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Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010

Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA


Lezione n°: 6
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 1

Lezione 6
Funzioni e classi di equivalenza
Lezione 6

Funzioni e classi di
equivalenza

In questa lezione rivedremo brevemente alcune nozioni di base sulle fun-


zioni e sulle classi di equivalenza. Esse sono fondamentali per ciò che
faremo in seguito, sia per i concetti (che sono la base per i concetti futu-
ri) che per l’introduzione del linguaggio matematico (che useremo nelle
altre lezioni).

6.1 Funzioni
Definizione 6.1. Dati due insiemi I e J , una funzione o mappa o appli- Funzione/mappa/applicazione
cazione da I a J è una legge f che associa ad ogni elemento dell’insieme
I uno e un solo elemento dell’insieme J . L’insieme I è detto dominio,
I J
mentre l’insieme J è detto codominio. La funzione è sintetizzata con
f : I −→ J ,
Il dominio e il codominio sono parte
o con integrante della funzione.
f
I −→ J ,
o semplicemente con f .
Per ogni elemento x ∈ I l’elemento di J che f associa a x ◮ è detto ◮ È uno solo.
immagine (rispetto a f ) di x, ed è indicato con f (x) ∈ J .

f (x). f (x) si legge “f di x”.


Se l’elemento del dominio è una
La funzione f è anche indicata con n-upla scriveremo semplicemen-
te f (x1 , x2 , . . . , xn ), invece di
f : I ∋ x 7−→ f (x) ∈ J , f (x1 , x2 , . . . , xn ) .

dove al posto di f (x) utilizziamo la formula esplicita.


Esempio 6.2. 1. La legge f : {1, 2, 3, 4} −→ {a, b, c, d} definita da f:
f (1) = a, f (2) = c, f (3) = c, f (4) = d è una funzione: ha come
dominio l’insieme {1, 2, 3, 4} e come codominio l’insieme {a, b, c, d}.
Ad ogni elemento del dominio associa uno e un solo elemento del
codominio: ad esempio, l’immagine dell’elemento 2 ∈ {1, 2, 3, 4} è
f (2) = c ∈ {a, b, c, d}.
Anche la legge fB : {1, 2, 3, 4} −→ {a, b, c, d} definita da fB (1) = a, fB :
fB (2) = c, fB (3) = b, fB (4) = d è una funzione: ha lo stesso

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–2

dominio e lo stesso codominio di f , ma la legge è diversa, infatti


f (3) = c mentre fB (3) = b.
Al contrario, la legge fN : {1, 2, 3, 4} −→ {a, b, c, d} definita da fN :
fN (1) = a oppure b, fN (2) = c, fN (3) = c, fN (4) = d non è una
funzione, infatti all’elemento 1 ∈ {1, 2, 3, 4} associa due elementi
a, b ∈ {a, b, c, d}.
La legge fI : {1, 2, 3} −→ {a, b, c, d} definita da fI (1) = a, fI (2) = fI :
c, fI (3) = b è una funzione: ha come dominio l’insieme {1, 2, 3} e
come codominio l’insieme {a, b, c, d}.
La legge fS : {1, 2, 3} −→ {a, b} definita da fS (1) = a, fS (2) = b,
fS (3) = a è una funzione: ha come dominio l’insieme {1, 2, 3} e fS :

come codominio l’insieme {a, b}.


2. La legge q : R ∋ x 7−→ x2 ∈ R è una funzione: ha come dominio e
come codominio l’insieme dei numeri reali R. Ad ogni elemento del
dominio associa uno e un solo elemento del codominio: ad esempio,
l’immagine dell’elemento 3 ∈ R è q(3) = 32 = 9 ∈ R, l’immagine
dell’elemento −π ∈ R è q(−π) = (−π)2 = π 2 ∈ R.
La legge qR : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x2 ∈ R è una funzione
diversa da q: la legge è la stessa ◮, ma il dominio è diverso, infatti ◮ L’elevamento al quadrato.
ora è {a ∈ R | a > 0}. L’immagine dell’elemento 3 ∈ R è ancora
q(3) = 32 = 9 ∈ R, ma non ha senso calcolare l’immagine di −π
perché −π 6∈ {a ∈ R | a > 0} ◮. ◮ −π < 0.

3. La legge r : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ ± x ∈ R non è una funzio- Ricordiamo che dato
√ a ∈ R non negativo,
indichiamo con a l’unico numero reale
ne,√ infatti all’elemento 4 ∈ {a ∈ R | a > 0} associa due elementi non negativo b tale che b2 = a.
± 4 = ±2 ∈ R.

Invece la legge r+ : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈ R è una
funzione: ha come dominio l’insieme {a ∈ R | a > 0} e come co-
dominio l’insieme R. Ad ogni elemento del dominio associa uno e
un solo elemento del codominio: ad esempio,√ l’immagine dell’ele-
mento 9 ∈ {a ∈ R | a > 0} è r+ (9) = 9 √ = 3 ∈ R, l’immagine
dell’elemento 3 ∈ {a ∈ R | a > 0} è r+ (3) = 3 ∈ R.

Analogamente, la legge r− : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ − x ∈ R
è una funzione: ha come dominio l’insieme {a ∈ R | a > 0} e
come codominio l’insieme R. Ad ogni elemento del dominio associa
uno e un solo elemento del codominio: ad esempio, √ l’immagine
dell’elemento 9 ∈ {a ∈ R | a > 0} è r+ (9) = − 9 = −3 √ ∈ R,
l’immagine dell’elemento 3 ∈ {a ∈ R | a > 0} è r+ (3) = − 3 ∈ R.
4. La legge g : R2 ∋ (x, y) 7−→ (x+2y, x+y, 2x−y) ∈ R3 è una funzio-
ne: ha come dominio il prodotto cartesiano R2 e come codominio
il prodotto cartesiano R3 . Ad ogni elemento del dominio associa
uno e un solo elemento del codominio: ad esempio, l’immagine
dell’elemento (1, −2) ∈ R2 è
 
g (1, −2) = 1+2(−2), 1+(−2), 2·1−(−2) = (−3, −1, 4) ∈ R3 ,
l’immagine dell’elemento (0, 1) ∈ R2 è
 
g (0, 1) = 0 + 2 · 1, 0 + 1, 2 · 0 − 1 = (2, 1, −1) ∈ R3 .

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–3

5. Dato un qualsiasi insieme I, la legge idI : I ∋ x 7−→ x ∈ I è una


funzione: ha come dominio e come codominio l’insieme I. Ad ogni
elemento di I associa l’elemento stesso.
Esempio 6.3. Funzioni necessarie nel seguito sono le funzioni trigono-
metriche: sen, cos e tan. Le due funzioni sen e cos hanno R sia come
do-
minio che come codominio, mentre tan ha R\ π2 + kπ ∈ R k ∈ Z come
dominio e R come codominio. Per definirle, consideriamo una circonfe-
renza di raggio 1 e l’angolo α indicato nella figura. Le lunghezze dei tre
segmenti indicati nella figura sono sen(α), cos(α) e tan(α) per 0 6 α < π2 .
Nota che i segmenti le cui lunghezze sono sen(α) e tan(α) sono verticali.
Per gli altri valori di α si possono
 usare le formule sen(−α)
 = − sen(α),
cos(−α) = cos(α), sen α + π2 = cos(α), cos α + π2 = − sen(α) e
tan(α) = sen(α)
cos(α) . I valori per gli angoli principali sono indicati nella
seguente tabella.

Gradi Radianti sen(α) cos(α) tan(α)


0◦ 0 0 1 0
√ √
π 1 3 3
30◦ 6 √2 √2 3
π 2 2
45◦ 4 1
√2 2 √
π 3 1
60◦ 3 2 2 3
π
90◦ 2 1 0 non definito


3

120◦ 3 − 21 − 3
√2 √
3π 2 2
135◦ 4 2 − −1
√2 √
5π 1
150◦ 6 2 − 23 − 33
180◦ π 0 −1 0
√ √
7π 3 3
210◦ 6 − 21 −
√ √2 3
225◦ 5π
4 − 22 − 22 1
√ √
240◦ 4π
3 − 23 − 21 3

270◦ 2 −1 0 non definito
√ √
300◦ 5π
3 − 23 1
− 3
√ √2
315◦ 7π
4 − 22 2
−1
√2 √
11π 3 3
330◦ 6 − 21 2 − 3

Notazione 6.4. Dato un insieme I, la funzione da I a I che associa ad Identità


ogni elemento di I l’elemento stesso è detta identità su I ed è indicata idI : I ∋ x 7−→ x ∈ I.
con idI , o semplicemente con id, se l’insieme I è chiaro dal contesto. idI /id

Definizione 6.5. Sia f : I → I una funzione il cui dominio coincide Punto fisso
con il codominio. Un elemento x ∈ I tale che f (x) = x è detto punto Se il dominio e il condominio sono diversi,
può non avere senso chiedere se un elemen-
fisso di f . to x del dominio è un punto fisso, perché
f (x) appartiene a un insieme diverso.
Esempio 6.6. 1. La funzione σ : {1, 2, 3} −→ {1, 2, 3} definita da
σ(1) = 3, σ(2) = 2, σ(3) = 1 ha l’insieme {1, 2, 3} sia come dominio
che come codominio. L’elemento 2 è un punto fisso di σ, perché
σ(2) = 2. Gli elementi 1 e 3 non sono punti fissi di σ, perché
σ(1) = 3 6= 1 e σ(3) = 1 6= 3.

