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Elementi di Economia Matematica

Anna De Simone

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I parte
1 Equilibri
1.1 Scelte individuali
Il punto di partenza è la seguente osservazione: i beni sono scambiati fra gli agenti,
dunque questi ne possiedono quantità differenti in momenti diversi. In altri termini,
l’allocazione dei beni in un certo momento differisce da quella in un momento suc-
cessivo.
Per ora, salvo eventuali precisazioni tecniche che seguiranno, un bene è una qualun-
que merce o un qualunque servizio che si possa scambiare fra agenti economici, che
a loro volta sono persone, società, enti o altro. Ogni agente possiede un paniere di
beni, ossia una certa quantità di ciascun bene. La distribuzione dei vari beni tra i
diversi agenti prende il nome di allocazione. In queste note vogliamo innanzi tutto
studiare:
1 qual’è un modello che spiega le variazioni di allocazioni;
2 se esiste una situazione raggiunta la quale un individuo non è indotto a variarla.
Inizieremo la nostra analisi osservando che:
- l’attitudine di un agente economico a preferire per sé una determinata distri-
buzione di beni piuttosto che un altra può essere descritta individuando coppie di
panieri, sotto la convenzione che una coppia esprima la predilezione dell’agente per
la prima delle sue coordinate;
- accanto a questo, definito un concetto (operazione) di scelta del consumatore,
individueremo poi alcune semplici proprietà della scelta che permettono di verificare
che quando questa non è contraddittoria è la rivelazione di una preferenza.
Alla base della teoria economica c’è l’assunzione di un certo grado di razionalità
degli agenti: ciascun agente conosce i propri interessi ed agisce in maniera da mas-
simizzare il proprio benessere.
Il problema fondamentale della teoria economica è lo studio di come si distribuisco-
no le risorse. La loro scarsità, rispetto alle necessità della società, giustifica l’uso
del termine “problema” quando ci si riferisce a tale questione. Si può analizzare la
situazione da diversi punti di vista, noi partiremo dallo studio del comportamento
del singolo (individuo, agente, consumatore), prima di prendere in considerazione
la sua interazione con gli altri agenti economici. Inizieremo descrivendo un modello
in cui un agente effettua una scelta tra gli elementi (alternative) di un insieme. Il
risultato di cui invitiamo il lettore a rendersi conto è che, una volta individuate le
caratteristiche del comportamento di scelta che lo rendono razionale, si vede che
un comportamento di questo tipo scaturisce dell’esistenza di un ordine nell’insieme
delle alternative, che d’altra parte dipende dal grado di soddisfazione procurata al-
l’agente da ciascuna delle alternative. Formalmente: le scelte di un individuo sono
le conseguenze delle sue preferenze rispetto alle possibili alternative.
In questa prima parte della nostra analisi non abbiamo bisogno di particolari assun-
zioni riguardo le alternative, possiamo riferirci a situazioni di tipo completamente

