso
di stimoli, né di legare questa energia al proprio investimento pulsionale.
Da un punto di vista DINAMICO: si rivela dinamico qualsiasi evento nei confronti del quale l’Io non
sia in grado di attuare difese.

UN EVENTO TRAUMATICO VIOLA IL PRINCIPIO DI COSTANZA , ovvero la tendenza dell’apparato


psichico a mantenere la propria energia al livello più basso o per lo meno più costante possibile.
Successivamente, in ‘Al di là del principio di piacere’ , Freud introdurrà il concetto di schermo
antistimolo che mette al riparo la vescicola vivente da eccitazioni intollerabili, tanto che, se tale
schermo subisce ampie lacerazioni , si produce un TRAUMA.
N.B. questo scudo inizialmente è esterno rispetto al sistema Percezione-Coscienza , ma in seguito
diventerà una modulazione del sistema Percezione-Coscienza, una parte integrante , per cui il
trauma produrrebbe una lacerazione in questo scudo, trovando la psiche in una condizione di
totale mancanza di difese.

Il concetto di trauma assume grande importanza clinica, essendo inteso come un EVENTO REALE
della storia del paziente , capace di scatenare la nevrosi.
All’epoca degli Studi sull’isteria, la causa della nevrosi è attribuita ad un evento traumatico reale,
subito dal soggetto nei primi anni di vita e successivamente rimosso: secondo Freud questo
trauma ha carattere SESSUALE, consiste cioè in una seduzione che il bambino subisce da parte di
un adulto e questo evento sessuale reale è patogeno o per la sua intensità e violenza o perché
non è tollerato da un apparato psichico ancora immaturo.
Sempre negli Studi sull’isteria Freud afferma che la nevrosi traumatica non è causata tanto dalla
lesione fisica, ma dal trauma psichico, dallo spavento che ne deriva, dalla reazione suscitata
dall’evento: se la reazione emotiva, l’affetto, viene repressa, essa resta legata al ricordo
diventando patogeno. Seguendo questa linea, la terapia psicoanalitica avrebbe l’obiettivo di
permettere al paziente di recuperare il ricordo dell’evento traumatico e di liberare l’affetto che
era legato all’evento traumatico attraverso il metodo catartico il quale consente l’abreazione della
reazione emotiva.
Successivamente il concetto di trauma non è legato ad un evento TRAUMATICO SESSUALE REALE,
ma al concetto di SITUAZIONE TRAUMATICA nella quale le FANTASIE del paziente sono
protagoniste: gli episodi di seduzione raccontati dai pazienti erano quasi sempre delle FANTASIE (
c’è comunque la presenza di esperienze traumatiche ereditate filogeneticamente – MOLTO
FORZATO).

Ma un episodio traumatico basta a far sviluppare una nevrosi?


Sia Freud che Breuer pensano di no: un evento nel momento in cui avviene, diventa traumatico a
seconda dell’immaturità sessuale del bambino (es. Katharina 16 anni ( nasce il sintomo e l’Io
mobilita le difese) > 13 anni ). Quindi il trauma deve essere spiegato anche in rapporto alla
dinamica delle difese mobilitate dall’io, e alla maturità dell’apparato psichico.

Freud, anni successivi, definirà le NEVROSI TRAUMATICHE o NEVROSI DI GUERRA:


il trauma ( definito trauma puro) consiste in un evento concreto che lascia l’individuo in uno stato
di impotenza, producendo in lui una grande angoscia, definita ANGOSCIA AUTOMATICA.

Freud ha elaborato 2 MODELLI DI TRAUMA:


1. TRAUMA PURO – punto di vista economico – prescinde dalla predisposizione del soggetto, dalla
sua maturità psichica;
2. SITUAZIONE TRAUMATICA – punto di vista dinamico – tiene conto della predisposizione del
soggetto e della disponibilità dell’IO di attuare le difese.

PENSIERO PSICOANALITICO DELL’ULTIMO DECENNIO: i teorici delle relazioni oggettuali danno


attenzione alla relazione precoce tra madre e bambino, mettendo da parte gli aspetti ‘energetici’
della prospettiva economica freudiana.
Il trauma è il risultato dell’inadeguatezza delle funzioni protettive della madre nei confronti del
bambino nei primi mesi di vita: per il neonato la madre ha le stesse funzioni dello scudo protettivo
freudiano e cioè modulare, filtrare, gli stimoli che provengono dall’esterno e che entrano in
contatto con il bambino, ha una cosiddetta funzione detta PARAECCITATORIA.
La funzione protettiva della madre è anche un’altra: la relazione madre-bambino , nel passaggio
dalla simbiosi, dall’essere un tutt’uno alla differenziazione, è la base per la creazione del mondo
oggettuale interno del bambino , quindi la sua personalità, il suo sé ( tutti gli stimoli che
provengono dall’esterno devono poter essere integrabili nella psiche del bambino, nel suo mondo
interno, se non lo sono devono essere metabolizzati, trasformati, in modo da poter essere
integrati, cosa che può fare solo la madre).

Diventa quindi traumatico e potenzialmente patogeno, qualsiasi stimolo che raggiunge la psiche
del bambino senza essere stato modulato, filtrato , dalla madre , da questo scudo vivente, questo
io-ausiliario, dando come esito la formazione di DIFESE come la scissione e la proiezione , che sono
in grado di mandar fuori questi ‘corpi estranei’ e che faranno parte della sua personalità.
Se la madre invece è una buona ‘reverie’ , metabolizza tutti quegli elementi non integrabili nella
psiche del bambino ( elementi beta) restituendoli al neonato in una forma che può utilizzare per la
propria crescita (elementi alfa).
QUESTA CONCEZIONE E’ MOLTO SIMILE A QUELLA DI FREUD: TRAUMA COME EVENTO CHE
PERTURBA IL NORMALE FLUSSO DELL’APPARATO PSICHICO.

LA TEORIA DELLA SEDUZIONE.


Questa teoria farà parte della teoria del trauma fino al 1897.
Il termine SEDUZIONE compare per la prima volta nella MINUTA A e MINUTA B, in cui si accenna
ad un rapporto tra i sintomi nevrotici e la seduzione delle bambinaie ( diventerà , visto che Freud
ha tutte pazienti donne isteriche, la seduzione di un maschio adulto su una bambina).
La seduzione diventa la soluzione dell’eziologia ( è la causa) delle nevrosi grazie a Katharina: il
caso di Katharina, compreso il secondo tempo del trauma, compreso l’evento traumatico inteso
come evento sessuale realmente accaduto e come causa della nevrosi, esemplifica nel migliore dei
modi la teoria della seduzione.

In più, Freud pensava che :


1. Se la scena di seduzione era SUBITA PASSIVAMENTE nell’infanzia e aveva provocato paura, in
futuro sarebbero parsi SINTOMI ISTERICI;
2. Se la scena di seduzione era PRATICATA ATTIVAMENTE e aveva provocato voluttà, in futuro
sarebbero parsi SENTIMENTI DI COLPA e una NEVROSI OSSESSIVA.

Nella MINUTA K ‘NEVROSI DA DIFESA’ , afferma che :


1. l’ISTERIA deriva da un mancato deflusso di affetti , una mancata scarica emotiva;
2. La NEVROSI OSSESSIVA deriva un’autoaccusa.

Perché avviene la ‘cosiddetta rinuncia’ da parte di Freud della teoria della seduzione?
Nel 1897 la sessualità sarà sempre un fattore centrale per le nevrosi, ma Freud capisce che gli
eventi sessuali raccontati dalle pazienti non sono veritieri, bensì delle fantasie che potrebbero
avere solo qualcosa di reale ; Freud quindi imparò a comprendere che i sintomi isterici derivano da
FANTASIE e non da avvenimenti reali. Solo più tardi riconosce in questa FANTASIA DI SEDUZIONE
l’espressione del COMPLESSO EDIPICO : ma qui la fantasia tocca il terreno della realtà , poiché fu
realmente la figura adulta , nei maneggiamenti necessari alla cura del corpo del bambino a
provocare sensazioni piacevoli ai genitali.

Come possiamo notare la TEORIA DELLA SEDUZIONE cambia, non viene eliminata, non viene
abbandonata:
si sposta da un EVENTO REALE ad una FANTASIA ma ripescando il REALE della seduzione delle cure
materne. Sarà fondamentale per la psicoanalisi questo passaggio dalla realtà del trauma alla realtà
interna del fantasma e del conflitto: la ‘rinuncia’ alla teoria della seduzione fonda il passaggio dalla
REALTA’ ESTERNA alla REALTA’ INTERNA , alla realtà psichica, alla fondazione delle fantasie della
situazione edipica.
CAPITOLO 6.
LE PSICONEVROSI E LE NEVROSI ATTUALI.
Una volta individuato il meccanismo di formazione dei sintomi isterici, occorreva chiedersi se
anche gli altri sintomi nevrotici potevano essere spiegati nello stesso modo e se il processo di oblio
da difese ( rimozione ) , fattore determinante dell’isteria, è considerato un processo generale.
Da questo momento inizia la nosografia psicoanalitica, che si differenzia da quella psichiatrica, per
il fatto di non stabilire un limite netto tra normalità e patologia: il confine fra gli stati definiti
normali e quelli patologici è puramente convenzionale, poiché i nevrotici si ammalano degli stessi
complessi con i quali lottiamo anche noi ‘sani’ solo che cambiano i rapporti delle forze in lotta tra
loro, le intensità, le quantità.

Le NEVROSI verranno differenziate in base ad un diverso funzionamento psichico:


1. PSICONEVROSI ( NEVROSI DA DIFESA) : eziopatogenesi basta sul conflitto e sulla storia infantile
del soggetto. Sono comprese – psiconevrosi isterica, nevrosi ossessiva, isteria d’angoscia (fobia);
(Per Freud le psiconevrosi possono essere curate con la psicoanalisi essendo presenti meccanismi
psichici).
2. NEVROSI ATTUALI: intervento di meccanismi somatici a seguito di situazioni ambientali attuali.
Sono comprese – nevrastenia, nevrosi d’angoscia , ipocondria.
( Le nevrosi attuali non possono essere curate con psicoanalisi perché non c’è alcun meccanismo
psichico, ma solo fattori di tipo somatico).
Freud considerava le NEVROSI IN GENERALE come perturbazione della FUNZIONE SESSUALE e le
cosiddette NEVROSI ATTUALI come manifestazione del disturbo e le PSICONEVROSI come
espressione psichica del disturbo.

PRIME IDEE SULLA NEVROSI OSSESSIVA.


Come per l’isteria, anche per la nevrosi ossessiva, Freud pensa che ci sia una SITUAZIONE
TRAUMATICA INFANTILE, una reazione di difesa contro questa situazione (oblio) , e una mancata
scarica dell’affetto legato al trauma. Ma allora qual è la differenza?
Mentre nell’isteria , attraverso la CONVERSIONE, il sintomo è qualcosa di psichico che si converte
in qualcosa di somatico ; nella nevrosi ossessiva , il sintomo non è qualcosa di psichico che si
converte in somatico, ma è un’entità psichica come le OSSESSIONI e le COAZIONI , meccanismo
che per analogia col processo di conversione, prende il nome di TRASPOSIZIONE.

Il quadro della nevrosi ossessiva è poi ulteriormente complicato dal fatto che alla
rappresentazione ossessiva si aggiunge un comportamento con il quale il soggetto cerca di
proteggersi dall’idea ossessiva , ma che riproducendolo così tante volte, così insistentemente, così
spesso , diventa anch’esso un’ossessione!
ES. Una persona ossessionata dallo sporco ( laddove lo sporco è l’entità psichica che causa la
nevrosi ossessiva) , si lava continuamente le mani come difesa contro l’angoscia che lo sporco
possa contaminarlo, ma questa azione è svolta così insistentemente, così spesso, quasi come fosse
un’azione obbligata , che diventa anche questa una ossessione , una sofferenza, una mancanza di
libertà.

Per questo motivo, anche per la nevrosi ossessiva si può parlare di uno stato causato da una
REAZIONE DI DIFESA : da qui il termine NEVROSI DA DIFESA , utilizzato come sinonimo di
PSICONEVROSI.

Diversi anni dopo queste prime idee, fu chiaro che in questa nevrosi agivano meccanismi di difesa
specifici:
1. FORMAZIONE REATTIVA
2. ISOLAMENTO: desideri e sentimenti inaccettabili vengono isolati e spostati su un oggetto
sostitutivo e incongruo;
3. IL RENDERE NON AVVENUTO: vuole soffiar via un avvenimento , come nelle azioni magiche e nel
cerimoniale religioso;

L’EZIOLOGIA SESSUALE DELLE NEVROSI (INFANTILE ED ATTUALE).


L’elemento che accomuna le nevrosi, nonostante le grandi differenze presenti tra loro, è la loro
EZIOLOGIA SESSUALE: per l’isteria si tratta di un’aggressione sessuale subita nell’infanzia, mentre
per la nevrosi ossessiva si tratta di un atto sessuale attivo.
Solo successivamente Freud comprese che non sempre si trattava di traumi realmente subiti o
agiti, ma che tali ricordi potevano essere fantasie; quando poi Freud inizierà a vedere il problema
dell’eziologia sessuale come una TAPPA DELLO SVILUPPO PSICOSESSUALE del soggetto, definiamo
le nevrosi come FISSAZIONI.
Comunque sia per le PSICONEVROSI , il fattore sessuale è l’unico fattore in grado di provocare le
nevrosi essendo esso legato a traumi infantili.

Per quanto riguarda invece le NEVROSI ATTUALI , Freud non si interessa della sessualità infantile,
quanto piuttosto alla condotta anormale della vita sessuale attuale:
1. NEVRASTENIA – Freud ipotizza un esaurimento causato da un eccesso di masturbazione;
2. NEVROSI D’ANGOSCIA – un aumento di eccitazione non scaricata causata da eiaculazione
precoce , coito interrotto, astinenza.
In entrambi i casi ci riferiamo al punto di vista economico: quantità di eccitamento scaricata in
eccesso o accumulata troppo.

LE NEVROSI ATTUALI
LA NEVRASTENIA PRIMA DI FREUD.
E’ una patologia ancor oggi diffusa ed è caratterizzata dalla classica triade : ASTENIA , sensazione di
esaurimento fisico simile a quella provata dopo una fatica eccessiva, prevalente alla sera;
RACHIALGIE ( dolore localizzato alla colonna vertebrale) con disturbi funzionali sessuali, sensoriali,
del sonno; TONO DEPRESSO DELL’UMORE.
Questa patologia è tanto importante sia storicamente, perché coincide con la nascita della
psicoanalisi, sia perché aiuta a comprendere meglio la congiunzione tra psichico e somatico.
Il termine ‘nevrastenia’ fu coniato per la prima volta da un medico americano George M. Beard ,
che ne parlò come un nuovo male americano, dovuto all’esaurimento delle cellule nervose
provocato dalle esigenze della vita moderna: il concetto di ‘esaurimento’ è un elemento chiave di
questa sindrome , che è caratterizzata da stanchezza e dall’affaticabilità del soggetto nel lavoro e
nella vita sessuale.

LA NEVRASTENIA E LA NEVROSI D’ANGOSCIA NEGLI SCRITTI DI FREUD.


Freud propone anche per la nevrastenia quell’eziologia sessuale che , inizialmente, sarà come per
tutte le nevrosi, un trauma sessuale infantile: soltanto successivamente si rendere conto che la
nevrastenia possa dipendere da un ESAURIMENTO SESSUALE , nella MINUTA B infatti lui dirà che
la nevrastenia negli uomini si acquisisce nell’età pubere e diventa manifesta intorno ai 20 anni , e
che essa trae origine dalla masturbazione e dalla copulazione incompleta per prevenire il
concepimento.

Nella MINUTA E mentre per la nevrastenia Freud pensa ad una nevrosi da esaurimento , per
l’ANGOSCIA ritiene che si tratti di un accumulo fisico di eccitamento , di un accumulo di tensione
fisica sessuale: la nevrosi d’angoscia è quindi una nevrosi da ingorgo, da accumulo.

Nella MINUTA B c’è una prima differenziazione tra NEVRASTENIA, ISTERIA E NEVROSI OSSESSIVA.
Innanzitutto non è possibile che alla base della nevrastenia ci sia un meccanismo psichico, mentre
alla base dei sintomi psiconevrotici ci sono e come, si fa strada il concetto di difesa , precursore del
concetto di rimozione.
Separate la nevrastenia dalle psiconevrosi , Freud fa un’altra distinzione tra nevrstenia e nevrosi
d’angoscia : nella nevrastenia ci sono sintomi che si esprimono sul somatico (sintomi gastro-
intestinali, capogiri, dolori) , mentre nella nevrosi d’angoscia ci sono sintomi più psichici
(irritabilità, attesa angosciosa, attacco di angoscia ; ma la vera differenziazione è EZIOLOGICA in
quanto nella NEVROSI D’ANGOSCIA c’è un accumulo eccessivo di eccitamento e nella
NEVRASTENIA c’è un esaurimento sessuale.
Ma questi due disturbi entrano a far parte, entrambi, delle NEVROSI ATTUALI, perché sono
generati da anomalie della vita sessuale attuale, senza che entri alcun meccanismo psichico, a
differenza delle psiconevrosi legate invece a situazioni traumatiche infantili.

La terza nevrosi attuale , l’IPOCONDRIA , verrà aggiunta in ‘Introduzione al Narcisismo’ , sulla base
del fatto che l’ipocondria dipende dalla libido dell’Io.

Vedremo che il 1896 fu un anno di svolta per Freud: la morte del padre, l’inizio dell’autoanalisi, la
messa in questione della teoria della seduzione, l’interesse per il sogno e lo fu anche per la
nevrastenia e le nevrosi attuali .
Risentendo dell’abbandono della teoria della seduzione e dello spostamento dell’interesse da
eventi reali sessuali a fantasie ed il mondo interno, Freud sottolinea anche l’importanza della
vergogna e del senso di colpa che deriva dalle pratiche masturbatorie dei pazienti nevrastenici.
Però nel 1912, Freud pensa che le due nevrosi attuali ( nevrastenia e nevrosi d’angoscia) offrono la
compiacenza somatica alle psiconevrosi , sono la manifestazione sessuale somatica del sintomo
psiconevrotico, ipotizzando una sorta di continuum psico-somatico tra le due forme ( nevrosi
attuali e psiconevrosi, mantenendo pur sempre una differenza strutturale tra le due) , con
conseguente possibile analizzabilità anche delle nevrosi attuali .

INFLUENZA DELLE VICENDE PERSONALI DI FREUD NELLA TEORIA DELLA


NEVRASTENIA E DELLA NEVROSI D’ANGOSCIA.
Si racconta che Freud raccomandasse la cocaina , dopo la scoperta che fece delle sue qualità
stimolanti, a tutti coloro che soffrissero di neurastenia e che egli stesso ne faceva uso per curare i
propri disturbi.
Freud si interessa alla nevrastenia anche perché se ne sente affetto , e attribuiva la sua malattia di
natura intestinale, alle preoccupazioni , alle ansie, agli stimoli della vita che conduceva.
Anni successivi ebbe anche problemi cardiaci, vi furono infatti degli episodi di tachicardia
parossistica e di aritmia , e fu lo stesso Freud ad interpretare i suoi disturbi come psichici : disturbi
che chiamerà nevrosi d’angoscia.
Ma perché Freud non poteva considerare questi dolori cardiaci come un sintomo isterico e
preferiva intenderli come una nevrosi d’angoscia , dunque espressione di una nevrosi attuale
anziché di una psiconevrosi?
Freud non poteva pensare di soffrire di sintomi isterici perché credeva ancora fermamente nella
teoria della seduzione secondo la quale avrebbe dovuto concludere di aver subito una seduzione
sessuale nell’infanzia da parte di un adulto (il padre).
Il momento di massimo conflitto interiore su questo tema avviene proprio dopo la morte del
padre , quando si rende conto che nelle sorelle e nei fratelli sorgono dei sintomi isterici: Freud si
interroga sul possibile ruolo seduttore assunto dal padre. Freud quindi risulta tanto legato alla sua
nevrastenia e alla sua nevrosi d’angoscia, perché gli consentono di lasciar fuori il padre dalle
fantasie di seduzione e di difendere se stesso dall’angoscia di morte; d’altra parte soffrire di
queste malattie è per Freud il segno di una condotta scorretta nella vita sessuale attuale:
masturbazione, coito interrotto, astinenza sessuale.

L’INIZIALE TEORIZZAZIONE SULL’ANGOSCIA: L’ECCITAMENTO NON SCARICATO.


Nel 1893 , tra i carteggi con Fliess, Freud aveva riferito una sua idea sull’angoscia: l’angoscia è un
accumulo fisico di eccitamento , cioè un accumulo di tensione fisica sessuale.
Secondo questa teorizzazione , quindi, l’angoscia come sintomo principale delle nevrosi attuali,
deriva da un accumulo di cariche sessuali (attuali) non scaricate ; mentre l’angoscia come sintomo
delle psiconevrosi, deriva da un accumulo di cariche (affetti), dovuto ad un eccesso di rimozione
utilizzata per respingere eventi traumatici infantili o fantasie, desideri, rappresentazioni,
incompatibili, irrealizzabili.

STRUTTURA DINAMICA DELLE NEVROSI ATTUALI.


Il modo in cui Freud differenziava le NEVROSI ATTUALI dalle PSICONEVROSI (anche dette NEVROSI
DA DIFESA proprio per il fatto che era possibile attuare meccanismi di difesa, come la rimozione,
che altre nevrosi non erano in grado di attuare) , ovvero la non esistenza di meccanismi psichici (
laddove Freud con meccanismi psichici intendeva meccanismi di difesa attivati da un conflitto
psichico, come la rimozione) alla base delle nevrosi attuali, ha sempre suscitato notevoli
perplessità.
In assenza di meccanismi di difesa da associare alle nevrosi attuali, spiegava queste ultime
utilizzando il modello economico : il classico modello di carica e scarica;
anche se nel tempo Freud abbandonerà l’idea di una completa esclusione di fattori psichici nelle
nevrosi attuali.

Oggi, con le acquisizioni che derivano dagli studi di psicosomatica, possiamo dire, con la McDougall
, che le nevrosi attuali sono l’anello di congiunzione tra le manifestazioni psichiche e quelle
somatiche e che si tratta di una modalità di funzionamento mentale che punta ad evacuare,
scaricare, il pensiero e gli affetti connessi. La SCARICA non è più intesa dal punto di vista
energetico, ma è un modo per bypassare, scaricare, evacuare, il pensiero.
Dice McDougall che si tratta di ATTI-SINTOMI , che non sono da intendersi come risposta ad una
situazione conflittuale, ma rappresentano una FUGA dalla situazione ansiogena , tramite un
ripudio , un rifiuto, delle rappresentazioni disturbanti e una rapida evacuazione degli affetti
connessi ( l’atto quindi sostituisce il lavoro psichico) : in questo senso la masturbazione e le altre
abitudini sessuali nocive non sono tanto la causa della nevrosi, ma sono atti che servono ad
evacuare il disagio psichico , quindi sono a tutti gli effetti dei sintomi!
Il corpo diventa il tubo lungo il quale viene scaricato il disagio psichico, il dolore mentale, gli affetti
libidici e aggressivi, che non possono essere espressi e così viene spostata l’attenzione dallo
psichico al somatico.

DIFFERENZE TRA SINTOMO ISTERICO, SINTOMO NELLE NEVROSI ATTUALI E


SINTOMO PSICOSOMATICO.
Sviluppi del pensiero post-freudiano di questi concetti:
1. SINTOMO ISTERICO (SENSO-MOTORIO): si attua la CONVERSIONE (difesa di conversone) , cioè ,
l’affetto legato alla rappresentazione della situazione traumatica, non potendo essere rimosso
come l’episodio traumatico, viene convertito nel corpo sotto forma di sintomo.
Il sintomo isterico è quindi un sintomo NEL CORPO , disturbi relativi ad un mal funzionamento di
qualche sistema, come il sistema percettivo legato agli organi di senso ( cecità, sordità isterica) o
motorio (paralisi e contratture muscolari); sono disturbi però non toccano l’organico e sono
transitori.
2. SINTOMO DELLA NEVROSI ATTUALE (VISCERALE): si attua con la SOMATIZZAZIONE dell’ansia e
interessa il sistema neurovegetativo che è controllato dalla muscolatura involontaria (funzioni
gastrointestinali, vasomotricità).
I sintomi non sono sostitutivi di una rappresentazione rimossa, ma sono modalità di scarica
dell’eccitamento accumulato , sono sintomi che prendono origine DAL CORPO , come
accelerazione del battito cardiaco, dispnea, sudorazione).
3. SINTOMO DELLO PSICOSOMATICO (McDougall) :si attua la FORCLUSIONE : c’è la necessità di
scaricare gli affetti il più presto possibile, ma l’unico modo per allontanarli velocemente è
cancellarli dal campo di coscienza , c’è una vera perdita degli affetti dalla memoria psichica.
In questi stati psicosomatici è il corpo a diventare delirante : i pazienti attraverso la forclusione
hanno un’incapacità di provare angoscia, che permetterebbe di attivare le difese.
Mancando le difese, l’unico modo per far fronte alla situazione è produrre una malattia somatica ,
produrre i SINTOMI DEL COPRO.
CAPITOLO 7
IL METODO PSICOANALITICO.
La psicoanalisi deriva dal metodo catartico e dalla conseguente tecnica dell’ipnosi , ma molti dei
suoi assunti si distaccano da questi procedimenti.
Freud dopo le prime teorizzazioni e i primi studi di casi clinici , decise di abbandonare l’ipnosi
poiché c’era un elemento mistico che agiva al di là di questa tecnica.
I risultati delle sedute, anche i più brillanti, svanivano nel nulla quando il rapporto tra il medico e il
paziente veniva in qualche modo turbato: aveva più potere di qualsiasi lavoro catartico la relazione
fra paziente e medico!
In gioco c’era un elemento ancora sconosciuto , che sarà chiamato transfert, e che non poteva
essere trattato mediante ipnosi, ma attraverso il solo potere della parola.
Ma in gioco c’era anche un altro fattore che portò Freud ad abbandonare tale tecnica: alla
formazione del sintomo non aveva contribuito un unico episodio traumatico , ma una serie di
impressioni, di episodi ( ricordiamo il secondo tempo del trauma) . Se quindi non c’è un unico
trauma la cui rievocazione possa consentire la scarica dell’affetto ad esso legato (abreazione ) ,
viene a perdersi uno dei motivi del metodo catartico, il cui scopo era curare il paziente facendogli
scaricare la reazione emotiva che aveva rimosso.

Quando abbandonò la tecnica dell’ipnosi, Freud , mantenne soltanto la posizione del paziente ,
posto a giacere supino su un divano, mentre lui era seduto dietro di lui, in modo da vederlo senza
essere visto. Iniziò gradualmente ad eliminare ogni contatto fisico con il paziente ( era solito fare
un gesto tecnico: fare pressione sul capo del paziente con la mano in modo da ottenere
concentrazione) ; non dava più comandi , come ‘adesso dormi, adesso dimmi, raccontami’; non
interrompeva i discorsi facendo domande e chiedendo chiarimenti .
D’altra parte veniva a mancare quell’ampliamento della coscienza che forniva al medico ricordi e
rappresentazioni apparentemente sconosciute: per ovviare a questo problema, Freud valorizzò le
IDEE IMPROVVISE dei malati, I PENSIERI INVOLONTARI , tutto ciò che passa per la testa,
introducendo così le LIBERE ASSOCIAZIONI.

Oltre all’introduzione delle libere associazioni, Freud inizia ad essere consapevole che nei pazienti
esiste un grande problema da superare che è la RESISTENZA.
Essendo le resistenze inconsce, non consapevoli, impensabili, e quindi impossibili da esporre, le
libere associazioni non bastano a curare il sintomo ; per farlo, si dovrà capire la natura della
resistenza.

ELISABETH VON R.
E’ con questa paziente che si può dire che nasca il METODO PSICOANALITICO: in questo caso
clinico lo scopo principale è mettere a nudo le RIMOZIONI.

Si tratta di una giovane ragazza , dedita all’assistenza del padre malato.


Poco dopo la morte del padre, la sorella maggiore si sposò , ed Elisabeth mostrò subito una grande
simpatia nei confronti del cognato che mascherò facilmente come affettuosità familiare.
Ben presto la sorella morì e quando la ragazza si accostò al letto della defunta, affiorò in lei il
pensiero ‘ adesso è libero e può sposarmi’; dopo questo episodio Elisabeth si ammalò di gravi
sintomi isterici e quando Freud la prese in trattamento risultò che lei avesse completamente
dimenticato questa scena e il suo grande egoismo: se ne ricordò solo durante il trattamento e
guarì.

Freud commenta la scena al letto della sorella, sottolineando quanto fosse grande l’amnesia: la
scena è stata immediatamente dimenticata.
In questo caso, non è un trauma a produrre la nevrosi ma una PRETESA PULSIONALE , un desiderio
forte ma inaccettabile, da cui l’apparato psichico si difende con la RIMOZIONE dell’episodio e la
conversione dell’affetto legato all’episodio nel sintomo isterico.
N.B. ZONE ISTEROGENE : Freud non è ancora ‘neutrale’(non dovrebbe avere contatti fisici), pizzica
queste zone che sono fonte di piacere pulsionale e che si installano in diverse aree rispetto a
quelle del normale sviluppo libidico-affettivo.

In questo caso clinico, Freud scopre un procedimento, che diventerà un vero e proprio metodo: lo
svuotamento strato per strato paragonabile alla tecnica del dissotterrare una città sepolta.
Si faceva raccontare ciò che era noto alla paziente e penetrava , con piccole informazioni, negli
strati più profondi della memoria.

LA METAFORA ARCHEOLOGICA DELL’APPARATO PSICHICO.


Con il caso di Elisabeth , Freud utilizza una METAFORA ARCHEOLOGICA per descrivere il
funzionamento dell’apparato psichico.

La metafora archeologica non arriva per caso: gli anni delle scoperte della psicoanalisi sono gli
stessi del grande interesse per l’archeologia, per esempio viene portato alla luce il palazzo di
Cnosso a Creta.
Freud stava lavorando all’ipotesi che il nostro apparato psichico si sia formato attraverso un
processo di stratificazione (mente come un vulcano): il materiale di tracce mnestiche esistente è di
tanto in tanto sottoposto ad una risistemazione a causa dell’arrivo di nuove informazioni, ad una
riscrittura ; quindi Freud arriva a pensare che la memoria non è presente in forma univoca, ma
molteplice e che ci sono vari strati con varie informazioni che vengono sepolti dai nuovi strati e
quindi dalle nuove informazioni.
Ne consegue che non tutto è visibile e analizzabili ad un esame di superficie, e lo psicoanalista-
archeologo assume il lavoro dell’estrazione delle informazioni strato per strato, del
dissotterramento della realtà psichica sommersa: massima esemplificazione è il lavoro che si fa
per risolvere i SINTOMI ISTERICI e per comprendere i SOGNI.

Freud , cercando di descrivere il ruolo dello psicologo-archeologo, indica che gli strumenti
dell’osservazione diretta e dell’anamnesi (ricordo) siano insufficienti e che , se si vuole fare un
lavoro di svelamento e di dissotterramento, bisogna scavare nel profondo, oltre gli strati
superficiali.
Nonostante ciò , questo modello archeologico, non è il punto d’arrivo del metodo psicoanalitico,
non spiega in toto la tecnica adoperata da Freud, ma è soltanto un modo per descrivere ‘l’operare
psicoanalitico’ ( c’è un accento particolare verso l’inconscio) : dalla scoperta del transfert in poi,
l’analista non ha a che fare solo con i reperti archeologici che spuntano dall’inconscio del paziente,
ma anche con i demoni che sono stati sollecitati, ciò che sembrava sepolto , pietrificato, morto,
torna a vivere ( Con queste integrazioni, l’apparato psichico potrà essere immaginato come la città
di Roma descritta del Disagio della Civiltà).

LA RESISTENZA.
Con il caso di Elisabeth non c’è abreazione con il semplice racconto della storia ; in questo caso si
rendono evidenti delle forme transferali che sembrano impedire il processo di abreazione. Il
transfert, non del tutto riconosciuto anche in questo caso, appare come una RESISTENZA e quindi
considerato da FREUD come un EVENTO INDESIDERATO, che complica la cura; ma questo nuovo
problema metterà alle strette lo psicoanalista, che si trova costretto a cambiare qualcosa nel
trattamento, prima cosa fra tutte il setting psicoanalitico ( cosa che faciliterà anche le libere
associazioni).

RIMOZIONE,RESISTENZA E CONTROINVESTIMENTO.
Con Elisabeth, iniziano ad avere importanza i concetti di ‘rimozione’ e ‘resistenza’.
Freud descriverà la reciproca relazione tra rimozione e resistenza attraverso una metafora esposta
durante una conferenza in un College americano: supponete che in questa aula, estremamente
silenziosa, si trovi un individuo che disturba la quiete e distolga la mia attenzione nel fare lezione,
chiacchierando, ridendo, stropicciando i piedi. Io dichiaro che in queste condizioni è impossibile
fare una conferenza e allora tra di voi si alzano alcuni signori robusti che, dopo una breve lotta,
cacciano l’elemento di disturbo. Egli è dunque RIMOSSO e io posso continuare. Ma affinché il
disturbo non si ripeta, quando il ragazzo tenta di entrare di nuovo in aula, i signori accostano le
loro sedie alla porta in modo da non farlo entrare mai più e disponendosi come RESISTENZA, una
volta avvenuta la rimozione ( c’è prima la RIMOZIONE e poi la RESISTENZA).

La RIMOZIONE, che inizialmente era stata chiamata REAZIONE DI DIFESA, non era più l’unico
motivo della nevrosi, occorreva tener conto anche della RESISTENZA : la resistenza giustifica il
fatto che ciò che è stato dimenticato non era facile per il paziente da ricordare perché doloroso o
vergognoso e quindi inaccessibile.
Si ha la percezione del fenomeno della resistenza quando, durante il trattamento psicoanalitico ,
vengono a mancare le associazioni del paziente, o ci si allontana da un determinato tema, o
quando avvicinandosi ad un tema il paziente prova brutti sentimenti.

La resistenza è INCONSCIA tanto quanto la rimozione ed è una forza che si oppone all’emergere
dell’inconscio: da quel momento in poi, in analisi, bisogna prima analizzare la resistenza e poi il
conflitto, la rimozione, ecc.

In termini economici , il concetto di resistenza, si traduce nel concetto di CONTROINVESTIMENTO:


la rimozione non è un processo che si svolge da solo, ma necessita di un dispendio permanente di
energia , il controinvestimento, in modo tale che continui ad essere nascosto, che sia difeso!
(particolarmente evidente nella nevrosi ossessiva, es. mani)
LA RESISTENZA E’ OPERA DELL’IO, ANCHE SE E’ INCONSCIA!!!!!
LA STRUTTURA DEL SINTOMO ISTERICO.
Quando spieghiamo la formazione di un sintomo isterico, è necessario fare una distinzione tra :
- EVENTO , cioè l’episodio traumatico accaduto (o un’idea, un desiderio incompatibile), che
corrisponde alla rappresentazione che viene rimossa;
- AFFETTO , che accompagna l’evento traumatico e che non può essere rimosso ( è una somma di
eccitamento , un quantum d’affetto);
Cosa accadeva?
Dal punto di vista economico i sintomi scomparivano subito quando il paziente riusciva a ricordare
l’episodio traumatico e a far risvegliare l’affetto che l’accompagnava. Questa reazione emotiva (
una somma di eccitamento che non poteva essere adeguatamente scaricata all’epoca) , veniva
espressa, scaricata, liquidata, attraverso la parola: solo così il paziente poteva dirsi guarito.
Dal punto di vista della metafora archeologica , esisteva un altro stato di coscienza nell’apparato
psichico, l’inconscio ( ancora non è stato chiamato così), che implica l’idea che per far guarire il
paziente, occorre far rivivere il trauma e l’affetto associato, attraverso uno svuotamento strato per
strato.

La concezione di Freud sull’isteria, parte dalla SCISSIONE DELLA COSCIENZA ( o DISSOCIAZIONE


PSICHICA) dovuta all’opposizione dell’IO a delle rappresentazioni incompatibili. Essendo queste
rappresentazioni incompatibili, l’affetto a loro associato non poteva essere scaricato, ma solo
trasformato in qualcos’altro : è ciò che consente il meccanismo della CONVERSIONE, ciò che non
può essere scaricato immediatamente, viene trasformato in sintomo isterico , vale a dire dolori
fisici e psichici.

Ma l’io che cosa ha fatto? L’IO aveva sbarrato alla rappresentazione sconveniente (moto
pulsionale, così penoso, doloroso, vergognoso) l’accesso alla coscienza e di conseguenza gli aveva
negato anche la scarica motoria.
La rappresentazione però ( il moto pulsionale) , nel frattempo, aveva mantenuto la propria energia
(quantum d’affetto) ! E’ questo quello che Freud chiama RIMOZIONE: un meccanismo di difesa ,
simile ad una fuga dalla coscienza.
Abbiamo detto però che il moto pulsionale è ancora pieno di energia, quindi cerca continuamente
di fare pressione e di entrare nella coscienza ; a questo punto l’IO che si deve difendere da questa
costante pressione e per farlo deve avere un dispendio di energia permanente
(controinvestimento = resistenza) che possa contrastare nel migliore dei modi il moto pulsionale.
Essendo veramente difficile uscire dall’inconscio per arrivare alla coscienza, cercava di scaricare la
sua energia e ottenere soddisfacimento attraverso vie sostitutive , attraverso delle scorciatoie,
facendo così andare a vuoti l’intenzione della rimozione di seppellirlo nell’inconscio.
Nell’isteria, seguendo questa strada alternativa, l’impulso rimosso irrompeva in un punto qualsiasi
del corpo dando luogo ai sintomi ( Freud chiama CONVERSIONE questo dirottamento
sull’innervazione somatica del quantum d’affetto), che risultano essere quindi dei
SODDISFACIMENTI SOSTITUTIVI ( sono appagamenti di un impulso che non trova la strada del
soddisfacimento primario), dei COMPROMESSI tra le forze pulsionali che vogliono manifestarsi a
tutti i costi e le forze dell’Io che le reprimono, un compromesso tra espressione e repressione.
Ma perché questi moti pulsionali non possono essere espressi? Per:
-MOTIVI ESTERNI: morale sociale del tempo, come l’impossibilità di esprimere desideri erotici o
aggressivi;
-MOTIVI INTERNI: dovuti alla storia del soggetto, vale a dire traumi, fissazioni, regressioni nello
sviluppo libidico-affettivo.
Adesso ci rendiamo conto del fatto che lo scopo del trattamento psicoanalitico non è più la
semplice abreazione, ma il mettere a nudo le rimozioni, ma prima ancora le resistenze: il sintomo
isterico rimanda ad una catena simbolica!!!

SCHEMATICAMENTE:
-RIMOZIONE: rimuove la rappresentazione ;
-CONVERSIONE: trasforma il quantum d’affetto in sintomo;
Dal punto di vista STRUTTURALE , Freud parla di conversione del quantum d’affetto legato ad una
rappresentazione intollerabile per l’IO e rimossa, sepolta nell’inconscio, dallo stesso io.
Entrambe sono delle DIFESE , destinate ad esprimersi in forme diverse:
-RIMOZIONE: sintomo psichico , cioè l’amnesia;
-CONVERSIONE: sintomo somatico, cioè disfunzione fisica.