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–4

2. La funzione t : R ∋ x 7−→ x+1 ∈ R ha l’insieme R sia come dominio


che come codominio. Essa non ha punti fissi perché l’equazione
t(x) = x non ha soluzioni. ◮ ◮ Non c’è nessun numero reale tale che x +
1 = x.
3. Ogni elemento di un insieme I è un punto fisso della funzione
identità idI su I, perché idI (x) = x per tutti gli x ∈ I. Notiamo
che il dominio e il codominio sono entrambi I.
Definizione 6.7. Sia f : I → J una funzione. Se K ⊂ I è un sottoin- Immagine
sieme di I, il sottoinsieme di J formato dalle immagini rispetto a f degli
elementi di K,
f (K) := {f (x) ∈ J | x ∈ K},
è detto immagine (rispetto a f ) di K. L’immagine di tutto il dominio I L’insieme I è un sottoinsieme del dominio
I stesso.
Im(f ) := {f (x) ∈ J | x ∈ I}, Im(·)
è detta immagine di f .
Osservazione 6.8. L’immagine di una funzione f : I → J può essere L’immagine è formata dagli elementi che
“provengono” da qualche elemento del
scritta come segue: dominio.
Im(f ) = {y ∈ J | ∃ x ∈ I con f (x) = y}.
Esempio 6.9. Consideriamo le funzioni dell’Esempio 6.2.
1. L’immagine rispetto a f dell’insieme K = {1, 2} è f (K) = {a, c},
infatti f (1) = a e f (2) = c. L’immagine di f è Im(f ) = {a, c, d},
infatti f (1) = a, f (2) = c ◮ e f (4) = d ◮
◮. ◮ Anche f (3) = c, ma affinché c appartenga
a Im(f ) è sufficiente che esista un elemento
Anche l’immagine rispetto a fB dell’insieme K = {1, 2} è fB (K) = x tale che f (x) = c: qui ne abbiamo due.
{a, c}, infatti fB (1) = a e fB (2) = c. L’immagine di fB è invece
◮ Nessun elemento di {1, 2, 3, 4} ha come

Im (fB ) = {a, b, c, d}, infatti fB (1) = a, fB (3) = b, fB (2) = c e immagine b, quindi b 6∈ Im(f ).
fB (4) = d.
Anche l’immagine rispetto a fI dell’insieme K = {1, 2} è fI (K) =
{a, c}, infatti fI (1) = a e fI (2) = c. L’immagine di fI è invece
Im (fI ) = {a, b, c}, infatti fI (1) = a, fI (3) = b e fI (2) = c.
L’immagine rispetto a fS dell’insieme K = {1, 2} è f (K) = {a, b},
infatti fS (1) = a e fS (2) = b. Anche l’immagine di fS è Im (fS ) =
{a, b}, infatti fS (1) = a, fS (2) = fS (3) = c.
2. L’immagine rispetto a q dell’insieme K = {a ∈ R | − 1 < a 6 0}
è q(K) = {a ∈ R | 0 6 a < 1}. L’immagine di q è invece l’insieme
Im(q) = {a ∈ R | a > 0}.
Per quanto riguarda la funzione qR , non ha senso fare l’immagine di
K = {a ∈ R | − 1 < a 6 0}, perché K non è contenuto nel dominio
di qR ◮. L’immagine di qR è l’insieme Im (qR ) = {a ∈ R | a > 0}. ◮ K 6⊂ {a ∈ R | a > 0}.

3. L’immagine rispetto a r+ dell’insieme K = {a ∈ R | 1 < a < 4} è


r+ (K) = {a ∈ R | 1 < a < 2}. L’immagine di r+ è invece l’insieme
Im (r+ ) = {a ∈ R | a > 0}.
L’immagine rispetto a r− dell’insieme K = {a ∈ R | 1 < a < 4}
è r− (K) = {a ∈ R | − 2 < a < −1}. L’immagine di r− è invece
l’insieme Im (r− ) = {a ∈ R | a 6 0}.

4. L’immagine
 rispetto a 3g dell’insieme
K = (x, y) ∈ R2 y = 0 è
g(K) = (a, a, 2a) ∈ R a ∈ R , infatti un generico elemento di

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–5

K è (a, 0) con a ∈ R e la sua immagine rispetto a g è (a + 2 ·


 − 0) = (a, a, 2a). Analogamente,
0, a + 0, 2a l’immagine di g è
3
Im(g) = (a + 2b, a + b, 2a − b) ∈ R a, b ∈ R .
5. L’immagine rispetto a idI di un qualsiasi sottoinsieme K di I è
l’insieme K stesso. In particolare, l’immagine di idI è Im (idI ) = I.
Definizione 6.10. Una funzione f : I → J è detta surgettiva, se la sua Funzione surgettiva
immagine coincide con il codominio:
Im(f ) = J .
Osservazione 6.11. Per l’Osservazione 6.8, abbiamo che una funzione Questa può essere pensata come una
definizione equivalente di surgettività.
f : I → J è surgettiva se e solo se
Ogni elemento del codominio “proviene” da
∀y∈J ∃ x ∈ I con f (x) = y. qualche elemento del dominio.

Esempio 6.12. Consideriamo le funzioni dell’Esempio 6.2, di cui abbia-


mo trovato le immagini nell’Esempio 6.9.
1. La funzione f non è surgettiva, infatti la sua immagine, Im(f ) =
{a, c, d}, non è uguale al codominio, {a, b, c, d} ◮. ◮ L’elemento del codominio b non “provie-
ne” da nessun elemento del dominio: b 6∈
Invece la funzione fB è surgettiva, infatti la sua immagine, Im (fB ) = Im(f ).
◮.
{a, b, c, d}, è uguale al codominio, {a, b, c, d} ◮ ◮ Ogni elemento del codominio “proviene” da

La funzione fI non è surgettiva, infatti la sua immagine, Im (fI ) = qualche elemento del dominio.
{a, b, c}, non è uguale al codominio, {a, b, c, d}.
Invece la funzione fS è surgettiva, infatti la sua immagine, Im (fS ) =
{a, b}, è uguale al codominio, {a, b}.
2. La funzione q non è surgettiva, infatti la sua immagine, Im(q) =
{a ∈ R | a > 0}, non è uguale al codominio, R ◮. ◮ Tutti i numeri reali negativi (che sono ele-
menti del codominio) non sono il quadrato
Lo stesso vale per la funzione qR , che ha lo stesso codominio e la di nessun numero reale.
◮.
stessa immagine di q ◮ ◮ Il commento precedente deve essere legger-

mente cambiato, perché il dominio è di-
3. La funzione r+ non è surgettiva, infatti la sua immagine, Im (r+ ) = verso. Tutti i numeri reali negativi (che
{a ∈ R | a > 0}, non è uguale al codominio, R. Se però consideria- sono elementi del codominio) non sono il
√ quadrato di nessun numero reale positivo.
mo la funzione r + : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈ {a ∈ R | a > 0},
ottenuta da r+ cambiando il codominio, otteniamo una funzione
surgettiva, r+ , perché il codominio ora coincide con l’immagine,
Im (r+ ) = {a ∈ R | a > 0}. ◮ ◮ Abbiamo escluso dal codominio gli ele-
menti che non “provengono” da nessun
Analogamente, la funzione r− non è surgettiva, infatti la sua im- elemento del dominio.
magine, Im (r− ) = {a ∈ R | a 6 0}, non è uguale al codominio,
R. Se però consideriamo la funzione r− : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→

x ∈ {a ∈ R | a 6 0}, ottenuta da r− cambiando il codominio, ot-
teniamo una funzione surgettiva, perché il codominio ora coincide
con l’immagine, Im (r − ) = {a ∈ R | a 6 0}.
4. La funzione g non è surgettiva. Per dimostrarlo, consideriamo
l’elemento del codominio (1, 0, 0) ∈ R3 e dimostriamo che esso
non appartiene all’immagine di g ◮. Cerchiamo un elemento del ◮ Ossia, non “proviene” da nessun elemento
del dominio.
dominio (x, y) ∈ R2 tale che g (x, y) = (1, 0, 0), ossia cerchiamo
una soluzione dell’equazione (x + 2y, x + y, 2x − y) = (1, 0, 0). Due
terne coincidono se e solo se coincidono le tre coppie corrispondenti,

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–6

ossia x + 2y = 1, x + y = 0 e 2x − y = 0, ossia se il sistema



 x + 2y = 1
x+y =0

2x − y = 0
ha una soluzione. Il sistema non ha soluzione ◮, quindi (1, 0, 0) non ◮ Abbiamo visto nella Lezione 4 come risol-
vere i sistemi: dalle prime due equazio-
appartiene all’immagine di g. ni ricaviamo x = −1 e y = 1, che non
5. La funzione idI è surgettiva, infatti la sua immagine, Im (idI ) = I, soddisfano la terza.

