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FEDERAZIONE ITALIANA PALLACANESTRO

Commissione Provinciale Allenatori


CATANIA

QUADERNO TECNICO

CORSO ALLIEVO ALLENATORE


CATANIA 9 GIUGNO-9 LUGLIO 2008

RESPONSABILE AMMINISTRATIVO: Michelangelo Sangiorgio


RESPONSABILE ORGANIZZATIVO: Giuseppe Guadalupi
FORMATORE CNA: Paolo Maurizio Messina
ASSISTENTE: Valeria Maria Puglisi
ISTRUTTORE CIA: Tiziana Luca
PREPARATORE FISICO: Massimo Sigillo
DOCENTE SdS: Andrea Sica
FIP Quaderno Tecnico - Corso Allievo Allenatore Catania 09/06-09/07-2008 Formatore CNA: P.M.Messina

Ringraziamenti
Si ringrazia la Prof.ssa Valeria Puglisi per la disponibilità e professionalità
mostrata durante il corso e per l’aiuto offerto nel redigere il presente
“Quaderno Tecnico”.

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FIP Quaderno Tecnico - Corso Allievo Allenatore Catania 09/06-09/07-2008 Formatore CNA: P.M.Messina

Indice

I corsisti 4
Legenda 5
Modulo 1: il gioco della pallacanestro 6
Caratteristiche del gioco 6
La formazione del giocatore 7
I fondamentali del gioco 7
Il modello di prestazione 8
Modulo 2: ball-handling 9
Esercizi per la rapidità delle mani 9
Esercizi per la sensibilità delle dita 9
Esercizi propedeutici per i movimenti tecnici 9
Esercizi da fermo e in movimento 9
Esercizi con o senza palla 9
Esercizi con uno o due palloni 9
Esercizi individuali e a coppie 9
Gli esercizi di ball-handling 10
Modulo 3: fondamentali individuali senza palla 12
Posizione fondamentale 12
Cambio di velocità 12
Cambio di direzione 12
Cambio di senso 12
Giro in corsa 12
Giro 13
Lavoro dei piedi 13
Gli esercizi per l lavoro dei piedi 14
Gli esercizi per i fondamentali individuali senza palla 17
Modulo 4: arresti e partenze 19
Arresto a un tempo 19
Arresto a due tempi 19
Arresto dopo il palleggio 19
Arresto in seguito alla ricezione della palla 19
Partenza incrociata 19
Partenza omologa 20
Gli esercizi per gli arresti e le partenze 21
Modulo 5: il tiro 24
La meccanica 24
L’equilibrio 24
La coordinazione 24
La forza 24
Il punto di mira 24
La parabola 24
Tiro da fermo 25
Tiro in elevazione 25
Tiro in sospensione 25
Tiro in corsa (terzo tempo) 25
Tiri speciali 25
Gli esercizi per il tiro 26
Modulo 6: il palleggio 29
Palleggio veloce 29

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Palleggio protetto 29
Cambio di velocità 29
Cambio di senso 30
Cambio di direzione 30
Cambio di mano frontale 30
Cambio di mano fra le gambe 30
Cambio di mano dietro la schiena 30
Giro in palleggio (virata) 30
Gli esercizi per il palleggio 31
Modulo 7: il passaggio 33
Ricezione e presa della palla 33
Passaggi a due mani 33
Passaggi ad una mano 34
Finta di passaggio 34
Gli esercizi per il passaggio 35
Modulo 8: fondamentali individuali di difesa 37
Posizione fondamentale di difesa 37
Uso delle braccia e delle mani 37
Scivolamenti 37
Cambio di guardia 37
Gli esercizi per i fondamentali individuali di difesa 39
Modulo 11: elementi di didattica 41
L’apprendimento motorio 42
Gli esercizi o attività 42
La preparazione degli esercizi 43
L’organizzazione degli esercizi 43
Come presentare gli esercizi 44
Il feedback e i contenuti dell’informazione 44
L’osservazione delle attività 45

N.B. I moduli 9, 10 e 12 non sono trattati nel presente quaderno tecnico perché inerenti
rispettivamente le aree del regolamento tecnico, della preparazione fisica e della
metodologia dell’insegnamento sportivo.

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I corsisti
Blaze Roderich
Capodicasa Damiano
Cocco Andrea
Di Masi Davide Simone
Di Pietro Giuseppe
Giorgianni Gabriele
La Rosa Gaetano
Lo Faro Marco
Luca Valentina
Marullo Giuseppa
Maugeri Salvatore
Merenda Maria Luisa
Pappalardo Marco
Reitano Luca
Scarcella Livia

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Legenda

Palla

Cono o cinesino

Giocatore in attacco senza palla

Giocatore in attacco con palla

Giocatore in difesa

Allenatore

Allenatore con palla

Passaggio consegnato

Arresto

Spostamento del giocatore senza palla

Spostamento del giocatore in palleggio

Passaggio

Tiro

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Modulo 1: il gioco della pallacanestro


La pallacanestro (basketball) nasce nel 1891 dall’idea di un insegnante di
Educazione Fisica dell’YMCA college di Springfield Boston, nel Massachusetts (USA),
James Naismith. Il gioco consisteva nel tirare un pallone in un cesto da frutta attaccato
al muro (che in un momento successivo fu privato del fondo al fine di far uscire la palla
dal basso). Le regole principali erano: il pallone si può lanciare con una o due mani, lo
si può schiaffeggiare ma non si può colpire con il pugno chiuso; non si può spingere,
trattenere o fare sgambetti. Quando la palla entra nel cesto vale un punto e vince chi
segna di più. I giocatori in campo, inizialmente sette contro sette, divennero cinque con
l’adozione del gioco da parte dell’Università Yale che il 20 marzo 1897 disputò la prima
gara ufficiale. Da allora i principi del gioco sono rimasti gli stessi, sono solo cambiate le
norme di attuazione. I principali cambiamenti del regolamento internazionale FIBA
avvenuti negli ultimi 30 anni sono: 1976 – viene introdotta la regola del “3 su 2”, per cui
un giocatore ha la possibilità di tirare un terzo tiro libero nel caso fallisca uno dei primi
due; 1984 – la regola del “3 su 2” viene sostituita con la regola “1 più 1”, per cui un
giocatore deve realizzare il primo dei tiri liberi se vuole tirare il secondo. Sbagliando il
primo ci sarà rimbalzo; nello stesso anno viene introdotto il tiro da 3 punti (m 6.25);
1996 – si stabilisce che il “piede perno” è il primo piede che poggia per terra; fino a quel
momento il piede perno era il “piede arretrato”; 2000 - il tempo per l’azione d’attacco
viene ridotto a 24 secondi e il limite per portare la palla in zona d’attacco a 8 secondi.
Inoltre, la gara si divide in 4 periodi di 10 minuti ciascuno (prima consisteva in 2 tempi di
20 minuti ciascuno); 2004 – viene introdotta la regola del possesso alternato con
relativa freccia, per le situazioni di salto a due; resta solo la palla a due iniziale.

Caratteristiche del gioco


La pallacanestro è uno sport di “situazione”, cioè uno sport che si sviluppa e si
evolve in funzione degli eventi che si manifestano durante la gara; par tale ragione una
gara non sarà mai uguale all’altra e lo stesso varrà per gli allenamenti. Tutti i giocatori
partecipano contemporaneamente alle azioni di attacco o di difesa, tutti hanno quindi
pari opportunità di segnare e pari responsabilità nel difendere. È un gioco veloce e con
azioni spesso rapide, è necessario quindi un grande lavoro di gambe (rapidità negli
spostamenti); è possibile affermare quindi che la pallacanestro è un gioco in cui è
necessario “saper correre”. Le azioni si sviluppano occupando il campo sia in lunghezza
che in larghezza (m28x15) e tale aspetto viene sempre evidenziato al fine di ottenere il
massimo vantaggio sull’avversario. Le situazioni di transizione, ovvero di passaggio
dalla difesa all’attacco e viceversa dall’attacco alla difesa, rappresentano, se
adeguatamente preparate, potenzialità offensive o difensive non indifferenti; questo
aspetto rientra tra le abitudini (orientamento mentale) che a medio termine
caratterizzano positivamente la squadra. I giocatori occupano gli spazi del campo
rispettando delle regole di organizzazione dettate dall’allenatore. Seguendo un
orientamento canonico, i giocatori, una volta superata la metà campo d’attacco,
occupano le posizioni facendo riferimento alla zona immediatamente esterna alla linea
dei tre punti: in questa striscia operano i giocatori esterni (giocatori più bassi); attorno
all’area dei tre secondi operano invece i centri (giocatori più alti). È importante non
confondere i ruoli con le posizioni: i ruoli dei giocatori sono definiti sulla base di alcune
caratteristiche strutturali, atletiche e tecniche, ma è bene sapere che nelle prime fasce
delle categorie giovanili, i giovani devono “saper fare tutto in tutte le posizioni!”; questo
aspetto deve essere ben chiaro per evitare forme di specializzazione precoce. I ruoli
sono: il Playmaker, la guardia, l’ala e il pivot.

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La formazione del giocatore


Tutti gli sforzi devono essere orientati alla formazione di un giocatore completo
sotto il profilo tecnico, fisico e cognitivo. In modo particolare è necessario che i giovani
cestisti abbiano una grande capacità di leggere e risolvere le situazioni, sorretti però da
mezzi tecnici elevati e da una condizione fisica adeguata; soltanto un lavoro adeguato
su questi tre aspetti potrà permettere ai nostri giovani la possibilità di competere alla
pari in campo internazionale. Il lavoro tecnico ha come obiettivo l’acquisizione di abilità
(fondamentali) da esprimere necessariamente, una volta automatizzati, su due profili
fondamentali e inscindibili: 1- precisione e rapidità del gesto, necessari per un controllo
costante in tutte le situazioni e contro ogni avversario; 2- adeguata applicazione del
bagaglio tecnico alle situazioni di gioco. Il lavoro fisico è indispensabile sia per
potenziare i mezzi tecnici che per sostenerli nelle condizioni critiche di fatica; in tal
senso il lavoro può essere strutturato mediante una preparazione fisica parallela, o
mediante un lavoro integrato (vedi area del preparatore fisico). Il processo cognitivo,
molto complesso da un punto di vista metodologico, è quello che permette al giocatore
non solo di eseguire azioni (o corsi di azioni) predefinite come gli schemi di gioco, ma
anche di saper agire in modo autonomo riconoscendo le situazioni e pianificando
adeguati piani d’azione.