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arbitrario, ad uno scenario di tipo qualunque, dunque per il momento rappresentia-
mo le alternative in maniera astratta, mediante un insieme A privo di qualunque
struttura.
Iniziamo descrivendo in termini formali il comportamento di scelta di un individuo
posto di fronte ad un insieme di alternative. Come appena spiegato, cercheremo poi
di ricavare, a partire da questo, le sue preferenze. Tale modo di procedere non é
l’unico possibile: é noto infatti che l’approccio che prevede l’assiomatizzazione del
comportamento di scelta, e la determinazione, a partire da questo, della descrizione
delle preferenze degli agenti, é logicamente equivalente a quello che individua come
punto di partenza le preferenze, e che, dopo averne stabilito le proprietá, fa derivare
da queste le scelte.
Ciascun individuo effettua una scelta fra le alternative, nel senso che indica, fra
tutte, quella, o quelle, che preferisce. La forma più generale del comportamento di
scelta si può descrivere mediante una funzione
C : 2A → 2A
dove con 2A abbiamo denotato la famiglia di tutti i sottoinsiemi dell’insieme A delle
alternative.
Se A è un sottoinsieme di A, C(A ) consiste degli elementi di A selezionati nella
scelta.
Una funzione
C : 2A → 2A
è una scelta se
C(∅) = ∅
e, per ogni insieme non vuoto di alternative A (⊆ A),
∅ = C(A ) ⊆ A
L’assunzione C(A ) = ∅ presuppone una capacità dell’agente di saper sempre sceglie-
re. Ciò è abbastanza naturale, ma può avere un aspetto controverso: saper scegliere
tra due possibilità implica la capacità di saper scegliere tra più di 2, ad esempio 3,
4, ... un numero qualunque. Ci sono però situazioni in cui ci si trova di fronte ad
un numero infinito di alternative (pensiamo ad esempio alle lotterie), in questo caso
saremo davvero capaci di fare una scelta?
Osservazione 1.1 Se per una parte A dell’insieme A delle alternative risulta
C(A ) = A ,
qual’è la scelta fatta dall’agente in A ?
L’esperienza ci dice che le scelte, effettuate in generale su insiemi di alternative
di cardinalità qualunque, hanno come base di partenza il confronto di alternative
a due a due, dunque non ci meraviglia l’esistenza di un collegamento tra scelte e
relazioni binarie. Un attimo di riflessione permetterà una naturale interpretazione
della relazione utilizzata nella definizione seguente.

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Diciamo che una relazione binaria R sull’insieme A rappresenta la scelta C se per
ogni sottoinsieme A di A risulta
C(A ) = {x ∈ A : (x, y) ∈ R ∀y ∈ A }

É immediato verificare che


Proposizione 1.2 Una relazione binaria che rappresenta una scelta è necessaria-
mente completa1.
Tra le scelte, risultano di particolare interesse quelle che esprimono un compor-
tamento “razionale” del consumatore. Proviamo a formalizzare tale richiesta di
razionalità. Vogliamo evitare situazioni del tipo seguente: un agente in una certa
situazione sceglie l’alternativa x in presenza dell’alternativa y, ma poi sceglie y e non
x in un differente contesto, in cui sono comunque presenti entrambe le alternative.
Formalmente:
Definizione 1.3 Una scelta C si dice razionale se, presi ad arbitrio due sottoin-
siemi A ed A di A, risulta

x, y ∈ A ∩ A
x ∈ C(A )  ⇒ x ∈ C(A )

y ∈ C(A )
Non é difficile verificare che
Proposizione 1.4 Ogni relazione binaria che rappresenta una scelta razionale é
transitiva2 . Viceversa, ogni scelta rappresentata da una relazione binaria transitiva
è razionale.
Invertiamo il punto di vista che ci ha condotto a queste osservazioni nel risultato
seguente che formalizza il legame esistente tra le scelte (osservabili) e la capacità
(non osservabile) degli agenti di comparare le alternative.
Teorema 1.5 Ogni scelta razionale è rappresentata da una e una sola relazione
binaria completa e transitiva.
dim: Se C è una scelta razionale, definiamo sull’insieme A la relazione binaria R
ponendo
(x, y) ∈ R ⇔ x ∈ C({x, y})
Il fatto che l’immagine mediante C di un insieme non vuoto sia non vuota, assicura
che la relazione R è completa. Sia ora (x, y) ∈ R e (y, z) ∈ R. Definiamo A =
{x, y, z}. Se fosse x ∈ / C(A ), poichè C è razionale, si avrebbe y ∈/ C(A ), dunque
 
anche z ∈ / C(A ) e, come conseguenza, l’insieme C(A ) risulterebbe vuoto. L’assurdo
a cui si è pervenuti assicura che x ∈ C(A ); usando di nuovo il fatto che C è razionale,
1 Ricordiamo che una relazione binaria R su un insieme A si dice completa se presi ad arbitrio gli elementi x ed

y in A risulta verificata almeno una delle due relazioni (x, y) ∈ R, (y, x) ∈ R.


