Sei sulla pagina 1di 101

CAP.

2 I NEURONI E LE CELLULE GLIALI

Nel sistema nervoso troviamo due tipi differenti di cellule: i neuroni e la glia. Questi sono due
macrocategorie all’interno delle quali troviamo vari tipi di cellule che differiscono per struttura, chimica e
funzioni. Nonostante ci sia più o meno la stessa quantità di neuroni e glia all’interno del nostro cervello
( circa 85 miliardi per ciascun tipo),i neuroni sono responsabili delle azioni più importanti perché sono
proprio loro che ricevono gli stimoli dall’esterno e li comunicano agli altri neuroni. La glia (cellule gliali)
invece contribuisce alle funzioni celebrali isolando, sostenendo o nutrendo i neuroni vicini.

LA TEORIA DEL NEURONE

Se consideriamo che un neurone ha un diametro che può essere da 40 a 200 volte più piccolo della punta di
una matita non appuntita, è facile capire come sia stato difficile studiare queste cellule prima dell’arrivo del
microscopio scomposto. Anche con il microscopio però, data la consistenza gelatinosa del tessuto celebrale,
era difficile ottenere delle fettine sottili di tessuto. Nel 19esimo secolo si scoprì che le fettine di tessuto
celebrale si potevano indurire, e quindi analizzare meglio, se venivano immerse nella formaldeide. Venne
sviluppato quindi un dispositivo detto microtomo che era in grado di ottenere fettine sottilissime. Lo studio
tramite il microscopio e il microtomo dei tessuti prende il nome di istologia.

Si presentò poi un altro problema: il tessuto celebrale ha un color crema uniforme, e queste rendeva
impossibile individuare le singole cellule. Grazie al colorante di Nissl che è in grado di distinguere i neuroni
dalle cellule gliali, e poi grazie a al colorante di Golgi, si scoprì non solo che il cervello è diviso in diverse
regioni specializzate, ma che anche il neurone è diviso in varie parti con funzioni specifiche. Il neurone si
può suddividere in una regione centrale che contiene il nucleo della cellula, detto soma, a partire da questa
poi abbiamo tantissimi tubicini, detti neuriti, che a loro volta si dividono in assoni e dendriti.

Gli assoni possono estendersi anche per più di un metro del corpo umano, sono come dei “fili” che
trasportano i messaggi in uscita dai neuroni. I dendriti invece, raggiungono solo i 2 mm, quindi si
comportano come delle “antenne” neuronali che ricevono i segnali in arrivo, detti input.

L’istologo Cajal, intuì che i neuriti dei vari neuroni, NON sono connessi in maniera continua, e comunicano
per contatto e non per continuità.

IL NEURONE PROTOTIPICO

La membrana neuronale, separa l’interno del neurone dall’esterno.

-IL SOMA

Ha una forma approssimativamente sferica, con diametro di 20mn. All’interno della cellula c’è un fluido
acquoso detto citosol, che è una soluzione salina ricca di potassio. Insieme al soma ci sono una serie di
strutture ricoperte da una membrana, detti organuli. Gli organuli più importanti sono il nucleo, il reticolo
endoplasmatico rugoso, il reticolo endoplasmatico liscio, l’apparato del Golgi e i mitocondri. Tutto quello
che è all’interno della membrana cellulare, escluso il nucleo, si chiama citoplasma.

. IL NUCLEO

Deriva dalla parola latina “nucleus” che significa noce, è sferico, è posizionato centralmente ed ha un
diametro di 5-10 mm. È contenuto all’interno di un doppio involucro chiamato membrana nucleare.

Questa membrana è perforata da dei pori. All’interno del nucleo ci sono i cromosomi, che contengono il
materiale genetico, il DNA. Noi ereditiamo il DNA dai nostri genitori, il DNA presente nei nostri neuroni è lo
stesso anche in tutti gli altri organi. Quello che cambia sono le porzioni di DNA utilizzate per assemblare la
cellula. I segmenti di DNA sono chiamati geni.
Ogni cromosoma contiene un’ininterrotta elica di DNA. La “lettura” del DNA si chiama espressione genetica
e il prodotto finale di quest’espressione è la sintesi delle proteine. Le proteine sono importantissime perché
conferiscono ai neuroni tutte le loro caratteristiche. La sintesi proteica avviene nel citoplasma. Il messaggio
genetico contenuto nel DNA arriva nel citoplasma grazie all’mRNA. L’mRNA è costituito da 4 diversi acidi
nucleici che si legano in vari modi a formare una catena. La sequenza degli acidi nucleici rappresenta
l’informazione del gene. Il processo di assemblaggio dei vari nucleotidi dell’mRNA si chiama trascrizione e il
prodotto che ne risulta è l’mRNA trascritto. Ogni gene a una delle due estremità, ha una regione
specializzata detta promotore, al quale si attacca l’enzima RNA POLIMERASI per far avviare la trascrizione. A
regolare il legame tra la polimerasi e il promotore intervengono altre proteine chiamate fattori di
trascrizione. All’altra sequenza del gene invece si trova un sequenza di stop che RNA riconosce per
terminare la trascrizione. Il gene oltre alle due estremità presenta altre sezioni chiamati introni e esoni.
Grazie a un sistema di taglio e ricucitura dell’RNA, detto splicing, gli introni vengono rimossi e gli esoni
vengono fusi insieme. Si passa così dall’mRNA immaturo all’mRNA maturo. In alcuni casi anche gli esoni
vengono rimossi e quindi abbiamo un mRNA alternativo che codifica proteine diverse. Quindi la trascrizione
di un singolo gene genera vari tipi di mRNA quindi di proteine. Dai pori della membrana nucleare escono le
copie di mRNA e si dirigono verso i siti in cui avviene la sintesi proteica. In questi siti vengono unite in
catene delle molecole dette amminoacidi, quest’assemblaggio che avviene sotto la direzione dell’mRNA
prende il nome di traduzione. Questo processo che inizia con il DNA e finisce con le proteine si chiama
biologia molecolare, il cui principio fondamentale è:
DNATRASCRIZIONEmRNATRADUZIONEPROTEINA

GENI NEURONALI, VARIAZIONE GENETICA E INGEGNERIA GENETICA

I neuroni sono diversi dalle nostra altre cellule perché hanno specifici geni che esprimono come proteine.
Siamo in grado di comprendere la funzione di questi geni perché l’intero genoma umano è stato
sequenziato. Si sta inoltre scoprendo quali geni sono espressi solo nei neuroni. In alcune malattie, lunghe
sequenze di DNA che contengono diversi geni sono assenti. In altre malattie invece i geni sono duplicati e
quindi si ha una produzione eccessiva di proteine. Questa variazione delle copie geniche spesso avviene in
fase di concepimento. Di recente è stato dimostrato che anche malattie come l’autismo e la schizofrenia
presentano queste variazioni. Altri disturbi del sistema nervoso sono invece causati da alcune mutazioni
che provocano un’alterazione o una mancanza completa di una proteina. Un esempio è la sindrome dell’X-
fragile, causata dalla perdita di un singolo gene che provoca disabilità intellettive e autismo.

Lo sviluppo dell’ingegneria genetica ha permesso, negli animali, di osservare che cosa succede se un gene
viene cancellato ( topi knockout ), oppure se all’interno dell’animale viene inserito un transgene modificato
al posto del gene originario ( topi knock-in).

.RETICOLO ENDOPLASMATICO RUGOSO

La sintesi delle proteine avviene all’interno di strutture globulari contenute nel citoplasma, chiamate
ribosomi. L’mRNA trascritto si lega ai ribosomi che traduco le informazioni per assemblare le proteine. Nei
neuroni molti ribosomi sono attaccati a pezzi di membrana chiamate reticolo endoplasmatico rugoso. La
presenza di questo reticolo nei neuroni è molto alta, perché è il luogo di gran parte della sintesi proteica di
essi. I ribosomi che non sono attaccati al reticolo, vengono detti liberi. N.B: le proteine sintetizzate sui
ribosomi liberi sono destinate al citosol. Le proteine sintetizzate sul reticolo sono destinate a essere
inglobate o inserite nella membrana.

RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO E L’APPARATO DEL GOLGI

Nel citosol poi sono presenti altri organuli che somigliano molto il r.e.r, e per questo vengono chiamati
reticolo endoplasmatico liscio. Questo è eterogeneo e compie diverse funzioni. Alcuni tipi di r.e.l stanno
insieme a quello rugoso e qui è dove le proteine acquistano la loro forma tridimensionale. Altri tipi di r.e.l
regolano la concentrazione interna di sostanze come il calcio.

Reticolo sarcoplasmatico, nei muscoli.

All’interno del soma, i gruppi di dischi di membrane che stanno più lontane dal nucleo si chiamano
apparato del Golgi. Una delle sue funzioni è quella di selezionare certe proteine che sono poi destinate ad
essere liberate in diverse parti del neurone come i dendriti e l’assone.

.IL MITOCONDRIO

È un altro organulo molto importante a forma di salsiccia. Hanno molte ripiegature interne dette creste, tra
queste c’è uno spazio detto matrice. Hanno sia una membrana interna che una esterna. Nei mitocondri
avviene la respirazione cellulare dove un acido piruvico ( proteina, zucchero e grasso) si uniscono
all’ossigeno e formano l’ATP e CO2. L’ATP è la fonte di energia della cellula e quindi alimenta tutte le
reazioni biochimiche neuronali.

-MEMBRANA NEURONALE

È una barriera che serve a contenere il citoplasma all’interno del neurone e escludere delle sostanze che si
trovano nel fluido extracellulare. Questa membrana è costellata di proteine, alcune di queste pompano
sostanze dall’interno verso l’esterno, altre selezionano le sostanze che possono entrare nel neurone. Una
caratteristica importante dei neuroni è che la composizione proteica della membrana varia dal soma ai
dendriti e all’assone. Sono proprio le proprietà di questa membrana che rendono possibile il “linguaggio”
del neurone.

-IL CITOSCHELETRO

La membrana neuronale poggia su un’impalcatura chiamata appunto citoscheletro, che dà al neurone la


sua caratteristica forma. Il citoscheletro è composto da i microtubuli, i microfilamenti e i neurofilamenti.
Questi elementi sono in continuo movimento.

Il citoscheletro è importantissimo perché in fase embrionale, muta moltissimo e grazie alla sua dinamicità
fa si che il cervello si sviluppi e le cellule embrionali diventano neuroni. Negli ultimi anni si sta studiando
tantissimo il citoscheletro perché la sua malformazione sembra essere molto collegata a malattie come
l’autismo. Anche in alcune malattie neurodegenerative sembra che siano danneggiate alcune strutture
citoscheletriche.

.MICROTUBULI

Appaiono come tubi vuoti e dritti con una parete spessa. La parete ha poi dei cavi più piccoli che sono
composti da una proteina chiamata tubulina. Il cavo è formato da proteine di tubulina unite come un filo di
perle. Questo processo che unisce piccole proteine per formare un unico grande cavo si chiama
polimerizzazione, il cavo che ne esce si chiama quindi polimero. C’è poi una classe di proteine che agisce
nella regolazione dell’assemblaggio e del funzionamento dei microtubuli, dette proteine associate ai
microtubuli (MAP). Alcune modificazioni delle MAP sono implicate nella demenza che accompagna
l’Alzheimer.

.MICROFILAMENTI

Questi si possono trovare praticamente in ogni parti del neurone. I microfilamenti sono come trecce di cavi
sottili che sono i polimeri dell’actina, una proteina presente in grande quantità in tutti i tipi di cellule. Si
pensa che questa abbia un ruolo importante nel modificare la forma delle cellule. Segnali inviati dal
neurone regolano l’assemblaggio e lo smontaggio dei microfilamenti di actina.

.NEUROFILAMENTI

Costituiti da lunghe molecole proteiche che li rendono molto resistenti, i neurofilamenti si trovano in tutte
le cellule del corpo e prendono il nome di filamenti intermedi. Solo nei neuroni vengono chiamati così e
questo perché ci sono lievi differenze nella struttura dei tessuti.

-L’ASSONE

Tutte le cellule del nostro corpo hanno un soma, degli organuli, le membrane e il citoscheletro, gli assoni
invece ce li hanno solo i neuroni. Gli assoni sono strutture altamente specializzate per il trasporto delle
informazioni a distanza nel sistema nervoso. La parte iniziale dell’assone si chiama cono di integrazione,
questo poi si assottiglia allontanandosi dal soma. Negli assoni non ci sono i ribosomi e quindi non c’è la
sintesi proteica. Queto vuol dire che tutte le proteine dell’assone si originano nel soma. Sono proprio le
proteine della membrana assonica che permettono ad essere di fungere da “filo” per trasmettere le
informazioni anche a grandi distanze. Le ramificazioni degli assoni si chiamano assoni collaterali. Il
diametro di un assone è variabile: nell’essere umano va da 1 micrometro a 25 micrometro, nel calamaro
arriva a 1 mm. Il diametro è importantissimo perché l’impulso nervoso che viaggia lungo l’assone ha una
velocità diversa in base alla sua grandezza. Più è grosso l’assone, più l’impulso viaggia velocemente.
L’assone è inoltre rivestito da mielina, più mielina c’è più l’impulso nervoso viaggia velocemente. In malattie
come la sclerosi multipla, viene attaccata la mielina, l’assone diminuisce il suo diametro e per questo
l’impulso nervoso viaggia molto più lentamente.

.IL TERMINALE DELL’ASSONE

Ogni assone oltre alla parte iniziale, il cono di integrazione e l’assone propriamente detto, hanno anche una
parte finale detta appunto terminale dell’assone o bottone terminale. Il terminale è un luogo dove l’assone
viene in contatto con altri neuroni e passa loro le informazioni. Il punto di contatto si chiama sinapsi.
Quando un neurone fa sinapsi con un’altra cellula fornisce l’innervazione.

Il citoplasma del terminale assonico è diverso da quello del resto dell’assone per le seguenti ragioni:

1. I microtubuli non si estendono nel terminale.


2. Il terminale ha numerose cavità dette vescicole sinaptiche.
3. La superficie interna della membrana che sta davanti alla sinapsi ha una copertura densa di
proteine.
4. Nel citoplasma dell’assone terminale ci sono molti mitocondri, questo perché c’è una grande
richiesta di energia.

.LA SINAPSI

Abbiamo un milione di miliardi di sinapsi.

Si divide nella parte presinaptica e post-sinaptica. Questi prefissi indicano la direzione del flusso di
informazione che va dal pre al post. La zona presinaptica coincide con il terminale assonico, mentre la zona
postsinaptica può essere o il dendrite o il soma di un altro neurone. Lo spazio tra la membrana sinaptica e
post-sinaptica si chiama spazio intersinaptico. Il trasferimento dell’informazione da un neurone a un altro si
chiama trasmissione sinaptica. Le informazioni sono sotto forma di impulsi elettrici che viaggiando giù
verso l’assone vengono convertiti in segnali chimici che attraversano lo spazio intersinaptico. Sulla
membrana post-sinaptica questo segnale chimico viene riconvertito in un segnale elettrico.

SEGNALE ELETTRICOCHIMICO ELETTRICO questo rende possibili molte delle abilità computazionali del
cervello.

Il segnale chimico si chiama neurotrasmettitore e viene immagazzinato e liberato dalle vescicole sinaptiche
all’interno del terminale.

La disfunzione sinaptica è responsabile di alcuni disturbi mentali. La sinapsi è anche il luogo dove agiscono
molte tossine, le droghe psicoattive e gli psicofarmaci.
.IL TRASPORTO ASSOPLASMATICO

Come abbiamo visto, nell’assone non vengono prodotte le proteine per cui è necessario che queste
vengano trasportate dal soma all’assone, questo processo prende il nome di trasporto assoplasmatico, che
può essere di due tipi:

-trasporto anterogrado, quando il materiale viene incapsulato in delle vescicole e poi “cammina” verso i
microtubuli dell’assone grazie a una proteina che si chiama chinesina che sposta il materiale dal soma al
terminale. L’energia per questo processo è fornita dall’ATP.

-trasporto retrogrado, qui il materiale passa dal terminale al soma grazie a un’altra proteina che ha il nome
di dineina. Si pensa che questo processo avvenga per fornire al soma segnali sui cambiamenti delle
necessità metaboliche del terminale assonico.

-I DENDTRITI

La parola dendrite deriva dal greco e vuol dire albero, infatti i dendriti sembrano rami di un albero che si
prolungano dal soma. I dendriti di un neurone si chiamano albero dendritico, e ciascun ramo, ramo
dendritico.

Sono come delle antenne per il neurone e per questo sono ricoperti da migliaia di sinapsi. La membrana
dendritica al di sotto della sinapsi, che è la membrana post-sinaptica, ha tantissime proteine chiamate
ricettori che riescono a percepire il neurotrasmettitore nello spazio intersinaptico.

I dendriti di alcuni neuroni presentano delle strutture chiamate spine dendritiche che ricevono alcuni input.
È stato osservato che nei cervelli di persone con danni cognitivi ci sono delle insolite modificazioni delle
spine.

TIPI DI NEURONI

Noi abbiamo 85 miliardi di neuroni nel nostro cervello, che però possono essere classificati in due
macrocategorie:

1. CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA STRUTTURA

Si può guardare al numero di neuriti che si estendono dal soma. Se il neurone presenta solo un neurite si
chiama unipolare, se ne ha 2 bipolare, se ne ha molti multipolare.

Si può fare una classificazione anche in base agli alberi dendritici che variano molto da un tipo di neurone a
un altro. Ci sono le cellule piramidali e quelle stellate chiamate così proprio per la loro forma. Ci sono poi i
neuroni spinosi, se hanno dendriti spinosi e quelli non spinosi.
In alcuni casi dei neuroni hanno dei neuriti che si trovano sulla superficie sensoriale del corpo come la pelle
e la retina dell’occhio. Le cellule che hanno questo tipo di connessioni si chiamano neuroni sensitivi
primari. Altri neuroni hanno assoni che contraggono sinapsi con il muscolo e si chiamano motoneuroni.
Infine ci sono gli interneuroni che sono neuroni che fanno sinapsi solo con altri neuroni.

Ci sono poi i neuroni di I tipo di Golgi che hanno assoni molto lunghi, e neuroni di II tipo di Golgi che invece
hanno assoni più corti.

2. CLASSIFICAZIONE BASATA SULL’ESPRESSIONE GENICA

Molte differenze tra i neuroni si possono spiegare a livello genico. Alcune differenze di espressione genica
fanno sì che le cellule stellate e quelle piramidali si sviluppino con queste due differenti forme. Cambia
anche la tipologia del neurotrasmettitore rilasciato.

LA GLIA

La glia contribuisce alla funzione celebrale sostenendo i processi neuronali. Il cervello senza di essa non
potrebbe funzionare correttamente. Il maggior numero delle cellule gliali è costituito da astrociti, cellule
che riempiono la maggior parte dello spazio tra i neuroni. Gli astrociti quindi possono influenzare la crescita
e la degenerazione del neurite. Gli astrociti regolano il contenuto chimico dello spazio extracellulare. Inoltre
avvolgono le giunzioni sinaptiche nel cervello e in questo modo limitano la diffusione delle molecole di
neurotrasmettitore che sono state liberate. Gli astrociti nelle loro membrane hanno anche delle particolari
proteine che rimuovo molti neurotrasmettitori dallo spazio intersinaptico. Gli astrociti inoltre regolano la
concentrazione extracellulare di molte sostanze come ad esempio quella di ioni potassio.

Ci sono poi altri due tipi di cellule gliali che sono gli oligodendroglie e le cellule di Schwann che forniscono
strati di una membrana importantissima, chiamata mielina, che isola gli assoni e rende più veloce la
propagazione degli impulsi nervosi lungo l’assone. La mielina si avvolge a spirale intorno agli assoni creando
un rivestimento detto guaina mielinica, che interrotta in brevi regioni dette nodi di Ranvier. Le cellule di
oligodendroglia si trovano solo nel sistema nervoso centrale ( cervello e colonna vertebrale) e
contribuiscono a mielinizzare molteplici assoni, mentre le cellule di Schwann si trovano solo nel sistema
nervoso periferico e mielinizzano solo un assone.
ALTRE CELLULE PRESENTI NEL CERVELLO

Oltre ai neuroni e alle cellule gliali nel cervello ci sono altri tipi di cellule come quelle ependimali che si
allineano nei ventricoli pieni di fluido all’interno del cervello. Sono molto importanti anche per la direzione
della migrazione cellulare durante lo sviluppo celebrale. Ci sono anche altri tipi di cellule chiamate microglia
che operano come fagociti e quindi rimuovono gli avanzi di glia e di neuroni morti o in via di degenerazione.
Il cervello ha poi una propria vascolarizzazione fatta di arterie, vene e capillari che portano sostanze
nutritive e ossigeno ai neuroni tramite il sangue.

CAP. 3, LA MEMBRANA DEL NEURONE A RIPOSO.

Il neurone conduce le informazioni per una certa distanza usando segnali che si muovono rapidamente
lungo l’assone. La carica elettrica è condotta nel citosol dell’assone da ioni elettricamente carichi. L’assone
è immerso in fluido extracellulare che contiene sali e conduce elettricità, senza la membrana assonica la
corrente elettrica andrebbe poco lontano. Questa membrana riesce a condurre un segnale speciale:
l’impulso nervoso detto anche potenziale d’azione. Questi potenziali non si attenuano con la distanza. Le
cellule nervose e quelle muscolari sono in grado di generare e condurre potenziali d’azione, e per questo
possiedono una membrana eccitabile. Il potenziale d’azione viene tradotto in “azione” a livello della
membrana cellulare.

Quando una cellula che ha una membrana eccitabile non genera impulsi, si dice che è a riposo. In un
neurone a riposo, il citosol vicino alla membrana interna ha una carica negativa rispetto all’esterno. Questa
differenza di carica elettrica ai due lati della membrana si chiama potenziale di membrana a riposo. Il
potenziale d’azione è esattamente il contrario di questa condizione per un breve istante, circa un millesimo
di secondo. Prima di capire come un neurone invia segnali a un altro neurone, dobbiamo capire come la
membrana neuronale a riposo separa le cariche elettriche.

I COSTITUENTI CHIMICI:

-IL CITOSOL E IL FLUIDO EXTRACELLULARE

L’acqua è la principale componente sia del citosol ( fluido intracellulare), che del fluido extracellulare del
neurone. Gli ioni, che sono dissolti nell’acqua, sono responsabili sia dei potenziali a riposo che d’azione.

L’ACQUA

H2O. l’ossigeno ha una carica elettrica negativa, mentre l’idrogeno ha una carica elettrica positiva. Questo
rende l’acqua una molecola polare, questo fa sì che altre molecole polari si possano dissolvere nell’acqua.

GLI IONI

Hanno una carica elettrica netta. Gli ioni sono i principali trasportatori di carica nella conduzione
dell’elettricità all’interno dei sistemi biologici.

La carica di un atomo dipende dalla differenza tra il numero dei suoi protoni e quello dei suoi elettroni.

Se la differenza è 1, lo ione si chiama monovalente.

Se la differenza è 2, lo ione si chiama bivalente, e così via.

Gli ioni con una carica elettrica positiva si chiamano cationi.

Gli ioni con carica elettrica negativa si chiamano anioni.

Gli ioni che hanno una particolare importanza per la neurofisiologia cellulare sono:

-cationi monovalenti: sodio (Na+) e potassio (K+)


-catione bivalente: calcio (Ca+)

-anione monovalente: cloro (Cl-)

-LA MEMBRANA FOSFOLIPIDICA

Le sostanze polari che si sciolgono in acqua si chiamano sostanze idrofile, ma esistono anche sostanze
apolari che vengono dette idrofobe. Un esempio di sostanze idrofobe sono i lipidi, questi costituiscono
anche la membrana neuronale e contribuiscono ai potenziali d’azione e di riposo perché formano una
barriera per gli ioni solubili in acqua, ma anche una barriera per l’acqua stessa.

I fosfolipidi sono i principali composti chimici che costituiscono la membrana cellulare. I fosfolipidi hanno la
testa polare (idrofila) e la coda non polare (idrofoba). Tra l’esterno e l’interno della cellula c’è un doppio
strato fosfolipidico che isola bene il citosol del neurone dal fluido extracellulare.

-LE PROTEINE

I tipi di molecole proteiche e la loro distribuzione, distinguono i neuroni dalle altre cellule. Gli enzimi, il
citoscheletro e i recettori sono tutte strutture composte da molecole proteiche. Anche i potenziali d’azione
e di riposo dipendono da alcune proteine che riescono ad attraversare il doppio strato fosfolipidico.

.LA STRUTTURA DELLE PROTEINE

Le proteine si distinguono tra di loro per forma, dimensioni e caratteristiche chimiche.

Le proteine sono molecole assemblate a partire da varie combinazioni di 20 amminoacidi.

 STRUTTURA FONDAMENTALE DELL’AMMINOACIDO

La diversità tra i vari amminoacidi deriva proprio dalla variabilità del gruppo R.

Le proteine sono sintetizzate sui ribosomi del corpo cellulare del neurone. Gli amminoacidi si uniscono per
formare una catena tenuta insieme dai legami peptidici. Le proteine che fano parte di catena di
amminoacidi vengono chiamate polipeptidi.

Le proteine possono avere 4 strutture differenti: la struttura primaria è una lunga catena di amminoacidi
tenuti insieme da legami peptidici. La catena polipeptidica è poi in grado di attorcigliarsi e formare la
struttura ad alfa-elica, che viene definita struttura secondaria. La proteina a alfa-elica può curvarsi, piegarsi
e assumere una forma tridimensionale. Questa è la struttura terziaria. Se invece si legano insieme varie
catene polipeptidiche per formare una molecola ancora più grande siamo in presenza di una struttura
quaternaria dove ciascuno dei diversi polipeptidi che la costituiscono, viene detto subunità.
.I CANALI PROTEICI

I canali ionici sono costituiti da proteine che attraversano la membrana, unite tra di loro a formare un poro.
Una proprietà di molti canali, che dipende dal diametro del poro e dalla natura dei gruppi R, è la selettività
ionica: per esempio ci sono canali che sono selettivamente permeabili per il potassio, o solo per il sodio, o
solo per il calcio e così via.

Un’altra importante proprietà dei canali è la variabilità all’accesso o dipendenza: i canali che hanno questa
proprietà possono aprirsi e chiudersi (hanno un accesso variabile e dipendente) in base ai cambiamenti del
microambiente locale della membrana.

.LE POMPE IONICHE

Alcune proteine invece di formare i canali ionici, si uniscono per formare le pompe ioniche. Le pome
ioniche sono enzimi che usano l’energia rilasciata dall’idrolisi dell’ATP, per trasportare alcuni ioni attraverso
la membrana. Queste pompe rivestono un ruolo importantissimo per la trasmissione dei segnali nervosi,
grazie al trasporto di sodio e calcio dall’interno del neurone all’esterno.

IL MOVIMENTO DEGLI IONI

I canali ionici costituiscono delle importantissime vie per passare da una parte della membrana all’altra.
Non è detto che queste vie siano costantemente attraversate. Gli ioni per muoversi attraverso queste vie
hanno bisogno di forze. I movimenti ionici attraverso la membrana neuronale, sono influenzati dalla
diffusione e dall’elettricità.