Con il sintomo isterico Freud compie quel salto tra lo psichico e il somatico che gli consente di
metterli per la prima volta in relazione: da questo momento la scissione tra mente e corpo che ha
segnato la filosofia occidentale, cessa di esistere.
Anche nel Caso di Dora, Fredu introduce il concetto di COMPIACENZA SOMATICA , per indicare che
nell’isteria non c’è ragione di pensare ad un’origine psichica o ad un’origine somatica , il sintomo
necessita di questa compiacenza somatica che offra una via espressiva nel somatico ai processi
psichici inconscio : il funzionamento della mente è in continuità con il funzionamento del corpo.
Freud definirà l’io come io corporeo , testimonianza di questa originaria adiacenza mente-corpo.

ELEMENTI ORIGINARI E FONDANTI DEL METODO PSICOANALITICO E DEL SETTING.


Il metodo psicoanalitico si è andato assemblando gradualmente, le cui tappe obbligate sono state:
1. Il passaggio dall’ipnosi e suggestione, all’abreazione e alla catarsi, fino alle libere associazioni.
Ma cosa sono le libere associazioni ? Quando diciamo ‘mi è venuto in mente’, è lì che iniziamo a
capire cos’è la libera associazione, intendiamo esprimere l’emersione misteriosa di un contenuto
psichico che non abbiamo richiamato intenzionalmente , che fino a quel momento non era
presente ma evidentemente DISPONIBILE nella nostra mente ( sono presenti nel preconscio).
il paziente in condizioni di abbandono al corso dei pensieri e l’analista in ascolto ugualmente libero
da pensieri e da critiche , insieme formano una grande relazione di resistenza\transfert, in cui il
paziente parla e l’analista interpreta.
2. Lo scopo della neonata psicoanalisi è sollevare la rimozione e svelare la seduzione infantile,
l’episodio traumatico ( i desideri che sono stati rimossi); ma non solo, c’è la scoperta della
resistenza con il caso di Elisabeth, e che nel Caso di Dora diventerà un problema di transfert,
fenomeno la cui comprensione favorirà la nascita della psicoanalisi;
3. La definizione di un SETTING , che non è definibile solo per caratteristiche esterne (stanza,
lettino, orario) , coincide con il rapporto che si crea tra analista e paziente: tutti i processi che
costituiscono il lavoro analitico sono iscritti nella relazione transfert\controtransfert per cui
l’analista viene a far parte dello stesso campo di cui fa parte l’analizzando.
CAPITOLO 8.
L’AUTOANALISI
La scoperta della psicoanalisi avviene sia attraverso una progressiva modificazione della tecnica (
dal metodo catartico, allo svuotamento strato per strato, al transfert) , sia per un atteggiamento di
Freud che comincia ad indagare e a cercare in se stesso quelle rimozioni, quei traumi infantili , che
si aspetta di trovare durante i trattamenti dei pazienti: inizia così l’autoanalisi ( che sarà una regola
per tutti i futuri psicoanalisti).

L’AMICIZIA ED IL CARTEGGIO CON WILHELM FLIESS.


Dopo la traumatica rottura con Breuer, Freud trovò in Fliess, otorinolaringoiatra berlinese, un
ottimo amico. Era anch’egli un giovane ambizioso, di ceppo ebraico , stato a Parigi da Charcot, e di
formazione scientifica: teorizzò una nevrosi nasale riflessa che curava con la cocaina ( rapporto tra
la mucosa del naso e l’attività genitale)e una teoria della bisessualità ( in ogni individuo sono
rintracciabili elementi del sesso opposto).
Successivamente, per pensieri e teorie discordanti , e anche perché Fliess non riusciva a
sopportare la superiorità dell’amico, l’amicizia terminò.
Di questa amicizia così importante, ne abbiamo testimonianza grazie a Maria Bonaparte, la quale
trovò e acquistò delle lettere che i due intellettuali si scambiavano e dalle quali si evince il loro
straordinario rapporto; ma attraverso queste lettere ( che abbracciano un arco di tempo che
comprende gli studi sull’isteria, l’interpretazione dei sogni, il caso di dora, 1887-1904) veniamo a
conoscenza anche dell’autoanalisi svolta da Freud, anzi fu proprio Fliess colui che senza saperlo
permise l’autoanalisi di Freud, e quindi fu una specie di analista ante litteram oltre che un amico
tanto amato e un medico di fiducia (in un periodo in cui Freud si preoccupava molto per la sua
salute).
Si può facilmente evincere come questo rapporto sia intriso di quell’elemento che
successivamente Freud chiamerà TRANSFERT.

All’epoca delle prime lettere Freud era docente di neuropatologia all’Università di Vienna ( luogo
in cui si incontrarono per la prima volta ) e aveva sposato Martha Bernays ; Fliess , di 2 anni più
giovane, era invece già un famoso dottore.
In quel periodo Freud aveva delle grandi difficoltà , dovute principalmente ad un ambiente
culturale e scientifico chiuso mentalmente, che non accettava l’idea che fossero dei desideri
sessuali rimossi la causa dei sintomi nevrotici: Fliess era il suo unico pubblico, un pubblico pronto
sia a criticare che a sostenere. Fu in questi anni che Freud visse una condizione di forte
isolamento, tra l’altro fecondo, perché proprio in questo periodo metterà le basi per la futura
scienza psicoanalitica , scoprendo attraverso la sua autoanalisi , l’esistenza del COMPLESSO
EDIPICO e le LEGGI SUL SOGNO.

Possiamo facilmente capire che le lettere di Freud a Fliess non rappresentano solo le origini della
psicoanalisi ma sono il PRIMO MOMENTO TEORICO della nuova scienza che trova in questo
rapporto di amicizia il futuro modello analista\paziente.
Tale rapporto, che si tramutò in un’alleanza intellettuale ( Fliess si occupava della parte medico-
biologica e Freud delle scoperte psicologiche, che cercava continuamente di affiancare a quelle
medico-biologiche), portò Freud ad affidare a Fliess una sua paziente , EMMA ECKSTEIN. Fliess
sottopose la paziente ad un’operazione al naso che la lascerà sfiguarata per un banale errore: una
benda dimenticata nella cavità nasale. Nonostante ciò, Freud difenderà ciecamente l’amico,
riconducendo l’emorragia a sintomi isterici : questo episodio darà luogo al famoso SOGNO
CAMPIONE dell’Interpretazione dei Sogni , cioè il Sogno dell’iniezione ad Irma.

I TEMI DELL’AUTOANALISI.
FREUD PAZIENTE
Freud iniziò l’autoanalisi nel luglio del 1897 : uno dei motivi è che egli stesso non si sentiva esente
da sintomi nevrotici.
Viveva spesso momenti in cui soffriva di una forte angoscia di morte , uno di questi avvenne
intorno al suo 40esimo compleanno , ma c’è un antefatto: Freud era stato molto colpito dalla
notizia della morte dello scultore Tilgner per un attacco cardiaco , il quale poco tempo prima della
tragedia aveva vinto un concorso per fare un monumento a Mozart.
Freud ne rimase così colpito poiché aveva il timore che anche lui, come lo scultore, non poteva
vedere la sua creature ‘la psicoanalisi’.
Oltre a tale angoscia, lo psicoanalista soffriva anche della fobia di viaggiare in treno, motivo per cui
sarà incapace di recarsi a Roma dal padre.

Dando quindi una spiegazione ATTUALE (nevrosi attuale) ai suoi problemi nevrotici ( e non edipica
come la chiamerà ) Freud può tirarsi fuori dalla teoria della seduzione e quindi dall’obbligo di
incolpare il padre come seduttore.
Resta il fatto che i sintomi nevrotici di Freud sono da riferirsi, come egli stesso annota nella sua
autoanalisi, a conflitti inconsci con la figura paterna , quindi conflitti edipici: non stupisce il fatto
che durante gli anni della malattia e della conseguente morte del padre, questi sintomi abbiano
avuto il loro apice.

FREUD E LA TEORIA DELLA SEDUZIONE.


Freud credeva che la SEDUZIONE , come evento reale, fosse la causa delle psiconevrosi , creando
ovviamente un grande scandalo ( il sospetto è stato rivolto anche verso il padre).
Solo successivamente, cominciano ad affiorare i primi dubbi sulla realtà della seduzione raccontata
dai pazienti, così come sull’idea di avere un padre seduttore: lo stesso Freud, in una lettera, si era
sentito seduttore e aveva riferito di aver fatto un sogno vagamente incestuoso verso una figlia.
Così, i dubbi sulla realtà della seduzione lasciano strada al concetto di FANTASIA: in una lettera
dirà che le fantasie sono strutture difensive, sublimazioni e abbellimenti dei fatti, come dire che le
fantasie cercano di evitare il ritorno di ricordi magari legati anche a reali seduzioni sessuali e sono
dunque dei muri per sbarrare l’ingresso a questi ricordi.
Freud abbandona la teoria della seduzione con la nota frase visibile in una lettera: non credo più ai
miei neurotica! Da questo momento l’unica realtà che conta per Freud, sarà solo la realtà psichica.
Freud difende a spada tratta questo cambiamento radicale e lo possiamo notare in una successiva
lettera, in cui Freud espoNE a Fliess il senso di tutto: nel suo caso, il padre non aveva alcuna parte
attiva, non lo aveva sedotto, non era colpevole; la sua ‘iniziatrice’ ( prima seduttrice) ,così la
definisce , è una donna brutta e vecchia , molto astuta e che parlava sempre di Dio, vale a dire la
sua bambinaia.
La sua libido poi fu risvegliata dalla ‘matrem’, presunta seduttrice, che ebbe l’occasione di vedere
‘nudam’ durante un viaggio da Lipsia a Vienna, e durante il quale Freud aveva appena 2 anni. Dice
Freud che se avesse l’opportunità di vedere e cogliere tutte le scene che sono alla base di questa
storia, riuscirebbe a risolvere la sua isteria e dovrebbe ringraziare la vecchia che gli fornì i mezzi
per vivere e sopravvivere.
Freud , con questa testimonianza, sancisce un radicale cambiamento di senso del termine
‘seduzione’, che da dispregiativo diventa mezzo per vivere!

FREUD, IL RAPPORTO CON IL PADRE E L’IMPOSSIBILITA’ DI ANDARE A ROMA.


Il tema del padre risulta essere uno dei temi principali nell’autoanalisi di Freud : l’assunto più
importante è senz’altro l’accusa verso il padre di essere un seduttore, risultata soltanto una
costruzione teorica falsa, frutto di una forte ambivalenza.
In effetti il lutto di Freud per il padre è di grande intensità e difficoltà , proprio perché intensi e
ambivalenti erano i sentimenti provati per lui ( lo accusava ma lo stimava).

La notte prima del funerale, Freud fa un sogno:


sogna un cartello sul quale è affissa la scritta ‘si prega di chiudere gli occhi’ oppure ‘si prega di
chiudere un occhio’ ; la frase ha evidentemente un doppio senso , il primo è adempiere il proprio
dovere verso i morti ( chiudere gli occhi) ed il secondo mette in rilievo l’ambivalenza e i sensi di
colpa nutriti verso il padre ( per cui bisognerebbe chiudere un occhio).

A cosa è dovuto il senso di colpa?


Freud durante la malattia del padre era stato in viaggio in Italia , e si presume che approfittando di
questa malattia , andò in cerca della madre ( impersonificata nella CITTA’ DI ROMA) , suscitando in
lui un grande senso di colpa in Freud : il fatto di non aver potuto raggiungere Roma ( che
rappresenta la madre ) , viene interpretato come sintomo nevrotico.

Su questo tema del desiderio\proibizione di andare a Roma , si inseriscono i cosiddetti SOGNI DI


ROMA: sono 4 sogni ricorrenti analizzati nell’interpretazione dei sogni e che rimandano al forte
desiderio di visitare Roma.
Per molto tempo dovrà continuare ad appagare il suo desiderio di andare a Roma soltanto nei
sogni perché ragioni di salute lo costringono ad evitare un soggiorno a Roma: motivi di salute di
ordine nevrotico, quali l’agorafobia ( luogo aperto con tante persone) , ansia di separazione
dovuta al viaggiare.
Solo nel settembre 1901 giunge a Roma con il fratello Alexander.
Anche se 3 anni dopo sempre in compagnia di Alexander ad Atene ha il famoso DISTURBO DI
MEMORIA SULL’ACROPOLI. Sull’Acropoli, Freud prova un sentimento di estraneazione , un senso
di irrealtà, una spersonalizzazione, non crede di essere davvero lì, e si chiede perché una tale
incredulità verso qualcosa che invece promette un intenso piacere ( fenomeno simile a coloro che
arrivano al successo) : è come se l’essenziale del successo consistesse nel fare più strada del padre
e che fosse proibito voler superare il padre. ( questa rivalità sociale ha lo scopo di coprire la rivalità
sessuale per cui sull’Acropoli si ha quella violenta reazione emotiva che non c’era stata a Roma).

I SOGNI:
1. Freud vede il Tevere e Ponte S. Angelo dal finestrino del treno che si mette in moto – è una
Roma a cui desidera avvicinarsi;
2. Vede Roma da una collina , distante e avvolta nella nebbia – è una Roma verso la quale è meglio
tenere le distanze;
Roma è vista comunque come la Città Eterna che funge da MADRE.
Si ipotizza però che nell’autoanalisi sia uscito un ricordo che forse è alla base di tutti e 4 i sogni:
all’età di 12 anni il padre, che stava passeggiando con lui per la città, gli raccontò per mostrargli
che era nato in un’epoca migliore, che quando era un ragazzino un cristiano gli gettò il suo
berretto per terra urlando ‘ebreo giù dal marciapiede’. La sola cosa che lui fece fu andare a
riprendere il berretto per strada, senza dire una parola.
Ciò non sembrò molto eroico a Freud , e a questa scena ne contrappose un’altra: la scena di
quando il padre di Annibale gli fece giurare che si sarebbe vendicato dei Romani , i quali uscirono
vincitori dalla prima guerra punica!
Quindi, in questi sogni, c’è tutta l’AMBIVALENZA verso il padre e poi c’è Roma che da un lato deve
combattere e che dall’altro rappresenta il corpo della madre, oggetto di desiderio incestuoso.
Il conflitto si esprime simbolicamente proprio con l’inibizione nevrotica di recarsi a Roma.
I sintomi nevrotici di Freud quindi possono trovare spiegazione nella CONFLITTUALITA’ E
NELL’AMBIVALENZA della situazione edipica : come figlio maschio primogenito Freud ebbe un
trattamento privilegiato da parte della madre e si confrontava competitivamente con il padre
ormai vecchio (molto più grande della madre).

DALLA TEORIA DELLA SEDUZIONE AL COMPLESSO DI EDIPO SEMPRE ATTRAVERSO


L’AUTOANALISI.
il primo grosso risultato dell’autoanalisi fu ‘la cosidetta rinuncia della teoria della seduzione’ ,
mettendo l’accento sul mondo interno e le fantasie , favorendo la scoperta del COMPLESSO
EDIPICO e della SESSUALITA’ INFANTILE.

Nella sua autoanalisi Freud ricorda di aver visto la nudità di sua madre durante un viaggio a
Vienna, dove l’uso del latino (nudam e matrem) la dice lunga sui conflitti di Freud in materia
sessuale ed edipica: il latino sembra il segno visibile della rimozione ;
questa situazione è uno dei motivi della sua fobia a viaggiare e in particolare dell’impossibilità di
raggiungere Roma.

Il problema della seduzione diventa molto articolato, si passa da eventi reali alle fantasie, per poi
arrivare ad una reale seduzione precoce che non ha più una valenza negativa ma positiva : la
madre che seduce il bambino con le cure materne, è una madre buona, non maligna. La
bambinaia, che è la sua iniziatrice, cioè colei che si è più di altri occupata del piccolo Sigmund , non
è altro che l’alter ego della madre , quindi anch’essa una figura essenziale per vivere e
sopravvivere, che lo ha curato e che con le sue cure l’ha sedotto.

Siamo nel pieno di un’elaborazione che avrà come risultato la scoperta del complesso di edipo: in
una lettera afferma di aver avuto una sola idea generale cioè che in lui ha trovato
l’innamoramento per la madre e la gelosia verso il padre e ritiene che questo sia un EVENTO
GENERALE DELLA PRIMA INFANZIA!

L’AUTOANALISI COME PRIMA ANALISI DIDATTICA.


Dopo la rottura con Fliess, Freud si rivolgerà ad un altro pubblico denominato ‘la società
psicologica del mercoledì’ che sarà il primo nucleo del movimento psicoanalitico.
In anni successivi, Freud raccomanderà a coloro che desideravano intraprendere la professione di
psicoanalista di sottoporsi a loro volta ad analisi, analisi che presero il nome di DIDATTICHE,
questo perchè si era reso conto che l’autoanalisi è un’esperienza totalmente impossibile a motivo
del fatto che esiste l’inconscio, la rimozione e la resistenza, meccanismi impossibili da scoprire da
soli , è sempre necessaria la figura di un analista esperto che possa capire ed interpretare!
Anche coloro che desideravano diventare analisti hanno molte aree del loro mondo interno da
scoprire.
CAPITOLO 9
IL SOGNO E’ UN APPAGAMENTO DI DESIDERIO.
Un grande merito dell’autoanalisi è quella di aver posto l’accento sull’importanza del SOGNO ,
infatti contemporaneamente alla sua autoanalisi, Freud era immerso nella stesura
dell’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI , lavoro che nasce come risultato dell’elaborazione del lutto per
la perdita del padre : in quest’opera Sigmund utilizza la propria produzione onirica e i sogni che i
suoi pazienti gli raccontavano.

Freud aveva intuito che i sogni come i sintomi nevrotici ( si fa spazio la convinzione di una
relazione strutturale tra sogno e sintomo) erano solo apparentemente senza senso e che dietro la
loro facciata c’era un significato inconscio da svelare ; comincia quindi a formularsi l’idea che il
sogno sia un appagamento di un desiderio (ciò non significa che tutti i sogni abbiano una natura
sessuale: un semplice caso è quello dei desideri dei bambini che non hanno trovato realizzazione
nella realtà ) , che sia una via alternativa per la scarica di un moto pulsionale, che sia una via
d’accesso ai processi inconsci.

Una dimostrazione del fatto che il sogno sia un appagamento di desiderio è il sogno che Freud ci
riferisce del nipote medico di Breuer, di nome Rudolf, chiamandolo ‘breve episodio di psicosi
onirica’: questo signore dovendosi recare all’ospedale, ma non avendo voglia di alzarsi dal letto,
sogna una cartella clinica in cui c’è scritto il suo nome ; così pensa tra se e se che essendoci la sua
cartella clinica all’ospedale, lui è già lì, non deve alzarsi dal letto per andarci e può continuare a
dormire !

EMMA, UNA PAZIENTE TRA FREUD E FLIESS.


Sarà proprio dall’analisi di un sogno ‘IL SOGNO CAMPIONE DELL’INIEZIONE AD IRMA’, che sarà
possibile mettere in evidenza i primi dubbi nutriti da Freud nei riguardi di Fliess , specie dopo la
disastrosa operazione effettuata su Emma (Irma) : qui dimostra come egli idealizzasse l’amico a tal
punto da negare ogni sentimento negativo e ambivalente nei suoi confronti.

Emma, è in cura da Freud per isteria. Freud chiese a Fliess un consulto medico per vedere se vi
fosse una situazione patologica al setto nasale che in qualche modo potesse avere una relazione
con i sintomi isterici all’addome. Fliess diagnosticò uno stato patologico e suggerì un intervento
chirurgico al naso che ebbe però conseguenze negative. Dopo l’operazione infatti Emma
continuava ad avere dolori ed emorragie nella cavità nasale ; solo successivamente si scoprì che la
causa di questi dolori non era l’isteria , ma un pezzo di garza dimenticato nella cavità.
Nonostante questo imperdonabile errore, Freud continua ad adulare il suo amico e ad avere una
grande stima e fiducia nei suoi confronti, eppure il sogno che farà non descriverà questi stati
d’animo.

IL SOGNO CAMPIONE DELL’INIEZIONE AD IRMA.


PREMESSA
Con questa premessa Freud ci chiede di fare nostri i suoi interessi e di immergerci con lui nei
minimi particolari della sua vita , visto che per comprendere il significato nascosto di un sogno è
necessario sapere cosa ci sia alle spalle della vita del soggetto.

Nell’estate 1895 Freud aveva avuto in cura un’amica di famiglia, Irma, ma fin da subito si capisce
che un rapporto del genere può diventare fonte di problemi : un qualsiasi insuccesso minerebbe la
vecchia amicizia con i parenti e con l’ammalato.
La cura terminò con un successo parziale, la paziente perdette la sua angoscia isterica ma non tutti
i suoi sintomi somatici , questo perché a quell’epoca Freud non aveva ancora scoperto il modo
definitivo per risolvere i problemi isterici.
Un giorno si recò da Freud, di nome Otto, che era andato precedentemente a trovare la famiglia
della paziente e gli riferì che la ragazza stava meglio ma non del tutto bene: nelle parole di Otto ,
Freud credette di sentire un rimprovero , come se i genitori di Irma, i quali già non vedevano di
buon occhio il trattamento psicoanalitico, gli avessero chiesto di riferirgli il loro disprezzo nei
confronti del lavoro che aveva svolto.
La sera stessa Freud scrisse il resoconto della malattia di Irma per consegnarlo , quasi come se si
volesse giustificare, al Dottor M. , un amico che all’epoca era una figura dominante in città: la
notte ebbe un sogno.

SOGNO DEL 23-24 LUGLIO 1895


In un grande salone , Freud accoglie molti ospiti, tra cui Irma, che prende subito in disparte come
per rimproverarla per non accettare la soluzione data per la cura dei sintomi isterici.
Le dice che se ha ancora dolori è solo colpa sua , ma lei spaventata ed esausta continua a
lamentarsi di tutti questi dolori; allora Freud inizia a guardarle la gola , e scorge sulla destra una
grande macchia bianca accanto a strane forme che imitano le conche nasali.
Chiama il dottor M. che rifà la visita e conferma quanto visto da Freud ; anche i suoi amici Otto e
Leopold si trovano accanto ad Irma e cercano di capire la causa dei dolori: alla fine il dottor M. dice
che senza dubbio si tratta di un’infezione.
Ma loro sanno subito da dove proviene l’infezione , qualche tempo prima, per un’indisposizione,
l’amico Otto le fece un’iniezione con un preparato di PROPILE (Freud nel sogno vede chiaramente
la formula =N- CH3 CH3 CH3) : non si fanno queste iniezioni con tanta leggerezza, probabilmente
anche la siringa non era pulita.

Secondo l’interpretazione di Freud, il tema principale del sogno è il DESIDERIO DI DISCOLPARSI DA


OGNI RESPONSABILITA’ per il persistere dei dolori della paziente: con il procedere del sogno
sembra che il desiderio stia proprio nello spostare tutte le colpe su altri , ed in particolare
sull’amico Otto (Oskar Rie) , il quale in una conversazione con Breuer aveva messo in dubbio la
validità dei suoi risultati e l’aveva anche scritto a Fliess in una lettera.
Nel sogno Freud discredita anche un altro amico importante , Breuer impersonificato nel Dottor
M. , che dice cose sciocche.
Sul finire del sogno c’è la parte più importante: la formula della trimetilamina che si ricollega ad un
discorso con un altro amico che da anni è al corrente dei suoi progetti, come lui dei suoi, vale a
dire Fliess ( Fliess aveva comunicato alcune idee sulla chimica sessuale , dicendo che credeva di
riconoscere nella trimetilamina uno dei prodotti del ricambio sessuale).
Qual è quindi lo scopo principale in questa parte del sogno? Quella di discolpare Fliess dalle accuse
che Freud gli rivolgeva (inconsciamente Freud da la colpa a Fliess) , facendo in modo che la colpa
ricadesse su Otto.

Naturalmente , come in ogni sogno, possiamo trovare altre interpretazioni:


1. Il desiderio di Freud di non comportarsi con Irma, come aveva fatto Breuer con Anna O.;
2. Espressione del senso di colpa di Freud per aver ingravidato la moglie (siringa non pulita);
3. Anche la moglie di Fliess è gravida, quindi colui che era esperto di cicli biologici e di periodicità ,
non aveva solo operato male Emma, ma aveva anche casualmente messo incinta la moglie.

SUL SOGNO E SUL SOGNARE.


Nella storia della psicoanalisi la teoria del sogno indica una svolta : con essa l’analisi ha compiuto il
passaggio da procedimento psicoterapeutico a psicologia del profondo!
E’ comunque innegabile il fatto che il sogno, sin dall’antichità, abbia avuto una grande importanza
, basti pensare al fatto che molte decisioni importanti venivano prese dopo l’analisi di un sogno.
D’altra parte questa valenza magico-profetica, non ha mai aiutato l’uomo a considerare il sogno
come oggetto di studio scientifico e anche ai giorni d’oggi le persone pensano che i sogni siano dei
messaggi provenienti da un altro mondo, come messaggi provenienti dai defunti o da Dio , fino
all’idea più prosaica di impiegare simboli e numeri per tentare la fortuna nel gioco d’azzardo ,
come se fossero avvertimenti, profezie.
Questi atteggiamenti e queste credenze descrivono il sogno come NON APPARTENENTE AL
SOGNATORE.

Freud fu il primo a capire l’importanza scientifica e terapeutica del sogno , descrivendo il sogno
come qualcosa di NON SEPARABILE DAL SOGNATORE.

La prima idea di Freud sul sogno e sul sognare la espose nel PROGETTO, nel quale intende l’attività
onirica come un processo simile a quello dell’isteria, con il vantaggio di essere materiale del tutto
normale e quotidiano di ogni essere umano: lo stimolo (moto pulsionale) non può essere scaricato
durante lo stato di sonno, perché in queste condizioni non è attiva la motricità (la via motoria) .
Allora lo stimolo cerca una via alternativa a quella motoria, percorre le vie neurali con andamento
regressivo (regressione topica ) , per via della sospensione del sistema omega deputato al
controllo e al segno di realtà, e arriva al primo sistema depositario della FUNZIONE PERCETTIVA e
quindi all’ATTIVAZIONE ALLUCINATORIA ( una scarica simile a ciò che dice la neurofisiologia oggi) .
N.B. a ciò si aggiungerà l’ipotesi che la funzione primaria del sogno sia garantire la continuazione
del sonno.

Successivamente, ‘ nell’interpretazione dei Sogni’ , Freud aggiunge un ipotesi dal punto di vista
psicoanalitico oltre a quello neurofisiologico esposto nel Progetto, ovvero che nel sogno può
trovarsi un SIGNIFICATO INCONSCIO, e che quindi grazie ad esso è possibile esplorare il mondo
interno del soggetto: c’è da dire che l’attività onirica è diversa dal sogno che raccontiamo, ma il
racconto infondo è l’unico modo che abbiamo per entrare in contatto con la suddetta attività;
come dire che l’inconscio di svela e si vela contemporaneamente.
Ma perché Freud dirà che il sogno preserva il sonno?
Questo accade solo perché c’è una CENSURA, che maschera il desiderio rimosso, i pensieri
inconsci, che altrimenti sarebbe così eccitante, così forte e carichi di emozioni da provocare il
risveglio : la censura traduce, attraverso il lavoro onirico, i pensieri inconsci in immagini oniriche ,
producendo quindi tutto quello che noi ‘vediamo nel sonno’.
In base a questa ‘scoperta’ Freud dirà che : il sogno è l’appagamento (mascherato) di un desiderio
(rimosso).

FONTI DEL SOGNO.


Le ‘fonti’ sono il materiale che l’apparato psichico utilizza per la costruzione del sogno:
1. Materiale recente ed indifferente;
2. Elementi infantili;
3. Fonti somatiche;
Oppure come dirà nel Compendio (1938) :
1. Impulso dell’es\ desiderio inconscio;
2. Pensieri conflittuali preconsci;
3. Desiderio dell’Io (residuo diurno) rafforzato da un elemento inconscio;
4. Un desiderio del Super-io.

1.MATERIALE RECENTE E INDIFFERENTE E IDEE CONSCE E PRECONSCE.


Si tratta dei ‘residui diurni’, cioè di materiale più o meno indifferente e banale del giorno prima:
questi residui però non sono solo desideri consci ma anche pensieri disturbanti che non sono stati
scaricati durante la veglia al momento opportuno.
Questi residui nonostante da soli non possano costruire un sogno, sono essenziali per esso, perché
possono SFUGGIRE ALLA CENSURA e giacere nel PRECONSCIO, mentre i desideri inconsci non
possono farlo. Quindi accade che se una rappresentazione inconscia rimossa non è in grado da
sola di penetrare nel preconscio, lo può fare collegandosi ad una rappresentazione che già giace
nel preconscio servendosene come ‘copertura’.
Questo è il motivo per cui prima di interpretare un sogno, è necessario chiedere al soggetto cosa
ha fatto nella giornata precedente, in modo da poter fare associazioni e collegamenti!

SENZA DESIDERIO INCONSCIO , I RESIDUI DIURNI ( gli organizzatori\materiale psichico per il lavoro
onirico) NON RIUSCIREBBERO A COSTRUIRE UN SOGNO.

2.ELEMENTI INFANTILI.
Sono i più importanti perché sono connessi con un desiderio inconscio (rimosso) che ha origine
nella vita infantile : questo desiderio inconscio resta sempre attivo e indistruttibile nella nostra
psiche.

3.FONTI SOMATICHE.
Freud distingue stimoli sensoriali:
- esterni \ oggettivi: rumori, suoni, e tutto ciò che sentiamo e percepiamo;
-interni \ soggettivi : stimoli corporei, degli organi, che possono produrre sensazioni anche più forti
rispetto allo stato di veglia.
OBIEZIONI ED ECCEZIONI ALLA LEGGE DEL SODDISFACIMENTO DEL DESIDERIO.
Secondo la teoria elaborata da Freud , il sogno è il soddisfacimento allucinatorio del desiderio
inconscio, il quale risulta essere la forza motrice del sogno (senza desiderio inconscio, non c’è
sogno): nel sogno ritroviamo lo stesso procedimento che porta all’allucinazione primaria , cioè il
ricreare in modo immaginario (allucinatorio) le condizioni che erano state in grado di soddisfare il
desiderio per la prima volta, meccanismo che segue le leggi del processo primario ( che non ha
segno di realtà e che prevale sul processo secondario).

La teoria del sogno è andata incontro a numerose obiezioni che lo stesso Freud dovette affrontare.
Inizialmente fu messo in dubbio il ruolo della censura di preservare il sonno : esistono tanti sogni
in cui la censura non agisce e che permettono comunque al soggetto di continuare a dormire.
Ne sono un esempio i sogni dei bambini ( dolci che desideravano e che non hanno potuto avere
nello stato di veglia , li ottengono durante il sogno: qui non c’è alcuna censura è quello che
desiderano) . Ma oltre a questi, ci sono anche altri sogni ( i sogni di comodità) che manifestano
direttamente i desideri senza essere censurati : quando sotto l’azione di uno stimolo organico ,
bisogno di bere , di coprirci, di mangiare, appaghiamo lo stimolo sognando di bere, mangiare e
coprirci senza svegliarci.

Inoltre vi è una certa difficoltà a considerare il sogno come un appagamento di desiderio in quei
sogni in cui facciamo morire delle persone: ciò che bisogna ricordare è che siamo sempre di fronte
ad un processo primario, che non ha segno di realtà, per cui anche un piccolo senso di ostilità di
origine infantile verso una persona può tramutarsi nella morte della stessa, senza che si sia mai
sperato né inconsciamente né consciamente che quella persona morisse.

I SOGNI DI PUNIZIONE ( è comunque un appagamento di desiderio)


Abbiamo difficoltà a descrivere il sogno come un appagamento di desiderio anche quando
facciamo i cosiddetti SOGNI PENOSI E DI PUNIZIONE , che sono molto spiacevoli.
In questo caso tali sogni sono promossi da desideri che provengono dal Super-io : sono tendenze
autopunitive inconsce che soddisfano desideri rimossi particolari, desideri che cercavano un
appagamento senza tener conto delle conseguenze che poteva provocare (punizione inflitta al
sognatore per un moto di desiderio illecito).

IL SOGNO D’ANGOSCIA ( è comunque un appagamento di desiderio)


Un’altra difficoltà a sostegno della legge generale del sogno come appagamento di desiderio
riguarda i sogni d’angoscia e gli incubi.
Quando la CENSURA viene parzialmente o totalmente sopraffatta si ha il sogno d’angoscia e ci si
sveglia spaventati : il desiderio inconscio è così intenso da superare la forza della censura e
mostrarsi per com’è (intenso eccitamento è percepito come angoscia).
Ma può capitare che con un sogno d’angoscia o con un incubo, si possa continuare a dormire se la
censura introduce nel sogno la frase ‘è solo un sogno’ e si ha la percezione che non ci si trova nella
realtà.
I SOGNI TRAUMATICI ( non è un appagamento di desiderio).
Questa è l’unica VERA eccezione alla regola ‘il sogno è un appagamento di desiderio’.
In questi sogni, il soggetto rivive un trauma subito , il quale essendo un’esperienza troppo
spiacevole, inaccettabile, impensabile, (con un intenso eccitamento), è rimosso dalla coscienza ma
non eliminato per sempre dall’apparato psichico ( è sempre attivo ).

Così l’apparato psichico non potendo attuare il principio di piacere, nel caso dei sogni traumatici,
(la scarica immediata dell’eccitamento al momento opportuno) funziona secondo un altro
principio : il PRINCIPIO DELLA COAZIONE A RIPETERE (funzionamento al di là del principio di
piacere).
In cosa consiste questo principio? L’apparato psichico fa in modo che il sogno traumatico si
presenti nel soggetto molto spesso e sempre allo stesso modo, con la speranza che ogni volta che
si presenta si possa scaricare l’eccitamento eccessivo , e possa quindi risolvere unicamente da solo
il problema dell’ingorgo di eccitamento dovuto al trauma.
In questi termini potrebbe sembrare che il sogno traumatico sia un tentativo di cicatrizzazione
della ferita provocata dal trauma , ma è chiaro che per rimuginare una ferita profonda sia
necessario l’intervento di un medico (psicoanalista) che con i punti metta vicino i due lembi della
ferita per favorire un processo di cicatrizzazione che altrimenti non potrebbe avvenire.

LA FUNZIONE DEL SOGNO: PROTEZIONE DEL SONNO.


L’unica finalità utilitaristica del sogno è quella di impedire che il sonno venga disturbato, è il
protettore del sonno!
Il MANTENIMENTO DEL SONNO è minacciato da stimoli esterni, dai pensieri della giornata, e
soprattutto dai desideri inappagati e rimossi : in mancanza di controllo durante lo stato di sonno, e
quindi in mancanza anche di RIMOZIONE E RESISTENZA, ci potrebbe essere il pericolo che questi
desideri e la quota affettiva di angoscia che li accompagna , entrino nella coscienza, ci disturbino e
ci facciano svegliare con tanta, pena, sofferenza, dolore, eccitabilità eccessiva. Solo grazie al
PROCESSO ONIRICO tutti questi pensieri, non entrano nella coscienza e vengono soddisfatti
tramite un’esperienza allucinatoria , assicurando così il perdurare del sonno.

Altra funzione del sogno è quindi permettere il soddisfacimento del creatore del sogno stesso:
quello che Freud chiama l’unico PENSIERO RINNEGATO (il desiderio inconscio che è stato rimosso
stesso dal sognatore).

IL LAVORO ONIRICO.
Il lavoro onirico è quel processo che consente la trasformazione del contenuto latente in
contenuto manifesto nel sogno:
il sogno è un appagamento allucinatorio (non reale , immaginario) di un desiderio inconscio e
quindi rimosso ; il desiderio rimosso deve essere mascherato in modo che il suo contenuto ( di
natura intollerabile e penoso) sia quanto più possibile tollerabile e pronto per essere soddisfatto
tramite allucinazione.

Nel sogno distinguiamo:


1. Contenuto onirico MANIFESTO: tutti gli elementi del sogno che il sognatore ricorda , possono
essere privi di senso (l’unico esempio in cui contenuto latente e contenuto manifesto coincidono
sono i sogni dei bambini);
2. Contenuto onirico LATENTE: tutti gli elementi non visibili nel sogno e che vengono rilevate solo
con l’interpretazione
3. Censura onirica: ha una funzione repressiva, reprime i desideri inconsci (contenuto latente) che
cercano in tutti i modi di raggiungere la coscienza ( stessa funzione della rimozione). Come li
reprime?
Se la rimozione li getta nell’inconscio, la censura non li rigetta di nuovo nell’inconscio, li tira fuori
da lì ma li DEFORMA, in modo tale che costruisca pensieri tollerabili e accessibili (contenuto
manifesto) alla coscienza e che preservi il sonno. Ma la censura come fa a trasformare i contenuti
latenti in contenuti manifesti? Come avviene questa deformazione? Attraverso processi che
seguono il funzionamento del PROCESSO PRIMARIO e che si chiamano condensazione delle
rappresentazioni, spostamento degli investimenti, considerazioni della raffigurabilità (paragrafo
formazione della scena onirica).

Se dunque il sogno è un appagamento (mascherato) di un desiderio(rimosso) , il sogno si forma


come il sintomo nevrotico: è un COMPROMESSO, una VIA ALTERNATIVA, tra l’impulso rimosso che
vuole entrare a tutti i costi nella coscienza (Es) e la censura che cerca in tutti i modi di non farla
entrare o quanto meno di farlo nel modo peggiore e più tollerabile possibile (super-io).

LA FORMAZIONE DELLA SCENA ONIRICA : L’ELABORAZIONE PRIMARIA .


Come vengono deformati i contenuti latenti in contenuti manifesti? Quali meccanismi vengono
messi in atto?
1. RAFFIGURABILITA’ O DRAMMATIZZAZIONE :
Questo è il primo grande elemento del lavoro onirico perché riguarda la RAPPRESENTAZIONE
FIGURATIVA (dramma onirico) , quello che deve essere rappresentato visivamente nel sogno.
Durante la REGRESSIONE TOPICA, il ritorno al sistema depositario della funzione percettiva , i
pensieri onirici latenti vengono trasformati ad opera della censura in tante immagini, in tante
scene visive affinché queste immagini siano tollerabili alla PERCEZIONE COSCIENTE del dormiente
senza farlo svegliare.
Percorrere un cammino retrogrado vuol dire che le rappresentazioni di PAROLA vengono riportate
alle originarie rappresentazioni di COSA , indicando il passaggio da un funzionamento più evoluto
ad uno più primitivo : i PENSIERI vengono trasformati in IMMAGINI .
Invece le RELAZIONI LOGICHE presenti tra i vari elementi latenti, non possono essere trasformati in
immagini , non sono raffigurabili: rapporto causa-effetto, alternativa o-o , negazione, ne sono un
esempio.
2. CONDENSAZIONE:
Meccanismo per cui più rappresentazioni possono essere condensate in una : se ne deduce che si
possono fare molte interpretazioni diverse su un unico elemento. Spesso è preferita la
condensazione perché rende il più possibile irriconoscibile il desiderio rimosso.
Le uniche operazioni logiche che possono essere rappresentate con la condensazione sono :
somiglianza, concordanza, comunanza.
3 DISPERSIONE:
Meccanismo contrario alla condensazione, per cui un elemento può manifestarsi in vari modi.
4. SPOSTAMENTO:
Consiste nella trasformazione di un contenuto latente importante in un contenuto irrilevante,
banale : vengono scelte rappresentazioni molto lontane dal significato e soprattutto dall’intensità
del desiderio rimosso.
5. RAPPRESENTAZIONE PER SIMBOLI:
Il sogno si serve di simboli, di analogie, di metafore, di giochi di parole , di tutto ciò che si può fare
con il linguaggio , mezzo più potente per le rappresentazioni;

I SIMBOLI ONIRICI CONDIVISI.