I fondamentali del gioco


Le abilità fondamentali (tecnica cestistica) della pallacanestro vengono, per
comodità didattica, suddivise in fondamentali di difesa e d’attacco, questi ultimi suddivisi
a loro volta in fondamentali con e senza la palla. I fondamentali rappresentano i mezzi
di cui dispone il giocatore per raggiungere gli obiettivi del gioco. Saper eseguire i
fondamentali e saperli utilizzare rappresentano gli obiettivi essenziali dell’allenamento
giovanile; questo aspetto viene spesso affrontato con superficialità dagli allenatori in
quanto distratti dal gioco che rappresenta invece il fine ultimo da raggiungere. È
necessario comprendere che saper giocare, cioè avere capacità d’azione, è il diretto
risultato di un processo di apprendimento che vede lo sviluppo dei fondamentali come
mezzo per esprimere tale capacità: è chiaro quindi che sarà necessario molto tempo
prima che si raggiunga un’adeguata fase di consolidamento; saltare questo processo
significherebbe utilizzare strade più brevi ottenendo magari risultati a breve termine ma
limitando notevolmente la “futuribilità” del giocatore.
 Non tutti i fondamentali vengono eseguiti in modo speculare sui due quarti di
campo1. Più chiaramente, se consideriamo una situazione di arresto e tiro possiamo
osservare come il giocatore eseguirà l’arresto sempre con il piede destro leggermente
avanzato rispetto al sinistro e tirerà sempre con l’arto dominante cioè il destro (è
evidente che se il giocatore fosse mancino eseguirebbe l’esatto opposto di quanto
descritto). Cosa diversa accade con altri fondamentali che possono essere eseguiti in
modo speculare, ad esempio il tiro in terzo tempo (appoggio destro-sinistro e tiro di
destro sul quarto di campo destro, oppure, appoggio sinistro-destro e tiro di sinistro sul
quarto di campo sinistro). Tale aspetto risulta importante anche per determinare il
tempo disponibile per tirare nell’istante in cui si stabilisce la distanza dall’avversario; più
semplicemente, nel caso di arresto a due tempi (in avanzamento) e tiro dall’ala sinistra,
il piede perno (quindi il destro) stabilisce la distanza massima registrabile dall’avversario
in quel preciso istante. Nella stessa situazione, ma dall’ala destra, il piede perno (quindi
il sinistro) non stabilisce la distanza massima dall’avversario poiché il secondo tempo
(piede destro) supera la linea dei piedi, diminuendo quindi ulteriormente la distanza
dall’avversario e aumentando contemporaneamente il tempo d’arresto.
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Messina P.M.; L’insegnamento della pallacanestro – problematiche didattiche e metodologiche, Ed.
Greco, 2004

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 Gli esercizi per lo sviluppo dei fondamentali individuali possono essere


semplici nel momento in cui si lavora su un solo fondamentale, o combinati quando
sono coinvolti più fondamentali. L’allenamento della tecnica deve prevedere due
tipologie di esercitazioni:
• Allenamento di tipo “esecutivo” (“a secco”): permette lo sviluppo e
l’acquisizione dell’abilità tecnica da un punto di vista prettamente esecutivo; in
questo caso l’allenamento della tecnica dovrà soddisfare l’esigenza di
un’immagine motoria (come si esegue).
• Allenamento di tipo “applicativo” (in situazioni di gioco): permette di acquisire
il fondamentale in condizioni di gioco (parziali o complete), e risponde alla
necessità di sviluppare l’utilità del fondamentale e il momento in cui deve essere
eseguito.

Il modello di prestazione
Per modello prestativo o funzionale si intende la descrizione dettagliata di ciò che
accade, dal punto di vista dell’impegno fisico, durante la gara. Per avere questo quadro
è necessario osservare e descrivere le caratteristiche di base del gioco e rilevare dati
sui parametri fisiologici e bio-energetici della prestazione.
In generale possiamo dire che la pallacanestro è uno sport di squadra e di
situazione, nel senso che i comportamenti sono dettati dagli eventi-azioni che si
susseguono durante la gara, è inoltre una disciplina con opposizione diretta degli
avversari che utilizzano abilità aperte (open skill). Nel modulo dedicato alla
preparazione fisica si osserverà come la gara incide sui parametri fisiologici del
giocatore (carico interno) e sui principi che guidano alla programmazione e
periodizzazione dell’allenamento per far fronte alle esigenze di performance della gara
(carichi esterni). La conoscenza generale del modello di prestazione permette
all’allenatore di modulare adeguatamente gli stimoli, in modo da ottenere un adeguato
miglioramento della performance.

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Modulo 2: ball-handling
Per ball-handling o trattamento di palla si intende la capacità del giocatore di
saper padroneggiare la palla in tutti i movimenti tecnici, in particolare nella presa e
ricezione nel passaggio e nel palleggio. Questa capacità migliora, nell’insieme, le
capacità coordinative e conseguentemente le abilità tecniche, permettendo un
miglioramento graduale sia del controllo della palla che dei movimenti del corpo.
Gli esercizi per il miglioramento dell’abilità nel trattare la palla possono essere
divisi in base agli obiettivi specifici e alle modalità di esecuzione.
In relazione agli obiettivi, gli esercizi si distinguono come segue:
• Esercizi per la rapidità delle mani: viene evidenziata la sequenza di rapporti
che si stabiliscono tra la palla e i vari segmenti corporei. La velocità di
esecuzione deve essere aumentata gradualmente mantenendo sempre stabile il
rapporto velocità-precisione.
• Esercizi per la sensibilità delle dita: viene evidenziata la sequenza di rapporti
che si stabilisce tra la palla e le dita, al fine di migliorare la padronanza digitale e
la possibilità di dirigere e controllare la palla con la sola manipolazione, in tal
senso grande importanza dovrà essere data alla capacità di articolare il polso.
• Esercizi propedeutici per i movimenti tecnici: gli esercizi di ball-handling
possono essere utilizzati come attività preparatoria ai vari fondamentali tecnici in
particolare alla presa e ricezione, al palleggio e al passaggio. Questo aspetto si
ritiene sia indispensabile per una corretta e completa acquisizione della tecnica.
In relazione alle modalità di esecuzione, gli esercizi possono essere distinti come
segue:
• Esercizi da fermo e in movimento: il passaggio da condizioni statiche a
condizioni dinamiche aumenta la difficoltà di esecuzione nonché l’intensità del
lavoro.
• Esercizi con o senza palleggio: il trattamento della palla può essere sviluppato
con modalità diverse. Gli esercizi di sola manipolazione (senza palleggio)
permettono un miglioramento della capacità di gestione della palla, necessaria in
tutte le situazioni che precedono il passaggio, il tiro e il palleggio. Gli esercizi
con il palleggio, oltre a migliorare il controllo della palla, costituiscono un’attività
propedeutica molto importante, sia in condizione statica (da fermo) che in
condizione dinamica (in movimento).
• Esercizi con uno o due palloni: l’utilizzo di uno o due palloni permette di
migliorare la capacità di combinazione, di ritmo e la coordinazione dinamica
generale.
• Esercizi individuali e a coppie: la possibilità di interagire con un compagno,
oltre a migliorare specifiche capacità coordinative, abitua a collaborare e a
percepire spazi, tempi e riferimenti operativi diversi dal lavoro individuale.

Durante l’esecuzione degli esercizi è sempre bene non guardare la palla, evidenziando
la necessità di migliorare e ampliare la libertà articolare e aumentando gradualmente la
velocità. È consigliabile inserire gli esercizi di ball-handling nella prima parte
dell’allenamento (anche come componente del riscaldamento), ciò permette un
apprendimento in condizioni di freschezza neuro-muscolare. L’esercitazione costante
(giusta frequenza e volume di lavoro) e la combinazione dei diversi esercizi permette
nel giovane discente un miglioramento progressivo e continuo delle abilità.

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Gli esercizi di ball-handling

 Da fermo, un pallone a testa in posizione fondamentale:


- Pizzicare la palla sopra la testa a braccia distese
- Idem davanti al petto e dietro la schiena
- Oscillare la palla per basso (come un pendolo) sul piano frontale,
passandola da una mano all’altra
- Palla tenuta con una mano davanti al petto, far rotolare la palla sul dorso
per poi riprenderla sul palmo
- Idem passandola da una mano all’altra
- Far girare la palla attorno ai fianchi, alla testa, alle ginocchia (anche in
successione)
- Piedi uniti, far girare la palla attorno alle gambe, poi attorno a una gamba
che si sposta avanti, per poi ritornare indietro e rigirare attorno a
entrambe.
- Otto attorno alle ginocchia
- Far girare la palla attorno a un solo ginocchio
- Far passare la palla in mezzo alle gambe poste una più avanti rispetto
all’altra; a ogni passaggio alternare con un saltello la posizione delle
gambe
- Inginocchiato su un solo ginocchio: far passare la palla sotto il ginocchio,
poi davanti allo stesso, poi di nuovo sotto e quindi dietro la schiena
formando così un otto
- Palla tenuta con due mani dietro il bacino: battere la palla a terra in mezo
alle gambe per riprenderla anteriormente con due mani e viceversa
- Palla tenuta con due mani dietro il bacino: lasciare la presa per riprenderla
anteriormente alle gambe senza far cadere la palla a terra
- Palla tenuta in mezzo alle gambe con una mano dietro e l’altra davanti alle
gambe: lasciare la presa per riprendere la palla prima che tocchi a terra
ma alternando la posizione delle mani
- Palla tenuta con due mani davanti al petto: lanciare la palla in aria per
riprenderla dietro la schiena senza girarsi e viceversa
- Lanciare la palla in aria e riprenderla bassissima dopo che ha battuto a
terra
- Palleggiare sul posto (palleggio laterale)
- Idem ma dopo ogni palleggio cambiare mano davanti
- Palleggiare cambiando continuamente mano frontalmente
- Palleggio a ninna nanna frontale con una mano
- Idem laterale
- Con una mano, alternare il palleggio frontale a quello laterale
- Palleggiare cambiando continuamente mano frontalmente ma spingendo
la palla verso sinistra con la mano destra e viceversa
- Ogni due palleggi cambiare mano facendo passare la palla sotto una
gamba flessa e dietro la gamba eretta
- Palleggiare alternando le mani davanti e dietro le gambe
- Palleggiare con la stessa mano abbinando uno spostamento laterale della
gamba corrispondente alla mano che palleggia
 Da fermo, due palloni a testa in posizione fondamentale:
- palleggiare con entrambe le mani, un pallone per mano
- palleggio a ninna nanna davanti, in modo simmetrico con le due mani
- palleggio a ninna nanna davanti, in modo speculare con le due mani

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- palleggiare incrociando le mani


- palleggiare utilizzando ritmi diversi tra le due mani
- palleggiare sempre lo stesso pallone, cambiando ripetutamente mano e
passando contemporaneamente l’altro pallone da una mano all’altra
 Da seduti a gambe incrociate, un pallone a testa:
- palleggiare facendo girare la palla attorno al corpo cambiando mano
- palleggiare con il dorso della mano
- palleggiare alternando il palmo al dorso
- palleggiare con il taglio della mano
- palleggiare con un dito (alternare le dita)
- palleggiare con il pugno
 Da seduti a gambe piegate e piedi paralleli, un pallone a testa:
- palleggiare come un tamburo alternando le mani che passano sotto le
ginocchia
- palleggiare lateralmente ruotando sul bacino spingendosi con i piedi
- sollevare i piedi e cambiare mano continuamente facendo passare la palla
sotto le gambe
 In movimento, un pallone a testa:
- palleggio protetto, avanzando e arretrando di due o tre passi accostati e
cambiando mano davanti nella posizione di partenza
- idem ma cambiando mano dietro la schiena quando si torna nella
posizione di partenza
- idem ma cambiando mano in mezzo alle gambe quando si torna nella
posizione di partenza
- dalla posizione fondamentale, un palleggio incrociato e arresto laterale sul
lato del palleggio
- dalla posizione fondamentale un palleggio incrociato, un palleggio in
mezzo alle gambe e arresto in arretramento
 A coppie, un pallone a testa:
- un giocatore, in palleggio protetto, si sposta avanti, indietro e lateralmente;
l’altro compagno, di fronte, esegue a specchio
- uno di fronte all’altro (4 metri): passarsi la palla con una mano e ricevere
con l’altra
- idem con passaggio schiacciato ma effettuando un palleggio prima di
passare la palla
- idem ma effettuando una ninna nanna con la stessa mano prima di
passare la palla
- idem ma effettuando un palleggio più un cambio di mano davanti prima di
passare (quindi si riceve con una mano e si passa con l’altra)

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Modulo 3: fondamentali individuali senza palla


È necessario innanzitutto sottolineare che la pallacanestro è un gioco che
richiede rapidità di spostamento e capacità di osservazione, per tale ragione possiamo
asserire che la pallacanestro si gioca con i piedi e con gli occhi. Tutti i fondamentali
cestistici sono direttamente o indirettamente condizionati dal lavoro dei piedi, che
stabilisce i presupposti necessari per un adeguato equilibrio; pertanto, sarà dedicata
particolare attenzione a tale aspetto.