.LA DIFFUSIONE

Gli ioni e le molecole dissolte nell’acqua sono in costante movimento. Questo movimento dipende dalla
temperatura che tende a distribuire uniformemente gli ioni nella soluzione. C’è quindi un movimento netto
di ioni da regioni ad alta concentrazione a regioni a bassa concentrazione; questo movimento si chiama
diffusione. La diffusione fa sì che gli ioni vengano spinti attraverso i canali della membrana. VEDI FOTO 3.8

La diffusione avviene se c’è un gradiente di concentrazione, ovvero una differenza di concentrazione da


una parte all’altra della membrane e se la membrana possiede dei canali permeabili.
.L’ELETTRICITA’

Un altro modo per indurre un movimento netto di ioni in una soluzione, è quello di usare un campo
elettrico, dato che gli ioni sono elettricamente carichi.

- Cariche dello stesso segno si respingono

- Cariche di segno opposto si attraggono

- La quantità di cariche elettriche in movimento è detta CORRENTE ELETTRICA, rappresentata dal simbolo I
e si misura in ampere (A)

- Potenziale elettrico (VOLTAGGIO, simbolo V, misurato in volt, mV=millivolt) è la forza esercitata su una
particella carica (differenza di carica tra anodo e catodo) se la differenza aumenta fluisce più corrente

- La CONDUTTANZA ELETTRICA è la facilità con cui una carica elettrica può migrare da un punto ad un altro,
simbolo g, misurata in siemens dipende dalla facilità di tali particelle cariche di viaggiare nello spazio

- La RESISTENZA ELETTRICA, è la misura della difficoltà con la quale una molecola carica può migrare,
simbolo R, misurata in ohm (W) (è l’inverso della conduttanza R=1/g)

- LEGGE DI OHM: I =gV la corrente è il prodotto tra la conduttanza e la differenza di potenziale

La conduttanza elettrica (I=gV) di ioni attraverso la membrana quindi richiede:

1) Che la membrana presenti canali permeabili a quella specie ionica (così da permetterne la conduttanza)

2) Che vi sia una differenza di potenziale elettrico attraverso la membrana

-LE BASI IONICHE DEL POTENZIALE DI MEMBRANA A RIPOSO

Il potenziale di membrana è il voltaggio presente nella membrana neuronale, il suo simbolo è Vm. Vm può
essere misurato inserendo un microelettrodo nel citosol. Grazie a questo strumento si può vedere che la
carica elettrica non è distribuita uniformemente ai lati della membrana neuronale: l’interno della
membrana neuronale è elettricamente negativo rispetto all’esterno. Questa differenza fissa viene detta
potenziale di riposo, ed è mantenuta quando il neurone non genera impulsi. Il potenziale di riposo di un
neurone è di -65 millivolt in un neurone a riposo Vm= -65 mV. Il fatto che questo potenziale sia negativo
all’interno del neurone, è importantissimo.

. I POTENZIALI DI EQUILIBRIO

La differenza di potenziale elettrico che equilibra esattamente un gradiente di concentrazione ionica si


chiama potenziale di equilibrio ionico, Eion.

4 IMPORTANTI PUNTUALIZZAZIONI:
1) Significativi cambiamenti del potenziale di membrana sono causati da minuscoli cambiamenti di
concentrazione ionica.

2) La differenza netta di carica elettrica si presenta in corrispondenza della superficie interna e di quella
esterna della membrana: membrana cellulare molto sottile (5 nm): carica netta negativa cellulare non sarà
distribuita uniformemente nella cellula: concentrata sul versante interno della membrana attratta dalle
cariche positive che si concentreranno sul versante extracellulare.

3) Quantità di ioni che si dirigono attraverso la membrana è proporzionale alla differenza tra il potenziale di
membrana e il potenziale di equilibrio.

4) Se la differenza di concentrazione per un dato ione attraverso la membrana è nota, si può calcolare il
potenziale di equilibro per quello ione.

Conoscendo la carica elettrica dello ione e la differenza di concentrazione attraverso la membrana, si può
capire se l’interno della cellula è positivo o negativo al potenziale di equilibrio.

Il valore esatto del potenziale di equilibrio si può calcolare in mV grazie all’equazione di Nernst. Grazie a
quest’equazione si può calcolare il valore del potenziale di equilibrio di ogni ione.

.LA DISTRIBUZIONE DEGLI IONI ATTRAVERSO LA MEMBRANA

Il potenziale di membrana neuronale dipende dalle concentrazioni ioniche sui due lati della membrana.

-K+ è più concentrato all’interno.

-Na+ e Ca^2+ sono più concentrati all’esterno

Nella membrana neuronale sono presenti delle pompe ioniche, le due pompe più importanti sono quella
sodio-potassio e quella del calcio.

La pompa sodio-potassio è un enzima che idrolizza ATP in presenza di Na+ all’interno della cellula.
L’energia chimica che si libera da questa reazione fa sì che la pompa sia messa in funzione e che si scambino
Na+ interno con K+ esterno. L’azione di questa pompa fa sì che K+ sia concentrato all’interno del neurone,
mentre che Na+ sia concentrato all’esterno. Dato che la pompa spinge questi ioni attraverso la membrana
contro il loro gradiente di concentrazione, è necessaria molta energia. La pompa sodio-potassio utilizza il
70% dell’ATP usata dal cervello. È importantissima per mantenere il potenziale di membrana a riposo.

La pompa del calcio è un altro enzima che trasporta Ca^2+ fuori dal citosol attraverso la membrana
cellulare.
Senza le pompe ioniche il potenziale di membrana a riposo non esisterebbe e il cervello non potrebbe
funzionare.

.LE PERMEABILITA’ IONICHE RELATIVE DELLA MEMBRANA A RIPOSO

Il potenziale di membrana a riposo è di-65 mV, il potenziale di equilibrio del potassio è di -80 mV. I due
valori sono abbastanza vicini ma non saranno mai uguali perché anche se la membrana a riposo è molto
permeabile a K+, c’è anche una costante perdita di Na+ dalla cellula.

Il potenziale di membrana a riposo si può calcolare con l’equazione di Goldman.

.IL GRANDE MONDO DEI CANALI PER IL POTASSIO

➤ La selettività per lo ione è data dai residui amminoacidici che si affacciano sul canale centrale (es.:
ripiegamento del poro nel canale K+)

➤ Caratteristiche comuni a tutti i canali del K+: 4 subunità disposte come le doghe di una botte, regione
centrale chiamata ripiegamento del poro che agisce come filtro di selettività per K+

➤ Mutazioni a carico di un singolo aminoacido nella regione centrale possono portare a gravi conseguenze
canalopatie canali K+ causa di molti disordini neurologici (es epilessia)

➤ Un cambiamento del potenziale di membrana verso valori meno negativi è chiamato


DEPOLARIZZAZIONE ➤ Astrociti agiscono da “buffer” (tampone): quando [K+] aumenta: possiedono canali
e pompe per concentrare K+ al loro interno à K+ viene eliminato su un’ampia area dall’estesa rete dei
processi degli astrociti

CAPITOLO 4, IL POTENZIALE D’AZIONE

Il segnale che trasmette le informazioni a distanza, nel sistema nervoso, si chiama potenziale d’azione.

Mentre l’interno della membrana neuronale a riposo è carico negativamente rispetto all’esterno, durante il
potenziale d’azione è positivo per circa 2 msec.

Potenziale d’azione/spike/impulso nervoso/scarica

I potenziali d’azione generati in un’area della membrana sono uguali per ampiezza e durata e non si
riducono mentre si propagano lungo l’assone.

I potenziali d’azione hanno delle proprietà universali che si trovano nei sistemi nervosi di ogni animale:

IL “SU E GIU’” DEL POTENZIALE D’AZIONE

Il potenziale di membrana, Vm, si può determinare inserendo un microelettrodo nella cellula.

Per misurare la differenza di potenziale elettrico tra la punta del microelettrodo dentro la cellula e un altro
posizionato fuori dalla cellula, si usa il voltometro.

Quando la membrana è a riposo il voltometro misura una differenza di potenziale di circa -65 mV. Per
studiare i potenziali d’azione, che durano 2 millisecondi, si usa uno speciale voltometro detto oscilloscopio.
FASI DEL PA:

-fase crescente, caratterizzata dalla depolarizzazione (Riduzione della polarizzazione elettrica o


magnetica di una certa sostanza) della membrana. Questo cambiamento continua fino a che Vm
raggiunge un valore di 40mV al suo picco.

-potenziale a punta (overshoot), parte del PA in cui l’interno del neurone è carico positivamente
rispetto all’esterno.

-fase decrescente, caratterizzata dalla ripolarizzazione che riporta l’interno della membrana più
negativo del potenziale di riposo  iperpolarizzazione, (undershoot), ultima parte della fase
decrescente.

-graduale ristabilimento del potenziale di riposo.

Il tutto in 2msec.

LA GENERAZIONE DI UN POTENZIALE D’AZIONE.

Il potenziale d’azione si genera solo se la depolarizzazione, chiamata potenziale generatore,


raggiunge un livello critico ovvero una soglia.

I potenziali d’azione sono causati dalla depolarizzazione della membrana oltre il livello di soglia.

Nei neuroni la depolarizzazione può avvenire in modi diversi: per esempio negli interneuroni è causata
dall’entrata di Na+ attraverso canali che sono sensibili ai neurotrasmettitori rilasciati da altri neuroni.
I neuroni possono essere depolarizzai anche in modo artificiale immettendovi corrente elettrica con un
microelettrodo.

Il potenziale d’azione è un processo “tutto o nulla” O c’è, si supera la soglia, o non c’è e la soglia non
viene superata.

La frequenza di generazione di PA dipende dalla GRANDEZZA delle correnti depolarizzanti continue. I


neuroni comunicano con vari tipi di linguaggi più o meno a lungo termine.

La FREQUENZA DI SCARICA (firing) dei PA riflette la grandezza/forza delle correnti depolarizzanti


frequenza massima di firing è di 1000 HZ

-PERIODO REFRATTARIO ASSOLUTO: quando un PA è iniziato è impossibile causarne un altro per 1


millisecondo

-PERIODO REFRATTARIO RELATIVO: risulta relativamente difficile iniziare un altro PA per alcuni msec dopo
la fine del periodo refrattario assoluto durante il periodo refrattario relativo la corrente richiesta per
depolarizzare il neurone verso la soglia di induzione del PA risulta essere più elevata.

SINTESI:

POTENZIALE D’AZIONE
Partiamo da -65 mV

- Quando la membrana è depolarizzata oltre la soglia vi è un incremento transiente(quindi momentaneo) di


gNa (CONDUTTANZA Na+ )

-Incremento gNa permette DEPOLARIZZAZIONE NEURONE

-Potenziale di membrana negativo viene re-instaurato da un successivo incremento transiente di gK e con la


conseguente fuoriuscita dalla cellula di ioni K+ IPERPOLARIZZAZIONE

-Depolarizzazione: diminuisce il valore assoluto del potenziale di membrana cellulare. Verso il positivo

-Iperpolarizzazione: Aumenta il valore

CANALI VOLTAGGIO-DIPENDENTI

Per spiegare i cambiamenti transitori della conduttanza del sodio Hodgkin e Huxley hanno scoperto
l’esistenza dei canali voltaggio dipendenti. I due avevano ipotizzato che questi canali sono aperti dalla
depolarizzazione sovra soglia e chiusi quando la membrana ha un potenziale positivo. Questi canali sono
sbloccati e pronti per essere di nuovi aperti solo dopo che il potenziale di membrana torna ad avere valore
negativo.

Canali voltaggio-dipendenti per il sodio (Na+): la proteina forma un poro nella membrana che è altamente
selettivo per Na+ questo poro si apre e si chiude in base ai cambiamenti di voltaggio della membrana.

Questo canale è formato da un singolo lungo polipeptide. La molecola ha 4 domini ( I-IV), ogni dominio è
fatto da 6 alfa-eliche transmembrana ( S1-S6). I 4 domini si raggruppano per formare un poro. Con il
potenziale di riposo della membrana negativo, il poro è chiuso.

Il canale per il sodio ha un filtro di selettività che lo rende 12 volte più selettivo a Na+ che a K+.

L’apertura di questo canale è controllata dal cambiamento del voltaggio attraverso la membrana.

Nel segmento S4 c’è il sensore di voltaggio, la depolarizzazione deforma S4 e questo determina l’apertura
del canale.

L’apertura di un singolo canale Na+ NON causa un PA perché non si arriva alla soglia di attivazione!

[I canali ionici sono costituiti da più complessi proteici. Tutti i canali ionici sono costituiti da 4 a 6 subunità
che vanno a formare il canal centrale.

Varie tipologie di canale:

-ci sono i canali sempre aperti (leak)

-canali voltaggio- dipendenti, si attivano se cambia il valore del voltaggio della membrana

-canali chemio-dipendenti o ligandodipendenti (attivati da ligando che è una sostanza chimica che si lega a
qualcosa) o attivati da ligando o operati da recettore. Si aprono o si chiudono sulla base del ligando che è
legato ad essi se si attiva il neurotrasmettitore. Si aprono prima questi che quelli voltaggio-dipendenti!

-i canali sono selettivi per una specie ionica


-permeabilità ( quanti ioni faccio passare) più o meno elevata

-gli ioni si muovono secondo un gradiente di concentrazione andando da dove sono più concentrati a dove
sono meno concentrati. Si muovono anche secondo un gradiente elettrico perché cariche opposte si
attraggono.]

I canali attivati dai ligandi NON sono canali voltaggio-dipendenti, fanno entrare il sodio e servono a
superare la soglia. I canali chemio sensibili fanno entrare un pochino di sodio per superare la soglia -40mV.
Una volta superata la soglia, ovvero c’è un cambiamento del potenziale di membrana, si aprono i canali
voltaggio-dipendenti che sono in quantità maggiore e fanno passare molto più sodio. Dopo i canali del
sodio si inattivano e si attiva la depolarizzazione. Si inattiva con il modello palla-catena.

L’iperpolarizzazione, quando i valori di membrana diventano più negativi, inizia quando il picco scende e si
aprono i canali voltaggio-dipendenti e il potassio esce. L’equilibrio viene ristabilito dalle pompe sodio-
potassio.

NB:

-I canali chemio dipendenti si attivano se a loro si lega un neurotrasmettitore.

-Il PA vero e proprio avviene nel monticolo assonico (l’inizio dell’assone verso il corpo cellulare).

-I canali ionici chemio-dipendenti si trovano nei dendriti, i canali voltaggio dipendenti si trovano nei nodi di
Ranvier.

PROPRIETA’ FUNZIONALI DEL CANALI VOLTAGGIO-DIPENDENTI DEL SODIO:

A) Si aprono con un piccolo ritardo

B) Rimangono aperti per circa 1 msec e quindi si inattivano

C) Non possono venire aperti di nuovo dalla depolarizzazione fino a che il potenziale di membrana non
ritorna ad un valore negativo vicino alla soglia (-65 mV )

FUNZIONAMENTO:

1) Quando il potenziale di membrana viene cambiato da -65 mV a -40 mV (-55 mV) i canali per il Na+ si
aprono Improvvisamente

2) Canali rimangono aperti per 1 msec (tutti i canali si aprono con un piccolo ritardo) e Na+ fluisce verso
l’interno (inward current)

3) Canale si inattiva con la depolarizzazione

4) Canali possono nuovamente riattivarsi quando Vm = -65 à I movimenti della porzione globulare della
proteina determinano apertura/chiusura/inattivazione del poro del canale.

La membrana dell’assone può variare per numero di canali presenti per micrometro quadrato, questo
determina anche la fluttuazione del valore di soglia per instaurare il PA L’immediata apertura dei canali
per il Na+ in risposta alla depolarizzazione spiega come mai la fase crescente del PA avvenga così
velocemente  Ruolo dei recettori ionotropici attivati dai ligandi Finché i canali sono inattivi non può
essere generato un nuovo PA à periodo refrattario assoluto.
I CANALI VOLTAGGIO DIPENDENTI SELETTIVI PER IL POTASSIO

Canale voltaggio-dipendente del potassio (VGKC): anche i canali K+ voltaggio-dipendenti sono attivati dalla
depolarizzazione del tutto analogamente a quelli per il Na+, ma con cinetiche (velocità) di attivazione più
lente!

Si aprono dopo 1 msec rispetto a quelli Na+ , a parità di depolarizzazione à

La loro funzione e far fuoriuscire K+ diminuendo ogni ulteriore depolarizzazione

Ne esistono molti tipi ma hanno struttura simile: proteine che costituiscono Il canale sono formate da 4
subunità polipeptidiche che danno origine al poro

Si pensa funzionino come i canali Na+ voltaggio dipendenti (sensibili ai cambiamenti del campo elettrico).

SINTESI TAPPE DEL PA

-Soglia: Vm al quale i canali voltaggio dipendenti selettivi per il Na+ si aprono in quantità sufficiente a
permettere che la permeabilità ionica relativa della membrana favorisca l’ingresso di Na+
(approssimativamente -55 mv) ruolo dei canali ionotropici attivati da ligando (chemio dipendenti)

- Fase ascendente: DEPOLARIZZAZIONE Na+ irrompe all’interno della cellula attraverso i canali Na+
voltaggio-dipendenti guidato dal gradiente di concentrazione e dalla spinta del potenziale elettrico negativo
dell’interno della membrana (corrente inward)

- Potenziale a punta (overshoot): Vm si sposta a un valore vicino a ENa superiore a 0 (circa 60 mV)

-Fase discendente: canali Na+ si inattivano, e si aprono i canali per K+ (corrente outward) si ha
l’IPERPOLARIZZAZIONE perché il potassio esce

- Iperpolarizzazione: apertura dei canali K+ voltaggio dipendenti si somma alla permeabilità a K+ dei
rispettivi canali leak

- iperpolarizzazione rispetto a Vm a riposo fino a che i canali K+ non si chiudono

- Periodo refrattario assoluto: Canali per il Na+ si disattivano con la depolarizzazione: essi non possono
essere attivati nuovamente e generare un secondo PA fino a che Vm non diventa sufficientemente negativo
da de-inattivare i canali

- Periodo refrattario relativo: Vm rimane iperpolarizzato finché i canali K+ si chiudono. E’ necessaria una
maggior corrente depolarizzante per portare Vm al livello di soglia

LA CONDUZIONE DEL POTENZIALE D’AZIONE

-Quando un pezzetto della membrana assonale è sufficientemente depolarizzato da raggiungere il livello di


soglia, i canali voltaggio-dipendenti per il sodio si aprono in modo esplosivo, e il potenziale d’azione ha
inizio.

-il flusso di cariche positive si propaga all’interno dell’assone per depolarizzare il segmento adiacente di
membrana, quando anche qui si aggiunge la soglia si aprono i canali per il sodio.

-il PA si propaga lungo l’assone fino a raggiungere il terminale assonico e dare poi inizio alla trasmissione
sinaptica.

-il PA si propaga in una sola direzione, si dice che ha una direzione ortodromica, perché la membrana che è
stata investita dal PA è refrattaria per l’inattivazione dei canali di sodio.
-sperimentalmente il PA può essere generato in entrambe le direzioni e quindi può avere una conduzione
antidromica.

-l’impulso si propaga lungo l’assone senza decremento

-la velocità di conduzione media lungo l’assone è di 10 m/sec

I FATTORI CHE INFLUENZANO LA VELOCITA’ DI CONDUZIONE

-La velocità con cui il PA si propaga lungo l’assone dipende da quanto lontano riesce a diffondere la
depolarizzazione e questo dipende a sua volta dalle particolari caratteristiche fisiche dell’assone.

-l’impulso si può propagare o lungo l’interno dell’assone o attraverso la membrana assonica:

 Se l’assone è stretto e vi sono molti pori aperti nella membrana, gran parte della corrente scorrerà
attraverso la membrana.
 Se l’assone è largo e vi sono pochi pori aperti nella membrana, gran parte della corrente scorrerà
lungo l’interno dell’assone.

-la velocità di conduzione del PA aumenta con l’aumentare del diametro assonico

-le dimensioni dell’assone e il numero di canali voltaggio-dipendenti nella membrana influenzano anche
l’eccitabilità assonale: assoni più piccoli con meno canali necessitano di maggiori depolarizzazione per
raggiungere la soglia.

LA MIELINA E LA CONDUZIONE SALTATORIA

-La guaina mielinica consiste di molti strati di membrana forniti dalle cellule gliali (oligodendrociti nel SNC e
cellule di Schwann nel SNP)

- funziona come un isolante che riveste l’assone, FAVORISCE IL FLUSSO DI CORRENTE ALL’INTERNO
DELL’ASSONE E AUEMENTA LA VELOCITA’ DI CONDUZIONE DEL PA.

-la guaina mielinica non si estende con continuità per l’intera lunghezza dell’assone, ci sono delle
interruzioni dette NODI DI RANVIER. In questi nodi troviamo i canali voltaggio-dipendenti per il sodio,
mentre quelli chemio-dipendenti si trovano sui dendriti.
-si parla di conduzione saltatoria del PA perché negli assoni avvolti dalla mielina il PA “salta” da nodo
a nodo.

PA, ASSONI E DENDRITI

-di norma i dendriti e il corpo cellulare NON producono PA sodio-dipendenti perché hanno pochissimi
canali voltaggio-dipendenti per il sodio

- il PA avviene nel monticolo assonico, ovvero la parte del neurone in cui l’assone si origina dal
somazona di innesco dello spike.
-La depolarizzazione dei dendriti e del soma causati da un input sinaptico (innescati dal passaggio degli ioni
attraverso i RECETTORI IONOTROPICI dove segnale chimico ri-convertito in segnale elettrico) porta alla
generazione di PA se la membrana del monticolo assonico è depolarizzata oltre la soglia.

-Nella maggior parte dei neuroni sensitivi la zona di innesco dello spike si trova vicino alle terminazioni
nervose sensoriali: la depolarizzazione causata dalla stimolazione sensoriale porta alla generazione di PA
che si propagano lungo i nervi sensitivi.

CAPITOLO 5, LA TRASMISSIONE SINAPTICA

-Una sinapsi è una giunzione specializzata in cui una parte di neurone entra in contatto e comunica con un
altro neurone o tipo di cellula ( come un muscolo o una cellula ghiandolare).

-l’informazione generalmente viaggia in una sola direzione, da un neurone alla sua cellula bersaglio. Si dice
che il primo neurone sia presinaptico e si dice che la cellula bersaglio sia postsinaptica.

-Esistono differenti tipi di sinapsi: elettriche e chimiche.

LE SINAPSI ELETTRICHE:

-sono relativamente semplici per quanto riguarda la struttura e la funzione

-permettono il diretto trasferimento della corrente ionica da una cellula all’altra.

-le sinapsi elettriche si trovano i dei siti specializzati che si chiamano gap Junction(giunzioni comunicanti).

-giunzioni comunicanti tra 2 cellule si trovano quasi in tutto il corpo e mettono in connessione molte cellule
non neurali. Quando le giunzioni comunicanti connettono i neuroni allora possono avere la funzione di
sinapsi elettriche.

-in una giunzione comunicante, le membrane di due cellule sono separate solo di circa 3 nm, e questo
spazio è attraversato da gruppi di proteine chiamate connessine.

-ci sono 20 diversi sottotipi di connessine: 6 subunità si combinano per formare un canale chiamato
connessone e due connessoni (una per ogni cella) si incontrano e si combinano per formare un canale della
gap junction. Il canale consente agli ioni di passare direttamente dal citoplasma di una cellula al citoplasma
dell'altra.

-La corrente elettrica (sotto forma di ioni) può passare attraverso questi canali bidirezionalmentela
trasmissione alle sinapsi elettriche è molto rapida.

-Quando due neuroni sono accoppiati elettricamente, un potenziale di azione nel neurone presinaptico fa sì
che una piccola quantità di corrente ionica fluisca attraverso i canali gap junction dello spazio nell'altro
neurone.
-Questa corrente causa un potenziale postsinaptico elettricamente mediato (PPS) nel secondo neurone.
Poiché la maggior parte delle sinapsi elettriche sono bidirezionali, quando quel secondo neurone genera un
potenziale d'azione, a sua volta induce una PPS nel primo neurone.

-Il PPS generato da una singola sinapsi elettrica nel cervello dei mammiferi è solitamente piccolo (circa 1
mV) di per sé NON abbastanza grande da innescare un PA nella cellula postsinaptica. Un neurone di solito
produce sinapsi elettriche con molti altri neuroni

-Diversi PPS che si verificano simultaneamente possono eccitare fortemente un neuroneesempio di


integrazione sinaptica

-Nell'organismo umano le sinapsi elettriche sono frequenti negli stati embrionali, nell'adulto sono molto
rare anche se di recente sono state evidenziate in alcune regioni cerebrali.

SINAPSI CHIMICHE:

CARATTERISTICHE GENERALI:

-la maggior parte della trasmissione sinaptica nel sistema nervoso umano maturo è di tipo chimico.

-le membrane presinaptiche e post-sinaptiche di una sinapsi chimica sono separate da una fessura sinaptica
di 20-50 nm. Questa fessura è riempita di proteine fibrose extracellulari che funzionano come una “colla”
per tenere insieme la parte presinaptica (terminale assonico) con quella post-sinaptica.

-nel terminale troviamo una dozzina di piccole sfere che stanno all’interno della membrana che si chiamano
vescicole sinaptiche.

-Queste vescicole immagazzinano il neurotrasmettitore (la sostanza chimica utilizzata per comunicare con il
neurone post-sinaptico).

-molti terminali assonici hanno anche dei granuli secretori al cui interno si trovano delle proteine solubili.

-I densi accumuli di proteine che si trovano adiacenti alle membrane e inseriti in questi su entrambi i
versanti della membrana (pre e post) sono chiamati specializzazioni di membrana: quelli sul versante pre
sono chiamate zone attive (dove avviene l’esocitosi vescicolare) mentre quelle sul versante post sono
chiamate densità post sinatptica (contiene i recettori per il neurotrasmettitore).
SINAPSI CHIMICHE DEL SNC:

-Nel SNC abbiamo diversi tipi di sinapsi a seconda di quale sia l’elemento post-sinaptico rispetto al
terminale assonico:

-Se il terminale assonico fa sinapsi su un dendrite la sinapsi viene chiamata assodendritica, se contatta una
spina dendritica è chiamata assospinosa.

-Se il terminale assonico fa sinapsi sul corpo cellulare la sinapsi viene chiamata assosomatica

-Se la sinapsi avviene tra assone e assone è chiamata assoassonica

-I dendriti stessi possono fare sinapsi tra loro: sinapsi dendrodenritiche

-Sinapsi asimmetriche o sinapsi del I tipo di Gray: sinapsi dove le specializzazioni di membrana sul lato post
sinaptico sono più spesse che sul lato presinaptico (in genere eccitatorie)

-Sinapsi simmetriche o del II tipo di Gray: specializzazioni di membrana hanno uno spessore simile su
entrambi i versanti pre e post (inibitorie).

LE GIUNZIONI NEUROMUSCOLARI:

-sono sinapsi chimiche che si trovano tra gli assoni dei motoneuroni del midollo spinale e i muscoli
scheletrici.

-Sono tra le sinapsi più grandi del corpo.