I simboli onirici più comuni riguardano :
1. Figure genitoriali = imperatori, re, regine;
2. Bambini= piccoli animali;
3. Corpo umano o il sé= case, castelli, sotterranei;
4. Organi sessuali = oggetti di forma fallica, concavi, buchi;
5. Atto sessuale= ritmo, salita
Questi simboli fanno parte di culture antiche, miti , fiabe, e molto spesso una tale simbologia
diventa STEREOTIPATA : ogni simbolo riconduce per forza al significato attribuito originariamente;
in psicoanalisi per fortuna questo non avviene , non si è rigidi come i popoli antichi.

GLI AFFETTI NEI SOGNI.


Al pari dei sintomi isterici, anche nei sogni gli affetti sono separati dalle rappresentazioni.
Nel sogno le rappresentazioni dei desideri rimossi subiscono deformazioni e vengono manifestati
nel sogno, mentre gli affetti ad essi legati o restano inalterati, quindi non vengono deformati, o
vengono addirittura annullati e per niente manifestati nel sogno : dice Freud che il sogno sembra
essere privo di affetti, ma quando essi sono presenti, sono il mezzo migliore grazie al quale è
possibile rilevare il pensiero inconscio.
Oltre a minimi e quasi inesistenti cambiamenti quantitativi, ci possono essere cambiamenti
qualitativi, come ad esempio la trasformazione di un affetto nel suo contrario!

L’ELABORAZIONE SECONDARIA.
L’ "elaborazione secondaria", ovvero quel processo di rimaneggiamento del sogno, per cui si tende
ad eliminare le apparenti assurdità, contraddizioni, incoerenze, per presentarlo in una forma il più
possibile coerente, logica e comprensibile, eventualmente mediante aggiunte e trasposizioni (si
pensi al montaggio di un film).
Freud ritiene che l’ "elaborazione secondaria" incominci ad agire già mentre si sta sognando, e che
s'intensifichi quando ci si avvicina allo stato di veglia, e soprattutto quando si racconta il sogno.

N.B. Le operazioni psichiche inconsce che si attivano nel lavoro onirico sono sia L’ELABORAZIONE
PRIMARIA che L’ELABORAZIONE SECONDARIA.
LA REGRESSIONE.
L’attività onirica ha un carattere tipicamente regressivo : si muove verso il polo percettivo , in
modo tale da allucinare il desiderio onirico e far credere che ci sia stato un appagamento reale del
desiderio ( il contenuto latente è trasformato in immagini a noi comuni ed in modo così reale, che
ci sembra di vivere veramente ciò che vediamo).

La regressione può essere:


1. Topica : dalla parola all’immagine;
2. Temporale: da formazioni psichiche più evolute a più antiche;
3. Formale: un concetto astratto o un modo di dire viene ridotto a qualcosa di concreto.
Tutti questi in realtà possono essere utilizzati anche insieme, formandone uno solo.

IL LAVORO INTERPRETATIVO .
Il sogno riveste una grande importanza clinica all’interno del trattamento psicoanalitico :
l’interpretazione dei sogni è la via principale che porta alla conoscenza dell’inconscio.

Il lavoro interpretativo procede in SENSO INVERSO rispetto al lavoro onirico:


si parte dal racconto del sogno ( al quale è aggiunta a prescindere l’infedeltà della memoria) e
soprattutto delle parti lacunose, negative, più ambigue, in queste parti la CENSURA ha svolto il suo
lavoro. Anche nel caso in cui un elemento onirico venga ricordato in modo particolarmente debole
, indeterminato , in dubbio, c’è stato il lavoro della censura. Anche il rifiuto da parte del paziente
ad una certa interpretazione del sogno può essere un aspetto della censura.
Lo scopo è quello di scovare tutte le rappresentazioni che sono state deformate dalla censura!

Freud inoltre si chiede quale uso si debba fare della pratica di interpretare i sogni nel trattamento
psicoanalitico dei malati: deve essere funzionale solo ed esclusivamente alla CURA, non deve
essere una pratica a sé stante. A proposito di ciò, se si presentano nuovi sogni prima di aver risolto
i precedenti, durante una cura, ci si deve occupare dei nuovi, perché potrebbero esserci gli stessi
elementi che ci sono nei primi e che quindi si ripetono sempre (si facilita l’analisi).
Altro problema è se il medico debba tradurre subito anche al malato tutto ciò che egli ha capito
dai suoi sogni: bisogna essere cauti, bisogna fare in modo che il paziente possa arrivare quasi da
solo alla soluzione.
CAPITOLO 10.
IL MODELLO DI APPARATO PSICHICO DELLA PRIMA TOPICA.
Freud considera teoricamente la psiche ricorrendo a diverse modalità, a diversi "punti di vista".
1.Il "punto di vista economico", che concerne l’intensità, la quantità delle forze psichiche in gioco.
E’ in base a questo punto di vista che Freud ha tracciato la linea di demarcazione tra normalità e
patologia in campo mentale: il criterio decisivo non è la qualità dei processi implicati – il tipo di
forze psichiche – ma appunto la quantità relativa delle diverse forze, tra le quali non sussiste
differenza qualitativa. Come dire che i conflitti inconsci sono gli stessi, ma nei nevrotici sono molto
più intensi che negl'individui normali.
2. Il "punto di vista dinamico", che considera la psiche dalla prospettiva delle varie forze che in
essa si esprimono e dei conflitti esistenti tra loro: quindi le diverse "pulsioni" e le "difese" operanti
contro di esse. L’inconscio viene così a coincidere con il "rimosso", cioè con tutti quei contenuti
psichici (fantasie, pensieri, ricordi) legati alle pulsioni vissute come spiacevoli. Ovviamente, la
"rimozione" è soltanto uno tra i possibili "meccanismi di difesa".

3. il "punto di vista topico" (" 1° topica"): così detto perché viene utilizzata una metafora
topografica nel descrivere la psiche come distinta in più (nella fattispecie 3) "luoghi" psichici ( non
in riferimento all’anatomia cerebrale vera e propria) detti o istanze o sistemi: coscienza,
preconscio, inconscio.

4. Il "punto di vista strutturale" ("II topica", elaborato dopo il 1920), che rappresenta appunto la
"struttura tripartita" dell’apparato psichico: Es, Io e Super-io.

L’APPARECCHIO OTTICO DE L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI


La maturità del lavoro Freudiano, si vede con l’introduzione di un nuovo apparato psichico
paragonabile ad un ‘apparecchio ottico’ ( capitolo 7 dell’interpretazione dei sogni) :
proponendo la metafora ottica, Freud paragona l’apparato psichico ad un telescopio; si nota
innanzitutto come nel telescopio l’immagine che noi vediamo sia data dal passaggio dei raggi
luminosi tra le diverse lenti. I sistemi psichici sono del tutto simili alle lenti : ogni sistema offre una
rappresentazione ma che da sola non è comprensibile alla nostra percezione, che da sola non
corrisponde all’immagine finale, il risultato finale si ha solo attraverso il passaggio di tutti i sistemi,
così come l’immagine è data dalla luce che filtra dalle diverse lenti del telescopio e non in una
lente specifica.
I sistemi, componenti dell’apparato psichico, individuati da Freud sono cinque: un sistema
afferente che è il sistema percettivo, il sistema mnestico, il sistema Inconscio, il sistema Preconscio
e il sistema efferente che è la Coscienza. La sua ipotesi è che il processo psichico, attraversi in
quest’ordine i diversi sistemi, subisca in ognuno di essi una particolare elaborazione e si concluda
con la produzione di un contenuto a noi comprensibile!

Freud accenna solo di sfuggita al primo sistema, quello percettivo, per dire che esso può ricevere
gli stimoli, interni ed esterni, ma non può serbarne le tracce mnestiche pena la sua rapida
saturazione. Tale registrazione ha luogo invece nel sistema successivo, quello mnestico appunto,
che Freud suddivide in tanti sottosistemi. Il sistema mnestico infatti non ha solo il compito di
registrare il dato percettivo ma anche quello di stabilire i nessi associativi fra le percezioni stesse.
E’ necessario quindi ipotizzare l’esistenza di più sottosistemi mnestici dato che i processi
associativi si differenziano molto fra di loro per livelli diversi di complessità.
L’ipotesi di Freud relativa al funzionamento del terzo sistema, l’Inconscio, è che questo utilizzi
proprio il deposito di immagini mnestiche infantili per costruire il desiderio onirico (che costituisce
il punto di partenza per la formazione del sogno).
Arriviamo ora al quarto sistema, il Preconscio. L’ipotesi di Freud è che i contenuti di questo
sistema siano in assoluta prevalenza pensieri espressi in parole, che esso quindi utilizzi il materiale
dei sistemi mnestici più evoluti, quelli cioè in cui i contenuti di pensiero sono associati secondo le
relazioni della logica. Questo perché, secondo Freud, la verbalizzazione, la trasformazione dei
contenuti di origine interna, presenti come immagini sensoriali, in immagini verbali condiziona in
modo importante la possibilità del loro accesso alla Coscienza, il quinto sistema. Pertanto
l’inibizione che il quarto sistema, il Preconscio, esercita rispetto all’Inconscio non è solo né
prevalentemente una censura a carico dei contenuti di quest’ultimo, ma anche e soprattutto una
inibizione di carattere funzionale. La “materia grezza” su cui si basa il pensare non ha abitualmente
accesso alla Coscienza. Ciò spiega il fatto che quando i sistemi funzionano regolarmente, come di
norma accade nella veglia alla persona normale, non è possibile che si produca nella Coscienza un
fenomeno come il sogno.

LA PRIMA TOPICA.
In questa descrizione dell’apparato psichico che contiene le istanze della cosiddetta prima topica ,
il funzionamento psichico può essere rappresentato nei due sensi:
1. Nel senso progressivo: scarica che parte da uno stimolo percettivo verso il polo motorio, che
corrisponde al passaggio di una rappresentazione dall’inconscio al preconscio;
2. Nel senso regressivo: come avviene nel sogno o come nel caso di un’idea conscia che venga
rimossa.
Tra le ‘istanze’ viene posizionata una ‘censura’ che fa da confine tra un’istanza e un’altra , per cui
occorre sempre immaginare una dialettica , sia nel sogno che nella veglia, tra desiderio rimosso e
censura.

Questa descrizione dell’apparato psichico è una vera e propria svolta nel lavoro Freudiano, perché
fornisce per la prima volta un modello dello psichico in termini totalmente psicologici.

IL SISTEMA INCONSCIO.
L’inconscio è ciò che più di ogni altra cosa segna la storia psicoanalitica: senza l’inconscio non c’è
psicoanalisi.
Molte persone misero in dubbio questo concetto, in quanto non dimostrabile e non conoscibile,
ma , dice Freud, è proprio questa l’essenza di tutti noi, è questo il concetto che serve per arrivare
ad una vera definizione dello psichico : lo psichico in sé è inconscio!
Il nostro psicoanalista aveva anche l’impressione che all’accettazione dell’inconscio si opponevano
delle resistenze , fondate sul fatto che NESSUNO VUOLE CONOSCERE IL SUO INCONSCIO, così che
la soluzione più comoda è negarne l’esistenza.
E’ stato il metodo ipnotico a suggerire a Freud l’esistenza di un inconscio dinamico, un altro
mondo sconosciuto al soggetto, che in determinate circostanze emergeva ( e sarà un concetto
SUCCESSIVO alle pulsioni e alla rimozione, come se queste fossero propedeutiche per introdurlo).

Usato come AGGETTIVO si riferisce ad un contenuto mentale non disponibile alla coscienza;
Usato come SOSTANTIVO si riferisce ad uno dei luoghi dell’apparato psichico descritto nella prima
topica: essendo un luogo INCONOSCIBILE , l’inconscio è conoscibile solo attraverso i suoi derivati :
lapsus, atti mancati, sogni, sintomi.
Questo luogo corrisponde all’ES della seconda topica ; ma qui vi sono anche parti dell’IO che sono
inconsce (le difese) e le istanze morali superegoiche : quindi è giusto dire che il rimosso E’
inconscio, e non che l’inconscio è il rimosso , questo perché anche una porzione dell’IO è
inconscia, non solo il rimosso.
Il sistema inconscio è il luogo delle pulsioni e del rimosso che spinge verso la scarica : qui ci sono
solo rappresentazioni di cosa ,tracce visive corrispondenti alle percezioni precedenti rimosse
legate sempre ad un’esperienza affettiva ma questi AFFETTI INCONSCI, AFFETTI RIMOSSI, non sono
sepolti nell’inconscio perché questi si staccano dalle rappresentazioni originarie e si legano poi ad
altre rappresentazioni più accettabili per la coscienza .

I caratteri specifici del sistema inconscio sono:


1. Assenza di contraddizione e di negazione;
2. Funzionamento secondo processo primario ( tendenza alla scarica per un soddisfacimento
allucinatorio del desiderio);
3. Atemporalità ;
4. Non c’è realtà esterna, ma solo realtà psichica.

L’inconscio inoltre può essere :


1. Dinamico : comprende i desideri rimossi e le forze che continuamente contrastano i desideri che
cercano di salire verso la coscienza, facendoli restare nell’inconscio (si trova tra le spinte dei
desideri a muoversi verso la coscienza e le forze egioche e superegoiche che si oppongono a
questo movimento verso la coscienza , perché spiacevoli per l’IO).
2. Strutturale : opera della RIMOZIONE ORIGINARIA, area del fantasma originario ( desideri
infantili rimossi).

IL SISTEMA PRECONSCIO.
Il preconscio è ciò che è capace di diventare cosciente!
In questo luogo ci sono rappresentazioni più elaborate , cioè rappresentazioni di parola ,
acustiche, necessarie perché le rappresentazioni di cosa ( presenti nell’inconscio) possano passare
alla coscienza; queste rappresentazioni verbali sono residui mnestici, sono state in passato
percezioni e possono diventare coscienti.

Il Preconscio ha accesso alla COSCIENZA e alla MOTILITA’ , mentre il materiale inconscio non può
passare facilmente al preconscio per l’esistenza di una censura.
Il preconscio ubbidisce alle leggi del PROCESSO SECONDARIO e opera attraverso il pensiero logico
del linguaggio verbale: corrisponderà alle funzioni dell’Io struttura , vale a dire la memoria conscia,
l’inibizione alla scarica, qualità temporale, esame di realtà , principio di realtà.

IL SISTEMA PERCEZIONE-COSCIENZA.
La coscienza corrisponde alla consapevolezza degli accadimenti esterni ed interni e anche alla
consapevolezza delle percezioni interne ed esterne, alle sensazioni di piacere-dispiacere, ai ricordi
coscient, percezione del tempo e dello spazio: Il conscio quindi risulta essere la parte più periferica
dell’apparato psichico che accoglie stimoli sia dal mondo esterno che dal soma e dalla psiche. E’
per Freud il NUCLEO DELL’IO.
La distinzione tra questo sistema e il preconscio, è meno netta di quella tra inconscio e conscio: sia
il sistema conscio che il sistema preconscio, hanno energia e mobile per operare un
sovrainvestimento indispensabile per mantenere conscio o far diventare conscio un contenuto
preconscio.

RAPPRESENTAZIONE E AFFETTO.
Freud dice che ciò che veramente conta nella vita psichica sono i SENTIMENTI (Affetti) :
rappresentazioni che sono rimosse soltanto perché sono collegate allo sprigionamento di
sentimenti che non dovrebbero verificarsi.
Cerchiamo di definirli separatamente.
1. RAPPRESENTAZIONI: tutte le rappresentazioni derivano da PERCEZIONI, sono ripetizioni di
queste; in origine quindi l’esistenza della rappresentazione è una garanzia della realtà del
rappresentato, c’è assoluta oggettività. Il contrasto soggettivo-oggettivo, si instaura solo quando il
sistema psichico è in grado di produrre un’allucinazione primaria partendo da una
rappresentazione.
Le rappresentazioni , secondo Freud, possono essere consce ed inconsce ( è questa la vera novità):
quando parleremo di pulsioni, vedremo che questa è sempre e solo inconscio, e solo l’idea che la
rappresenta può diventare cosciente ; se la pulsione non fosse ancorata ad una rappresentazione
non potremmo sapere nulla di essa. La rappresentazione è quindi indice di pulsione.
2. AFFETTO: ma anche l’affetto è indice di pulsione, con la differenza che questa segnala un
consumo energetico e la rappresentazione è un’idea che riproduce mentalmente la percezione di
una cosa o di un oggetto.
L’affetto è il ‘sentire’ , è ‘ciò che si prova’ , staccato dalla rappresentazione, non può che essere
scaricato.
Vi è nel concetto di affetto un elemento quantitativo descrivibile come dispendio energetico o
‘ammontare affettivo’: è questo il concetto di QUANTUMN DI AFFETTO.

Gli AFFETTI e le RAPPRESENTAZIONI seguono vicissitudine diverse: queste ultime possono essere
soggette alla rimozione; è proprio degli affetti invece il farsi ‘avvertire’, sentire, e segnalarsi in
questo modo alla coscienza. L’affetto può arrivare alla coscienza ad esempio sotto forma di
angoscia oppure può legarsi ad un’altra rappresentazione che sostituisce quella rimossa e viene
avvertita solo in connessione con quest’altra rappresentazione.
La direzione e la meta dell’affetto, quindi a seconda delle rappresentazioni a cui si lega l’affetto,
spiega il carattere tipico di varie forme di nevrosi: fobie, ossessioni, ansie ( questo perché l’affetto
proviene sempre da qualcosa di traumatico e rimosso, e quindi legandosi ad un’altra
rappresentazione nella coscienza, è come se ‘lo infettasse’ ).

NASCITA DELLE RAPPRESENTAZIONI.


Le rappresentazioni si instaurano con l’esperienza, cioè prendono forma da precedenti tracce
mnestiche ( segni duraturi ed inconsci di esperienze affettive) di percezioni che inizialmente
vengono investite in relazione al bisogno: quindi presumibilmente alla nascita non abbiamo
rappresentazioni.
La rappresentazione, attingendo dalla percezione , costruisce un’immagine che assomiglia
all’oggetto assente, lo riprende, lo ritrova, lo rende di nuovo attuale, ( tramite il quantum d’affetto
che investe le tracce mnestiche) ma che non è l’oggetto in sé e per sé (allucinazione primaria= il
pensiero nasce a partire da una mancanza e dal tentativo di colmarla).
Freud dice che ci sono 2 livelli della rappresentazione :
1. La rappresentazione di COSA : appartiene al sistema inconscio e corrisponde ad un’immagine
essenzialmente visiva. Si situa tra l’allucinazione di soddisfacimento e la percezione dell’oggetto;
2. La rappresentazione di PAROLA: appartiene al sistema preconscio e conscio e si formano su
residui verbali, acustici. Sono facilmente collegabili ad una parola e al suo significato o ad un
suono.

In una fase evolutiva successiva , le rappresentazioni riguardano il Sé e gli oggetti e queste


rappresentazioni vengono richiamate non solo nel momento del bisogno e dell’allucinazione
primaria : parliamo della fase della COSTANZA D’OGGETTO , che permette la formazione di un
mondo interno di rappresentazioni.

LA LOGICA INCONSCIA DELL’ATTO MANCATO.


I cosiddetti ATTI MANCATI, fenomeni in genere trascurati perché considerati banali errori di
disattenzione, diventano per Freud materiale clinico utile al trattamento della cura dei pazienti , al
pari dei sintomi e dei sogni.
Anche in questo caso, si tratta di COMPROMESSI , di un soddisfacimento alternativo : il desiderio
rimosso non ha potuto scaricarsi immediatamente , e ha trovato una scorciatoia per farlo ,
trovando un soddisfacimento parziale nella produzione dell’atto mancato.

LA PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA.


L’opera ‘psicopatologia della vita quotidiana’, è stata l’opera Freudiana che ha avuto più successo
nel pubblico profani: era il segno che la psicoanalisi stesse iniziando ad entrare nella quotidianità
di tutti.
Freud in questo periodo pone l’accento sulla FUNZIONE DELLA MEMORIA e soprattutto sugli errori
di funzionamento della suddetta memoria, attribuiti al meccanismo della RIMOZIONE.
Egli pensa che la cosa da fare a questo punto sia recuperare quanto più materiale possibile
dimenticato e sepolto nell’inconscio e capire i motivi per cui questo materiale è stato sepolto e
dimenticato : il nuovo scopo della psicoanalisi è quello di far cessare le dimenticanze (rimozioni).
Si tratta di superare le resistenze in modo che l’inconscio sia accessibile alla coscienza : il lavoro
interpretativo psicoanalitico non doveva comprendere solo l’analisi delle idee del malato (le libere
associazioni), ma anche l’analisi dei sogni, e soprattutto l’analisi delle azioni involontarie, gli errori
casuali come lapsus verbali, sbadataggini , tutto ciò che solitamente viene trascurato e che capita a
qualsiasi persona ( anche questo è materiale inconscio).

L’analisi di questi fenomeni segue le stesse regole che si devono seguire per l’analisi dei sogni: e
come i sogni, anche questi atti , sono comuni a tutti gli esseri umani, e sono quindi dimostrazione
del fatto che qualsiasi uomo è sottoposto all’inconscio e non può sfuggirgli!

Nel primo capitolo della Psicopatologia della vita quotidiana , sulla DIMENTICANZA DEI NOMI, si
trova il famoso esempio di Signorelli: viene trattata una comune situazione in cui capita di avere
un nome ‘sulla punta della lingua’ , ma non è in grado di venire in mente , e al posto del nome che
si sta cercando, sopraggiungono altri nomi che solo apparentemente non hanno significato di
essere detti in questo contesto.
‘Freud era in viaggio con un estraneo verso l’HERZEGOVINA , e conversando con lui, gli chiese che
fosse mai stato ad Orvieto a vedere i celebri affreschi di un pittore di cui dimentica il nome
(Signorelli). A cosa è dovuta questa dimenticanza?
Prima di questa conversazione, i due chiacchieravano circa le usanze del popolo turco che viveva
in Bosnia Herzegovina ; tra le tante usanze caratteristiche del popolo Freud decise di non dire al
compagno di viaggio quella che loro fossero rassegnati all’idea di morire , infatti dicevano al
medico ‘HER, (signore) , io so che se tu avessi la salvezza me la daresti’ e anche il fatto che
sopravvalutavano l’attività sessuale, tanto da dire ‘HER, che non c’è attività sessuale, non c’è vita’.
Questi pensieri non vengono comunicati perché in realtà rimandano a due temi sessualità e morte
che lui non voleva affrontare: tali temi si collegano ad una notizia avuta a Trafoi , quella della
morte per suicidio di un suo paziente che soffriva di impotenza.
Del nome SIGNORELLI, dimenticata quindi la parte SIGNOR (HER in tedesco), in modo da non far
entrare nella coscienza tutti quei pensieri che l’avrebbero potuto disturbare, i veri e propri
PENSIERI RIMOSSI !
Ma c’è comunque un ritorno del rimosso, perché al posto del nome giusto, Freud diceva Boticelli e
Boltraffio , che si avvalgono del prefisso BO il quale rimanda a ‘Bosnia’ ( città dei turchi – morte e
sessualità- pensiero rimosso) e del suffisso ‘traffio’ il quale rimanda a ‘Trafoi’ (luogo in cui si
trovava quando ebbe la notizia della morte del paziente- pensieri rimossi).
Con la speranza di non far riaffiorare il pensiero rimosso del suicidio del paziente , Freud dimentica
il nome Signorelli. Ma dicendo nomi sostitutivi, c’è comunque la traccia dell’elemento rimosso.

NOTA SULLA MEMORIA E IL RICORDARE.


Quando in psicoanalisi si parla di ‘memoria’ , non ci si riferisce ad una funzione del sistema
nervoso centrale ma ad un funzionamento psichico: la memoria oltre che essere conscia, può
senz’altro essere inconscia, e che essa sia rilevabile attraverso l’oblio, la dimenticanza, risultato di
un conflitto tra desiderio che vuole arrivare alla coscienza e la rimozione che vuole seppellirlo e
non renderlo cosciente. Questa si può manifestare in situazioni non coscienti, quali in TRANSFERT
o la COAZIONE A RIPETERE: quando il paziente parla di ‘cose dimenticate’ aggiunge quasi sempre ‘
l’ho sempre saputo, solo che non ci pensavo’ , è questo l’oblio che viene fuori in analisi.
Siamo di fronte ad una concezione dinamica della memoria, siamo di fronte al suo oscillare tra
inconscio e preconscio.

Freud per rappresentare la FUNZIONE MENSTICA, ha introdotto il concetto di TRACCIA MNESTICA


formata da una rappresentazione accompagnata da un Quantum d’affetto, queste tracce sono
depositate a vari livelli ed in sistemi diversi, preconscio in cui non sono permanenti o inconscio in
cui sono permanenti, come in archivi che abbiano differente accessibilità e modalità di
classificazione: quindi la memoria non è presente in forma univoca, ma molteplice.

Dall’oscillazione tra inconscio e preconscio e viceversa, da questo doppi movimento, nascono le


più complesse vicende della memoria e della dimenticanza: quali sono le forme del ricordare, una
volta affermata l’esistenza di questa memoria inconscia ? Di questo oblio?
Modi particolari di ricordare sono il transfert, la coazione a ripetere, il sognare in cui ci sono ricordi
di copertura, i sintomi somatici dell’isterica sono reminiscenze dei traumi rimossi, anche il secondo
tempo del trauma è un modo per ricordare.
Naturalmente questo ‘ricordare inconscio’ può diventare un ricordo conscio solo grazie
all’interpretazione dell’analista.

Il RICORDARE , nei primi anni di passaggio dal metodo catartico alla psicoanalisi, è sempre stato
l’atto terapeuticamente più importante. Ma anche successivamente dopo la rinuncia all’ipnosi, ci
si impose il compito di scoprire, attraverso le libere associazioni dell’analizzato, ciò che egli non
riusciva a ricordare.

GLI ATTI MANCATI.


Gli atti mancati comprendono oltre la dimenticanza, atti accidentali, come smarrire o perdere un
oggetto, errori, lapsus di linguaggio o di ascolto, tutte quelle situazioni che al pari dei sogni
inizialmente sembrano assurdi ed insensati ma che in realtà sono direttamente connessi al
materiale inconscio che deve essere celato alla nostra coscienza: Freud ci dice che nulla del
comportamento umano avviene per caso.
Qui torniamo ad un pilastro del pensiero freudiano ovvero il concetto di DETERMINISMO PSICHICO
(criticato perché ritenuto troppo meccanicistico) : secondo cui dietro ogni evento psichico c’è
sempre una causa.
Tale determinismo psichico però non implica che per un evento ci sia un’unica spiegazione di
causa-effetto, ma potrebbero esserci tante interpretazioni, tanti motivi, tante cause e tanti effetti:
si introducono le interpretazioni polisemiche , il tutto non si riduce ad un unico principio causa-
effetto.

IL MOTTO DI SPIRITO.
E’ stato rivelato che Freud in un periodo della sua vita lavorava contemporaneamente a due
manoscritti: ‘3 saggi sulla teoria sessuale’ e ‘il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio’.
In quest’ultimo Freud descrive i meccanismo del COMICO, ed in particolare del motto di spirito (
battuta\barzelletta) che produce la risata perché anche grazie a questo fenomeno è possibile
indagare il materiale inconscio.
Il motto di spirito assomiglia molto ad un lapsus: i desideri rimossi cercano una via alternativa per
scaricarsi , una via alternativa di soddisfacimento molto atipica. Le cariche erotiche e aggressive si
mostrano per quello che sono ma SOLO PER RIDERE, producendo l’umorismo ( frase tipica
‘ridendo e scherzando si dicono le cose’).
Il fatto che Freud avesse notato che i motti possono essere di due tipi, erotici e aggressivi, anticipa
l’idea del DUALISMO PULSIONALE tra pulsioni di vita e di morte.
I processi che portano alla creazione del motto, sono molto simili a quelli del lavoro onirico: ci
sono anche qui meccanismi quali condensazione, spostamento, figurazione indiretta. Inoltre tale
fenomeno ha il carattere di un’idea involontaria, al pari del sogno e degli atti mancati.
CAPITOLO 11.
LA SCOPERTA DEL TRANSFERT.
L’opera ‘Frammento di un’analisi d’isteria (1905) ‘ tratta di un caso clinico in particolare:
il Caso di Dora.
In principio quest’opera doveva essere chiamata ‘Sogno ed isteria’ in quanto approfondiva
l’argomento del sogno , come se fosse una sorta di continuazione de ‘L’interpretazione dei sogni’,
ma allo stesso tempo fungeva anche da anello di congiunzione con il successivo lavoro ‘3 saggi
sulla teoria sessuale’ : quindi fu semplicemente una ripresa delle teorie passato ed un trampolino
di lancio per alcune rilevanti novità ;

Freud infatti affinerà il ‘metodo psicoanalitico’ dicendo che per la guarigione del paziente non è
necessario analizzare passivamente il sintomo , ma sarà il paziente stesso grazie all’utilizzo delle
libere associazioni a riportare alla luce la sua storia inconscia e guarire (metodo terapeutico già
introdotto con Elisabeth von R.).

Oltre all’affinamento del metodo psicoanalitico ci sarà anche l’introduzione del concetto che
stravolgerà tutto il lavoro analitico svolto finora : il TRANSFERT del paziente ed il
CONTROTRANSFERT dell’analista, che Freud descriverà teoricamente solo qualche tempo dopo la
fine del trattamento di Dora (già comparso tante e tante volte nei casi precedenti, ma mai
compreso!).

BREVE RIASSUNTO DEL CASO DI DORA E PRIME CONSIDERAZIONI SULLE


DIFFICOLTA’ DEL FENOMENO TRASLAZIONE.
Il padre di Dora, segnato da un po’ di tempo da varie malattie, mandò la figlia, all’epoca
diciottenne, in cura da Freud perché era preoccupato del suo stato di nervosismo , della sua
irrequietezza, la sua aggressività nei confronti dei genitori, e per la richiesta assurda di porre fine
all’amicizia che lui aveva instaurato , durante dei soggiorni in località di cura ( in particolare sula
lago di L. ) , con la famiglia K .
Il padre riferì di un episodio che aveva contribuito a rafforzare la richiesta della figlia: Dora
raccontò che durante un soggiorno sul lago co i K. , in assenza del padre, il signor K. Le aveva
rivolto insistenti proposte amorose

La diagnosi di Freud fu di ‘isteria’ con tutti i sintomi somatici e psichici più comuni e per questo
decise di prenderla in cura. Durante il trattamento Dora racconta due sogni:
1. Un sogno che si è presentato più volte nei giorni successivi alla seduzione da parte del signor K:
in una casa c’è un incendio , il padre è in piedi davanti al suo letto e la sveglia ; prima di scappare
la madre vorrebbe salvare il suo scrigno di gioielli ma il padre si oppone dicendo che non vuole
bruciare insieme ai suoi 2 figli a causa di uno scrigno. Scendono, e appena fuori casa, si sveglia.
Nell’analisi Freud mette in evidenza i SENTIMENTI DI ATTRAZIONE VERSO IL SIGNOR K, mascherato
nel sogno dalla figura paterna e come Dora desidera essere salvata dal padre affinché preservi la
sua verginità (scrigno) : risulta che il vero oggetto di attrazione della paziente è il padre , cioè le
proposte del signor K stimolano le pulsioni erotiche di Dora verso il padre.
Ma qualcosa di simile si stava verificando all’interno della stessa relazione analitica con Freud.
2. Dopo la risoluzione di questo sogno, Dora andò via, interrompendo per sempre la psicoanalisi,
convinta del fatto che Freud non la stesse aiutando in alcun modo: la paziente arriva a casa sua e
la cameriera l’accoglie dicendo che gli altri sono già al cimitero per il funerale del padre morto
poco prima.

Freud cercò di spiegare questa interruzione precoce, offrendo una prima riflessione sul transfert,
sostenendo che questo fenomeno debba essere fin da subito riconosciuto e smascherato.
Con Dora, come con altre pazienti, Freud aveva trascurato il transfert, con la differenza che adesso
sa darne una spiegazione: Freud non si era reso conto che Dora lo aveva catturato nel suo mondo
interno a sostituzione del padre , infatti quando nel primo sogno lei parla di incendio, non si
riferiva solo ai desideri ardenti verso il Signor K. e verso il padre, ma anche verso Freud che spesso
durante il trattamento diceva ‘dove c’è fumo, c’è fuoco’.
Poiché tale avvertimento di ‘innamoramento’ fu trascurato, Dora si vendicò di Freud, come aveva
fatto con lo stesso K., lasciandolo ( in realtà c’era un avviso di abbandonare la cura anche nel
sogno ‘abbandonare la casa perché è incendiata’ , vuol dire abbandonare Freud per i desideri che
prova verso lui).

Freud si era imbattuto in un fenomeno che non manca mai , la traslazione dei sentimenti del
paziente sul medico, il quale poteva sembrare un ostacolo insormontabile per il trattamento e che
invece diventerà l’alleato migliore dell’analista.
Il transfert viene per la prima volta descritto come una RISTAMPA DEGLI IMPULSI RIMOSSI DEL
PAZIENTE.

IL CONCETTO DI TRANSFERT.
Il transfert è quindi inteso come l’insorgere di affetti (buoni, cattivi, erotici, aggressivi), legati alle
figure passate importanti (genitori, cioè ai primi oggetti d’amore) e reindirizzati verso l’analista
durante la seduta psicoanalitica.
Le situazioni traumatiche e rimosse che al momento opportuno non sono state elaborate
adeguatamente, si trasferiscono nella relazione terapeutica: si ha un ricreare nell’hic et nunc di ciò
che è stato vissuto nel passato e che evidentemente ha portato alla malattia.

IL transfert è quindi il TRAFERIMENTO dei desideri inconsci infantili nelle RELAZIONI ATTUALI, e
non ci riferiamo solo a quella analitica, ma anche a tante altre relazioni umane : è chiaro però che
saranno solo determinate situazioni e determinate figure ad innescare questo processo (
sicuramente non tutte le persone e non tutte le situazioni). Se i desideri infantili sono
prevalentemente diretti alle figure genitoriali , non stupisce che le situazioni in cui si viene curati o
educati ( da medici, insegnati, maestre) siano quelle in grado di provocare un transfert.

Ma allora possiamo dedurre che se attraverso il transfert, i desideri infantili vengono ripetuti e
riattualizzati , avviene anche una riattualizzazione della malattia : fenomeno detto NEVROSI DI
TRANSFERT una sorta di malattia artificiale-indotta, che risolta porta alla fine della cura.

N. B. Con la scoperta del complesso edipico, successivamente, anche la teoria del transfert
diventerà più completa: il transfert infatti sarà connotato da sentimenti ambivalenti, di odio e
amore, tipici del complesso. Proprio da questo momento, Freud parlerà dell’esistenza di un
transfert positivo , fatto di sentimenti d’amore e di stima verso il terapeuta ed uno negativo,
caratterizzato da sentimenti di odio, aggressività e ostilità , per cui difficile da superare ma
sicuramente il mezzo più efficace per l’analisi ( sempre più vicina alla patologia).
Come si instaura un transfert positivo necessario alla buon risoluzione del trattamento? E’
necessario che la persona abbia in passato vissuto una buona relazione, una relazione adeguata e
che abbia apportato soddisfacimento, con la madre, il suo primo oggetto d’amore.

Come già detto , il transfert è vissuto inizialmente come un ostacolo al lavoro analitico, come la
resistenza più forte che esista: al posto di far emergere i desideri rimossi, il paziente inizia a
provare dei sentimenti particolari nei confronti dell’analista. Il transfert era un vero nemico,
perchè facendo emergere dei desideri particolari nei confronti dell’analista, distoglieva
l’attenzione dalla ricerca dei desideri rimossi.

Solo successivamente Freud si rese conto che ciò che andava fatto non era fermare i sentimenti
della paziente ma INTERPRETARLI, e quindi INTERPRETARE IL TRANSFERT.
Il transfert non è una resistenza al lavoro analitico, anzi grazie al principio della COAZIONE A
RIPETERE , il paziente ripete vecchie esperienze relazionali del tutto rimosse (senza rendersene
conto) e mette a nudo i conflitti e i sentimenti associati a queste esperienze.
Quindi la RESISTENZA ( la coazione a ripetere ) utilizza il transfert per mostrare i conflitti nella
relazione paziente-analista.
E’ innegabile che il controllo dei fenomeni di traslazione crea allo psicoanalista le maggiori
difficoltà , ma non bisogna dimenticare che proprio essi ci rendono attuali e manifesti (nell’hic et
nunc) gli impulsi amorosi, occulti, dimenticati, dei malati.

Quando si deve fare l’INTERPRETAZIONE DI TRANSFERT, dice Freud, l’analista deve fare in modo
che la malattia non venga trattata come una faccenda del passato , ma come una forza che agisce
nel presente : il paziente deve vivere tutte le reazioni emotive come se fossero attuali e reali, e
l’analista piano piano deve poi ricondurre queste reazioni emotive al passato ( es. uomo dei topi).

L’EROTIZZAZIONE DEL TRANSFERT.


In ‘Osservazioni sull’amore di traslazione’ Freud dichiara che l’unica vera difficoltà è quando una
paziente dichiara esplicitamente di essersi innamorata del suo analista.
Per l’analista un TRANSFERT EROTIZZATO può diventare un problema CONTROTRANSFERALE :
l’analista deve riconoscere che la dichiarazione del paziente è dovuta solo a causa di componenti
transferiali e non per cause personali ed intime, quindi tutti i sentimenti che esprime non devono
essere per nessuna ragione repressi ma devono essere lasciati liberi di esprimersi!
La paziente non va respinta e non va assecondata nelle sue richieste, va ascoltata e va convinta del
fatto che le sue reazioni sono necessarie alla cura , perché solo grazie a queste reazioni è possibile
risalire alle cause inconsce della sua malattia.
Inoltre tale innamoramento entra a far parte sicuramente di un TRANSFERT NEGATIVO perché c’è
il tentativo da parte della paziente di spezzare l’autorità dell’analista facendolo diventare il suo
amante.
Ma cos’è il CONTROTRANSFER?
E’ la risposta emotiva inconscia dell’analista al transfert del paziente: i movimenti transferiali del
soggetto in cura sono in grado di muovere delle parti oscure dell’analista mai analizzate.
Questo fenomeno comportò una maggiore severità nei training dei candidati analisti perché era
necessario che fosse controllato e addirittura combattuto ; solo dopo gli anni 50 ha iniziato ad
essere considerato un indispensabile strumento conoscitivo dell’analista durante la cura:
provando dei sentimenti l’analista si identifica, si proietta nel paziente , e comunica in modo più
intimo con lui, senza utilizzare necessariamente una comunicazione verbale.