2 Una relazione binaria R si dice transitiva se dalle relazioni (x, y) ∈ R e (y, z) ∈ R segue (x, z) ∈ R.

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si ottiene che(x, z) è un elemento di R, dunque che la relazione R è transitiva. Infine,
è immediato verificare che per ogni A ⊆ A risulta
C(A ) = {x ∈ A : x ∈ C({x, y}) ∀y ∈ A }
Il fatto che R sia univocamente determinata dai valori di C sui sottoinsiemi di A
composti da due elementi assicura che R è l’unica relazione completa e transitiva
che rappresenti C. 2

Esercizio 1.6 Dal precedente teorema segue che per una scelta razionale C risulta
C(A ) = {x ∈ A : x ∈ C({x, y}) ∀y ∈ A }
Verificare che tale uguaglianza non è sufficiente ad assicurare la razionalità di C.
La situazione da noi presa in considerazione è un caso particolare di una situa-
zione più generale: può accadere infatti che esistano dei vincoli sugli insiemi di
alternative tra le quali un dato agente può scegliere (se ad esempio il problema è
scegliere tra panieri di beni da acquistare, un agente deve fare i conti con le proprie
disponibilità); ne vedremo qualche esempio quando tratteremo la teoria della do-
manda del consumatore. In questi casi sono necessarie delle ipotesi aggiuntive per
poter rappresentare la scelta mediante relazioni binarie.
Parliamo dunque di struttura di scelta su un insieme A quando ci riferiamo ad una
coppia ( A, C) in cui A è una famiglia di parti non vuote di un insieme A, e C è
una corrispondenza definita su A, con proprietà analoghe a quelle in precedenza
considerate:
∅ = C(A ) ⊆ A ∀A ∈ A.
Ad ogni struttura di scelta ( A, C) è collegata in maniera naturale una relazione
binaria R:
(x, y) ∈ R ⇔ ∃A ∈ A tale che {x, y} ⊆ A e x ∈ C(A )
che si dice associata alla struttura di scelta data. In maniera analoga a quanto fatto
prima, si può definire la razionalità anche per una struttura di scelta. Ovviamente
le informazioni che possiamo ricavare, a partire da una struttura di scelta, sui gusti
del consumatore sono poche se l’insieme A non è sufficientemente ricco. Il seguente
esercizio aiuta a chiarire la situazione.
Esercizio 1.7 Verificare che condizione sufficiente affinchè una struttura di scelta
razionale si possa rappresentare mediante una relazione binaria completa e transitiva
è che A contenga tutti i sottoinsiemi di A di cardinalità ≤ 3.
Dimostrare con un esempio che tale condizione non è invece necessaria.
Il precedente risultato descrive il fatto che le scelte di un agente sono la manifestazio-
ne visibile dell’atteggiamento dell’individuo nei confronti delle possibili alternative.
Tale atteggiamento è descritto, a dar credito al teorema, da una relazione binaria
completa e transitiva. Formalizziamo ora questo concetto, studiandone la natura e
le proprietà.