I fondamentali senza palla sono:


• Posizione fondamentale: è una posizione che il giocatore tenta di mantenere
costante al fine di essere pronto per l’esecuzione immediata di qualunque
fondamentale. La posizione del corpo prevede: piedi paralleli e larghi quanto le
spalle, angolo al ginocchio di circa 160°, busto leggermente inclinato in avanti,
baricentro che cade dentro la base di appoggio, sguardo pronto alla lettura.
• Cambio di velocità: il giocatore che passa dalla corsa lenta a quella veloce,
effettua uno spostamento delle spalle in avanti, aumenta la frequenza degli
appoggi e l’intensità della forza esplosiva, con una contemporanea riduzione
dell’ampiezza dei passi. Questo tipo di cambio di velocità si esegue in tutte
quelle situazioni in cui il giocatore deve recuperare uno svantaggio spaziale,
smarcarsi, battere un avversario, sfruttare un contropiede ecc… Anche il
passaggio dalla corsa veloce a quella lenta può produrre una condizione di
vantaggio come nel cambio di direzione o di senso o in situazioni di 1c1.
• Cambio di direzione: il piede opposto alla direzione che si intende intraprendere
rallenta la corsa e contemporaneamente spinge verso la nuova direzione, il peso
del corpo passa dal piede di spinta (avampiede) a quello opposto che si orienta
nella nuova direzione. L’intera sequenza viene effettuata mantenendo il bacino
naturalmente basso (limiti fisiologici adeguati) con una contemporanea torsione
del busto, tracciando un percorso angolare (evitare di eseguire curve); le mani
saranno sempre pronte a ricevere un eventuale passaggio. Il cambio di direzione
viene utilizzato per battere un avversario, smarcarsi, effettuare un taglio ecc.
• Cambio di senso: nel momento in cui il giocatore decide di cambiare senso,
sono ipotizzabili le seguenti due modalità:
 Viene ridotta l’ampiezza dei passi , in modo tale che il piede avanzato freni la
corsa e spinga nel senso opposto, con una contemporanea torsione del busto di
180°, contemporaneamente il piede arretrato si solleverà per effettuare un primo
e breve passo verso la nuova direzione.
 Viene ridotta l’ampiezza dei passi sino ad arrestarsi, il peso del corpo passa
dal piede avanzato a quello arretrato con una contemporanea torsione del busto
di 180°; il piede avanzato effettuerà il primo passo verso la nuova direzione.
In entrambi i casi si osserverà che, al momento dell’arresto, il piede avanzato
sarà già orientato esternamente, cioè in direzione del lato in cui si effettua la
torsione; questo particolare è frutto di un processo di anticipazione che permette
al giocatore di essere già pronto per ripristinare la nuova condizione di equilibrio.
Il cambio di senso viene utilizzato in caso di palla persa per impedire il
contropiede avversario, in tutte quelle situazioni che comportano un cambio
immediato dall’attacco alla difesa, in specifiche situazioni di smarcamento.
• Giro in corsa: si effettua ruotando (facendo perno) dorsalmente sul piede
(avampiede) del lato della direzione che si intende intraprendere, il bacino
rimane naturalmente basso, il busto leggermente inclinato e l’ampiezza del giro
sarà funzionale all’avversario, il piede libero punterà verso la nuova direzione.

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Anche in questo caso le mani saranno pronte per un’eventuale ricezione della
palla. Il giro in corsa viene utilizzato prevalentemente per smarcarsi.
• Giro: può essere effettuato ventralmente o dorsalmente. La posizione è quella
fondamentale a cui si aggiunge un adeguato lavoro delle mani (chiamare la palla
con una o due mani, controllo dell’avversario).

Lavoro dei piedi: è un’attività propedeutica ai fondamentali, migliora la rapidità negli


spostamenti sia offensivi che difensivi, nelle situazioni di salto e negli arresti; incide
notevolmente sul miglioramento delle capacità coordinative. Un lavoro adeguato dei
piedi dovrebbe seguire un carico allenante come di seguito proposto:
- Volume totale: 12’- 15’.
- Una serie: 4’- 6’.
- Pausa tra le serie: 90’’.
- Una ripetizione: 6’’- 8’’.
- Pausa tra le ripetizioni: 20’’- 40’’.
Tutti gli esercizi vengono eseguiti con un angolo al ginocchio compreso tra 140° e 160°,
ad alta intensità, lo sguardo del giocatore in avanti e le braccia pronte. Il lavoro dei piedi
può essere gradualmente combinato con l’utilizzo della palla.

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Gli esercizi per il lavoro dei piedi

Per gli esercizi sul lavoro dei piedi vengono utilizzati piccoli attrezzi, come le
strisce di gommapiuma, cinesini o coni, la scala libera (in uso per la preparazione
fisica), o le stesse righe del campo. Questi attrezzi possono essere utilizzati
singolarmente o combinati tra loro e abbinati anche all’uso della palla.

Esercizi con l’utilizzo delle linee del campo

a b

c d

e f

Fig.1

Gli spostamenti sulle linee o sulle strisce devono essere effettuati mantenendo la
posizione fondamentale, alla massima velocità e con piccoli passi (2-3 appoggi),
facendo in modo che l’appoggio dei piedi sia alternato (dx-sx-dx-sx, e non dx-sx-sx-dx)
e che i piedi siano sempre radenti al suolo (evitare i saltelli). Negli spostamenti laterali il
piede che per primo supera la linea deve essere quello omologo alla direzione presa; in
tal modo si evita di incrociare i piedi, peculiarità tecnica necessaria in molti
fondamentali. Pertanto, in una serie continua di spostamenti laterali, sarà sufficiente
effettuare due appoggi tra ogni linea. Nella serie di spostamenti in avanti, all’indietro, o
laterali alternati, è possibile effettuare anche tre appoggi, in modo da alternare il piede
che valica la linea (fig.1 e 2).

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Esercizi con l’utilizzo di strisce di gommapiuma

a b c d e f

g h i l m

Fig.2

Gli esercizi con i cinesini hanno lo scopo di migliorare la rapidità negli


spostamenti, specie quelli laterali che vengono eseguiti a “passi accostati”; gli esercizi
vengono eseguiti muovendosi attorno ai cinesini, mantenendo prevalentemente lo
stesso fronte ed evitando di incrociare i piedi (l’incrocio dei piedi porta inevitabilmente a
non essere sufficientemente reattivi alla comparsa di stimoli improvvisi), ciò permette un
miglioramento della rapidità e dell’equilibrio negli spostamenti più complessi come quelli
laterali e in arretramento.

Esercizi con l’utilizzo di cinesini e combinati con le strisce o il pallone

a b c d

arresto 

 arresto Arresto 

e
f g

Fig.3

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Il lavoro sulle linee può essere abbinato a movimenti delle braccia, al trattamento
della palla, al palleggio o al passaggio (fig.3).

Esercizi combinati con conclusione a canestro


a b

cambio giro
di mano 

c d

Palleggio con un solo


pallone
a a = palleggio protetto
in arretramento
b = cambio di mano
b frontale
c = tiro in corsa
b

Fig.4

Possono anche essere organizzati esercizi in cui, combinati al lavoro dei piedi, si
eseguono fondamentali con e senza palla (giri in corsa, cambi di mano, ecc.)
usufruendo pure dell’appoggio dell’allenatore, e che si concludono con un tiro a
canestro (fig.4).

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Gli esercizi per i fondamentali nell’area delimitata dai coni, di segnare


individuali senza palla in uno dei due canestri; i due avversari
dovranno segnare nello stesso canestro.
Chi segna per primo conquista il potere.
Gara a punti.

Es. 1 – Giocatori disposti come da


diagramma: il difensore, partendo da
metà campo, tenta di toccare
l’avversario che, con rapidi cambi di
direzione, deve cercare di superare la
linea di metà campo senza farsi Es. 3 – I giocatori, disposti come da
prendere. diagramma, effettuano rapidi
scivolamenti finché l’allenatore non
passa a uno dei due; l’altro giocatore
a
supera il compagno con la palla per
b c
ricevere e tirare in corsa.

Es. 4 – Il giocatore con la palla passa


all’allenatore e corre lentamente verso il
canestro per effettuare, dopo pochi
passi, un forte cambio di velocità in
modo da ricevere e tirare in corsa. Il
difensore segue l’attaccante con la
Es. 2 – Gioco del potere. Tre squadre, corsa all’indietro fino al cambio di
tutti senza palla a fondo campo. Il velocità, per poi girarsi e recuperare.
giocatore della squadra “a”, che per
sorteggio ha il “potere”, al via
dell’allenatore potrà decidere, giunto

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Es. 5 – Il giocatore, dopo aver passato Es. 6 - Il giocatore passa all’allenatore e


la palla all’allenatore, esegue, in si muove per chiamare la palla
corrispondenza del cono, un giro esternamente al cono dove non riceve,
dorsale in corsa per poi ricevere e tirare ed esegue quindi un giro dorsale e
in terzo tempo. taglio in back-door per ricevere e tirare.
Il lavoro può essere eseguito in modo
alternato da entrambi i lati.

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Modulo 4: arresti e partenze


Gli arresti e le partenze sono movimenti fondamentali del gioco della
pallacanestro; possono essere legati fra di loro oppure ad altri movimenti (ad esempio
arresto e ricezione, partenze e palleggio, palleggio ed arresto). Il mantenimento
dell’equilibrio è un presupposto essenziale per la corretta esecuzione dei fondamentali
in questione, in modo particolare è necessario che il giocatore acquisisca quei
particolari tecnici che gli permetteranno di assumere la postura più adatta
nell’esecuzione di un movimento (equilibrio dinamico); in tal modo il giocatore sarà in
grado di gestire il proprio baricentro anche nei limiti di stabilità consentiti dalla base di
appoggio.
Il tipo di arresto (ad uno o due tempi) stabilisce il piede perno e
conseguentemente il tipo di partenza da effettuare. La corretta gestione del piede perno
e del piede libero, permette non solo un adeguato controllo dell’equilibrio, ma anche la
possibilità di gestire la palla in modo variabile ed efficace nonché funzionale
all’avversario.

Rispetto all’esecuzione gli arresti si distinguono in:


• Arresti a un tempo: il giocatore, dopo aver ricevuto la palla o chiuso il palleggio,
si ferma (si arresta) poggiando contemporaneamente entrambi i piedi. L’arresto è
preceduto da una breve fase di volo aderente al terreno, che si conclude con un
appoggio su entrambi gli avampiedi, segue una fase di ammortizzamento che
permette sia il ripristino della condizione di equilibrio statico, sia la condizione di
pre-contrazione muscolare delle gambe (forza eccentrica) necessaria per un
eventuale tiro o partenza immediata. L’arresto a un tempo può essere eseguito
anche in “arretramento”; anche in questo caso l’appoggio avviene sugli
avampiedi.
• Arresto a due tempi: il giocatore, dopo aver ricevuto la palla o chiuso il
palleggio, si ferma (si arresta) poggiando prima un piede e immediatamente
dopo l’altro. Anche in questo caso l’arresto è preceduto da una breve fase di volo
aderente al terreno, che si conclude con un primo appoggio rullando prima sul
tallone e poi sull’avampiede (questo piede stabilisce il piede perno) e il secondo
appoggio sull’avampiede. Come per gli arresti a un tempo, la fase di
ammortizzamento risulta importante ai fini delle dinamiche successive. È
interessante notare che l’arresto finalizzato al tiro prevede un leggero
avanzamento del piede corrispondente al braccio dominante. Anche l’arresto a
due tempi può essere effettuato in “arretramento”; in questo caso l’appoggio
avviene sugli avampiedi e può essere abbinato o meno ad un giro dorsale.
Rispetto alla situazione gli arresti si distinguono in:
• Arresto dopo il palleggio: il giocatore dopo aver chiuso il palleggio con un
ultimo palleggio più forte e reattivo e senza avere bisogno di guardare la palla,
ha la possibilità di arrestarsi secondo le modalità precedentemente descritte
(arresto a uno o due tempi). È bene riporre particolare attenzione al controllo
della palla durante l’arresto; in questa fase il giocatore sfrutta il tempo dell’arresto
per prepararsi ad un eventuale tiro (preparazione dell’arto tiratore e fase
eccentrica delle gambe per essere pronti a saltare) o passaggio e per eludere
l’eventuale aggressività difensiva (strappare-proteggere la palla).
• Arresto in seguito alla ricezione della palla: la dinamica posturale e di
preparazione è identica a quella precedente ma il giocatore durante la ricezione
della palla dovrà tenere gli occhi sulla palla fin quando non ne ha acquisito il
controllo.