è uguale al codominio, I.
Definizione 6.13. Una funzione f : I → J è detta iniettiva, se elementi Funzione iniettiva
diversi del dominio hanno immagini diverse: Attenzione a non confondere la condizio-
ne sull’iniettività con la definizione di fun-
x1 6= x2 =⇒ f (x1 ) 6= f (x2 ) . zione. In una funzione ad ogni elemento
del dominio è associato uno e un solo ele-
Osservazione 6.14. Considerando la contronominale ◮ di quella del- mento del codominio (in un diagramma di
Eulero-Venn, da ogni punto del dominio
la definizione di iniettività, otteniamo che una funzione f : I → J è parte esattamente una freccia), ma posso-
iniettiva se e solo se ◮
◮ no esserci elementi del codominio che “pro-
vengono” da più elementi del dominio (in
f (x1 ) = f (x2 ) =⇒ x1 = x2 . un punto del codominio possono arrivare
più frecce). La funzione è iniettiva se ogni
Esempio 6.15. Consideriamo le funzioni dell’Esempio 6.2. elemento del codominio “proviene” da al
più un elemento del dominio (ossia in tut-
1. La funzione f non è iniettiva, infatti abbiamo f (2) = f (3), ossia i ti i punti del codominio arriva al più una
due elementi 2 e 3 hanno la stessa immagine. freccia).

La funzione fB invece è iniettiva, infatti abbiamo ◮


◮ ◮ Osservazione 3.9.

◮ Questa può essere pensata come una

1 6= 2 and fB (1) = a 6= fB (2) = c, definizione equivalente di iniettività.

◮ Dobbiamo controllare tutte le coppie.
1 6= 3 and fB (1) = a 6= fB (3) = b, ◮

1 6= 4 and fB (1) = a 6= fB (4) = d,


2 6= 3 and fB (2) = c 6= fB (3) = b,
2 6= 4 and fB (2) = c 6= fB (4) = d,
3 6= 4 and fB (3) = b 6= fB (4) = d.
Analogamente, la funzione fI è iniettiva, infatti elementi diversi
hanno immagini diverse.
La funzione fS non è iniettiva, infatti abbiamo f (1) = f (3), ossia
i due elementi 1 e 3 hanno la stessa immagine.
2. La funzione q non è iniettiva, infatti q(1) = q(−1) = 1.
Invece, la funzione qR è iniettiva, infatti abbiamo
x 6= y x, y ∈ {a ∈ R | a > 0} =⇒ x2 6= y 2 ,
ossia i quadrati di due numeri positivi distinti sono distinti.
3. La funzione r+ è iniettiva, infatti abbiamo
√ √
x 6= y x, y ∈ {a ∈ R | a > 0} =⇒ x 6= y,
ossia le radici quadrate principali di due numeri (positivi) distinti
sono distinte.
Analogamente, la funzione r− è iniettiva, infatti abbiamo
√ √
x 6= y x, y ∈ {a ∈ R | a > 0} =⇒ − x 6= − y.

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–7


4. La funzione  g è iniettiva. Infatti, se supponiamo che g (x1 , y1 ) =
g (x2 , y2 ) , otteniamo
(x1 + 2y1 , x1 + y1 , 2x1 − y1 ) = (x2 + 2y2 , x2 + y2 , 2x2 − y2 ) ,
ossia il sistema

 x1 + 2y1 = x2 + 2y2
x1 + y 1 = x2 + y 2 .

2x1 − y1 = 2x2 − y2
Sottraendo ciascun membro della seconda equazione dal corrispon-
dente membro della prima, otteniamo y1 = y2 , e quindi la seconda
equazione diventa x1 = x2 . Abbiamo dimostrato che (x1 , y1 ) =
(x2 , y2 ), ossia l’iniettività di g. ◮ ◮ Osservazione 6.14.

5. La funzione idI è iniettiva. Infatti, se supponiamo che idI (x1 ) =


idI (x2 ), abbiamo idI (x1 ) = x1 e idI (x2 ) = x2 , e quindi x1 = x2 .
Abbiamo dimostrato l’iniettività di idI . ◮ ◮ Osservazione 6.14.

Definizione 6.16. Sia f : I → J una funzione. La controimmagine di Controimmagine


un elemento y ∈ J (rispetto alla funzione f ) è l’insieme degli elementi
del dominio la cui immagine è y: Preim· (·)
Se l’elemento del codominio è una
Preimf (y) := {x ∈ I | f (x) = y}. n-upla scriveremo semplicemente
Preimf (x1 , x2 , . . . , xn ), invece di
La controimmagine di un sottoinsieme K ⊂ J (rispetto alla funzione f ) Preimf ((x1 , x2 , . . . , xn )).
è l’insieme degli elementi del dominio la cui immagine appartiene a K:
Preim· (·)
Preimf (K) := {x ∈ I | f (x) ∈ K}. Solitamente la controimmagine di un ele-
mento o di un sottoinsieme rispetto a una
Osservazione 6.17. Riscrivendo l’enunciato dell’Osservazione 6.11, ot- funzione f è indicata con f −1 (·). Abbia-
teniamo che una funzione f : I → J è surgettiva se e solo se Preimf (y) mo scelto una notazione diversa per evitare
confusione con la funzione inversa, indicata
è formato da almeno un elemento per ogni y ∈ J . ◮ anch’essa con f −1 .
Riscrivendo l’enunciato dell’Osservazione 6.14, otteniamo che una ◮ Anche questa può essere pensata come una
funzione f : I → J è iniettiva se e solo se Preimf (y) è formato da al definizione equivalente di surgettività.
più un elemento per ogni y ∈ J . ◮
◮ Notiamo che ci sono elementi di J che ◮ Anche questa può essere pensata come una

definizione equivalente di iniettività.
possono non appartenere all’immagine di f , e che quindi possono avere
controimmagine vuota.
Esempio 6.18. Consideriamo le funzioni dell’Esempio 6.2, di cui ab-
biamo già studiato la surgettività e l’iniettività, rispettivamente, negli
Esempi 6.12 e 6.15.
1. Le controimmagini rispetto alla funzione f degli elementi del codo-
minio di f sono: Preimf (a) = {1}, Preimf (b) = ∅, Preimf (c) =
{2, 3} e Preimf (d) = {4}. Visto che Preimf (b) è vuoto, la funzione
f non è surgettiva; visto che Preimf (c) è formato da due elemen-
ti, la funzione f non è iniettiva. La controimmagine dell’insieme
K = {a, c} è Preimf (K) = {1, 2, 3}.
Le controimmagini rispetto alla funzione fB degli elementi del
codominio di fB sono: PreimfB (a) = {1}, PreimfB (b) = {3},
PreimfB (c) = {2} e PreimfB (d) = {4}. Visto che tutte e quattro
queste controimmagini sono non vuote, la funzione fB è surgettiva;
visto che tutte e quattro queste controimmagini sono formate da
al più un elemento, la funzione f è iniettiva. La controimmagine
dell’insieme K = {a, c} è PreimfB (K) = {1, 2}.