-La porzione post sinaptica è chiamata placca motoria

-Sinapsi elettriche a livello della muscolatura cardiaca

PRINCIPI DELLA TRASMISSIONE SINAPTICA CHIMICA

REQUISITI NECESSARI PER LA TRASMISSIONE SINAPTICA-CHIMICA:

1. Deve esistere un meccanismo per la sintesi del neurotrasmettitore (NTS) e il loro


immagazzinamento nelle vescicole sinaptiche.
2. Deve esistere un meccanismo per indurre le vescicole sinaptiche a riversare il loro contenuto nello
spazio sinaptico in risposta al PA pre-sinaptico.
3. Deve esistere un meccanismo per produrre una risposta di tipo elettrico o biochimico al
neurotrasmettitore nel neurone post-sinaptico.
4. Deve esistere un meccanismo per rimuovere il nts dalla fessura sinaptica.
I NEUROTRASMETTITORI:

1)AMINOACIDI sono piccole molecole organiche contenenti almeno un atomo di azoto, sono
immagazzinate nelle vescicole sinaptiche e vengono liberati da esse.

-Acido gamma-aminobutirrico GABA

-glutammato GLU

-glicina GLY

2)AMINE stesse caratteristiche dei aminoacidi:

-acetilcolina

-dopamina

-adrenalina

-istamina

-noradrenalina

-serotonina

3)PEPTIDI: sono grandi molecole (catene di amminoacidi) immagazzinati nei granuli secretori e da essi
rilasciati:

-colecistochinina

-dinorfina

-encefaline

-NAAG

-ormone per il rilascio della tirotropina

Vescicole sinaptiche e granuli secretori si trovano spesso a livello dello stesso terminale pre-sinaptico

Neuroni diversi rilasciano nts diversi

Esistono forme veloci di trasmissione sinaptica (della durata di circa 10-100 ms) mediate principalmente
da nts aminoacidici e acetilcolina a livello delle giunzioni neuromuscolari e forme lente (centinaia di ms –
minuti).

SINTESI E IMMAGAZZINAMENTO DEI NTS

La trasmissione sinaptica di tipo chimico richiede che il nts sia sintetizzato e pronto per essere liberato.

-Differenti nts vengono sintetizzati in modo differente: Glicina e glutammato appartengono ai 20


aminoacidi che costituiscono le proteine, essi si ritrovano in abbondanza in tutte le cellule del corpo. GABA
e nts aminergici invece vengono sintetizzati a livello neurale da specifici enzimi a partire da vari precursori
metabolici .

-Gli enzimi per la sintesi dei nts vengono trasportati nel terminale assonico
-Una volta sintetizzati i nts devono essere incorporati nelle vescicole sinaptiche da parte dei trasportatori,
proteine che si trovano nella membrana delle vescicole sinaptiche

-I peptidi vengono immagazzinati nei granuli secretori dopo essere stati sintetizzati nell’ER rugoso e
“spezzettati” nell’apparato del Golgi

-I granuli secretori che contengono il nts peptidico hanno origine dall’apparato del Golgi e portati fino al
terminale assonico dal trasporto assoplasmatico.

RILASCIO DEL NEUOROTRASMETTITORE

-il rilascio del nts è attivato dall’arrivo di un PA nel terminale assonico.

-la depolarizzazione della membrana del terminale induce l’apertura dei canali voltaggio-dipendenti per il
calcio nelle zone attive.

-grande forza di spinta verso l’interno ( forza inward) per il calcio, questo è il segnale che causa il rilascio del
nts da parte delle vescicole sinaptiche tramite il processo di esocitosi: la membrana della vescicola sinaptica
si fonde con la membrana pre-sinaptica nella zona attiva e in questo modo il nts si po' riversare nella
fessura sinaptica.

-l’ingresso di calcio e la fusione vescicolare è un fenomeno molto rapido che dura o,2 ms dall’ingresso di
calcio.

-il calcio entra proprio in quella parte della pre-sinapsi in cui le vescicole sono pronte per essere
liberate(forse già ancorate alla membrana tramite legami tra le proteine SNARE della membrana della
vescicola sinaptica e la membrana del terminale pre-sinaptico). In presenza di elevato Ca2+ le proteine
SNARE cambiano conformazioneesocitosi , seguita da endocitosi (riformazione vescicola).

-anche i granuli secretori rilasciano i nts peptidici per esocitosi, attraverso una modalità calcio-dipendente,
ma di solito non nelle zone attive. I siti di ingresso del calcio sono lontani dai siti di esocitosi dei granuli che
richiedono treni di PA ad alta frequenza per raggiungere una concentrazione di calcio adeguata al rilascio
dei nts peptidici.

RECETTORI ED EFFETTORI DEI NTS:

i nts liberati nella fessura sinaptica influenzano il neurone post-sinaptico legandosi a proteine recettrici
dette appunto recettori incastonate nella densità post-sinaptica.

-i recettori si trovano nella membrana post-sinaptica: sono i siti di legame/effettori dei nts.

2 famiglie di recettori post-sinaptici:

1.CANALI IONICI TRASMETTITORI-DIPENDENTI (RECETTORI IONOTROPICI):

-sono proteine transmembrana costituite da 4 o5 subunità che si uniscono a formare un poro.

-In assenza di nts il poro è chiuso. Quando invece il nts si lega a specifici siti sulla regione extracellulare del
canale, avvengono cambiamenti conformazionali che provocano l’apertura del poro le conseguenze
funzionali dipendono dagli ioni che lo attraversano(questi canali sono meno selettivi dei canali voltaggio-
dipendenti).

-hanno effetti rapidi e coinvolgono i nts amminoacidici e aminergici.


-la depolarizzazione transitoria della membrana post-sinaptica determinata dal rilascio presinaptico del nts
viene chiamata potenziale post-sinaptico eccitatorio (PPSE). L’attivazione sinaptica dei canali ionici
ionotropici per il glutammato/acetilcolina producono PPSE.

-l’iperpolarizzazione transitoria del potenziale di membrana post-sinaptico causata dal rilascio presinaptico
di nts è chiamata potenziale post-sinaptico inibitorio (PPSI). I PPSI sono provocati dai canali permeabili al
cloro attivati da GABA e glicina.

2. RECETTORI ACCOPPIATI ALLA PROTEINA G (RECETTORI METABOTROPICI):

- Termine proteine G è l’abbreviazione per proteina di legame guonosin-trifosfato

-alcune proteine G sono eccitatorie e altre invece sono inibitorie

-Hanno effetti PIU’ LENTI e coinvolgono i nts aminoacidici, aminergici e peptidici.

-attivano altri canali ionotropici

-Questi recettori attivano piccole proteine (proteine G) che sono libere di muoversi lungo la superficie
intracellulare della membrana post-sinapticale proteine G una volta attivate, attivano a loro volta alcune
proteine effettrici (o effettori)gli effettori possono essere canali ionici dipendenti dalla proteina G
presenti nella membrana oppure enzimi che sintetizzano molecole chiamate secondi messaggeri che
diffondono nel citosolsecondi messaggeri possono attivare enzimi per regolare la funzione dei canali
ionici/metabolismo.

-Ogni nts si lega ad un’ampia classe di recettori sia ionotropici che metabotropici.

AUTORECETTORI:

sono i recettori presinaptici sensibili ai nts rilasciati nei terminali presinaptici. Solitamente sono recettori
accoppiati alla proteina G( inducono sintesi di secondi messaggeri). Se vengono attivati generalmente
inibiscono il rilascio del nts stesso (funzionano come “sensori per il livello di nts nello spazio sinaptico) con
un effetto a feedback negativo.

RECUPERO E DEGRADAZIONE DEI NTS:

Nts deve essere recuperato dalla fessura sinaptica per permettere un altro round di trasmissione e per non
saturare i recettori post-sinaptici.

-Come avviene il recupero (re-uptake): diffusione aiutata dal riassorbimento del nts a livello pre-sinaptico
ad opera di proteine denominate trasportatori della membrana pre-sinaptica e nella membrana delle
cellule gliali.

-I nts recuperati verranno ri-caricati nelle vescicole o degradati per via enzimatica (es. l’enzima
acetilcolinesterasi con l’acetilcolina nella giunzione neuromuscolare).

NEUROFARMACOLOGIA:

Sintesi, immagazzinamento, esocitosi, legame con il recettore post-sinaptico, re-uptake e degradazione


sono tutti eventi che possono essere alterati da farmaci che possono avere diverse funzioni:

-INIBITORIes. inibitori del recettore post-sinaptico (anche chiamati ANTAGONISTI RECETTORIALI) che si
legano ad esso e ne bloccano le funzioni (es. curaro: antagonista dei recettori per l’acetilcolina, blocca le
contrazioni muscolari; naloxone: antagonista recettori oppioidi, SSRI inibitori ri-captazione serotonina)
-SIMULATORI DELL’AZIONE DEL NTSAGONISTI RECETTORIALI (es. benzodiazepine sul recettore GABA).

PRINCIPI DELL’INTEGRAZIONE SINAPTICA:

-Neurone post-sinaptico integra tutti i segnali/input sinaptici provenienti dai canali ionotropici e
metabotropici per dare luogo al PA

-L’integrazione sinaptica è il processo attraverso cui all’interno di un neurone post-sinaptico molteplici


potenziali sinaptici si combinano tra loro

- Apertura di un singolo canale ionotropicocorrente inward (PPSE) che depolarizza la membrana post-
sinaptica

-La membrana post-sinaptica di una sinapsi può contenere da poche decine ad alcune migliaia di canali
trasmettitore dipendentiquanti di questi verranno attivati dipenderà dalla quantità di nts rilasciato à
INTEGRAZIONE PPSEEVENTUALE SUPERAMENTO SOGLIAPA

-L’unità elementare di nts rilasciato equivale al contenuto di una singola vescicola sinaptica

-Ogni vescicola contiene approssimativamente lo stesso numero di molecole di nts (diverse migliaia).

L’ANALISI QUANTICA DEI PPSE

-I PPSE in una data sinapsi sono quantizzatisono multipli di un unità indivisibile: il quanto che riflette il
numero di molecole di nts presenti in una singola vescicola sinaptica e il numero di recettori post-sinaptici
disponibili in quella data sinapsi

-In molte sinapsi l’esocitosi vescicolare avviene (a frequenza molto bassa) anche in assenza di stimolazione
pre-sinapticala risposta post-sinaptica a questa attività spontanea è detta potenziale post-sinaptico
miniatura (miniature, o mini).

-Ciascun mini è generato dal nts contenuto in una singola vescicola

-Ampiezza dei PPSE (causato dal PA presinaptico) è dunque semplicemente un multiplo intero dell’ampiezza
dei mini.

LA SOMMAZIONE DEI PPSE:

è la forma più semplice di integrazione sinaptica (nel SNC), esistono 2 tipi di sommazione:

1) SOMMAZIONE SPAZIALE quando si sommano i PPSE generati simultaneamente da molte sinapsi su un


unico dendrite.

2) SOMMAZIONE TEMPORALE si ha quando si sommano insieme i PPSE generati in rapida successione (1-15
msec l’uno dall’altro) nella stessa sinapsi.

IL DENDRITE E L’INTEGRAZIONE SINAPTICA:

-Si ipotizza che i dendriti si comportino come cavi cilindrici elettricamente passivi (sprovvisti di canali ionici
voltaggio-dipendenti).

-L’efficacia di una sinapsi eccitatoria di generare un PA dipende da quanto la sinapsi si trova lontana dalla
zona di innesco dello spike e dalla proprietà della membrana dendritica.

-ci sono 2 vie che la corrente sinaptica può seguire: nell’interno dell’dendrite o attraverso la membrana
dendriticaman mano che la corrente procede lungo il dendrite e si allontana dalla sinapsi l’ampiezza del
PPSE diminuisce a causa della perdita della corrente ionica attraverso i canali di membrana (si disperde
attraverso la membrana). VEDI SLIDE 23-24
L’INIBIZIONE: PPSI:

non tutte le sinapsi del cervello sono di tipo eccitatorio, alcune sono inibitorie e hanno la funzione di
allontanare il potenziale di membrana dalla soglia del PA.

Le sinapsi inibitorie esercitano un potente controllo sulla risposta di un neurone.

PPSI e L’INIBIZIONE PER CORTO CIRCUITO (SHUNTING INHIBITION):

ai recettori PPSI si legano nts come GABA e glicina che generalmente permettono il passaggio di cloro
(inward).

-es. in cui una sinapsi eccitatoria (+) sul segmento distale del dendrite ed una sinapsi inibitoria (-) sul
segmento prossimale (vicino al soma)attivazione sinapsi + permette l’ingresso di cariche positive nel
dendrite depolarizzazione lungo il dendrite, MA sul sito della sinapsi –, Vm sarà prossimo a Eclà corrente
+ fluisce quindi verso l’esterno attraverso la membrana (agisce come una derivazione elettrica) à
INIBIZIONE PER DERIVAZIONE (shunting inhibition):

-I PPSI possono essere sottratti dai PPSE

-il neurone post-sinaptico innescherà meno facilmente PA

-Sinapsi inibitorie che usano GABA o glicina come nts presentano la morfologia del II tipo di Gray (simmetria
tra zona attiva e densità post-sinaptica): presenti sui dendriti e vicine al corpo cellulare/cono di emergenza
assonico.

-Sinapsi eccitatorie che usano glutammato presentano la morfologia di I tipo di Gray (specializzazioni di
membrana sul lato post sinaptico sono più spesse che sul lato presinaptico ).

-Molte sinapsi posseggono recettori metabotropici (NON direttamente associati ai canali ionici), la loro
attivazione NON evoca direttamente PPSE o PPSI MODIFICA l’efficacia dei PPSE generati da altre sinapsi
dotate di canali ionotropici Es: nts aminergico NORADRENALINA (NA)recettore battiva proteina G
attiva enzima adenilato ciclasi (proteina effettrice) catalizza la reazione chimica che converte l’ATP nel
secondo messaggero AMPc (che è libero di diffondere nel citosol)stimolazione dell’enzima proteina
chinasicatalizza una reazione chimica chiamata fosforilazione: trasferimento gruppi fosfato dall’ATP a
specifici siti sulle proteine cellularifosforilazione cambia la conformazione e l’attività stessa di una
proteina (!!)- In alcuni casi può essere fosforilato (dopo attivazione di AMPc) un particolare canale per il
K+ a livello dendritico chiusura canale e ridotta conduttanza di K+ attraverso la membrana Incremento
della resistenza di membrana e aumento di l cellula più facilmente eccitabile.

CAPITOLO 6, I SISTEMI NEUROTRASMETTITORIALI

PRINCIPIO DI DALE: ipotesi che prevede che un neurone secerni un solo tipo di nts, ma i recettori per i vari
tipi di nts coesistono a livello post-sinaptico.

Requisiti che una molecola deve avere per essere considerata un nts:

1. Deve essere sintetizzata e immagazzinata nel neurone pre-sinaptico


2. La molecola deve essere liberata dal terminale assonico pre-sinaptico al momento della
stimolazione
3. La molecola, se somministrata sperimentalmente, deve indurre nel neurone post-sinaptico una
risposta che mini la risposta prodotta dal rilascio del neurotrasmettitore da parte del neurone
presinaptico.
I due metodi usati oggi per identificare i nts sono l’immunocitochimica e l’ibridazione in situ.

IMMUNOCITOCHIMICA:

-serve per localizzare specifiche molecole in specifiche cellule

-questo metodo utilizza degli anticorpi marcati per identificare la localizzazione delle molecole all’interno
delle cellule.

a) la molecola d’interesse X(un nts) viene prelevata e purificata da un animale della specie A, e viene
successivamente iniettata nel corpo di un animale della specie B causando una risposta immunitaria e la
generazione di anticorpi (AB) contro la sostanza X.

b) si prelevano gli anticorpi AB contro la sostanza X dal sangue dell’animale B e si marcano con il fluoroforo

c) questi anticorpi vengono applicati su una sezione di tessuto nervoso, in cultura, dell’animale della specie
A (un topo)

d)l’anticorpo AB con il fluoroforo si legherà (rendendola visibile al microscopio a fluorescenze) alla sostanza
di interesse.

IBRIDAZIONE IN SITU:

-è una tecnica che si usa per confermare l’ipotesi che una cellula sia in grado di sintetizzare una particolare
proteina o peptide

-le proteine sono assemblate dai ribosomi in base alle istruzioni dell’mRNA.

-esiste un’unica molecola di mRNA per ciascun polipeptide sintetizzato da un neurone.

-l’mRNA trascritto è formato da 4 diversi acidi nucleici uniti insieme in varie frequenze per formare un lungo
filamento.

-ciascun acido nucleico si lega il più strettamente possibile all’acido nucleico complementare

-se si conosce la sequenza degli acidi nucleici di un filamento di mRNA, è possibile creare in laboratorio il
filamento complementare che si incollerà al primo. Il filamento complementare è chiamato sonda (che
viene marcata con fluoroforo o con materiali radioattivi),e il processo attraverso il quale la sonda si lega
all’altro filamento si chiama ibridazione.

-se la sonda è stata marcata con materiale radioattivo allora sarà visibile con l’autoradiografia ( le sonde
ibridate vengono localizzate stendendo il tessuto nervoso su una pellicola sensibile alle emissioni
radioattive. Dopo che la pellicola è stata esposta al tessuto, si sviluppa come una fotografia e le immagini al
negativo delle cellule nervose radioattive saranno visibili come puntini bianchi.

-in alternativa le sonde possono essere marcate con molecole a luminosità fluorescente, che poi possono
essere visualizzate al microscopio.

In sintesi:

-l’immunocitochimica è un metodo per localizzare alcune molecole specifiche, comprese le proteine, in


tessuto nervoso.

-l’ibridazione è un metodo per localizzare gli specifici mRNA trascritti per le proteine.
Questi due metodi ci consentono di sapere se un neurone contiene e sintetizza un candidato trasmettitore
e le molecole associate a quel trasmettitore.

STUDIO DEL RILASCIO DEL NTS:

una volta dimostrato che un candidato trasmettitore viene sintetizzato da un neurone e si localizza nel
terminale presinaptico, va dimostrato che questo viene rilasciato nel momento in cui il neurone è
stimolato.

1. Elettrofisiologia: si prendono i neuroni dall’ippocampo dei topolini appena nati, questi pezzi di
ippocampo si mettono in delle piastre con un liquido che nutre i neuroni e se si mettono in una particolare
stufa, i neuroni si sviluppano e fanno tra loro sinapsi. Questi piatti poi vengono studiati al microscopio per
eccitare queste cellule e altri esperimenti. Poi si prende il liquido dove stavano i neuroni e si analizza con
HPLC ((High Performance Liquid Chromatography, cromatografia liquida ad alta prestazione) per vedere
che nts sono stati rilasciati. Anche se oggi questa tecnica di HPLC non viene tanto utilizzata perché ormai
sappiamo le varie zone del cervello cosa rilasciano.

-(è possibile farlo anche in vivo prelevando liquor da una regione specifica e analizzandolo)

Oggi si studia il rilascio dei nts con 2. l’optogenetica: tecnica scoperta 15 anni fa. Oggi l’80% dei lavori di
neuroscienze usa questa tecnica che si basa sulle opsine che si trovano nell’occhio. A varie lunghezze
d’onda queste opsine si aprono e essendo dei canali ionici fanno entrare sodio scatenando un PA. Se faccio
esprimere le opsine nei geni del topo con tecniche transgeniche, e nell’animale monto un LED sopra la testa
dell’animale che va a sparare luce nella popolazione neuronale che voglio stimolare, in questo modo i canali
ionici si aprono e fanno passare sodio e in questo modo si attivano i PA. In questo modo posso accendere o
spegnere determinati circuiti neurali che io voglio studiare.

OPSINE: ➤ Le opsine sono proteine transmembrana formate da 7 domini transmembrana ad alfa-elica

➤ Il retinale (derivato della vitamina A) è un cromoforo che si trova legato covalentemente all’opsina ed
agisce come antagonista chimico

➤ La luce causa una modificazione nella conformazione del retinale, che a sua volta attiva l’opsina

➤ TIPO I: opsine microbiche (procarioti, alghe e funghi)

- In genere formano canali ionici

- Sono sensori che modificano il potenziale di membrana

- Channelrhodopsin, halorhodopsin, ...

➤ TIPO II: opsine animali (eukarioti, es: bastoncelli retina)

- Visione, ritmi circadiani…

Microionoforesi: è un metodo che permette al ricercatore di applicare alcuni farmaci o sostanze che
potrebbero essere neurotrasmettitori in zone molto piccole della superficie neuronale. Le risposte
provocate dal farmaco vengono comparate con quelle derivate dalla stimolazione sinaptica.

LO STUDIO DEI RECETTORI

-Ciascun nts esercita i suoi effetti post-sinaptici legandosi a recettori specifici.

-due nts non si legano allo stesso recettore, ma uno stesso nts può legarsi a più recettori.

-ogni differente recettore a cui si lega il nts si chiama sottotipo recettoriale


La neurofarmacologia studia i diversi nts applicando loro agonisti (molecole che mimano gli effetti del nts)
e antagonisti (molecole che inibisco gli effetti del nts)

Ogni nts si lega a una grande famiglia di recettori. Il glutammato si lega sia a una famiglia di recettori
ionotropici che a una famiglia di recettori metabotropici.

La dopamina ha 5 tipi di recettori divisi in famiglia D1 like e famiglia D2 like. La serotonina ha 14 tipi di
recettori.

- Ogni composto chimico che si lega ad un sito specifico viene chiamato ligando per quel recettore
(agonista, antagonista del recettore o nts stesso). Il ligando è una molecola che si lega al recettore, quindi il
nts è un ligando.

LA CHIMICA DEI NEUROTRASMETTITORI:

i neuroni si possono classificare in base al neurotrasmettitore che usano( colinergici, glutammatergici,


GABAergici…)

la maggior parte dei neuroni rispetta il principio di Dale e rilascia un solo nts aminoacidico o aminico.

NEURONI COLINERGICI:

-L’acetilcolina (ACh) è il nts presente nella giunzione neuromuscolare, sintetizzato da tutti i

motoneuroni del midollo spinale e del tronco dell’encefalo, a livello cerebrale coinvolta nella

regolazione dell’ eccitabilità generale del cervello/attivazione/cicli sonno-veglia, regola (assieme

alla noradrenalina) la funzionalità del Sistema Nervoso Autonomo (SNA)

-la sintesi dell’ACh richiede un enzima specifico chiamato colin-acetil-transferasi(ChAT) che viene prodotto
nel soma e trasportato nel terminale assonico.

La ChAT sintetizza l’ACh nel citosol del terminale assonico e il nts è concentrato nelle vescicole sinaptiche
grazie all’attività dell’ACh trasportatore.

-l’acetil coenzima A viene prodotto dal catabolismo del glucosio, acidi grassi, proteineimplicato nella
regolazione metabolica

-colinaLa colina è una sostanza organica classificata come nutriente essenziale. Viene denominata anche
vitamina J e talvolta è accostata alle vitamine del Gruppo B. È un costituente dei fosfolipidi che
compongono la membrana cellulare e del neurotrasmettitore acetilcolina
-l’enzima ChAT trasferisce un gruppo acetile (-COCH3) dall’acetil CoA alla colina la fonte della colina è il
fluido extracellulare la disponibilità della colina limita la quantità di ACh.

-i neuroni colinergici ( ma anche quelli non colinergici) producono anche l’enzima che degrada l’ACH, che è
l’acetilcolinesterasi (AChE), che viene secretato nello spazio sinaptico unendosi alle membrane dei
terminali assonici colinergici degrada molto velocemente l’ACh in colina e acido acetico.  la colina
risultante viene trattenuta nel terminale assonico e utilizzata nuovamente per la sintesi di ACh.

-l’AChE è il bersaglio di molti gas nervini e insetticidi. L’inibizione dell’AChE ostacola la degradazione
dell’ACh, disturbando la trasmissione nervosa nei muscoli scheletrici e nel sistema cardiaco.

NEURONI CATECOLAMINERGICI

-l’aminoacido tirosina è il precursore di 3 diversi nts aminici categorizzati come catecolamine perché
condividono una struttura chiamata catecol.

-Le catecolamine sono la dopamina (DA), la noradrenalina (NA) (chiamata anche norepinefrina), e
adrenalina (chiamata anche epinefrina) sono presenti in regioni del sistema nervoso coinvolti nel
movimento, nel tono dell’umore, nella gratificazione/ricompensa (reward), attenzione e funzioni viscerali
del sistema nervoso autonomo.

-l’enzima tirosina-idrossilasi (TH) catalizza la prima fase della sintesi delle catecolamine la tirosina viene
convertita in dopal’enzima dopa-decarbossilasi trasforma dopa in DAenzima dopamina beta-idrossilasi
(DBH) si trova nelle vescicole sinaptiche dei neuroni noradrenergici dove DA è convertita in NAenzima
fentolamina N-metiltransferasi (PNMT) converte NA in adrenalina, si trova nel citosol.

In malattie come il Parkinson muoiono neuroni dopaminergici, per questo si somministra dopa(levo-dopa)
per aumentare la sintesi di DA nei neuroni superstiti. La levo-dopa però dà rapidamente assuefazione,
quindi c’è bisogno di un continuo incremento di dosaggio che comporta effetti collaterali tipici come tic,
movimenti involontari, allucinazioni e cambiamento dell’umore con note di aggressività e deliri persecutori.

-i sistemi catecolaminergici non hanno un enzima di degradazione rapida extracellulare come l’AChE, per
cui l’attività delle catecolamine termina con la ricaptazione del nts nel terminale pre-sinaptico (per mezzo di
trasportatori Na+ dipendenti, es: DAT, trasportatore della dopamina e NET per la noradrenalina). le
anfetamine bloccano i trasportatori per la ricaptazione delle catecolamine.

-una volta recuperate nel terminale pre-sinaptico le catecolamine possono essere re-inserite nelle vescicole
o degradate da un enzima chiamato monoaminossidasi (MAO) gli inibitori di MAO(I-MAO) sono utilizzati
come farmaci antidepressivi, anche la MDMA inibisce MAO.

NEURONI SEROTONINERGICI

Il neurotrasmettitore aminico serotonina, chiamato anche 5-idrossitriptamina (5-HT), deriva


dall’aminoacido triptofano, regola il tono dell’umore, il comportamento emozionale e il sonno

-la sintesi di 5-HT è limitata dalla quantità di triptofano presente nel fluido extracellulare, la fonte del
triptofano cerebrale è il sangue , e la fonte del triptofano nel circolo sanguigno è la dieta (cereali, latticini,
carne, cioccolato…).

- dopo il rilascio dal terminale assonico, 5-HT viene rimossa dalla fessura sinaptica dal trasportatore SERT
che è il bersaglio di vari farmaci antidepressivi e ansiolitici (fluoxetina, sertralina)

-una volta ri-captata nel terminale pre-sinaptico serotoninergico, la 5-HT viene immagazzinata nuovamente
nelle vescicole o degradata dalla MAO.

NEURONI AMINOACIDERGICI:

gli aminoacidi glutammato (Glu), glicina(Gly) e acido gamma-amino-butirrico (GABA) sono i principali nts
eccitatori (Glu) e inibitori (GABA) del SNC.

-Glu e Gly sono sintetizzati a partire dalla glutammina e da altri precursori per mezzo di enzimi presenti in
tutte le cellule, la differenze tra neuroni Glu e non Glu risiede principalmente nella presenza del
trasportatore che riempie le vescicole sinaptiche nei neuroni Glu.

-GABA deriva dal Glu, che viene sintetizzato con l’enzima acido glutamminico decarbossilasi (GAD). In solo
passaggio chimico il principale nts eccitatorio (Glu) viene convertito nel principale nts inibitorio (GABA) del
cervello!
-infine i nts aminoacidergici sono ricaptati selettivamente nei terminali pre-sinaptici e nella glia tramite
trasportatori Na+-dipendenti (GABA viene degradato dall’enzima GABA-transaminasi).