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Le partenze si possono inoltre distinguere in:


• Partenza incrociata: dalla posizione fondamentale il giocatore porta
lateralmente la palla ruotandola in modo che la mano di palleggio venga posta
dietro la palla stessa in modo da spingerla in avanti e la mano opposta a
supporto lateralmente bassa. Segue un palleggio basso e forte e
contemporaneamente il passo incrociato con la gamba opposta. Non è frequente
vedere una partenza incrociata in arretramento (anche se possibile e plausibile),
in quanto non permette di proteggere efficacemente la palla, e richiede anche
una esecuzione con caratteristiche coordinative non abituali.
• Partenza omologa: la palla viene gestita come nella partenza incrociata ma al
palleggio corrisponde un passo con la gamba corrispondente alla mano di
palleggio. La partenza omologa può essere eseguita sia in “avanzamento” che in
“arretramento": nel primo caso si tenta di battere l’avversario attaccandone il
fianco, nel secondo caso, si acquisisce spazio in allontanamento.

È bene ricordare che le esercitazioni sulle partenze sia incrociate che omologhe
devono prevedere sia modalità “esecutive”, che permettono un’esecuzione tecnica che
risponde alle regole poste dal regolamento (passi di partenza) che modalità
“applicative”, che permettono la valutazione dei parametri necessari per battere
l’avversario (distanza dall’avversario, ampiezza del passo, velocità di esecuzione, ecc).
Partenze ed arresti devono essere allenati sia con esercizi specifici, sia abbinati ad altri
movimenti. Gli esercizi proposti saranno inizialmente senza difensore per inserire poi
gradualmente la difesa.

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Gli esercizi per gli arresti e le partenze

Es. 4 – A coppie con un pallone. Il


Es. 1 – I giocatori effettuano un auto- giocatore con la palla lancia la palla, in
passaggio e arresto a 1 o 2 tempi, modo che il compagno possa effettuare
mantenendo la posizione fondamentale una ricezione e arresto non appena la
d’attacco. palla rientra nel suo cono visivo.

Es. 2 – A coppie con un pallone. Il Es. 5 – A coppie con un pallone. Il


giocatore con palla effettua un giocatore con palla effettua un
passaggio lateralmente al compagno passaggio lateralmente al compagno
che si sposta per ricevere e arrestarsi; che si sposta per ricevere e arrestarsi;
quindi restituisce la palla e si ricomincia. quindi effettua una partenza in palleggio
per poi scambiare i ruoli.

Es. 3 – Esercizio simile al precedente,


ma il ricevitore si sposta inizialmente in Es. 6 - A coppie con un pallone. Il
avanti e poi in direzione del passaggio. giocatore con palla passa al compagno
e va a ricevere consegnato e si arresta;
quindi effettua una partenza in palleggio
per poi scambiarsi i ruoli.

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Es. 7 – Giocatori e palloni disposti come


da diagramma. Il giocatore con palla si Es. 9 – Giocatori e allenatore disposti
avvia in palleggio verso il compagno che come da diagramma. Il giocatore passa
gli viene incontro per ricevere all’allenatore (che ha già un altro
consegnato e arrestarsi; quest’ultimo pallone) e va a ricevere per arrestarsi,
effettua quindi una partenza in palleggio quindi riconsegna la palla e riceve dalla
e va a posare il pallone, mentre il parte opposta l’altro pallone per
compagno va a raccogliere quello che arrestarsi nuovamente ed effettuare una
era posizionato a terra. partenza in palleggio con conclusione in
corsa.

Es. 10 – Giocatori disposti come da


Es. 8 – Giocatori disposti come da diagramma. Il giocatore con palla
diagramma. Il giocatore con palla passa effettua una partenza in palleggio,
al compagno e va a ricevere passando aderente all’avversario, e
consegnato, quindi si arresta ed effettua conclude in corsa. Il difensore tenta di
una partenza in palleggio con recuperare in difesa appena il giocatore
conclusione in corsa; poi rimpiazza il compare sul cono visivo.
compagno che nel frattempo era andato
a rimbalzo.

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Es. 11 – Il giocatore con palla effettua


una partenza in palleggio superando
l’avversario in difesa passiva, poi si Es. 13 – Il giocatore passa all’allenatore
arresta, passa al compagno che sta di e riceve, di ritorno, in lunetta dove si
fronte e va a difendere. Rotazioni come arresta ed effettua un giro avanti e
da diagramma. partenza in palleggio con conclusione in
corsa.

Es. 12 – I giocatori effettuano un auto-


Passaggio con arresto fuori dalla linea
dei tre punti, partenza in palleggio e
conclusione in corsa.

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Modulo 5: il tiro
Il tiro rappresenta il momento gratificante nonché il mezzo per finalizzare il gioco.
Ad esclusione dei tiri speciali, i giocatori eseguono sostanzialmente due tipi di tiro: il tiro
da fermo in tutte le sue varianti di attitudine e il tiro in corsa detto anche terzo tempo.
Nell’insegnamento del tiro è necessario considerare una serie di aspetti
sostanziali, ovvero:
• La meccanica: il gesto tecnico del tiro si sviluppa attraverso una sequenza
cinematica dei vari segmenti corporei che possono essere genericamente
codificati attraverso specifici gradi angolari di riferimento. Tra questi risultano
orientativi l’angolo al gomito di 90° nell’istante precedente il tiro e, al termine del
tiro, il braccio in completa estensione posto orientativamente a 45° rispetto al
terreno con il polso flesso.
• L’equilibrio: come tutti i fondamentali è necessario mantenere un buon
equilibrio durante l’esecuzione del tiro, che si ottiene attraverso il recupero della
posizione fondamentale; pertanto, torna utile evidenziare l’importanza di un buon
arresto prima di effettuare il tiro.
• La coordinazione: il tiro rappresenta un modello coordinativo che, se eseguito
in assenza di fattori di disturbo (ad esempio tiro libero), può essere ricondotto ad
un modello di riferimento biomeccanico sufficientemente rigido (abilità chiusa!?).
L’esecuzione del gesto tecnico è però inserito in un processo coordinativo che
coinvolge i vari segmenti corporei, pertanto, è necessario considerare
l’esecuzione complessiva con un’analisi dettagliata, che definisce la sequenza
temporale delle forze che si esprimono in forma progressivamente ascendente,
cioè dai piedi alla mano che tira.
• La forza: oltre alla spinta trasmessa dagli arti inferiori, il giocatore dovrà essere
in grado di modulare la forza (capacità di differenziazione) in funzione della
distanza dal canestro.
• Il punto di mira: è possibile suggerire al giocatore di mirare al bordo anteriore
del canestro e, nel caso di tiri ravvicinati effettuati con un angolo di 45° rispetto al
tabellone, all’angolo superiore del rettangolo interno.
• La parabola: durante il tiro la palla descrive una traiettoria a forma di parabola,
questa deve essere tale da permettere un facile ingresso nel canestro; in tal
senso, la spinta delle gambe, dell’avambraccio e del polso ricoprono un ruolo
fondamentale.

L’esecuzione del tiro viene generalmente descritta considerando il giocatore in


posizione fondamentale con la palla posta sopra la fronte, con la mano che tira
sufficientemente aperta e stabile sulla palla, dorsalmente flessa e a contatto con la sola
parte digitale e il gomito sotto la palla; l’altra mano (mano guida) è posta lateralmente
alla palla. Questa immagine di descrizione tecnica iniziale, rappresenta quindi il punto di
arrivo di tutte quelle classi di azioni che vanno dalla chiusura del palleggio alla ricezione
della palla. L’esecuzione tecnica prevede una contemporanea elevazione del braccio ed
estensione dell’avambraccio, per concludere con la flessione della mano. Al temine
dell’esecuzione il braccio che tira è posto ad un angolo approssimativo di 45° rispetto al
terreno, con le dita in completa estensione e aperte, il mignolo in fuori, l’indice e il medio
ad indicare la perpendicolare del canestro e il pollice in basso. La mano guida rimane
ferma permettendo alla palla di scivolare. Al momento del rilascio la palla effettua una
naturale rotazione impressa dalla mano a seguito della flessione (spin).

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Tipi di tiro:
• Da fermo: viene eseguito in posizione statica e con i piedi a contatto con il
terreno. Oltre alla situazione di tiro libero e possibile che si verifichi in tutte quelle
situazioni in cui il giocatore ha un ampio margine di vantaggio sull’avversario.
• In elevazione: il giocatore tira mentre salta.
• In sospensione: il giocatore scocca il tiro dopo aver raggiunto il massimo
dell’elevazione (tiro in attitudine di volo).
• Il tiro in corsa: il giocatore prima di tirare esegue due passi con la palla in mano.
È necessario ricordare che il tiro in corsa (o terzo tempo) può essere effettuato
solo se il giocatore riceve la palla in movimento o proviene da una situazione
dinamica di palleggio. I due passi che precedono il tiro si effettuano il primo in
profondità e il secondo con una spinta verso l’alto (trasformazione cinetica verso
l’alto). L’esecuzione del tiro può avvenire o secondo la sequenza canonica
precedentemente descritta, o con un tiro in sottomano (mano sotto la palla)
frequentemente usato nelle conclusioni veloci.
• Tiri speciali: l’uncino è uno dei tiri più difficili da stoppare, da eseguire sia di
destro che di sinistro e di facile apprendimento; viene generalmente usato dai
giocatori più lunghi e a una distanza non superiore ai 3 metri. Partendo da
schiena al canestro, si effettua un passo con il piede opposto alla mano che tira
(mano di tiro sotto la palla) e, guardando il canestro, con un movimento continuo
si porta la palla in linea con le orecchie estendendo il braccio che tira e piegando
il polso, mentre la mano guida accompagna la palla fino al suo rilascio.

Viene inoltre sottolineata l’importanza delle finte di tiro. Per finta s’intende
l’esecuzione del fondamentale che viene ad un certo punto interrotta; il punto
d’interruzione, nel caso del tiro, coincide con il momento in cui la palla è stata posta
sopra la fronte. Una finta efficace deve avere le stesse caratteristiche tecniche del
fondamentale e deve essere eseguita ad una velocità “leggibile” dall’avversario. Il
comportamento generale del giocatore è quello tipico di chi tira ovvero posizione
fondamentale, fronteggiare e occhi a canestro.

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Gli esercizi per il tiro

Es. 4 – Fila di giocatori in area, fronte a


Es. 1 – Fila di giocatori disposti a 45° canestro. Tiro senza il sostegno della
rispetto al tabellone. Gara di tiro mano guida.
mirando al tabellone.