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Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–8

Le controimmagini rispetto alla funzione fI degli elementi del codo-


minio di fI sono: PreimfI (a) = {1}, PreimfI (b) = {3}, PreimfI (c) =
{2} e PreimfI (d) = ∅. Visto che PreimfI (d) è vuoto, la funzione
fI non è surgettiva; visto che tutte e quattro queste controimma-
gini sono formate da al più un elemento, la funzione fI è iniettiva.
La controimmagine dell’insieme K = {a, c} è PreimfI (K) = {1, 2}.
Le controimmagini rispetto alla funzione fS degli elementi del co-
dominio di fS sono: PreimfS (a) = {1, 3} e PreimfS (b) = {2}.
Visto che tutte e due queste controimmagini sono non vuote, la fun-
zione fS è surgettiva; visto che Preimf (a) è formato da due elemen-
ti, la funzione f non è iniettiva. La controimmagine dell’insieme
K = {a, b} è Preimf (K) = {1, 2, 3}.
2. La controimmagine rispetto alla funzione q dell’elemento 4 (del
codominio di q) è Preimq (4) = {±2}, infatti i numeri reali x tali
che q(x) = x2 = 4 sono ±2. La controimmagine dell’insieme K =
{a ∈ R | 0 6 a < 1} è Preimq (K) = {a ∈ R | − 1 < a < 1}.
La controimmagine rispetto alla funzione qR dell’elemento 4 (del Ricordiamo che qR ha un dominio diverso
rispetto a q.
codominio di qR ) è PreimqR (4) = {2}, infatti c’è un solo x ∈ {a ∈
R | a > 0} tale che q(x) = x2 = 4, ossia 2. La controimmagine
dell’insieme K = {a ∈ R | 0 6 a < 1} è PreimqR (K) = {a ∈ R | 0 6
a < 1}.
3. La controimmagine rispetto alla funzione r+ dell’elemento 2 (del
codominio di r+ ) è Preimr+ (2) = {4}, infatti c’è un solo x ∈ {a ∈

R | a > 0} tale che r+ (x) = x = 2, ossia 4. La controimmagine
dell’insieme K = {a ∈ R | 0 6 a < 1} è Preimr+ (K) = {a ∈ R | 0 6
a < 1}.
La controimmagine rispetto alla funzione r− dell’elemento −2 (del
codominio di r− ) è Preimr+ (−2) = {4}, infatti c’è un solo x ∈

{a ∈ R | a > 0} tale che r− (x) = − x = −2, ossia 4. La
controimmagine dell’insieme K = {a ∈ R | − 1 < a 6 0} è
Preimr+ (K) = {a ∈ R | 0 6 a < 1}.
4. La controimmagine rispetto alla funzione g dell’elemento (1, 2, 7)
(del codominio di g) è Preimg (1, 2, 7) = {(3,
 −1)}, infatti c’è una
2
sola coppia (x, y) ∈ R tale che g (x, y) = (1, 2, 7), perché il
sistema che si ottiene dall’equazione (x+2y, x+y, 2x−y) = (1, 2, 7),

 x + 2y = 1
x+y =2 ,

2x − y = 7
ha solo la soluzione (3, −1).
5. La controimmagine rispetto alla funzione idI di un generico ele-
mento x ∈ I (del codominio di idI ) è PreimidI (x) = {x}, infatti
c’è un solo elemento y ∈ I tale che idI (y) = x, ossia y = x. La
controimmagine di un qualsiasi sottoinsieme K di I è l’insieme K
stesso.
Definizione 6.19. Una funzione f : I → J è detta bigettiva o invertibile Bigettività/invertibilità
se è iniettiva e surgettiva.

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Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–9

Esempio 6.20. Consideriamo le funzioni dell’Esempio 6.2, di cui ab-


biamo già studiato la surgettività e l’iniettività, rispettivamente, negli
Esempi 6.12 e 6.15. Abbiamo la seguente tabella.

Funzione Iniettiva? Surgettiva? Bigettiva?


f No No No
fB Sì Sì Sì
fI Sì No No
fS No Sì No
q No No No
qR Sì No No
r+ Sì No No
r− Sì No No
g Sì No No
idI Sì Sì Sì
Osservazione 6.21. Per l’Osservazione 6.17, una funzione f : I → J è Questa può essere pensata come una
definizione equivalente di bigettività.
bigettiva se e solo se Preimf (y) è formato da esattamente un elemento
per ogni y ∈ J .
Definizione 6.22. Data una funzione f : I → J bigettiva, la funzione Funzione inversa
−1 Questo spiega perché si usa anche il nome
f : J −→ I “invertibile”.
che associa ad ogni elemento y di J l’unico elemento della controimma-
gine di y è detta inversa di f .
Esempio 6.23. 1. L’inversa della funzione fB ◮ è la funzione −1
fB :
fB : {a, b, c, d} −→ {1, 2, 3, 4} definita da fB−1 (a) = 1, fB−1 (b) = 3,
−1

fB−1 (c) = 2 e fB−1 (d) = 4 (abbiamo trovato le quattro controimma-


◮ Definita nell’Esempio 6.2-1 e di cui ab-
gini nell’Esempio 6.18-1). biamo studiato la bigettività nell’Esem-
pio 6.20.
2. Consideriamo la funzione q R : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x2 ∈
{a ∈ R | a > 0} ◮ ◮, che è invertibile. L’inversa della funzione q R ◮ È simile alla funzione qR dell’Esempio 6.2-

−1 √ 2, ma abbiamo ristretto il codominio per
è la funzione q R : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈ {a ∈ R | a > avere una funzione surgettiva.
0}, infatti per ogni x nel codominio {a ∈ R | a > 0} abbiamo

PreimqR (x) = { x}, perché l’unico elemento y del dominio {a ∈

R | a > 0} tale che q R (y) = x è tale che y 2 = x, ossia y = x.

3. Consideriamo la funzione r + : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈
{a ∈ R | a > 0} ◮, che è invertibile. L’inversa della funzione r + è la ◮ Definita nell’Esempio 6.12-3.
funzione r −1 2
+ : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈ {a ∈ R | a > 0}, infatti
per
 2 ogni x nel codominio {a ∈ R | a > 0} abbiamo Preimr+ (x) =
x , perché l’unico elemento y del dominio {a ∈ R | a > 0} tale

che r+ (y) = x è tale che y = x, ossia y = x2 .
4. Consideriamo la funzione h : R2 ∋ (x, y) 7−→ (x+ 2y, x+ y) ∈ R2 ◮. ◮ Questa funzione è simile alla funzione g,
definita nell’Esempio 6.2-4, ma cambia sia
La controimmagine di un elemento (a, b) ∈ R2 del codominio  è il codominio che la legge.
2
formata delle coppie (x, y) ∈ R del dominio tali che h (x, y) =
(a, b), ossia tali che (x + 2y, x + y) = (a, b), ossia tali che

x + 2y = a
.
x+y =b

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–10

Questo sistema ha una sola soluzione, (x, y) = (2b−a, a−b), quindi


abbiamo Preimh (a, b) = {(2b − a, a − b)}. Allora la funzione h è
bigettiva ◮ e la sua inversa è h−1 : R2 ∋ (a, b) 7−→ (2b − a, a − b) ∈ ◮ Osservazione 6.21.
R2 ◮
◮. ◮ Le lettere che indicano le variabili non

contano: avremmo potuto anche scrivere
5. L’inversa della funzione idI è la funzione id−1
I = idI stessa, infatti h−1 : R2 ∋ (x, y) 7−→ (2y − x, x − y) ∈ R2 .
per ogni x ∈ I abbiamo PreimidI (x) = {x} ◮ ◮.
◮ ◮ Esempio 6.18-5.


Definizione 6.24. Date due funzioni f : I → J e g : J → K, la Composizione
composizione di f e g è la funzione I
f
// J g
66// K .

g ◦ f : I ∋ x 7−→ g f (x) ∈ K. ◦ g◦f

Il dominio di g deve coincidere con il codo-


Esempio 6.25. 1. Consideriamo le funzioni f e fB definite nell’E- minio di f , altrimenti non ha senso definire
sempio 6.2-1, e consideriamo la funzione la composizione di f e g.
col : {a, b, c, d} −→ {bianco, rosso, verde} definita da col(a) = “bianco”,
col(b) = “rosso”, col(c) = “verde”, col(d) = “rosso”. col :
La composizione col ◦ f : {1, 2,3, 4} −→ {bianco, rosso, verde} è
definita da col ◦ f (1) = col f (1) = col(a) = “bianco”, col ◦ f (2) =
col f (2) = col(c) = “verde”, col ◦ f (3) = col f (3) = col(c) =
“verde”, col ◦ f (4) = col f (4) = col(d) = “rosso”. col ◦ f :
La composizione col ◦ fB : {1, 2, 3, 4} −→ {bianco, rosso, verde} è
definita da col ◦ fB (1) = col fB (1) = col(a) = “bianco”, col  ◦
fB (2) = col fB (2) = col(c) = “verde”, col ◦ f B (3) = col f B (3) =
col(b) = “rosso”, col ◦ fB (4) = col fB (4) = col(d) = “rosso”. col ◦ fB :

Non si può fare la composizione fB ◦f di f e fB perché il codominio


di f e il dominio di fB sono diversi. Analogamente, non si può fare
la composizione f ◦ col di col e f perché il codominio di col e il
dominio di f sono diversi.
2. Consideriamo la funzione q definita nell’Esempio 6.2-2, e conside-
riamo la funzione t : R ∋ x 7−→ x + 1 ∈ R.