IL SETTING.
Con l’introduzione del concetto di transfert , Freud andrà perfezionando anche il SETTING ovvero
quell’insieme di regole interne ed esterne che specificano la situazione psicoanalitica:
1. Non dover prendere nota di nulla in particolare, ma porre la stessa attenzione per tutto ciò che
viene detto: la parte più importante del setting è l’analista , o meglio la sua mente che deve essere
libera per poter accogliere le parole del paziente;
2. Neutralità dell’analista : come un chirurgo che mentre opera mette da parte i suoi affetti, i
sentimenti e qualsiasi tipo di emozione. Il medico deve essere uno specchio , e cioè deve mostrare
al paziente solo ciò che gli viene mostrato, e deve anche essere tollerante verso le debolezze del
malato.
Il termine neutrale è stato tradotto da Strachey in indifferente, non inteso nella vera accezione del
termine, ma inteso come una mancanza di empatia, ma un atteggiamento di pari disponibilità , di
pari opportunità, un’attenzione senza fare distinzioni sul materiale offerto dal paziente
(CONTROTRANSFERT: l’analista è un organo ricevente).
3. Selezione dei malati per l’analisi: trattamento di prova di una o due settimane allo scopo di
decidere se è necessaria l’analisi ( sconsigliato amici, partenti, rapporti sociali);
4. Fattore tempo e denaro: un’ora al giorno per ogni paziente pagato come un chirurgo.
5. Posizione del paziente: steso su un divano e l’analista dietro di lui in modo che possa vedere ma
non essere visto; questo è ciò che è rimasto dal trattamento ipnotico ( Freud in realtà non amava
essere fissato dai pazienti tutto il giorno e tutti i giorni, e così non sarebbe stato concentrato e
abbandonato all’ascolto).
CAPITOLO 12.
LA SESSUALITA’ INFANTILE E L’ORGANIZZAZIONE ORALE.
Freud fu l’unico a far aprire gli occhi al pubblico del suo tempo sul fatto che la sessualità non è
esclusiva dell’età adolescenziale e adulta, ma nasce fin dall’infanzia, anche i bambini provano
eccitamento verso i propri organi genitali e per le zone erogene pregenitali.
Fino alla morte egli si occuperà della sessualità e dirà che :
1. La vita sessuale, come già detto, non inizia con la pubertà ma dalla nascita : scopre la sessualità
infantile, pensiero che genera la più forte opposizione verso il pensiero psicoanalitico;
2. E’ importante distingue tra sessuale e genitale (con questo termine si intende solo la sessualità
genitale adulta);
3. La vita sessuale consiste nell’ottenere piacere da varie zone del corpo e solo successivamente
tale funzione è messa al servizio della procreazione;
4. Le cause dei DISTURBI SESSUALI , vanno ricercate nei primi anni della vita del paziente, è così
che Freud scoprì la sessualità infantile: durante un trattamento il paziente andava sempre più
indietro nel tempo, fino ad arrivare ai suoi primi anni di vita.

LA SCENA PRIMARIA E IL CASO CLINICO DELL’UOMO DEI LUPI.


Dopo aver abbandonato la TEORIA DELLA SEDUZIONE , Freud trova come pilastro che regge le
teorie sessuali infantili, la SCENA PRIMARIA : in questa scena il bambino vede\intravede
(immagina) per la prima volta il coito dei genitori , che appare inquietante e desta in lui angoscia.
Freud spiega quest’angoscia dicendo che : il bambino immaginando o vedendo la scena primaria è
eccitato sessualmente , ma trattandosi dei genitori rifiuta questo eccitamento, per cui non
potendolo scaricare si tramuta in angoscia ( anche questa è una scena traumatica).

L’importanza dell’origine infantile della patologia nevrotica , viene esemplificata nel Caso
dell’Uomo dei Lupi: durante la seduta il paziente torna alla sua prima infanzia e racconta di un
sogno in cui è palesemente messa in atto la scena primaria, non tanto come visione reale del
rapporto sessuale tra i genitori, ma come fantasia del bambino.
UOMO DEI LUPI.
Riguarda un giovane, appartenente all’aristocrazia russa, la cui salute aveva subito un crollo in
seguito ad un'infezione blenorragica contratta nel diciottesimo anno di età, e che quando iniziò il
trattamento psicoanalitico, in età adulta , era assolutamente incapace di affrontare la vita e di fare
a meno dell'aiuto altrui. Aveva trascorso in modo pressoché normale i dieci anni dell'adolescenza
prima che insorgesse la malattia e condotto a termine senza speciali difficoltà gli studi secondari. I
suoi primi anni invece erano stati dominati da gravi disturbi nevrotici i quali , presentatisi subito
prima del compimento del quarto anno d'età sotto forma d'isteria d'angoscia (zoofobia), si erano
poi trasformati in una nevrosi ossessiva a contenuto religioso, protrattasi con i suoi postumi fino al
decimo anno di età: E' all'analisi di questa nevrosi infantile che è dedicato il lavoro.
di età invece di una nevrosi ossessiva a contenuto religioso: è all'analisi di questa nevrosi infantile
che è dedicato il lavoro.
L'analisi di Freud s'incentra su di un cambiamento critico di carattere intervenuto all'età di quattro
anni e mezzo, in seguito al quale il paziente, fino ad allora dolcissimo, docile e piuttosto tranquillo,
diviene scontroso, irritabile, violento: cambiamento inizialmente attribuito all'influenza negativa
di una sgradevole governante inglese, che era entrata in contrasto con la bambinaia alla quale era
molto legato.
L'analisi accerta che il paziente ha subito una seduzione (passivamente subita e non compresa,
all’età di 3 anni e mezzo) da parte della sorella, di due anni maggiore, che tra l'altro si divertiva a
tormentarlo mostrandogli le illustrazioni di un lupo che lo impaurivano.
Avendo scoperto il piacere di manipolare i genitali, iniziò a praticare l’onanismo, cosa che
evidentemente rievocava la seduzione subita e che non era ben visto dalla sua bambinaia la quale
lo minacciò di evirazione ( castrazione: minaccia che trovava una reale conferma nel fatto che la
sorella non avesse i genitali e che avesse una ‘ferita’).
Freud sostiene che l'essere stato sedotto dalla sorella e inibito minacciosamente dalla bambinaia ,
avevano determinato nel paziente una ‘fissazione sadico-anale’ che giustificava il cambiamento di
carattere avvertito dai genitori.
Freud però non ama le soluzioni semplici. Egli si "fissa" su di un sogno infantile (fatto a quattro
anni) nel quale il sognatore, che si trova nel suo letto con i piedi verso la finestra, vede questa
aprirsi da sola e scorge su di un grosso noce sei o sette lupi bianchi, tranquilli e immobili, con la
coda volpina e le orecchie ritte, che lo fissano con attenzione. Il terrore che dà luogo al risveglio è
dovuto alla paura di essere divorato: l’influenza delle illustrazioni mostrate dalla sorella è ovvia,
ma il sogno non si riferisce a questo.
Freud pensa che il LUPO sia il primo sostituto del PADRE e individua nella paura nei confronti del
lupo, e quindi nei confronti del padre, l’ANGOSCIA DI EVIRAZIONE ( e la paura per ogni sostituto
paterno, tra cui anche l’analista). Nel sogno, inoltre, i lupi erano IMMOBILI E TRANQUILLI e troppo
ATTENTI A FISSARLO: l’immobilità potrebbe essere il sostituto di una ‘scena con movimenti
estremamente violenti’ e che il bimbo guarda con grande attenzione, cioè la SCENA PRIMARIA a
cui l’uomo assistette a circa un anno e mezzo.
Anche in questo caso si può parlare di SECONDO TEMPO DEL TRAUMA:
1. Visione della scena primaria ( 1 anno e mezzo) , eccitamento che non è ancora pensabile;
2. Seduzione della sorella ( 3 anni e mezzo) , evoca la prima scena traumatica : la seduzione ha
come conseguenza il fatto di spingere il paziente verso la passività della scena primaria.
Il sogno è senz’altro un ‘sogno d’angoscia’ : la scena primaria è il soddisfacimento che il bambino
bramava ottenere dal padre , soddisfacimento che però se veniva messo in atto implicava
l’evirazione del bambino.
Nel caso dell’uomo dei lupi, il suo rapporto con l’oggetto femminile è stato disturbato da una
seduzione precoce, infatti il lato passivo-femmineo è in lui fortemente sviluppato , e quello che
deve fare è eliminare questa tendenza passiva e omosessuale se non vuole essere castrato :
l’angoscia del sogno è quindi il segnale che favorisce l’innesco di meccanismi di difesa , quali la
rimozione, verso impulsi passivi ed omosessuali.
IL LUPO, SOSTITUTO DEL PADRE, E’ L’OGGETTO FOBICO DA EVTARE PER NON SUBIRE
L’EVIRAZIONE.
Successivamente tra l’altro tale omosessualità inconscia rimossa si è ritratta nell’intestino, è
diventata un sintomo isterico.
I FANTASMI ORIGINARI. LA COMPLEMENTARIETA’ TRA REALTA’ E FANTASMA.
I FANTASMI ORIGINARI si riferiscono a rappresentazioni originarie (scena primaria, castrazione,
seduzione, complesso edipico) e organizzano la ‘vita fantasmica’.
Sono UNIVERSALI e FILOGENETICAMENTE TRASMESSI , ciò che nella preistoria fu realtà di fatto ( la
castrazione veniva praticata davvero dal padre) diventa realtà psichica per ogni persona.
N.B. Anche Jung , in contemporanea, introduceva l’inconscio collettivo che esprime l’idea di un
inconscio che trascende l’esperienza personale dell’individuo, e che invece è presente in egual
modo in tutti noi da sempre.
La scena primaria cui assiste l’Uomo dei Lupi fa parte sia di un’esperienza realmente vissuta sia di
un patrimonio filogenetico (oltre alle tante pazienti di Freud che raccontavano di essere state
sedotte nell’infanzia ) : e qui vediamo il più grande problema del pensiero psicoanalitico,
l’opposizione tra VERITA’ STORICA e FANTASMA ORIGINARIO , cosa c’è di vero e cosa c’è di
inventato?
Freud ci dice che questi avvenimenti infantili possono essere veri, ma se la realtà non li ha forniti,
allora vengono elaborati in base ad accenni e completati con la fantasia!
C’è quindi un rapporto di complementarietà tra realtà e fantasia , ma non potremo mai essere
certi se in un racconto ci sia più verità o più fantasia.

LE FASI DELLO SVILUPPO LIBIDICO-AFFETTIVO.


Nei ‘Tre saggi sulla teoria sessuale’ ( 1905) , lavoro che verrà continuamente rielaborato, Freud
descrive le fasi dello sviluppo libidico-affettivo del bambino.
Occorre premettere che non si tratta di intendere la ‘fase’ come intervallo temporale rigido , è
evidente che quando si parla di sviluppo non vi possono essere limiti fissi uguali per tutti , anzi lo
sviluppo libidico è tipicamente discontinuo e soggettivo : è come se fosse un input, una mappa
iniziale, da modificare e completare individualmente.

A differenza ad esempio degli stadi di Piaget , secondo cui solo se uno stadio viene adeguatamente
superato è possibile passare al successivo , per quanto riguarda le fasi di Freud, non c’è il
superamento di una fase per passare a quella successiva : si può andare avanti, retrocedere,
possono coesistere, possono sovrapporsi, oppure nell’età adulta possono ritrovarsi tracce di fase
infantili mai superate.

Alcuni concetti però vanno tenuti presente:


1. FISSAZIONE: una fase in cui il soggetto trova il soddisfacimento sessuale e la libido resta legata
alle zone erogene di questa fase psicosessuale, si ancora ad un oggetto e tende a non
abbandonarlo più ( presupposto teorico di situazioni patologiche);
2. REGRESSIONE: quando il soggetto è passato ad una fase più evoluta e recupera però le modalità
della fase precedente ( essere riuscito a regredire significa per l’IO difendersi contro le nuove
pretese libidiche). La regressione è dunque un meccanismo di difesa e Freud specifica che avviene
secondo una duplice modalità:
1. Temporale : in quanto la libido si ancora a fasi dello sviluppo precedenti nel tempo;
2. Formale: in quanto vengono usati per la manifestazione del bisogno i mezzi originari e primitivi
di espressione psichica.
Conosciamo inoltre già dall’interpretazione dei sogni, la REGRESSIONE TOPICA , intesa come
percorso retrogrado dalla terminazione motoria a quella sensoriale, come passaggio dai pensieri
inconsci alle immagini sensoriali oniriche o allucinatorie.
3. Qual è la spinta che promuove lo sviluppo libidico? Dobbiamo anticipare il concetto di PULSIONE
, inteso come rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine all’interno del corpo;
per PULSIONE PARZIALE si intende invece una pulsione che pur appartenendo alla classe della
pulsione sessuale, è inizialmente INDIPENDENTE, e si unisce nelle varie fasi dello sviluppo libidico
connotate da varie zone erogene; può accadere che non tutte le pulsioni parziali si sottomettano
al dominio delle zona genitale e resta indipendente , producendo in seguito una PERVERSIONE;
Le pulsioni comunque in questa prima elaborazione, sono distinte in pulsioni dell’IO o di
autoconservazione e pulsioni sessuali ( che chiamerà LIBIDO) : in principio il soddisfacimento della
zona erogena era associato al soddisfacimento di un bisogno primario, un bisogno necessario alla
sopravvivenza, vitale, come nutrirsi. L’attività sessuale si appoggia prima ad una delle funzioni che
servono alla conservazione della vita e solo in seguito se ne rende indipendente.
4. ZONA EROGENA: è quella zona del corpo dove si esplica e trova soddisfacimento la pulsione
parziale ; questa zona varia con lo sviluppo libidico (orale, anale, fallica e genitale). Tale concetto
prende origine dal concetto di ‘zona isterogena’ che Freud aveva coniato in merito alla scoperta
che nel sintomo isterico si esprimesse un soddisfacimento;
5. DESIDERIO: legato alla pulsione e al suo soddisfacimento.

Vediamo le varie organizzazioni sessuali (fasi) dello sviluppo libido-affettivo.

FASE ORALE.
Si tratta della prima organizzazione sessuale pregenitale e che coincide inizialmente con
l’allattamento: il lattante però non succhia soltanto quando è attaccato al senso ma anche
qualunque oggetto gli si porga.
Da ciò si deduce che ( in base alla dicotomia sopra esposta) il piacere di succhiare si è reso
indipendente rispetto alla funzione originaria nutritiva e ha quindi acquistato un carattere
sessuale!
La zona erogena orale è determinata dalla proprietà delle mucose della cavità orale di dare
sensazioni piacevoli se vengono stimolate, come nell’attività infantile del succhiare: così appaiono
come forme sostitutive attività quali il succhiarsi le dita , la gomma da masticare, la sigaretta,
piacere nel bere e nel mangiare, attività che CONSENTONO DI RICHIAMARE IL SODDISFACIMENTO
ORIGINARIO.
La fase orale quindi non è solo tipica di un determinato periodo dell’infanzia, ma ricompare anche
in molte manifestazioni dell’adulto e soprattutto in precise situazioni patologiche : tossicomanie,
alcolismo, bulimia , che riconoscono una tendenza eccessiva al soddisfacimento orale; oppure vi
sono altre attività che al contrario prendono le distanze da questo soddisfacimento orale
originario, come l’anoressia, il vomito autoindotto e addirittura il ‘disgusto’ risulta essere una
rimozione della pulsionalità orale (sotto forma di formazione reattiva) .
N.B. vedremo come la melanconia riconosca la sua genesi nella disposizione orale.
Anche tutto ciò che ha a che fare con il RITMO può essere connesso al piacere derivante
dall’organizzazione orale e questo per il fatto che vi è una precisa ritmicità nelle poppate. Il
bambino, allo stesso modo, proverà piacere quando viene sollevato, quando andrà sulle giostre,
sull’altalena, la musica , tutte quelle situazioni che ridanno quelle piacevoli sensazioni sessuali
dell’infanzia.
Intendiamo quindi con SESSUALITA’ , non quella genitale che conosciamo nell’adulto, ma tutte
quelle attività infantili determinate da pulsioni parziali e che portano ad un appagamento , in cui vi
è una ricerca del piacere tipicamente AUTOEROTICA.

La fase orale deve essere vista come una fase in cui l’IO si va formando: l’IO si forma grazie a
introiezioni ed identificazioni, meccanismi psichici che prendono spunto da una delle due
caratteristiche dell’oralità (incorporazione).
L’oralità può essere definita quindi attraverso due caratteristiche :
1. Attraverso l’EROTISMO ORALE: il piacere sessuale legato alla stimolazione della cavità orale ,
che parte dalla nutrizione.
2. Attraverso la relazione oggettuale che instaura in questa fase, connotata dal meccanismo di
INCORPORAZIONE e cioè dalla coppia mangiare- essere mangiato, la quale sottolinea una
successiva caratteristica dell’oralità legata all’aggressività orale. Abraham, componente della
Società psicoanalitica a Vienna, l’aveva definita con il termine ‘fase sadico-orale’ (o cannibalica ) e
corrisponde ad una sotto fase della fase orale, che coincide con il momento della dentizione e
dell’attività del mordere del bambino. Si tratta di una fase in cui il bambino si volge dall’attività
orale del succhiare a quella del mordere!! ( anche Freud parlerà di questa sotto fase ).

L’INCORPORAZIONE , che definisce il tipo di relazione oggettuale di questa fase, si caratterizza per
il fatto che il piacere viene ottenuto con l’introduzione dell’oggetto dentro se stessi ( il prototipo
di questo oggetto è il cibo) , con la conseguente ‘distruzione’ di questo oggetto, ma anche
assimilandone le qualità, dunque in qualche modo conservandolo.
Questo meccanismo è l’anticipazione di meccanismi psichici via via più elaborati quali
l’introiezione e l’identificazione: l’introiezione è infatti a livello psichico ciò che l’incorporazione è a
livello corporeo , e sta alla base dell’opposizione IO-MONDO ESTERNO (SOGGETTO-OGGETTO).
Questo meccanismo è fondamentale per il primo costituirsi dell’IO , attraverso l’introiezione di
tutto ciò che è fonte di piacere e tramite il rifiuto (proiezione) all’esterno, di tutto ciò che causa
dispiacere : tale rifiuto è l’altro polo dell’incorporazione-introiezione e viene rappresentato
dall’atto di sputare o del vomitare .

Per Freud inizialmente non si può parlare di un OGGETTO ma di periodo ANOGETTUALE o di


NARCISISMO PRIMARIO: ciò significa che all’inizio il neonato guardando la madre ne riconosce la
voce ma non sa discriminare il proprio io da ciò che è diverso da sé. L’oggetto si differenzia con il
tempo , verso la metà del primo anno di vita, ma non all’inizio, all’inizio esiste solo il Sé.

SVILUPPI DELLA FASE ORALE NEL PENSIERO POSTFREUDIANO.


E’ necessario accennare da questo momento in poi alcune delle teorie più importanti del pensiero
postfreudiano , che grosso modo coincidono con la fase orale di Freud.
1. MELANIE KLEIN: contraria al concetto di narcisismo primario , ritiene che molto precocemente il
bambino abbia un funzionamento mentale di ricerca dell’oggetto dominato da fantasie inconsce.
Alcune fantasie sono legate ad esperienze di soddisfacimento , che chiama il SENO BUONO, altre
ad esperienze di frustrazione ed aggressività che chiama SENO CATTIVO. Per il bambino esistono
solo 2 realtà:
- una buona che tiene dentro sé attraverso l’introiezione;
- una cattiva che espelle fuori di sé attraverso la proiezione : se prevalgono le esperienze negative,
e quindi il bambino è costretto ad usare molta proiezione, può accadere che il mondo esterno ,
pieno di proiezioni, sia cattivo e che quindi il bambino sia invaso da questa cattiveria.
L’angoscia di questa posizione è detta paranoide o persecutoria e la Klein parla di posizione
schizoparanoide piuttosto che di fase ( posizione che coincide con la fase orale ma che può essere
presente anche in qualsiasi altro momento della vita).
2. WINNICOTT: da pediatra prima ancora che da analista, disse che a determinare queste
esperienze buone o cattive fossero non tanto le fantasie inconsce di cui parlava la Klein ma il
rapporto che il bambino ha con la madre e coincidente con il concetto ‘madre-ambiente’.
Il bambino nei primi 2 anni di vita dipende totalmente dall’ambiente (madre) in cui cresce e che
per questo era necessaria:
1. Continuità relazionale con la madre, di un rapporto in cui la madre ha la funzione di holding
(sostegno), handling (manipolazione), object presenting ( presentazione dell’oggetto , funzioni che
fanno da base alla funzione primaria della madre ovvero quella di reverie (funzione
paraeccitatoria).
Queste teorizzazioni portano Winnicott a ritenere che a questa età, non si possa considerare il
bambino senza la madre : il terapeuta ha visto nelle interruzioni relazionali precoci l’origine di
gravi disturbi della personalità e disturbi psicosomatici; mentre in caso di interruzioni relazionali
più tardive ci sarà la ricerca ripetitiva e coattiva di ciò che si è perduto e la patologia può
evidenziarsi con tendenze antisociali e tossicomanie (avidità, bulimia, anoressia).
2. Che questa interazione madre-bambino sia attiva ma non intrusiva , in caso contrario si porta
allo sviluppo nel bambino di un ‘falso sé’.
3. Di poter organizzare i suoi primi movimenti di separazione dalla madre attraverso uno spazio
transizionale e un oggetto transizionale: quest’ultimo si colloca tra il dito da succhiare e l’orso di
peluche oppure la copertina di lino , qualcosa di morbido, che ha a che fare con la madre. Questo
oggetto si colloca in un percorso che porta fino ad una relazione con un oggetto esterno e
separato , ma dall’altra è una struttura che resta per tutta la vita.

Tornando a Freud, anche lui aveva intuito la funzione dell’intendersi tra madre e bambino,
affinché la madre produca quella azione specifica senza la quale il bambino non sopravviverebbe.
Come vedremo inoltre, Freud penserà alla relazione fusionale madre-figlio, non in termini di
seduzione sessuale, ma come determinato da un forte investimento narcisistico della madre sul
figlio ( il figlio non è un oggetto separato da lei), che però acquisterà una dimensione oggettuale
solo grazie all’intervento del padre il quale riprende la madre e consegna il figlio alla situazione
edipica!!
CAPITOLO 13
ORGANIZZAZIONE ANALE.
La fase anale costituisce il secondo grande sistema organizzativo della sessualità infantile e si
colloca tra lo svezzamento e la situazione edipica ( da 1 anno e mezzo a 3-4 anni ).
Nella fase anale l’attenzione è verso le funzioni escrementizie e la zona erogena è la mucosa anale:
il bambino prova un certo interesse e attrazione per le sue feci e per tutto ciò che a che fare con
questa funzione.
Il superamento di questa fase per Freud è importante non solo a livello individuale ma anche per
lo sviluppo della civiltà : nell’evoluzione filogenetica , Freud ricorda come l’uomo sia passato dalla
posizione quadrupede a quella eretta , allontanandosi quindi dagli odori della funzione
escrementizia , passaggio che lo psicoanalista chiama ‘ RIMOZIONE ORGANICA’ . La sensibilità
olfattiva, con l’assunzione della posizione eretta viene persa, laddove prima era la fonte più
importante di eccitazione sessuale (come negli animali).

Anche per l’analità dobbiamo prendere in considerazione alcune caratteristiche:


1. L’erotismo anale: il piacere è legato all’eccitabilità della mucosa anale ed esso si ottiene
attraverso la tendenza della pulsione che spinge le feci verso l’espulsione.
In diverse situazioni cariche emotivamente (paura o emozioni) il bambino o anche l’adulto in
situazione regressiva, può rispondere ‘facendosela sotto’ ( sia concretamente che
metaforicamente), per far capire che è necessario scaricare la pulsione, diminuire il desiderio, la
paura, la tensione. La più evidente manifestazione dell’erotismo anale è quindi sporcare, sia di
feci, sia in senso metaforico.
Inoltre coloro che nell’infanzia hanno un erotismo anale molto sviluppato, da adulti presentano :
tendenza all’ordine e alla pulizia, ostinazione, testardaggine, propensione alla parsimonia, tratti
nevrotico-ossessivi che si esprimono attraverso formazioni reattive.
2. Sul piano della relazione oggettuale la polarità è tra ESPULSIONE-RITENZIONE, in relazione alle
richieste materne: ci può essere piacere nell’espellere e quindi nel dare , ma ci può essere piacere
anche nel trattenere le feci e quindi nel controllo della muscolatura volontaria.
Quindi c’è la possibilità che se sporca disubbidisce e mostra aggressività e ribellione, se non sporca
ubbidisce e mostra una ricerca d’amore.
Questa connessione tra AFFETTI e FUNZIONI ESCREMENTIZIE può essere rappresentata in tutti
quei comportamenti che hanno a che fare con un oggetto che richiama simbolicamente le feci,
come il denaro, dove il trattenere/gettare l’oggetto è analogo al trattenere/espellere le feci.
Inoltre in questa fase ‘sadico-anale’, si vuole un appropriazione dell’oggetto anche se questo viene
danneggiato o annientato: questa forma di amore non si distingue dall’odio ( solo nella fase
genitale , l’amore si contrappone all’odio).
3. Valore simbolico delle feci: le feci sono il primo oggetto fatto dal bambino, prototipo di una
funzione creativa, ed il primo regalo per la madre , è un qualcosa che ha valore anche per l’altra
persona ( sarà così anche nell’età adulta, come per il denaro).
Succede che quando la società e quindi la madre chiede al bambino di non soddisfare il suo
desiderio e il suo moto pulsionale (defecare e sporcare), per mantenere contegno ed igiene, il
valore che le feci hanno per il bambino è spostato sull’oro, denaro, oggetti che possono essere
offerti in dono.
Qui si vede l’IMPORTANZA DELL’ALTRO perché il bambino solo per amore dell’altro (madre) può
rinunciare al piacere narcisistico dell’erotismo anale ed accettare le norme educative e la rinuncia
pulsionale.
Le feci da cui il bambino si stacca ( perché si staccano dal suo corpo) costituiscono un’anticipazione
dell’idea che il pene si possa staccare dal corpo (castrazione) .
4. Controllo degli sfinteri e le richieste ambientali (educazione): dal controllo degli sfinteri il
bambino trae sia piacere che un maggior senso di sé e di autonomia , è infatti la prima funzione
corporea che può controllare. Ma non può controllarla a suo piacimento, deve seguire le regole
che gli sono state imposte dalla società, e cioè quello di tenersi pulito e non trattenere le feci per
un proprio eccitamento e poi svuotare il contenuto ovunque: dipenderà dal tipo di relazione
madre-bambino il modo in cui elaborerà tale conflitto!
L’atteggiamento materno durante l’apprendimento del controllo degli sfinteri è di grande
importanza sia per la formazione della personalità adulta , sia per insegnare al bambino che se ha
qualcosa di valore in sé , può darlo all’altro e non tenerlo per sè: ci riferiamo al narcisismo
primario.
Dopo le cure materne, il bambino si aprirà al mondo con altri mezzi di interazione appresi
ovviamente all’interno della relazione con la madre: come ad esempio il gioco o oggetti
transituazionali (Winnicott).
5. Nel mondo anale occorre distinguere il ‘distruggere’ dal ‘possedere’.
Abraham ha dimostrato che nella ‘fase sadico-anale’ si possono distinguere 2 stadi:
- 1° stadio: tendenze distruttive , annientare, perdere, con un’espressione maggiore
dell’aggressività rispetto alla fase orale;
- 2° stadio: tendenze favorevoli agli oggetti, conservare e possedere; appare quindi per la prima
volta la considerazione verso l’oggetto e la differenziazione da esso.

Lo stadio anale coincide con l’inizio dell’AMBIVALENZA e con la POSIZIONE DEPRESSIVA della
KLEIN: quando l’oggetto viene differenziato dal sé ed assume un’esistenza autonoma ( il bambino
si allontana delle fantasie inconsce e si avvicina alla realtà) , il bambino apprende che è la madre
ad essere stata buona o cattiva con lui ( non le sue fantasie) , e teme di averla danneggiata con la
sua aggressività e quindi teme di perderla. Se la madre è alternativamente buona e cattiva il
bambino accede all’ambivalenza e cioè alla capacità di sopportare di avere sentimenti buoni e
cattivi diretti verso lo stesso oggetto. Tale ambivalenza inoltre consente al bambino di poter
acquisire un maggior controllo dell’aggressività ; secondo la Klein l’angoscia di questa posizione è
depressiva e nasce dal senso di colpa che deriva dall’idea di aver danneggiato la madre, per
elaborare questa colpa e tollerare l’angoscia, il bambino mette in atto meccanismi di riparazione (
è più attivo, più ubbidiente, fa piaceri alla madre, offre doni) utilizzando gioco, comportamento e
linguaggio.

OSSERVAZIONI SU UN CASO DI NEVROSI OSSESSIVA (IL CASO CLINICO DELL’UOMO


DEI TOPI) : LE DIFESE ED IL PENSIERO OSSESSIVO.
Il caso dell’Uomo dei topi è un caso di nevrosi ossessiva: rispetto alle prime idee di nevrosi
ossessiva , diventano sempre più importanti i concetti come ambivalenza e pulsioni aggressive.
L‘Uomo dei Topi era un avvocato di circa trent’anni che aveva sofferto fin dalla prima infanzia di
impulsi ossessivi, che si erano aggravati negli ultimi quattro anni, compromettendo sia la sua vita
privata che quella lavorativa. Il paziente consultò Freud perché soffriva di ossessioni (relative alla
paura che a due persone a lui care, suo padre e una donna di cui era ‘ammiratore’, potesse
accadere qualcosa di male) ed inoltre perché provava forti impulsi, come quello di tagliarsi la gola
con un rasoio.
Nelle prime sedute ricorda di aver avuto precoci desideri infantili di natura sessuale verso donne e
ragazze era ossessionato anche dall’idea che i suoi genitori conoscessero i suoi pensieri: ogni volta
che gli vengono quei pensieri , non può far a meno che di temere che accada qualcosa di terribile
alle persone che ama.
Nelle sedute successive invece emerge che il trauma all’origine dei problemi di questo paziente
era avvenuto in tempi molto recenti, precisamente durante il servizio militare prestato in Galizia,
con la carica di sottotenente. L’Uomo dei Topi aveva sviluppato infatti il timore di un supplizio
orientale, descrittogli dal suo Capitano (un militare conosciuto perché particolarmente amante
delle crudeltà) in cui alcuni topi vengono indotti a farsi strada nell’ano di un criminale. La sua
ossessione era che questa punizione dei ratti avrebbe potuto avere come vittima sia la donna che
amava, sia suo padre, che adorava e che però era morto da anni.
E anche viene fuori che da bambino, l’Uomo dei Topi si era “comportato male come un topo”, nel
senso che aveva morso qualcuno, probabilmente la sua governante. Egli fu picchiato per questo
da suo padre, il che fece nascere in lui un odio profondo verso il genitore: ostilità particolarmente
violenta acuita anche dal fatto che l’uomo da piccolo provava forti impulsi sessuali che non
potevano essere soddisfatti a causa del padre che era d’intralcio.
Il padre quindi si era trovato a contrastare e a punire le precoci tendenze erotiche del figlio, quale
l’onanismo praticato all’età di 6 anni: il castigo avrebbe posto fino all’onanismo ma avrebbe
lasciato dietro di sé un rancore verso il genitore.
Questo rancore viene fuori parecchi anni dopo, quando questi provò per la prima volta il coito, e
fu colto dal pensiero ‘che cosa meravigliosa, per una cosa simile si potrebbe uccidere il proprio
padre!’

Queste ricostruzioni costrinsero il paziente ad ammettere questa ostilità verso il padre ( ostilità
che portava nel transfert e che quindi provava anche nei confronti di Freud) e secondo Freud
questo antagonismo nei confronti del padre aveva presumibilmente generato il desiderio
inconscio che il padre potesse subire il particolare supplizio della penetrazione anale da parte di
ratti mordaci. Poiché il desiderio di vendetta era inaccettabile alla coscienza, egli lo aveva
represso, trasformandolo in un timore ossessivo cosciente che il padre divenisse vittima del
supplizio dei ratti, attraverso una “formazione reattiva.” Freud interpreta dunque l’ossessione dei
ratti etiologicamente, come una difesa nevrotica contro il desiderio inaccettabile che il padre
subisse il particolare supplizio della penetrazione dei ratti, ritenendo che l’orrore conscio del
paziente fosse solo un mascheramento di un godimento inconscio. Freud osservò, a questo
proposito, la faccia del suo paziente, mentre gli raccontava questo problema, deducendone che
quella bizzarra espressione che il paziente mostrava poteva corrispondere solo all'”orrore di un
godimento da lui stesso ignorato”.

Ma ciò che caratterizza il nucleo centrale della nevrosi ossessiva cos’è?


1. Il conflitto tra amore ed odio , l’AMBIVALENZA AFFETTIVA;
2. La nevrosi ossessiva costruisce la sua organizzazione sulla fissazione allo stadio anale;
3. Usa meccanismi di difesa;
4. Si può riconoscere nella pulsione aggressiva e nell’odio il motivo principale per cui il nevrotico
ossessivo utilizza le sue difese;

IL CONCETTO DI FORMAZIONE REATTIVA ( appartiene alla nevrosi ossessiva).


Si tratta di una difesa che si mostra in un atteggiamento , che va in senso contrario ad un desiderio
rimosso , come nel caso appena descritto.
In termini economici è un controinvestimento (come la resistenza) che deve cercare in tutti i modi
con il suo dispendio energetico di non far muovere i pensieri inconsci verso il conscio.
Nella nevrosi ossessiva spesso queste difese costituiscono veri e propri tratti del carattere (e
modificazioni dell’io) che hanno una funzione permanente di difesa contro un desiderio pulsionale
, come se questo desiderio fosse sempre presente e debba essere sempre controinvestito : es.
carattere anale consiste nella pulizia e nell’ordine, ed è esattamente il contrario , quindi reattivo,
rispetto all’erotismo anale.
Le formazioni reattive che si sviluppano nell’IO dei nevrotici ossessivi , e che sono esagerazioni
della normale formazione del carattere , sono un NUOVO MECCANISMO DI DIFESA.

IL CONCETTO DI AMBIVALENZA.
Per ambivalenza si intende la compresenza di sentimenti opposti verso l’oggetto : l’oggetto è
amato e odiato, percepito come buono e cattivo, allo stesso tempo.
Freud rileva la comparsa di sentimenti ambivalenti nei confronti dello stesso oggetto solo in
seguito alla presa di coscienza che gli oggetti sono separati dal sé : il bambino realizza che non
esiste un oggetto ‘madre buona’ ed un oggetto ‘madre cattiva’ , ma un unico oggetto con
caratteristiche sia buone che cattive , che suscita quindi un’ambivalenza di sentimenti di amore ed
odio nei confronti dello stesso oggetto.

Si può rilevare la comparsa di un atteggiamento ambivalente fin dalla fase sadico-orale (coincide
con la posizione schizoparanoide della Klein: il termine ambivalenza era coniato da Bleuer come
sinonimo della schizofrenia) : nella quale all’ide del seno come fonte di soddisfacimento e vita, si
affianca l’idea, con il mordere, del divoramento e della distruzione dell’oggetto stesso.
Però in questa fase l’ambivalenza non è tollerabile e si usa il termine ambitendenza ( mette in luce
i meccanismi di scissione, seno buono e seno cattivo, della Klein ).

L’ambivalenza è soprattutto specifica della fase sadico-anale: il bambino oscilla tra il voler donare
le feci in atteggiamento passivo, assecondando la madre, oppure trattenerle e rilasciarle a suo
piacimento , in un atteggiamento attivo , opponendosi alla madre.
Qui l’ambivalenza tra amore e aggressività è molto più evidente , e questo prevalere
dell’ambivalenza corrisponde anche alla posizione depressiva della Klein ed indica una più evoluta
capacità di pensiero.

Nello sviluppo resterà sempre questa tendenza a provare sentimenti di odio e amore per lo stesso
oggetto, ma il passaggio dalla normalità alla patologia, dipende dalla QUANTITA’ e dalla FORZA con
cui questi sentimenti sono presenti: se l’odio è troppo intenso rispetto all’amore , ne derivano
difese che portano a situazioni patologiche quali la nevrosi ossessiva e ne è un esempio il Caso
dell’Uomo dei Topi.
N.B. anche negli isterici c’è una chiara ambivalenza, possono inscenare una rappresentazione in
cui vi sia contemporaneamente l’elemento pulsionale e quello difensivo( strapparsi i vestiti e
proteggersi).

Più in generale l’ambivalenza può essere espressa da coppie di opposti , oltre all’amore e l’odio:
attività-passività, maschile-femminile, masochismo-sadismo, voyeurismo-esibizionismo ; in questi
casi la normalità sta in una naturale oscillazione tra i 2 opposti, mentre la patologia consiste in una
concentrazione maggiore in uno dei due poli: una normale ambivalenza può diventare una
ambitendenza quando prevalga uno dei due poli e disconosciuto l’atro ( ambivalenza si usa
quando sono presenti entrambe le componenti quella positiva e quella negativa di un
atteggiamento).

Abraham chiamava :
- preambivalente : relazione con l’oggetto nella fase orale , che coincide con l’incorporazione
dell’oggetto;
- ambivalente: relazione con l’oggetto nella fase sadico-orale , perché c’è un’ostilità verso l’oggetto
e si ha il desiderio di distruggerlo;
-postambivalente: relazione con l’oggetto nella fase genitale, con il superamento del complesso
edipico, in cui l’ambivalenza viene superata.

ATTIVITA’ E PASSIVITA’.
Sono attitudini che indicano il grado di attività fisica necessario per raggiungere un obiettivo (meta
pulsionale):
1. Attività: quando il soggetto cerca un oggetto che soddisfa i suoi desideri erotici e impulsi
aggressivi;
2. Passività: quando il soggetto vuole essere oggetto di desiderio o aggressività;
Nel bambino si assiste ad un graduale passaggio dalla passività all’attività, e successivamente
questa polarità può entrare nei tratti di personalità , che possono diventare stabili nel tempo: si
ritiene che l’attività sia una prerogativa del maschile e la passività del femminile ( vi è anche un
rinforzo socioculturale nell’identificare attivo-maschio e passivo-femmina).

SADISMO E MASOCHISMO.
Questa polarità può affiancarsi a quella maschile-femminile e attivo-passivo e questa polarità
attraverso 3 fasi differenti:
1. Nei 3 saggi sulla teoria sessuale , Freud definiva il sadismo come la degenerazione patologica di
una tendenza nelle relazioni ad agire con aggressività, ed era ritenuta la parte attiva del binomio
sadismo-masochismo.
Il masochismo , essendo la parte passiva, è pensato come una trasformazione negativa del
sadismo che secondariamente si rivolge contro il proprio IO : il masochismo è un sadismo rivolto
contro se stesso (Freud lo espone nel ‘lutto e melanconia’ in cui dice che il suicida , rivolge contro
se stesso un’aggressività che originariamente era rivolta verso l’esterno , rivolge contro se stesso
un sadismo ).

2. Successivamente il masochismo viene ripensato nell’opera ‘Un bambino viene picchiato’ , in cui
Freud prende in esame fantasie di bambini e di bambine appartenenti a periodi remoti della loro
infanzia e che seguono delle fasi:
- un bambino (fratellino o sorellina) viene picchiato da un adulto (padre); diventa quindi  mio
padre picchia il bambino  mio padre picchia il bambino da me odiato, che diventa poi  vengo
picchiata da mio padre, dove c’è un carattere indubbiamente masochistico  torna al pensiero
iniziale in cui però bambini sconosciuti vengono picchiati da maestre.
Freud utilizza queste fantasie dei pazienti per sostenere come il sadismo si possa trasformare in
masochismo, a seguito del senso di colpa dei desideri edipici : i fratellini per i quali si prova
antipatia, perché con loro devono dividere l’amore dei genitori, vengono picchiati , fantasia che
soddisfa la gelosia del bambino. Questa fantasia viene però modificata dal senso di colpa e diventa
da sadica a mosochista.
Tale costruzione però indica che il masochismo continua ad essere pensato come secondario ad un
sadismo originario , ma anche come vi sia una fluttuazione tra sadismo e masochismo e
masochismo e sadismo nelle persone!