Es. 5 – Il giocatore, arretra dalla linea di


Es. 2 – Giocatori disposti come da fondo tenendo la palla pronta al tiro: alla
diagramma. Il giocatore, dalla posizione comparsa del canestro tira in movimento
fondamentale, raccoglie la palla da terra su un solo appoggio.
e tira con un movimento continuo,
rimanendo pochi secondi con il braccio
disteso (tarare il tiro). Scalare di un
posto.

Es. 6 – Partendo dalla linea di fondo, si


Es. 3 – A coppie, distanti tre metri, con effettuano tre auto-passaggi, i primi due
un pallone. I giocatori si esercitano a in corrispondenza dei gomiti dell’area
tirare, accentuando la parabola e fronteggiando, pronti al tiro, al terzo,
facendo in modo che la palla cada in come da diagramma, si effettua il tiro.
corrispondenza del compagno.
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Es. 7 – Giocatori disposti come da


diagramma. Immaginando il canestro, i Es. 10 - Esercizio simile al precedente,
giocatori effettuano un tiro sostenendo ma il giocatore dopo l’arretramento si
la palla con una sola mano e tirando con muove lateralmente lungo la linea di TL,
la sola flessione del polso. Lo stesso fronteggiando il canestro, per poi
lavoro può essere effettuato dalla ricevere, arrestarsi e tirare.
posizione fondamentale e aggiungendo
l’estensione del braccio.

Es. 11 – Lavoro a coppie. Mentre un


giocatore tira e va a rimbalzo, l’altro va a
metà campo e torna per ricevere dal
Es. 8 - Il giocatore effettua un auto- compagno.
passaggio, arresto e tiro sul limite
laterale dell’area.

Es. 12 – Il giocatore riceve in lunetta un


passaggio dal compagno nell’ala
Es. 9 - Il giocatore arretra lateralmente opposta, per arrestarsi e tirare. Esercizio
all’area, con le mani pronte per ricevere in continuità.
dal compagno in fila in modo da
arrestarsi e tirare.

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Es. 13 – Il primo giocatore della fila


(senza palla), taglia fin sotto il canestro Es. 16 – Giocatori disposti come da
ed esce su un lato passando dietro il diagramma. Il giocatore con la palla
cono, quindi riceve, si arresta e tira. passa a uno dei compagni e corre per
stoppare. Chi riceve deve tirare subito.
Gara a punti.

finta

Es. 14 – I giocatori a turno tirano dal


centro dell’area cercando di non toccare
il cerchio. Gara a punti Es. 17 – Il giocatore passa all’allenatore
e si sposta brevemente verso di lui,
quindi effettua un rapido cambio di
direzione per ricevere e arrestarsi in
lunetta; qui effettua una finta di tiro e
partenza con conclusione in corsa.

c.v.

Es. 15 – Giocatori disposti come da


diagramma. Il giocatore con palla corre
lentamente verso il canestro, poi cambia
velocità per concludere rapidamente in
corsa; il difensore inizialmente arretra e Es. 18 – Il giocatore passa in angolo e
in corrispondenza del cambio di velocità, corre verso la palla, quindi effettua un
si gira per recuperare sull’avversario. cambio di direzione verso il canestro per
ricevere e concludere in corsa.

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Modulo 6: il palleggio
L’uso del palleggio, specie nelle categorie giovanili, deve essere adeguatamente
proposto al fine di raggiungere un apprendimento consapevole e tatticamente utile.
Formare i giocatori dando un’idea, attraverso esercizi di situazione, delle potenzialità
offensive del palleggio, permette di sviluppare una capacità di leggere le situazioni e
quindi un’autonomia nell’agire indispensabile per la formazione del giovane.
In tal senso il giocatore dovrà sapere qual è l’uso corretto del palleggio:
• Andare in contropiede: è consigliabile l’uso del palleggio nelle situazioni di 1c0
o nelle situazioni in cui, pur essendo in sovrannumero non è ancora possibile
effettuare un passaggio.
• Spostarsi sul campo: è la situazione che deve essere maggiormente controllata
dall’allenatore poiché nasce dalla necessità di mantenere il possesso della palla
sino a quando non si prospetta una situazione di vantaggio o tatticamente utile
per sé o per i compagni.
• Battere l’avversario: l’uso del palleggio per battere l’avversario è uno delle
abilità più importanti che il giocatore deve acquisire. Se si effettua una partenza,
il primo palleggio deve essere forte e basso poiché risulta determinante assieme
al passo di partenza per battere l’avversario. Si consiglia l’uso di uno, massimo
due palleggi dalle posizioni perimetrali (linea dei tre punti), ponendo attenzione
alla chiusura del palleggio che deve essere effettuata con due mani e distante
dall’avversario.
• Migliorare l’angolo di passaggio: è utile spostarsi in palleggio per migliore la
linea di passaggio; ciò avviene dalle posizioni esterne per i passaggi agli interni o
anche tra gli esterni quando i giocatori sono fortemente pressati (vedi anche
situazioni di taglio).
• Uscire da una situazione di pericolo: viene utilizzato un palleggio protetto e in
arretramento in tutte quelle situazioni in cui il giocatore deve uscire da situazioni
pericolose come i raddoppi di marcatura o pressioni in corrispondenza delle linee
del campo.
• Dare inizio ad un gioco organizzato: spesso per dare inizio ad un gioco il
giocatore ha la necessità di portarsi in palleggio in una determinata posizione.
Tipi di palleggio:
• Palleggio veloce: l’incremento del ritmo del palleggio e della velocità di
spostamento sono due caratteristiche che il giocatore deve imparare a modulare.
All’aumentare della corsa il numero dei palleggi diminuisce e viceversa, nelle
situazioni di pressione difensiva sulla palla, la frequenza dei palleggi aumenta,
diminuendo il tempo di rimbalzo. Nel palleggio in velocità la mano spinge la palla
da dietro.
• Palleggio protetto: in questo tipo di palleggio il giocatore protegge la palla con
l’avambraccio opposto alla mano di palleggio. La palla viene palleggiata bassa e
vicino al piede arretrato ponendo la mano sopra la palla (lievemente avanti o
dietro alla palla se si arretra o si avanza) e il giocatore deve mantenere lo
sguardo avanti.
Movimenti connessi al palleggio. I fondamentali individuali senza palla, quando sono
abbinati all’uso della palla, rimangono invariati nella loro struttura tecnica.
• Cambio di velocità: la mano di palleggio viene spostata dietro la palla in modo
da permetterne lo spostamento in avanti.
• Cambio di senso: nel cambio di senso il giocatore si gira dal lato del palleggio e
nel contempo cambia mano. È bene ricordare che il giocatore deve osservare la

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situazione complessiva al fine di effettuare o meno un lieve arretramento della


palla prima del cambio.
• Cambio di direzione: il giocatore può cambiare direzione in diversi modi, ciò è
determinato dal tipo di cambio di mano che si decide di effettuare. La
caratteristica comune è costituita da una posizione del corpo che deve garantire
sempre il massimo equilibrio e da un buon lavoro dei piedi e delle mani per
garantire rispettivamente spostamenti rapidi e un costante controllo della palla.
• Cambio di mano frontale: è il fondamentale più utilizzato. L’esecuzione
prevede che la mano di palleggio si sposti lateralmente alla palla spingendola
bassa, forte e veloce verso la nuova direzione in modo da tracciare con la palla
una traiettoria a “V”. La mano opposta è bassa e pronta a ricevere il palleggio.
• Cambio di mano fra le gambe: anche in questo caso la mano viene posta
lateralmente alla palla in modo da spingerla in basso in corrispondenza della
linea che congiunge i piedi, l’altra mano è bassa e pronta a recuperare la palla. È
necessario notare che questo cambio di mano può essere eseguito in maniera
diversa a secondo della pressione esercitata dal difensore ovvero:
 se il giocatore è in palleggio protetto, avrà i piedi orientati diagonalmente
rispetto all’avversario, pertanto con l’avversario molto vicino, sarà necessario
eseguire, dopo il cambio di mano, un giro dorsale, facendo arretrare il piede
avanzato;
 viceversa se l’avversario è più largo, è possibile mantenere i piedi in direzione
dell’avversario (piedi su un binario), cambiare mano e continuare ad avanzare
nella nuova direzione con il piede arretrato. In questo ultimo caso, è necessaria
maggiore abilità e un baricentro basso per un’esecuzione tecnica corretta.
All’aumentare dell’abilità il giocatore imparerà, mentre effettua il cambio di mano,
a ruotare entrambi i piedi nella nuova direzione e, addirittura, ad avanzare verso
la nuova direzione con il piede avanzato mentre la palla passa in mezzo alle
gambe; la difficoltà maggiore consiste, come detto, nel mantenere la condizione
di equilibrio e di sincronizzazione (mani-palla-piedi) e nel ripristinare la spinta
necessaria per accelerare la corsa.
• Cambio di mano dietro la schiena:  eseguito da fermo, è necessario
palleggiare la palla arretrandola ponendo la mano davanti alla palla, nella fase
ascendente riprendere il contatto con la palla sulla faccia esterna per spingerla
dietro alla schiena accompagnandola con il braccio ed il polso; la mano opposta
è bassa e pronta a riprendere il controllo. La posizione del corpo è quella
fondamentale.  Se si esegue in movimento, non è necessario far arretrare la
palla poiché durante la fase discendente e ascendente del palleggio si ha un
contemporaneo avanzamento del giocatore. Per il resto la tecnica rimane quella
gia descritta.
• Giro in palleggio (virata): dalla posizione fondamentale il giocatore affronta
l’avversario avanzando con il piede opposto alla mano di palleggio; il giro dorsale
sarà effettuato, dopo un ultimo palleggio forte, spostando la mano anteriormente
alla palla e mantenendo il contatto fino a virata completata (180°). Il giocatore
dovrà inoltre preventivamente guardare, in visione periferica dal lato della palla,
eventuali azioni di disturbo provenienti da dietro.

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Gli esercizi per il palleggio

Es. 1 – L’ombra. A coppie con un Es. 4 – Il giocatore a centro campo,


pallone a testa. Il giocatore che sta cerca di toccare in palleggio l’avversario
avanti esegue i fondamentali in che, con rapidi cambi di direzione e finte
palleggio e il compagno dietro lo imita. in palleggio, tenta di sfuggire e di
superare la linea di metà campo.

Es. 2- Lo specchio. A coppie con un


pallone a testa. Uno dei due giocatori, a Es. 5 – Giocatori disposti come da
turno, esegue una serie di fondamentali diagramma. I giocatori al via dato dal
in palleggio mentre il compagno lo imita contatto dei rispettivi palloni, partono in
in modo speculare. palleggio girando dietro i coni e
osservando nel contempo il vantaggio o
svantaggio acquisito sull’avversario, in
modo da accelerare o ritardare la
conclusione a canestro (terzo tempo).

Es. 3 – Rubapalla. I giocatori, tutti con la


palla, tentano di rubare la palla agli
avversari proteggendo la propria. La
zona può essere ristretta alla linea dei
tre punti o all’area dei tre secondi. Es. 6 – Esercizio simile al precedente,
ma il giocatore in ritardo tira dal gomito
dell’area.

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di mano frontale e ricominciano


ripetendo sul secondo cono. Lo stesso
sistema di lavoro a tutto campo può
essere proposto per tutti i fondamentali.

Es. 7 – I giocatori effettuano uno slalom


in palleggio con cambio di mano
frontale; sugli ultimi due coni eseguono
cambi di mano diversi per poi
concludere in corsa.

Es. 8 – Lavoro a terzetti. Il giocatore in Es. 10 – Giocatori disposti come da


palleggio si sposta attorno al cerchio per diagramma. Il giocatore con palla gioca
creare una rapida linea di passaggio al 1c1 con ciascuno degli avversari nelle
compagno che sta sul lato opposto, e rispettive fasce per concludere a
che tenta, invece, di nascondersi dietro canestro. Gara a punti
al giocatore che sta al centro, il quale
ostacola passivamente.