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1.2 Preferenze
Presi gli elementi (non per forza distinti) x ed y di A, ossia considerate le alternative
x ed y, un pronunciamento in termini di preferenza tra esse si esprime attraverso
frasi del tipo
1) x è almeno buona quanto y (x non è peggiore di y)
2) x è migliore di y
3) x non è migliore di y
4) x ed y sono indifferenti
Una relazione di preferenza è una relazione binaria in A, cioè un sottoinsieme R
di A × A che permette di riscrivere sinteticamente frasi di questo tipo (usiamo
indifferentemente il simbolo xRy oppure (x, y) ∈ R per indicare che gli elementi x
ed y sono nella relazione R).
Denotiamo con x y la relazione “x è almeno buona quanto y”. A partire da
si possono in modo naturale descrivere la relazione “x è migliore di y”, che viene
solitamente denotata con il simbolo
x y⇔x yey
| x
e la relazione che esprime il fatto che le due alternative sono tra loro indifferenti
x∼y⇔x y ey x
Dunque le frasi 1), 2), 3) e 4) si riscrivono sinteticamente:
1) x y
2) x y
3) x | y
4) x ∼ y
Nel fissare gli assiomi sulle preferenze, cerchiamo di tradurre il fatto che il consu-
matore, posto di fronte a due alternative, sia sempre in grado di fare una scelta e
che si comporti in maniera razionale. La prima delle due richieste si traduce nella
completezza della relazione di preferenza, la seconda nella sua transitività:
Definizione 1.8 Una preferenza su un insieme è una relazione binaria completa
e transitiva su tale insieme.
Osservazione 1.9 Per quanto naturali, le richieste di completezza e di transiti-
vità non sono prive di critiche (e infatti alcuni economisti hanno preso ad esempio
in considerazione teorie basate su preferenze descritte mediante relazioni binarie
non necessariamente complete). Il lettore riuscirà certamente ad indicare almeno
una situazione in cui il comportamento di un individuo di fronte ad un insieme di
alternative non soddisfi qualcuna di tali assunzioni.
Come abbiamo già osservato, il teorema 1.5 formalizza il legame esistente tra le
scelte e le preferenze che le determinano. Possiamo dunque rileggerlo dicendo che
“alla base di ogni scelta razionale c’è una preferenza”. Tale proposizione testimonia
il fatto che quando le scelte di un individuo seguono un certo criterio di coeren-
za, nascondono (rivelano) l’esistenza di una preferenza dell’agente sull’insieme delle

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alternative. Un agente che si comporti in maniera razionale ha ordinato l’insieme
delle alternative mediante la propria preferenza ed effettua le proprie scelte guidato
da quest’ultima.
Relativamente ad una scelta razionale, sovente si dice anche che è una scelta che
soddisfa l’assioma debole delle preferenze rivelate; una preferenza che la rappresenti,
si dice anche che la razionalizza. Dunque una formulazione altrernativa del teorema
1.5 è la seguente: “una scelta che verifichi l’assioma debole delle preferenze rivelate
è razionalizzabile mediante una preferenza”.
A partire dalle proprietà che caratterizzano, tra tutte le relazioni binarie, quelle
che sono delle preferenze, si possono ricavare le proprietà che caratterizzano le prefe-
renze strette. Chiameremo preferenza stretta una relazione binaria p antisimmetrica
(x, y) ∈ p ⇒ (y, x) ∈
/p
e negativamente transitiva
(x, y) ∈
/ p e (y, z) ∈
/ p ⇒ (x, z) ∈
/p
La definizione di negativa transitività può essere data in maniera diversa, forse
più facilmente interpretabile: sono negativamente transitive le relazioni binarie per
le quali appena due alternative sono confrontabili, una qualunque altra si riesce a
confrontare con almeno una di queste due; in altre parole una relazione binaria R
su un insieme A è negativamente transitiva se e solo se
(x, y) ∈ R ⇒ (x, z) ∈ R oppure (z, y) ∈ R ∀z ∈ A
É immediato verificare che una preferenza stretta è irriflessiva
∀x ∈ A, (x, x) ∈
/p
e transitiva, e che ogni preferenza è negativamente transitiva.
Esercizio 1.10 Ogni relazione binaria antisimmetrica è ovviamente irriflessiva.
Verificare se le due proprietà sono equivalenti nel caso di una relazione transitiva
oppure negativamente transitiva.
Sia una preferenza sull’insieme A delle alternative. A partire da definiamo
una relazione binaria p  su A ponendo
(x, y) ∈ p  ⇔ (y, x) ∈
/
è immediato riconoscere in p  la preferenza stretta “associata” alla relazione . In
effetti, si può dimostrare che
Proposizione 1.11 Data la preferenza su A, la relazione p  è una preferenza
stretta.
dim: La relazione p  è ovviamente antisimmetrica. Verifichiamo che è anche nega-
/ p  e (y, z) ∈
tivamente transitiva: le relazioni (x, y) ∈ / p  equivalgono, rispettiva-
mente, a (y, x) ∈ e (z, y) ∈ . La transitività della preferenza assicura allora
che (z, x) ∈ , ossia (x, z) ∈
/ p  come volevasi. 2