ALTRI NTS E MESSAGGERI INTERCELLULARI:

-ATP funziona anche da nts, è concentrato in tutte le vescicole sinaptiche del SNC e SNP e viene rilasciato
ella fessura sinaptica in modo Ca+-dipendente, spesso è immagazzinato nelle vescicole con altri tipi di nts:
co-trasmettitore di catecolamine, GABA, Glu, ACh e trasmettitori peptidici.

-ATP eccita direttamente alcuni neuroni aprendo canali cationici

-ATP si lega ai recettori purinergici che possono essere sia ionotropici che metabotropici

-ATP viene degradato da enzimi extracellulari con la produzione di adenosina

-anche gli endocannabinoidi (cannabinoidi endogeni), piccole molecole lipidiche, possono venire rilasciati
da terminali post-sinaptici e legarsi a specifici recettori pre-sinaptici (trasmissione retrograda) agendo come
messaggeri retrogradi. I messaggeri retrogradi operano come una specie di sistema a feedback per regolare
le forme classiche di trasmissione sinaptica che vanno dal pre al post. Scariche ad alta frequenza di PA nel
neurone post-sinaptico fanno aprire canali voltaggio-dipendenti per il calcio, che entra nella cellula n grandi
quantità. L’elevata quantità di calcio stimola la sintesi di molecole endocannabinoidi dai lipidi di membrana,
attivando in qualche modo gli enzimi di sintesi degli endocannabinoidi.

-l’ossido nitrico (NO) detto anche monossido di azoto, è una molecola gassosa la cui funzione come
messaggero nervoso è tutt’ora materia di dibattito scientifico.

-NO è sintetizzato dall’aminoacido arginina in molte cellule del SN ha effetti biologici potenti in
particolare sulla regolazione della circolazione sanguigna.

-NO di piccole dimensioni dato che è allo stato gassoso può passare la membrana molto facilmente e
potrebbe rappresentare un altro caso di messaggero retrogrado ci potrebbero esseri effetti su piccole
regioni di tessuto nervoso NO è una molecola evanescente che si degrada rapidamente

NB: Gli NTS comunque agiscono anche in altre parti del corpo che non sono il cervello, per esempio la 5HT è
concentrata a livello delle piastrine del sangue.

STRUTTURA DI BASE DEI CANALI TRASMETTITORI-DIPENDENTI (IONOTROPICI):

-il recettori ionotropico trasmettitore-dipendente più studiato è il recettore nicotinico per ACh presente nei
muscoli scheletrici.

-è un pentamero, insieme di 5 subunità proteiche disposte come doghe di una botte per formare un poro
singolo che attraversa la membrana.
-4 diversi polipeptidi vengono usati come subunità per costruire il recettore nicotinico e sono alfa, beta,
gamma e delta vi è un sito di legame per ACh su ciascuna subunità alfaACh si deve legare su entrambe
in siti per aprire il canale

-anche il recettore nicotinico sui neuroni è un pentamero ma strutturato con 3 subunità alfa e 2 beta.

-Vi sono somiglianze nella struttura primaria delle subunità dei vari canali trasmettitore-dipendenti presenti
nel cervello:

La maggior parte contiene 4 segmenti idrofobici che attraversano la membrana (nelle subunità del
recettore nicotinico per ACh nel recettore GABA e in quello per la glicina) e son complessi pentamerici di
subunità proteiche

i canali gluttamato-dipendenti sono leggermente diversi: sono tetrameri, costituiti da 4 subunità che
formano il canalela regione M2 della subunità NON si estende completamente attraverso la membrana
forma Una serie di ripiegamenti che entrano/escono dal versante interno della membranasimilmente
ad alcuni canali per K+ (forse evoluti da un ancestrale canale ionico comune)

Nei recettori purinergici per l’ATP ogni subunità contiene solo due segmenti che attraversano la
membrana e tre subunità formano un recettore completo.

Le differenze nella struttura dei canali sono quelle che ne garantiscono la selettività alle molecole

CANALI AMINOACIDI-DIPENDENTI

-mediano la maggior parte della trasmissione sinaptica veloce del SNC

-proprietà che distinguono questi canali tra loro: farmacologia, cinetica, selettività, conduttanza

Canali glutammato-dipendenti :

3 sotto tipi di recettore per il Glu prendono il nome dai loro agonisti selettivi:

AMPA/NMDA/KAINATO

Ciascuno di essi è un canale ionico glutammato-dipendente.

-i canali AMPA e NMDA mediano per gran parte la trasmissione sinaptica eccitatoria veloce che avviene nel
cervello.

-anche i recettori kainato sono presenti in tutto il cervello, ma le loro funzioni non sono ancora del tutto
chiare.

-i recettori AMPA-dipendenti sono permeabili sia al sodio che al potassio e generalmente non lo sono per il
calcio un effetto netto della loro attivazione è che fanno entrare più sodio e fuoriuscire meno potassio e
questo causa una rapida depolarizzazione

-recettori NMDA-dipendenti: anche loro inducono l’eccitazione della cellula facendo entrare sodio, ma sono
permeabili anche al calcio l’ingresso post-sinaptico di calcio attiva numerosi enzimi, regola l’apertura di
canali e influenza l’espressione genicacanale NMDA a normale Vm è bloccato da ione Mg+ che impedisce
il passaggio di altri ioni attraverso il canale NMDAgli ioni Mg+ sono scalzati dal poro solo quando la
membrana viene depolarizzatasituazione che avviene generalmente dopo l’attivazione dei canali AMPA
nella stessa sinapsi o in sinapsi vicine il flusso verso l’interno di corrente ionica attraverso questi canali è
voltaggio-dipendente oltre che trasmettitore-dipendente: glutammato e depolarizzazione scalzante il Mg+
devono coincidere affinché la corrente attraversi il canale (caso di integrazione sinaptica)
-Recettori NMDA e AMPA coesistono in molte sinapsi  la maggior parte dei PPSE mediati dal glutammato
ha delle componenti a cui contribuiscono entrambi i recettori

Canali GABA e glicina dipendenti:

-GABA e glicina mediano l’inibizione sinaptica del SNC, sia il recettore GABA sia quello per la glicina
controllano un canale selettivo per il cloro.

-entrambe i recettori hanno subunità alfa che si legano al nts e subunità beta che non lo fanno.

-l’attività inibitoria deve essere accuratamente regolata perché troppa attività porta a perdita di
coscienza/coma e un poca attività porta a convulsioni/epilessia

-i recettori GABA hanno anche subunità gamma ha siti di legame per diverse sostanze chimiche:
benzodiazepine, barbiturici. Le benzodiazepine aumentano la frequenza di apertura del canale mentre i
barbiturici ne aumentano la durata aumento della corrente inward del cloro forti PPSI

-anche l’etanolo si lega ai recettori GABA, ma anche sui recettori NMDA, glicina, sui recettori nicotinici ACh
e sui recettori 5HT

RECETTORI ED EFFETTORI ACCOPPIATI ALLA PROTEINA G (METABOTROPICI):

1) Nts si lega alla proteina recettoriale

2) Si attivano le proteine G

3) Si attivano i sistemi effettori

-molti recettori accoppiati a proteine G sono semplici variazioni di una struttura comune che consiste in un
singolo polipeptide che contiene sette alfa-eliche che attraversano la membrana due dei ripiegamenti
extracellulari del polipeptide costituiscono i siti del legame del ntsvariazioni strutturali in questa regione
determinano quali agonisti/antagonisti si legano al recettore due ripiegamenti intracellulari possono
legarsi alla proteina G e attivarla variazioni strutturali in questo sito determinano quale proteina G e quali
sistemi effettori verranno attivati dal legame con il nts.

-Il termine proteine G è l’abbreviazione per proteina di legame guonosin-trifosfato (GTP, famiglia formata
da circa 20 tipi di molecole)

-alcuni tipi di proteina G possono essere attivati da molteplici recettori

-esistono proteine G attivatori di effettori proteici (Gs) e prot G inibitori degli effettori (Gi )

FUNZIONI GENERALI DELLA PROTEINA G:


1) Ciascuna proteina G possiede tre subunità (a, b, g) durante lo stato di riposo una molecola di guanosin-
difosfato (GDP) è legata alla subunità Ga e l’intero complesso proteico è trasportato sulla superficie interna
della membrana

2) Se questa prot. G (legata alla molecola di GDP) incontra il tipo adatto di recettore che ha legata una
molecola di nts  prot G rilascia la sua molecola di GDP e la scambia con una molecola dinGTP che prende
dal citosol

3) Prot G attivata (legata alla molecola di GTP) si divide in due parti:

la subunità Ga con GTP e il complesso Gbg entrambi si spostano per stimolare diversi effettori proteici

4) La subunità Ga ha proprietà enzimatiche scompone la molecola di GTP in GDP terminando la sua


attività

5) Le subunità Ga e Gbg tornano insieme  il ciclo può ricominciare

LA VIA PIU’ BREVE:

Prot G attivate esercitano i loro effetti legandosi a canali ionici dipendenti da proteina G o a enzimi attivati
da proteina G.

Canali ionici dipendenti da proteina Gvia più breve (risposte che iniziano 30-100 ms dopo il legame del
nts): es. recettori muscarinici del cuore sono accoppiati tramite la prot G a particolari canali per il K+
subunità Gbg migrano lateralmente lungo la membrana fino a legarsi al recettore per il K+ inducendone
l’apertura  ACh rallenta il battito cardiaco stesso meccanismo i recettori GABAb accoppiati a canali
K+ Via estremamente localizzata, in confronto ad altri sistemi effettori solo i canali vicini alla prot G
vengono influenzati questa è chiamata anche via delimitata dalla membrana.

LE CASCATE DEL SECONDO MESSAGGERO:

Enzimi attivati dalla proteina G l’attivazione di tali enzimi da parte della prot G enzimi a loro volta
attivano altri enzimi “a valle”  tra il primo enzima e l’ultimo enzima vi sono numerosi secondi
messaggeri l’intero processo prende il nome di cascata del secondo messaggero.

La cascata del secondo messaggero inizia con il recettore beta che attiva la proteina stimolatoria Gs, la
quale a sua volta stimola l’enzima adenil-ciclasi legato alla membrana.

L’adenil-ciclasi converte l’ATP in AMPc, e il conseguente aumento di AMPc nel citosol attiva un enzima a
valle chiamato protein-chinasi A (PKA).

Anche la produzione di AMPc essendo un processo biochimico, da una parte viene stimolato e dall’altra
viene inibito.

L’attivazione di un secondo tipo di recettore NA, chiamato recettore a2, porta all’attivazione di Gi (proteina
G inibitoria).

-l’attivazione di alcune proteine G può stimolare la fosfolipasi C (PLC), che è un altro enzima sospeso nella
membrana come l’adenil.ciclasi.

-PLC agisce su un fosfolipide della membrana (PIP2) dividendolo in due molecole che fungono da secondi
messaggeri: DAG e IP3.

-il DAG è liposolubile attiva l’enzima della protein-chinasi C (PKC).


-IP3, che è solubile in acqua si diffonde nel citosol e si lega ai recettori del RE liscio e il reticolo
sarcoplasmatico. Questi recettori sono canali per il calcio IP3-selettivi. l’aumento di calcio attiva l’enzima
CaMK, che è implicato anche nei meccanismi molecolari della memoria.

FOSFORILAZIONE/DEFOSFORILAZIONE:

le protein chinasi (PKA,PKC,CaMK) trasferiscono il gruppo fospato (P) dall’ATP che galleggia nel citosol alle
proteine questa reazione si chiama FOSFORILAZIONE.

L’aggiunta di gruppi fosfato a una proteina cambia leggermente la sua conformazione e quindi la sua
attività biologica.

La fosforilazione dei canali ionici influenza fortemente la probabilità che essi si aprano o meno.

Le protein-fosfatasi sono enzimi che rimuovo i gruppi fosfato.

Il vantaggio dell’attivazione della proteina G è l’amplificazione del segnale: l’attività di un recettore


accoppiato alla proteina G può portare all’attivazione di molti canali ionici ( e questo si può verificare in più
punti della cascata).

Il punto finale di tutto è l’attivazione della fosforilazione ossidativa o in alcuni casi l’attivazione
dell’espressione genetica.

DIVERGENZA E CONVERGENZA DEI SISTEMI NEUROTRASMETTITORIALI:

-l’abilità di un nts di attivare più di un sottotipo di recettore (anche più sottotipi di recettori metabotropici)
provocando più di un tipo di risposta post-sinaptica si chiama divergenza.

-molti trasmettitori, ciascuno attivando il proprio recettore, possono convergere a influenzare lo stesso
sistema effettore convergenza

-è un sistema altamente complesso, ancora in gran parte da capire

CAPITOLO 7, LA STRUTTURA DEL SISTEMA NERVOSO

ORGANIZZAZIONE GENERALE DEL SISTEMA NERVOSO DEI MAMMIFERI:

Sistema Nervoso Centrale (SNC)encefalo e midollo spinale

Sistema Nervoso Periferico (SNP) sistema nervoso somatico, sistema nervoso autonomo (SNA)

RIFERIMENTI ANATOMICI:

ratto come modelle esemplificativo


-Nella testa (anteriormente, rispetto al corpo) si trova il cervello, e il midollo spinale corre lungo la spina
dorsale verso la coda (posteriormente).

-La direzione, o riferimento anatomico, che punta verso il naso del ratto è conosciuta come anteriore o
rostrale (rostrum = "becco").

-La direzione che punta verso la coda posteriore o caudale ("coda").

-La direzione verso l'alto è conosciuta come dorsale ( dorsum = “dorso”)

-La direzione verso il basso è ventrale (”pancia")

-il midollo spinale del ratto decorre dalla parte rostrale a quella caudale, il lato superiore è quello dorsale,
mentre quello inferiore è quello ventrale.

-la parte destra del cervello e del midollo spinale è speculare a quella sinistra = simmetria bilaterale (valido
anche per la maggior parte delle strutture del SNC e SNP, una nella parte sx e una in quella sx)

-la linea (invisibile) che percorre la parte centrale del SN è denominata linea mediana: le strutture più
vicine alla linea mediana sono dette mediali, quelle più lontane sono dette laterali

-le due strutture che si trovano sullo stesso lato rispetto alla linea mediana sono dette ipsilaterali, se si
trovano su lati opposti sono dette controlaterali

-Una fetta di cervello viene chiamata sezioneEsistono 3 piani anatomici di sezione:

1) Sezione derivante dalla divisione del cervello nelle due metà uguali di dx e sx è chiamato piano (o
sezione) sagittale

2) La sezione orizzontale, parallela al suolo, è detta orizzontale (o assiale) e divide il cervello in parte
dorsale e in parte ventrale

3) La sezione coronale è perpendicolare al suolo e divide il cervello in parti anteriori (rostrali) e posteriori
(caudali)

SISTEMA NERVOSO CENTRALE (SNC):

è composto dal cervello e dal midollo spinale. Il cervello è posto interamente all’interno del cranio.

3 macroregioni del cervello immediatamente visibili e comuni a tutti i mammiferi:

-l’encefalo anteriore: parte più rostrale e più grande del cervello, esso è diviso a metà dai due emisferi
cerebrali, separati dalla scissura intraemisferica: in generale emisfero dx riceve sensazioni e controlla i
movimenti del lato sx del corpo (emisoma sx) e l’emisfero sx riceve sensazioni e controlla i movimenti del
lato dx del corpo (emisoma dx)
-il cervelletto: : caudale rispetto all’encefalo, contiene tanti neuroni quanto l’encefalo. È il centro di
controllo del movimento, ha numerose connessioni con l’encefalo e con il midollo spinale. Contrariamente
a quanto avviene nell’encefalo, l’emisfero sinistro controlla i movimenti della parte sinistra del corpo e
l’emisfero destro controlla i movimenti della parte destra del corpo.

-il tronco encefalico: : è un complesso insieme di fibre e di cellule che fanno comunicare encefalo con

cervelletto e midollo spinale e viceversa. Inoltre è la regione di regolazione delle funzioni vitali

(respirazione, stato di coscienza, regolazione temperatura corporea...). è la parte più primitiva ma la più

importante per la vita.

-il midollo spinale: è racchiuso nella colonna vertebrale, ed è connesso al tronco encefalico. È il principale
mezzo di conduzione delle informazioni dalla pelle, dalle articolazioni e dai muscoli al cervello e viceversa.
La colonna vertebrale è una struttura formata da una serie continua di 33/34 elementi denominati vertebre
separati l'un l'altro da dei dischi intervertebrali di natura fibrosa, Il suo ruolo è quello di sostenere il tronco
e di proteggere il midollo spinale. Una vertebra è un osso piatto e varia in dimensioni e forma a seconda
della zona della colonna in esame.

Il mid. spin. comunica con il corpo attraverso i nervi spinali che fanno parte del SNP e fuoriescono dal
mid.spin attraverso fori che si trovano tra una vertebra e la successiva della colonna vertebrale. Ogni nervo
spinale è unito al mid. spin. attraverso due branche, le radici dorsali (che portano le informazioni al midollo
spinale) e la radici ventrali (che portano le informazioni dal midollo spinale)

SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (SNP):

comprende tutte le parti del sistema nervoso diverse dal cervello e dal midollo spinale.

È diviso in: SNP somatico e SNP viscerale.

Sistema nervoso somatico: comprende tutti i nervi che innervano la pelle, le articolazioni e i muscoli che
sono sotto il controllo volontario. Gli assoni motori somatici (i motoneuroni) che controllano la contrazione
muscolare provengono dal midollo spinale ventrale. I corpi cellulari dei motoneuroni si trovano nel SNC, ma
i loro assoni sono prevalentemente nel SNP. Gli assoni dei neuroni sensitivi che innervano la pelle e le
articolazini entrano nel mid. Spin. Attraverso le radici dorsali. I corpi cellulari di questi neuroni sono al di
fuori del mid. Spi. In raggruppamenti detti gangli delle radici dorsali.

Sistema nervoso viscerale: detto anche sistema nervoso autonomo (SNA), involontario o vegetativo,
costituito dai neuroni che innervano gli organi interni, le ghiandole e i vasi sanguigni.

-gli assoni sensitivi viscerali inviano informazioni al SNC sulle funzioni viscerali (es. pressione arteriosa)
-gli assoni viscerali motori controllano la contrazione e il rilassamento dei muscoli, dell’intestino e dei vasi
sanguigni (muscolatura liscia), la contrazione del muscolo cardiaco e di varie ghiandole.

Assoni afferenti: “che portano a”. Es. gli assoni sensitivi somatici o viscerali che portano informazioni al
SNC.

Assoni efferenti: ”che portano via da”. Es. gli assoni che fuoriescono dal SNC e innervano i muscoli e le
ghiandole.

I NERVI CRANICI:

-esistono 12 paia di nervi cranici che hanno origine nel tronco encefalico e innervano principalmente la
testa.

-alcuni nervi cranici fanno parte del SNC, altri del SNP somatico e altri ancora del SNP viscerale.

-spesso un singolo nervo ha fibre che svolgono molte funzioni differenti.

-conoscere quali sono i nervi cranici e cosa fanno, è molto importante per la diagnosi di malattie
neurologiche.

LE MENINGI:

il SNC (cervello e midollo spianale) non è a diretto contatto con le ossa che lo rivestono, è protetto da 3
membrane che si chiamano meningi che dalla più superficiale prendono il nome di: dura madre, membrana
aracnoidea, pia madre.

1. Dura madreè un involucro duro e privo di elasticità che ricopre il cervello e il midollo spinale.
2. Appena sonno la dura madre si trova la membrana aracnoidea ha un aspetto e una consistenza
che ricordano la tela di un ragno.
3. La pia madre è una sottile membrana che aderisce strettamente alla superficie del cervello. Lungo
di essa passano molti vasi sanguigni che arrivano alla sostanza celebrale sottostante.
-tra l’aracnoide e la pia madre vi è uno spazio (spazio subaracnoideo) riempito da un liquido chiaro e salato,
detto liquido cerebrospinale(LCS) o liquor.

SISTEMA VENTRICOLARE:

-Il cervello è un organo morfologicamente cavo. Le cavità e i canali del cervello pieni di liquido costituiscono
il sistema ventricolare. Anche qui abbiamo il liquido LCS, che è prodotto da uno speciale tessuto chiamato
plesso coroideo che si trova nei ventricoli degli emisferi cerebrali. Il LCS fluisce dai due ventricoli
dell’encefalo fino a una serie di cavità centrali connesse tra di loro all’interno del tronco.

-il liquor protegge il SNC dagli urti contro le strutture ossee che lo contengono, infatti esso si trova nelle
meningi (le membrane che avvolgono l’encefalo), nei ventricoli degli emisferi cerebrali ed esternamente al
midollo spinale.

-il liquor fuoriesce dal sistema ventricolare per entrare nello spazio subaracnoideo dove poi viene assorbito
dai vasi sanguigni in speciali strutture chiamate villi aracnoidei.

-se il normale flusso del liquor viene interrotto, si possono avere dei danni cerebrali.

TERMINOLOGIA NEUROANATOMICA: vedi pag. 201.


LO SVILUPPO DEL SISTEMA NERVOSO:

L’embrione inizialmente si presenta come un disco piatto con 3 strati di cellule distinti: endoderma (da cui
si originerà l’apparato digerente, respiratorio e il rivestimento di molti organi interni), mesoderma (da cui
origineranno ossa, muscoli e scheletro, apparato cardiovascolare, urogenitale, renale, sistema linfatico e
una parte della pelle), ectoderma (da cui si originerà il sistema nervoso).

-Da una parte dell’ectoderma, la placca neurale originerà il sistema nervoso.

-a circa 17 giorni dal concepimento (nell’uomo) il cervello è costituito da un disco piatto di cellule,
successivamente si forma un solco nella placca, chiamato doccia neurale. Le pareti del solco sono chiamate
pieghe neurali. Queste pieghe successivamente si fonderanno dorsalmente per formare il tubo neurale
dalle cui pareti di svilupperà tutto il SNC. Quando le piaghe neurali si uniscono, una parte del tubo neurale è
spianta fuori e si posiziona accanto al tubo. Questo tessuto prende il nome di cresta neurale da cui
derivano tutti i neuroni del SNP.

-il processo attraverso cui la placca neurale si trasforma in tubo neurale si chiama neurulazione e nell’uomo
avviene dopo 22 giorni dal concepimento.

LE TRE VESCICOLE CEREBRALI PRIMARIE:

differenziazione: processo attraverso cui le strutture diventano più elaborate e specializzate durante lo
sviluppo embrionale.

Prima fasesviluppo dell’estremità rostrale del tubo neurale di 3 rigonfiamenti chiamate vescicole
primitive tutto il cervello deriva dal loro sviluppo.

-la vescicola più rostrale è chiamata proencefalo, sotto c’è il mesencefalo e caudalmente a questa si trova il
rombencefalo che è connesso alla parte caudale del tubo neurale che darà origine al midollo spinale.
DIFFERENZIAZIONE DEL PROENCEFALO:

Dallo sviluppo del proencefalo derivano le vescicole secondarie vescicole ottiche e vescicole
telencefaliche e il diencefalo detto anche cervello intermedio.

-dalle vescicole ottiche si origineranno i nervi ottici e le retine, che fanno parte del SNC.

-le vescicole telencefaliche che nel loro insieme formano il telencefalo, detto anche cervello terminale, che
consiste nei due emisferi celebrali.

Il telencefalo continua il suo viluppo in 4 modi:

1) vescicole telencefaliche crescono posteriormente così da trovarsi sopra e lateralmente al diencefalo

2) Un altro paio di vescicole esce fuori dalla superficie ventrale degli emisferi cerebrali bulbi olfattivi e
strutture per la percezione olfattiva

3) Cellule delle pareti del telencefalo si dividono e si differenziano in varie strutture

4) i fasci di sostanza bianca si sviluppano portando assoni da e verso i neuroni del telencefalo

-i due emisferi cerebrali si trovano al di sopra e su entrambi i lati del diencefalo e le superfici ventro-mediali
degli emisferi sono fuse con le superfici laterali del diencefalo.

-gli spazi pieni di liquor che si trovano negli emisferi cerebrali sono chiamati ventricoli laterali (importante
punto di riferimento per il telencefalo), lo spazio al centro del diencefalo è denominato terzo ventricolo

-Le pareti delle vescicole telencefaliche sono rigonfie a causa della proliferazione neuronale: tali neuroni
formeranno 2 diversi tipi di sostanza grigia nel telencefalo: corteccia cerebrale e telencefalo basale
(strutture come i nuclei della base e l’amigdala)

-Il diencefalo si differenzia in talamo e ipotalamo


-Gli assoni dei neuroni del proencefalo in via di sviluppo andranno a formare i 3 sistemi principali di
sostanza bianca: 1) sostanza bianca corticale (assonni che vanno verso o che provengono dalla corteccia) 2)
corpo calloso (ponte assonale che collega i due emisferi) 3) capsula interna che mette in comunicazione la
corteccia con il tronco encefalico e con il talamo.

FUNZIONI DEL PROENCEFALO:

-è la sede della percezione, dell’azione volontaria, del pensiero e della coscienza (soprattutto la corteccia
celebrale).

-ha estese interconnessioni con neuroni sensoriali e motori del tronco dell’encefalo e del midollo spinale.

-ciascuna via sensoriale (visiva, tattile, uditiva…) fa tappa nel talamo prima di essere inviata nella corteccia
per l’elaborazione “superiore”, questo è considerato l’ingresso alla corteccia cerebrale.

-I neuroni talamici inviano assoni alla corteccia attraversano la capsula interna gli assoni di ciascuna
capsula interna trasportano le informazioni della parte controlaterale del corpo alla corteccia

-La capsula interna ha anche assoni provenienti da neuroni corticali che compiono l’intero percorso lungo il
midollo spinale per portare l’informazione necessaria a compiere un movimento volontaria dalla corteccia
ai muscoli (controlaterali).

Altre strutture proencefaliche primitive:

-gangli/nuclei della base capacità di iniziare un movimento volontario

-amigdala nucleo coinvolto nell’esperienza della paura e delle emozioni

-ipotalamo controlla il sistema nervoso viscerale. È coinvolto nella regolazione delle funzioni corporee e
omeostatiche in risposta ai bisogni dell’organismo (es: reazioni attacco fuga) e connettendosi ad un’altra
importante struttura (ipofisi) controlla i bisogni primari dell’organismo (comportamento alimentare,
assunzione dei liquidi, comportamento sessuale…).

DIFFERENZIAZIONE DEL MESENCEFALO:

a differenza del proencefalo, il mesencefalo va incontro a una differenziane relativamente piccola:

-La superficie dorsale della superficie mesencefalica si trasforma in una struttura chiamata tetto mentre il
pavimento del mesencefalo diventa il tegmento lo spazio pieno di liquor tra i due si restringe a formare
lo stretto canale denominato acquedotto cerebrale che è connesso rostralmente con il terzo ventricolo del
diencefalo.
FUNZIONI DEL MESENCEFALO:

Oltre a servire come canale per le informazioni che viaggiano dal midollo spinale al proencefalo e viceversa,
il mesencefalo svolge diverse funzioni:

- Contiene gli assoni che dalla corteccia cerebrale discendono al tronco encefalico e al mid. spin. Tratto
cortico-spinale (una lesione a livello del mesencefalo provoca la perdita di controllo volontario del
movimento nell’emisoma controlaterale alla lesione)

- Il tetto si differenzia in 2 strutture: collicoli superiori che ricevono afferenze dirette dagli occhi vengono
chiamati anche tetto ottico: controlla i movimenti oculari tramite connessioni con i motoneuroni che
controllano i movimenti oculari (alcuni assoni che partono dal mesencefalo e innervano i muscoli oculari si
uniscono a formare il III e IV nervo cranico) I collicoli inferiori ricevono informazioni sensoriali dal sistema
uditivo

- Tegmento: substantia nigra e nucleo rosso coinvolte nel controllo del movimento Volontario

- Altri gruppi di cellule che proiettano assoni diffusamente nel SNC e regolano lo stato di coscienza,
l’umore, il piacere e il dolore.