Es. 11 – Il giocatore parte in palleggio e


in corrispondenza del cono effettua
Es. 9 – UCLA series. I giocatori un’esitazione e un rapido cambio di
palleggiano rapidamente fino al cono (o direzione e di velocità con tiro in terzo
punti di riferimento) poi arretrano in tempo. Dopo l’esitazione può essere
palleggio protetto, effettuano un cambio abbinato anche un cambio di mano.

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Modulo 7: il passaggio
È un fondamentale che permette un’immediata collaborazione tra i giocatori. È
un’abilità aperta e pertanto è necessaria una progressione di lavoro che preveda lo
sviluppo di tutte le variabili che si stabiliscono nel contesto di gara. Il modello tecnico di
riferimento è in ogni caso un “modello coordinativo”, basato cioè non su una sequenza
precisa dei segmenti interessati (quale può essere il rigido modello tecnico del tiro
libero), bensì su una sequenza temporale degli elementi che compongono il gesto e che
rimane costante indipendentemente dal tipo di passaggio effettuato (sono centinaia le
possibilità di combinazione). Da un punto di vista metodologico sarà necessario
proporre situazioni in cui il passaggio viene eseguito in assenza di una reale
opposizione dell’avversario, come ad esempio nelle situazioni di contropiede o nel gioco
perimetrale, e con opposizione (pressione difensiva) come nei casi in cui è necessario
affrontare difese pressanti o effettuare passaggi oltre la sagoma dell’avversario. Sarà
chiaro pertanto che, pur riferendoci alle classificazioni canoniche del passaggio (diretti e
indiretti, con una o due mani, dal petto o laterali), sarà sempre necessario proporre
esperienze reali con e senza opposizione e in cui le varie tipologie si combinano tra di
loro come ad esempio, il passaggio battuto a terra che può partire dal petto o
lateralmente, che può essere effettuato con una o due mani e che può evidentemente
prevedere o meno la presenza dell’avversario. È necessario comunque lasciare alla
creatività dei giocatori effettuare passaggi comunemente non descritti ma che
permettono di ottenere o mantenere un vantaggio sugli avversari.
Tra le esigenze tecniche da enfatizzare ricordiamo la necessità di accorciare la
distanza tra passatore e ricevente (passo verso il ricevitore e verso la palla, ad
eccezione di alcune situazioni, ad esempio il contropiede), indirizzare la palla nel punto
richiesto (con una o due mani) dal ricevente, far viaggiare rapidamente la palla e per vie
rettilinee.
• Ricezione e presa della palla: nel ricevere la palla è necessario dare sempre al
compagno un riferimento o bersaglio con una o due mani (polsi vicini e mani ad
imbuto), accorciando nel contempo la distanza e ricevendo possibilmente con
due mani. La palla sarà sempre controllata a due mani con una presa forte e
passata prevalentemente a una. Durante la fase di volo e ricezione della palla, è
necessario guardare la palla finché non se ne effettua la presa. Diversamente
dalla chiusura del palleggio, in cui la breve fase di volo del rimbalzo non
necessita di un controllo visivo, nel caso dei passaggi, la distanza, la velocità e
la tipologia del passaggio obbliga necessariamente il ricevitore a guardare la
palla per tutta la fase di volo. Pertanto, qualunque possibile situazione di
vantaggio ipotizzabile negli istanti immediatamente successivi alla ricezione (ad
esempio ripassare subito ad un compagno libero), dovrà essere osservato e
valutato dal ricevitore non oltre l’istante in cui la palla avrà lasciato le mani del
passatore, o quando possibile, in visione periferica contemporaneamente alla
fase di volo.
• Passaggi a due mani: dalla posizione fondamentale può essere effettuato:
 dal petto: in tal caso la palla viene spinta in avanti con una intratorsione e
contemporanea estensione degli avambracci, la palla viene rilasciata flettendo i
polsi a mani aperte e pollici in basso.
 battuto a terra (o indiretto): in assenza di avversario, l’esecuzione è identica a
quella dal petto ma la palla viene spinta battendola a terra ad un terzo della
distanza dall’avversario. In presenza dell’avversario è necessario effettuare il
passaggio lateralmente controllando la palla a due mani. In entrambi i casi la
mano che passa sarà flessa in direzione del compagno che ha ricevuto.

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 sopra la testa: la palla è tenuta con due mani sopra la testa e da questa
posizione viene spinta distendendo le braccia e flettendo i polsi.
 laterale: viene eseguito dopo aver gestito la palla per ricercare lo spazio da cui
passare; è un passaggio che può essere effettuato abbinando l’uso del piede
perno. La difficoltà di questo passaggio è da ricercare nella impossibilità di
allargare il punto di rilascio della palla a causa dell’eccessiva distensione del
braccio opposto.
• Passaggi ad una mano:
 baseball: è un passaggio che si effettua in assenza di opposizione del diretto
avversario (ad esempio in contropiede). La palla viene portata lateralmente
all’altezza dell’orecchio tenendola con la mano passatrice dietro e la mano
d’appoggio lateralmente avanti. Al momento del passaggio il braccio passatore
viene disteso in avanti con una flessione finale del polso, il movimento è
combinato ad un avanzamento del piede opposto alla mano che passa.
 laterale: dopo aver gestito la palla, si effettua portandola lateralmente,
distendendo il braccio e flettendo il polso. Questo passaggio può essere eseguito
anche incrociando il piede libero e abbinando un passaggio sia con la mano
omologa che con quella opposta al piede incrociato. Una delle particolarità di
questo passaggio risiede nel fatto che, nelle situazioni che richiedono una
notevole estensione laterale (cioè completa distensione del braccio associato ad
un ampio passo), la palla è controllata per un breve tratto dalla sola mano
passatrice a causa dell’impossibilità, imposta dalla meccanica articolare (specie
se le spalle rimangono in linea con il braccio che passa), di mantenere la presa a
due mani.
 dal palleggio: la palla viene raccolta bassa ad una mano, accompagnando la
fase ascendente del palleggio con una flessione dorsale della mano e spingendo
con una sequenza immediata la palla in direzione del ricevente, il movimento si
conclude con la completa distensione del braccio e la flessione del polso.
 consegnato: viene effettuato controllando la palla con due mani ma
consegnata ad una; la mano che consegna è sempre quella che non permette di
proteggere la palla dall’azione del difensore. Viene sempre abbinata con un giro
dorsale o frontale.
• Finta di passaggio: il giocatore finge di passare la palla con un’esecuzione
tecnica che viene però interrotta in modo da sfruttare a proprio favore la reazione
dell’avversario. Sono particolarmente utili nelle situazioni di 1 contro 1 statico e
contro le difese a zona.

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Gli esercizi per il passaggio Es. 3 – Il giocatore con palla passa a un


compagno, il quale passa al terzo
compagno che a sua volta passa al
giocatore centrale del terzetto opposto;
questi eseguono lo stesso lavoro ma
con conclusione a canestro.
Rimpiazzare il terzetto opposto.

Es. 1 – Giocatori con un numero di


palloni minore della metà dei giocatori. I
giocatori senza palla eseguono continui
cambi di direzione andando incontro alla
palla e “chiamandola” con gli occhi e
con le mani per ricevere ed arrestarsi.
Chi passa esegue lo stesso movimento. Es. 4 – A terzetti con un pallone. Il
difensore ostacola il giocatore con palla
che passa al compagno e, a sua volta,
va a difendere su di lui; il difensore
rimpiazza il passatore.

Es. 2 – 3c2 rapido. Giocatori disposti


come da diagramma. Il giocatore con
palla fa girare la palla su un lato per
riceverla al centro. Il difensore del lato
del passaggio marca dietro, l’altro va
sulla palla. Attaccare con soli passaggi
in pochi secondi. Ruotare di un posto.

Es. 5 – I giocatori corrono passandosi la


palla e concludendo con un tiro in terzo
tempo. Cambiare fila

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Es. 6 – A terzetti in fila con un pallone. Il


giocatore con palla passa all’allenatore
per ricevere di ritorno al centro; qui tenta
di passare al terzo giocatore che, dopo
essere uscito in angolo, taglia a
canestro. Il secondo giocatore difende e
ostacola il passatore.

Es. 8 – Giocatori disposti come da


diagramma. L’esercizio ha inizio con un
giocatore (1) che riceve un passaggio di
apertura dalla fila con palla (2); nel
mentre il primo della fila senza palla (3)
corre verso il centro del campo per
ricevere dall’apertura e passare al primo
della fila sulla metà campo opposta (4) il
quale da di ritorno a 2 che tira, mentre 1
segue a rimbalzo. L’esercizio ha
continuità con 3 che va all’apertura per
ricevere da 5, e 4 che, dopo aver
passato la palla a 2, va a ricevere al
centro. Rotazioni come da diagramma.

Es. 7 – 4c3 tutto campo. I giocatori


attaccano in soprannumero utilizzando
solo passaggi ed entro i limiti degli 8 e
24 secondi.

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Modulo 8: fondamentali individuali di difesa


Le capacità difensive individuali dipendono fondamentalmente dalla rapidità degli
spostamenti e dalle condizioni di equilibrio. L’uomo per sua natura è abituato a
spostarsi in avanti, quindi ogni forma di spostamento laterale o indietro risulta
innaturale; per tale ragione è necessario un allenamento costante e mirato sulla tecnica
difensiva. È interessante notare che l’azione delle braccia e delle mani segue ritmi
indipendenti rispetto a quella dei piedi, ma con stesse finalità. Alle difficoltà coordinative
nel combinare spostamenti (scivolamenti-accelerazioni) ad interventi difensivi manuali
(capacità di combinazione motoria) si aggiungono le esigenze di anticipazione delle
azioni (capacità di anticipazione) cioè la necessità di agire difensivamente un istante
prima dell’attaccante. Quest’ultimo punto è importante se si considera che la bravura
difensiva non dipende solo dalla velocità di esecuzione dei fondamentali (tempo di
movimento), ma anche dalla capacità di reagire tempestivamente agli stimoli offensivi
(tempo di reazione).
• Posizione fondamentale di difesa: definiamo in questo modo l’atteggiamento
difensivo di base che il giocatore deve tenere in tutte le situazioni difensive, sia
statiche che dinamiche, e attraverso il quale, anche a fronte delle diverse variabili
tecniche (direzione degli spostamenti, azione delle braccia, difesa su giocatore
con o senza palla) sarà sempre possibile mantenere un elevato livello di efficacia
tecnica. La necessità di muoversi rapidamente in tutte le direzioni (reattività) e in
funzione dell’attaccante (o della palla) porta inevitabilmente a piegare le gambe
in modo funzionale (tra i 120° e 140°), il che comporta, a causa dello
spostamento in avanti delle ginocchia, un naturale (fisiologico) e lieve
sollevamento dei talloni. I piedi sono distanti poco più della larghezza delle spalle
e il busto leggermente inclinato in avanti. Quindi, la posizione fondamentale di
difesa rappresenta l’abilità di base su cui costruire tutti i fondamentali difensivi.
• Uso delle braccia e delle mani: le mani hanno lo scopo di ostacolare (pressare)
la palla o di intercettarla (anticipare). La tecnica difensiva richiede una serie
estesa di movimenti delle braccia e delle mani (flesso-estensioni, prono-
supinazioni, azioni di contatto anteriormente e posteriormente al busto, ecc.) che
verranno sviluppati e approfonditi nelle varie situazioni difensive (difesa sul
giocatore con palla, difesa sui giocatori senza palla).
• Scivolamenti: sono spostamenti laterali che permettono di mantenere costante
la posizione del corpo rispetto all’attaccante. La tecnica di scivolamento viene
sostituita dalla corsa nel momento in cui non è possibile mantenere
correttamente il rapporto attaccante-difensore-canestro o attaccante-difensore-
palla. La tecnica dello scivolamento difensivo può essere così descritta:
- il piede opposto alla direzione che si intende prendere (piede di spinta)
sposta il corpo, mentre la punta del piede opposto (piede guida) si orienta
verso la direzione intrapresa per effettuare un primo appoggio
- il piede di spinta recupera lo spazio per effettuare una eventuale nuova
spinta
- i piedi si muovono radenti al suolo, si avvicinano ma non si incrociano mai
- le ginocchia sono piegate ed il busto leggermente inclinato avanti con il
petto in fuori (il petto rappresenta il reale ostacolo da opporre
all’avversario)
- è necessario ripristinare continuamente la condizione di equilibrio
(baricentro e base d’appoggio)
• Cambio di guardia: tecnicamente consiste nell’effettuare, mantenendo la
posizione fondamentale di difesa, un giro dorsale (più o meno ampio) ruotando

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sull’avampiede. La situazione si verifica nella difesa sul palleggiatore: quando un


attaccante effettua un cambio di direzione in palleggio, il difensore dovrà
effettuare un giro dorsale per continuare a scivolare nella nuova direzione e
mantenere il giusto rapporto difensivo sull’avversario. Il concetto di “cambio di
guardia” lo ritroviamo anche nella difesa sui tagli, che prevede però una tecnica
difensiva diversa.