La composizione
 t ◦ q : R −→ R è definita da t ◦ q(x) = t q(x) = In questo caso possiamo fare entrambe le
composizioni, t ◦ q e q ◦ t, perché il co-
t x2 = x2 + 1. Invece la composizione q ◦ t : R −→ R è definita dominio di una funzione coincide con il
da q ◦ t(x) = q t(x) = q(x + 1) = (x + 1)2 . dominio dell’altra, e viceversa, me le due
composizioni sono diverse.
3. Consideriamo la funzione g definita nell’Esempio 6.2-4, e conside-
riamo la funzione p : R3 ∋ (x, y, z) 7−→ (y, z, x, 2x) ∈ R4 .
La composizione p ◦ g : R2 −→ R4 è definita da
   
p◦g(x, y) = p g (x, y) = p (x+2y, x+y, 2x−y) = x+y, 2x−y, x+2y, 2(x+2y) .
Invece la composizione g ◦ p non si può fare.
4. La composizione dell’identità idI e di una qualsiasi funzione f : I −→
J è la funzione
 f ◦ idI = f : I −→ J , infatti abbiamo f ◦ idI (x) =
f idI (x) = f (x) per ogni x ∈ I.
Analogamente, la composizione di una qualsiasi funzione f : I −→
J e dell’identità idJ è la funzione
 idJ ◦ f = f : I −→ J , infatti
abbiamo idJ ◦ f (x) = idJ f (x) = f (x) per ogni x ∈ I.
f g g f
Proposizione 6.26. Una funzione f : I → J è bigettiva se e solo se I // J 66// I e J // I 66// J .
esiste una funzione g : J → I tale che g ◦ f = idI e f ◦ g = idJ . Inoltre, idI idJ

questa funzione g è l’inversa di f , ossia è f −1 .

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–11

Dimostrazione. Cominciamo dimostrando che la funzione f è invertibile


se e solo se esiste una funzione g tale che g ◦ f = idI and f ◦ g = idJ .
Dobbiamo dimostrare due implicazioni. Supponiamo che f sia invertibile
e dimostriamo l’esistenza di g. La funzione g cercata è la funzione f −1
definita sopra ◮, infatti dalla definizione e dal fatto che f è bigettiva ◮ Definizione 6.22.
abbiamo che f (x) = y se e solo se f −1 (y) = x, e quindi
f −1 ◦ f (x) = x ∀x∈I e f ◦ f −1 (y) = y ∀ y ∈ J,
ossia f −1 ◦ f = idI and f ◦ f −1 = idJ .
Viceversa, supponiamo che esista una funzione g tale che g ◦ f = idI
e f ◦ g = idJ , e dimostriamo che f è bigettiva. Supponiamo per assurdo
che f non sia iniettiva; allora esistono x1 , x2 ∈ I diversi tali che f (x1 ) =
f (x2 ), e quindi abbiamo
 
idI (x1 ) = g ◦ f (x1 ) = g f (x1 ) = g f (x2 ) = g ◦ f (x2 ) = idI (x2 ) ,
che contraddice il fatto che idI sia iniettiva ◮. Supponiamo ora per as- ◮ Esempio 6.15-5.
surdo che f non sia surgettiva; allora esiste y ∈ J tale che y 6∈ Im(f ),
ma abbiamo

y = idJ (y) = f ◦ g(y) = f g(y) ,
che contraddice il fatto che y 6∈ Im(f ) ◮. Quindi f è sia iniettiva che ◮ Abbiamo che y è l’immagine rispetto a f
di g(y).
surgettiva, ossia è bigettiva.
Concludiamo dimostrando che g = f −1 . Sia y ∈ J , e sia x l’unico
elemento di Preimf (y) ◮. Abbiamo x = idI (x) = g ◦ f (x) = g(y), ◮ Abbiamo appena dimostrato che f è inver-
tibile, quindi Preimf (y) è formato da esat-
ossia g associa a y l’unico elemento della controimmagine di y, ossia tamente un elemento (Osservazione 6.21).
g = f −1 ◮
◮.
◮ Definizione 6.22.

Osservazione 6.27. Abbiamo che l’inversa di una funzione (bigettiva)


è bigettiva, e la sua inversa è la funzione stessa. Più precisamente, se
f : I → J è una funzione bigettiva, abbiamo che
−1
f −1 = f.
Per verificarlo è sufficiente notare che
f ◦ f −1 (y) = y ∀y∈J e f −1 ◦ f (x) = x ∀ x ∈ I,
ossia f ◦ f −1 = idJ e f −1 ◦ f = idI , e dedurre, per la proposizione
precedente, che f −1 è bigettiva e che f è l’inversa di f −1 .
Esempio 6.28. Consideriamo le funzioni invertibili dell’Esempio 6.23.
1. Abbiamo fB−1 ◦ fB = id{1,2,3,4} e fB ◦ fB−1 = id{a,b,c,d} . ◮ Inoltre, ◮ Abbiamo visto sopra come calcolare la
−1 ◮ composizione.
abbiamo che fB è l’inversa di fB−1 , i.e. fB = fB−1 .◮
◮ Abbiamo
◮ visto sopra come calcolare
2. L’inversa della funzione l’inversa.

q R : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x2 ∈ {a ∈ R | a > 0}


è la funzione ◮ ◮ Definita nell’Esempio 6.12-3.

r+ : {a ∈ R | a > 0} ∋ x 7−→ x ∈ {a ∈ R | a > 0}.
Abbiamo r + ◦ q R = id{a∈R | a>0} and q R ◦ r+ = id{a∈R | a>0} . ◮ ◮ Abbiamo visto sopra come calcolare la
composizione.
Abbiamo q −1 −1
R = r+ e r+ ◦ qR.
3. Abbiamo h−1 ◦ h = idR2 e anche h ◦ h−1 = idR2 .
4. Abbiamo id−1 −1
I ◦ idI = idI e anche idI ◦ idI = idI . Sono tutte funzioni identità.

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–12

6.2 Classi di equivalenza


Definizione 6.29. Dato un insieme I, una relazione su I è un sot- Relazione (di equivalenza)
toinsieme R del prodotto cartesiano I × I ◮; un elemento x è detto in ◮R ⊂ I × I
relazione con un elemento y (rispetto a R) se (x, y) ∈ R; in tal caso si
usa la notazione x ∼R y.
Una relazione di equivalenza è una relazione che soddisfa le seguenti
proprietà:
• (x, x) ∈ R per ogni x ∈ I (proprietà riflessiva), Proprietà riflessiva

• se (x, y) ∈ R allora (y, x) ∈ R per ogni x, y ∈ I (proprietà Proprietà simmetrica


simmetrica),
• se (x, y) ∈ R e (y, z) ∈ R allora (x, z) ∈ R per ogni x, y, z ∈ I Proprietà transitiva
(proprietà transitiva).
In tal caso, due elementi x, y ∈ I che sono in relazione rispetto a R sono Equivalenza
detti equivalenti (rispetto a R).
Notazione 6.30. Solitamente, per caratterizzare una relazione di equi-
valenza, si danno condizioni, e non si indica l’insieme R esplicitamente.
Supponiamo che ci sia una proprietà P tale che x, y ∈ I sono in rela-
zione se e solo se P (x, y) è vera, allora definiremo la relazione nel modo
seguente:
x ∼R y se e solo se P (x, y) è vera.
Con un lieve abuso di notazione, indicheremo la relazione direttamente
con ∼R . L’insieme R = {(x, y) ∈ I × I | P (x, y) è vera} non viene L’insieme è automaticamente definito dalla
proprietà.
indicato esplicitamente.
Esempio 6.31. 1. Consideriamo l’insieme I = {1, 2, 3, 4, 5, 6} e la
relazione ◮ ◮ R1 è una relazione, infatti R1 ⊂ I × I.

R1 = (x, y) ∈ I 2 x e y sono o entrambi pari o entrambi dispari =

= (1, 1), (1, 3), (1, 5), (3, 1), (3, 3), (3, 5), (5, 1), (5, 3), (5, 5),

(2, 2), (2, 4), (2, 6), (4, 2), (4, 4), (4, 6), (6, 2), (6, 4), (6, 6) .
La relazione R1 può essere definita anche nel modo seguente:
x ∼R1 y se e solo se x e y sono o entrambi pari o entrambi dispari.
Ad esempio, abbiamo che 1 è in relazione con 1, 3 e 5 ◮, ma non con ◮ 1 ∼R1 1, 1 ∼R1 3, 1 ∼R1 5.
2, 4 e 6. Questa relazione è una relazione di equivalenza, infatti
soddisfa le tre proprietà della definizione.
Proprietà riflessiva: per ogni x ∈ I abbiamo x ∼R1 x. È
ovvio. ◮ ◮ Non c’è molto da dimostrare: o x e x so-
no entrambi pari, o x e x sono entrambi
Proprietà simmetrica: per ogni x, y ∈ I abbiamo x ∼R1 y ⇒ dispari.
y ∼R1 x. È ovvio. ◮ ◮ Se abbiamo x ∼R1 y, x e y sono o entrambi
Proprietà transitiva: per ogni x, y, z ∈ I abbiamo pari o entrambi dispari, e quindi y ∼R1 x.

x ∼R1 y e y ∼R1 z ⇒ x ∼R1 z.