DIFFERENZIAZIONE DEL ROMBOENCEFALO:

si differenzia in 3 strutture cervelletto, ponte, midollo allungato (chiamato anche bulbo).

I primi due si sviluppano dalla metà rostrale del rombencefalo (anche chiamata metencefalo), mentre il
bulbo si sviluppa dalla metà caudale (chiamata mielencefalo).

-durante lo sviluppo delle 3 vescicole il tessuto della parte dorsolaterale (plica romboidale) del tubo da cui
origina il rombencefalo cresce in direzione dorsale e mediale fino a che non si unisce al suo omologo
controlaterale (da qui il cervelletto). Mentre la parete ventrale si differenzia nel ponte, la metà caudale del
rombencefalo si sviluppa nel bulbo, lungo la superficie ventrale di ciascun lato del bulbo i due principali
sistemi di sostanza bianca assumono una forma triangolare: piramidi bulbari

-Il canale pieno di liquor diventa il quarto ventricolo che è in continuità con l’acquedotto cerebrale del
mesencefalo.
FUNZIONI DEL ROMBOENCEFALO:

è il punto più importante per le informazioni che dal proencefalo vanno al midollo spinale e viceversa.

- Il cervelletto è un centro importante per il controllo del movimento, riceve massive afferenze assonali dal
mid.spin e dal ponte. Le afferenze dal midollo forniscono info. sulla localizzazione del corpo nello spazio, le
afferenze dal ponte trasmettono info. provenienti dalla corteccia cerebrale, specificando i bersagli dei
movimenti pianificati confrontando questo tipo di info. con il cervelletto che calcola la sequenza di
contrazioni muscolari necessaria per raggiungere l’obbiettivo

-il ponte funziona come un grande centralino che connette la corteccia cerebrale con il cervelletto

-Gli assoni che non si arrestano nel ponte continuano caudalmente ed entrano nelle piramidi bulbare,
formano il tratto corticospinale o tratto piramidale a livello delle piramidi bulbari gli assoni
decussanodecussazione bulbare (assoni emisfero sx si portano all’emisoma dx)

-Bulbo contiene neuroni che assolvono a molte funzioni motorie/sensoriali (udito, tatto, gusto,
motoneuroni per il controllo dei muscoli linguali).

DIFFERENZIAZIONE DEL MIDOLLO SPINALE:

La trasformazione del tubo neurale caudale in midollo spinale inizia con l’espansione del tessuto delle
pareti il lume del tubo si riduce per dare origine al canale spinale.

-In sezione la sostanza grigia del mid. Spin. ha l’aspetto di una farfalla: la parte superiore delle “ali” è
denominata corno dorsale, mentre quella inferiore corno ventrale, esistono anche cellule della zona
intermedia del mid. Spin

- I fasci di assoni (sostanza bianca che circonda la farfalla) che scorrono lungo la superficie dorsale del mid.
spin. sono denominati colonne dorsali, i fasci di assoni disposti lateralmente alla sostanza grigia spinale
sono chiamati colonne laterali.

FUNZIONI DEL MIDOLLO SPINALE:


le cellule del corno dorsale ricevono afferenze sensoriali (somatosensoriali) dalle fibre delle radici dorsali,
quelle del corno ventrale proiettano i loro assoni verso le radici ventrali che innervano i muscoli, le cellule
della zona intermedia del mid. spin. sono interneuroni che producono output motori in risposta agli input
sensoriali e ai comandi provenienti dal cervello.

-Colonne dorsali: info somatosensoriale (ascendente) dal sistema somatosensoriale al cervello.

-Colonne laterali/ventrali: info motoria (discendente) dal cervello ai muscoli

SINTESI COLLEGAMENTI ANATOMICI (COMUNI A TUTTI I MAMMIFERI):

-I 2 emisferi del telencefalo circondano i ventricoli laterali.

-dorsalmente ai ventricoli laterali (sulla superficie del cervello) giace la corteccia

-In posizione ventrale e laterale ai ventricoli laterali si trova il telencefalo basale (nuclei della base,
amigdala…)

-i ventricoli laterali si trovano in continuità con il terzo ventricolo del diencefalo

-il terzo ventricolo è circondato da talamo e ipotalamo. Il terzo ventricolo si congiunge con l’acquedotto
cerebrale

-dorsalmente all’acquedotto è situato il tetto mentre ventralmente è situato il tegmento mesencefalico

-l’ acquedotto è connesso con il quarto ventricolo, che giace all’interno del romboencefalo

-dorsalmente al quarto ventricolo sporge il cervelletto e ventralmente al quarto ventricolo si trovano ponte
e bulbo

ANALOGIE STRUTTURALI CERVELLO UOMO/RATTO: coppia di emisferi del telencefalo, telencefalo si


estende rostralmente rispetto al diencefalo (visione sagittale), diencefalo circonda il terzo ventricolo, il
mesencefalo circonda l’acquedotto cerebrale, il cervelletto e il ponte e il bulbo circondano il quarto
ventricolo

DIFFERENZE STRUTTURALI CERVELLO UOMO/RATTO: grande quantità di circonvoluzioni presenti sulla


superficie dell’encefalo anteriore umanoscanalature sulla superficie dell’encefalo anteriore sono detti
solchi mentre le protuberanze sono chiamate circonvoluzioni (o giri)  risultato della grande espansione
della corteccia cerebrale durante lo sviluppo embrionale umano che deve ripiegarsi più volte su sé stessa
per essere contenuta nel cranio

Bulbo olfattivo più piccolo nell’uomo rispetto al ratto

CORTECCIA CEREBRALE:
è suddivisa in lobi, denominati sulla base delle ossa del cranio sopra cui si trovano.

-Lobo temporale: si trova situato ventro-lateralmente proprio sotto l’osso temporale

-Lobo frontale: parte anteriore dell’encefalo sotto l’osso frontale

-Lobo parietale: dietro il solco centrale (che divide lobo frontale da parietale)

-Lobo occipitale: causale rispetto al lobo parietale, si trova sotto l’osso occipitale

La corteccia cerebrale (neocorteccia) governa il processamento delle sensazioni, delle percezioni, dei
movimenti volontari, apprendimento, linguaggio e cognizione.

-La corteccia cerebrale di tutti i vertebrati presenta comuni caratteristiche: 1) i corpi cellulari dei neuroni
della corteccia sono tutti organizzati su strati che sono disposti parallelamente alla superfice del cervello. 2)
lo strato di neuroni più vicino alla superfice è separato dalla pia madre da uno strato privo di neuroni
denominato strato I (primo strato o strato molecolare). 3) almeno uno strato contiene cellule piramidali che
emettono larghi dendriti (dendriti apicali) che si estendono fino allo strato I dove formano varie
diramazioni.

-ippocampo un singolo strato di cellule

-neocorteccia, corteccia di complessità maggiore presente solo nei mammiferi.

-spesso la parola corteccia viene utilizzata come sinonimo di neocorteccia

AREE DELLA NEOCORTECCIA:


-Differenze nella citoarchitettonica (morfologie e tipologie cellulari differenti che vanno a costituire una
determinata area/regione cerebrale) furono utilizzate dal famoso neuroanatomista tedesco K. Brodmann
per dividere la neocorteccia in circa 50 aree o zone.

-Ad ogni area di Brodmann venne associato un numero che corrisponde ad una determinata composizione
citoarchitettonica/morfologica e oggi anche ad una specifica funzione.

-3 gruppi di aree comuni a tutti i mammiferi: 1) aree sensoriali primarie

2) aree sensoriali secondarie (fortemente Interconnesse con le sensoriali primarie) /associative

3) aree motorie Le diverse specie di mammiferi si distinguono per il numero e lo sviluppo evolutivo delle
aree associative à l’uomo ha il maggior numero di aree associative soprattutto in corteccia
frontale/prefrontale.

CAPITOLO 12 IL SISTEMA SOMATOSENSORIALE

Il sistema somatosensoriale è innanzitutto fondamentale per la nostra vita e si differenzia dagli altri sistemi
sensoriali prima di tutto perché ha recettori distribuiti su tutto il corpo, e poi risponde a molti e diversi tipi
di stimoli. Il s. somatosensoriale ci fa percepire il tatto, la temperatura, la pressione, il dolore e la posizione
del corpo (propriocezione). Questo implica una varietà delle forme di energia trasdotte: meccanica,
chimica, termica.

Il sistema somatosensoriale inoltre ha una funzione protettiva per la pelle essenziale e previene
l’evaporazione dei fluidi corporei.

IL TATTO

La pelle è il più “largo” organo sensoriale che possediamo.

Ci sono due tipi di pelle: quella pelosa e quella glabra.

La pelle ha uno strato esterno, l’epidermide, e uno strato interno, il derma.

La maggior parte dei recettori della pelle sono meccanorecettori che si formano a livello del terminale
assonale.

Meccanorecettori cutanei:

 percezione grossolana, strati profondi della cute:


-corpuscoli di Pacini, la nostra mano ha cira 2500 di questi corpuscoli.

-organi terminali di Ruffini, assomigliano a piccolo corpuscoli di Pacini.

 Percezione fine, strati superficiali della pelle:

-corpuscoli di Meissner, sono 1/10 rispetto a quelli di Pacini, si trovano nelle creste della cuta glabra( i rilievi
dei polpastrelli).

-dischi di Merkel, sono nell’epidermide

 Altri:

-recettori del follicolo pilifero

-corpuscoli di Krause

-terminali assonali liberi

RECETTORI TATTILI

-i corpuscoli di Meissner e i dischi di Merkel hanno piccoli campi recettivi, di pochi millimetri.

-i corpuscoli di Pacini e le terminazioni di Ruffini hanno campi recettivi così ampi che interessano un intero
dito o metà del palmo di una mano.

Campo recettivo regione delle spazio nel quale deve essere localizzato uno stimolo sensoriale affinchè un
neurone possa rispondere.

-i corpuscoli di Meissner e di Pacini, rispondono rapidamente all’inizio, ma si disattivano nonostante lo


stimolo continui recettori a rapido adattamento.

-i dischi di Merkel e le terminazioni di Ruffini generano una risposta prolungata a stimoli persistenti 
recettori a lento adattamento.

-la differente sensibilità meccanica del recettore media sensazioni differenti.


-I corpuscoli di Pacini sono più sensibili alle vibrazioni di circa 200-300 Hz (es. musica di una cassa) , mentre i
corpuscoli di Meissner rispondono meglio intorno ai 50 Hz (es. scorrere le dita su una superficie ruvida)

La vibrazione e i corpuscoli di Pacini:

-il corpuscolo di Pacini presenta una capsula di forma ovale, costituita da 20-70 strati di tessuto connettivo,
disposti come gli strati di una cipolla con al centro il terminale assonico.

-quando la capsula viene compressa, viene trasmessa energia al terminale nervoso, la sua membrana si
deforma e si aprono i canali meccanosensitivi si ha un PA se c’è una depolarizzazione potente.

-se lo stimolo continua, gli strati lisci della capsula scivolano l’uno sull’altro e la pressione si riduce (no
risposta)

CANALI IONICI MECCANOSENSIBILI

-sono canali direttamente sensibili a stiramenti, curvature e compressioni delle membrane

-possono essere collegati a proteine extracellulari, o a proteine intracellulari del citoscheletro (es. actina e
microtubuli).

Meccanismo di trasduzione:

➤I canali meccanosensibili fanno entrare cationi e modificano il potenziale di recettore, che può in alcuni
casi portare all’emergere del potenziale d’azione (potenziale di recettore è una variazione del potenziale
di membrana, quando si parla di sistemi sensoriali).

Discriminazione tra due punti:

➤Risoluzione: minima distanza tra due punti che riusciamo a riconoscere (con graffetta ad U)
➤ Discriminazione di due punti cambia nell’ambito del nostro corpo, a seconda di:

1) Punti del corpo in cui vi è una maggior densità di meccanocettori (cute polpastrello massima densità di
recettori à piccoli campi recettivi)

2) La quantità di tessuto cerebrale preposto ad elaborare l’informazione sensoriale raccolta da ogni


millimetro quadrato di zona della cute varia a seconda della densità di innervazione dei recettori di quella
stessa zona (rapporto direttamente proporzionale)

3) Potrebbero esserci speciali meccanismi neurali specifici per la discriminazione ad alta risoluzione
(inibizione laterale)

SLIDE 8???

Gli assoni afferenti primari:

-gli assoni che portano l’informazione dai recettori sensoriali somatici al midollo spinale o al tronco
encefalico sono chiamati assoni afferenti primari del sistema somatosensoriale.

-questi assoni entrano nel midollo spinale attraverso le vie dorsali; i loro corpi cellulari si trovano nel ganglio
della radice dorsale.

-gli assoni della pelle sono designati così: Aα, Aβ, Aδ, C

-gli assoni che innervano i muscoli e i tendini sono indicati così: Gruppi I, II, III, IV

-gli assoni del gruppo C (o IV) sono amielinici, mentre tutti gli altri sono mielinici.

➤ Diametro piccolo e non mielinizzato: bassa velocità di conduzione (lenta risposta)

➤ Diametro grande e mielinizzato: alta velocità di conduzione (risposta rapida, istantanea)

IL MIDOLLO SPINALE

La maggior parte dei nervi periferici comunica con il SNC tramite il midollo spinale, che si trova nelle ossa
della colonna vertebrale, la disposizione delle coppie di radici dorsali e ventrali si ripete 30 volte lungo il
midollo spinale.

30 segmenti spinali divisi in 4 gruppi:


➤ 8 Cervicale

➤ 12 Toracico

➤ 5 Lombare

➤ 5 Sacrale

➤ Midollo finisce alla terza lombare

➤ Oltre: cauda equina

Dermatomeri:

c’è una correlazione tra l’organizzazione segmentale dei nervi spinali e l’innervazione sensoriale della pelle.
La regione cutanea, innervata dalle radici dorsali sinistra e destra di un singolo segmento spinale, è
chiamata dermatomero. C’è una corrispondenza univoca tra i segmenti spinali e i dermatomeri.

- 3 radici dorsali adiacenti innervano zone (dermatomeri) parzialmente sovrapposte.

VIE SOMATOSENSORIALI:

-Assone (Ab) dal recettore nel dermatomero ai gangli della radice dorsale (sede del soma).
- Nella radice dorsale l’assone si biforca in due branche:

1) Una branca viaggia verso il cervello

2) Una branca fa sinapsi con un neurone sensoriale secondario nel corno dorsale: questi neuroni possono
dare inizio e modificare una vasta gamma di riflessi rapidi e non coscienti

Via delle colonne dorsali – lemnisco mediale (info tattile e vibratoria):

- Nuclei della colonna dorsale (tra midollo e bulbo)

- Decussazione nel bulbo e lemnisco mediale

- Nucleo ventrale posteriore del talamo

- Corteccia somatosensoriale primaria (S1) controlaterale

 la traiettoria degli assoni Ab sensibili al tatto nel midollo spinale

Vie trigeminali sensazione somatica del volto

➤ 3 diramazioni nervo trigemino (V): faccia + area periorale + 2/3 anteriori lingua + dura madre

➤ Anche faciale, glossofaringeo e vago (VII, IX e X) à zone periauricolari/naso/faringe

➤ Da V: nucleo principale trigeminale ipsilaterale (bulbo) à sinapsi con neuroni somatosensoriali 2 ordine à
DECUSSAZIONE

➤ Talamo (VP)

➤ S1
LA CORTECCIA SOMATOSENSORIALE

-i livelli più complessi dell’elaborazione somestesica avvengono nella corteccia cerebrale.

-la maggior parte della corteccia in relazione con il sistema somestesico si trova nel lobo parietale

-l’area 3b di Brodmann equivale a S1 ovvero la corteccia somatosensoriale primaria e si trova nel giro post
centrale (caudalmente al solco centrale).

-l’area 3b è la corteccia somatosensoriale primaria per 4 motivi:

1. riceve fitti proiezioni dai nuclei VP talamici

2. i suoi neuroni sono molto reattivi agli stimoli somatosensitivi

3. lesioni a questo livello danneggiano la sensazione somatica

4. quando viene stimolata elettricamente, evoca esperienze somestesiche.

L’area 3b riceve anche finte proiezioni dal talamo

Questa regione si occupa più del senso della posizione del corpo che del tatto.

Altre:

-3a: posizione del corpo

1: informazioni di tessitura

2: informazioni sulla forma

5 e 7 (corteccia parietale posteriore)

Aree associative di integrazione sensoriale (tatto, vista…)


SOMATOTOPIA

-la stimolazione elettrica della superficie di S1 può provocare sensazioni somatiche che possono venire
ascritte a una specifica parte del corpo. Muovendo uno stimolatore nell’area S1, si proverà la sensazione
che lo stimolatore si muova in tutto il corpo.

Questo metodo è stato utilizzato per mappare la corteccia di pazienti neurochirurgici anestetizzati
localmente ( queste operazioni al cervello possono essere eseguite nei pazienti svegli con anestesia locale
dello scalpo, perché il tessuto cerebrale manca di recettori per la sensazione somatica.

-la topografia delle sensazione somestesiche della superficie del corpo a livello della corteccia cerebrale S1
è chiamata somatotopia.

-nel cervello ci sono mappe di altre zone sensoriali come quelle della retina, retinotopia e della coclea,
tonotopia.

-le mappe somatotopiche fanno pensare a un corpo con le gambe e i piedi nella parte superiore del giro
post centrale e la testa all’estremità opposta, nella parte inferiore del giro.

-una mappa somatotopica viene spesso indicata con il termine Homunculus di Penfield (sarebbe il piccolo
uomo rappresentato nel cervello).

osservando la mappa in alto si nota che ci sono delle interruzioni.


-Un’altra caratteristica evidente è che il corpo non è rappresentato in maniera proporzionata, sembra una
caricatura. La bocca e le dita sono molto grandi mentre il tronco e gli arti sono piccoli

-le dimensioni della corteccia correlata alle varie parti del corpo sono direttamente proporzionali alla
densità delle proiezioni sensoriali afferenti, e anche all’importanza degli impulsi sensoriali ricevuti dalle
specifiche zone del corpo.  la bocca è così grande sia per l’importanza del linguaggio sia perché le labbra
e la lingua sono fondamentali per decidere se quello che mangiamo è buono o può essere nocivo.

Plasticità delle mappe corticali

Sono sati condotti degli esperimenti su delle scimmie per capire che cosa succedeva alla corteccia se per
esempio veniva amputato un dito. È stato dimostrato che la corteccia che conteneva la rappresentazione
del dito amputato rispondeva a stimolazione delle dita vicine. Vi è quindi un’importante ridistribuzione dei
circuiti sottostanti all’organizzazione somatotopica della corteccia.

Un’esperienza comune per chi ha un arto amputato, è quella di percepire le sensazioni che provengono
dall’arto mancante per esempio nella faccia se questa viene attivata da stimoli tattili.

Questo ci indica che le mappe sono dinamiche e si modificano in rapporto all’esperienza sensoriale.

C’è una dinamicità delle mappe anche nel senso opposto: l’esercizio aumenta la rappresentazione dell’arto
utilizzato (questo accade moltissimo nei musicisti).

 ogni area ha la propria mappa somatotopica. Esami dettagliati sulla


mano dimostrano che due mappe sono speculari. Le regioni evidenziate rappresentano le superfici dorsali
delle mani e dei piedi, quelle chiare le superfici ventrali.

 (a,b) le dita di una mano dello scimpanzè sono mappate sulla


superficie della corteccia S1. (c) se il dito 3 viene rimosso, con il tempo la corteccia si riorganizza così che le
rappresentazioni delle dita 2 e 4 si espandano. (d) se le dita 2 e 3 sono stimolate selettivamente, le loro
rappresentazioni corticali si espandono.

La corteccia parietale posteriore:

-le aree parietali 1 e 2 sono sensibili alla direzione del movimento

-gli stimoli preferenziali per neuroni in queste aree diventano più complessi e articolati.
-lesioni alle aree parietali posteriori (area 2) può portare alla astereognosia ovvero l’incapacità di
riconoscere gli oggetti benché le capacità sensoriali di base appaiano normali. Gli individui affetti da questa
patologia non riescono a riconoscere con il tatto deli oggetti comuni anche se non hanno problemi a
riconoscerlo con la vista e l’udito.

-lesioni alle aree parietali posteriori destre ( tra cui aree 5 e 7) possono portare alla sindrome di negligenza
spaziale ( neglect), nella quale una parte del corpo o del mondo è ignorata o soppressa al punto di negarne
addirittura l’esistenza. Persone che si fanno la barba solo da una parte, o che mangiano solo in un a metà
del piatto sono solo alcuni esempi.

 a un paziente colpito da ictus nella corteccia parietale posteriore destra,


fu chiesto di copiare il disegno illustrato, ma egli non fu capace di riprodurre molti dei dettagli che si
trovavano sul lato sinistro del disegno.

IL DOLORE:

-nocicettori (dal latino nocere, nuocere): terminazioni libere non mielinizzate degli assoni, i quali segnalano
che il tessuto del corpo è stato danneggiato o potrebbe essere danneggiato.

-l’informazione dai nocicettori segue una via diversa rispetto a quella dei meccanorecettori.

-nocicezione: processo sensoriale che fornisce i segnali che localizzano il dolore

-dolore: percezione di sensazioni irritanti, urenti, pungenti o insopportabili.

-la nocicezione e il dolore non sono quindi la stessa cosa, ma sono entrambi fondamentali per la
sopravvivenza.

-i nocicettori possono esseri attivi in modo acuto e continuo, mentre il dolore può essere intermittente.

TRASDUZIONE DOLORIFICA:

-la membrana dei nocicettori contiene dei canali ionici che sono attivati dagli stimoli dolorosi.
-la trasduzione avviene a livello delle terminazioni libere delle fibre nervose amieliniche (C) e in quelle poco
mielinizzate (ad).

-La maggior parte dei nocicettori sono polimodali, ovvero rispondono a stimoli meccanici, termici e chimici.
-molti nocicettori mostrano comunque una selettività nella loro risposta: nocicettori meccanicirisposte
selettive a forti pressioni. nocicettori termicirisposte selettive a caldo/freddo estremo; nocicettori
chimicirisposte selettive a sostanze chimiche come l’istamina.

-i nocicettori sono presenti in molti tessuti del corpo: pelle, ossa, muscoli, molti organi interni, vasi
sanguigni, cuore. Nel cervello sono assenti (presenti a livello delle meningi).

➤ la membrana dei nocicettori ha canali ionici attivati da sostanze chimiche, stimolazione meccanica forte
etc  depolarizzazione

➤ Il danno alla cellula fa rilasciare sostanze chimiche che a loro volta attivano i canali ionici di altri
nocicettori: proteasi, ATP e K+

➤ Proteasi: trasforma il chinogeno (extracellulare) in bradichinina

➤ Bradichinina e ATP (tramite canali sensibili), ma anche K+ depolarizzano il nocicettore ➤ Anche


temperatura attiva nocicettori (>45°) (vi sono anche termocettori NON nocicettivi)

➤ Acido lattico (H+) (attiva nocicettori)

➤ Mastcellule che rilasciano istamina per reazione allergica (attiva nocicettori)

➤ Canali TRPV1 sui nocicettori (canale cationico non selettivo) attivato da istamina, capsaicina…

-Istamina sembra responsabile anche del “prurito”

 mediatori periferici chimici di dolore e iperalgesia.

-L'infiammazione, o flogosi è un meccanismo di difesa non specifico innato, che costituisce una risposta
protettiva, seguente all'azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è
l'eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale, nonché l'avvio del processo riparativo.
L'infiammazione consiste in una sequenza dinamica di fenomeni che si manifestano con una intensa
reazione vascolare. I mediatori chimici della flogosi: I fenomeni elementari, che costituiscono la risposta
infiammatoria, comprendono vasodilatazione e aumento di permeabilità, che portano al passaggio di liquidi
dal letto vascolare al tessuto leso (edema) ed infiltrazione leucocitaria nell'area di lesione. L'infiammazione
serve, dunque, a distruggere, diluire e confinare l'agente lesivo, ma allo stesso tempo mette in moto una
serie di meccanismi che favoriscono la riparazione o la sostituzione del tessuto danneggiato.

-iperalgesia primaria: consiste nell’abbassamento della soglia del dolore per tessuto già danneggiato (es.:
tatto su area ustionata).
 molte sostanze differenti di attivazione del nocicettore “inlfammatory soup”: istamina, glu, 5-HT, ATP,
sostanza P, bradichinina, lipidi (prostaglandine ed ecb), K+, H+, proteasi, neurotrofine, citochine,
chemochine.

Elementi di causa dell’iperalgesia:

-Bradichinine: stimola cambiamenti cellulari a lungo termine: varia la sensibilità dei canali ionici

-Prostaglandine: generate chimicamente dalla rottura enzimatica dei lipidi di membrana  incrementa la
sensibilità dei nocicettori agli altri stimoli (aspirina inibisce enzima coinvolto nella sintesi delle
prostaglandine)

-Sostanza P: peptide sintetizzato dai nocicettori  causa vasodilatazione e rilascio di istamina da parte
delle mastcellule

-Iperalgesia secondaria: abbassamento della soglia anche per le zone limitrofe à Sostanza P rilasciata alle
cellule vicine dalle branche separate dello stesso assone del nocicettore Interazione tra vie del tatto e del
dolore a livello del midollo spinale.

Vie del dolore:

➤ Dolore primario (Aδ) più veloce

➤ Dolore secondario (tardivo e duraturo, C)

➤ Ganglio della radice dorsale segmentale

➤ Sinapsi con neuroni della sostanza gelatinosa

➤ il nts dei neuroni afferenti dolorifici è il glutammato

-Neuroni afferenti dolorifici secernono anche il peptide sostanza P attraverso i granuli secretori Vie del
dolore

➤ Dolore riferito (nocicettori viscerali) à assoni dai nocicettori dai visceri entrano per la stessa via dei
nocicettori cutanei

 dolore primario e secondario

connessione spinale di assoni nocicettivi

Via spinotalamica del dolore:


➤ Assoni dei neuroni di secondo ordine decussano immediatamente

➤ Risalgono ventralmente, lungo il tratto spinotalamico

➤ Attraversano bulbo, ponte e mesencefalo

➤ Raggiungono il talamo (VP e nuclei intralaminari)

➤ Informazione sul dolore e sulla temperatura ascende controlateralmente (non come quella tattile)

 via spinotalamica. Questa è la via principale attraverso cui


l’informazione relativa al dolore e alla temperatura ascende alla corteccia cerebrale.

rappresentazione delle due maggiori vie ascendenti della


sensazione somatica

Le vie trigeminali del dolore:

-Le informazioni su dolore/temperatura che provengono dal volto prendono una via verso il talamo analoga
a quella spinale

-Fibre di piccolo diametro nel nervo trigeminale fanno sinapsi sui neuroni sensoriali di secondo ordine nel
nucleo trigeminale spinale (tronco encefalico). Gli assoni di queste cellule attraversano e ascendono al
talamo nel lemnisco trigeminale.
LA REGOLAZIONE DEL DOLORE:

-regolazione afferente, (teoria del cancello) questa teoria suggerisce che certi neuroni del corno dorsale,
che proiettano un assone al tratto spinotalamico, sono eccitati sia da assoni sensoriali di largo diametro sia
da assoni non mielinizzati che fanno parte della via del dolore.

la teoria del cancello del dolore: la trasmissione dei segnali nocicettivi
tramite la proiezione neuronale risulta dall’attivazione di un interneurone inibitorio. L’attività del
meccanocettore non nocicettivo può chiudere il “cancello” a segnali nocicettivi prima che questi possano
dirigersi verso il tratto spinotalamico. I + indicano le sinapsi eccitatorie, i – indicano quelle inibitorie.