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Viceversa, a partire da una preferenza stretta p su A, definiamo p ponendo
(x, y) ∈ p ⇔ (y, x) ∈
/p
Anche in questo caso, l’intuizione ci porta a riconoscere nella relazione p la prefe-
renza naturalmente associata alla preferenza stretta p. Sussiste in effetti il seguente
risultato
Proposizione 1.12 Data la preferenza stretta p su A, la relazione binaria p ad
essa associata è una preferenza.
dim: La transitività della relazione p è immediata conseguenza della negativa
transitività di p. Resta solo da verificare la completezza di p . Siano x ed y elementi
di A. Se (x, y) ∈ / p , vuol dire che (y, x) ∈ p. Ma la relazione p è antisimmetrica,
dunque (x, y) ∈ / p, che assicura (y, x) ∈ p . 2
Abbiamo dunque collegato in maniera naturale la famiglia delle preferenze P su
A alla famiglia delle preferenze strette S sullo stesso insieme. Riconosciamo in tale
“collegamento” una relazione biunivoca:
Proposizione 1.13 La funzione che associa ad ogni preferenza di P la preferenza
stretta p  ∈ S è una biezione.
dim: Verifichiamo innanzi tutto che la funzione
φ : ∈ P → p  ∈ S
è iniettiva: prese 1 = 2 , esistono in A due elementi x ed y tali che
(x, y) ∈ 1 e (x, y) ∈
/ 2
Dunque avremo
(y, x) ∈
/ p 1 e (y, x) ∈ p 2
che prova l’iniettività di φ. Verifichiamo poi che vale l’uguaglianza
(p) p = p
(x, y) ∈ (p) p ⇔ (y, x) ∈
/ p ⇔ (x, y) ∈ p
2

La discussione precedente getta nuova luce sul concetto di negativa transitività:


è proprio questa la proprietà che consente di vedere una relazione binaria come la
parte “stretta” di una preferenza.
Esempio 1.14 Determiniamo tutte le preferenze che si possono formare nei casi in
cui A abbia due o tre elementi. Ciò non solo ci fa familiarizzare col concetto, ma è
strumentale agli esempi che costruiremo in seguito. Intanto notiamo che l’insieme
vuoto è sempre una preferenza stretta.

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Se siamo in presenza di due alternative (A = {x, y}), Le preferenze strette su A
sono

∅, {(x, y)}, {(y, x)}


Le preferenze su A:
{(x, x), (y, y), (x, y), (y, x)}, {(x, x), (y, y), (x, y)}, {(x, x), (y, y), (y, x)}

Nel caso di tre alternative (A = {x, y, z}) la cosa è un pò più sofisticata. Partiamo
dalla ricerca delle preferenze strette. Osserviamo che se p è una preferenza stretta
su A, la sua cardinalità certamente non supera 6 dato che p è irriflessiva. Inoltre non
supera nemmeno 3 perchè è antisimmetrica. Una preferenza stretta non può essere
di cardinalità 1 e ciò in base alla negativa transitività (dimostrarlo per esercizio).
Dunque le preferenze strette su un insieme con 3 elementi vanno cercate tra le parti
di A × A con cardinalità 2 o 3. Eccole elencate con, a fianco, la notazione abbreviata
che qualche volta useremo per indicarle.
Con cardinalità due:
x
{(x, y), (x, z)} (∗)
y z

y
{(y, x), (y, z)}
x z

z
{(z, x), (z, y)}
x y

y z
{(y, x), (z, x)}
x

x z
{(x, y), (z, y)}
y

x y
{(x, z), (y, z)}
z
Con cardinalità tre ci sono le sei “permutazioni” di {x, y, z}
x
{(x, y), (x, z), (y, z)} y
z

y
{(y, x), (y, z), (x, z)} x
z

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etc.

Esercizio 1.15 La preferenza su A = {x, y, z} associata alla prima (∗) delle prefe-
renze strette sopra descritte è la seguente.