Infatti, consideriamo y: se y è pari, anche x e z sono pari ◮, ◮ x ∼R1 y e y ∼R1 z.
quindi abbiamo x ∼R1 z; analogamente, se y è dispari, anche
x e z sono dispari, quindi abbiamo x ∼R1 z.

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Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–13

◮ La “regola” è la stessa del punto pre-


2. Consideriamo la relazione R2 su Z definita da ◮ cedente, ma cambia l’insieme su cui è
definita.
x ∼R2 y se e solo se x e y sono o entrambi pari o entrambi dispari.
Abbiamo

R2 = (x, y) ∈ Z2 x e y sono o entrambi pari o entrambi dispari .
Tutti i numeri dispari sono in relazione con i numeri dispari, e non
con i pari. Tutti i numeri pari sono in relazione con i numeri pari, e
non con i dispari. Questa relazione è una relazione di equivalenza,
infatti soddisfa le tre proprietà della definizione: la dimostrazione
è la stessa del punto precedente, quindi la omettiamo.
3. Consideriamo l’insieme I = {automobili} e la relazione R3 definita
da
a1 ∼R3 a2 se e solo se a1 e a2 hanno lo stesso colore.
Una automobile gialla è in relazione con tutte le automobili gial-
le, ma non con le altre; una automobile rossa è in relazione con
tutte le rosse, ma non con le altre; e così via. Questa relazione è
una relazione di equivalenza, infatti soddisfa le tre proprietà della
definizione.
Proprietà riflessiva: per ogni a ∈ I abbiamo a ∼R3 a. È ov-
vio. ◮ ◮ Non c’è molto da dimostrare: ogni au-
tomobile a ha lo stesso colore di sé
Proprietà simmetrica: per ogni a1 , a2 ∈ I abbiamo a1 ∼R3 stessa.
a2 ⇒ a2 ∼R3 a1 . È ovvio. ◮ ◮ Se a1 e a2 hanno lo stesso colore, anche a2
Proprietà transitiva: per ogni a1 , a2 , a3 ∈ I abbiamo e a1 hanno lo stesso colore.

a1 ∼R3 a2 e a2 ∼R3 a3 ⇒ a1 ∼R3 a3 .


Infatti, a1 e a3 hanno lo stesso colore di a2 ◮, quindi a1 e a3 ◮ a1 ∼R3 a2 e a2 ∼R3 a3 .
hanno lo stesso colore e abbiamo a1 ∼R3 a3 .
4. Consideriamo sull’insieme N la relazione R definita da
n ∼R m se e solo se n divide m.
Ad esempio, 2 è in relazione con tutti i numeri naturali pari (0, 2, 4, . . . ),
12 è in relazione con tutti i numeri naturali divisibili per 12 (0, 12, 24, . . . ),
mentre 1 è in relazione con tutti i numeri naturali (infatti 1 divi-
de tutti i numeri naturali). Questa relazione non è una relazione
di equivalenza, infatti soddisfa solo due delle tre proprietà della
definizione (non è simmetrica).
Proprietà riflessiva: per ogni n ∈ N abbiamo n ∼R n. Infatti,
ogni numero divide sé stesso. ◮ ◮ n = 1 · n.

Proprietà simmetrica (non soddisfatta): per ogni n, m ∈ N


abbiamo n ∼R m ⇒ m ∼R n. Non è verificata, infatti
abbiamo che 1 divide 2, ma 2 non divide 1 ◮. ◮ Non esiste nessun numero naturale k tale
che 1 = k · 2.
Proprietà transitiva: per ogni n, m, l ∈ N abbiamo
n ∼R m e m ∼R l ⇒ n ∼R l.
Infatti, se n ∼R m e m ∼R l, abbiamo che esiste k ∈ N tale
che m = k · n e che esiste h ∈ N tale che l = h · m. Quindi
abbiamo l = h · m = h · (k · n) = (h · k) · n, ossia n divide l e
n ∼R l.

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Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–14

5. Consideriamo la relazione R sull’insieme R definita da


x ∼R y se e solo se y = x + 1.
Ad esempio, abbiamo 3 ∼R 4, −6 ∼R −5, π ∼R π + 1, ma 3 non è
in relazione con 5 né con 2. ◮ Questa relazione non è una relazione ◮ Ogni numero reale è in relazione solo con
quello ottenuto sommandogli 1.
di equivalenza, infatti non soddisfa nessuna delle tre proprietà della
definizione.
Proprietà riflessiva (non soddisfatta): per ogni x ∈ R abbia-
mo x ∼R x. Non è verificata, infatti abbiamo che 0 non è in
relazione con sé stesso ◮. ◮ 0 6= 0 + 1.

Proprietà simmetrica (non soddisfatta): per ogni x, y ∈ R


abbiamo x ∼R y ⇒ y ∼R x. Non è verificata, infatti abbiamo
che 2 ∼R 3 ma 3 non è in relazione con 2. ◮. ◮ 3 = 2 + 1, ma 2 6= 3 + 1.

Proprietà transitiva (non soddisfatta): per ogni n, m, l ∈ N


abbiamo n ∼R m e m ∼R l ⇒ n ∼R l. Non è verificata,
infatti abbiamo che 2 ∼R 3 e 3 ∼R 4, ma 2 non è in relazione
con 4. ◮. ◮ 3 = 2 + 1 e 4 = 3 + 1, ma 4 6= 2 + 1.

Definizione 6.32. Sia ∼R una relazione di equivalenza su un insieme Classe di equivalenza


I. Dato un elemento x ∈ I, il sottoinsieme I formato dagli elementi che
sono equivalenti a x è detto classe di equivalenza di x per la relazione di
equivalenza ∼R , ed è indicato con
[x]∼R .
L’elemento x è detto rappresentante della classe di equivalenza [x]∼R . Rappresentante

Proposizione 6.33. Sia ∼R una relazione di equivalenza su un insieme


I. Se x è equivalente a y, la classe di equivalenza di x è uguale a quella x ∼R y ⇒ [x]∼R = [y]∼R .
di y. Se invece x non è equivalente a y, la classe di equivalenza di x e non (x ∼R y) ⇒ [x]∼R ∩ [y]∼R = ∅.
quella di y hanno intersezione vuota.
Dimostrazione. Supponiamo che x ∼R y. Allora, per la proprietà transi-
tiva, un elemento è equivalente a x se e solo se è equivalente a y. Quindi
le classi di equivalenza di x e di y coincidono.
Supponiamo ora che x e y non sono equivalenti. Allora, sempre
per la proprietà transitiva, un elemento equivalente a x non può essere
equivalente a y, e viceversa ◮. Quindi le classi di equivalenza di x e di y ◮ Se per assurdo avessimo z ∼R x e z ∼R
y, avremmo x ∼R y che è assurdo
hanno intersezione vuota. (stiamo supponendo che x e y non sono
equivalenti).
Osservazione 6.34. Dalla proposizione precedente deduciamo che la
scelta del rappresentante è arbitraria ◮. È, però, importante notare che ◮ Ognuno può scegliere come rappresentante
di una classe di equivalenza un qualsiasi
quando usiamo un rappresentante invece della classe stessa, dobbiamo elemento che sta nella classe.
verificare che tutto ciò che viene fatto non dipende dal rappresentante
scelto ◮. ◮ Appunto perché la scelta è arbitraria, dob-
biamo stare attenti che non ci siano cam-
Esempio 6.35. Consideriamo le relazioni di equivalenza definite nell’E- biamenti in ciò che viene fatto se qualcun
sempio 6.31. altro sceglie un rappresentante diverso.

1. La relazione di equivalenza definita nell’Esempio 6.31-1 ha due


classi di equivalenza: {1, 3, 5} e {2, 4, 6}. Gli elementi 1, 3, 5 so-
no i rappresentanti della classe di equivalenza [1]∼R = [3]∼R =
1 1
[5]∼R = {1, 3, 5}; invece, gli elementi 2, 4, 6 sono i rappresentanti
1

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Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–15

della classe di equivalenza [2]∼R = [4]∼R = [6]∼R = {2, 4, 6}.