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Gli esercizi per i fondamentali


individuali di difesa.

Es. 3 – A coppie come da diagramma. Il


giocatore che sta dietro poggia la mano
sul fianco del compagno che inizia a
scivolare in quella direzione, trattenuto
Es. 1 – I giocatori, su indicazione dal compagno stesso.
dell’allenatore, eseguono scivolamenti
mantenendo la posizione fondamentale
di difesa.

Es. 4 – A coppie uno di fronte all’altro. I


giocatori si passano rapidamente la
palla scivolando in posizione
fondamentale di difesa.

Es. 5 – I giocatori, a turno, eseguono


Es.2 – Il giocatore, dopo aver passato la scivolamenti difensivi e, in
palla all’allenatore, effettua una serie di corrispondenza degli angoli, eseguono
scivolamenti difensivi, quindi, al segnale un cambio di guardia (giro dorsale) per
dell’allenatore (fischio) scatta in avanti poi concludere con uno sprint fino a
per ricevere e tirare in corsa. metà campo fermandosi sulla posizione
fondamentale di difesa.

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Es. 6 – I giocatori, a turno, eseguono dei


rapidi recuperi difensivi, fermandosi di
volta in volta davanti ai coni e
mantenendo, per pochi secondi la
posizione fondamentale di difesa.

Es. 8 – I giocatori giocano 1c1 in forma


didattica su tre corridoi, in modo che i
difensori possano curare la tecnica
c.v. c.v.
difensiva (scivolamenti, cambi di guardia
e uso delle braccia). L’esercizio si
conclude con un passaggio al primo
della fila opposta. Rotazione come da
Es. 7 . L’attaccante si muove sul diagramma.
perimetro cambiando velocità, in modo
da allenare il difensore a passare dagli
scivolamenti alla corsa e viceversa.

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Modulo 11: elementi di didattica


Sapere cosa insegnare non significa sapere come insegnare. L’insieme delle
conoscenze tecniche e quindi dei contenuti e degli obiettivi dell’allenamento non
possono essere trasmessi se non si conoscono le modalità per trasferirle
efficacemente; questo aspetto del “saper fare” è parte integrante delle competenze del
tecnico ad ogni livello. L’arte di insegnare può essere definita come un’abilità fisica e
cognitiva, è necessario infatti che l’allenatore, specie se opera nelle categorie giovanili,
sappia programmare le attività in funzione del livello dei giocatori, proporre attività
adeguate e modificarle se necessario, dimostrare correttamente i contenuti tecnici e
tattici, elevare complessivamente il livello di prestazione, verificare gli apprendimenti e
la performance.

Come può un allenatore facilitare l’apprendimento dei propri allievi?


Diceva Einstein: “Si può affermare di conoscere veramente qualcosa solo se si è
in grado di spiegarlo alla propria nonna”; nulla di più vero!. L’uso di un linguaggio chiaro,
preciso e adeguato permette una comprensione rapida e i termini tecnici devono essere
utilizzati dopo essere stati spiegati. Per gli alunni l’allenatore deve essere un modello da
cui imparare oltre ad un esempio di lealtà e correttezza sportiva; saper dimostrare (e
non per forza giocare) significa, almeno per i giovanissimi, essere in grado di fare ciò
che si chiede, è ciò rappresenta agli occhi degli allievi un traguardo importante.
L’allenatore deve considerare che ad ogni livello di esperienza acquisita dagli allievi
deve corrispondere un adeguato livello di obiettivi di apprendimento; questo procedere
per gradi deve sempre tenere conto dell’età, degli anni di esperienza e dei risultati di
apprendimento che man mano si registrano. Inoltre sarà necessario variare i programmi
di allenamento in funzione delle verifiche valutative. Le proposte di allenamento devono
essere caratterizzate, oltre che da contenuti salienti e adeguati, da attività che
stimolano l‘interesse degli allievi.
 Le strategie di facilitazione
Per facilitare il compito degli allievi è possibile utilizzare metodi diversi. Le informazioni
che si forniscono possono essere risolutive (ad esempio “passa la palla”) e non
risolutive (ad esempio “guarda avanti”); in tal modo l’allievo viene aiutato a
comprendere qual è la soluzione ottimale o a osservare l’ambiente per ricavare
informazioni utili. È bene insegnare ad orientare l’attenzione in direzione di quegli
indicatori che forniscono informazioni salienti; ad esempio, nel passare la palla, è bene
guardare dove il compagno “chiama” la palla e la distanza dal rispettivo avversario.
Inizialmente, i fondamentali devono essere eseguiti lentamente, in modo da
evidenziare gradualmente i dettagli tecnici. Anche la dimostrazione deve essere
eseguita a velocità non elevata, in modo da far cogliere i dettagli tecnici. Una corretta
dimostrazione è dunque quella che, specie con i giovanissimi in fase di apprendimento,
permette di acquisire chiaramente l’immagine motoria dei fondamentali o di una serie di
comportamenti. Proporre attività a “difficoltà crescente” implica la capacità di modulare
didatticamente due concetti: diminuire o aumentare il numero dei fattori coordinativi e
condizionali, ed eliminare, ridurre, aumentare o esasperare l’incidenza offensiva
dell’avversario. Gli esercizi effettuati in ampi spazi facilitano il compito degli attaccanti e
aumentano la difficoltà di quello dei difensori; l’inverso accade se si diminuiscono gli
spazi operativi. Anche il giocare contro avversari più o meno alti, o più o meno veloci, o
più o meno esperti, incide sull’esperienza di apprendimento. In generale l’allenatore
deve comprendere “ad occhio” se l’allenamento che sta proponendo sollecita realmente
il metabolismo energetico dei giocatori o se gli stimoli sono insufficienti o eccessivi.
Questa capacità di tarare l’intensità e i ritmi del lavoro, si apprende conoscendo il

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modello di prestazione del livello di riferimento, e osservando l’operato di allenatori


esperti.

L’apprendimento motorio
L’apprendimento delle abilità avviene lentamente, per gradi e attraverso un allenamento
costante.
 Fase della coordinazione grezza
In questa fase si hanno due obiettivi fondamentali: comprendere le caratteristiche del
compito e pervenire ad una forma grossolana del movimento da eseguire; inoltre,
compito importante in questa fase è lo sviluppo delle capacità motorie. Le difficoltà in
questa fase sono la ridotta capacità di dosare la forza, difficoltà nella combinazione dei
movimenti, l’ampiezza dei movimenti spropositata e una scarsa precisione e
sincronizzazione dei movimenti. Le indicazioni metodologiche consigliate sono quelle di
adottare adeguate strategie di facilitazione, spiegare in modo chiaro e semplice, far
eseguire il compito immediatamente dopo la dimostrazione e ad un giocatore ben
riscaldato e non affaticato.
 Fase della coordinazione fine
In questa fase si perfeziona e si rende più stabile l’esecuzione non in presenza di fattori
di disturbo. In questa fase migliora l’intervento della forza, migliora la coordinazione
segmentarla, l’ampiezza e la velocità di movimento si avvicinano a quelli ideali e il
giocatore è in grado di controllare l’esecuzione del movimento, oltre al risultato finale
dell’azione. Dal punto di vista metodologico è opportuno utilizzare diverse ripetizioni, è
necessaria maggiore attenzione ai particolari esecutivi, bisogna stimolare il feedback
dell’atleta sull’esecuzione e occorre modulare le possibili difficoltà.
 Fase della disponibilità variabile
È la fase del perfezionamento sportivo, nella quale l’abilità motoria non viene solo
automatizzata, ma è soprattutto utilizzabile in contesti diversificati di competizione.
Questa fase è caratterizzata da maggiore costanza, precisione, ritmo e velocità dei
movimenti e il livello di automatizzazione è tale da permettere di orientare l’attenzione
verso informazioni diverse da quelle relative al movimento.
Evidentemente, gli esercizi per l’automatizzazione di abilità con una struttura di
movimento più rigida come il tiro (sembrerebbe un’abilità chiusa ma non lo è), potranno
essere impostati in modo più analitico rispetto al resto delle abilità che sono
prettamente aperte. Comunque è necessario comprendere che lo sviluppo degli
automatismi è strettamente dipendente dalla frequenza delle esperienze di allenamento
e quindi dal volume di lavoro complessivo.

Gli esercizi o attività


Nel proporre gli esercizi, l’allenatore deve tenere conto delle caratteristiche generali del
gruppo a cui si rivolge; pertanto gli esercizi saranno tanto efficaci quanto grande ed
equilibrato è il processo di apprendimento che hanno prodotto. Gli esercizi possono
essere distinti in funzione dei contenuti e alle modalità di esecuzione2.
Rispetto ai contenuti, gli esercizi possono essere distinti in:
 semplici: quando sono finalizzati a un solo elemento tecnico
 combinati: quando sono finalizzati a più elementi tecnici combinati fra di loro
 integrati: quando sono finalizzati a un elemento tecnico e a uno condizionale

Rispetto alle modalità, gli esercizi possono essere distinti in:

2
Gebbia Gaetano; Metodologia dell’insegnamento nel settore giovanile, Clinic CNA Ragusa 27.12.2006

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 standard: sono quelli in cui tutti i movimenti sono previsti dall’allenatore e


definiti in anticipo.
 diversificati: sono quelli che prevedono un elemento imprevedibile da parte dei
giocatori e la scelta spetta ad un giocatore o all’allenatore ed è definita nel momento in
cui si inizia il movimento.
 ripetitivi: sono quelli in cui lo stesso movimento viene eseguito allo stesso
identico modo per un numero stabilito di ripetizioni, senza alcuna variazione.
 variati: sono quelli in cui il movimento viene eseguito con una variazione dopo
ogni ripetizione cambiando, ad esempio, il lato di esecuzione (far eseguire un tiro in
corsa dal lato destro e poi dal lato sinistro e così via), oppure il tipo di arresto (una volta
destro-sinistro, una volta sinistro-destro), oppure la distanza (dopo ogni tiro aumentare
o diminuire la distanza).
 codificati: sono quelli in cui il compito viene assegnato dall’allenatore e i
giocatori devono eseguire i movimenti richiesti.
 applicati: sono quelli in cui l’allenatore propone una situazione in cui il
giocatore è costretto ad eseguire correttamente il movimento se vuole raggiungere
l’obiettivo; ad esempio una situazione di momentaneo vantaggio rispetto al difensore.
Gli esercizi applicati permettono all’allenatore di fare una valutazione sulle capacità del
giocatore, ma anche al giocatore di essere consapevole del perché è utile eseguire un
determinato movimento oltre che essere creativo nel trovare soluzioni nuove.