R = {(x, x), (y, y), (z, z), (x, y), (x, z), (y, z), (z, y)}
Descrivere le altre. Riusciamo in questo modo ad ottenere tutte le preferenze su A?
Esercizio 1.16 Scrivere esplicitamente la relazione di indifferenza ∼p associata ad
una preferenza stretta p.

1.3 Economie di scambio


Scopo della presente sezione è stabilire l’esistenza di particolari allocazioni di equi-
librio in un’economia di scambio. Inizieremo da un modello molto semplificato,
all’interno del quale daremo una nozione di equilibrio.
Il modello che studiamo è detto di Arrow–Debreu–McKenzie: in esso c’è un nume-
ro finito  di merci che vengono scambiate. Possiamo pensare ad un tipo di merci
qualunque, ma supporremo sempre che le merci siano tutte disponibili nello stesso
momento e nello stesso posto. Le merci sono l’oggetto della scelta del consumato-
re, tale scelta è sottoposta a vincoli di diverso tipo: di tipo fisico, che determinano
l’insieme di consumo (possiamo pensare al fabbisogno minimo giornaliero di qualche
bene, come, ad esempio, l’acqua, oppure a limiti di qualche tipo imposti dall’auto-
rità, ad esempio un vincolo massimo al numero di appartamenti che ciascuno può
possedere) e di tipo economico, che determinano l’insieme di bilancio (dipendono
dalla dotazione iniziale di cui l’agente è in possesso). Non ci occuperemo dei primi
(nel nostro modello l’insieme di consumo è lo stesso, il più ampio possibile, per tutti
gli agenti); defineremo e descriveremo più avanti gli insiemi di bilancio.
Le merci sono scambiate in frazioni e multipli di certe unità di misura. Si assu-
me l’infinita divisibilità di un bene, per cui l’ammontare di un determinato bene è
espresso da un numero reale. Se x = (x1 , x2 , . . . , x ) è un vettore in R+ , ciascuna
componente xi indicherà la quantità della i-ma merce presente nel paniere x. La
struttura di spazio vettoriale di R è in accordo con la rappresentazione adottata.
Per quanto riguarda gli agenti, anche questi si suppongono essere in numero finito
(e maggiore di 1); V = {1, 2, . . . , K} è l’insieme degli agenti. Ciascun agente i ha
inizialmente a propria disposizione una  dotazione che consiste di un paniere di beni
ωi = (ωi1, ωi2 , . . . , ωi ). Il vettore ω = K
i=1 ωi sarà la dotazione iniziale dell’economia
(vogliamo sottolineare il fatto che nel modello da noi preso in considerazione, la
parola “iniziale” ha il significato di “prima che si effettuino gli scambi”). Lo scam-
bio di beni tra gli agenti è motivato dal fatto che ciascuno cerca di passare dalla
situazione iniziale ad una “migliore”. A guidare le scelte di ciascun consumatore, i,
una preferenza i definita sul suo insieme di consumo: l’insieme R+ di panieri di
beni.
Per descrivere la nostra economia di scambio bisogna quindi indicare:
l’insieme dei beni: R+ ;

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l’insieme degli agenti: V = {1, 2, . . . , K};
la preferenza di ciascun agente: i i = 1, 2, . . . , K;
la sua dotazione iniziale: ωi i = 1, 2, . . . , K.
Come abbiamo osservato, l’attività economica consiste nello scambio. Un’allocazione
ammissibile è una ridistribuzione della dotazione iniziale; per brevità, omettiamo
l’aggettivo “ammissibile” parlando semplicemente di allocazioni:
Definizione 1.17 Si dice allocazione una K-pla (x1 , x2 , . . . , xK ) ∈ (R+ )K di pa-
nieri di beni tale che
K 
K
xi = ωi = ω
i=1 i=1

In seguito ad un’operazione di scambio l’agente i sarà in possesso del paniere xi .