1 1 1
Gli elementi 1, 3, 5 sono tra loro equivalenti e non sono equivalenti
agli elementi 2, 4, 6, e viceversa; infatti, le due classi di equivalenza
hanno intersezione vuota.
2. Anche la relazione di equivalenza definita nell’Esempio 6.31-2 ha
due classi di equivalenza: {. . . , −1, 1, 3, 5, . . .} e {. . . , −2, 0, 2, 4, . . .}.
I numeri dispari sono i rappresentanti della classe di equivalenza
{. . . , −1, 1, 3, 5, . . .}; invece, i numeri pari sono i rappresentanti
della classe di equivalenza {. . . , −2, 0, 2, 4, . . .}. ◮ Tutti i numeri di- ◮ Ad esempio, abbiamo [9]∼R2 = [13]∼R2 =
spari sono tra loro equivalenti e non sono equivalenti ai numeri pari, {. . . , −1, 1, 3, 5, . . .} e [12]∼R2 =
e viceversa; infatti, le due classi di equivalenza hanno intersezione [18]∼R2 = {. . . , −2, 0, 2, 4, . . .}.
vuota.
3. La relazione di equivalenza definita nell’Esempio 6.31-3 ha va-
rie classi di equivalenza: {automobili gialle}, {automobili rosse},
{automobili verdi}, ecc. ◮ Una qualsiasi automobile gialla rappre- ◮ C’è una classe di equivalenza per ogni
senta la classe di equivalenza {automobili gialle}; una qualsiasi au- colore.
tomobile rossa rappresenta la classe di equivalenza {automobili rosse};
una qualsiasi automobile verde rappresenta la classe di equivalenza
{automobili verdi}; e così via. Tutte le automobili gialle sono tra
loro equivalenti e non sono equivalenti a nessun’altra automobile di
un altro colore, tutte le automobili rosse sono tra loro equivalenti
e non sono equivalenti a nessun’altra automobile di un altro colo-
re, tutte le automobili verdi sono tra loro equivalenti e non sono
equivalenti a nessun’altra automobile di un altro colore, e così via;
infatti, le classi di equivalenza hanno intersezione vuota.
Osservazione 6.36. Sia ∼R una relazione di equivalenza su un insieme Partizione
I. Ogni elemento di I appartiene a una classe di equivalenza e due
classi di equivalenza diverse hanno intersezione vuota, quindi l’insieme I
è diviso in sottoinsiemi ogni coppia dei quali ha intersezione vuota. Una
tale suddivisione è detta partizione di I.
Definizione 6.37. L’insieme delle classi di equivalenza per una relazione Insieme quoziente
di equivalenza ∼R su un insieme I è detto insieme quoziente di I per la 




 

relazione di equivalenza ∼R .  

 

Esempio 6.38. Consideriamo le relazioni di equivalenza definite nell’E- 
 

sempio 6.31, di cui abbiamo descritto le classi di equivalenza nell’Esem-
pio 6.35.
1. Le due classi di equivalenza [1]∼R e [2]∼R ◮ hanno intersezione ◮ Abbiamo scelto 1 e 2 come rappresentanti,
1 1
ma sarebbe stato uguale se avessimo scelto
vuota e la loro unione è tutto l’insieme I: altri rappresentanti: 3 o 5 al posto di 1, e
4 o 6 al posto di 2.
[1]∼R ∩ [2]∼R = ∅ e [1]∼R ∪ [2]∼R = I;
1 1 1 1
n o
esse formano una partizione di I. L’insieme [1]∼R , [2]∼R è
1 1
l’insieme quoziente dell’insieme {1, 2, 3, 4, 5, 6} per la relazione di
equivalenza ∼R1 .
2. Le due classi di equivalenza [0]∼R e [1]∼R ◮ hanno intersezione ◮ Abbiamo scelto 0 e 1 come rappresentanti,
2 2
ma sarebbe stato uguale se avessimo scel-
vuota e la loro unione è tutto l’insieme Z: to altri rappresentanti: un qualsiasi nume-
ro intero pari al posto di 0, e un qualsiasi
[0]∼R ∩ [1]∼R = ∅ and [0]∼R ∪ [1]∼R = Z; numero intero dispari al posto di 1.
2 2 2 2

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Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–16

n o
esse formano una partizione di Z. L’insieme [0]∼R , [1]∼R è
2 2
l’insieme quoziente dell’insieme Z per la relazione di equivalenza
∼R2 .
3. Le classi di equivalenza {automobili gialle}, {automobili rosse},
{automobili verdi}, ecc. hanno a due a due intersezione vuota e
la loro unione è tutto l’insieme {automobili}; esse formano una
partizione di {automobili}. L’insieme ◮ ◮ Questo insieme quoziente può essere
 pensato come un insieme di colori
{automobili gialle}, {automobili rosse}, {automobili verdi}, . . . ({giallo, rosso, verde, . . .}), ma, volendo es-
sere precisi, non è un insieme di colo-
è l’insieme quoziente dell’insieme {automobili} per la relazione di ri: i suoi elementi non sono colori, so-
no classi di equivalenza (ossia sottoinsiemi
equivalenza ∼R3 . dell’insieme {automobili}).

c 2014 Gennaro Amendola


Versione 1.0
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA
Lezione n°: 6/S1
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 1

Sessione di Studio 6.1

Funzioni e classi di equivalenza


Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–17

Sessione di Studio 6.1



Esercizio 6.1. Trova l’immagine della funzione f : R ∋ x 7−→ x2 , −x2 ∈
2
 . Trova 2la controimmagine
R dell’elemento (1, −1) e dell’insieme I =

(a, a) ∈ R a ∈ R .
 2
Soluzione. Abbiamo x ∈ R x ∈ R = {x ∈ R | x > 0}, quindi abbia-

mo Im(f ) = (a, −a) ∈ R2 a ∈ R con a > 0 .
La controimmagine di (1, −1)  è formata dai numeri reali tali che
f (x) = (1, −1), ossia x2 , −x2 = (1, −1). Le soluzioni del sistema
 2
x =1
sono x = ±1, quindi Preimf (1, −1) = {±1}.
−x2 = −1
 Analogamente, per la controimmagine di I, risolviamo il sistema
x2 = a
. L’unica soluzione è x = 0, ◮ quindi Preimf (I) = {0}. ◮ x2 = a ha soluzioni solo per a > 0, men-
−x2 = a tre −x2 = a ha soluzioni solo per a 6 0,

x2 = 0
quindi a = 0. Il sistema ha
−x2 = 0
soluzione x = 0.
Esercizio 6.2. Trova i punti fissi della funzione f : R2 ∋ (x, y) 7−→
(y − x, 4y − 6x) ∈ R2 .
Soluzione.  Una coppia (x, y) ∈ R2 è un punto fisso di f se f (x, y) =
y−x=x
(x, y), ossia , le cui soluzioni sono (x, y) = (α, 2α) con
4y − 6x = y
α ∈ R.


Esercizio 6.3. La funzione f : R3 ∋ (x, y, z) 7−→ y + 1, x2 + y 2 , x − 2z ∈
R3 è iniettiva? È surgettiva?
Soluzione. Cerchiamo di trovare la controimmagine di un elemento
(a, b, c) del codominio, ossia di risolvere f (x, y, z) = (a, b, c).
 L’equazione
  y+1=a
y + 1, x2 + y 2 , x − 2z = (a, b, c) è equivalente al sistema x2 + y 2 = b .

x − 2z = c
Abbiamo b > 0, quindi f non è surgettiva (per esempio, Preimf (0, −1, 0) =
∅).
Inoltre, trovando x dalla
 terza equazione e y dalla prima, abbiamo che
 y =a−1
il sistema è equivalente a (c + 2z)2 + (a − 1)2 = b . La seconda equa-

x = c + 2z

zione è 4z 2 +4cz+c2 +(a−1)2 −b = 0. Se 16c2 −16 c2 + (a − 1)2 − b > 0

−4c± 16c2 −16(c2 +(a−1)2 −b)
ci sono due soluzioni per z, ossia z1/2 = 8 . Que-
sto succede per esempio se c = 0 e a = b = 1 (precisamente, 16 > 0),
quindi # Preimf (1, 1, 0) = 2 e f non è iniettiva.

Esercizio 6.4. Dimostra che la funzione f : R2 ∋ (x1 , x2 ) 7−→ (x2 − x1 , 3x1 − 2x2 ) ∈
R2 è bigettiva, e calcola la sua inversa.
Soluzione. Cerchiamo la controimmagine Preimf (a1 , a2 ) di un elemen-
to generico
 (a1 , a2 ) del codominio, ossia cerchiamo le soluzioni del siste-
x 2 − x 1 = a1
ma . C’è esattamente una soluzione per ogni (a1 , a2 ),
3x1 − 2x2 = a2

c 2014 Gennaro Amendola


Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–18

ossia (x1 , x2 ) = (2a1 + a2 , 3a1 + a2 ), quindi la funzione è bigettiva, e la


sua inversa è
f −1 : R2 ∋ (a1 , a2 ) 7−→ (2a1 + a2 , 3a1 + a2 ) ∈ R2 .

