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Con Impero romano s’intende lo stato di Roma dalla presa del potere da parte di
Ottaviano (27 a.C.) alla deposizione di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano
d’Occidente (476 d.C.).
Nel 27 a.C. assume la carica di princeps senatus. Formalmente egli rimane un primus
inter pares, senza acquisire le prerogative proprie di un monarca. Tuttavia, in
quanto princeps, ha facoltà di esprimersi per primo sulle scelte del Senato,
influenzandone pesantemente gli orientamenti.
Alla sua morte, nel 14 d.C., Augusto lascia un impero in forte ripresa economica e
demografica.
Nel 69 d.C. Vespasiano dà inizio all’Età Flavia (69-96 d.C.). Durante l’Età Flavia,
Roma diviene sempre più splendida e potente. A Vespasiano succedono i figli Tito (79-
81 d.C.) e Domiziano (81-96 d.C.). Domiziano è fautore di un grande sviluppo delle
province. Promuove il culto di sé stesso come divinità. Viene ucciso in una congiura del
Senato, che gli era sempre stato ostile. Per un approfondimento leggi Età Flavia 69-96
d.C.
Impero romano massima espansione dal 96 al 186 d.C.
Tra il 96 e il 180 d.C. si succedono al potere le grandi figure di Nerva (96-98
d.C.), Traiano (98-117 d.C.), Adriano (117-138 d.C.), Antonino Pio (138-161 d.C.)
e Marco Aurelio (161-180 d.C.). È questa l’Età degli imperatori adottivi. È il periodo di
maggiore splendore e potenza della storia di Roma. Sotto Traiano l’Impero raggiunge la
massima estensione dei suoi confini, che il successore Adriano si dedica a consolidare.
Sotto Marco Aurelio – passato alla storia anche per la sua statura morale e intellettuale
di imperatore-filosofo – l’Impero di Roma comincia a mostrarsi vulnerabile. Le prime
ondate di “barbari” superano il Danubio e tornano a devastare, dopo tre secoli, la Pianura
Padana.