Comunque il masochismo non deriva solo dal senso di colpa, deriva anche da un impulso libidico:
quando dalla fantasia del fratellino si passa alla fantasia dell’essere picchiato dal padre, si dimostra
che questa è una combinazione di senso di colpa ed erotismo (in senso genitale), e quindi Freud
inizia a pensare che il masochismo ha una sua componente libidica originaria.
Freud distingue dunque:
1. MASOCHISMO PRIMARIO: di natura biologica, caratterizzato dal provare piacere nel dolore.
Esso sarebbe legato alla pulsione di morte e ne costituisce quella porzione che non è stata diretta
verso l’esterno ma che è rimasta all’interno, fusa con la libido ed ha preso come oggetto il sé;
questa fusione spiega la qualità insieme di dolore e piacere , in un impasto di Eros e Tanatos.
2. MASOCHISMO FEMMINILE: le fantasie sono legate a caratteristiche posizioni femminili , ovvero
di passività, evirazione, sottomissione all’atto; il masochismo è dunque un tratto prettamente
femminile secondo Freud, e se si riscontra masochismo negli uomini, vuol dire che mostrano tratti
femminili ( la società ha represso l’aggressività della donna, il suo sadismo, e si è trovata
‘obbligata’ a sviluppare impulsi masochistici).
3. MAOSCHISMO MORALE: è la forma più severa legata al senso di colpa inconscio, allontanato
dalla sua componente sessuale, conta solo la sofferenza in sé e per sé, e l’oggetto da cui la si
riceve sembra irrilevante , non è l’oggetto d’amore come nelle altre due forme di masochismo.
E’ quella tendenza alla ricerca della punizione da parte del Super-io e di autorità esterne.
4. MASOCHISMO SECONDARIO: generato anch’esso dalla pulsione di morte che non potendo
esprimersi come sadismo verso l’esterno , si rivolge secondariamente contro se stessi.
E’ la conseguenza della repressione culturale della gran parte delle pulsioni che non possono
essere esercitate nella vita.

In binomio sadismo-masochismo è un concetto cruciale nella formulazione freudiana di pulsione di


morte e aggressività: in introduzione alla psicoanalisi Freud dirà che il masochismo PRECEDE il
sadismo ( ribaltando la prima teoria secondo cui il masochismo è un sadismo rivolto verso sé),
dato che il sadismo si manifesta soltanto quando la pulsione di autodistruzione (masochismo) si
può rivolgere verso l’esterno.

IL CARATTERE.
Per carattere si intende una modalità costante di funzionamento dell’individuo , in qualche modo
caratteristica perché ripetitiva e riconoscibile dagli altri.
il carattere è formato da tratti che sono il risultato di un compromesso tra desideri rimossi,
meccanismi di difesa, in particolare regressioni e fissazioni dello sviluppo libidico affettivo, e
componenti superegoiche: il carattere è quindi lo stile difensivo dell’individuo.
I caratteri:
-ORALE potrebbe essere ottimista o pessimista , a seconda che il bisogno orale sia stato
soddisfatto o no; generosi o avari a seconda che l’identificazione sia avvenuta con una madre che
nutre (buona) o una madre che frusta (cattiva);
-ANALE è legato ai meccanismi di difesa , formazione reattiva. Sono ordinate, parsimoniose,
sistemate, ostinate, difesa nei confronti dello sporco e del disordine tipici dell’erotismo anale;
-FALLICO, vedremo tra poco.

CAPITOLO 14.
LA SITUAZIONE EDIPICA.
FASE FALLICA
Si tratta di un’organizzazione della sessualità infantile nella quel entra in gioco il solo genitale
maschile , il pene, non essendo ancora stato scoperto quello femminile (è il PRIMATO FALLICO) :
l’antitesi fra i due sessi in questo periodo non è data dal contrasto maschile-femminile, ma da
quello di possedere un pene ed essere evirati ( i bambini pensano che anche la bambina possegga
un pene ma che è stato evirato).
Si manifesta in questa fase in tutti i bambini un’attività masturbatoria che interessa le zone genitali
(pene e clitoride) e che provoca piacere, piacere che può essere legato anche alla funzione urinaria
: motivo per cui in questa fase vi è una sovrapposizione tra apparato uretrale e apparato genitale.
In questo stadio l’emissione di urina consente la fusione tra piacere erotico e soddisfacimenti
aggressivi con fantasie di inondazione e annegamento , fantasia che si realizza nell ‘ enuresi
notturna ( emissione involontaria di urina mentre il bambino dorme).

L’erotismo uretrale trova punti di contatto con la fase anale ( Freud quasi sovrappone le due fasi),
dato che l’emissione dell’urina è pur sempre un’attività escretoria governata dal controllo
volontario di uno sfintere muscolare, presupponendo anche qui l’atteggiamento di ritenzione e di
espulsione tipico della fase anale.
C’è anche qui, come nella fase precedente, una sovrapposizione tra piacere erotico e aggressività
(attività muscolare sfrenata) che richiamano caratteristiche sadomasochistiche.

Durante la fase fallica il bambino non si rende ancora conto della differenza tra i sessi e da dove
vengono fuori i bambini ma è curioso e vuole capire: inizia il PERIODO DELL’ESPLORAZIONE
SESSUALE , il cosiddetto ‘periodo dei perché’, molto difficile per i genitori i quali non sempre sanno
rispondere alle domande nel modo più adeguato possibile e si inventano teorie come ‘ i bambini li
porta la cicogna’.
Il bambino però sente che l’adulto gli nasconde qualcosa e intuisce che il problema della nascita ,
ad esempio, è connesso con il corpo della madre: il bambino accetta le teorie dei genitori ma non
ci crede e inventa teorie personali (es. i bambini escono dall’ombelico o dall’ano o dalla bocca) le
quali vengono scambiate con altri bambini nella scuola materna.
Cosa pensano i bambini in questo periodo? Che esista un solo organo sessuale , il pene, e c’è una
sola possibilità: averlo o non averlo e si ritiene che questo sia un ‘oggetto parziale’ che possa
essere staccato dal corpo.

Nasce così il COMPLESSO DI CASTRAZIONE: il bambino ha l’angoscia che il suo pene gli venga tolto
e che faccia la stessa fine della bambina, la quale aveva un pene ma gli è stato tolto.
Nella bambina invece la situazione è diversa: osserva il pene di un fratello o di un compagno di
giochi, si rende conto del fatto che lei non ce l’ha o di averne uno troppo piccolo, prova quindi
invidia e nutre la convinzione che la madre non gliel’abbia dato allentando la tenerezza nei suoi
confronti. La madre ha dato il pene al fratellino e non a lei, perché probabilmente lo ama di più ,
quindi nasce oltre all’invidia anche la gelosia. Provando disprezzo nei confronti della madre, la
bambina si attacca di più al padre e sviluppa il desiderio che lui le dia quel bambino che possa
sostituire il pene mancante.

Nella fase fallica quindi il rapporto oggettuale è contrassegnato dalla polarità avere-non avere e
gli oggetti mantengono una grande carica narcisistica cioè il bambino desidera continuare a
possedere il pene , e avendo il pene ha autostima e onnipotenza.
Il pene, oltre che da una carica narcisistica , è investito da un forte eccitamento che porta
all’attività masturbatoria decisamente disapprovata dai genitori.

IL DISCONOSCIMENTO DELLA NON ESISTENZA DEL PENE NELLA BAMBINA.


Se la bambina alla vista del pene del bambino , prova una forte invidia e desidera avere ciò che lei
non ha , per il bambino la situazione è totalmente diversa: quando il bambino scopre la regione
genitale della bambina rinnega ciò che ha visto!
Freud usa il termine DINIEGO per esprimere un disconoscimento o un rinnegamento; più tardi
Freud preciserà che questo meccanismo produce una scissione dell’Io, perché c’è una parte che
disconosce ed un’altra che invece riconosce (alla base del feticismo ).
Solo un po’ di tempo dopo il disconoscimento, quando una minaccia di evirazione incombe su di
lui , l’osservazione che aveva fatto sulla bambina avrà importanza e verrà considerata!
La bambina invece come già detto, prende una decisione istantanea, ha visto, sa di non avere e
vuole averlo : c’è in lei il complesso di mascolinità, un senso di inferiorità , che se non riesce a
superare in fretta possono esserci conseguenze sul suo normale sviluppo verso la femminilità.

Va strutturandosi nella fase fallica quella situazione che indichiamo come COMPLESSO DI EDIPO,
tappa essenziale della formazione della personalità e della vita affettiva.
Tra i 3 ed i 5 anni il bambino si apre alla ‘triangolazione edipica’ che consente al bambino di uscire
dalla relazione duale con la madre e viene consentita una miglior distribuzione dell’amore e
dell’odio: i desideri libidici ed aggressivi non vengono provati solo verso la madre ma verso
entrambi i genitori. In particolare c’è un desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto e
aggressività e rivalità ( desiderio di morte) verso il genitore dello stesso sesso ( ci sono anche
quote di libido per il genitore dello stesso sesso e quote di aggressività per il genitore del sesso
opposto, ciò mette in luce la bisessualità presente in ogni essere umano).
Cosa c’è alla base di tutto? Il desiderio di fare un bambino con la madre non manca mai nel
maschietto ed il desiderio di avere un bambino dal padre è costante nella bambina e ciò senza che
essi abbiano la benché minima idea di come si faccia per appagare questi desideri.
MA nessuno di questi innamoramenti incestuosi può sfuggire alla fatalità della rimozione.

Dalla combinazione di queste forze libidiche e aggressive deriva la personalità del futuro adulto e
la qualità delle sue relazioni affettive!

IL MITO DI EDIPO E LA SITUAZIONE EDIPICA.


Nell’interpretazione dei sogni Freud racconta della vicenda di Edipo tratta dalla Tragedia di
Sofocle:
Edipo è figlio di Laio, re di Tebe, e della sua sposa Giocasta.
L’oracolo di Delfi rivela a Laio che il figlio avuto da Giocasta, divenuto grande, lo ucciderà. Laio
allora consegna Edipo a un pastore perché lo abbandoni sulla vetta di un monte.
Edipo viene trovato e cresciuto da Polibo, re di Corinto, e da sua moglie Peribea. Divenuto
adolescente, Edipo viene a sapere da un ospite della casa che lui non è l’erede al trono. Turbato, si
rivolge all’oracolo di Delfi dal quale ottiene una risposta sconvolgente: gli predice che lui ucciderà
il proprio padre e sposerà la madre. Per non far avverare la profezia, Edipo abbandona Corinto e si
dirige verso Tebe. Sulla strada incontra un carro guidato da un uomo con il quale ha una grossa
lite, al seguito della quale Edipo uccide il vecchio, senza sapere che si tratta in realtà del padre
Laio. Nei pressi di Tebe, Edipo incontra la Sfinge, un mostro che affligge la città uccidendo tutti
quelli che non sanno rispondere ai suoi enigmi. La Sfinge gli chiede: «Qual è l’animale che ha voce,
che il mattino va con quattro piedi, a mezzogiorno con due e la sera con tre?» Edipo pensa
attentamente e risponde: « Quell’animale è l’uomo, che nell’infanzia si trascina carponi, nell’età
adulta sta in piedi e nella vecchiaia procede appoggiandosi a un bastone». Il sortilegio è spezzato:
la Sfinge, rabbiosa, si getta dalla rupe e muore.
I Tebani accolgono Edipo come un eroe e un liberatore e poiché il loro re è stato assassinato (si
tratta di Laio), gli offrono il trono della città e quindi la mano di Giocasta, vedova del re ucciso (e
madre di Edipo). Edipo regna per quindici anni, facendo prosperare il paese, e genera due figli
maschi e due femmine . Improvvisamente a Tebe scoppia una terribile pestilenza. Edipo ricorre
all’oracolo, che risponde che se si vuole la fine del contagio, si deve cacciare dalla città l’uccisore di
Laio. Edipo interroga l’indovino della città per identificare il colpevole ed egli gli svela che il
colpevole è proprio lui, che tanti anni prima aveva ucciso sulla strada il re Laio, suo padre, e poi ne
aveva sposato la vedova, sua madre. Edipo dalla disperazione e dalla vergogna si acceca con uno
spillone della veste di Giocasta, la quale alla notizia di aver giaciuto con suo figlio, s’impicca.

Freud coglie nella tragedi di Edipo una legge generale dell’accadere psichico cioè che in tutti noi il
primo impulso sessuale è rivolto verso la madre ed il primo desiderio di odio e violenza contro il
padre ( ma tali impulsi sono inconsci e lo dimostra il fatto che l’eroe si è macchiato di una colpa
senza saperlo) : da ciò discende quindi il complesso di Edipo.

Il mito ha anche una versione al femminile in cui compare il matricidio , sempre recuperabile tra le
tragedie di Sofocle: Elettra figlia di Agamennone, vive con la speranza che prima o poi il fratello
Oreste torni e vendichi la morte del padre, ucciso dalla madre e dal suo amante. L’odio di Elettra
per la madre è tanto forte quanto il suo amore per il padre;
e da ciò si deduce il Complesso di Elettra.

La complessità della situazione edipica è dovuta a 2 fattori:


1. Il carattere triangolare ;
2. Bisessualità dell’individuo.
Per il bambino: sviluppa precocemente un investimento oggettuale per la madre che prende
origine dal seno materno; poi si impossessa del padre mediante identificazione.
Le due relazioni per un certo tempo procedono parallelamente , fin quando, il bambino prende
consapevolezza del fatto che il padre è un ostacolo per la realizzazione dei suoi desideri sessuali
riferiti alla madre e vuole toglierlo di mezzo e sostituirlo (sentimenti ambivalenti nei suoi
confronti) : è così che si genera il complesso edipico.

SVOLGIMENTO E RISOLUZIONE DEL COMPLESSO DI EDIPO NEI DUE SESSI:


L’ANATOMIA E’ IL DESTINO.
La vera grande differenza della situazione edipica nei due sessi è che mentre il complesso edipico
nel bambino crolla a causa del complesso di evirazione; il complesso edipico nella bambina è reso
possibile ed introdotto dal complesso di evirazione : tutto parte e tutto finisce dal complesso di
evirazione!
La risoluzione del complesso, e quindi la rinuncia al soddisfacimento sessuale con il genitore di
sesso opposto, apre la via , per entrambi i sessi , all’IDENTIFICAZIONE con il genitore dello stesso
sesso.

Il percorso edipico sembra molto più semplice per il bambino che per la bambina:
- Bambina: deve fare due rinunce, sia verso l’oggetto primario, la madre , sia verso l’oggetto
incestuoso, il padre;
- Bambino: deve fare una sola rinuncia, la rinuncia dell’oggetto incestuoso che coincide anche con
l’oggetto primario (la madre), a seguito della minaccia di castrazione;
Ovviamente per la bambina non c’è minaccia di castrazione, l’unica minaccia valida è quella di
perdere l’amore di entrambi i genitori , quindi non risponde con la classica angoscia di castrazione,
ma con un atteggiamento masochista (si sente in colpa). Inoltre la bambina deve anche fare i conti
con la scoperta della vagina.

Il TRAMONTO DEL COMPLESSO EDIPICO avviene perché non è stato possibile soddisfare il
desiderio infantile :
- Nel bambino il conflitto è tra un interesse narcisistico a mantenere integro il proprio corpo
conservando il pene ( il bambino è stato minacciato di castrazione guardando la bambina che non
ha il pene) e l’investimento oggettuale verso i genitori che minacciano questa integrità. Ecco allora
che per salvaguardare il proprio fallo, l’investimento oggettuale viene ritirato e sostituito
dall’identificazione e questo sarà il nucleo da cui si forma il Super-io.
Come dire che il bambino, per non incorrere nell’angoscia di evirazione, rinuncia alla madre come
oggetto e si identifica con il padre (assume un’identità di genere maschile) per poter trovare in
un’altra donna qualcosa di simile alla madre a cui rinuncia : con l’identificazione le tendenze
libidiche sono desessualizzate.
- Nella bambina la vista della differenza tra il suo non avere il pene e l’avere il pene del bambino (
la gelosia rimarrà una caratteristica della personalità femminile ) , produce un allontanamento
dalla madre colpevole di averla generata con questa mancanza che deve essere intesa come una
grave ferita narcisistica. La bambina si vede costretta a rinunciare anche ai desideri incestuosi per
il padre e potrà per attenuare questa situazione , in modo contrario al bambino, identificarsi con la
madre ( acquisisce un’identità di genere femminile ) e cercare altri oggetti simili al padre. A quel
punto cessa ogni invidia del pene dato che vi è la valorizzazione della femminilità e del potere ,
anche narcisistico, di generare bambini.
La bambina ha 3 possibilità di uscita dalla situazione edipica:
1. Rinunciare alla sessualità;
2. Ostinarsi nella mascolinità: identificazione con il padre;
3. Aprirsi alla femminilità;

IN QUALSIASI GENERE, l’identificazione con il genitore dello stesso sesso comunque dirà Freud è
dovuta anche a componenti bisessuali , da cui si può evincere la compresenza di forti sentimenti
ambivalenti verso ciascuno dei 2 genitori!

I due differenti percorsi nella situazione edipica per i due sessi portano anche ad una differenza
nella formazione del Super-Io tra maschio e femmina!

Il RISULTATO FINALE dovuto ad una piena elaborazione della situazione edipica nei due sessi
comunque sarà il SUPERAMENTO dell’effetto traumatico della percezione della differenza ed un
rafforzamento dell’identità di genere , riconoscendo l’altro come ALTRO DA SE’ !!!!

ANALISI DELLA FOBIA IN UN BAMBINO DI 5 ANNI ( IL CASO CLINICO DEL PICCOLO


HANS).
Questo caso è la dimostrazione clinica di quanto è stato affermato sul complesso edipico.
E’ un caso che si contraddistingue per la sua ‘giustezza di idee’ , per il ‘modo corretto di porle al
bambino’ e perché è il primo caso condotto su un paziente così piccolo e senza il diretto contatto
con il paziente: era il padre di Hans a segnare tutto ciò che diceva e tutto ciò che faceva il figlio e a
parlare con Freud.
Il piccolo, cui nome era Herbert Graf , aveva sviluppato un’intensa fobia per i cavalli, in particolare
la paura di essere morso da un cavallo.
Fin dai tre anni il bambino aveva cominciato a mostrare un vivo interesse per la genitalità, in
particolare per il suo fapipì. Il bambino era convinto che tutti fossero in possesso del “fapipì”,
considerazione che fa quando vede la sorellina piccola mentre le viene fatto il bagnetto: non notò
l’assenza del pene, si convinse semplicemente del fatto che l’ha anche lei ma più piccolo; comincia
a pensare che l’organo sessuale fosse proporzionale all’età e che quello della sorella era dunque
destinato a crescere.
Questo suo morboso interessamento al pene maschile lo portò all’autoerotismo, all’onanismo, per
cui veniva spesso sgridato dai genitori e anzi loro lo minacciavano di tagliarglielo.
In questo periodo il bambino cominciò a sviluppare la fobia per i cavalli: temeva che un cavallo
con la museruola nera potesse morderlo.

La nascita della sorellina produce un distacco della madre da lui e l’angoscia di perdere la madre ;
l’angoscia si muta poi in angoscia di castrazione che richiama la prima impressione che Hans si era
fatto della sorellina e cioè che era stata evirata e se è così anche lui potrebbe essere allo stesso
modo punito perché gioca troppo con il suo fapipì e perché è stato minacciato dai genitori.

Freud decide di parlare direttamente al bambino e di rivelargli la verità: lui ha paura del padre, (
con baffi neri= museruola del cavallo) ha dentro di sé un impulso ostile verso il padre che non ha
saputo gestire psichicamente. L’ostilità rimossa si era tramutata in angoscia dopo che Hans aveva
assistito alla rovinosa caduta di un cavallo.
Ormai l’associazione cavallo\padre è evidente, e sta proprio nella sostituzione del padre con il
cavallo , cioè in questo spostamento, l’essenza della NEVROSI DI HANS.
Freud in conclusione afferma che Hans teme che il cavallo (padre ) lo morda a causa del suo
desiderio di vedere cadere il cavallo (padre): c’è ostilità verso il padre, vissuto come ostacolo al
suo rapporto con la madre , che si manifesta in un desiderio che il padre muoia, desiderio che
deve essere rimosso per la paura di una ritorsione che prende consistenza nella minaccia di
evirazione.

FISSAZIONI ED ARRESTI EVOLUTIVI NELLA SITUAZIONE EDIPICA E NELL’EROTISMO


FALLICO.
ESIBIZIONISMO E VOYEURISMO.
La coppia esibizionismo/voyeurismo è la conseguenza della coppia ‘avere/non avere’ (il pene) ,
costitutiva della fase fallica.
Il piacere di GUARDARE (voyeurismo) è in origine una di quelle pulsioni parziali la cui meta
sessuale è attiva e la sua polarità contraria l’ESIBIZIONISMO , il farsi guardare, è una pulsione
parziale la cui meta sessuale è passiva: nello sviluppo normale sono inscindibili e necessarie l’un
l’altra, ogni perversione attiva è accompagnata dalla perversione passiva corrispondente.
Nella sessualità matura quindi entrambe le polarità si integrano tra loro e si rifanno ai primi
scambi madre-bambino, per cui si può dire che prima del piacere di guardare deve essere stato
vissuto il piacere di essere guardati.
Dopo i lavori sul narcisismo, Freud potrà fare un passo in più e affermare che la pulsione a
guardare in principio è rivolta verso se , ed è autoerotica, e che l’oggetto è il proprio corpo.

Fissazioni dell’erotismo fallico si riscontrano in tutte le variabili dell’esibizionismo in cui ci siano


anche tratti narcisistici: essere al centro dell’attenzione, ostentare i propri averi, ecc.
Tutte le tendenze esibizionistiche però non sono solo prerogative maschili ma soprattutto
femminili , infatti le donne hanno la tendenza ad esibire la bellezza ed il corpo e farsi guardare
dagli uomini , in contrappasso rispetto alla scena infantile: la bambina guardava e il bambino si
faceva guardare.

Il normale piacere di guardare può diventare PERVERSIONE quando si limita ai soli genitali e
diviene un’attività priva di vergogna che invece di preparare alla meta finale genitale la prende
come unica meta sessuale.
Il piacere di guardare può andare incontro a :
1.SUBLIMAZIONE: e diventare un interesse alla ricerca in ogni campo del sapere, ‘sete di
conoscenza’ (Leonardo Da Vinci);
2.RIMOZIONE: una precoce rimozione ( prima del dovuto, perché nello sviluppo normale va
incontro a rimozione e poi ritornare in forma sublimata) può bloccare ogni interesse intellettuale.
Tutto dipende da che genere di esperienze affettive hanno accompagnato la curiosità pulsionale in
questo periodo dello sviluppo.

FETICISMO.
In un’opera ‘feticismo’ Freud espone le sue idee sulla creazione del feticcio, che è il piede della
donna ( ma possono essere anche altre parti del corpo o oggetti inanimati).
Il feticcio è un escamotage per far fronte all’angoscia di castrazione: il bambino vedendo che la
bambina non ha il pene, e non volendo accettare quanto visto (diniego) , crede che il pene ce l’ha,
ed il suo sostituto è il piede.
Il diniego non cancella la percezione , ma favorisce una scissione: una parte che è fedele alla
percezione e crede a quanto visto ed una parte che non è fedele alla percezione e la rinnega; in
questa situazione l’unico modo per attenuare la minaccia subita dalla non vista del pene, è credere
che esso ci sia sotto forma di piede ( Il feticcio inoltre evita ai feticisti di diventare omosessuali).

L’OMOSESSUALITA’.
La psicoanalisi intende l’omosessualità come una scelta oggettuale narcisistica con fissazione
anale.
Però non è una materia facile da affrontare perché vi sono grandi differenze tra omosessualità
maschile ( un esempio è Leonardo Da Vinci) e omosessualità femminile (un esempio lo facciamo
adesso) e anche all’interno di queste due categorie è difficile fare generalizzazioni, non
dimenticando poi che ogni individuo conserva in Sé una disposizione bisessuale.
OMOSESSUALITA’ MASCHILE: in tutti gli omosessuali maschi è esistito nella prima infanzia un
vincolo con la madre, prima fonte di cure e di amore ( vedi il caso di Leonardo Da Vinci).
OMOSESSUALITA’ FEMMINILE: Freud descrive il caso di una giovane che provava attrazione verso
una donna, ma non solo, aveva anche sviluppato un atteggiamento maschile nei confronti di tale
oggetto.
Freud nota che il confronto tra i suoi genitali e quelli del fratello, suscitò in lei una forte reazione:
aveva sviluppato una forte invidia del pene.
Poco dopo la ragazza, in un momento in cui era in contatto con un bambino di 3 anni, manifestò
un forte desiderio di essere essa stessa madre e di avere un bambino; ma ad avere un bambino fu
proprio la madre, la quale mise alla luce un terzo figlio.
Freud diede questa spiegazione: la ragazzina che tanto desiderava avere un bambino dal padre,
era risentita e amareggiata perché invece di farlo con lei il figlio, lui lo fece con la madre, rivale
inconsciamente odiata.
La ragazza rimasta delusa dell’atteggiamento del padre, gli voltò le spalle e anzi voltò le spalle agli
uomini in generale e si trasformò in un uomo, prendendo la madre al posto del padre come
proprio oggetto d’amore. Poiché con la madre c’era ben poco da fare, questa metamorfosi
emotiva diede luogo alla ricerca di un sostituto materno a cui potersi attaccare con la stessa
tenerezza.
L’omosessualità aveva come prima ragione una FISSAZIONE INFANTILE SULLA MADRE.

ALCUNE CONSEGUENZE DEL COMPLESSO DI EDIPO NELLA VITA AMOROSA.


E’ evidente che il complesso di Edipo ha ripercussioni nella successiva vita amorosa dell’adulto.
Abbiamo già sottolineato le fissazioni più importanti, ma Freud si occupa anche di altre situazioni
che nella ‘psicologia della vita amorosa’ accadono con una certa frequenza:
1.IMPOTENZA SESSUALE: intesa come una fissazione incestuosa sulla madre e sulla sorella.
Per questo motivo, gli eventuali rapporti sessuali dovrebbero evitare la componente di tenerezza
che ricorderebbe troppo l’oggetto primario ( madre e sorella), se così fosse l’oggetto sessuale è
messo in disfunzione.
2.FRIGIDITA’: fissazione incestuosa sul padre o sul fratello, stesso processo di sopra.

IL CONCETTO DI CONFLITTO.
La situazione edipica ha messo in evidenza l’importanza del concetto di CONFLITTO nella vita
psichica, cioè di esigenze contrapposte nel soggetto, che è una componente essenziale di ogni
esistenza psichica e che nella normalità è tollerato mentre nella patologia si esprime attraverso il
sintomo ( che è un compromesso).
Fin dagli studi sull’Isteria Freud si rese conto che c’era un conflitto tra desideri rimossi che
cercavano di entrare nella coscienza e una forza che cercava in tutti i modi di tenere sotto terra
questi desideri (resistenza=difesa) .
A livello topico invece il conflitto lo vediamo tra sistemi come tra inconscio e preconscio, oppure io
e super-io .
A livello economico-dinamico lo vediamo tra pulsioni dell’Io , di autoconservazione e pulsioni
sessuali, oppure tra Eros e Thanatos.
Insomma per Freud il conflitto è sempre rappresentato da un dualismo di cui una delle due forze
ha a che fare con la sessualità e l’altra esprime una forza che si oppone ad essa.

VERSO LA FASE DELL’ORGANIZZAZIONE GENITALE ADULTA.


Tramontato il complesso edipico , con l’ingresso a scuola i bambini entrano nell’epoca della
latenza, periodo in cui c’è una sospensione dell’influsso pulsionale e una maggiore attenzione
verso lo sviluppo cognitivo e le capacità intellettive.
In questo periodo nascono quelli che saranno gli ostacoli delle pulsioni sessuali, ovvero la
SUBLIMAZIONE e la FORMAZIONE REATTIVA.
Oltre a ciò vi è in questo momento un’emancipazione dell’autorità dei genitori, i bambini
diventano uguali al genitore dello stesso sesso, diventano ‘grandi come mamma e papà’.
Se qualcosa in questo tempo Freud dice che il bambino o l’adulto nevrotico inventerà ‘Il romanzo
familiare’ in cui trasforma il vissuto reale che non gli sta bene in qualcosa di fantastico e consono
ai suoi desideri. Il romanzo familiare riesce a soddisfare qualsiasi aspirazione, ad esempio
annullare il rapporto di parentela con una sorella o un fratello verso il quale si prova attrazione
sessuale, rendendolo, così, legittimo e sottraendolo alla vergogna o al senso di colpa.

Dopo la LATENZA , l’organizzazione sessuale è pienamente raggiunta solo con la PUBERTA’, in una
quarta fase , quella GENITALE: la fase genitale che partendo dalle fasi più primitive porta
all’organizzazione genitale adulta, è un periodo lungo e contrassegnato, specie dopo la tempesta
adolescenziale , da un progressivo stabilizzarsi dei tratti del carattere, delle identificazioni, delle
modalità di relazione d’oggetto.
CAPITOLO 15.
LA TEORIA DELLE PULSIONI.
Tutta l’organizzazione dello sviluppo libidico affettivo, deve ora essere inserito in quell’impianto
teorico che ha rivoluzionato la storia della psicoanalisi: la teoria delle pulsioni.

Il periodo in cui Freud elaborò questa teoria è successivo a allo ‘Splendido Isolamento’ , periodo in
cui non aveva seguaci, a Vienna veniva evitato e all’estero nessuno lo conosceva.
Subito dopo l’uscita dell’interpretazione dei sogni, iniziò ad avere seguito e poco dopo un gruppo
di persone si riunivano il mercoledì sera a casa di Freud per discutere le nuove idee della
psicoanalisi, fondando gradualmente la Società psicoanalitica di Vienna. Con la crescita della
società e con l’approvazione del pubblico circa le sue teorie , l’isolamento finì ed il pensiero
psicoanalitico iniziò ad essere conosciuto in tutto il mondo!
Ovviamente la diffusione del pensiero psicoanalitico non è esente da critiche e problemi, molte
persone tendevano a banalizzare le sue teorie e molti componenti della società erano tentati dal
prendere una via diversa del maestra andando quindi in collisione con lui e le sue teorie.
Ci furono inevitabilmente conflitti , defezioni e scissioni , laddove il primo terreno di scontro fu la
CENTRALITA’ DELLA SESSUALITA’:
1. La prima scissione fu quella di Adler che uscì dalla società per fondare la ‘Psicologia individuale’,
sviluppando un interesse per la relazione tra individuo e contesto sociale formulando concetti
quali il ‘sentimento di inferiorità’ che riteneva essere alla base di ogni nevrosi (e non la sessualità
come pensava Freud). Ovviamente Adler accusava Freud di non considerare abbastanza il fattore
‘REALTA’ ‘ , e fu proprio il suo accento sulla vita reale e non sulla vita psichica, che portò il suo
maestro ad elaborare il principio di realtà ( anche se Freud non parlerà mai di una causa esterna ,
ambientale, che determina il disagio psichico , è sempre da rilevare nel conflitto psichico con la
sua dose di sessualità).
2. La seconda scissione fu quella di Jung il quale sottovalutava e svalutava il ruolo della sessualità
soprattutto infantile: egli sosteneva che per affermarsi in America la psicoanalisi doveva
presentarsi con delle modifiche, ovvero la rinuncia all’etiologia sessuale delle nevrosi ed un
complesso Edipico ridotto a simbolo. Ma Freud replicò dicendo che se avesse abbandonato queste
teorie, avrebbe dovuto abbandonare anche il concetto di ‘Resistenza’ , perché la resistenza è ciò
che si oppone alle forze sessuali rimosse, e se non c’è resistenza, non c’è psicoanalisi!
Jung allora abbandonò la società fondando la sua ‘Psicologia analitica’, ma resta sempre uno dei
più grandi sostenitori ed ispiratori di Freud.

LA COSTRUZIONE METAPSICOLOGICA : LA ‘STREGA’.


Freud a questo punto della sua vita pensò che fosse il caso di porre dei punti fermi alla sua teoria ,
perché si potesse dire senza alcun dubbio cosa era e cosa non era la psicoanalisi: questo tentativo
di sistematizzazione fu concretizzato negli scritti di ‘Metapsicologia’ che nella prima idea
dovevano essere 12, mentre ne conosciamo solo 5: pulsioni e loro destini, la rimozione,
l’inconscio, supplemento metapsicologico alla teoria del sogno e lutto e melanconia.
Ma vediamo cosa Freud intende con ‘Metapsicologico’.
Nel saggio ‘Inconscio’ Freud da la seguente definizione di metapsicologico:
si parla di metapsicologia quando si riesce a descrivere un processo psichico attraverso coordinate
dinamiche, topiche ed economiche :
1. DINAMICO: è il punto di vista che considera i fenomeni psichici come risultanti dal conflitto di
forze che esercitano una spinta ,di origine pulsionale , e le forze che cercano di non farle spingere.
L’energia in gioco, viene chiamata da Freud LIBIDO : l’energia genera forze e le forze si
manifestano come spinte , le quali appaiono nella vita psichica attraverso i loro rappresentanti
ideativi , cui è connesso un affetto.
2. TOPICO: richiama la teoria dei luoghi, teoria che suppone una differenziazione dell’apparato
psichico in un certo numero di sistemi , considerandoli ‘luoghi psichici’.
3. ECONOMICO: è il punto di vista che sostiene che le pulsioni sono processi energetici .
Questi 3 punti di vista sono i 3 direttori metaforici ma non le uniche esistenti : la Klein ad esempio
si avvicina a questi punti di vista ma con le debite differenze ( poi si suppone che ci sia anche un
punto di vista ‘genetico’).

Freud nell’opera ‘Analisi terminabile ed interminabile’ , quando si chiede come si possano


descrivere i passaggi teorici che portano alla malattia o alla guarigione , risponde con la
celeberrima frase: ‘non c’è che la STREGA, ovvero la metapsicologia’ ; l’unica modo per fare delle
teorizzazioni è in termini metapsicologici, in termini di modelli teorici intercambiabili.

LA PULSIONE.
Freud diche che ‘le pulsioni sono entità mitiche grandiose nella loro indeterminatezza’ , entità
molto forti ma che non siamo mai sicuri di cogliere chiaramente.
Il concetto di PULSIONE fu introdotto per la prima volta da Freud nei ‘3 saggi sulla teoria sessuale’,
ma soltanto con ‘pulsioni e loro destini’ il maestro presenta la teoria delle pulsioni in maniera più
sistematica , come concetto fondamentale della metapsicologia e asse portante della psicoanalisi.
La pulsione che negli scritti precedenti è stato inteso come eccitamento, impulsi di desiderio,
stimoli endogeni, adesso è inteso come ‘rappresentante psichico di forze organiche’.
La pulsione è un processo dinamico distinto nelle seguenti componenti:
1. Spinta : la carica energetica che ‘spinge’ l’organismo verso una meta;
2. Meta : la meta in questione verso cui spinge la carica è il soddisfacimento;
3. Fonte: lo stimolo ,che trova poi una rappresentazione nello psichismo come desiderio, prende
origine da una zona erogena;
4. Oggetto: il mezzo attraverso cui lo stimolo raggiunge il suo soddisfacimento.
Allora la PULSIONE ha la sua fonte in una zona somatica, che viene avvertita a livello psichico come
un bisogno/desiderio , che per sopprimere è necessario soddisfare , e per arrivare alla meta
(soddisfacimento) si serve di un oggetto. La pulsione non è solo un eccitamento somatico, ma è la
traduzione psichica di questo eccitamento!
Da ciò si evince che nel pensiero freudiano viene a cessare la scissione mente-corpo che da
Aristotele a Cartesio ha caratterizzato la cultura ed il pensiero occidentale: Freud quindi prende le
distanze da qualsiasi riduzionismo sia biologistico che psicologistico , facendo diventare la teoria
pulsionale un modello interpretativo del comportamento umano, tutte le azioni umane sia normali
che patologiche sono rese possibili da sorgenti pulsionali ( una forza motivazionale endogena).
Quando sono patologiche?
L’oggetto è la parte più importante ma anche più variabile e forse più problematica di tutto il
percorso, perché è vero che serve al soddisfacimento e quindi al raggiungimento della meta , ma è
anche vero che un attaccamento particolarmente forte della pulsione all’oggetto può portare alla
patologia creando FISSAZIONI e REGRESSIONI.

Dal punto di vista terminologico, il termine «pulsione» è stato introdotto nelle traduzioni italiane
di Freud come equivalente del tedesco Trieb per evitare le implicazioni di termini d'uso più antico
come «istinto» e «tendenza». Nella lingua tedesca, esistono due termini Instinkt e Trieb:
1.Il termine Trieb, di radice germanica, è d'uso molto antico e conserva sempre la sfumatura di
spinta (treiben = spingere). L'accento è messo non tanto su una finalità precisa quanto su un
orientamento generale e sottolinea il carattere irreprimibile della spinta anziché la fissità della
meta e dell'oggetto.
2.Il termine Instinkt è usato per designare, in zoologia per esempio, un comportamento fissato
ereditariamente e presente in forma quasi identica in tutti gli individui di una stessa specie;
Freud non è convinto che qualcosa di simile esista nell’uomo.

Ma quale è stato il vero cambiamento nel lavoro freudiano?


Che il modello pulsionale è andato a sostituire la teoria della seduzione , laddove la causa dei
comportamenti normali , nevrotici e psicotici , non è la seduzione reale o fantasmica dell’adulto
verso il bambino, ma le pulsioni! Sono le pulsioni ad essere le vere forze motrici !
Le manifestazioni superiori (dal pensiero alla creatività) nascono da una trasformazione della meta
pulsionale : si evita il soddisfacimento immediato che potrebbe essere ‘rischioso’ cambiando la
meta e scegliendo una ‘meta più complessa’ .

I DESTINI DELLA PULSIONE.


Con il termine DESTINI si vuole intendere un variare della pulsione nel suo percorso, può cambiare
tutto durante lo sviluppo, può cambiare l’oggetto, la fonte, ed anche la meta anche se tutto
sommato resta sempre una , il soddisfacimento (cambia il tipo di soddisfacimento).
Questi cambiamenti, queste trasformazioni della pulsione sessuale circa l’oggetto, la meta e la
fonte avvengono grazie ad un’energia sottostante la LIBIDO (desiderio).

Una pulsione a che destini può incorrere?


1. Trasformazione nel contrario (cambiamento di meta);
2. Capovolgimento sulla propria persona (cambiamento dell’oggetto);
3. Rimozione e Sublimazione : laddove la rimozione è il principale destino della pulsione e la
sublimazione inibendo la meta iniziale della pulsione, e scegliendone un’altra più socialmente
accettabile, è una modalità dell’uomo civile di esprimere le proprie pulsioni.

LA TRASFORMAZIONE NEL CONTRARIO.


E’ esemplificato o nel cambiamento da attività a passività, considerando le coppie ‘sadismo-
masochismo’ e ‘voyeurismo-esibizionismo’ (in cui il contenuto è lo stesso) oppure nell’inversione
di contenuto della pulsione come la conversione dell’amore in odio.
Ma l’amore può andare incontro anche ad altre due trasformazioni nel suo contrario: amare-
essere amati ( sempre attivo-passivo ma anche l’antitesi io soggetto-io oggetto ) oppure amare e
odiare-indifferenza .

IL CAPOVOLGIMENTO SULLA PROPRIA PERSONA.


In questo caso muta l’oggetto della pulsione, che dal mondo esterno si riversa sull’IO, ad esmpio
nel masochismo che in questo periodo Freud considera come un sadismo rivolto verso sé stesso o
come nell’esibizionismo che implica la contemplazione del proprio corpo.
Questo volgersi della pulsione sul soggetto richiama una modalità che nello sviluppo libidico si è
imposta nelle prime fasi (fase autoerotica) , l’IO otteneva il soddisfacimento su se stesso, otteneva
il soddisfacimento autoerotico, chiamando questo stato narcisismo.