Esercizio 6.5. Scrivi esplicitamente le funzioni g ◦ f e f ◦ g con



f : R ∋ x 7−→ x, x2 , x − 1 ∈ R3 e g : R3 ∋ (a, b, c) 7−→ (a−1, b−c) ∈ R2 ,
se possono essere definite.
Soluzione. Abbiamo g ◦ f : R 7−→ R2 con
  
g f (x) = g x, x2 , x − 1 = x − 1, x2 − (x − 1) .
Visto che il dominio di f e il codominio di g sono diversi, la compo-
sizione di g e f non può essere definita.

Esercizio 6.6. Dimostra che la relazione su Z tale che


n ∼R m se e solo se m − n è un multiplo di 3
è una relazione di equivalenza. Trova l’insieme quoziente.
Soluzione. Dimostriamo le tre proprietà della definizione. ◮ ◮ Definizione 6.29.

Proprietà riflessiva: per ogni n ∈ Z abbiamo n − n = 0 = 0 · 3.


Proprietà simmetrica: per ogni n, m ∈ Z, se abbiamo m − n = k · 3,
con k ∈ Z, allora abbiamo n − m = (−k) · 3.
Proprietà transitiva: per ogni n, m, l ∈ Z, se abbiamo m − n = k · 3,
con k ∈ Z, e l − m = h · 3, con h ∈ Z allora abbiamo l − n =
(l − m) + (m − n) = h · 3 + k · 3 = (h + k) · 3.
La classe di equivalenza di 0 è [0]∼R = {. . . , −3, 0, 3, 6, . . .}, la classe di
equivalenza di 1 è [1]∼R = {. . . , −2, 1, 4, 7, . . .}, la classe di equivalenza
di 2 è [2]∼R = {. . . , −1, 2, 5, 8, . . .}.
L’unione di queste tre classi di equivalenza è tutto Z, quindi l’insieme
quoziente è

{. . . , −3, 0, 3, 6, . . .}, {. . . , −2, 1, 4, 7, . . .}, {. . . , −1, 2, 5, 8, . . .} .

Esercizio 6.7. La relazione ∼R1 su R tale che x ∼R1 y se e solo se


x < y è una relazione di equivalenza?
La relazione ∼R2 su {proposizioni} tale che
P ∼R2 Q se e solo se P ⇒ Q è vera
è una relazione di equivalenza?
Soluzione. La relazione R1 non è una relazione di equivalenza perché
non è riflessiva, infatti abbiamo che 0 non è legato a sé stesso (0 < 0 è
falso).
La relazione R2 non è una relazione di equivalenza perché non è (x = 0) ⇒ (x > 0) è vera, ma (x > 0) ⇒
(x = 0) non è vera.
simmetrica, infatti abbiamo che la proposizione x = 0 implica la pro-
posizione x > 0, ma l’implicazione inversa non è vera (la proposizione
x > 0 non implica la proposizione x = 0), quindi la proposizione x = 0
è in relazione con la proposizione x > 0 ma la proposizione x > 0 non è
in relazione con la proposizione x = 0.

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Versione 1.0
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA
Lezione n°: 6/S2
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 1

Sessione di Studio 6.2

Funzioni e classi di equivalenza


Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–19

Sessione di Studio 6.2


Esercizio 6.8. Trova l’immagine della funzione
f : R ∋ (x, y) 7−→ (x − y, y − x) ∈ R2 .
Trova la controimmagine dell’insieme I = {(1, −1), (0, 0), (1, 1)} rispetto
a f.
Esercizio 6.9. Trova i punti fissi della funzione
f : R ∋ x 7−→ x3 ∈ R.
Esercizio 6.10. La funzione
f : R3 ∋ (x, y, z) 7−→ (x − y, y − z, z − x) ∈ R3
è iniettiva? È surgettiva?
Esercizio 6.11. Dimostra che la funzione
f : R3 ∋ (x, y, z) 7−→ (x + y, y + z, z + x) ∈ R3
è bigettiva, e calcola la sua inversa.
Esercizio 6.12. Fai la controprova, con il calcolo della composizione,
che l’inversa f −1 calcolata nell’Esercizio 6.4 è davvero l’inversa di f .
Esercizio 6.13. Scrivi esplicitamente le funzioni g ◦ f e f ◦ g con

f : R ∋ x 7−→ 2, x, x2 − x ∈ R3 e g : R2 ∋ (a, b) 7−→ a2 −b ∈ R,
se possono essere definite.
Esercizio 6.14. Dimostra che la relazione su R2 tale che (x1 , x2 ) ∼R
(y1 , y2 ) se e solo se x2 = y2 è una relazione di equivalenza. Trova l’insieme
quoziente.
Esercizio 6.15. La relazione ∼R1 su R tale che x ∼R1 y se e solo se
x 6 y è una relazione di equivalenza?
La relazione ∼R2 su R[x] tale che
p(x) ∼R2 q(x) se e solo se p(x) e q(x) hanno uno zero comune
è una relazione di equivalenza?

c 2014 Gennaro Amendola


Versione 1.0
Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–20


Risultato dell’Esercizio
 6.8. Im(f ) =  (a, −a) ∈ R 2 a ∈ R .
Preimf (I) = (a + 1, a) ∈ R2 a ∈ R ∪ (a, a) ∈ R2 a ∈ R .
Risultato dell’Esercizio 6.9. −1, 0, 1. ◮ ◮ Abbiamo già visto nella Sezione 5.4
come trovare le soluzioni di equazioni
Risultato dell’Esercizio 6.10. Non iniettiva: f (1, 1, 1) = f (0, 0, 0). polinomiali.
Non surgettiva: (1, 0, 0) 6∈ Im(f ).
Risultato dell’Esercizio 6.11. Dimostra che la controimmagine Preimf (a, b, c)
di un elemento generico (a, b, c) del codominio è formata daesattamente
a+b−c −a+b+c
un elemento. f −1 : R3 ∋ (a, b, c) 7−→ a−b+c
2 , 2 , 2 ∈ R3 .
Risultato dell’Esercizio 6.12. Calcola esplicitamente f ◦f −1 e f −1 ◦f , Proposizione 6.26.
dimostrando che
f ◦f −1 : R2 ∋ (x1 , x2 ) 7−→ (x1 , x2 ) ∈ R2 e f −1 ◦f : R2 ∋ (a1 , a2 ) 7−→ (a1 , a2 ) ∈ R2 .
Risultato dell’Esercizio 6.13. g ◦ f non può essere definita.
 2 
f ◦ g : R2 ∋ (a, b) 7−→ 2, a2 − b, a2 − b − a2 − b ∈ R3 .
Risultato dell’Esercizio 6.14. Dimostra le tre proprietà della defini-
zione. ◮ L’insieme quoziente è ◮ Definizione 6.29.

{Ia | a ∈ R}

dove le classi di equivalenza sono Ia = [(0, a)]∼R = (x, a) ∈ R2 x ∈ R .
Risultato dell’Esercizio 6.15. R1 non è simmetrica: 0 6 1 ma 1 6 0.
R2 non è transitiva: (x − 1)(x − 2) e (x − 2)(x − 3) hanno uno zero
comune, (x − 2)(x − 3) e (x − 3)(x − 4) hanno uno zero comune, ma
(x − 1)(x − 2) e (x − 3)(x − 4) non hanno uno zero comune. ◮ ◮ Teorema fondamentale dell’algebra (Teore-
ma 5.50).

c 2014 Gennaro Amendola


Versione 1.0
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE 2010
Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA
Lezione n°: 6/S3
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 1

Sessione di Studio 6.3

Funzioni e classi di equivalenza


Lezione 6. Funzioni e classi di equivalenza 6–21

Sessione di Studio 6.3


Letture supplementari possono essere le seguenti:
• http://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_(matematica)
• http://it.wikipedia.org/wiki/Funzione_trigonometrica
• http://it.wikipedia.org/wiki/Relazione_di_equivalenza

c 2014 Gennaro Amendola


Versione 1.0
Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA
Lezione n°: 6/S3
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 3

Sessione di Studio 6.3 Quiz

Funzioni e classi di equivalenza


Corso di Laurea: INGEGNERIA INFORMATICA E DELL'AUTOMAZIONE (D.M. 270/04)
Insegnamento: COMPLEMENTI DI MATEMATICA
Lezione n°: 6/S3
Titolo: Funzioni e classi di equivalenza
Attività n°: 3

• Risolvere il seguente quiz a risposta


multipla in cui per ogni domanda una sola
risposta è giusta.
• Rivedere le risposte del quiz.

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