La preparazione degli esercizi


Nel preparare gli esercizi è necessario stabilire un obiettivo e determinare i contenuti
necessari per raggiungerlo; ad esempio se l’obiettivo generale è il miglioramento del
palleggio sarà necessario determinare i contenuti che nelle varie forme permettono lo
sviluppo dell’abilità come ad esempio l’equilibrio, il ritmo, la coordinazione, la posizione
del corpo, ecc. L’esercizio deve quindi essere “funzionale” cioè adeguato all’obiettivo e
al gruppo.
Gli esercizi devono anche sviluppare capacità e/o abilità direttamente ricollegabili con le
esigenze della gara; specie in fase di apprendimento è bene proporre, parallelamente al
lavoro di sviluppo dei particolari tecnici, attività che abituano il giovane ad affrontare le
dinamiche motorie e di competizione tipiche della gara. Per evitare errori grossolani di
incongruenza tra esercizio e reale capacità di esecuzione da pare degli allievi, è bene
che l’allenatore si abitui a “vedere” mentalmente l’esercizio prima di proporlo; tale
prevenzione sviluppa una forma di attenzione positiva nella formulazioni degli obiettivi e
dei relativi contenuti.

L’organizzazione degli esercizi


Cosa devono fare i giocatori tra un’esecuzione e un’altra, cioè mentre danno il cambio
ad altri compagni? L’organizzazione durante gli esercizi è fondamentale. Organizzare
file o gruppi, in modo che i giocatori si possono alternare nell’esercizio permette, da una
parte, un’equa distribuzione del carico di lavoro tra i giocatori e, dall’altra, un’immediata
disponibilità dei giocatori a ripetere l’esercizio e da posizione corretta. Le “regole di
organizzazione” devono essere dettate prima dell’esercizio. L’allenatore deve prevedere
(anche in modo approssimativo) il numero delle volte che ciascun giocatore viene
coinvolto nell’esercizio in modo da rendere congruente il valore del carico di
allenamento e l’esigenza di apprendimento. Occorre porre attenzione anche su un
adeguato uso degli spazi, specie quando si orienta il giocatore a riconoscere e sfruttare
vantaggi spaziali; iniziare l’esercizio da un punto rispetto ad un altro può cambiare la
prospettiva del gioco e la possibilità di interpretare il gioco secondo principi diversi.

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Come presentare gli esercizi


Sapere quanto tempo impiegare per comunicare informazioni salienti ai giocatori e
cominciare a lavorare non è una capacità innata. Allenatori inesperti, o poco attenti, si
concentrano solo sul volume di informazioni da voler trasmettere, pensando che
dicendo tutto in una volta l’allievo riduca le possibilità di errore. In realtà le informazioni
devono essere somministrate gradualmente, dedicando alla “consegna” un tempo molto
breve ma con messaggi chiari e concisi, evitando di non annoiare gli alunni. Certamente
il modo di spiegare, l’ordine con cui si susseguono gli obiettivi, l’enfasi posta su un
particolare importante, la capacità di attirare l’attenzione dei giocatori, e cosi via,
migliorano il processo d’insegnamento-apprendimento. A volte è utile dare dei consigli
sul “cosa non fare”; anticipare il possibile errore può rinforzare la memoria motoria sul
compito esatto da svolgere.
Specialmente nelle categorie giovanili è indispensabile che l’allenatore sappia
dimostrare correttamente la tecnica. Dimostrare è un’abilità che bisogna allenare.
Essere in grado di eseguire, specie a bassa velocità, significa dare all’allievo un
modello di riferimento su cui costruirà l’esperienza motoria fino al perfezionamento
tecnico; pertanto un bravo tecnico è colui che, gradualmente, pone attenzione ai
particolari dimostrandoli e spiegandoli. Quando non si è nella possibilità di dimostrare,
si potrà ricorrere all’aiuto di un assistente, o di un allievo che possiede caratteristiche
tecniche sufficienti per rappresentare un modello di apprendimento per i compagni;
questa possibilità deve comunque essere valutata attentamente dall’allenatore.
Al termine della “consegna”, l’allenatore dovrà dire ai giocatori quali sono gli indicatori di
conclusione, cioè quando fermarsi per far posto ai compagni, e le regole di
riorganizzazione al termine di ogni esecuzione; queste possono essere rotazioni per file
o alternanza di gruppi di lavoro.

Il feedback e i contenuti delle informazioni


Per essere certi che il messaggio sia giunto al ricevente esattamente come è stato
trasmesso, è necessario effettuare una valutazione sulla ricezione, detta retroazione o
feedback. Quindi per feedback si intendono generalmente tutte quelle informazioni che,
nella coordinazione dell’atto motorio, forniscono messaggi, percepiti attraverso canali
diversi, relativi all’esecuzione del movimento.
I feedback possono essere verbali, cioè espressi verbalmente, o motori, cioè espressi
attraverso comportamenti. Inoltre i feedback possono essere espressi sia dall’allievo
che dall’allenatore.
I feedback possono essere distinti in:
 interni (o intrinseci) che comprendono le informazioni relative al proprio corpo, come
il senso vestibolare e le sensazioni propriocettive.
 esterni (o estrinseci) che comprendono le informazioni percepite dagli organi
esterocettori provenienti dall’ambiente esterno, come le informazioni acustiche e visive.
L’allenatore potrà, attraverso feedback descrittivi, fornire al giocatore informazioni
relative agli errori commessi durante l’esecuzione, e attraverso feedback prescrittivi,
informazioni per ovviare a tali errori. I feedback riassuntivi sono una sintesi di quello che
è accaduto.
Durante l’allenamento, l’allenatore dovrà modulare adeguatamente la frequenza
dei feedback; in modo particolare dovrà osservare se un numero elevato di feedback
crea un effetto di assuefazione sul giocatore e se un martellamento di informazioni
(anche sullo stesso contenuto) crea realmente un miglioramento dell’apprendimento o
possibile inibizione. Con il passare del tempo (cioè all’aumentare del livello di
apprendimento), l’allievo riceverà feedback sempre più intervallati, in modo che si abitui
man mano a cercare informazioni da sé. È importante anche la precisione del feedback,

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ovvero la chiarezza dei contenuti e il dettaglio delle informazioni; è necessario ricordare


che il dettaglio delle informazioni dipende dal livello di abilità raggiunto dall’allievo.
Infine, è necessario valutare il momento giusto per dare un feedback, il che non è facile.
Alcuni feedback possono essere dati prima dell’esecuzione perché servono da
promemoria per l’allievo. Vi sono informazioni tattiche che possono essere date
all’istante mentre alcune informazioni di tipo tecnico è necessario darle al termine
dell’esecuzione, in quanto i tempi di movimento sono molto brevi per essere
accompagnati da una “guida” dell’allenatore e possono anche distrarre l’allievo.
Se volessimo delle indicazioni generali, per orientarci sulle informazioni migliori
da dare ai nostri allievi, come potremmo regolarci? Per dare informazioni salienti è
necessario che l’allenatore abbia una scala di priorità sui contenuti che gradualmente
vuol fare assimilare all’allievo. Pertanto è necessario stabilire gli argomenti tecnici da
cui iniziare, che siano determinanti ai fini dell’apprendimento e della formazione, e che
rappresentino le basi su cui impiantare un programma di addestramento. Gli allievi
devono essere orientati, oltre ad eseguire abilmente i fondamentali, a riconoscere le
situazioni di gioco traendone informazioni utili; saper “leggere il gioco” è una capacità di
prestazione cognitiva che va allenata sin dall’inizio attraverso gli esercizi applicativi dei
fondamentali, e attraverso cui l’allenatore fornisce agli allievi conoscenze necessarie
per la ricerca delle condizioni di vantaggio e di anticipazione, ovvero specifici indicatori
di lettura. È utile e anche gratificante dare informazioni sulle condotte tenute in
allenamento o in gara e sui risultati. Gli allievi cercano sempre un consenso da parte
dell’allenatore e quindi è necessario dimostrare supporto e disponibilità ai componenti
della squadra.
Di contro, esistono informazioni da evitare, come i rinforzi in negativo che
possono provocare un calo dell’autostima dell’allievo e informazioni in cui si notifica
anticipatamente la condotta da tenere quando è invece necessario stimolare
l’autonomia nelle scelte.

L’osservazione delle attività


L’osservazione delle attività sportive ha funzione innanzitutto di raccolta di informazioni
necessarie per l’analisi dell’andamento delle attività degli atleti al fine di modificare e
migliorare fasi diverse del processo di insegnamento-apprendimento. L’allenatore
osserva e valuta caratteristiche diverse espresse dal giocatore o dalla squadra, come
gli aspetti tecnici, tattico-strategici, fisico-atletici e psicologici.
In generale, obiettivo dell’osservazione sarà quello di:
 valutare l’esecuzione di movimenti o corsi di azione degli atleti, cioè sapere se
l’esecuzione tecnica corrisponde ai modelli di riferimento tecnico ideali o coordinativi.
 conoscere dove si è arrivati per sapere come bisogna intervenire; il primo aspetto
implica la valutazione delle condizioni generali della squadra e l’individuazione dei punti
d’intervento, mentre il secondo aspetto richiede una programmazione in cui si
descrivono le modalità d’intervento.
 sapere se ciò che si è insegnato ed il modo in cui è stato fatto ha permesso un
apprendimento; ciò vuol dire avere consapevolezza dell’efficacia di contenuti e dei
mezzi utilizzati, in modo da revisionare, eventualmente, i metodi di allenamento-
insegnamento.
È evidente che nella fase di valutazione delle attività, l’esperienza accumulata
dall’allenatore incide notevolmente sulla qualità delle informazioni raccolte. Il processo
di valutazione prevede le seguenti fasi:
- assegnazione del compito da parte dell’allenatore
- osservazione del compito svolto dall’allievo
- feedback dell’allievo e notazione puntuale dell’allenatore

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FIP Quaderno Tecnico - Corso Allievo Allenatore Catania 09/06-09/07-2008 Formatore CNA: P.M.Messina

- confronto tra ciò che è stato osservato e ciò che si è richiesto


- individuazione degli errori e determinazione della grandezza delle
discrepanze
- feedback dell’allenatore mirato al miglioramento della prestazione
L’allenatore può migliorare l’osservazione cercando adeguati punti d’osservazione. Ad
esempio, le attività riferite all’attacco, possono essere seguite meglio se si osserva dalla
stessa prospettiva degli attaccanti; lo stesso principio vale per la difesa. Alcune attività
svolte a tutto campo, devono essere osservate dalle linee laterali del campo, in modo
da avere una visione ampia e completa. Molti esercizi, ad esempio di ball handling,
possono essere osservati da vicino, girando tra gli allievi, in modo da avere un
approccio più diretto e la possibilità di trasferire un’enfasi adeguata.
Esistono comunque una serie di fattori oggettivi e non, che influenzano la valutazione
dei movimenti:
Elementi oggettivi
- Prospettiva di osservazione
- Angolo visuale
- Distanza
- Durata del movimento e tempo in cui esso è visibile
- Illuminazione/visibilità
- Velocità angolari
- Frequenza delle informazioni
Variabili legate all’osservatore
- Modelli teorici, aspettative dell’allenamento
- Acutezza visiva
- Variabili psicologiche (motivazioni, emozioni)
- Attenzione, concentrazione, fatica

Possiamo concludere dicendo che l’allenatore esperto riesce a cogliere un numero


maggiore di informazioni, ed in modo celere, attraverso un’attenzione selettiva con
conseguente risparmio di tempo ed un intervento più efficace.

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