Tenendo presente che ciascun paniere xi è una -pla di numeri reali xi = (x1i , x2i , . . . , xi ),
dunque che un’allocazione è individuata da K di questa -ple, possiamo usare una
notazione matriciale per descrivere le allocazioni:
   1 
x1 x1 x21 . . . x1
 x2   x1 x2 . . . x 
   2 2 2 
 ...  =  ... 

xK xK xK . . . xK
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Ciascuna riga i della precedente matrice contiene le quantità dei diversi beni che
contribuiscono a formare il paniere del consumatore i. Ciascuna colonna j indi-
ca l’ammontare delle quantità del bene j nei panieri dei diversi agenti. Per non
appesantire le notazioni, indicheremo i vettori di volta in volta usati sempre co-
me vettori riga. Con la convenzione che gli indici in alto individuano le diverse
coordinate (beni), quelli in basso, i diversi panieri (agenti). Dunque scriveremo
(x1 , x2 , . . . , x ) per indicare un vettore di R con componenti x1 , x2 , . . ., x . Usere-
mo invece (x1 , x2 , . . . , xK ) per denotare la matrice appena descritta, il cui generico
elemento xi è un vettore di R .
Denotiamo con A l’insieme delle allocazioni:


K 
K
A = (x1 , x2 , . . . , xK ) ∈ (R+ )K : xi = ωi
i=1 i=1

É ovvio che non tutte le allocazioni sono “desiderabili” (in senso individuale e/o
sociale) allo stesso modo; iniziamo descrivendo un tipo di ottimalità che permette di
selezionare alcune allocazioni desiderabili. L’ottimalità secondo Pareto, che andiamo
a definire, esclude la possibilità che mediante uno scambio ulteriore sia possibile
migliorare la situazione di un agente, senza peggiorare quella di almeno un altro.

Definizione 1.18 Un’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ) è detta Pareto ottimale, oppure


un ottimo di Pareto se non esiste un’altra allocazione (y1, y2 , . . . , yK ) tale che yi i
xi per ogni agente i ∈ V , e per almeno un agente j risulti yj j xj .

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Un’allocazione Pareto ottimale è in un certo senso un’allocazione di equilibrio,
in quanto a partire da questa non c’è motivo per effettuare ulteriori scambi. Osser-
viamo però che la precedente nozione di ottimalità, per quanto “ragionevole”, non
ha nessuna pretesa di giustizia: in un’economia in cui un agente preferisce il più
al meno (preferenza monotona) l’allocazione che gli attribuisce l’intera dotazione
iniziale è Pareto ottimale.
Partendo dall’osservazione che nessun agente effettua volontariamente uno scam-
bio che lo porti ad una situazione peggiore di quella di partenza, è abbastanza
naturale la seguente definizione
Definizione 1.19 Un’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ) è detta individualmente razio-
nale se
xi i ωi i ∈ V.

Gli ottimi di Pareto individualmente razionali sembrano allora un buon punto di


partenza. Il risultato seguente stabilisce che sotto certe condizioni esistono alloca-
zioni di questo tipo. La prima ipotesi è la continuità delle preferenze: si richiede
che il limite di una successione di panieri preferiti ad un paniere fissato sia ancora
preferito a quest’ultimo.
Definizione 1.20 Una preferenza su R+ si dice continua se per ogni x ∈ R+
gli insiemi {y ∈ R+ : x y} e {y ∈ R+ : y x} sono chiusi.
Si verifica senza eccessive difficoltà, che una preferenza è continua se e solo se,
come sottoinsieme di R × R è chiuso nella topologia prodotto. Ciò equivale ad una
proprietà di “separazione”, vale a dire che se x y, la stessa relazione si conserva
“intorno” a questi due panieri:
Esercizio 1.21 Verificare se una preferenza è continua, allora la relazione x y
assicura l’esistenza di un intorno Ix di x e di un intorno Iy di y tali che risulti
x y  ∀x ∈ Ix , ∀y  ∈ Iy .
Teorema 1.22 Se in un’economia di scambio la preferenza di ciascun consumatore è
continua, allora esiste una allocazione Pareto ottimale ed individualmente razionale.