Questo destino della pulsione di volgersi al sé è un destino del tutto normale, che può avvenire in
ogni momento della vita di qualsiasi soggetto ‘sano’ ( mentre le situazioni patologiche corrispondo
al narcisismo secondario).

LA RIMOZIONE.
Uno dei destini della pulsione è quello che la sua rappresentazione psichica possa scontrarsi con
un’entità censorea e debba rinunciare al suo soddisfacimento : la rappresentazione viene rimossa
e mai portata alla coscienza.

Freud parlerà di una ‘RIMOZIONE ORIGINARIA’ ( anche se inizialmente parlava di ‘rimozione


organica’ cioè di una rimozione di desideri intollerabili che non tiene conto delle esigenze del
mondo esterno, dell’etica, dell’educazione, ma di qualcosa di geneticamente predeterminato,
legato all’evoluzione della specie) : la rimozione è una difesa tramite la quale la psiche dimentica
un evento spiacevole , un pensiero, un desiderio impossibile ( principalmente appartenente alla
sfera sessuale infantile), una rappresentazione che se raggiungesse la consapevolezza risulterebbe
intollerabile all’individuo.
Attraverso la rimozione, queste rappresentazioni vengono seppellite nell’inconscio e rese
inaccessibli alla coscienza, ma ovviamente questo processo ha bisogno di una grande quantità di
energia che serve a continuare a mantenerle escluse dalla coscienza, non basta solo seppellirle :
tanto più un soggetto deve rimuovere, tanto più deve utilizzare energia psichica per mantenere il
rimosso al suo posto e non poterla utilizzare per altre attività psichiche!!

La RIMOZIONE è la più grande DIFESA PSICHICA mai scoperta da Freud:


inizialmente era una difesa nei confronti dei traumi sessuali che causavano l’isteria.
La rappresentazione che veniva rimossa era accompagnata da un quantum d’affetto che invece
non poteva essere dimenticato : questo quantum d’affetto, non potendo essere dimenticato e non
potendo essere scaricato immediatamente, andava incontro ad un destino diverso, veniva
CONVERTITO in un sintomo somatico, un sintomo isterico.
Ma nello specifico di cosa si tratta?
Di un’attività dell’Io , che non fa entrare l’impulso indesiderato proveniente dall’Es, in particolare
di derivazione infantile e sessuale, nella coscienza : tra il RIMOSSO e la COSCIENZA allora si
instaura un’opposizione permanente , il che obbliga che una quantità d’energia psichica sia
costantemente utilizzata per controinvestire le cariche inconsce ed opporsi al loro tentativo di
riemergere. Tale equilibrio può venire meno in alcune situazioni, come durante il sonno, in cui non
c’è controllo dunque il rimosso è più facile che emerga , ma tali desideri rimossi non disturberanno
l’individuo dal sonno , non lo faranno svegliare, non lo angosceranno , perché il SOGNO farà in
modo di rendere questo brutto materiale il più innocuo possibile , maschererà il significato
originario intollerabile.

Il secondo stadio della rimozione , detto ‘RIMOZIONE PROPRIAMENTE DETTA’ colpisce qualsiasi
pensiero che si è associato indirettamente alla rappresentazione rimossa. Ciò che è stato rimosso
in un primo tempo attraverso la rimozione originaria tende ad irrompere nella coscienza
attraverso quelli che Freud chiama col termine di DERIVATI DELL’INCONSCIO intendendo sintomi,
lapsus, atti amncati, fantasie, associazioni.
Questi derivati quindi possono a loro volta essere rimossi dalla rimozione propriamente detta.

Abbiamo così l’idea di un inconscio DINAMICO , con un apparato psichico sempre sottoposto a
forze che tendono a farsi coscienti ed altre che tendono a difendere l’apparato da queste stesse
rappresentazioni.

CENNI SU ALTRI MECCANISMI DI DIFESA.


Freud parla di un’istanza psichica la CENSURA (già introdotto nel lavoro sul sogno) paragonandola
alla funzione della censura russa che usava cancellare con uno spesso tratto nero interi periodi o
frasi di un giornale, rendendo in questo modo incomprensibile il testo. Questo è esattamente ciò
che fa la censura, e questa operazione si avvicina anche al concetto di REPRESSIONE.
La censura si installa tra vari sistemi psichici, tra inconscio e preconscio e tra preconscio e conscio ,
attuando delle rimozioni , cancella ciò che non è tollerabile per i sistemi.

Oltre alla rimozione, il più importante meccanismo difensivo dell’Io, Freud scopre altre forme
difensive che hanno sempre il compito di allontanare contenuti mentali incompatibili, disturbanti,
non tollerabili, dall’apparato psichico:
1. NEGAZIONE: il soggetto sostiene che un determinato contenuto psichico, pensiero, desiderio,
sentimento, non gli appartiene ( ma non è un rifiuto). La negazione conferma quello che viene
negato!
2. DINIEGO: è proprio il rifiuto di riconoscere qualcosa di traumatizzante che esiste nella realtà ,
rinnegandone la percezione. Questo meccanismo, a differenza della negazione, può provocare
gravi disturbi, come la perversione (feticismo) e le psicosi (dato che implica una scissione dell’Io).
Un esempio è il rifiuto del fatto che la bambina non abbia il pene ( perché considerando la
possibilità che non ce l’abbia nasce nel bambino l’angoscia di castrazione) , pensando che non
possa non averlo, il bambino immagina come sostituto del pene un feticcio ( solo così si salva
dall’angoscia di castrazione e quindi solo così salva il suo pene); non ha smentito la propria
percezione allucinando un pene là dove esso non era visibile, ha solo effettuato uno spostamento
di valore: ha trasferito l’importanza del pene ad un’altra parte del corpo.
3. PRECLUSIONE O RIGETTO: indica il rifiuto da parte dell’apparato psichico a prendere in
considerazione una rappresentazione , respingendola insieme all’affetto ad essa legato.
SUBLIMAZIONE E NEUTRALIZZAZIONE.
La SUBLIMAZIONE è per Freud una vicissitudine della pulsione (un’esperienza negativa ) : la
pulsione intollerabile non viene bloccata, resta a disposizione , perché ad essa viene imposta un
meta superiore, sia culturalmente che più accettabile socialmente, come l’arte, la scienza, la
politica, la filantropia, una meta che non è più sessuale.
E’ un meccanismo di difesa EVOLUTO!
Tale meccanismo , avendo obiettivi ed oggetti differenti da quelli originari , non necessita di un
utilizzo continuo della rimozione e del controinvestimento , ed è quindi economicamente
vantaggioso.

Secondo lo sviluppo libidico-affettivo, si accede alla sublimazione durante il PERIODO DI LATENZA,


cioè il periodo in cui il bambino inizia ad andare a scuola e necessita di energia libidica sublimata
per le attività intellettive legate alla scolarizzazione.
Per quanto riguarda invece l’individuo maturo , la sublimazione , oltre che manifestare la forte
influenza che la società ha sull’individuo, può in alcuni casi essere un modalità psichica nevrotica ,
soprattutto se vi è totale assenza o inibizione nella vita sessuale.

La NEUTRALIZZAZIONE, invece non è solo un processo difensivo che si rende necessario nel caso di
aumento della tensione, ma è un processo continuo.
La neutralizzazione comporta una deistintualizzazione dell’energia libidica e aggressiva ( non solo
l’energia sessuale come per la sublimazione), tale energia è sempre presente ed è disponibile alle
funzioni superiori dell’Io che necessitano di essere alimentate da questa energia deistintualizzata
(Formulazione di Hartamm in accordo con la teoria degli Psicologi dell’IO).

I CONCETTI DI FANTASIA CONSCIA, INCONSCIA E DI FANTASMA.


La FANTASIA può essere concepita come uno dei destini della pulsione : si tratta di uno spazio
escluso dalla realtà dove il desiderio può liberamente esprimersi, sia che riguardi il
soddisfacimento di fantasie sessuali che di aggressive, sia che si parli di normalità o di patologia.

Questo spazio immaginario , uno spazio intermedio tra mondo interno pulsionale e ambiente, è
importante sia per il bambino che per l’adulto: nel bambino è lo spazio del gioco, che risulta essere
una faccenda molto seria in quanto ci impiega notevoli ammonti affettivi ed equivale all’attività
del fantasticare, e nell’adulto è la creatività; è come se fosse una possibilità di funzionamento
prossimo al principio di piacere, un funzionamento non necessariamente scandito dal processo
secondario, anche se i rapporti con la coscienza restano saldi e si può tranquillamente parlare di
FANTASIE CONSCE.
Winnicott, quando parla di spazio transizionale, si riferisce proprio a questo regno dell’illusione ,
del gioco e della creatività e della fantasticheria.
Anche Freud parla di vero e proprio spazio dell’illusione partendo dalla funzione del teatro ( e delle
arti in generale) : identificandosi con l’eroe , lo spettatore si risparmia tutti i rischi ed i dolori che
l’eroe subisce e che lo spettatore dovrebbe vivere nella realtà , mentre potendoli vivere in questo
spazio di illusione , di gioco, sa che non ne può derivare alcun danno per la sua sicurezza
personale, è un modo per l’individuo per scaricare affetti e sentimenti (SFOGO DEGLI AFFETTI E
SOLLIEVO CHE NE DERIVA)!

In un certo senso l’attività fantastica ha la stessa provenienza e la stessa dinamica delle libere
associazioni: anche qui si tratta di materiale preconscio che ‘viene in mente’ come emersione
inintenzionale di elementi psichici. L’adulto si vergogna delle sue fantasie e le nasconde agli altri,
coltivandole dentro di Sé come cose assolutamente PRIVATE ED INTIME; in genere preferisce
confessare le proprie colpe piuttosto che comunicare le proprie fantasie. Sono desideri insddisfatti
le forze motrici delle fantasie, e ogni singola fantasia è un appagamento di desiderio, una
correzione della realtà che ci lascia insoddisfatti.
L’individuo, con la fantasia, sa da dove parte, ma non sa dove finisce , riservando per se stesso
sorpresa e imprevedibilità, caratteristiche tipiche delle libere associazioni.

Si vede che il passaggio da FANTASIA CONSCIA a FANTASIA INCONSCIA è sfumato: nella fantasia
inconscia ci è più facile vedere il concorso della spinta pulsionale ( es. teoria della seduzione).
La fantasia inconscia, come la gratificazione allucinatoria di un desiderio (che ne è una sorta di
precursore) , rappresenta una forma illusoria di soddisfacimento interno e interviene quindi solo in
assenza della gratificazione esterna. Il soggetto semplicemente immagina ciò che da sempre
desidera o teme e c’è una concatenazione tra fantasia, desiderio ed allucinazione.

Nel CASO DI SCHREBER Freud pensa che le FANTASIE INCOSCE , del tutto escluse e rifiutate dal
soggetto, possono essere interpretate per spiegare il delirio paranoico del paziente.
Freud tratta le fantasie inconsce del paziente alla stregua delle fantasticherie isteriche, dalla loro
analisi è possibile ricavare un ‘senso’ che POSSA SPIEGARE I SINTOMI PSICOTICI.

Occorre però aggiungere che nel pensiero psicoanalitico postfreudiano , Melanie Klein darà al
concetto di fantasia inconscia una notevole estensione rispetto a Freud perché secondo questa
autrice si tratta di un’attività psichica presente fin dall’inizio della vita psichica come espressione
mentale delle pulsioni e delle difese.
Questa ‘FANTASIE INCONSCE’ sono paragonabili alle allucinazioni primarie di Freud, ma a
differenza di Freud non sono il risultato di un mancato soddisfacimento ed un conflitto con la
realtà:
esse sono l’unica realtà psichica possibile dato che la Klein non oppone realtà a fantasia; non è uno
spazio di illusione, non è un destino della pulsione.

Un’altra distinzione è tra FANTASIA INCONSCIA e FANTASMA :


La fantasia inconscia ha un grado di rappresentabilità mentre i fantasmi originari sono formazioni
psichiche inconsce non rappresentativamente elaborabili.

IL PRIMO DUALISMO PULSIONALE: PULSIONI DI AUTOCONSERVAZIONE E PULSIONI


SESSUALI .
IL PRINCIPIO DI PIACERE ED IL PRINCIPIO DI REALTA’.
La teoria delle pulsioni è dualista , perché Freud immagina due gruppi di pulsioni in conflitto :
1. Pulsioni di autoconservazione (pulsioni dell’IO) : comprendono un insieme di bisogni legati alle
funzioni biologiche necessarie alla conservazione della vita , come la fame e la sete. Questo tipo di
pulsioni potendosi soddisfare solo con un oggetto reale consentono molto presto il passaggio dal
principio di piacere al principio di realtà , mentre le pulsioni sessuali restano più a lungo sotto il
dominio del principio di piacere;
2. Pulsioni sessuali (anche se quando parla di ‘pulsioni’ in generale Freud parla di quelle sessuali).

Il PRINCIPIO DI REALTA’ si costruisce mano a mano che fallisce il soddisfacimento del bisogno
attuato per via allucinatoria : la disillusione porta all’abbandono di questo tentativo di
appagamento per via allucinatoria.
Il lattante appaga i suoi bisogni interni allucinando , immaginando, l’oggetto che porta al
soddisfacimento; quando però da bambino il suo bisogno aumenta, mediante la scarica motoria
dell’urlare e del piangere , rivela il suo dispiacere alla mancanza dell’oggetto reale del
soddisfacimento e fa capire alla madre che ha bisogno dell’oggetto che lo soddisfi.
Quindi il passaggio tra principio di piacere e principio di realtà non avviene solo sulla base di una
disillusione circa il soddisfacimento allucinatorio , ma anche sulla base del sistema simbiotico
madre-figlio , cioè questo passaggio avviene proprio perché esistono le cure materne che rendono
più appetibile il soddisfacimento reale rispetto a quello allucinatorio.

L’ARTICOLARSI TRA BISOGNO E DESIDERIO.


Inizialmente le pulsioni sessuali si appoggiano alle pulsioni di autoconservazione, laddove la
nozione di ‘appoggio’ spiega il formarsi del desiderio a partire dal soddisfacimento del bisogno:
Il bisogno determinato dalle pulsioni di autoconservazione, è fisiologico ; il desiderio invece deriva
dalla mancanza dell’oggetto e pur ‘appoggiandosi’ ai bisogni precedenti soddisfatti, nel corso dello
sviluppo l’oggetto originario può essere sostituito ( es. con la sublimazione).

Quindi a differenza delle pulsioni di autoconservazione, le pulsioni sessuali possono mutare il loro
oggetto andando incontro ai diversi destini che abbiamo già trattato in precedenza!

Ma come il desiderio si appoggia sul bisogno soddisfatto?


Nell’erotismo orale, ad esempio, il desiderio nasce appoggiandosi al fatto che è attraverso la
mucosa orale che il lattante entra in contatto con il capezzolo materno nell’allattamento. Quindi la
mucosa orale diventa zona erogena che funziona anche in assenza del bisogno di essere nutrito e
rappresenta così come per tutte le altre zone erogene ed il corpo, il desiderio di essere amato.

LA NATURA E LA FORMAZIONE DELL’OGGETTO.


Secondo il modello pulsionale, l’oggetto viene creato dal soggetto in base alla sua esperienza di
soddisfacimento o frustrazione , perché l’oggetto deve sottostare alle esigenze della pulsione: E’
LA PULSIONE A DETERMINARE LA NATURA DELL’OGGETTO ( il ruolo dell’oggetto è secondario, è
l’elemento più variabile della pulsione, infatti da parziale diventa totale, non è originariamente
collegato alla pulsione , ma è soltanto un mezzo per rendere possibile il soddisfacimento ).

Per il modello relazionale: il soggetto si sente spinto a mettersi in relazione con un oggetto ,
pensato come già esistente. Sostenevano, criticando Freud, che la motivazione originaria del
comportamento umano fosse da individuare in una prima ricerca dell’oggetto e non nella spinta
pulsionale tesa al soddisfacimento del desiderio.
Pongono l’accento su interazioni degli individui con altre persone esterne ed interne ( reali e
immaginarie).

Cos’è per Freud l’oggetto e come si forma ?


Il termine "oggetto" ha, nella psicoanalisi freudiana, un significato particolare correlato alla
pulsione: l'oggetto è ciò in cui e con cui la pulsione tende a raggiungere la soddisfazione.
Lo sviluppo delle pulsioni prevede vari passaggi, a partire da uno stadio di autoerotismo in cui le
pulsioni sono parziali e sono dirette quindi verso oggetti parziali; dapprima quindi l’oggetto non
esiste perché è confuso con il Sé corporeo. Per passare a quello narcisistico, in cui l’oggetto non è
ancora esterno all’individuo ma è il suo stesso Io e le pulsioni trovano soddisfacimento in questo
stesso Io ( a questa “organizzazione narcisistica” non si rinuncerà mai più del tutto, una certa dose
di libido permarrà sempre nell’Io , libido dell’Io o libido narcisistica, e da essa stessa deriveranno i
successivi investimenti oggettuali ad opera delle pulsioni sessuali , libido oggettuale ), e seguito
poi dallo stato della vera “scelta oggettuale”, in cui le pulsioni trovano soddisfacimento in un
oggetto al di fuori dell’individuo: qui tutte le pulsioni parziali sono state integrate in un unico
oggetto totale ( nella fase fallica).

VICISSITUDINI SUCCESSIVE DELLA TEORIA PULSIONALE.


MELANIE KLEIN , partendo dalla teoria pulsionale di Freud, fonda una teoria oggettuale che si basa
sul fatto di immaginare il funzionamento mentale come determinato da relazioni tra tanti oggetti
interni ed esterni, funzionamento che si costruisce senza il passaggio da una fase di autoerotismo,
ad un narcisismo primario, ad una scelta oggettuale vera e propria: c’è una scelta dell’oggetto sin
dalla nascita! Lei però non è una figura radicale tra i teorici delle scelte oggettuali, è più un ponte
tra chi considera fondamentale la vita pulsionale, punto di vista pulsionale, e chi considera
fondamentale l’interazione con l’esterno, punto di vista relazionale.
CAPITOLO 16.
IL NARCISISMO.
Nell’opera ‘Introduzione al narcisismo’, Freud introduce il concetto di narcisismo, ampliando la
teoria pulsionale e ponendo l’accento sulla libido narcisistica che corrisponde ad una forza
centripeta verso l’IO.

LE NEVROSI DA GUERRA.
Durante la prima guerra mondiale, gli psicoanalisti , si resero conto che i soldati erano colpiti da
gravi forme nevrotiche : non era l’effettivo pericolo di perdere la vita che li turbava e che
produceva queste nevrosi da guerra, quanto piuttosto la minaccia di un danno all’immagine di sé ,
in particolare in persone che nella vita quotidiana erano privi di disturbi, equilibrati, coraggiosi,
integri ed efficienti.
La minaccia all’immagine di sé è da intendersi come una minaccia all’integrità narcisistica :
il loro funzionamento ‘sano’ si reggeva su un’immagine di se stessi come forti e coraggiosi, e
quando veniva minacciata questa immagine dagli orrori della situazione bellica, avevano un crollo
psichico, che si esplicava in angoscia, agitazione, stupore, confusione mentale.
Quando parliamo di ‘immagine di sé’ intendiamo sia aspetti esterni che interni, quindi minaccia di
avere sia un danno fisico, ma soprattutto un danno morale che colpisca l’autostima, come la
perdita dell’idea di essere una persona coraggiosa , sana o di successo.

Le NEVROSI DA GUERRA appartengono alle NEVROSI TRAUMATICHE , in cui la situazione


patologica è data dalla comparsa di un’angoscia traumatica , primaria, automatica, ovvero
un’angoscia che è il risultato di un eccessivo afflusso di eccitamento che il soggetto non riesce a
dominare o ad elaborare (contrapposta ad un altro tipo di angoscia che Freud definirà con il
concetto di ‘angoscia segnale’).

C’è da dire che i soggetti colpiti da tali nevrosi, anche nella quotidianità, quindi in situazioni non
belliche, avevano una personalità narcisistica , sempre ad ostentare , esibita autostima,
un’immagine di sé sempre bisognosa di gratificazioni e conferme. Queste personalità possono
essere svelate e degenerate in patologia, solo se colpite da una situazione traumatica.

IL CONCETTO DI NARCISISMO.
Questo termine, pur utilizzato per indicare situazioni diverse , si pone in ovvio riferimento con il
mito di Narciso descritto da Ovidio nelle Metamorfosi:
Narciso era figlio del dio del fiume Cefiso e della ninfa Lirìope. L’ indovino Tiresia aveva predetto
loro che il figlio sarebbe vissuto fino a che non avesse visto la propria immagine; essi, perciò,
spaventati dalla predizione, fecero in modo che non ci fossero mai specchi intorno a lui.
Narciso diventò un giovane bellissimo, ma crudele e superbo. Molti spasimanti di ambo i sessi se
ne innamorarono perdutamente, tra essi vi fu anche la ninfa Eco. Narciso, però, non li degnava
neppure di uno sguardo. Sentendosi disprezzati, essi chiesero vendetta al Cielo.
Un giorno, il giovane si fermò presso una fonte, le cui acque erano tanto limpide che ogni cosa vi si
rifletteva come in uno specchio. Narciso, sporgendosi per bere vide allora per la prima volta il suo
bellissimo volto ma, non sapendo che quella era la sua immagine riflessa, se ne innamorò
all’istante. Quando però cercò di baciarla, essa immediatamente si dileguò. Narciso nel tentativo
di raggiungerla si lasciò cadere nell’acqua e annegò. La profezia dell’indovino Tiresia si era
avverata. Il dio dell’amore, Eros, provando pietà per lui, lo trasformò nello splendido fiore dalla
bianca corolla che porta il suo nome.

Il termine narcisismo consiste in una sopravvalutazione fisica e morale del proprio sé, ed uno stato
della psiche che ha come caratteristica proprio quell’amore di sé.

IL NARCISISMO DI LEONARDO DA VICNI ED IL SUO RICORDO D’INFANZIA.


Freud utilizzò il termine narcisismo per la prima volta per spiegare la particolare scelta d’oggetto
omosessuale: gli omosessuali si identificano con la donna e assumono sé stessi come oggetto
sessuale . Ciò significa che partendo dal narcisismo, cercano uomini giovani e simili alla loro
persona che vuole amare come lo ha amato la madre (cadendo nuovamente nell’autoerotismo :
amo persone simili a me , quindi è come amare me ).
Ribadirà lo stesso concetto per l’omosessualità di LEONARDO DA VINCI: lui trova i suoi oggetti
d’amore sulla via del narcisismo , ama i suoi allievi fanciulli, cercando in essi quel giovane se stesso
da poter amare come la madre lo aveva amato.

‘Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci’ è una delle opere alle quali Freud tiene di più: la figura
di Leonardo offre a Freud l’occasione di indagare la sessualità infantile, l’omosessualità, di
esplorare il tema del narcisismo e di studiare la sua straordinaria poliedricità intellettuale.
Qui Freud tratta il materiale biografico di Leonardo come se fosse un materiale clinico e alcuni
scritti dell’artista come se fossero libere associazioni e fantasie da analizzare.
Leonardo da Vinci, uno dei più grandi uomini del Rinascimento , un genio universalmente
riconosciuto, si distingueva per il suo carattere forte ed estremamente pignolo che lo impediva di
portare a termine diverse opere e lo rendevano quasi sempre insoddisfatto del suo lavoro.
E’ il caso ,ad esempio, del Cenacolo, su cui tornava ripetutamente, correggeva sempre ogni
minimo particolare e non era mai soddisfatto del risultato finale.
Un altro caso eclatante è quello della sua opera più importante, il ritratto della Monna Lisa ,
conosciuto come la Gioconda: commissionata da un nobile fiorentino il quale voleva il ritratto di
sua moglie, non fu mai consegnata perché Leonardo non era soddisfatto del suo lavoro.
Quest’opera ha sempre colpito l’osservatore, ed in particolare Freud, per quel famoso sorriso che
da un lato appare dolce ed affascinante e dall’altro malizioso, beffardo, demoniaco, una sorta di
rappresentazione di odio e amore.

Leonardo era figlio di una giovanissima contadina, Caterina, la quale dovette crescerlo senza la
presenza del padre. Alla sua morte, fu adottato dalla seconda moglie di Ser Piero da Vinci a soli 5
anni.
Freud suppone che Leonardo non consegnò il ritratto della Gioconda perché non riusciva a
separarsi a quell’enigmatico sorriso che doveva evocargli il sorriso materno perduto, che come
tale era marcato dall’ambivalenza amore-odio. La mancanza della figura nel rapporto ha
probabilmente fatto sì che il legame con la madre fosse esageratamente intenso e gratificante ma
anche che la separazione da lei dovesse essere estremamente traumatica.
Quindi in Leonardo ci fu una seduzione materna che non aveva mai incontrato la censura paterna
e che aveva potuto continuare fino al trauma della separazione :
il sorriso della Gioconda è da un lato il ritorno dell’intenso amore materno da cui Leonardo fu
separato e che quindi è stato rimosso (un ritorno del rimosso) , e dall’altro l’espressione proiettata
sulla madre di una sorta di malvagità dettata dalla separazione traumatica (un’aggressività per
questa madre che lo aveva abbandonato).

Al seguito di queste analisi, Freud ne deduce una ‘teoria dell’omosessualità’ che precisa non
essere generalizzabile e che appartiene quindi solo al sesso maschile.
Leonardo era omosessuale almeno dal punto di vista psicologico: per rimanere fedele alla madre,
si identificò in essa e spese la sua vita cercando se stesso negli altri fanciulli , ripetendo con essi lo
stesso tipo di relazione amorosa avuta con la madre nei primi anni di vita.

Ma oltre all’omosessualità, Freud teorizza anche il concetto di Narcisismo che ne deriva:


da un lato Leonardo appare narcisista nel suo atteggiarsi onnipotente e per il suo atteggiamento
freddo verso la sessualità e verso la vita amorosa; dall’altro Freud riferendosi al narcisismo intende
dare una spiegazione della sua scelta d’oggetto omosessuale, cioè nell’identificazione con la
madre desidera amare un giovane fanciullo che lo rappresenti , quindi desidera AMARE SE STESSO,
l’oggetto d’amore è il proprio sè, ed amerà se stesso come la madre lo ha amato da piccolo.

AUTOEROTISMO E NARCISISMO PRIMARIO.


Successivamente Freud utilizzò il termine ‘narcisismo’ in senso genetico, considerandolo come una
fase intermedia tra l’autoerotismo ( fase anogettuale, stato primitivo senza oggetto) e l’amore
oggettuale, fase in cui il bambino assume se stesso come oggetto d’amore.
E’ questo il NARCISISMO PRIMARIO : prima manifestazione della libido investita sul Sé e periodo in
cui il bambino crede all’onnipotenza dei suoi pensieri.

Qualche anno dopo con la seconda topica, la distinzione tra fase anogettuale e narcisismo,
scompare, e parlerà di primo stadio di ‘NARCISISMO PRIMARIO ANOGETTUALE’ .

Sembra invece che valga la pena conservare questa distinzione tra autoerotismo e narcisismo
primario : l’autoerotismo segnala un’attività pulsionale priva di oggetto che consiste nella ricerca
di un tipo particolare di piacere, di appagamento , che si ha con delle manipolazioni del corpo e
non con la ricerca di un oggetto; mentre il narcisismo primario cerca un oggetto bene preciso da
amare e che gli può procurare piacere, sé stesso.

Negli ultimi scritto Freud preciserà che nell’Io all’inizio è ammassato tutto l’importo libidico
disponibile e chiama narcisismo primario questo stato , uno stato presente fin quando l’Io
incomincia ad investire la libido su certi oggetti, trasformando la libido narcisistica in libido
oggettuale (l’Io resta il grande serbatoio della libido).
Quindi l’Io corporeo è l’oggetto dell’investimento libido nel neonato e solo con gradualità , nello
sviluppo, il soggetto arriva all’amore oggettuale.
SUMMA E PICCOLA SPIEGAZIONE:
Freud aveva postulato diverse fasi dello sviluppo della pulsione sessuale, da lui chiamata anche
"libido". Questa secondo Freud all'origine sarebbe autoerotica, cioè senza oggetto, in cui ogni
pulsione parziale cerca soddisfacimento su parti del corpo (le zone "erogene" orale, anale,
genitale). In seguito la pulsione diventa alloerotica, cioè con scelta oggettuale. Ma ad un certo
punto Freud (1911) postula una fase intermedia tra le due, detta narcisistica, in cui il soggetto
unifica le sue pulsioni sessuali parziali (fino ad allora autoerotiche) e prende se stesso come primo
oggetto d'amore (ciò implica che nella successiva scelta oggettuale l'individuo sceglie, in via
transitoria, un oggetto omosessuale, cioè con gli stessi genitali che ha amato, per poi passare alla
definitiva scelta eterosessuale).

NARCISISMO E RELAZIONI OGGETTUALI .


LA LIBIDO OGGETTUALE E LA LIBIDO NARCISISTICA.
Ci sono vari autori che respingono il concetto di narcisismo primario.
Melanie Klein afferma che si costituiscono fin dall’INIZIO relazioni oggettuali, e che semmai si può
parlare di stati narcisistici quando c’è un ritorno dell’investimento libidico sugli oggetti
interiorizzati.

Freud la pensa in un modo completamente diverso, abbiamo detto che il narcisismo primario è
una situazione in cui la libido si concentra sull’IO del soggetto, assumendolo se stesso come
oggetto. Questa situazione non viene mai revocata, per tutta la vita l’Io resta il grande serbatoio
della libido , dal quale vengono emanati gli investimenti sugli oggetti e nel quale la libido può
tornare partendo dagli oggetti: la LIBIDO NARCISISTICA si trasforma continuamente in LIBIDO
OGGETTUALE e viceversa!

Cosa sono queste due libido e in particolare che rapporto hanno?


La libido oggettuale e quella narcisistica sono caratterizzate dalla stessa energia, ma questa
energia hanno due modalità completamente diverse di indirizzamento, la distinzione riguarda le
METE:
-Nel caso della LIBIDO NARCISISTICA (anche detta LIBIDO DELL’IO) è centripeta perché rivolta verso
il soggetto, e ai propri ISTINTI FISIOLOGICI e non ha utilizzazione sessuale;
-Nel caso della LIBIDO OGGETTUALE è centrifuga perché rivolta fuori dal soggetto ed è questa la
libido che muove l’ISTINTO SESSUALE.
Nelle fasi dello sviluppo psicosessuale, la libido che si rivolge ad oggetti esterni è , come già
accennato in precedenza, preceduta dalla libido narcisistica. Quindi, la prima libido che nasce, è la
libido narcisistica e solo dopo è succeduta dalla libido oggettuale.
Nella fase autoerotica abbiamo quindi la libido narcisistica mentre nella fase genitale ritroviamo la
libido oggettuale!
Queste due forze dovrebbero essere in equilibrio tra di loro, si compensano , ma se l’equilibrio
viene perso, esistono due condizioni:
1. Condizione non patologica, che consiste nell’investimento sulla libido oggettuale, come succede
nel caso dell’innamoramento: massima proiezione della libido sull’esterno;
2. Condizione patologica, che consiste nell’investimento sulla libido narcisistica , come nel caso
dell’ipocondria e schizofrenia : massima concentrazione della libido sull’IO.

Con questo concetto di narcisismo il primo dualismo pulsionale viene di fatto superato: Il concetto
di libido narcisistica, così in continuità con la libido oggettuale, ha come conseguenza il
superamento della dicotomia tra pulsioni di autoconservazione o dell’IO e pulsioni sessuali e
favorirà la teorizzazione di una seconda dicotomia pulsionale: tra pulsioni di vita e pulsioni di
morte.

INTERCONNESSIONI TRA VITA AMOROSA E NARCISISMO: LA SCELTA OGGETTUALE


NARCISISTICA.
La scelta oggettuale può essere di 2 tipi:
1. Di tipo NARCISISTICA: è la scelta di un oggetto sulla base della somiglianza con se stessi. E’ la
scelta di un oggetto non perché lo si ama ma perché ci si sente amati da lui.
Questa scelta va ad indicare una questione essenziale nella psicologia della vita amorosa
dell’essere umano , cioè che si può amare un oggetto sulla base di un primitivo amore di sé, si può
amare in un’altra persona una parte di noi stessi ( una scelta tipicamente femminile).
2. PER APPOGGIO (ANACLITICA): è la scelta di un oggetto sulla base della somiglianza con i primi
agenti delle cure materne . E’ la scelta dell’altro come differente da sé.
Questa scelta per appoggio va ad indicare che la scelta è per l’oggetto materno , un oggetto che
nutra, che cura, che protegge ( una scelta tipicamente maschile).

IL NARCISISMO IN RELAZIONE AD UNA DEFINIZIONE STRUTTURALE DELL’IO: IDEALE


DELL’IO.
Il narcisismo trova , in un modo o nell’altro per tutta la vita, modo di esplicarsi, ad esempio
l’amore per i bambini non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita, tramutato in
AMORE OGGETTUALE: è come se l’IO fosse rifornito sempre di libido narcisistica da investire
altrove.
Questo concetto apre la strada ad una visione più articolata dello sviluppo e all’introduzione di una
struttura ‘IDEALE DELL’IO’: questa struttura nasce ed è formata dall’originaria riserva di libido
dell’IO, risulta essere una parte differenziata dell’IO stesso. L’Io prende le distanze dal narcisismo
primario , ma per non perderlo del tutto, sposta una parte della libido narcisistica su un IDEALE
DELL’IO, che è il SOSTITUTO DEL NARCISISMO PRIMARIO perduto.
Quindi l’IO si impoverisce investendo l’ideale dell’io, ma torna ad arricchirsi se raggiunge il suo
ideale (una parte dell’IO viene investita sull’Ideale dell’IO).
Cosa succede? Il bambino proietta davanti a sé come proprio ideale la sua immagine, a
motivazione del narcisismo perduto dell’infanzia in cui egli stesso era il proprio ideale. L’ideale
dell’io quindi lo critica, lo osserva , lo giudica, ed il bambino cerca in tutti i modi amore e
approvazione: questo ideale assomiglia molto a quello che sarà il concetto di Super-io.
Solo ‘nell’IO e l’ES’ Freud attribuisce al Super-io le funzioni dell’ideale dell’Io: la meta narcisistica di
essere amato e approvato dal proprio sé si fonde con il desiderio di essere amato e approvato dal
genitore ideale interno, il Super-io. L’io accetta di sottomettersi alle richieste del Super-io , sia per
paura di essere punito, sia per bisogno di essere amato.
Comunque è bene fare una distinzione sulle ORIGINI (perché poi il Super-io incorporerà l’ideale
dell’io ):
L’ideale dell’Io è l’erede del narcisismo infantile (aspettative che ciascuno può nutrire sugli altri e
quindi su se stesso, perché gli altri sono il suo specchio); mentre il Super-io è l’erede del complesso
edipico ( identificazione con il genitore dello stesso sesso e la conseguente interiorizzazione delle
norme morali).

IL NARCISISMO SECONDARIO.
Con narcisismo secondario di riferiamo alla degenerazione in psicopatologia.

Freud chiama le psicosi ‘NEVROSI NARCISISTICHE’ , in quanto vi vede una situazione in cui la libido
reinveste l’io disinvestendo l’oggetto.
Questo processo era stato illustrato da Abraham , il quale sosteneva che il ‘delirio di grandezza’ è
la riconversione sull’io della libido ritirata dagli oggetti e ciò determina la sopravvalutazione dei sé.

Viene chiamata con il termine di ‘narcisismo secondario’ la situazione che designa alcuni stati di
grave regressione al narcisismo primario, situazioni osservabili nelle condizioni di :
1. Malattia organica ( il suo egoismo e la perdita di interesse per il mondo esterno);
2. Psicosi;
3. Trauma;
4. Ipocondria ;
5. Alcuni aspetti della vita amorosa.

Queste condizioni presuppongono il reinvestimento della libido oggettuale, una volta ritirata dagli
oggetti, sul Sé e l’attuarsi di una condizione che chiamiamo ‘RITIRO NARCISISTICO’ in cui si
riattivano alcune caratteristiche narcisistiche infantili , quali l’onnipotenza dei pensieri,
l’egocentrismo.

LA PSICOSI (IL CASO CLINICO DEL PRESIDENTE SCHREBER).


Daniel Paul Schreber , Presidente della Corte di Appello di Dresda, pubblicò un libro intitolato ‘ Le
Memorie di un malato di nervi’ ed in cui raccontava della malattia mentale che l’aveva colpito.
Sigmund Freud giudicò molto interessanti queste memorie, per cui come aveva già fatto con
Leonardo da Vinci, interpretò il caso clinico di Schreber, anche senza aver mai analizzato, né averlo
mai conosciuto.
L’interesse di Freud al caso era quello di leggere queste memorie in chiave psicoanalitica, per
illustrare le sue teorie.
La teoria che Freud illustra nella descrizione del caso clinico del Presidente era incentrata sul
collegamento fra sindrome paranoide e libido omosessuale repressa: dice Freud che i paranoici
tradiscono il loro segreto (omosessualità) nel delirio!

Tra tutti i deliri che hanno colpito l’uomo durante questa malattia Freud si concentrò su uno in
particolare: Schreber sosteneva di essere coinvolto in un processo di trasformazione da uomo in
donna.
Freud ritiene che il pensiero psicotico sia come un sogno ad occhi aperti e crede dunque che il
delirio non sia qualcosa di assurdo e incomprensibile, ma al contrario un prodotto psichico che
nasconde qualcosa: la causa di questa malattia fu un assalto di libido omosessuale e la lotta contro
questo impulso.
Schreber , per contrastare il desiderio rimosso di natura omosessuale , fa un lavoro psichico di
PROIEZIONE che porta alla costruzione del delirio di essere trasformato in donna!!
Questo caso è un bellissimo esempio di regressione al narcisismo primario, risultato di un
narcisismo infantile compromesso.

CENNI AGLI SVILUPPI SUCCESSIVI DEL CONCETTO DI NARCISISMO.


Il lavoro sul narcisismo indica l’inizio dello spostamento di Freud verso il MODELLO STRUTTURALE .
Nonostante tutto il peso dato all’Io , questo è comunque uno dei lavori di Freud in cui la relazione
oggettuale è posta nettamente in primo piano: infatti alla base di tutto il ragionamento sul
narcisismo deve esserci il concetto di ‘sano narcisismo’ non solo originario ma anche sempre
presente nel soggetto , come testimoniano l’autostima , la sicurezza , con conseguente capacità di
buone relazioni oggettuali. Questo narcisismo ‘sano’ è l’erede di un ‘sano’ amore materno , di una
‘sana’ relazione simbiotica madre-figlio.

Nel pensiero freudiano il narcisismo perderà via via importanza a vantaggio della pulsione di morte
; invece nel pensiero post freudiano il narcisismo avrà un grande impatto soprattutto per merito di
Heinz Kohut che ha chiamato l’oggetto di investito dalla libido ‘oggetto-Sé’ ( Winnicott lo chiama
invece ‘oggetto-soggettivo’).
CAPITOLO 17.
LA GUERRA, IL LUTTO E LA MELANCONIA.
Durante gli anni della prima guerra mondiale, anni in cui mostrò inizialmente un forte patriottismo
e solo dopo considerò la guerra pessimisticamente come manifestazione inevitabile di pulsioni
aggressive e di morte, diversi lutti segnarono la sua vita. Le perdite che inaugurano il lutto non
sono legate solo alla scomparsa di una persona cara ma può essere anche la perdita di qualcosa
che appartiene al soggetto, qualcosa di astratto, come un’idea o una teoria : Freud abbandona la
teoria della seduzione, i figli e i colleghi partono per la guerra, il fratellastro muore, un nuovo
isolamento intellettuale e quindi il timore per la sopravvivenza della psicoanalisi, l’arrivo dei suoi
60 anni e la perdita della sua giovinezza, con relative angosce di morte. Si nota in Freud uno stato
d’animo depressivo.

