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barbarie/

NOVEMBRE 30, 2021 DI FSROMAIT

Due luoghi e due misure (Contravvenzioni e barbarie)


Ormai Enrico lo sa: c’è solo la scelta. La scelta di sapere come morirà. Se non di covid o di effetti
collaterali da vaccino, forse di qualche “brutta” malattia. Oppure d’infarto. Oppure, con buona
probabilità, investito. No, non da un’auto, come spesso purtroppo accade, o da una moto o addirittura
da una bicicletta (quante, pure, vanno veloci sui marciapiedi? O, sulle piste ciclabili, sfrecciano in
barba alla città e ai passanti impreparati?) Ma da un monopattino. Sì, uno di quei “moderni”
dispositivi elettrici a due ruote che, giustamente, per snellire il traffico, sono l’ideale. E poi – diciamolo
– la tecnologia ben venga, no?

«Sai, ho ricevuto una contravvenzione», gli dice Mariangela.

«Quando?», le risponde Enrico.

«Due mesi fa.»

«E dove eri?»

«Non ti ricordi? Eravamo andati al lago. Percorrevamo la Salaria e…»

«Ah, già… il controllo elettronico della velocità… ma tu vai sempre piano, tanto che dietro a te si
forma puntualmente la coda e ti suonano!»

«Già, infatti il mio eccesso di velocità era cinquantacinque – 55 – chilometri orari.»

«Cinquantacinque?»

«Sì: il limite era cinquanta… ma la strada era tutta deserta e non me ne sono accorta!»

«Ma certo, figurati. Che dire? Lasciamo stare…»

«Invece qui, in tutti i quartieri di Roma, hai visto come parcheggiano le auto?»

«Già», risponde lui, «ma dove sono i vigili urbani?»


«E fossero solo le auto sulle strisce: hai visto i monopattini? C’è solo l’imbarazzo della scelta.»

   

«Ma cos’è? “Parcheggio selvaggio”?»

«Di sera, la mamma di Rosaria, che non vede bene, una volta – era buio – ci ha inciampato.»

«Fosse solo quello: l’altro giorno mi hanno sfiorato e, per poco, non cadevo. Era un deficiente che col
suo monopattino è sfrecciato sul marciapiede. Mi ha urtato al braccio e stavo cadendo. Si è appena
girato per gridare “Scusa”. Ma scusa a che? Imparasse a vivere.»

«Deve scapparci un altro morto? Come a Parigi, quella povera giovane…»

«Lo so… fa più rabbia o pena? A poco più di trent’anni, morire in quel modo.»
Tacciono, Enrico e Mariangela. Tacciono, rattristati e impotenti. Poi lui riprende: « Quei due ruote
elettrici, son stati dati in carico a tante tante persone. E, alcune di queste, sono purtroppo degli
emeriti imbecilli, o immaturi o incoscienti, il che fa lo stesso. Come quando ho chiamato i vigili urbani
per lamentare quell’ennesimo parcheggio selvaggio d’un monopattino in mezzo al marciapiede. Mi
hanno rimbalzato da un numero a un altro e, alla fine, dopo venti minuti, mi hanno chiesto “Chi le ha
passato questo numero?” ed è caduta la telefonata. Segnalo gli abusi – perché abusi sono, no? –
anche al sito e alle pagine delle autorità senza ricevere alcuna risposta. Gli ho scritto che “non servono
denunce ma una campagna capillare di civilizzazione e sensibilizzazione a più livelli e Voi, come
Comune, oltre la Scuola – con l’Educazione Civica che non si studia più perché la Società è Globalizzata
ma l’Antropologia Culturale neppure perhé è di là da venire – avreste la facoltà e il dovere
d’intervenire contro questa ulteriore deriva urbana e, più in generale, della società tutta.” Però mi sa
che si sono messi a ridere.»

«Tuttavia la contravvenzione di eccesso di velocità sulla Salaria – cinquantacinque chilometri orari su


strada deserta di traffico – arriva puntuale», torna a ribadire Mariangela.

«Eh, ma sai, sono due luoghi diversi; poi una è la polizia stradale d’un territorio – un comune – fuori
città, altro sono i quartieri di Roma, affollati, ingorgati di traffico, i vigili urbani che hanno tanto altro
da fare…»

«Le contravvenzioni e la barbarie… ma non è sempre lo Stato?», chiede Mariangela.

«Due luoghi e due misure…», chiosa Enrico. «Lo so di cosa moriremo.»

FINE

[Fabio Sommella, 30 novembre 2021]

In sottofondo, la mia composizione Tempo di fiabe

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

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