-regolazione discendente forte emozione, stress o forte determinazioni possono produrre una buona
soppressione delle sensazioni di dolore.

Ci sono diverse regioni del cervello implicate nella soppressione del dolore:

-una è la zona dei neuroni del mesencefalo chiamata sostanza grigia periacqueduttale (SGP)
preventricolare. La stimolazione lettrica della sostanza grigia periacqueduttale causa analgesia profonda,
che in alcuni casi è anche sfruttata clinicamente.

-anche gli oppioidi endogeni provocano una profonda analgesiail cervello ha recettori endogeni per gli
oppioidi (SGP, nuclei rafe) a cui si legano le endorfine prodotte cerebralmente inibiscono rilascio di Glu,
Iperpolarizzano le membrane cellulari, impediscono comunicazione nocicettiva nel corno dorsale del mid.
Spin

LA TEMPERATURA:

-Termocettori cutanei riescono a percepire cambiamenti minimi nella temperatura. Questi comunicano con
neuroni a livello del mid. spin e ipotalamo che regolano omeostaticamente la temperatura corporea.

-Vi sono “punti” (larghi circa 1 mm) nel corpo che codificano per il freddo ed altri per il caldo dipende
dalla tipologia di canali ionici che questi neuroni esprimono: TRPV1 scoperto poiché attivato dalla
capsaicina anche attivato da temperature sopra i 43°, mentre il mentolo attiva il recettore TRPM8 (anche
attivato da temperature sotto i 25°)

-TRP (transient receptor potential) sono 6 tipologie di canali che si adattano dopo poco

-la via della temperatura è la stessa di quella del dolore.

-I recettori per il freddo sono accoppiati alle fibre Ad e C, mentre le fibre per il caldo sono accoppiate solo
alle fibre C
termorecettore con canali TRP regolati per la rilevazione di temperature differenti.

CAPITOLO 8, I SENSI CHIMICI

L’uomo da animale onnivoro aveva la necessità di riuscire a discriminare cibi potenzialmente nocivi da
quelli commestibili.

-alcune preferenze gustative sono innate, come quella verso le sostanze dolci, soddisfatta fin dalla nascita
con il latte materno.

-c’è un senso di repulsione istintiva verso le sostanze amare, infatti molti veleni hanno un gusto amaro;
l’esperienza però influenza moltissimo le sensazioni istintive ed è così che impariamo a tollerare e
addirittura apprezzare sostanze amare come il caffè.

-l’organismo possiede anche la capacità di riconoscere la carenza di certi alimenti fondamentali e riesce a
indurre un appetito specifico per quelli; in condizioni iposaline, l’organismo può indurre desiderio di
alimenti salati.

I SAPORI FONDAMENTALI

Sono solo 5: salato, acido, dolce, amaro e l’umami (“suadente”) è definito dal gusto dell’aminoacido
glutammato, di cui il monoglutammato di sodio, MSG, si usa in cucina (è il sale).

-ogni alimento attiva una diversa combinazione dei gusti di base , contribuendo così a rendern unico il
sapore. Ogni sapore è unico anche perché è dato dall’unione del gusto e dell’olfatto.

GLI ORGANI DEL GUSTO

La lingua è alla base della percezione del gusto, ma anche il palato la faringe e l’epiglottide sono coinvolte
nel processo.

Gli aromi del cibo che ingeriamo possono passare nella cavità nasale dove vengono analizzati di recettori
olfattivi.

La punta della lingua è molto sensibile al dolce, il fondo percepisce l’amaro e i lati il salato e l’acido. 
questo no vuol dire che il dolce si percepisca solo sulla punta , la maggior parte di questo organo è sensibile
a tutti i gusti fondamentali.

Sulla superficie della lingua ci sono dei rilievi che si chiamano papille gustative, che possono essere di
forma allungata ( papille forliate), leggermente convessa ( papille vallate), o fungiforme ( papille
fungiformi).

Ogni papilla ha circa 100 calici gustativi, e ogni calice ha da 50 a 150 cellule recettrici del gusto.
 lingua, papille e calici gustativi: a) le
papille sono le strutture della sensibilità gustativa. B) sezione trasversale di una papilla vallata indicante la
localizzazione dei calici gustativi. C) un calice gustativo è formato da un gruppetto di cellule del gusto
(recettori), dagli assoni afferenti del gusto e dalle loro sinapsi con i recettori e dalle cellule basali. I microvilli
presenti sulla sommità apicale delle cellule del gusto si estendono fino al poro gustativo, il sito anatomico
dove le sostanze disciolte nella saliva interagiscono con i recettori.

LE CELLULE RECETTRICI DEL GUSTO

Le cellule recettrici per il gusto sono sensibili e specifiche per un certo tipo di sostanza ma se questa
sostanza aumenta la sua concentrazione la selettività inizia a diminuire, quindi si possono attivare anche
altri tipi di cellule recettrici.

Le cellule recettrici per il gusto anche se attive per sostanze diverse mostrano comunque una preferenza
osservabile dal loro livello di scarica. (frequenza diversa dei potenziali d’azione).

MECCANISMI DI TRASDUZIONE DEL GUSTO

Il processo per cui uno stimolo ambientale causa una risposta elettrica del recettore è chiamato
trasduzione. Il sistema nervoso ha molti meccanismi di trasduzione che lo rendono sensibile ai diversi
composti chimici, alla pressione, al suono e alla luce. I singoli gusti vengono evocati dalle diverse sostanze
mediante: 1) passaggio diretto attraverso i canali ionici (salato e acido); 2) legame e blocco dei canali ionici
(acido); 3) legami con recettori di membrana proteina G-dipendenti, con attivazione di secondi messaggeri
che aprono dei canali ionici (amaro, dolce e umami).

SALATO

Le cellule recettrici specifiche per il salato hanno canali selettivi per il Na+ (leak) amiloride-sensibili.
Bevendo un brodo, la concentrazione di Na+ esterna al recettore aumenta e quindi si crea un flusso in
entrata di Na+ Si depolarizza la membrana e si aprono i canali per il Na+ voltaggio dipedenti e per il Ca2+
che si trovano vicino alle vescicole sinaptiche Il calcio che entra causa il rilascio del neurotrasmettitore
contenuto nelle vescicole sinaptiche sull’assone gustativo afferente.

Gli anioni dei sali influenzano il gusto dei rispettivi cationi:

è meccanismo scarsamente compreso

-NaCl più salato del sodio-acetato poiché il grande anione (acetato) inibisce il sodio in questa ultima
sostanza Con l’aumentare delle dimensioni gli anioni tendono a manifestare un gusto proprio (es sodio-
saccarina).

ASPRO/ACIDO

Il gusto aspro è dato dagli acidi che dissociandosi in acqua generano ioni H (protoni) che sono poi i
responsabili del gusto aspro.

I cationi H+ , penetrando attraverso un canale inibiscono un canale K+ riducendo la permeabilità della


membrana allo ione K e quindi innescando la depolarizzazioneflusso inward di cationi.

Sembrano attivare anche la famiglia di canali ionici TRP (transient receptor potential channels), comuni
In molte cellule sensoriali determinano flusso di cationi)

Influenza pH esterno

AMARO

Mediato da recettore metabotropico TR2.

Recentemente si sono scoperti più di 25 tipi di recettori per l’amaro. La molecola amara incontra il
recettore per l’amaro (o dolce o umami) accoppiato a proteina G. Questa si attiva e stimola un enzima la
FOSFOLIPASI C aumentando la produzione di INOSITOLO TRIFOSFATO IP3 attraverso l’idrolisi del
fosfatidilinositolo 4,5- bifosfato (PIP2) rilascio Ca2+

IP3 apre speciali canali per il Na+ delle cellule gustative direttamente o attraverso il rilascio di Ca2+
depolarizzando la cellula. La depolarizzazione a sua volta determina l’apertura di canali per il calcio e
questo entra nella cellula. Il calcio così permetterà il rilascio del neurotrasmettitore (ATP). I recettori per
l’amaro sono più di 25 tipi diversi e del tipo T2R. Rispondono a soglie molto basse in modo tale da essere
molto sensibili alle sostanze nocive.

DOLCE

Meccanismo simile all’amaro, le sostanze che si legano al recettore del dolce attivano lo stesso secondo
messaggero dell’amaro. La differenza sta nel fatto che si trovano in cellule gustative specifiche per il dolce
che hanno recettori T1R2 e T1R3. E le cellule gustative del dolce e dell’amaro sono connesse con afferenze
diverse quindi seguono vie diverse.

UMAMI

Meccanismo simile all’amaro e al dolce. Quello che cambia come per dolce sono i tipi di recettore (T1R1 e
T1R3).
LE VIE CENTRALI PER L’ELABORAZIONE DEL GUSTO

La via parte dai calici gustativi passando per gli assoni afferenti del gusto che sono ramificazione dei tre
nervi cranici:

-VII faciale (2/3 anteriore della lingua)

-IX glossofaringeo (1/3 posteriore lingua)

-X Vago (epiglottide)

 Entrano a far parte del Tratto solitario (bulbo) facendo prima sinapsi nel nucleo gustativo (parte del
nucleo del tratto solitario del bulbo).

VII(2/3 anteriore)- sostanze nutritive che stimolano ingestione

IX(1/3 posteriore lingua)- sensibilità a sostanze potenzialmente tossiche, importante per scatenare reazioni
avversive (vomito)

X (epiglottide)- sensibile agli acidi e liquidi, importanti per riflesso di deglutizione (protezione vie aeree)

Nucleo gustativo (parte del nucleo del tratto solitario del bulbo) Nucleo Ventrale Posteriore Mediale del
TalamoCorteccia gustativa primaria (43) + opercolo parietale (laterale e profondo) e insula Proiezioni
prevalentemente ipsilaterali, ma anche controlaterali

AgeusiaPerdita del senso del gusto dovuta a lesione delle vie o dei centri gustativi.

L’OLFATTO

Le sensazione olfattiva è detta odore.

Gli stimoli che provocano gli odori sono composti chimici chiamati odoranti.

Non tutte le sostanze chimiche sono odoranti una molecola per essere un odorante deve essere: volatile,
piccolissima e idrofobica.

Alcune sostanze non hanno odore, ad esempio il METANO, ma quando si spacca un tubo noi sentiamo un
cattivo odore. Quest’ultimo è dovuto ad un composto chimico aggiunto dalle compagnie fornitrici affinché
la gente possa avvertire il pericolo.

GLI ORGANI DELL’OLFATTO

Noi sentiamo gli odori grazie all’epitelio olfattivo che è formato da 3 tipi di cellule:

Cellula recettrice dell’olfatto, atte dalla trasduzione (sono neuroni)

Cellula di supporto, aiutano a produrre muco (simili alla Glia)


Cellula basale, che crea nuovi recettori olfattivi. (4-8 settimane)

-Il muco è costituito da acqua, sali, mucopolissacaridi, proteine, anticorpi, enzimi e recettori.

 localizzazione e struttura
dell’epitelio olfattivo.

Un uomo ha 20 milioni di recettori olfattivi, un segugio ne ha 220 milioni  stesso numero di odori ma a
concentrazioni 100 milioni di volte superiori.

TRASDUZIONE OLFATTIVA

Il meccanismo di trasduzione inizia dalle cilia, per arrivare tramite degli assoni “senza mielina” al bulbo
olfattivo passando per un tessuto osseo che è la lamina cribrosa. Gli assoni olfattivi formano il nervo
olfattivo (I nervo cranico).

AnosmiaPerdita del senso dell'olfatto per lesione delle vie o dei centri olfattivi.

Le sostanze odorose provocano la depolarizzazione della membrana legandosi a recettori accoppiati alla
proteina G presenti sulle ciglia.

La proteina G attiva l’adenilato ciclasi Si forma l’AMPc (da ATP) AMPc si lega ai canali specifici per il
Na+ e il Ca2+ Il Ca2+ apre i canali per il Cl

Lo stimolo odoroso può essere interrotto o per allontanamento delle sostanze, oppure se le sostanze
odorose vengono degradate poi dagli enzimi ma anche il recettore si adatta dopo circa un minuto. Anche
AMPc potrebbe attivare meccanismi di interruzione.

Gli assoni dei recettori olfattivi attraversano la lamina cribrosa dell’etmoide (sensibile a traumi) sotto forma
di nervi olfattivi e penetrano nel bulbo olfattivo dove fanno sinapsi, nei glomeruli, con neuroni olfattivi di
secondo ordine che formano il tratto olfattivo.

BULBO OLFATTIVO

Ogni glomerulo (ne abbiamo circa 2000) ha un diametro di circa 50- 200um, ad esso afferiscono 25.000
assoni olfattivi, che fanno sinapsi con 100 neuroni olfattivi secondari (cellule mitrali, c. a pennacchio, cellule
glomerulari e periglomerulari, interneuroni). Ogni glomerulo riceve gli assoni di recettori di una larga
regione dell’epitelio olfattivo, e soltanto da una cellula recettrice di un particolare tipo. Quindi nel bulbo si
crea una specie di mappa.
CORTECCIA OLFATTIVA

Il tratto olfattivo proietta:

1) Corteccia olfattiva à corteccia piriforme, Brodmann 27, lobo temporale. (Tutti gli altri sistemi sensoriali
passano prima attraverso il talamo per poi finire nella corteccia).

2) Una seconda via, passa dal tubercolo olfattivo e poi al nucleo dorso mediale del talamo e poi alla
corteccia orbitofrontale (dietro gli occhi).

Codice di popolazione attiva: Se stimoliamo con il limone tre cellule (verde, blu e rossa), Nessuna delle tre
potrebbe distinguerlo. Ma guardando alla combinazione di tutte e tre le risposte si (ogni odore
corrisponderebbe quindi ad una combinazione di attivazioni poi convergenza bulbare).

Mappe sensoriali : neuroni in una parte specifica del bulbo (particolare glomerulo) rispondono a odori
particolari mappa bulbare cortex

Codificazione temporale :(andamento temporale della frequenza di scarica): odore provoca una gamma di
modalità temporali delle scariche dei neuroni olfattivi
CAPITOLO 9, L’OCCHIO

Le proprietà della luce: il sistema visivo utilizza la luce per formare immagini nel mondo circostante.

La luce è la radiazione elettromagnetica visibile ai nostri occhi.

La luce visibile è costituita da lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nm; come ha dimostrato
Newton, la combinazione della gamma visibile delle lunghezze d’onda emesse dal sole a noi appare come
bianco, mentre la luce di una singola lunghezza d’onda appare come uno dei colori dell’arcobaleno.

Un colore “caldo” come il rosso è costituito da luce a onde lunghe e a minore energia rispetto ai colori
freddi come il viola.

Fotone: unità discreta e indivisibile di energia a1raverso cui la radiazione ele1romagne3ca viene emessa
L’ottica:

è lo studio dei raggi di luce e delle loro interazioni. Le interazioni sono la riflessione, l’assorbimento e la
rifrazione.

La riflessione è il rimbalzare dei raggi di luce su una superficie.

L’assorbimento è il trasferimento dell’energia luminosa su una particella o una superficie per esempio
quando la luce de sole ci scalda il corpo.

La rifrazione è la deviazione dei raggi di luce quando questi passano da un mezzo trasparente a un altro.

2 stadi della percezione visiva:

gli strumenti ottici dell’occhio convogliano la luce sulla retina, dove viene trasformata in segnale elettrico
il segnale elettrico viene trasportato verso centri cerebrali superiori, dove viene elaborato ulteriormente
fino a livello percettivo.

ANATOMIA DELL’OCCHIO:

L’occhio è il rilevatore di energia radiante dotato di una selettiva sensibilità spettrale (555nm).

RETINA:

• Strato più interno

• Fotorecettori e neuroni che trasportano il segnale visivo

UVEA:

• Strato vascolarizzato costituito da 3 strutture continue

• Coroide: posteriore alla retina; epitelio pigmentato (melanina)

• Corpi Cigliari: anteriore alla coroide; tessuto che circonda il cristallino, costituito da una componente
muscolare (accomodamento) e da una vascolare (produzione dell’ umor acqueo)

• Iride: parte più anteriore dell’uvea; componente muscolare che regola il diametro della pupilla

SCLERA:

• Strato più esterno

• Tessuto bianco, spesso e fibroso

• Cornea: componente anteriore della sclera; trasparente con un proprio indice di rifrazione (potere
convergente). Assieme al cristallino e all’iride delimita la Camera Anteriore, contenente l’umor acqueo
proveniente dalla Camera Posteriore.

CRISTALLINO (Lens):

• Struttura vascolare biconcava (potere convergente), trasparente ed elas3ca.

• Tenuta sospesa da fibre che la collegano ai corpi cigliari.

VITREO:
• Sostanza trasparente e gelatinosa (98,4% di acqua) che occupa la camera posteriore dell’occhio
(anch’essa con un suo indice di rifrazione)

Macula: è la parte scura della retina deputata alla visione centrale

La luce passa attraverso la cornea verso la retina. Tra la cornea e la retina c’è il cristallino che è sostenuto
da legamenti sospensori uniti ai muscoli ciliari. Il cristallino divide l’interno dell’occhio in due componenti
che contengono due liquidi diversi: l’umor acqueo che è un fluido acquoso che si trova tra la cornea e il
cristallino e l’umor vitreo che invece sta tra il cristallino e la retina e mantiene la forma sferica del globo
oculare.

ANATOMIA DELLA RETINA:

• 5 strati e 3 3pi cellulari: fotorecettori (coni e bastoncelli), interneuroni (c. orizzontali, c. bipolari e c.
amacrine) e cellule di proiezione (c. gangliari)

• Direzione verticale dell’informazione: FotorecettoriCellule Bipolari cellule Gangliari

• Direzione orizzontale dell’informazione: attraverso le Cellule Orizzontali (strato plessiforme esterno) e


attraverso le Cellule Amacrine (strato plessiforme interno)

• La luce deve a1raversare tutti gli strati prima di raggiungere i fotorecettori!

Organizzazione retinica:

Fovea: macchia nera di 2 mm ed è il punto in cui la retina è più sottile. È una regione circolare in ci gli
elementi nervosi prossimali sono spostati lateralmente e dove vi è la massima concentrazione di
conimassima acuità visiva.

Cellule gangliari: i loro assoni formano un fascio che converge sul disco ottico ed esce dal globo oculare,
procedendo verso il diencefalo come nervo ottico (II paio di nervi cranici).
LA STRUTTURA DEI FOTORECETTORI(coni e bastoncelli)

-Fotorecettori: Cellule della retina che trasducono l’energia della luce in “energia” neurale cioè in variazioni
del potenziale di membrana, sono dunque responsabili della conversione della radiazione elettromagnetica
in segnale nervoso. La retina contiene circa 126 milioni di fotorecettori.

-La luce è trasdotta da due tipi di fotorecettori: i coni e i bastoncelli.

-Bastoncelli: Fotorecettori specializzati per la visione notturna (scotopica)

-Coni: Fotorecettori specializzati per la visione diurna (fotopica), la visione dei dettagli fini e la percezione
del colore.

Sia i coni che i bastoncelli sono divisi in:

-segmento esterno (lungo e cilindrico nei bastoncelli e corto e con pochi dischi membranosi nei coni)

-segmento interno

-corpo cellulare

-terminazione sinaptica

3 REGIONI FUNZIONALI

 Segmento Esterno: superficie esterna della retina; fototrasduzione.


Dischi membranosi disposti a pila contenenti elevate concentrazioni di fotopigmento
 Segmento Interno: nucleo e organelli
 Terminazione Sinaptica: prende contatto con le cellule bersaglio dei fotorecettori

BASTONCELLI

 1 solo tipo di fotopigmentovisione acromatica


 maggiore concentrazione di fotopigmenti maggiore sensibilità alla luce (visione notturna)
 Assenti nella fovea e alta convergenza ridotta risoluzione spaziale
 Risposte lente, tempi di integrazioni lunghibassa risoluzione temporale

CONI

 3 3pi di fotopigmenti (3 tipi di coni)visione cromatica


 Molto concentrati nella fovea (con diametro inferiore) e bassa convergenza (no in fovea)alta
risoluzione spaziale
 minore concentrazione di fotopigmentiminore sensibilità alla luce (visione diurna)
 Risposte veloci, tempi di integrazioni brevi alta risoluzione temporale

FOTOTRASDUZIONE

I fotorecettori convertono, o trasducono, l’energia luminosa in modificazioni del potenziale di membrana.


L’energia luminosa viene convertita in segnali elettrici, poi trasmessi fino all’encefalo con il nervo ottico.

Fototrasduzione nei bastoncelli:

-nel fotorecettore la stimolazione luminosa del fotopigmento attiva le proteine G che a loro volta attivano
un enzima effettore che è capace di modificare la concentrazione del citoplasma della molecola di secondo
messaggero.--> questo provoca la chiusa dei canali ionici di membrana alternando così il potenziale di
membrana.

-in completa oscurità il potenziale di membrana del segmento esterno dei bastoncelli è di -30 mV, questa
depolarizzazione è causata dal continuo ingresso di Na+. Il movimento di cariche positive attraverso la
membrana è chiamato corrente al buio.

-i canali per il sodio sono stimolati ad aprirsi, e sono dipendenti da un secondo messaggero chiamato GMPc
(guanosin-monofosfato ciclico).

GMPc viene prodotto nei fotorecettori dall’enzima guanilciclasi mantenendo aperti i canali Na+.

-la luce riduce il GMPc e questo provoca la chiusura dei canali Na+ e il potenziale di membrana diventa più
negativo i fotorecettori si iperpolarizzano in risposta alla luce.

Attivazione del fotopigmento:

la risposta di iperpolarizzazione alla luce è innescata dall’assorbimento di radiazione elettromagnetica da


parte del fotopigmento.

-nei bastoncelli il fotopigmento si chiama rodopsina, che può essere considerata come una proteina
recettrice legata a un agonista chimico. La proteina recettrice è chiamata opsina. L’agonista chimico legato
all’opsina prende il nome di retinale ed è un derivato della vitamina A.

-la luce induce un cambiamento conformazionale al retinale che induce la rodopsina ad assumere uno stato
semi stabile processo di “sbiancamento”.

-lo sbiancamento della rodopsina provoca la stimolazione di una proteina G che si trova sulla membrana dei
dischi e viene chiamata transducina che a sua volta attiva l’enzima PDE (fosfodiesterasi) che riduce
drasticamente la concentrazione di GMPc (al buio).

-a questo punto i canali Na+ si chiudono e l membrana cellulare si iperpolarizza.

Fototrasduzione nei coni:


Per quanto riguarda i coni è importante ricordare che nell’uomo esistono 3 tipi di coni a lunghezza d’onda
corta, media o lunga ogni tipo di cono a un fotopigmento (conopsina) particolarmente sensibile ad una
specifica lunghezza d’onda

L’adattamento alla luce e al buio:

il passaggio tra visione diurna e visione notturna non avviene in modo istantaneo .

l’adattamento al buio è collegato da un certo numero di fattori tra cui la dilatazione della pupilla per far
entrare più luce possibile nell’occhio. Il principale fattore però è la rigenerazione di rodopsina (che era
sbiancata).

-Al buio la concentrazione di GMPc nel segmento esterno è elevata. I canali GMPc-dipendenti permeabili al
Na⁺ e al Ca²⁺ del segmento esterno sono aperti (corrente entrante di Na⁺ e Ca²⁺ compensata dalla corrente
uscente di K⁺ passante attraverso i canali passivi di membrana del segmento interno).

-La luce riduce la concentrazione di GMPc determinando la chiusura dei canali GMPc dipendenti permeabili
al Na⁺ e al Ca²⁺ e il potenziale di membrana si sposta verso il potenziale di equilibrio del K⁺

Adattamento alla luce: normalmente il Ca²⁺ inibisce la Guanilatociclasi. Quando i canali GMPc dipendenti si
chiudono, la Guanilatociclasi è libera di produrre GMPc,a parità di flusso luminoso il fotorecettore torna
al suo stato depolarizzato.

 Dilatazione delle pupille: la dilatazione che varia in una


gamma da 2 a 8 mm permette l’entrata di una maggior quantità di luce.

RIASSUNTO DELLA FOTOTRASDUZIONE:

E’ il meccanismo attraverso cui l’assorbimento dell’energia luminosa viene trasdotto in una modifica del
potenziale di membrana del fotorecettore. E’ il meccanismo che permette “l’atto” di vedere, producendo
segnali chimici. Quando la luce colpisce l’occhio, il processo di fotoattivazione ha inizio. I fotorecettori in
risposta alla luce si IPERPOLARIZZANO, e questa risposta di iperpolarizzazione è innescata dall’assorbimento
di radiazione elettromagnetica da parte del fotopigmento presente nei fotorecettori.

Nei bastoncelli, i fotorecettori sono sempre depolarizzati al buio a causa di una corrente di sodio (Na+)
entrante detta CORRENTE AL BUIO. Quindi in completa oscurità il potenziale di membrana del segmento
esterno dei bastoncelli è di circa -40mV, mentre normalmente il neurone a riposo ha un potenziale di
membrana di circa -70mV, vicino al potenziale di equilibrio del K+. I canali per il sodio vengono stimolati ad
aprirsi e sono dipendenti da un secondo messaggero intracellulare chiamato guanosinmonofosfato ciclico
(GMPc), che è continuamente prodotto nei fotorecettori per mantenere i canali Na+ sempre aperti ed
assicurare la corrente al buio. Nei coni, il processo è identico; cambia solo il tipo di fotopigmento (3 diversi,
sensibili a diversi range di lunghezze d’onda).

Il ruolo del calcio nell’adattamento al buio:


L’adattamento alla luce si basa, oltre che sui due fattori già citati, anche sul cambiamento della
concentrazione di calcio nei coni. Se passiamo dal buio alla luce si ha inizialmente il più ampio livello di
iperpolarizzazione (fino al livello di equilibrio per K+). Se i coni rimanessero in questo stato noi non
saremmo più in grado di rilevare nessun cambiamento di luminosità dell’ambiente. Inizia quindi una lenta
depolarizzazione della membrana fino a raggiungere circa -35mV.

I canali per il sodio GMPc dipendenti consentono anche l’entrata del calcio. Al buio il Ca2+ entra nei coni e
inibisce l’enzima che sintetizza il GMPc determinando la chiusura dei canali per il Na+ e l’iperpolarizzazione.
Quando i canali per il sodio si chiudono inizia un processo che li riapre gradualmente anche se i livelli di luce
non variano. Questo meccanismo consente sempre ai fotorecettori di registrare i cambiamenti relativi nei
livelli di luminosità anche se l’informazione assoluta va persa. Sono i circuiti neurali retinici che ci
permettono di avere una visione ottimale nonostante le conInue variazioni dei livelli di illuminazione
nell’ambiente.