LA DELUSIONE DELLA GUERRA.


Nella guerra come nelle altre forme di lotta sociale , non si vede solo una necessità di
autoconservazione quali la difesa del territorio e della propria sopravvivenza, c’è dell’altro:
emergono chiaramente le tendenze distruttive e omicide che sembrano assenti in pace.
Non sono tendenze nuove, sono tendenze sempre esistite nell’uomo ma erano inibite o rese
illegali dalla società; la voglia di guerra e tutto il male che ne consegue sembra essere un bisogno
pulsionale, tant’è che i periodi bellici, in cui tutto è permesso ed estremo, vengono ricordati con
nostalgia dai soldati, come un periodo ‘straordinario’ e ‘speciale’ (come se fosse l’unico momento
in cui possono mostrare questo loro lato oscuro).

La guerra ma soprattutto l’inciviltà presente in essa e le valenze distruttive , provoca in Freud una
delusione: la guerra non ha distrutto solo la bellezza dei luoghi ma anche la bellezza dell’uomo!
Questa delusione, che sembra essere più la distruzione di un’illusione, spinge Freud ad analizzare
cosa sia la civiltà e a rivedere la teoria delle pulsioni , cercando di capire se esistano oltre le
pulsioni libidiche, anche delle pulsioni aggressive e di morte.

RIFLESSIONI PSICOANALITICHE SULLA MORTE.


L’argomento della guerra è affrontato da Freud nell’opera ‘Considerazioni attuali sulla guerra e
sulla morte’. Ciò che viene esposto è anche il ‘modo di considerare la morte’ durante la guerra:
mentre in tempi di pace nessuno pensa alla propria morte e tende a scartare l’idea della morte, in
tempi di lotta non può essere rinnegata, tutto sono costretti a crederci, l’uomo more davvero!

Ciò che più colpisce è l’atteggiamento di una persona di fronte alla morte di una persona
sconosciuta e di fronte alla morte di una persona amata: di fronte alla morte del nemico il
soggetto prova una sorta di trionfo e non è indotto a pensare al tema della morte ; mentre per le
persone care accade esattamente il contrario.
Il conflitto emotivo che si genera di fronte alla morte di una persona amata è così importante, che
nel tentativo di risolverlo e di aiutare il soggetto che vive tale conflitto, nasce la PSICOLOGIA:
l’uomo non può più tener lontana la morte che gli ha recato dolore per la scomparsa di una
persona cara; ma allo stesso tempo non può ammetterne la realtà poiché è impossibile per lui
rappresentare la propria morte. Così arriva a dei compromessi, come la dottrina dell’anima, la
credenza nell’immortalità, e soprattutto si rifà a dei comandamenti morali (della coscienza morale)
, primo fra tutti ‘non ammazzare’.

LUTTO E MELANCONIA : IL PIONERISTICO LAVORO DI FREUD SUL LUTTO E GLI


AFFETTI DEPRESSIVI.
Il problema del lutto e della ‘depressione’ che segue la morte di una persona cara è affrontato nel
saggio ‘Lutto e Melanconia’ ( che fa parte della raccolta Metapsicologia).
Questo saggio ha un’importanza speciale nella storia della psicoanalisi : si parla soprattutto di
aggressività e di colpa , più che di sessualità inibita ; si parla di oggetti e di affetti perduti anziché di
rappresentazioni e idee rimosse e si introduce la figura del Super-io ( anche se qui è ancora
chiamata coscienza morale), ed emerge in particolare l’idea che sia importante indagare il
rapporto tra aggressività e Super-io nella genesi della ‘depressività’.

L’intuizione di partenza di Freud è che vista la somiglianza sotto il profilo fenomenologico tra i
segni del LUTTO e quelli della MELANCONIA , si potesse ipotizzare in questi processi qualcosa di
comune anche se il primo appartiene alla normalità ed il secondo alla patologia:
1. LUTTO: si tratta di uno stato conseguente alla perdita di una persona amata o di un ideale (può
essere che la persona non sia morta davvero ma sia andata perduta come oggetto d’amore);
2. MELANCONIA: si tratta di uno stato in cui il malato soffre per qualcosa di perduto , ma egli non
è consapevole della perdita.
Sia il lutto che la melanconia hanno questi fenomeni in comune:
1. Un doloroso abbattimento (diminuzione del tono dell’umore);
2. Mancanza o ritiro dell’interesse dal mondo esterno;
3. Inibizione dell’attività;
4. Perdita della capacità di amare.

In che cosa consiste allora il lavoro svolto dal lutto, che dovrebbe essere ciò che lo differenzia dalla
melanconia ?
1. LUTTO: l’oggetto amato non c’è più ed è necessario che tutta la libido investita su questo
oggetto sia ritirata ed investita in un nuovo oggetto, ma l’IO stenta a ritirare la libido e ad investirla
in un nuovo oggetto. Dolorosa è la presa d’atto della realtà della perdita!
Il lavoro del lutto consiste quindi nel doloroso e lungo sforzo dell’IO nell’effettuare questo ritiro
della libido : quando però questo ritiro si è compiuto e la realtà della perdita è stata accettata , l’IO
si trova in possesso di una quantità di libido che può essere investita in altri oggetti ed il processo
del lutto termina.
2. MELANCONIA: riguarda una perdita INCONSAPEVOLE che darà luogo ad un lavoro interiore
analogo a quello del lutto , che farà quindi terminare la melanconia.

A parte le somiglianze, quali sono le differenze tra lutto e melanconia?


Solo nelle melanconia vi è:
1. Abbassamento della stima di sé fino alle autoaccuse – nel lutto il mondo si è impoverito e
svuotato, nella melanconia invece ciò che si è impoverito e svuotato è l’IO. C’è quindi un passaggio
dal mondo esterno al mondo interno;
2. Aspettativa o bisogno di autopunizione ;
3. Un non sapere cosa si è perduto, quindi la perdita è interna ed inconscia – ciò che viene perduto
è il proprio IO . Questa perdita dell’IO viene spiegata con dinamicamente con una SCISSIONE
DELL’IO , una parte dell’io (coscienza morale che sarà poi il Super-io) si differenzia e si
contrappone all’altra , la valuta criticamente e la assume come suo oggetto d’amore (l’oggetto
amato è stato spostato nell’IO).

Per capire meglio per quali meccanismi interni la perdita dell’oggetto che si verifica nel lutto
diventi nella melanconia una perdita dell’IO , occorre insistere più sulle differenze che sulle
somiglianze tra lutto e melanconia . In particolare nella melanconia:
1. Quando c’è il ritiro della libido dall’oggetto perduto , la libido non si sposta su un altro oggetto,
ma è stata riportata nell’Io. Questo perché? Perché diciamo riportata? Perché il rapporto
trattenuto con l’oggetto è di tipo narcisistico (investimento dell’io sull’oggetto) , per cui questo
oggetto era stato scelto sul modello della propria persona, c’era stata un’identificazione
narcisistica con l’oggetto.
Questa identificazione comporta che se l’oggetto viene perduto, la libido diventata libera , viene
RITIRATA DI NUOVO NELL’IO, l’oggetto perduto viene INTROIETTATO nell’IO ed una parte di esso si
identifica con questo oggetto perduto.
2. Ciò che è caratteristico della melanconia è la regressione orale: lo stadio evolutivo libidico dei
melanconici è la fase orale (sadico-orale). L’introiezione dell’oggetto perduto avviene attraverso
l’incorporazione ( modalità di relazione oggettuale della fase orale) , secondo cui il soggetto fa
penetrare e conserva un oggetto all’interno del proprio corpo (cibo ad esempio). In questo caso fa
penetrare e conserva l’oggetto perduto.
Per INTROIEZIONE in effetti si intende un processo per il quale viene portata dentro di sé la
rappresentazione mentale di un oggetto!

In ogni caso se l’oggetto perduto è stato introiettato nell’IO ed una parte dell’IO si identifica con
tale oggetto perduto, vuol dire che si attua una scissione , e questa parte che si identifica con
l’oggetto perduto si impoverisce. L’altra parte dell’Io, che non si è identificato con l’oggetto
perduto, è in collera con l’altra parte per questa perdita e si rivolge contro essa, punendola,
biasimandola, attaccandola violentemente, ciò spiega le autoaccuse , il crollo della stima , il
suicidio . Ed inoltre questa aggressività acuisce la perdita dell’IO.
LA PERDITA DELL’OGGETTO SI TRASFORMA IN UNA PERDITA DELL’IO.

3. Nel conflitto tra Io e oggetto perduto ( conflitto che Freud definirà tra Io e Super-IO) , l’oggetto è
rimproverato di essersi perduto ( il Super-io rimprovera l’io per questa perdita) .
Tutto questo non esclude che l’IO nei confronti di questo oggetto, prima di essere perduto, abbia
vissuto anche una forte componente aggressiva e che quindi l’oggetto abbia ricevuto sentimenti
ambivalenti: infatti l’oggetto perduto incorporato è sempre oggetto di sentimenti ambivalenti e
viene attaccato dalla parte scissa sadica dell’IO.
Quello che nella melanconia sembra sia accaduto è una perdita non di un oggetto esterno, ma di
parti del sé, parti del sé necessarie, dunque una perdita di tipo narcisistico.
Proprio perché queste parti erano indispensabili , il rapporto con l’oggetto perduto è
caratterizzato da forti sentimenti ambivalenti , di amore e odio. Al momento della perdita, deluso
e disperato per questa perdita , una parte dell’io si scaglia contro l’oggetto introiettato e perduto ,
e si scaglia quindi contro una parte del sé!

La riflessione freudiana sulla melanconia verte intorno alle questioni:


1. Perdita dell’oggetto ;
2. Investimento narcisistico dell’oggetto : l’io aveva investito la libido su un oggetto che fosse ‘a
sua immagine e somiglianza’;
3. Regressione orale : quando l’oggetto viene perduto , la libido libera non viene investita su un
altro oggetto ma viene ritirata di nuovo nell’IO, e avviene un’introiezione che riprende la modalità
di incorporazione della fase sadico-orale;
4. Ambivalenza: una parte dell’io si identifica con l’oggetto perduto ( e così l’io si impoverisce) ma
l’altra parte (scissione dell’io) lo rimprovera violentemente per questa perdita, lo aggredisce,
acuendo così la perdita dell’IO. C’è un’alternanza di amore ed odio, sentimenti ambivalenti che il
soggetto provava già in precedenza nei confronti dell’oggetto.
Tutte queste componenti partecipano alla GENESI DELLA DEPRESSIONE , come dire che :
il melanconico, prima di ammalarsi , è una persona che si relaziona con gli oggetti in modo tale che
questi oggetti forniscano un sostegno al suo io ( come se fossero un prolungamento del sé) , che
non sono investiti di vero amore ma di forti sentimenti di ambivalenza , ora di amore e
idealizzazione, ora di grande svalutazione e odio , ed è pronto a sostituire l’amore con l’odio
qualora questi oggetti non rispondano ai suoi bisogni narcisistici!
Occorre vedere inoltre quanto questi oggetti siano indispensabili all’Io , dato che non tutti coloro
che perdono con l’età per esempio la bellezza o subiscono privazioni di altro tipo, vanno incontro a
depressione: la difficoltà per una perdita narcisistica è quella di ritirare la libido investita
sull’oggetto perduto e investirla su un altro oggetto, non su se stessi ( ed è quello che accade nel
caso del lutto).
La situazione del ‘LUTTO COMPLICATO’ , di un lutto cioè che si prolunga eccessivamente nel tempo
, oltre i 2 mesi, mostra analoghe difficoltà , nell’accettazione della perdita, nel ritiro della libido
dall’oggetto perduto e nel suo investimento su un altro oggetto: in questi casi emergono tratti
melanconici.

KIERKEGAARD descrive bene queste perdite narcisistiche dicendo : la disperazione non è mai per
l’oggetto esterno ma sempre per noi stessi . Una giovane perde il fidanzato e si dispera. Non è per
il fidanzato perduto ma per il sé-senza-fidanzato. E così per tutti i casi di perdita, si tratti di potere,
denaro, o di rango sociale.

IL LUTTO: ASPETTI ANTROPOLOGICI E PSICONDINAMICI.


Pollock , artista statunitense, crede che il LUTTO sia un processo universale, adattivo e
filogeneticamente basato , sviluppatosi nel corso dell’evoluzione per assicurare la sopravvivenza di
fronte agli eventi di perdita. Questo processo però varia anche secondo una prospettiva
ontogenetica , entrando a far parte della personalità del soggetto: è noto che le reazioni di fronte
ad una perdita possono variare da persona a persona, alcuni non piangono, altri si disperano, altri
ancora sono pietrificati.

Romolo Rossi, ha descritto le caratteristiche antropologiche del lutto come pianto rituale: ha la
funzione di ridurre il dramma della crisi della presenza, la ‘non presenza’, della scomparsa. Il
pianto rituale è poi strettamente connesso con i rituali magici: la morte diventa ‘contagiosa’ se
non si attua il rituale ed il pianto; senza rituale non ci si può staccare dalla morte.

Oggi il rituale, soprattutto religioso, permette un’adeguata abreazione degli affetti attraverso il
pianto, urla e segni di disperazione e la cura da parte della comunità nei confronti delle persone
ancora in vita e che soffrono per la perdita, consente di scaricare tutte le emozioni , tutti i ricordi,
cosa che lo aiuta ad elaborare e ad allontanarsi dal defunto.
Comunque in questi casi c’è un ‘limite di tempo’ per elaborare il lutto, , aldilà del quale la
disperazione del sopravvissuto diventa malattia , lutto complicato, depressione.
Una volta finito il tempo del rituale pubblico , comincia il vero e proprio LUTTO INDIVIDUALE , in
cui il soggetto è solo di fronte alla perdita dell’oggetto : il dolore del lutto è dovuto alla progressiva
e difficile accettazione della realtà della perdita.
Con il procedere della presa d’atto della realtà della perdita , il pensiero si focalizza sull’oggetto
perduto ed è in questa fase che il soggetto prova rabbia e collera , e cerca una ‘colpa’ , che altro
non è che un tentativo di trovare un motivo plausibile per un fatto così impensabile : questa colpa
può essere rivolta al defunto, ai medici, o a se stesso.
Il lutto volge al termine quando il soggetto sopravvissuto fa un riesame della nuova situazione in
cui si pensa senza l’oggetto . A questo punto può disinvestire la libido dall’oggetto e renderla
disponibile per altri oggetti!
Questo processo descritto da Freud, non vuol dire dimenticarsi dell’oggetto perduto e trovare un
sostituto , significa interiorizzare l’oggetto perduto , provare nostalgia per esso, ma vivere nel
mondo esterno .

CENNI AI CONTRIBUTI DI ALTRI PSICOANALISTI IN TEMA DI DEPRESSIONE.


C’è da dire che il sentimento depressivo, la depressione, è un’esperienza soggettiva universale
dello sviluppo umano , è uno dei mezzi attraverso cui l’uomo tenta di dominare i conflitti, la
frustrazione, la delusione e la perdita , e non è necessariamente sinonimo di malattia .
Diventa malattia quando questo sentimento depressivo è il sintomo principale.

Per la teorizzazione del lutto e della melanconia, comunque, fu fondamentale il contributo di


Abraham : parlò di una tendenza a divorare l’oggetto ( anche Klein parlerà di qualcosa di simile,
perché Abraham fu l’analista della Klein). Sarà proprio il desiderio inconscio di divorare l’oggetto,
ad essere responsabile dei due sintomi alla base della depressione: rifiuto del cibo e la paura di
morire di fame (vi sarebbe un’equivalenza tra cibo e oggetto d’amore).
Abraham pensa per la depressione ad una regressione alla sotto fase dello stadio orale, ovvero la
fase sadico-orale , ipotesi fondamentale per la teorizzazione dell’introiezione.

Abraham successivamente ipotizza una somiglianza tra OSSESSIVI e MELANCONICI , il depresso è


un ossessivo. E a questo proposito egli ipotizza due sotto fasi dello stadio anale :
1. Prima sotto fase - espellere ;
2. Seconda sotto fase- trattenere ;
Il soggetto tratta il suo oggetto d’amore interiorizzato come aveva trattato le sue feci e per il
depresso Abraham, ipotizza una regressione alla prima sotto fase , all’annientamento dell’oggetto
piuttosto che al suo possesso ( qui c’è la differenza con l’ossessivo).
Il depresso espelle e quindi perde l’oggetto d’amore e ciò lo lascia con un senso di vuoto interiore
che cerca di correggere con l’incorporazione orale.

POSIZIONE DELLA KLEIN.


Ha ripreso la problematica della DEPRESSIONE puntando la sua attenzione più sull’AFFETTO
DEPRESSIVO che sulla malattia vera e propria.
La Klein postula che nella seconda metà del primo anno di vita si strutturi la POSIZIONE
DEPRESSIVA, strettamente connessa con la posizione schizoparanoide precedente, quest’ultima
dominata dalle tendenze sadiche del lattante contro il seno materno, dall’angoscia persecutoria e
dalle difese maniacali.
La Klein, in particolare, nel lavoro ‘Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi’,
colloca la problematica depressiva all’interno di una difficoltà occorsa nel passaggio dalla
posizione schizoparanoide a quella depressiva: le persone che da adulte saranno affette da stati
maniaco-depressivi non sono riusciti a superare la posizione depressiva, non avendo potuto
utilizzare meccanismi riparativi nei confronti dell’oggetto perduto; se perdura il senso di colpa per
aver distrutto l’oggetto d’amore e non si ha la possibilità di ripararlo, la perdita sarà ancora più
insuperabile e ancora più forte sarà la depressione ( la Klein però farà anche capire che nella
normalità la posizione depressiva non è mai superata una volta per tutte).
( lutto normale, lutto anormale e stato maniaco-depressivo = vedi la Klein)

Certamente occorre tener conto che l’oggetto kleiniano è del tutto diverso dall’oggetto freudiano:
nella concezione kleiniana , la perdita dell’oggetto (psichico) amato diviene di fatto una lesione
permanente della possibilità stessa di pensare, ossia di FUNZIONAMENTO DELLA MENTE;
mentre per Freud l’oggetto è costitutivamente perduto, e ciò è centrale per la vita psichica del
soggetto.

Anche per quanto riguarda il LUTTO ci sono delle differenze:


per la Klein non può che essere un processo di ricostruzione e di riparazione dell’oggetto; mentre
per Freud è un doloroso lavoro di accettazione della perdita e di reinvestimento su un altro
oggetto.

PUNTI DI VISTA DI JACOBSON E ARIETI – LIBRO.


CAPITOLO 18.
LA PULSIONE DI MORTE.
La svolta del 1920 , nel dopoguerra, che porterà al concetto di pulsione , è accompagnata da gravi
eventi luttuosi nella vita di Freud: permaneva la delusione per la guerra, la morte di alcuni colleghi
e la morte della figlia prediletta Sophie , avvenuta a seguito di complicanze postinfluenzali che
lasciava due bambini ancora piccoli Ernst e Heinz .
Fu forte la tentazione di giustificare il concetto scomodo di pulsione di morte con questi
avvenimenti tragici; lo stesso Freud era preoccupato che la sua teorizzazione della pulsione di
morte potesse essere interpretata come conseguenza di questi lutti e così liquidata.

Ma ciò che fu sempre rimproverato a Freud è una questione teorica e non biografica e cioè
l’applicazione dell’idea di odio e di distruttività ad una pulsione radicata nell’essere umano.
La pulsione di morte sollevò polemiche e controversie pari a quelle sollevate anni prima dal
complesso di Edipo e dalla sessualità infantile.

GLI ASPETTI NEGATIVI DEL NARCISISMO E L’ANTICA IDEA DI UN RITORNO


ALL’INORGANICO.
Nel Simposio di Platone, c’è un mito, quello dell’androgino , che rappresenta aspetti narcisistici
negativi: il mito racconta che l’androgino era insieme maschio e femmina e che tale perfezione ne
istigava la ‘tracotanza’ ( presunzione, arroganza) ,a tal punto da minacciare gli dei . Zeus allora per
punizione li divise a metà e da quel giorno, disperati, cerano la metà mancante. Quando la
ritrovano , si riabbracciano e non si preoccupano più né di mangiare , né di bere e così muoiono
d’inedia ( estenuazione dell’organismo , dovuta a totale e prolungata mancanza di alimenti).

Gli aspetti narcisistici negativi sono sia ESPANSIVI ( tracotanza e perfezione ) , prima della ferita
narcisistica e sia DIFENSIVI ( la continua ricerca della metà mancante) , dopo la ferita narcisistica.
E’ in ogni caso un narcisismo negativo in generale, perché ripiegato su se stesso e che fugge dal
mondo oggettuale , destinato a morte fisica e psichica.
Insomma questo problema di ‘morire di inedia’ ripropone a Freud l’idea antica di una tendenza
fondamentale ed originaria in ogni essere vivente a ritornare allo stato inorganico (Progetto).
Una volta individuata questa variante negativa del narcisismo , Freud lo mette da parte preferendo
ad esso il concetto di PULSIONE DI MORTE.

La pulsione di morte riprende un’idea antica anche da un punto di vista ‘filosofico’ , infatti sia
Schopenhauer che Empedocle dicevano che due sono i principi che governano ciò che accade nella
vita dell’universo e nella vita della psiche e che essi sono in perpetua lotta tra loro : filia
(amicizia\amore) e neikos (discordia\odio).

Freud quindi era vissuto nel clima della filosofia di Schopy ma anche di Nietzsche , e rifacendosi
alle loro idee, aveva assunto una visione pessimistica dell’uomo: essi ne avevano messo in luce
debolezze e cattiverie ; avevano rovesciato il paradigma dominante delle precedenti dottrine che
faceva dell’uomo un essere superiore e ne aveva svelato la sua natura animalesca.
Freud cercherà di spiegare questa natura oscura nel funzionamento dell’apparato psichico, pur
essendo da sempre presente nel pensiero freudiano! ( già comparsa sotto altre dizioni, come
pulsioni dell’Io o narcisismo.

Il concetto di pulsione, da sempre presente nei lavori Freudiani, sembrerebbe inconoscibile,


perché opera silenziosamente e si mostra sempre più o meno modificata: viene resa più
accettabile dall’impasto con le pulsioni di vita.
Nella PULSIONE DI MORTE possiamo vedere ciò che Freud considerava l’essenza stessa
dell’inconscio , cioè ‘un’entità indistruttibile e dereale’ e ciò che noi vediamo è il risultato dal
modo nel quale le pulsioni di due specie diverse ( Eros e Thanatos) si associano, si impastano e si
legano.

Ma la svolta maggiore del 1920 si realizza con le opere ‘Al di là del principio di piacere’ e ‘L’io e
l’es’: l’osservanza clinica di manifestazioni auto ed etero distruttive quali psicosi, masochismo,
melanconia, nevrosi ossessiva, nevrosi traumatiche, suicidio, non consentono più di affermare
che l’orientamento delle azioni umane è costantemente diretto verso il piacere. Non si può più
continuare a dar credito alla tesi che gli eventi psichici sono dominati dal principio del piacere ,
dalla spinta verso il piacere , da quella tendenza dell’apparato psichico ad azzerare l’energia del
sistema .
Ci deve essere un altro principio che permette la conservazione di una quota di energia per le
funzioni dell’Io e supera tale principio che porta il sistema ad annullarsi : il principio di costanza.
Più chiaramente Freud capisce che la tendenza allo zero , all’inorganico, viene attribuita alla
pulsione di morte (principio di piacere) , mentre tutto ciò che non è scarica immediata , è sotto il
dominio di Eros , pulsione di vita, e corrisponde alle funzioni e alla forza dell’IO (principio di
costanza).

EROS E THANATOS.
In ‘Al di là del principio di piacere’ supera la contrapposizione tra pulsioni dell’io e pulsioni sessuali
( in riferimento alla questione del narcisismo) , pur mantenendo tra le due una distinzione e
operando una successiva contrapposizione tra pulsioni di vita , Eros, e pulsioni di morte, Thanatos.

EROS: comprende la pulsione sessuale disinibita , i moti pulsionali che derivano da questa pulsione
sessuale inibiti alla meta e sublimati, la pulsione di autoconservazione attribuita all’Io; ha lo scopo
di complicare la vita al fine di conservarla ( metaforicamente ha lo scopo di TENERE UNITO ).
THANATOS: il sadismo è il suo rappresentante; una pulsione che ha il compito di ricondurre il
vivente organico nello stato privo di vita ( metaforicamente ha lo scopo di DISGREGARE).
Ciò che è importante sottolineare è che la pulsione di morte agisce in silenzio e senza farsi
conoscere, per questo si può pensare che i frastuoni della vita provengano dall’Eros , ma in realtà
non è così: questa pulsione resta muta e inconoscibile quando agisce all’interno come pulsione di
morte, mentre l’avvertiamo quando agisce all’esterno come pulsione distruttiva.
In entrambi i casi è distruttiva trattenere l’aggressività è malsano ma anche esternarla non porta a
buoni risultati!

E’ chiaro che sia EROS che THANATOS sono due entità che non possono essere presenti in forma
pura : le manifestazioni di odio e di amore dipendono dal grado di fusione e di defusione di queste
due componenti , tenendo conto che le manifestazioni più patologiche , laddove è più evidente
l’aspetto distruttivo e mortifero , sono legate ad uno stato di ‘defusione’ pulsionale. Mentre nella
normalità una certa dose di aggressività è sempre mescolata alla libido ed una certa dose di
aggressività è una componente del tutto salutare in alcune situazioni della vita in cui l’individuo
debba difendersi.
L’IMMAGINE DELL’ESISTENZA CI E’ OFFERTA DALLE CONTINUE CONVERGENZE E DIVERGENZE TRA
EROS E PULSIONE DI MORTE: è dalla cooperazione e dal contrasto di queste 2 pulsioni che
traggono origine i fenomeni dell’esistenza, ricordando sempre che Thanatos non è mai totalmente
scissa da eros.
Oltre a considerare lo stato di fusione e di defusione pulsionale , c’è da aggiungere che queste
pulsioni opposte sono in qualche modo regolate e modulate da :
- entità regolatrici interne come il Super-io ( leggi interiorizzate);
- situazione relazione di ogni soggetto con l’altro e con l’ambiente (leggi sociali);

DAL PRINCIPIO DI PIACERE ( O DALL’EVITAMENTO DEL DISPIACERE) AL SUO ‘AL DI


LA’ ‘: OVVERO IL FUNZIONAMENTO DELL’APPARATO PSICHICO SECONDO LA
‘COAZIONE A RIPETERE’.
Le linee guida di ‘Al di là del principio di piacere’ sono ancora l’idea di una contrapposizione tra il
principio di piacere , e quindi alla tendenza all’inerzia, e il principio di costanza, e quindi alla
tendenza alla costanza.

Nel PROGETTO Freud aveva affermato che il principio di piacere si rifà ad un modo di operare
primario dell’apparato psichico (scarica immediata) , ma che per l’organismo che deve affrontare
le difficoltà del mondo esterno, esso è inefficace e anzi pericoloso. Il principio di piacere è quindi
sostituito dal principio di realtà , il quale senza rinunciare al proposito finale di ottenere piacere,
esige ed ottiene il rinvio del soddisfacimento e la temporanea tolleranza del dispiacere ( stato di
attesa).

In ‘AL DI LA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE’ Freud deve fronteggiare alcuni problemi che sembrano
mettere in discussione il funzionamento mentale basato sul principio di piacere e sul successivo
principio di realtà : si tratta di fronteggiare esperienze nelle quali viene alla luce una tendenza a
ripetere situazioni spiacevoli ; compare per la prima volta il meccanismo delle COAZIONE A
RIPETERE che Freud paragona ad una forza demoniaca.
Freud parte dall’osservazione di esperienze come le nervosi traumatiche , il gioco infantile, la
relazione terapeutica negativa , in cui si ripetono situazioni spiacevoli, e l’essenza di quell’al di là’
del principio di piacere è proprio questa coazione a ripetere!

La COAZIONE A RIPETERE trae la sua potenza dalla tendenza a ritornare ad uno stato precedente
di cose , quindi è determinata dal principio d’inerzia, dal principio di piacere: se non viene fermato,
il principio d’inerzia , continua a riprodursi , ripetendo sempre le stesse esperienze e andando
contro il principio di piacere!
LE NEVROSI TRAUMATICHE E LA METAFORA EMBRIOLOGICA DELL’APPARATO
PSICHICO.
Tra le esperienze che contraddicono il principio di piacere e in cui è visibile la coazione a ripetere,
sono da nominare : le situazioni traumatiche, il gioco infantile, la coazione a ripetere nel transfert.

Le situazioni traumatiche ed in particolare i sogni delle nevrosi traumatiche , hanno la


caratteristica di riportare costantemente il malato nella situazione del suo incidente.
Il trauma ,nel momento in cui accade, mette fuori uso il principio di piacere , quindi non permette
una scarica immediata e gli stimoli non scaricati cercano una via alternativa per manifestarsi molto
atipica rispetto al funzionamento ‘normale’ : i sogni delle nevrosi traumatiche , ad esempio, non
censurano i desideri ed i pensieri rimossi, ma li mostrano per come sono realmente.
In questo modo aiutano al soggetto a padroneggiare gli stimoli reali, sviluppando quell’angoscia e
quei sentimenti, la cui mancata scarica , era stata la causa della nevrosi traumatica.
Esiste quindi un funzionamento più primitivo rispetto al principio di piacere , che Freud chiama
coazione a ripetere e che serve a scaricare e a padroneggiare l’eccesso di stimolazione.
Questo è comunque un meccanismo lontano dalla coscienza del soggetto, qualcosa che accade
nella psiche ma inconsciamente.

Freud successivamente divide gli effetti del trauma in due tipi:


1. Positivi : riguardano la ripetizione e la coazione a ripetere
2. Negativi: riguardano le reazioni di difesa quali elusioni, inibizioni e fobie.
Con queste concezioni teoriche, Freud è costretto a rivedere l’iniziale concetto di trauma,
concepito nel progetto come quell’eccitamento proveniente dall’esterno e così forte da rompere
lo schermo protettivo dell’individuo ( schermo protettivo inteso come mezzo per mettere in atto il
principio di inerzia e quindi riportare a 0 l’energia del sistema).
Questa ide si precisa, nel concetto di SCHERMO ANTISTIMOLO e si tratta di un apparato concepito
come uno strato superficiale che avvolge l’organismo e filtra passivamente gli stimoli esterni
dannosi. Questo rivestimento, ha la funzione di proteggere la vescichetta vivente (l’organismo);
ma sotto questo rivestimento si trova lo strato recettivo cioè il sistema percezione-coscienza che è
connesso sia con gli stimoli esterni che con quelli interni.
Viene ribadita l’ipotesi che il trauma sia da intendersi come lacerazione di questo strato protettivo
che di normale respinge gli stimoli dannosi, sia interni che esterni , e che quindi protegge l’intero
sistema da questi stimoli attuando delle difese ( per gli stimoli interni è attuata la proiezione) : il
trauma è un grande aumento di eccitazione nella vita psichica di cui non si riesce ad ottenere una
liquidazione o un’elaborazione e che quindi risulta essere impensabile e distante dal
funzionamento del principio di piacere.
Ciò che non è pensabile ed elaborabile in nessun modo e per mezzo di nessuna difesa , viene
manifestato come coazione a ripetere; se invece c’è un livello minimo di rappresentabilità psichica
e quindi di pensabilità occorre che venga raccontato nella relazione analitica.
Tutta questa metafora, va sotto il nome di METAFORA EMBRIOLOGICA DELL’APPARATO PSICHICO.

All’apparato psichico che esce da ‘Al di là del principio di piacere’ è stato aggiunto un elemento ,
quello di una funzione protettiva che l’apparato psichico deve avere , che avrò uno sviluppo
importante nel pensiero psicoanalitico moderno , nel concetto di funzione paraeccitatoria , legata
alla funzione materna.

IL GIOCO INFANTILE.
Il comportamento ripetitivo, oltre ad assumere una particolare importanza nella nevrosi e nel
contesto analitico, riveste nel gioco della prima infanzia una funzione essenzialmente catartica;
anzi, diventa uno strumento per superare le esperienze dolorose e traumatiche.
Freud, per verificare questa sua ipotesi, osserva e studia un bambino, suo nipote Ernst di diciotto
mesi, mentre gioca con un rocchetto. Egli descrive il bimbo che, in momenti in cui la madre era
assente, tenendo in mano un rocchetto legato ad una cordicella, si diverte a lanciarlo numerose
volte al di là della sponda del suo lettino, facendolo, in tal modo, scomparire; poi, tirando
nuovamente fuori il rocchetto, egli emette, al suo ricomparire, esclamazioni di gioia e di sorpresa.

Il bambino, attraverso questo gioco, ha la possibilità di provocare, a suo piacere ed in modo


simbolico, la scomparsa e la ricomparsa della madre assente, diventando capace, con la ripetizione
attiva della scena delle partenze e dei ritorni, di gestire e di controllare l’esperienza traumatica
della separazione. Egli, quindi è sicuramente pronto, inventandosi un gioco simbolico , a reagire
alle frustrazioni e alle privazioni: il gioco simbolico può liberare il bambino dall’ansia e
dall’angoscia che si producono dall’allontanamento e dalla scomparsa della madre,
riproducendone appunto la ricomparsa e negandone la definitiva separazione.
Diventa evidente allora che la ripetizione ludica mette in moto inconsciamente nel bambino la
possibilità di superare una qualsiasi situazione frustrante ed angosciosa: il tentativo sotteso è la
ripetizione del trauma per cercare di eliminarlo.

LA COAZIONE A RIPETERE NEL TRANSFERT.


Abbiamo visto come la ripetizione sia costitutiva del fenomeno transferiale stesso.
Freud non smette di sottolineare come il malato è indotto a ripetere il contenuto rimosso nella
forma di un’esperienza attuale , anziché , come vorrebbe il medico, a ricordarlo e che questa è la
NEVROSI DI TRANSFERT . Quando quasi tutto il rimosso o almeno una grande parte di esso
riemerge sotto forma di ripetizione, si parla di coazione a ripetere.

E’ all’interno di questo processo che va inquadrato anche il fenomeno di ‘reazione terapeutica


negativa’ che viene da Freud definita in questi termini: consiste nel riportare il paziente, non
appena la terapia volge verso esiti positivi , allo stato precedente di sofferenza e di dipendenza dal
terapeuta.
Come dire che per certi pazienti è molto più difficile una situazione di buono e vivo rapporto con
l’analista piuttosto che un ripetitivo e conflittuale rapporto di sofferenza masochistica e di
dipendenza patologica.

LA COAZIONE A RIPETERE COME FORZA DEMONIACA.


Freud si interroga sulla natura di una tale forza demoniaca: l’energia impiegata nella ripetizione
non serve ad evitare il dispiacere, essa è il segno del fallimento del processo secondario di ‘legare’
i processi primari ( è demoniaca perché rivela un alto grado di pulsionalità).
Per spiegare come si verifica questo fallimento, Freud richiama il tema della BARRIERA
PROTETTIVA contro l’eccesso di stimolazione.
Nel PROGETTO, Freud afferma che l’affetto legato all’esperienza del dolore tende a scaricarsi
nell’azione motoria, secondo il principio di piacere, sviluppando un grande dispendio di energia ,
ma questo meccanismo non è funzionale per la cessazione del dolore. L’io allora deve essere
dotato di una carica sufficiente per legare e quindi inibire questo meccanismo perverso : l’io può
valutare la condizione di pericolo che ha determinato lo svilupparsi del dispiacere e attuare delle
difese adeguate.
Negli stati traumatici, ad esempio, manca proprio questa funzione dell’io , il sistema psichico si
trova scoperto, senza barriera protettiva, senza difese, senza investimento sull’io, e un’altra
funzione prende allora il sopravvento: la coazione a ripetere.
E’ questo un tentativo di controllare la stimolazione quando c’è un deficit nel meccanismo
difensivo ( quando l’io non è provvisto di sufficiente carica di energia).

In ‘al di là del principio di piacere’ viene presentata anche un’altra spiegazione della coazione a
ripetere, introducendo il concetto di pulsione: il riconoscimento di comportamenti che si ripetono
coattivamente spine Freud ad attribuire alle pulsioni una nuova caratteristica , ‘ una pulsione
sarebbe una spinta insita nell’organismo ( stimolo interno che agisce come forza costante ) a
ripristinare uno stato precedente al quale quest’essere vivente ha dovuto rinunciare sotto
l’influsso di forze perturbatrici provenienti dall’esterno. La pulsione ha una NATURA
RESTAURATRICE!

LA QUESTIONE DELL’AGGRESSIVITA’ E DEL MASOCHISMO MORALE.


Nel pensiero freudiano muta la posizione dell’aggressività con il mutare della teoria della libido.
In un primo tempo l’aggressività era intesa da Freud come una componente delle pulsioni libidiche
( il sadismo ne era un esempio).

Successivamente con ‘Pulsioni e loro destini’, l’aggressività è pensata come facente parte delle
pulsioni dell’IO , ha a che fare con l’autoconservazione, e diretta al controllo del mondo esterno
per rendere possibile tale autoconservazione. In particolare Freud usa il termine ‘pulsione di
impossessamento’ per indicare la spinta ad attuare il potere sull’oggetto al fine di controllarlo.

Però la clinica della melanconia non considera l’aggressività come qualcosa diretta solo verso
l’esterno, dato che il melanconico dirige consistenti quote di aggressività verso il Sé.
Quando poi il primo dualismo tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’io, sarà superato, in favore di un
secondo dualismo , ovvero quello tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, verrà concretizzato
questo pensiero proveniente dalla clinica della melanconia: l’aggressività è intesa come una
manifestazione della pulsione di morte quando questa è rivolta all’esterno.
In particolare la libido devia la pulsione di morte all’esterno, fino a prendere il nome di ‘pulsione di
distruzione’, ‘di impossessamento’, ‘volontà di potenza’ , ‘pulsione di appropriazione’.
Occorre però ribadire che le manifestazioni esterne di aggressività risentono del fatto che le due
specie di pulsioni non appaiono mai isolate: il sadismo, ad esempio, è una lega tra brama amorosa
e pulsione distruttiva.
E’ importante allora comprendere le nozioni di :
1. IMPASTO PULSIONALE: manifestazioni aggressive in qualche modo sane (impasto tra Eros e
Thanatos). La libido ha il compito di mettere questa pulsione distruttiva nell’impossibilità di
nuocere;
2. DISIMPASTO PULSIONALE: manifestazioni aggressive molto distruttive ( sadismo come
perversione, guerre, razzismo, violenta gratuita).
La testimonianza lampante dell’esistenza dell’impasto pulsionale è dato da un’altra teorizzazione
di Freud:
In seguito all'ipotesi dell'istinto di morte, Freud giunge però ad ammettere anche un masochismo
primario. Egli, infatti, scrive : "Ulteriori riflessioni, che hanno potuto fondarsi su certe ipotesi
riguardanti la struttura dell'apparato psichico e le specie di pulsioni in esso attive, hanno
largamente modificato il mio giudizio sul masochismo. Sono stato indotto a riconoscere un
masochismo primario - erogeno - dal quale si sviluppano due forme successive, il masochismo
femminile e quello morale. Rivolgendo il sadismo inutilizzato nella vita verso la propria persona
nasce un masochismo secondario, che si aggiunge a quello primario."
Il masochismo morale cui Freud fa cenno è la tendenza inconscia di alcuni soggetti a produrre, sia
a livello soggettivo che nell'interazione con il mondo, un regime di vita doloroso o infelice,
corrispondente ad un bisogno inconscio di soffrire, mortificarsi, punirsi, espiare.
Una differenza fondamentale tra il masochismo sessuale e quello morale è che, in conseguenza del
primo, il soggetto ricerca attivamente un partner da cui farsi maltrattare, umiliare, tormentare,
ecc., mentre il secondo non comporta alcun desiderio cosciente del genere. Di fatto, il primo si
realizza sempre e comunque all'interno di una relazione interpersonale, il secondo invece si
realizza nel rapporto con la vita e con il mondo nella sua totalità, compresa una relazione
interpersonale nella quale però il soggetto s'immette con tutt'altro obiettivo.