RILEVAZIONE DEI CONTRASTI DI LUMINOSITA’

Cellule gangliari:

 Fanno pot. d’azione e sono dotate di una frequenza di scarica a riposo modulata dagli interneuroni
retinici.
 Le afferenze originano da gruppi di fotorece1ori circonvicini che determinano il campo recettivo
della c. gangliare
 Le dimensioni dei campi recettivi variano notevolmente da regione a regione (nella fovea sono
molto piccoli)
 Analizzano soprattutto i contrasti di luminosità e non l’intensità assoluta dell’illuminazione

Campo recettivo delle cellule gangliari:

 Circolari, ad opponenza centro-periferia


 C. gangliare centro-on: uno stimolo luminoso puntiforme al centro induce un brusco aumento della
frequenza di PA
 C. gangliare centro-off: uno stimolo luminoso puntiforme al centro induce una diminuzione
dell’attività spontanea e una scarica di potenziali d’azione allo spegnimento dello stimolo
 La stimolazione della sola periferia induce una risposta opposta
 La stimolazione sia del centro che della periferia induce una debole risposta

Risposta ON e OFF (via diretta o verticale):

 Le cellule gangliari centro-on e -off formano sinapsi specifiche con cellule bipolari che rispondono
rispettivamente agli aumenti e alle diminuzioni di luminosità (con potenziali graduati)
 C. bipolari centro-off: recettori AMPA si depolarizzano quando il fotorecettore libera glutammato
(al buio) si iperpolarizzano quando il fotorecettore non libera glutammato (alla luce)
 C. bipolari centro-on: recettori mGluR6 (inibitore) si iperpolarizzano quando il fotorecettore
libera glutammato (buio) si depolarizzano quando il fotorecettore non libera glutammato (alla
luce).

Opponenza centro-periferia (via laterale):

 Connessioni laterali che si stabiliscono tra le cellule orizzontali e i fotorecettori (inibizione laterale)
 Le cellule orizzontali sono eccitate dai fotorecettori della periferia e comunicano con le
terminazioni sinaptiche dei fotorecettori del centro, inibendone il rilascio neurotrasmettitoriale.
 Lo stimolo luminoso che si estende dal centro alla periferia determina l’iperpolarizzazione dei
fotorecettori periferici à le cellule orizzontali si iperpolarizzano e riducono l’inibizione sui
fotorecettori centrali.
 La presenza di 2 vie parallele di rilevazione del contrasto (centro-on e centro-off) garantisce il
riconoscimento ottimale sia di rapidi aumenti che di rapide diminuzioni di intensità luminosa
 Il numero di cellule gangliari centro-off e centro-on è approssimativamente lo stesso
 Il blocco selettivo della via centro-on rende l’animale incapace di distinguere oggetti più chiari del
background, mentre si mantiene la capacità di distinguere oggetti più scuri del background

RILEVAZIONE DEI CONTRASTI DI COLORE:

visione dei colori:

 La retina dis3ngue la funzione di riflettanza delle superfici (percentuale di luce incidente riflessa per
ogni lunghezza d’onda)
 3 classi di coni ciascuna dotata di un fotopigmento sensibile ad una particolare lunghezza d’onda.
Coni S: sensibili alle lunghezze d’onda corte (viole1o-blu) Coni M: sensibili alle lunghezze d’onda
medie (blu-verde) Coni L: sensibili alle lunghezze d’onda lunghe (verde-giallo)
 Individualmente i coni non sono in grado di distinguere il colore (la stessa variazione del pot. di
membrana di un cono può derivare dall’incidenza di molti fotoni ad una lunghezza d’onda a cui
esso è poco sensibile o da pochi fotoni ad una lunghezza d’onda a cui esso è molto sensibile).

Opponenza cromatica:

 L’organizzazione spaziale antagonista dei campi recettivi delle cellule gangliari consente loro di
trasmettere un segnale complesso che contiene informazioni riguardanti sia i contrasti di
luminosità che di colore
 C. gangliari ad opponenza rosso-verde: ricevono afferenze dai coni M e L (alta densità nella fovea)
sia centro-on che centro off , coni M o coni L al centro trasmettono sia segnali di contrasti
cromatici che segnali di contrasti di luminosità
 C. gangliari ad opponenza giallo-blu: ricevono afferenze dai coni S (assenti nella fovea), M e L
meccanismi antagonisti con maggior grado di sovrapposizione (forse per aberrazione
cromatica)difficile distinguere centro e periferia
 Le cellule ad opponenza cromatica rispondono bene alle variazioni di colore quando la struttura
delle immagini è grossolana ( quando l’immagine invade tutto il loro campo recettivo)

VIE VISIVE:

 Campo visivo monoculare: porzione nasale della reTIna ipsilaterale


 Campo visivo binoculare: porzione nasale della reTIna ipsilaterale e temporale della retina
controlaterale
 Gli assoni delle cellule gangliari formano i nervi ottici che si incrociano nel chiasma ottico
 Le fibre delle emiretine nasali decussano proiettando controlateralmente nel tratto ottico
 L’emicampo visivo viene elaborato dall’emisfero cerebrale controlaterale
 Le proiezioni retiniche proseguono ordinatamente (organizzazione retinotopica)

CAPITOLO 10, IL SISTEMA VISIVO CENTRALE:

LA PROIEZIONE RETINICA (O RETINOFUGA):


la retina è composta da circa 100 milioni di fotorecettori, ma ci sono solamente 1 milione di cellule
gangliari.
La via neurale che parte dall’occhio, cominciando con il nervo ottico, viene chiamata proiezione
retinofuga che significa che si allontana dalla retina.

VIE VISIVE CENTRALI:


rappresentazione del campo visivo:
 Le immagini proiettate sulla retina sono capovolte con inversione destra/sinistra
 Campo visivo monoculare: campo visivo più periferico visto da un solo occhio; proietta sulla
porzione nasale della retina ipsilaterale
 Campo visivo binoculare: campo visivo visto da entrambi gli occhi; proietta sulla porzione nasale
della retina ipsilaterale e sulla porzione temporale della retina controlaterale
 Gli assoni delle cellule gangliari escono dalle retine formando il nervi ottici che si incrociano alla
base del diencefalo, nel chiasma ottico
 Il centro della fovea stabilisce la linea di demarcazione della porzione nasale e temporale della
retina (emiretina nasale e emiretina temporale) • le fibre provenienti dalle emiretine nasali(~60%)
decussano proiettando controlateralmente nel tratto ottico mentre le fibre provenienti dalle
emiretine temporali (~40%) proseguono ipsilateralmete nel tratto ottico
 L’emicampo visivo (destro o sinistro) viene elaborato dall’emisfero cerebrale controlaterale
 Le proiezioni retiniche proseguono ordinatamente (organizzazione retinotopica nelle stazioni di
elaborazione).

emicampi visivi destro e sinistro: le cellule gangliari in


entrambe le retine che rispondono agli stimoli visivi provenienti dall’emicampo visivo destro proiettano gli
assoni nel tratto ottico sinistro. In modo analogo, le cellule gangliari che vedono l’emicampo visivo sinistro
proiettano assoni nel tratto ottico destro.

VIA RETINO-IPOTALAMICA

 Gli assoni delle cellule gangliari sinaptano con il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo
 Le variazioni di luminosità influenzano le funzioni viscerali correlate al ritmo circadiano

VIA RETINO-PRETETTALE

 Gli assoni delle cellule gangliari sinaptano con i nuclei del pretetto (regione posta tra il talamo e il
mesencefalo)
 Le variazioni di luminosità influenzano il riflesso pupillare alla luce (miosi)

VIA RETINO-COLLICOLARE

 Gli assoni delle cellule gangliari sinaptano con i collicoli superiori della superfice dorsale del
mesencefalo
 Le variazioni di luminosità influenzano il movimento della testa e degli occhi (movimenI saccadici di
indirizzamento)

VIA RETINO-GENICOLO-STRIATA

 Gli assoni delle cellule gangliari sinaptano con il nucleo genicolato laterale del talamo, da cui
generano assoni che, aJraverso le radiazioni ottiche, proiettano alla corteccia striata (area visiva
primaria-lobo occipitale)
 Via visiva primaria; veicola le informazioni essenziali per la percezione visiva
 Un danno in qualunque punto di questa via genera gravi deficit visivi
TALAMO VISIVO

Nucleo genicolato laterale (LGL) i nuclei genicolati destro e sinistro, localizzati nel talamo dorsale, sono i
principali bersagli dei due tratti ottici.

 Le cellule gangliari terminano ordinatamente nell’LGN, generando una mappa retinotopica del
campo visivo controlaterale.
 L’area talamica che rappresenta la fovea costituisce circa la metà della massa dell’LGN
 Strutturato in direzione ventro-dorsale in 6 strati di corpi cellulari separati da strati interlaminari di
fibre e dendriti
 Ogni strato contiene cellule centro-on e centro-off, con campi recettivi analoghi a quelli retinici
 Strati magnocellulari: i 2 più ventrali, contengono cellule di grandi dimensioni e ricevono afferenze
dalle c. gangliari M (elevata sensibilità al contrasto, ridotta risoluzione spaziale, elevata risoluzione
temporale) via M: analisi delle caratteristiche grossolane e del movimento
 Strati parvocellulari: i 4 più dorsali, contengono cellule di piccole dimensioni e ricevono afferenze
dalle c. gangliari P (minore sensibilità al contrasto, sensibilità al contrasto di colore, elevata risoluz.
spaziale, bassa risoluz. temporale) via P: analisi delle caratteristiche fini e del colore

(a) input delle cellule


gangliari nei diversi strati del NGL. (b) un sottile strato koniocellulare (in rosa) posto ventralmente a ognuno
dei sei strati principali.

 gli assoni retinici proiettano in modo che


il NGL sia eccitato dalla luce nel campo visivo controlaterale presentata a entrambi gli occhi.

Ogni strato riceve afferenze da un solo occhio: -strati 1,4,6: da emiretina nasale controlaterale;
-strati 2,3,5: da emiretina temporale ipsilaterale.

CORTECIA VISIVA PRIMARIA

Corteccia striata (V1) si estende lungo la scissura calcarina occupando gran parte del lobo occipitale

 Le proiezioni talamo-corIcali mantengono la loro organizzazione topograficaorganizzazione


retinotopica di V1
 La fovea è rappresentata nella parte posteriore di V1, occupando la maggior parte del polo caudale
del lobo occipitale (MAGNIFICAZIONE)
 Le regioni più periferiche della retina sono rappresentate in zone progressivamente più anteriori di
V1
 Le porzioni superiori e inferiori del campo visivo sono rappresentati rispettivamente, sotto e sopra
la scissura calcarina

citoarchitettura della
corteccia striata. Il tessuto è stato sottoposto a colorazione di Nissl per evidenziare i corpi cellulari,
che appaiono come puntini viola.
 morfologia dendritica di alcune cellule della corteccia
striata.
 2 classi principali di neuroni:
cellule piramidalicellule di grosso calibro con dendriti e assoni lunghi che connettono altre
regioni corticali e cerebrali cellule stellate: cellule piccole che non escono dalla corteccia visiva
primaria (sia glutammatergiche che GABAergiche)
 Strato di input: IV suddiviso in 4 sottolamine (IVA, IVB, IVCα, IVCβ); alta densità di cellule stellate
spinose (eccitatorie)
 Le cellule talamiche M e P terminano in sottolamine diverse dello strato IV e fanno sinapsi con le
cellule stellate spinose, che distribuiranno l’informazione visiva all’interno di V1
 V1 si organizza in moduli funzionali : disposizione ordinata di cellule corticali che svolgono funzioni
specifiche a formare schemi ripetuti intercorrelati in modo sistematico.

MODULI FUNZIONALI IN V1

Bande di oculodominanza:

 La maggior parte dei neuroni di V1 risponde a stimolazioni di entrambi gli occhi


 L’intensità relativa delle risposte è diversa a seconda di quale occhio è stimolato: dominanza
oculare (o preferenza oculare)
 Muovendosi lungo la superficie corticale si riscontrano transizioni di dominanza oculare: passaggi
graduali da cellule che rispondo esclusivamente per un occhio, a cellule che rispondono in egual
misura ad entrambi gli occhi, a cellule che rispondono selettivamente per l’altro occhio
 Muovendosi perpendicolarmente alla superficie si incontrano cellule che presentano la stessa
dominanza oculare
 L’organizzazione in bande di oculodominanza è la conseguenza del fatto che le afferenze talamo-
corticali rimangono separate secondo la loro origine oculare

Studiare la dominanza oculare:


 autoradiografia transneurale. La prolina
radioattiva viene iniettata in un occhio, dove viene assorbita dalle cellule gangliari retiniche e incorporata
nelle proteine che vengono trasportate lungo gli assoni fino al NGL. Qui parte della radioattività esce dai
terminali retinici e viene assorbita dai neuroni del NGL che la trasportano fino alla corteccia striata. La
localizzazione della radioattività si determina con un processo nominato autoradiografia.

CAMPI RECETTIVI DELLE CELLULE DI V1:

 Cellule semplici: forniscono la miglior risposta a barrette luminose dotate di un orientamento


specifico. I campi recett. di queste cellule sono più grandi di quelli delle cellule dell’LGN e hanno
opponenza centro-periferia; Possono originare dalla convergenza di molti campi recettivi circolari
organizzati in maniera opportuna
 Cellule complesse: hanno campi recettivi più grandi di quelli delle c. semplici e presentano un asse
di orientamento specifico. Non presentano zone di centro e periferia ben definite ma hanno
preferenze di direzione dello stimolo che passa nel loro campo recettivo. Possono originare da
gruppi di cellule semplici che convergono su una cellula complessa
 Nel loro insieme, queste cellule sono in grado di codificare i contorni dello stimolo generando una
rappresentazione bidimensionale e approssimativa della sua forma.

COLONNE DI ORIENTAMENTO:

 Cellule semplici e complesse con la stessa preferenza di orientamento si dispongono in colonne


(colonne di orientamento) perpendicolari alla superficie corticale
 Muovendosi gradualmente lungo la superficie corticale si riscontrano colonne adiacenti con
preferenze di orientamento leggermente diverse
 La mappa della preferenza di orientamento è ripetuta molte volte: la stessa preferenza di
orientamento si ripresenta ad intervalli di ~1mm lungo la corteccia
 per ogni regione dello spazio visivo esistono neuroni in grado di rappresentare l’intera gamma di
orientamento

BLOB:

 Il passaggio da una colonna di orientamento a quella successiva è interrotto ad intervalli di ~ 0,5mm


da formazioni cellulari cilindriche detti blob
 Sono localizzati negli strati II-III e V-VI
 I loro campi recettivi non hanno orientamento specifico, sono organizzati ad opponenza centro-
periferia e rispondono ai contrasti di colore
 Ricevono afferenze dalle cellule intralaminari dell’LGN
 Le bande di oculodominanza, le colonne di orientamento e i blob si organizzano in sequenze
regolari e ripetitive
 Una parte di corteccia (~1mm² ) contenente una sequenza completa di colonne di orientamento,
bande di oculodominanza e blob è detta ipercolonna e costituisce un modulo funzionale.

MODULI CORTICALI:

 Il modulo funzionale racchiude tutti i circuiti nervosi necessari per analizzare le caratteristiche delle
immagini provenienti da una piccola zona delimitata del campo visivo: orientamento, colore,
movimento, interazioni binoculari
 Ogni ipercolonna è fortemente interconnessa con le altre attraverso connessioni orizzontali tra le
cellule piramidali che posseggono le stesse caratteristiche funzionali (es: stessa preferenza di
orientamento)

OUTPUT DELLA CORTECCIA VISIVA PRIMARIA:

output della corteccia striata:

 L’area di destinazione degli output di V1 dipende dallo strato da cui parte


 Parte degli output ritornano nel Nucleo Genicolato Laterale

AREE VISIVE ASSOCIATIVE:

via dorsale e via ventrale:

 Da V1 si generano almeno 2 vie parzialmente parallele (numerose interconnessioni) organizzate in


maniera gerarchica che terminano nella Corteccia Parietale Posteriore (via dorsale) e nella
Corteccia Inferotemporale (via ventrale)
 Queste vie elaborano informazioni visive specifiche e distinte:
via dorsale percezione del movimento, velocità, profondità; localizzazione dell’oggetto
via ventrale percezione della forma, colore; riconoscimento dell’oggetto
 La via dorsale sembra essere influenzata maggiormente dalla via magnocellulare
 La via ventrale è influenzata sia dalla via parvocellulare che da quella magnocellulare

PERCEZIONE DEL MOVIMENTO (AREA MT O V5):

AREA MEDIOTEMPORALE (MT):


 Situata al bordo caudale della corteccia parietale
 La maggior parte delle sue cellule sono sensibili alla direzione di macchie e barre luminose in
movimento e hanno campi recettivi 10 volte più grandi delle cellule in V1
 Mappa retinotopica del campo visivo controlaterale; organizzazione colonnare analoga a V1

I NEURONI DI MT RISOLVONO IL PROBLEMA DELL’ APERTURA:

 L’esistenza di oggetti complessi più grandi dei campi recettivi delle cellule di V1 e della maggior
parte delle cellule di MT, possono generare ambiguità nella percezione del loro movimento
problema dell’apertura (risolto i 2 stadi di elaborazione)
 Neuroni selettivi per le componenti della direzione del movimento: neuroni che rispondono
selettivamente quando le linee dell’immagine si muovono nella direzione preferenziale per quella
cellula
 Neuroni selettivi per la direzione globale: neuroni che rispondono al movimento globale di
un’intera struttura ricevono ed integrano informazioni dalle cellule selettive per tutte le
componenti della direzione del movimento di un oggetto.

ACHINETOPSIA:

 Lesioni selettive a MT generano l’incapacità di percepire la direzione e la velocità del movimento di


oggetti nel campo visivo controlaterale alla lesione
 Difficoltà a seguire il movimento di oggetti che si muovono verso il lato leso
 L’acuità visiva verso oggetti immobili resta inalterata
 viene mantenuta inalterata la capacità di riconoscere oggetti immobili, distinguendone la forma e il
colore
 Resta intatta la capacità di percepire lo spazio, distinguendo la profondità e mantenendo la visione
stereoscopica

PERCEZIONE DELLA PROFONDITA’(da V1 all’area MST):

VISIONE STEREOSCOPICA:

 Quando si fissa un oggetto, esso si trova sul piano di fissazione e viene proiettato sulla fovea in un
punti corrispondenti tra le 2 retine
 Gli oggetti che si trovano più vicini o più lontani del piano di fissazione, invece, vengono proiettati in
punti diversi sulla retina: disparità retinica
 Gli oggetti più lontani dal piano di fissazione vengono proiettati in punti meno distanti tra le due
retine sul piano orizzontale, mentre gli oggetti più vicini vengono proiettati in punti più distanti tra
le due retine
 Diverse aree visive (V1, V2 e V3) presentano cellule binoculari con campi recettivi leggermente
dislocati  in grado di rispondere in maniera preferenziale a barre luminose con un certo
orientamento e con un certo grado di disparità retinica:
 far-cell: neuroni sensibili a disparità retiniche di minore entità rispetto alla distanza tra le due fovee
rispondono per stimoli più lontani del piano di fissazione
 near-cell: neuroni sensibili a disparità retiniche di maggior entità rispetto alla distanza tra le due
fovee rispondono per stimoli più vicini del piano di fissazione
 Anche alcune cellule di MT rispondono meglio a stimoli localizzati a distanze particolari
 L’integrazione delle informazioni provenienti da queste cellule sensibili alla disparità contribuisce a
generare la percezione della profondità (per oggetti posti entro 30 metri dagli occhi)

FLUSSO OTTICO:
 Percezione illusoria del movimento globale del campo visivo durante uno spostamento
 Gli oggetti più vicini sembrano muoversi più rapidamente e in senso inverso rispetto al nostro
movimento, mentre gli oggetti più lontani sembrano muoversi più lentamente e nella nostra stessa
direzione
 Permette all’individuo di avere la percezione del proprio movimento nell’ambiente circostante
 Contribuisce a generare la percezione della profondità (anche per oggetti posti oltre 30 metri da
noi)

AREA MEDIOTEMPORALE SUPERIORE:

 Posta nella corteccia parietale, rostralmente a MT, da cui riceve afferenze


 Cellule sensibili al movimento, dotate di grandi campi recettivi risponde alla direzione del
movimento di parti estese del campo visivo
 La miglior risposta per queste cellule è una combinazione tra disparità binoculare e direzione di
movimento: una stessa cellula può rispondere bene sia per oggetti vicini che si muovono in una
direzione, sia per oggetti lontani che si muovono nella direzione opposta
 Codificano per la direzione del movimento a diverse profondità di campo e contribuiscono a
generare la capacità di localizzare gli ogge6 nello spazio (compreso il proprio corpo)

PERCEZIONE DELLE SAGOME E DEL COLORE (AREE V2 E V4):

AREA V2 E COMPLETAMENTO DEI BORDI:

 Area che circonda V1 e posta rostralmente ad essa; seconda stazione dell’elaborazione visiva
corticale
 Presenta cellule con campi recettivi analoghi a quelli di V1: sensibili all’orientamento, al colore e
alla disparità retinica
 Rispetto a V1 esegue un’ elaborazione più sofisticata dei contorni degli oggetti: fenomeno del
completamento (i neuroni di V2 rispondono in egual misura sia ai bordi reali che a quelli illusori)

AREA V4 E ACROMATOPSIA:

 Presenta numerose cellule sensibili a stimoli relativamente complessi, costituiti da combinazioni di


forme e colori
 Nella corteccia cerebrale sono presenti più di tre canali cromatici
 Acromatopsia: può essere causata da un danno selettivo a V4 induce nell’uomo, la perdita della
discriminazione dei colori, mentre viene relativamente conservata la discriminazione della forma e
della struttura delle immagini
 Acromatopsia congenita: i coni funzionano male o non funzionano affatto

PERCEZIONE DELLE FORME COMPLESSE (AREA IT):

AREA INFEROTEMPORALE:

 Comprende gran parte del giro temporale ventrale e presenta cellule con grandi campi rece]vi che
comprendono quasi tu] la regione foveale (discriminazioni visive fini)
 Assenza di retinotopia invarianza della posizione: capacità di riconoscere le stesse caratteristiche
visive indipendentemente dalla loro localizzazione nel campo visivo
 Può essere suddivisa in diverse aree funzionali in cui le cellule rispondono per diverse tipologie di
stimoli complessi (combinazioni di forme, colori, orientamenti)
 Esistenza di neuroni sensibili alla forma della mano (in qualsiasi orientamento)
 Esistenza di neuroni che rispondono selettivamente a volti con particolari orientamenti (frontale o
di profilo) ed a particolari espressioni facciali
 Lesioni a queste aree, determinano deficit specifici per il riconoscimento dei volti: prosopagnosia

CAPITOLO 13, IL CONTROLLO SPINALE DEL MOVIMENTO

Il sistema motorio dà origine al comportamento; è costituito da tutti i nostri muscoli e dai neuroni che li
governano. Come disse Sherrington:” muovere cose è tutto ciò che il genere umano può fare… per fare
questo, l’unico esecutore è il muscolo, sia per sussurrare una sillaba sia per abbattere una foresta”.

Il controllo motorio può essere suddiviso in due parti:

1. Il comando e il controllo della contrazione muscolare che vengono esercitati dal midollo spinale.
2. Il comando e il controllo dei programmi motori del midollo spinale esercitati dal cervello.

IL SISTEMA MOTORIO SOMATICO:

è costituito dai muscoli scheletrici e dalle parti del sistema nervoso che li innervano.

I muscoli possono essere lisci o striati.

Muscoli lisci: presenti nel tratto digestivo e nelle arterie; sono governati dal SNA

Muscoli striati: quello cardiaco, sempre governato dal SNA e quello scheletrico che muove le ossa del
corpo il muscolo è rivestito da una guaina di tessuto connettivo che nelle parti terminali forma i tendini.
Ogni muscolo è formato da centinaia di fibre muscolari innervate da un singolo assone proveniente dal
SNC.

I MOTONEURONI:

Motoneuroni Superiori o I (PRIMO) motoneurone: sono i neuroni che trasportano i segnali nervosi dal
cervello al midollo spinale.

Motoneuroni Inferiori o II (SECONDO) motoneurone: sono i neuroni delle corna ventrali che trasportano i
segnali nervosi verso gli effettori, determinando la contrazione muscolare. Si dividono in α alfa e γ gamma.

II motoneurone si trova nelle corna ventrali della sostanza grigia midollare.

NB: il nervo spinale è misto insieme degli assoni dei motoneuroni efferenti (radice ventrale) e dei neuroni
sensitivi afferenti (radice dorsale).
innervazione dei muscoli da parte dei motoneuroni inferiori. Il
corno ventrale del midollo spinale contiene i motoneuroni che innervano le fibre muscolari scheletriche.

I rigonfiamenti cervicali e sacrali contengono più motoneuroni perché controllano la muscolatura degli arti.

 distribuzione dei motoneuroni all’interno del midollo


spinale. Il rigonfiamento cervicale del midollo spianale contiene i motoneuroni che innervano i muscoli
delle braccia. Il rigonfiamento lombare contiene i motoneuroni che innervano i muscoli delle gambe.

- Le cellule che innervano i muscoli assiali sono più mediali, quelli che innervano i muscoli distali sono più
laterali; dorsalmente troviamo le cellule che innervano i muscoli flessori e ventralmente quelli che
innervano i muscoli estensori.
i motoneuroni che controllano i flessori si localizzano dorsalmente rispetto a
quelli che controllano gli estensori. I motoneuroni che controllano i muscoli assiali sono mediali a quelli che
controllano i muscoli distali.

- Il motoneurone alfa è quello che determina la contrazione delle fibre muscolari. Motoneurone alfa + fibre
muscolari da esso innervate = unità motrice Segmenti corporei per movimenti più fini (dita) hanno unità
motorie più piccole (3 fibre/1 neurone).

(a) un’unità motoria è costituita da un motoneurone alfa e da tutte le fibre


muscolari che innerva. (b) un insieme di motoneuroni è formato da tutti i motoneuroni alfa che innevano
un dato muscolo.

CONTROLLO DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE:

Il motoneurone alfa attiva le fibre muscolari rilasciando Ach (acetilcolina) nella giunzione
neuromuscolare. Ach attiva le fibre muscolari provocando un potenziale postsinaptico eccitatorio nella
fibra muscolare (potenziale di Placca) che provoca un potenziale d’azione. Il PA induce una scossa
muscolare. Una contrazione sostenuta necessita di continue scariche

Per aumentare la forza di contrazione:

1) Reclutamento di più unità motorie à dalle più piccole alle più grandi, secondo il principio della
dimensione: in questo modo è più facile gestire la contrazione necessaria per piccoli sforzi, se poi lo sforzo
aumenta man mano altre unità motrici più grandi verranno arruolate.

2) Aumento della frequenza di scarica del motoneurone alfa. A frequenze di scarica molto elevate si
raggiunge uno stato di contrazione continua delle fibre muscolari (contrazione tetanica).
CONTROLLO MOTORIO:

Controllo motorio: I motoneuroni alfa delle corna ventrali ricevono segnali afferenti dai motoneuroni
superiori (comandi motori volontari).

Inoltre esiste un controllo spinale del movimento che coinvolge:

 circuiti riflessi: controllano tensione dei muscoli in modo rapido e automatico attraverso afferenze
SENSORIALI
 interneuroni collegati a motoneuroni collaterali: controllano l’inibizione reciproca di gruppi di
motoneuroni collegati a muscoli antagonisti facilitando il movimento

TIPI DI UNITA’ MOTORIE:

Esistono UNITA’ MOTRICI la cui fibra muscolare è adatta a sforzi prolungati, ma a velocità di contrazione più
lenta (fibre rosse).

UNITA’ LENTE Esistono UNITA’ MOTRICI la cui fibra muscolare è adatta a sforzi brevi e potenti, ma si
affaticano più facilmente (fibre bianche)

UNITA VELOCI I motoneuroni che le innervano avranno quindi caratteristiche diverse.

-Per le lente: diametro minore e con attività a basa frequenza e costante

-Per le veloci: diametro maggiore e attività occasionale di scariche ad alta frequenza

L’Idrolisi di ATP può risultare più lenta (fibre rosse) o più veloce (fibre bianche).

-Le Fibre rosse sono innervate da moton. alfa di tipo tonico

-Le fibre bianche sono innervate da moton. alfa di tipo fasico.

Fibre rosse atte alla contrazione muscolare prolungata, la loro distribuzione è maggiore nei muscoli
deputati alla postura eretta.

STRUTTURA DELLA FIBRA MUSCOLARE:

La fibra muscolare è una struttura allungata e multinucleata.

È formata da strutture cilindriche (miofibrille) avvolte dal reticolo sarcoplasmatico che si inserisce dentro la
fibra grazie ad una serie di gallerie chiamati tubuli T (trasversi).

La miofibrilla consiste in una catena molecolare costituita da meccanoproteine (l'actina e la miosina),


rispettivamente di colore chiaro e scuro che permettono la contrazione muscolare. La fibra muscolare è
rivestita da una membrana esterna detta sarcolemma.

L'interazione tra acetilcolina e recettore (nicotinico) causa un aumento di permeabilità del sarcolemma agli
ioni sodio e potassio, provocando una depolarizzazione della membrana postsinaptica. Se tale
depolarizzazione è sufficientemente ampia, si innesca il potenziale d'azione. Il potenziale d'azione, così
generato, si propaga all'interno del sarcolemma e dei tubuli trasversi, grazie all'apertura dei canali del Na+
voltaggio dipendenti. L’arrivo di un potenziale d’azione modifica la proteina del tubolo che fa da tappo al
canale del calcio (tetrade) del reticolo sarcoplasmatico, e provoca una fuori uscita di ca2+ dal reticolo, che
fa contrarre la miofibrilla.

La miofibrilla è divisa in segmenti delimitati da dischi chiamati linee Z (o dischi Z). Ogni segmento prende il
nome di sarcomero. Alle due estremità vi sono dei filamenti come setole chiamati filamenti sottili. Tra i
filamenti sottili troviamo dei filamenti spessi.

Filamento sottile contiene Actina

Filamento spesso contiene Miosina

La contrazione muscolare si ha quando I filamenti sottili scivolano sui filamenti spessi e le linee Z si
avvicinano.

MECCANISMO MOLECOLARE DI CONTRAZIONE MUSCOLARE:

1. Il Ca2+ si lega alla TROPONINA e provocando lo slittamento della TROPOMIOSINA (proteine che coprono i
legami tra la miosina e l’actina).

2. Si espongono quindi i siti leganti

3. Le teste di miosina si legano all’actina (questo legame senza Ca2+ è impossibilitato dalla tropomiosina)

4. Le teste di miosina ruotano- i filamenti sottili si muovono ed avvicinano i dischi z

5. L’ATP si lega alla miosina e ne favorisce il distacco dall’ actina.

6. Il ciclo continua fino a quando sono disponibili Ca2+ e ATP

7. Il Ca2+ viene riassorbito dal reticolo sarcoplasmatico da una pompa ATP dipendente.

8. I siti vengono nuovamente coperti dalla troponina e della tropomiosina  Fine contrazione

 modello dello slittamento dei filamenti durante la contrazione


muscolare. Le miofibrille si accorciano quando i filamenti sottili slittano l’uno sull’altro verso i filamenti
spessi.

IL RIFLESSO MIOTATICO MONOSINAPTICO (O ARCO RIFLESSO):


Fusi neuromuscolari: sono dei particolari recettori meccanici che si trovano all'interno dei muscoli striati
del corpo umano. Alcune fibre sono racchiuse da una capsula fibrosa (fibre intrafusali) e innervate da fibre
afferenti.

Propriocezione: è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nelle spazio e lo sato
di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.

Quando il muscolo viene stirato, queste fibre mandano un segnale al midollo, ad una sinapsi con
motoneuroni alfa che contraggono il muscolo. E’ un riflesso monosinaptico (es. riflesso rotuleo).

MOTONEURONI GAMMA:

(circuito gamma): innervano le fibre Intrafusali e ne regolano la tensione, in base alla postura che si vuole
mantenere (coattivazione alfa-gamma).

Le fibre intrafusali: sono le fibre muscolari all’interno del fuso, tutte le altre sono dette extrafusali. Le
extrafusali sono innervate da motoneuroni alfa, le intrafusali solo da motoneuroni gamma e fibre
propriocettive.

I motoneuroni gamma permettono al fuso neuromuscolare di mantenere le propria funzionalità mentre il


muscolo si sta contraendo.

Senza i motoneuroni gamma. Il fuso diminuisce la sua attività quando il muscolo è contratto.

FUSO: codifica la lunghezza del muscolo. È innervato da assoni IA.


ORGANO TENDINEO DEL GOLGI: codifica la tensione del muscolo. È innervato da assoni IB.

RIFLESSO MIOTATICO INVERSO:

è un riflesso muscolare causato dall’azione dei fusi neuromuscolari.


Differentemente dal riflesso miotatico che è dovuto ad un impulso derivato dal fuso neuromuscolare
attivato dallo stiramento muscolare, quello inverso deriva dal suo repentino accorciamento per esempio
durante un accorciamento muscolare passivo.

Quando la tensione generati dal muscolo in contrazione è moderata, le fibre nervose afferenti Ib non
vengono attivate il riflesso miotatico inverso NON parte.

Quando la tensione generata dal muscolo in contrazione aumenta, le fibre nervose afferenti Ib vengono
attivate. Esse, attraverso un interneurone inibitorio inibiscono i motoneuroni alfa. Ciò riduce la contrazione
e quindi la tensione del muscolo.

Significato funzionale: tenuto conto che la soglia di tale riflesso è elevata, esso diventa dominante sul
riflesso miotatico solo quando la tensione meccanica sui tendini diventa elevata: forte allungamento
passivo o contrazione eccezionalmente intensa.

Finalismo: difensivo, proteggendo muscoli e tendini da potenziali lesioni.

Ci sono anche dei riflessi polisinaptici e bilaterali come il riflesso flessorio: a questo partecipano
interneuroni eccitatori e anche inibitori. Risposta di evitamento a stimoli dolorifici Uno stimolo dolorifico
stimola una fibra afferente. L’afferenza, attraverso interneuroni eccitatori, stimola la flessione dell’arto per
allontanarlo dalla sorgente del dolore. Nel riflesso flessorio vengono anche attivati interneuroni inibitori
ipsilaterali per i muscoli estensori (inibizione reciproca per favorire la flessione) Inoltre vengono stimolati
motoneuroni controlaterali con eccitazione degli estensori ed inibizione dei flessori, per estendere l’arto
controlaterale ed evitare di cadere.

CAPITOLO 14, IL CONTROLLO CEREBRALE DEL MOVIMENTO:

il sistema motorio centrale è strutturato in una gerarchia di livelli di controllo, con il proencefalo in cima e il
midollo spinale a livello più basso.

Livello alto funzione strategie motorie, ovvero lo scopo finale del movimento e la strategia migliore per
raggiungerlo comprende la neocorteccia associativa e i gangli della base.

Livello intermedio funzione tattica, ovvero le sequenze spazio-temporali della contrazione muscolare per
raggiungere lo scopo finale del movimento comprende la corteccia motoria e il cervelletto.
Livello basso funzione esecuzione motoria, ovvero l’attivazione di motoneuroni e interneuroni che
generano il movimento e aggiustano la postura corporea comprende il tronco encefalico e il midollo
spinale.

LE VIE MOTORIE DISCENDENTI:

via laterale: tratto corico-spinale e rubrospinale controllo volontario della muscolatura distale
(movimenti più fini).

Via ventromediale: tratti vestibolo-spianali, tetto-spinali. Reticolo-spinali controllo della muscolatura


prossimale (postura)e dipende dal controllo del tronco encefalico.

VIA LATERALE:

è costituita da:

Tratto corticospinale: origina dall’area 4 (area motoria primaria con cellule piramidali giganti di Betz nel V
strato) e 6 (premotoria). Decussazione nelle piramidi bulbari. Terminano nella regione delle corna ventrali e
delle sostanza grigia laterale, che contiene motoneuroni ed interneuroni che controllano i muscoli distali.

Sistema rubro-spinale: si origina nel nucleo rosso del mesencefalo. Gli assoni che provengono dal nucleo
rosso incrociano la linea mediana quasi immediatamente nel ponte e sono paralleli a quelli del tratto
corticospinale nella colonna laterale del midollo spinale. La fonte principale che invia input al nucleo rosso è
quella regione della corteccia frontale che invia efferenze anche al tratto corticospinale. Questo sistema
innerva i distretti distali ma consente solo i movimenti più grossolani. Permette il recupero parziale dopo
una lesione piramidale, ma rimane debolezza e incapacità nei movimenti fini. Nell’uomo questo sistema ha
una minore importanza rispetto a quella che ha negli altri mammiferi, perché le sue funzioni sono state in
parte assunte dal tratto corticospinale.

Una Lesione del tratto corticospinale provocano un deficit grave a carico dei movimenti distali, il soggetto
riesce a mantenere la posizione eretta o comunque a non avere deficit posturali . Il soggetto recupera
gradualmente ma non i movimenti fini distali (dita della mano). Il tratto rubrospinale può compensare.

LA VIA VENTROMEDIALE:

è costituita da 4 tratti discendenti che originano nel tronco encefalico:

1) Tratti vestibolo-spinali: proiezioni bilaterali dai nuclei Vestibolari (nuclei cranici del nervo
vestibolare raggruppati sia nel ponte sia nel bulbo): mantengono la posizione relativa della testa e
del tronco e stimolano muscoli estensori degli arti inferiori, esiste anche una proiezione ipsilaterale
che arriva in zona lombare e mantiene l’equilibrio della postura verticale.
2) Tratto tetto-spinale: dal collicolo superiore (afferenze visive, tattili, acustiche). Orientamento del
capo e degli occhi in risposta ad uno stimolo. Coordinazione capo-occhi per la fissazione sulla fovea.
3) Tratti reticolo-spinale pontino, originano dalla formazione reticolare pontina. Facilitazione dei
riflessi antigravitari per mantenere la postura eretta. Mantiene piuttosto che modificare la tensione
muscolare.
4) Tratto reticolo bulbare: origina dalla formazione reticolare bulbare, libera i muscoli dal controllo
dei riflessi.

L’equilibrio tra eccitazione e inibizione dei muscoli del tronco e di quelli antigravitali degli arti regola la
postura e il tono muscolare.

LA PIANIFICAZIONE DEL MOVIMENTO DA PARTE DELLA CORTECCIA CEREBRALE:

La corteccia motrice primaria è detta M1. E’ l’area 4 di Brodmann e si trova nel giro precentrale del lobo
frontale. Contiene le cellule piramidali giganti ed è l’origine principale dei comandi motori volontari Prima
scoperta dai fisiologi su animali, poi studiata da Penfield con stimolazioni della corteccia umana.

Penfield scoprì nell’area 6 due mappe motorie organizzate in maniera somatotopica: una localizzata nella
regione laterale del lobo frontale, da lui chiamata area premotoria o APM, e un’altra localizzata nella
regione mediale, chiamata area motoria supplementare o AMS. L’attivazione di queste aree provoca
l’insorgere di funzioni simili in diversi gruppi di muscoli.

L’AMS invia assoni che innervano unità motrici distali.

La APM invia assoni che innervano unità motrici prossimali.

AMS movimenti coordinati (es. abbottonarsi la camicia)deficit: aprassia incapacità di effettuare


movimenti complessi.

APM sembra conservare la “memoria” dei movimenti corretti per eseguire un’azione neuroni che
scaricano per un determinato movimento e che continuano a scaricare per tutto il tempo in cui tale
movimento viene eseguito.

Neuroni specchio sono una classe di neuroni motori che si attiva involontariamente sia quando un
individuo esegue un’azione finalizzata, sia quando un individuo osserva la medesima azione finalizzata
compiuta da un altro soggetto qualunque.
Nella scimmia i neuroni specchio sono stati localizzati nella circonvoluzione frontale inferiore e nel lobo
parietale inferiore. Questi neuroni sono attivi quando le scimmie compiono certe azioni, ma si attivano
anche quando esse vedono compiere da altri le stesse azioni. 
CONNESSIONI PARIETO-FRONTALI:

La programmazione/ esecuzione del movimento richiede il contributo:

1. del lobo parietale (afferenze complesse somatosensoriali -area 5- e anche visive -area7-)

2. delle regioni premotorie (area 6)

3. delle regioni prefrontali (scelta, decisione, valutazione degli effetti)

4. Della M1

5. Gangli della base e cervelletto

GANGLI DELLA BASE:

sono formazioni grigie situate profondamente rispetto alla sostanza bianca telencefalica, in stretto rapporto
con il talamo. Fanno parte di un complesso sistema “rientrante” che elabora le informazioni ricevute da
parti diffuse della corteccia cerebrale e riverbera i risultati ottenuti principalmente al lobo frontale.

I GB sono costituiti dal nucleo caudato, putamen, globo pallido interno ed esterno e nucleo subtalamico.

Putamen + nucleo caudato STRIATO bersaglio dell’input corticale ai gangli della base mentre la fonte di
output verso il talamo è il GLOBO PALLIDO.

La substantia nigram struttura del mesencefalo è connessa reciprocamente con i GB.

-La funzione primaria dei gangli della base è il controllo e la regolazione delle attività delle aree corticali
motorie e premotorie in modo che i movimenti volontari possano essere eseguiti fluidamente

-Dare inizio/inibire il movimento

-Ma anche molte funzioni cognitive (striato è una delle sedi delle memorie implicite).

Circuito motorio dei gangli della base:

La via diretta che costituisce il loop motorio attraverso i gangli della base comincia con una connessione
eccitatoria tra la corteccia e le cellule del putamen tramite sinapsi inibitorie i neuroni del putamen si
connettono ai neuroni del globo pallido interno che inibisce direttamente il talamo (il quale a sua volta ha
un’azione eccitatoria sull’area supplementare motoria).

CERVELLETTO:
è l’rogano integrativo per la coordinazione dei movimenti, la regolazione del tono muscolare e per
l’apprendimento e la memoria dei movimenti.

Lesioni al cervelletto provocano:

-atassia: movimenti non coordinati e imprecisi

-disinergia: scomposizione del movimento sinergico poli-articolare

-movimento dismetrico: delle dita si fermano prima dell’oggetto da toccare o lo superano

Gli effetti dell’alcool mimano i deficit cerebellari l’intossicazione da etanolo deprime l’attività dei circuiti
cerebellari.

-Di per sé, il cervelletto umano non inizia il movimento, ma contribuisce al suo coordinamento, alla sua
precisione e all'accurata temporizzazione: riceve l'input dai sistemi sensoriali del midollo spinale e da altre
zone del cervello e integra questi segnali nell'ottimizzazione dell'attività motoria.

-Un danno cerebellare produce negli esseri umani dei deficit nel movimento fine, nell'equilibrio, nella
postura e nell'apprendimento motorio.

-Il cervelletto è attaccato al resto del cervello tramite solidi cordoni peduncoli che hanno origine nel
ponte.

Anatomia del cervelletto:

-il cervelletto contiene più del 50% del numero totale di neuroni del SNC.

-è composto da folia e lobuli (fessure trasverse di differente profondità)

-linea divisoria chiamata verme che separa i due emisferi cerebellari invia output alle strutture del tronco
encefalico che fanno parte della via spinale discendente ventromediale che controlla la muscolatura assiale.

I neuroni sono impacchettati in profondità della


sostanza bianca e formano i nuclei cerebellari profondi
da cui partono gli outputs che raggiungono le varie
strutture del tronco encefalico (nucleo del tetto, nucleo
globoso, nucleo emboliforme e nucleo dentato).

3 STRATI DEL CERVELLETTO:

Strato delle cellule dei granuli uniche eccitatorie

Strato delle cellule del purkinje ricevono input


eccitatori dalle cellule dei granuli nello strato
molecolare e inviano i loro assoni inibitori ai nuclei
cerebellari profondi.

Strato molecolare cellule basket, cellule del golgi, cellule stellate, cellule fusiformi.

FIBRE AFFERENTI:

-rampicanti (dall’oliva inferiore, porzione sup bulbo) eccitatorie su stellate, basket e dendriti delle purk.
strato molecolare
-muscoidi eccitatorie da via spinocerebellare (ed altre) su cellule granulari

CIRCUITO CORTICO-PONTO-CEREBELLARE:

Via critica per l’esecuzione corretta dei movimenti poli-articolari, volontari e pianificati.

-quando il cervelletto riceve un segnale contenente l’intenzione di attuare un movimento, esso invia le
istruzioni a M1 riguardo a direzione, sincronizzazione e alla forza del movimento specifico pianificato.

-queste previsioni sono fondate sull’esperienza passata.

CAPITOLO 11, IL SISTEMA UDITIVO:

Il suono è prodotto da vibrazioni che nascono dal movimento di oggetti (es. corde vocali). Le vibrazioni
determinano compressioni e decompressioni alternate dell’aria circostante. Queste si irradiano come onde
caratterizzate da picchi di compressione e rarefazione dell’aria.

Il nostro sistema può rispondere ad un intervallo di frequenza che va da 20 a 20.000Hz questo poi si riduce
con l’età e con l’esposizione al rumore soprattutto per le frequenze alte La frequenza è il numero di cicli al
secondo e si misura in Hz.

Il sistema uditivo non fa altro che trasformare le variazioni di pressione dell’aria in attività neuronale.

L’Onda sonora aziona la membrana timpanica La membrana timpanica aziona gli ossicini gli ossicini
azionano la membrana della finestra ovalela finestra ovale mette in movimento il liquido presente nella
coclea Il liquido provoca una risposta nei neuroni sensoriali.
confronto tra le vie uditive e visive. Dopo i recettori sensoriali, entrambi i
sistemi hanno stadi integrativi precoci, un nucleo talamico di ritrasmissione e una proiezione alla corteccia
sensoriale.

il movimento della staffa causa il movimento di un liquido all’interno


dell’orecchio interno, che a sua volta stimola i recettori uditivi.

ORECCHIO INTERNO:

se srotoliamo la coclea, essa è lunga circa 3 cm


La chiocciola in sezione è formata da 3 canali:

-scala vestibolare

-scala timpanica

-scala media (contiene l’organo del Corti)

I tre canali sono separati dalla membrana vestibolare e dalla membrana basilare

all’apice della coclea la scala media si chiude e la scala vestibolare si


unisce a quella timpanica e rimarranno in comunicazione attraverso Elicotrema. All’interno della coclea è
presente un liquido, nella scala vestibolare il liquido è chiamato perilinfa, quello della scala media
endolinfa.

La perilinfa: basso contenuto di K+ e alto contenuto di Na+.

L’endolinfa: alte concentrazione di K+ e bassi di Na+ (+80mV di potenziale elettrico) potenziale


endococleare).

PROCESSO MECCANICO:

Risposta della membrana basilare al suono: un suono ad alta frequenza produce un’onda viaggiante, che si
dissipa in prossimità della base stretta e rigida della membrana basilare.

Uno suono a bassa frequenza produce un’onda che si propaga lungo tutta la membrana basilare, sino
all’apice prima di dissiparsi.

TRASDUZIONE:

La trasduzione acustica avviene nell’organo del Corti che poggia sulla membrana basilare (scala media). I
movimenti del fluido cocleare fanno oscillare la membrana basilare e stimolano i recettori sull’organo del
Corti (le cellule ciliate chiamate così perché possiedono le stereocilia). NB: le cellule ciliate non sono
neuroni.
piegamento della stereocilia prodotto dal
movimento verso l’alto della membrana basilare. (a) a riposo, le cellule ciliate si trovano tra la lamina
reticolare e l membrana basilare e le punte delle stereocilia delle cellule ciliate esterne sono ancorate alla
membrana tettoria. (b) quando il suono provoca una flessione della membrana tettoria verso l’alto, la
membrana reticolare si sposta verso l’alto e verso l’interno, in direzione del modiolo, causando una
flessione della stereocilia verso l’esterno.

Il piegamento delle stereocilia provoca una deporallizzazione o una iperpolarizzazione della cellula Con la
depolarizzazione si aprono canali al CA++ voltaggio dipendenti e si libera il neurotrasmettitore
(glutammato?) che attiva le cellule del ganglio spirale.

Le oscillazioni delle ciglia, collegate tra loro, aprono o chiudono meccanicamente canali al K (semi-aperti a
riposo). (K entra, perché endolinfa ha [K] molto alta e potenziale molto alto (+80). Entrando depolarizza la
cellula) Questo produce oscillazione del potenziale della cellula (potenziali recettoriali).

-le cellule ciliate esterne sono in numero molto maggiore e hanno un alto grado di convergenza, quelle
interne invece sono innervate da molti assoni ciascuna.

AMPLIFICAZIONE:

Le cellule ciliate esterne possiedono proteine motrici di membrana che si contraggono con stimoli a bassa
frequenza. Così avvicinano la membrana tettoria, inclinando maggiormente le ciglia delle cellule interne,
amplificando la risposta uditiva Somministrando della furosemide che inattiva le proteine motrici si riduce
la risposta delle cellule ciliate interne.

Le cellule esterne possono essere influenzate anche da efferenze centrali provenienti dal tronco encefalico.

ANATOMIA DELLE VIE UDITIVE:

le afferenze proveniente dal ganglio spirale entrano nel tronco dell’encefalo attraverso il nervo vestibolo
cocleare. A livello del bulbo, gli assoni innervano il nucleo cocleare dorsale e l nucleo cocleare ventrale.
Ciascun assone si ramifica in modo da contrarre sinapsi con i neuroni di entrambi i nuclei cocleari.

Le cellule del nucleo cocleare proiettano assoni all’oliva superiore di entrambi i lati del tronco encefalico.

Gli assoni dei neuroni olivari ascendono lungo il lemnisco laterale (il lemnisco è un insieme di assoni) e
innervano il collicolo inferiore del mesencefalo.

Ganglio spiralenervo uditivonucleo cocleare ventraleoliva superiorelemnisco lateralecollicolo


inferioreNGM (nucleo genicolato mediale)corteccia uditiva

Salendo lungo la via uditiva, le proprietà di risposta diventano via via più complesse. Nei nuclei cocleari i
neuroni sono sensibili al cambio di frequenza nel tempo. Nel NGM ci sono cellule che rispondono a
particolare frequenze o a suoni complessi come le vocalizzazioni.

L’organizzazione dei neuroni e delle fibre del sistema uditivo, basata sulle frequenze (toni), è detta
tonotopica. (analogia con l’organizzazione retinotopica delle afferenze visive).
CODIFICA DELL’ INTENSITÀ DEL SUONO :

• Suoni di intensità maggiore producono un aumento della frequenza di scarica dei neuroni del nervo
acustico.

• Suoni di intensità maggiore attivano un maggior numero di recettori e quindi un maggior numero di
neuroni del nervo acustico

Nei nuclei cocleari c’è una mappa della membrana basilare strutturata in maniera tonotopica , così come
nel NGM e nella corteccia uditiva.

Non esistono neuroni con frequenze caratteristiche molto basse, sotto i 200Hz, quindi suoni da 50 e 200hz
dovrebbero avere lo stesso sito di attivazione.

Quindi non bisogna prendere in considerazione forse solo il sito di attivazione, ma anche la frequenza di
scarica. (ancoraggio alla fase per le frequenze basse).

Per le alte frequenze (>4 kHz), i neuroni afferenti non riescono a sincronizzare la loro scarica con le fasi
dell’onda sonora, quindi la codifica si basa sulla tonotopia.

Le onde con frequenze intermedie con tutti e due i tipi.

Per le basse frequenze il sistema uditivo prende in considerazione l’ancoraggio di fase, cioè i cicli di scarica
di gruppi di neuroni che, a frequenze basse, possono scaricare seguendo in modo sincrono con la fase
dell’onda sonora.

MECCANISMO DI LOCALIZZAZIONE DEL SUONO:

• La separazione tra le due orecchie provoca un ritardo interaurale nell’arrivo del suono a ciascun Orecchio
• Per suoni completamente lateralizzati c’è un ritardo di 0.6 msec. Per suoni presentati di fronte, non c’è
alcun ritardo.

Il ritardo viene rilevato dai neuroni specializzati del tronco encefalico, e questo ci permette di localizzare il
suono.

• Quando non possiamo udire l’inizio di un suono, il ritardo interaurale non può essere usato. Si usa allora il
ritardo di fase del picco, ma solo per suoni a basse frequenze, nei quali la distanza tra i picchi è ampia
(<2000Hz). Quando i suoni invece hanno una frequenza maggiore ai 2000Hz, si usa la differenza interaurale
di intensità.

• La testa assorbe le alte frequenze ed il suono risulta più forte per l’orecchio più vicino alla sorgente.

• La differenza è massima per suoni completamente lateralizzati, è nulla per suoni presentati di fronte

• I suoni a bassa frequenza (<2000Hz) si propagano per diffrazione attorno alla testa, quindi con essi questo
indizio non può essere utilizzato

Neuroni con afferenze bilaterali (ad esempio quelli dell’oliva superiore) sono in grado di calcolare le
differenze di tempo e di intensità degli stimoli provenienti dalle due orecchie. Questi neuroni possono
avere risposte ottimali a determinati intervalli interaurali a causa della loro diversa distanza dai neuroni
monoaurali da cui ricevono.

Alcuni neuroni hanno risposte ottimali a determinate intensità del suono. La risposta ottimale può variare
per suoni provenienti dalle due orecchie: questo può dare indizi per la localizzazione del suono. Ad esempio
un neurone può discriminare meglio intensità di stimoli monoaurali controlaterali, piuttosto che di stimoli
ipsilaterali o bilaterali. Altri possono rispondere a tutte le intensità in maniera più intensa da una
stimolazione bilaterale.

• Anche la corteccia uditiva è stratificata con un IV strato dove arrivano le afferenze dal talamo

• Possiede un’organizzazione colonnare con colonne di frequenza e di preferenza tra stimolazioni binaurali
(neuroni EE) e prevalentemente monoaurali (EI).

DEFICIT DELL’UDITO:

• Orecchio medio: deficit uditivo per alterata conduzione del suono dall’orecchio esterno alla coclea
(sordità di conduzione)

• Orecchio interno: danno neurale a coclea, cellule ciliate o nervo acustico (sordità nervosa)

• Area uditiva primaria: deficit nell’analisi temporale (bilaterali) e spaziale (prevalentemente unilaterale)
dei suoni. Solo lesioni bilaterali causano sordità.

Potrebbero piacerti anche