IL PERCORSO CHE LEGA IL ‘PROGETTO’ CON ‘ALDILA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE’ : I


PRINCIPI DI INERZIA E DI COSTANZA IN RELAZIONE ALLE PULSIONI DI VITA E DI
MORTE.
Tutte le scelte della psiche sono dettate dal principio del piacere (principio di inerzia): l’uomo
desidera la sua felicità, l’appagamento immediato e incondizionato dei suoi desideri, ma tale
desiderio si scontra quasi sempre con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni
sociali che sono ostili al pieno soddisfacimento del piacere. Spesso desideriamo così intensamente
è al di là di ogni morale che è inevitabile non ottenere quasi mai ciò che vogliamo. Il principio del
piacere si scontra con la realtà e ne deriva l’inevitabile frustrazione dei desideri.
Ecco allora che al principio del piacere può subentrare quello di realtà (principio di costanza): esso
cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire.
Mentre il principio di piacere cerca la soddisfazione immediata del bisogno in modo
completamente irrazionale, il principio di realtà persegue l’appagamento del desiderio ponendosi
obiettivi estesi nel tempo e sublimando l’impossibile appagamento immediato in rappresentazioni
sostitutive. In altre parole, di fronte all’impossibilità di un appagamento completo, il principio di
realtà agisce in modo da adattare il soddisfacimento del desiderio alle situazioni avverse.
Con il lavoro del 1920, la distinzione tra pulsione di morte e pulsione di vita riprende quella
precedente fra principio si inerzia (principio di piacere) e principio di costanza ( principio di realtà):
1. La pulsione di morte prende il posto del principio di inerzia ed entrambi sono regolati dal
PRINCIPIO DI NIRVANA, ovvero un principio presente già nella tradizione buddista, che riguarda
uno stato perfetto di pace e felicità, che consiste nella estinzione dei desideri, delle passioni, delle
illusioni dei sensi, e quindi nell’annientamento della propria individualità.
Per Freud è la tendenza della psiche ad abbassare, fino a ridurla a zero, la tensione provocata da
ogni genere di stimoli, come se, per un suo istinto di morte, desiderasse di conseguire la stasi del
mondo inorganico.
2. La pulsione di vita cerca di adattare il principio di piacere alla realtà, alle esigenze della vita, e
assume quindi il ruolo del principio di costanza : come il principio di costanza non permette la
scarica immediata del desiderio (ciò che vorrebbe il principio di piacere) ma anzi posticipa questa
scarica, sublimando anche il desiderio, facendogli cambiare meta, una meta che sia moralmente e
socialmente più accettabile; così la pulsione di vita si impasta a quella di morte, adattandola alla
vita, facendola diventare più accettabile.
In questo senso la coazione a ripetere contrasta con le funzioni di adattamento alla vita: la
coazione a ripetere non è che un tentativo destinato a fallire di scaricare la tensione del sistema
psichico secondo modelli primitivi di funzionamento ( principio di piacere), e di scaricare in
particolar modo l’angoscia ripetendo eventi dolorosi del soggetto. Ma è destinata a fallire non nel
senso che nel suo farsi non si crei una condizione di allentamento della tensione ; il suo fallimento
nasce dal fatto che tale fenomeno è costretto a riproporsi continuamente nel ripetere coattivo , e
quindi risulta essere qualcosa che va ‘AL DI LA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE’ , la coazione a ripetere
si configura come pulsione di morte e di ritorno ad uno stato precedente!

CENNI SUL DESTINO DEL CONCETTO DI PULSIONE E DI MORTE NEL DOPO FREUD.
Molti psicoterapisti post-freudiani puntano l’attenzione non tanto su aspetti pulsionali ed
endogeni, ma su aspetti esterni e ambientali, e di conseguenza criticano la teoria di Freud
affermando che l’aggressività non è altro che una reazione alla frustrazione proveniente
dall’oggetto.

Nel panorama psicoanalitico internazionale solo Melanie Klein ha valorizzato e sviluppato il


concetto di pulsione di morte ma in un senso differente da quanto appena detto da Freud:
assume la connotazione di ‘distruttività primaria’, mentre Freud la intendeva come primaria
tendenza all’inorganico, come tentativo di allentare la tensione.
La Klein ipotizza una pulsione originaria distruttiva , che si pone in antitesi con la pulsione di vita e
che quindi non contempla il concetto di impasto e disimpasto, primario invece nella visione
freudiano, un impasto che consente di interpretare l’aggressività come un miscela tra Eros e
Thanatos , presentabile al mondo esterno.
Per la Klein invece essendo importante la relazione , fin dalla nascita, con oggetti interni e fantasie
inconsce, la pulsione ha un ruolo fondamentale sin dalle origini e suscita angoscia di
annientamento, di disintegrazione, che produrrà l’innesco di meccanismi difensivi come la
scissione , la proiezione, l’idealizzazione: per la Klein la pulsione di morte è un concetto
psicologico, che seppur innato e non biologico, segnala un attacco originario contro l’oggetto e
NON MIRA AD UNA RIDUZIONE DELLA TENSIONE.
Per la Klein è l’INVIDIA l’espressione principale della pulsione di morte, che è la fantasia di entrare
in un oggetto buono per danneggiarlo e depredarlo dai suoi contenuti ( mentre la GRATITUDINE è
espressione delle contrapposte pulsioni di vita).
CAPITOLO 19.
LA TEORIA STRUTTURALE.
Mentre la prima topica sembra una carta geografica di luoghi psichici (conscio, preconscio,
inconscio) e quindi ha una valenza TOPOGRAFICA ; la seconda topica invece insiste sul
FUNZIONAMENTO delle istanze (Es, Io, Super-io) e quindi può essere definita come una teoria
STRUTTURALE .
La seconda topica non rimuove la prima , ma la completa: la tripartizione inconscio , preconscio e
inconscio era diventata troppo stretta e così nell’ ‘IO e l’ ES’ Freud propose una nuova struttura
tripartita in cui ciascuna delle tre istanze possedeva ASPETTI INCONSCI , anche se solo l’ES risultava
essere totalmente privo di accesso alla coscienza e del tutto sovrapponibile al sistema inconscio
della prima topica.
Il ponte tra le due topiche è il NARCISISMO , perché è con questa teorizzazione che Freud scopre
che l’IO può usare la libido: le pulsioni libidiche operano in favore delle varie mete dell’IO ( es. l’IO
mette in atto la SUBLIMAZIONE, ovvero mete inaccettabili diventano socialmente accettabili).

A partire dalla seconda topica, si svilupperanno tanti filoni di pensiero , come ‘Psicologia dell’IO’ ,
le idee dei teorici delle relazioni oggettuali , creazione del concetto del Sé, lo sviluppo di un punto
di vista genetico.

IL CONCETTO DI ES.
L’es è l’inconscio. E’ la parte oscura , inaccessibile della nostra persona. E’ un contenitore di
eccitamenti, si riempie di energia ma non ha organizzazione. Il suo unico scopo è quello di
ottenere soddisfacimento per i bisogni pulsionali seguendo il principio di piacere (la scarica
immediata). L’es non conosce giudizi, valori, bene , male, moralità, preoccupazioni.
Ha il suo proprio mondo di percezioni.

IL CONCETTO DI IO.
l’Io è adesso per Freud una delle 3 istanze dell’apparato psichico ed ha diverse componenti consce
ma anche diversi meccanismi automatici inconsci.
Quando l’io è ‘Sé’ e quando è ‘coscienza’ ?
E’ sé quando si vuole indicare il soggetto in quanto persona , consapevole delle sue componenti
corporee e mentali; ed è coscienza, solo in riferimento alla prima topica, perché in realtà l’io non è
completamente conscio, perché nell’io si attuano anche diverse operazioni inconsce.

E’ solo con la seconda topica che si impone l’idea che questo IO sia diviso in differenti unità
strutturali (Es, IO, Super-io, ideale dell’IO) , idea che indica l’inizio dello spostamento di Freud
verso un modello strutturale.

Quando parliamo di IO STRUTTURALE , parliamo di una regione della nostra vita psichica
particolare, che media fra Es e mondo esterno, anzi è proprio una parte dell’ES che è stata
modificata dalla vicinanza e dall’influsso del mondo esterno. E’ la parte più esterna dell’apparato
psichico in grado di percepire e riconoscere gli stimoli del mondo attraverso la funzione della
memoria , ed in grado quindi di evitare gli stimoli nocivi, o adattarvisi o modificarli.: il suo compito
è quindi di autoconservazione.
Questo Io, così descritto, opera non più secondo il principio di piacere, ma secondo il principio di
realtà.
N.B. Dall’es, attraverso il contatto con la realtà, evolve l’IO.

Essendo l’IO sia la parte più a contatto con il mondo ma soprattutto una parte a stretto contatto
con l’Es , deve controllare non solo gli stimoli proveniente dall’esterno, ma anche quelli che
provengono dall’interno, deve controllare le richieste pulsionali. Se questi stimoli interni sono
fonte di dispiacere e la loro riduzione è invece fonte di piacere, l’IO deve fare in modo che ci sia
una riduzione di questi stimoli , ma che tale riduzione possa avvenire in circostanze socialmente e
moralmente accettabili ( Freud parla di un IO-REALTA’ , che pone fine al soddisfacimento
allucinatorio per cercare di imporre alle pulsioni le norme della realtà).
Inoltre l’Io è la sede dell’angoscia: ad un incremento di dispiacere che non viene scaricato c’è un
segnale d’angoscia.

Comunque per far fronte alle pretese pulsionali dell’es , l’Io deve impiegare grandi quantità di
energia in controinvestimenti: il rapporto dell’Io con L’es potrebbe essere paragonato a quello del
cavaliere con il suo cavallo . Il cavallo dà l’energia per la locomozione, il cavaliere ha il privilegio di
determinare la meta, di dirigere il movimento.

Ma non ci sono solo l’Es ed il mondo esterno ad impegnare l’IO: deve far fronte anche alle pretese
del Super-io. Quindi il ‘ compito completo ’ dell’Io è di ottenere la gratificazione pulsionale senza
dispiacere al mondo esterno e al Super-io.
Per non far dispiacere sia il mondo esterno che il Super-io , l’Io deve avere dispositivi protettivi
(difese) per ridurre le stimolazioni interne ed esterne.
Inoltre, dovendo servire 3 severissimi padroni , Es, Super-IO e mondo esterno, nella seconda
topica vi è un indubbio ampliamento delle funzioni dell’IO, a cui viene riconosciuto il controllo
della motilità e della percezione, l’esame di realtà, l’anticipazione, la temporalità, la razionalità, la
memoria, la fantasia, il pensiero, il linguaggio, ma anche e soprattutto le difese psichiche .
Uno dei fallimenti dell’IO, però, è l’INIBIZIONE , cioè diverse attività che appartengono alla
quotidianità, diverse abilità dell’IO possono andare incontro ad inibizione nevrotica ( scrivere,
nuotare, suonare) : l’io fa delle rinunce per non entrare in conflitto con l’es o con il super-io.
Ma i conflitti sono quasi inevitabili, data anche la ‘debolezza’ dell’io che si trova a combattere con
troppi tiranni, ed è proprio un conflitto insanabile tra due istanze o un’iper-utilizzazione dei
meccanismi di difesa che determina la patologia : quindi la sanità dell’Io, la sua forza, sta proprio
nella capacità di tollerare ed elaborare un conflitto.

Lo scopo della cura analitica a questo punto qual è?


Quello di rafforzare l’io , di renderlo più indipendente dal Super-io, ampliare il suo campo così da
far entrare nuove zone dell’ES, e analizzarle .

L’IO CORPOREO, OVVERO LA NASCITA DEL SE’.


Inizialmente per Freud l’IO è un ‘io corporeo’ , concetto però del tutto diverso da ‘io strutturale’.
L’Io, dice Freud, è derivato da sensazioni corporee, soprattutto provenienti dalla superficie del
corpo: è considerato come una PROIEZIONE PSICHICA DELLA SUPERFICIE DEL CORPO.
Questa considerazione mette il giusto accento sull’importanza del contatto fisico (che all’inizio non
è distinguibile dal contatto emotivo) nei primi scambi tra madre e bambino, e sul fatto che la
prima realtà psichica si costruisce su questi scambi, su queste esperienze sensoriali corporee.

Nelle prime fasi dello sviluppo infatti i primi elementi di rappresentazione del Sè hanno a che fare
con le prime esperienze corporee, fisiche e fisiologiche; il sé va formandosi lungo le fasi dello
sviluppo libidico – affettivo , assieme ad uno ‘schema corporeo’ : bocca, mano, occhio,
locomozione, postura, pene e clitoride.

Quindi è nel CORPO che comincia la rappresentazione del Sé , la quale in seguito si completerà
nella rappresentazione dell’intero Sé PSICOFISIOLOGICO comprendente passato, presente,
pulsioni, Super-io, io e le sue funzioni, diventando un Io strutturale.

SCINDIBILITA’ DELL’IO.
Freud scopre che questo IO può essere anche oggetto di se stesso e può trattarsi come tratta gli
altri oggetti, quindi può osservarsi, criticarsi, giudicarsi, elogiarsi; così facendo una parte dell’io si
contrappone alla parte restante: L’IO E’ SCINDIBILE .
L’esempio è quello della melanconia: una parte si identifica con l’oggetto perduto che era stato
investito narcisisticamente , ma questo stesso Io è rimproverato per la perdita dell’oggetto da
un’altra parte dell’io scissa, la coscienza morale o Super-io; questa scissione spiega la
sintomatologia depressiva, cioè l’abbassamento dell’autostima, gli auto rimproveri, il suicidio.

Questa scindibilità, visibile in alcune condizioni patologiche, è un fenomeno che appartiene anche
alle condizioni normali: abbiamo già visto infatti come una scissione dell’Io segue il meccanismo
del disconoscimento (diniego) nel complesso edipico o nella creazione del feticcio.
Questa scissione non è una difesa dell’Io , ma un modo di far coesistere due procedimenti di difesa
, l’uno rivolto verso realtà (diniego) e l’altro rivolto verso la pulsione. Infatti una delle particolarità
di questo processo è di non giungere alla formazione di compromesso tra i due atteggiamenti ,
bensì di mantenerli simultaneamente senza che si stabilisca tra loro un rapporto, semplicemente
coesistono.

IL CONCETTO DI SUPER-IO.
Il concetto di Super-io è presente fin dai primi lavori freudiani sotto altro nome: censura del sogno,
coscienza morale nella veglia, scissione dell’io nella melanconia laddove la parte che rimprovera
l’io identificato con l’oggetto perduto è il Super-io.
La funzione che più tardi assume il Super-io viene dapprima svolta da un potere esterno , l’autorità
dei genitori, gli unici a poter controllare gli impulsi del bambino che risulta essere ,durante i primi
anni di vita, senza alcuna inibizione: la minaccia genitoriale è quella di toglierci l’amore e di
castigarci.
Con il tramonto del complesso edipico , l’impedimento esterno viene interiorizzato e al posto
dell’istanza parentale subentra il Super-io, il quale osserva, guida, critica, vieta e minaccia l’IO,
esattamente come facevano prima i genitori con il bambino : il Super-io deriva DIRETTAMENTE
dall’istanza parentale, anche se eredita da essi solo la severità e non l’amore; in qualsiasi caso la
formazione del Super-io a partire dalle figure genitoriali si avvale di un processo fondamentale ,
ovvero l’identificazione.
D’ora in poi l’Io, prima di mettere in opera i soddisfacimenti pulsionali richiesti dall’Es, deve
prendere in considerazione non solo i pericoli del mondo esterno, ma anche le obiezioni del Super-
io.

Il Super-io inoltre può diventare IPERMORALE e quindi crudele quanto l’Es , agendo a volte con la
stessa rigidità e la stessa perentorietà ( non ammette repliche o discussioni) di quest’ultimo:
l’eccessiva severità del Super-io corrisponde all’intensità con cui il soggetto ha dovuto difendersi
dalla tentazione del complesso edipico.

L’IDENTIFICAZIONE.
Questo è un meccanismo centrale sia per la formazione dell’Io che del Super-io: l’identificazione è
un processo psicologico con cui il soggetto assimila un aspetto , una proprietà, un attribuito di
un’altra persona o di un oggetto , e si trasforma , totalmente o parzialmente sul modello di questi
ultimi. E’ un processo fondamentale per la costruzione della personalità, che si forma e si
differenzia proprio attraverso una serie di identificazioni, quindi è ben più di un semplice
meccanismo psicologico, è un’operazione con cui si costruisce l’uomo.

L’identificazione la troviamo in molte situazioni patologiche sin dai primi lavori di Freud:
1. Sintomo isterico come appropriazione inconscia di una qualità di un oggetto ( Dora ad esempio
imita la tosse del padre, per cui l’identificazione prende il posto di un amore proibito);
2. L’incorporazione orale (fase orale\ sadico orale) e il suo derivato psichico cioè l’introiezione ,
con la differenza che questi sono meccanismi che determinano modalità di interiorizzazione che
seguono le leggi del processo primario;
3. Scelta omosessuale d’oggetto ( identificazione con la madre );
4. Melanconia (identificazione con l’oggetto perduto);
Però questo meccanismo si rivela anche nei suoi aspetti ‘normali’ , cioè come un meccanismo che
aiuta il bambino nel corso del suo sviluppo a far fronte ai cambiamenti e alle perdite, ciò che
allevia o facilita la rinuncia dell’oggetto: in questo senso l’identificazione si specifica nella sua
qualità di meccanismo di difesa.
Ciò si vede in particolare nel TRAMONTO DEL COMPLESSO EDIPICO : il bambino ha dovuto
rinunciare agli intensi investimenti libidici che aveva concentrato sui genitori e come risarcimento
per questa perdita oggettuale vengono messe in atto le identificazioni con i genitori, perdita che
risulta essere la più importante nello sviluppo del bambino ( della stessa natura saranno le
successive identificazioni con maestre e modelli ideali). Il maschietto manifesta un interesse
particolare per il proprio padre , vorrebbe diventare ed essere come lui, sostituirlo in tutto e per
tutto , assume il padre come proprio ideale mentre può avere un legame diverso con la madre. La
differenza dov’è? E’ tra ‘essere’ e ‘avere’ : essere il padre per avere la madre!

In ‘Psicologia delle masse’ e ‘analisi dell’io’ Freud afferma che l’identificazione in molti casi non
riguarda l’intero oggetto ma un suo tratto, è un’identificazione parziale, e sono molti gli esempi:
dalla vita amorosa in cui ci si innamora per un particolare ( che resta inconscio) che richiama una
caratteristica fisica o psichica dell’oggetto primario ; alla psicologia di gruppo dove c’è
identificazione tra i membri del gruppo su un tratto che li lega , il leader, messo al posto dell’ideale
dell’io.
Il concetto è sempre lo stesso solo che mentre in ‘Lutto e melanconia ‘ era ancora limitato ai casi
patologici , in ‘Psicologia delle masse’ diventerà un meccanismo normale , un processo evolutivo
inevitabile , funzione universale per la formazione dell’IO e del Spure-io e per la gestione delle
situazioni di perdita e di lutto.

IDEALE DELL’IO, IO IDEALE E IDEALIZZAZIONE.


Una tra le tante importanti funzioni che attribuiamo al Super-io è quella di essere ‘ l’ideale per l’io’
, cioè un’istanza alla quale l’io si commisura, con la quale si confronta, che emula, alla quale aspira
diventare: l’ideale dell’io risponde a tutti i requisiti che gli uomini si aspettano di trovare
nell’essere superiore.

Freud aveva nominato due concetti che non sempre è possibile tenere ben distinti:
1. IO IDEALE: è un erede del narcisismo dell’infanzia;
2. IDEALE DELL’IO: è una funzione del Super-io e deriva dall’identificazione con le figure genitoriali;
Se il Super-io nasce dal tramonto del complesso edipico , occorre sia sottolineata proprio questa
funzione di ideale, propria dell’ideale dell’io e poi del Super-io, dato che accade che il bambino\a
prenda a proprio ideale (identificandosi) il genitore dello stesso sesso . Ma questa è una funzione
del tutto diversa dell’interiorizzazione della legge del padre , delle regole normative ed etiche, che
pure è una funzione importante del Super-io, ma non certamente l’unica!
La funzione ‘ideale’ è una funzione a sé stante del Super-io , che è importante tenere distinta
dall’interiorizzazione delle leggi, e che è direttamente connessa con il narcisismo dell’infanzia , sia
che venga considerata come istanza ‘ideale dell’io’, sia che venga considerata una funzione del
Super-io.

Una breve digressione a questo punto va fatta sul concetto di ‘idealizzazione’, il significato di
questo concetto risiede nel fatto di attribuire all’oggetto qualità esagerate ed irrealistiche ,
accompagnate da sentimenti quali l’ammirazione , la devozione, l’adorazione ;
Freud parla di idealizzazione per indicare una sopravvalutazione sessuale dell’oggetto:
il primo oggetto ad essere idealizzato è il Sé (narcisismo primario), mentre l’oggetto primario viene
idealizzato non appena il bambino si rende conto della propria vulnerabilità. Sono allora i genitori
ad essere idealizzati (fase edipica) , anche se nel caso di deficitari rapporti con gli oggetti primari ,
l’idealizzazione può tornare sul Sé (narcisismo secondario).
L’idealizzazione però continua per tutta la vita : situazioni come l’adolescenza, l’innamoramento o
il transfert ne sono un esempio.

Negli autori post-freudiani il concetto di idealizzazione è stato valorizzato da alcuni per un aspetto,
da altri per un altro aspetto:
KLEIN: per lei ad esempio l’idealizzazione dell’oggetto è una difesa contro la distruttività ed in
particolar modo contro l’angoscia paranoide. Questo meccanismo rientra nella fase
schizoparanoide dove l’oggetto idealizzato rappresenta il ‘seno buono’ , però è impossibile per
l’oggetto idealizzato mantenersi perfetto, per cui alla prima frustrazione o delusione cambia in
oggetto cattivo e persecutorio.

PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI DELL’IO.


In quest’opera Freud si propone di studiare la natura dei legami e delle relazioni che intercorrono
tra l’individuo ed il gruppo: questo interesse per la psicologia dei gruppi e delle folle , procede
parallelamente all’elaborazione della seconda topica.
Freud nell’opera si avvale delle teorie che Le Bon espone in ‘Psicologia delle folle’ , una di queste è
che gli individui che compongono una massa , indipendentemente dal tipo di vita , dalle
occupazioni, dal temperamento, o dall’intelligenza , acquistano una sorta di anima collettiva. Tale
anima li fa sentire , pensare, agire, in modo del tutto diverso da come ciascuno di loro
individualmente penserebbe, sentirebbe e agirebbe e soprattutto l’individuo in massa,
diversamente da come farebbe da solo, acquista un sentimento di potenza invincibile e diventa un
istintivo.
Per cui Freud crede che se nella massa gli individui sono collegati tra loro, ci deve essere qualcosa
che li lega : ciò che li lega è la comparsa dell’anonimato e dell’irresponsabilità quando si è in
massa. Nella folla quindi, tutte le sovrastrutture che si sono costruite attraverso l’educazione
sociale e l’evoluzione individuale , si allentano e si annullano, e si potrebbe dire che l’anima della
folla presenta aspetti che corrispondono alla vita psichica dei primitivi e dei bambini e che ha
quindi delle somiglianze con le manifestazioni dell’inconscio. La coscienza morale sembra
scomparire del tutto!

Cosa avviene nella folla? Un vero e proprio ‘contagio mentale’ , cioè ogni sentimento o atto oscuro
e violento tende a venir prodotto da tutti i componenti della folla.
Questo è un effetto della suggestionabilità, attraverso la quale un individuo nella folla è pronto ad
accettare e a far propri sentimenti , convinzioni ed impulsi verso i quali in genere è estraneo.
Sappiamo inoltre che nella massa , gli individui hanno un grande bisogno di autorità da ammirare ,
a cui inchinarsi, da cui essere dominati, maltrattati, di un leader da seguire. Dalla psicologia
dell’individuo, si è appreso da dove proviene questo bisogno: è la nostalgia del padre insita in
ognuno dall’infanzia; identificandosi col capo, ponendolo al posto del padre e dell’ideale dell’io,
l’individuo accede ad una potenza che altrimenti non potrebbe ottenere.
Nelle masse in cui il capo non ci sia , al suo posto potremmo trovare un’idea, un’astrazione, un
desiderio, oppure l’odio per una persona o per un’idea o un’istituzione.
Il capo diventa l’ideale dell’io e può sostituirsi al super-io , in questi casi la normale funzione del
Super-io viene come sospesa, sospensione che Freud chiama ‘angoscia sociale’.

IL NARCISISMO DELLE PICCOLE DIFFERENZE.


Questa tendenza a stare nella folla contrasta con la metafora schopenhaueriana secondo cui gli
uomini non tollerano una vicinanza troppo intima con l’altro; per cui in un rapporto stretto, come
quello di coppia vi sono sempre dei sentimenti di rifiuto e di ostilità, in genere rimossi, che danno
luogo all’ambivalenza: tali sentimenti di rifiuto e di ostilità per il partner derivano dal fatto che
amare significa sacrificare il proprio narcisismo.
Secondo Freud sono le piccole differenze a provocare sentimenti di estraneità e di ostilità tra gli
individui, da qui il nome di NARCISISMO DELLE PICCOLE DIFFERENZE.

Ma questi sentimenti, tutta questa intolleranza, spariscono nella massa, qui gli individui si
comportano come se fossero omogenei, tollerano il modo d’essere dell’altro, si considerano uguali
a lui e non provano nei suoi confronti alcun sentimento di avversione. Nella folla tutti si sentono
solidali, tutti si sentono uguali, non emerge alcun tipo di differenza e quindi alcun tipo di ostilità:
ogni individuo di IDENTIFICA con l’altro, ed è dall’identificazione che nasce la simpatia verso l’altro.
Alla base di questa identificazione reciproca, c’è un punto in comune, ovvero l’attaccamento
libidico verso il capo e l’assunzione dello stesso come IDEALE DELL’IO (investimenti libidici non può
verso Sé stessi, non più narcisistici, ma verso un Ideale dell’Io, verso un oggetto).

Investimento oggettuale (capo), si perde parte del Narcisismo investendo su un oggetto Ideale –
c’è un’identificazione con l’ideale e poi l’identificazione tutte le persone che seguono lo stesso
ideale( stessa cosa accade nell’innamoramento).
CAPITOLO 20.
LA TEORIA DELL’ANGOSCIA E DEGLI AFFETTI.
Freud nelle sue ultime opere ridimensiona anche il concetto di rimozione e di angoscia.
Nei primi lavori Freud affermava che la rimozione fosse il fondamento del primo modello di difese
e che si verificava perché un’idea intollerabile minacciava di irrompere nella coscienza rischiando
di determinare una reazione emotiva spiacevole, ragion per cui veniva respinta nell’inconscio. Per
tenerla seppellita nell’inconscio, ci voleva un grande dispendio di energia , un controinvestimento:
la resistenza.
Ciò che veniva e restava rimosso era la rappresentazione del desiderio mentre l’affetto legato alla
rappresentazione non era destinato ad essere rimosso, anzi questo veniva convertito in sintomo
isterico oppure poteva essere espresso attraverso l’angoscia.

Ma se prese in considerazione tanti altri stati patologici oltre l’isteria, ci si rende conto che la
rimozione era solo uno tra i tanti meccanismi di difesa. Con la scoperta di tanti meccanismi di
difesa , appariva sempre più evidente che la funzione di tali meccanismi psichici era quella di
difendere l’apparato psichico dall’angoscia, una sensazione di pericolo imminente e indeterminato
che poteva entrare in tante situazioni cliniche, una sensazione insostenibile ed intollerabile per
l’apparato psichico ed in generale per il soggetto.

LA PRIMA TEORIA DELL’ANGOSCIA: DALLA RIMOZIONE ALL’ANGOSCIA.


Nel Progetto, Freud pensava che un accumulo di energia non scaricata provoca una sensazione di
dispiacere e questo dispiacere è l’angoscia : nella sua prima teorizzazione quindi l’angoscia è
intesa come trasformazione di libido che non trova possibilità di scarica.
Da cosa è provocata questa angoscia? Freud era convinto del fatto che un eccesso di rimozione ,
meccanismo che seppellisce solo la rappresentazione mentre lascia libero tutto l’affetto legato
alla rappresentazione , determina l’angoscia: nel senso che l’angoscia è generata dalla quantità di
affetto non legato più alla rappresentazione e che non ha possibilità di essere scaricato
( oppure abitudini scorrette nella vita sessuale producevano quantità di eccitamento non scaricato
che veniva percepito come angoscia).
Dunque la prima teoria dell’angoscia si basa su un modello prettamente ECONOMICO laddove un
accumulo di energia , di affetto (non scaricato) dovuto ad un eccessivo lavoro di rimozione,
provoca uno stato di dispiacere che corrisponde all’angoscia.

LA SECONDA TEORIA DELL’ANGOSCIA: DALL’ANGOSCIA-SEGNALE ALLA


RIMOZIONE.
La teoria appena esposta va incontro ad un ribaltamento.
Nell’opera ‘inibizione, sintomo e angoscia’, Freud capovolse il rapporto tra angoscia e rimozione ,
pensando che fosse l’angoscia ad attivare la rimozione e non un’eccessiva rimozione a generare
l’angoscia: c’è una liberazione iniziale di dispiacere ma questa agisce come SEGNALE affinché l’IO
possa attuare una adeguata difesa.
Un esempio è nel caso del piccolo Hans, l’angoscia di evirazione serve al piccolo a mettere in
funzione la rimozione verso idee incompatibili di odio e amore verso i genitori ed il successivo
spostamento degli affetti sul cavallo.
Anche la censura del sogno doveva ricevere un segnale di qualche genere per dare avvio all’attività
del sogno.
Questa seconda teorizzazione secondo cui si parte dall’ANGOSCIA per arrivare alla RIMOZIONE, è
una conseguenza dell’imporsi del modello strutturale dell’apparato psichico e dell’idea che sia l’Io
la sede dell’angoscia ( mentre nella prima teorizzazione l’angoscia dipendeva dalla libido del moto
pulsionale rimosso).

Su cosa si basa questa nuova teoria ? Sulla teorizzazione di un’ ANGOSCIA SEGNALE che favorisce
la RIMOZIONE ; Freud in particolare parla di un leggere sviluppo d’angoscia (segnale d’angoscia)
per inibire uno sviluppo ulteriore d’angoscia (angoscia primaria) .
Questa angoscia segnale allora avvisa l’IO che è in arrivo un’angoscia più grande (angoscia
primaria) e che per contrastarla è necessario che attivi tutte le difese adeguate a respingerla.

L’ANGOSCIA AUTOMATICA (PRIMARIA) E L’ANGOSCIA-SEGNALE (SECONDARIA) .


Cosa si intende per angoscia primaria o automatica? Qual è la sua origine?
Freud diceva che l’esperienza della nascita è il primo pericolo di morte, la situazione più
traumatica della vita, ed è la primissima esperienza che ci ha trasmesso angoscia (angoscia
primaria o automatica): l’angoscia si riproduce automaticamente in situazioni analoghe alla sua
situazione d’origine come tentativo di abreagire il trauma originario.

L’io però poteva ottenere potere su questo affetto e lo riproduceva esso stesso servendosene
come segnale del pericolo incombente e come mezzo per suscitare l’intervento di meccanismi di
difesa: ogni qual volta l’individuo si trova in situazioni di pericolo simili a quella d’origine
traumatica , l’IO produce una piccola quantità di angoscia che attiva una serie di difese in grado di
contrastare il pericolo.

Quindi, senza dubbio, c’è una duplice origine dell’angoscia:


1. Una volta come conseguenza del momento traumatico;
2. Un’altra volta come segnale che minaccia il ripetersi di una situazione simile a quella traumatica.
In conseguenza a questa duplice teorizzazione dell’origine dell’angoscia, Freud sviluppa anche due
tipi di reazioni diverse:
1. Affettiva : situazione traumatica – angoscia primaria;
2. Protettiva: situazione di pericolo; questa reazione dà il segnale del subentrare di quella affettiva
– segnale d’angoscia;

L’ANGOSCIA IN RELAZIONE ALLA PERDITA DELL’OGGETTO.


L’angoscia può essere considerata anche da un punto di vista RELAZIONALE, quando è una
reazione al pericolo della perdita dell’oggetto (finora abbiamo parlato di un pericolo pulsionale).

Un bambino , nei primi mesi di vita, non può ancora distinguere la mancanza temporanea
dell’oggetto dalla sua perdita duratura , quindi la situazione in cui il bambino avverte la mancanza
della madre, soprattutto se in quel momento il lattante avverte un bisogno che la madre dovrebbe
soddisfare, non è una situazione di pericolo ma è invece una situazione traumatica: si attua allora
un ‘terrore senza nome’ prossimo all’angoscia primaria automatica .
In fasi successive di maggior maturità, in cui vi è ‘costanza dell’oggetto’ e quindi fiducia che la
madre torni, l’angoscia può diventare paura di perdere l’oggetto e quindi può strutturarsi come
angoscia-segnale , al servizio delle difese dell’IO.

In questo modo Freud confuta la teoria del trauma della nascita , troppo ingenua nel dare una
spiegazione della genesi dell’angoscia , preferendo insistere sull’ipotesi che l’angoscia dipenda
dalla perdita dell’oggetto, mantenendo comunque la duplice origine:
1. Angoscia primaria – situazione traumatica- segno di immaturità e debolezza dell’IO;
2. Angoscia segnale- situazione di pericolo- segno di maturità e forza dell’IO.

L’angoscia dei bambini non è originariamente se non l’espressione del fatto che essi sentono la
mancanza della persona amata , perciò accolgono con timore ogni estraneo ed hanno paura del
buio: in entrambi i casi sentono la mancanza della persona amata e quindi questi sono casi di
‘pericolo’ .

ANGOSCIA DI CASTRAZIONE E ANGOSCIA DI SEPARAZIONE.


Se l’angoscia è relativa alla paura di perdere l’oggetto, dobbiamo pensare a come varia l’oggetto (
da parziale a totale) nel corso dello sviluppo libidico affettivo.
C’è una successione di PERDITE NARCISISTICHE che precedono e spianano la via all’ANGOSCIA DIO
CASTRAZIONE : perdita del seno materno dopo la suzione (oggetto parziale), la perdita delle feci
nell’evacuazione (oggetto narcisistico) , sono tutte situazioni di perdita e di pericolo , che
mostrano una progressiva differenziazione tra il Sé e l’oggetto.
Possiamo immaginare che ognuna di queste fasi abbia una sua specifica angoscia di separazione,
che anticipa l’angoscia di evirazione, di castrazione!

RIFERIMENTI CLINICI.
Freud ancora distingue :
1. Un’angoscia reale dinanzi al mondo esterno;
2. Un’angoscia morale dinanzi al Super-io;
3. Un’angoscia nevrotica dinanzi alla forza delle passioni dell’Es.
4. Un’angoscia d’attesa nelle nevrosi attuali e nelle nevrosi d’angoscia, cioè un’ansia generale e
fluttuante , che Freud interpretava come risultato di un eccitamento libidico ( sessuale o
aggressivo) non scaricato ( cioè non adeguatamente espresso).
L’angoscia è presente in quadri clinici svariati e differenti tra loro per gravità.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E RIASSUNTIVE SULLA TEORIA DELL’ANGOSCIA: IL


SEGNALE D’ANGOSCIA E LO SVILUPPO DELLE FUNZIONI DELL’IO.
Freud distinse due forme d’angoscia : una PRIMARIA ed una SECONDARIA .
La prima sarebbe una sorta di prototipo per l’esperienza successiva di angoscia secondaria ,
segnale, che è funzionale in quei momenti in cui l’IO può reagire con una piccola quantità di
angoscia che segnali appunto il presentarsi di una situazione traumatica incombente e
potenzialmente pericolosa, e inneschi i meccanismi di difesa atti ad allontanare il pericolo di
un’esperienza altrimenti realmente traumatica. In questo caso potremo dire che sarà proprio
l’angoscia , o meglio questo segnale d’angoscia , a causare la rimozione e gli altri meccanismi di
difesa ( e non la rimozione a causa l’angoscia , come nella prima elaborazione teorica del trauma
sessuale infantile). L’angoscia è al servizio dell’IO: il suo ammontare quantitativo deve essere
ridotto ad un minimo che l’IO impara ad utilizzare come segnale per predisporre le azioni idonee
ad affrontarla. L’io controlla e regola i meccanismi di sviluppo dell’angoscia a fini adattivi (nella
prima teorizzazione questa possibilità non esiste, l’angoscia risulta essere semplicemente la
conversione della libido non scaricata ). Non sempre però c’è una riuscita : l’angoscia può
sopraffare l’IO , impedendogli di valutare la ragione del pericolo creando un enorme disagio
nell’individuo.

CENNI AGLI SVILUPPI TEORICI SUCCESSIVI.


Teorie sull’angoscia post-freudiane:
1. WINNICOTT: definisce prototipo di ogni angoscia, l’ANGOSCIA DI ANNICHILIMENTO, uno stato di
impotenza, di annullamento, provato in un certo modo alla nascita, momento di cesura tra una
continuità ed un’improvvisa discontinuità.
Questo stato può essere non integrato, quando alla nascita la mamma non abbraccia e non
contiene il bambino, e può sentirsi quindi cadere in un vuoto senza fondo: ANGOSCIA DI NON-
INTEGRAZIONE.
Invece questo stato può essere integrato, quando alla nascita la mamma abbraccia e contiene il
bambino, e quindi quando la madre accoglie amorevolmente il bambino.
Ma esiste anche un’ANGOSCIA DI INTEGRAZIONE: dovuta ad un’eccessiva richiesta di integrazione
fuori dai normali tempi dello sviluppo, si tratta di un iperadattamento del bambino.
La mamma accoglierà in modo eccessivo il bambino, e gli darà cure eccessive, di cui lui in realtà
non ha bisogno, ed indurrà nel bambino uno sviluppo di un falso Sé, falsi bisogni, falsi desideri.

2. MELANIE KLEIN: tratta l’angoscia mettendo l’accento sul mondo interno.


L’ANGOSCIA DI ANNICHILIMENTO , espressione della pulsione di morte, è seguita dall’ANGOSCIA
PERSECUTORIA O PARANOIDE (posizione schizoparanoide) e dall’ANGOSCIA DEPRESSIVA
(posizione depressiva).

3. SPITZ: parla di ANGOSCIA ALL’ESTRANEO, all’incirca all’ottavo mese, testimonianza del


riconoscimento della madre come oggetto separato da Sé e distinto dagli altri, la cui assenza,
avvertita dalla presenza di un estraneo-non madre , suscita nel bambino il pianto.

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