dim: Consideriamo sull’insieme Ar delle allocazioni individualmente razionali la


relazione di equivalenza
(x1 , x2 , . . . , xK )R (y1 , y2, . . . , yK ) ⇔ xi ∼i yi ∀i = 1, 2, . . . , K
passiamo al quoziente rispetto a tale relazione, e denotiamo ancora con Ar l’insieme
quoziente. Data la continuità delle preferenze, l’insieme Ar delle allocazioni indivi-
dualmente razionali è chiuso in A, che è un insieme compatto, dunque anche Ar è
compatto.
La relazione binaria introdotta su Ar ponendo
(x1 , x2 , . . . , xK ) (y1 , y2, . . . , yK ) ⇔ xi i yi ∀i = 1, 2, . . . , K

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è una relazione d’ordine. Verifichiamo che ogni sottoinsieme totalmente ordinato di
Ar è superiormente limitato. Se C è un tale insieme, definiamo, per c ∈ C, gli insiemi
Fc = {x ∈ C : x c}

É immediato verificare che la famiglia di chiusi Fc ha la proprietà dell’intersezione


finita. Dunque esiste un paniere x nell’intersezione

Fc .
c∈C

Se c è un arbitrario elemento di C, la relazione x ∈ Fc e la continuità delle preferenze


assicurano che x c. Dunque x è un maggiorante per C.
Il fatto che ogni famiglia totalmente ordinata di allocazioni ammetta maggioran-
te, assicura (lemma di Zorn) l’esistenza di un elemento massimale x in Ar . Per
dimostrare la nostra tesi basta verificare che l’allocazione x è un ottimo di Pare-
to, ma questo è immediato poichè una qualunque allocazione y preferita (nel senso
di ) ad x deve essere individualmente razionale, dunque non può verificare una
relazione del tipo y x. 2
Se i beni presenti nell’economia sono tutti desiderabili, ci si aspetta che un agente
sia sempre disposto a scambiare il suo paniere con uno che contenga quantità non
minori di ciascuna delle merci. Il fatto che un agente preferisca panieri più ricchi
(molto è meglio che poco), ha conseguenze importanti per l’analisi dell’equilibrio.
La nozione di preferenza monotona formalizza tale concetto. Per introdurla, pre-
mettiamo alcune notazioni: per vettori x = (x1 , x2 , . . . , x ), y = (y 1 , y 2, . . . , y  ) di
R scriveremo
x ≥ y ⇔ xi ≥ y i ∀i = 1, 2, . . . , 
x > y ⇔ x ≥ y e x = y (dunque xi > y i per almeno un indice i)
x  y ⇔ xi > y i ∀i = 1, 2, . . . , 
Definizione 1.23 Una preferenza su un sottoinsieme non vuoto di R+ si dice
monotona se x > y ⇒ x y
strettamente monotona se x > y ⇒ x y
Esempio 1.24 Definiamo alcune preferenze nel caso di un’economia con due soli
beni ( = 2):
(a) (x1 , x2 ) (y 1 , y 2) ⇔ |x1 − x2 | ≤ |y 1 − y 2 |
(b) (x1 , x2 ) (y 1 , y 2) ⇔ x2 ≥ y 2
(c) (x1 , x2 ) (y 1 , y 2) ⇔ 2x1 + x2 ≥ 2y 1 + y 2
(d) (x1 , x2 ) (y 1 , y 2) ⇔ [x1 ] ≥ [y 1] ([a] = parte intera di a)
(e) (x , x ) (y , y ) ⇔ max{x , x } ≥ max{y 1, y 2}
1 2 1 2 1 2

individuare, tra quelle indicate, le preferenze monotone e quelle strettamente mono-


tone.

13
Consideriamo il semplice caso di un’economia con due soli beni, che riusciamo
più facilmente a rappresentare graficamente, e supponiamo che sia una preferenza
su R2+ . Fissiamo un paniere (x1 , x2 ) ed individuiamo nel piano i panieri ad esso
indifferenti {(x1 , x2 ) ∈ R2+ : (x1 , x2 ) ∼ (x1 , x2 )}. Questi formano i cosiddetti insiemi
di indifferenza. La stretta monotonia delle preferenze ha implicazioni sulla forma
di tali insiemi: non possono contenere punti interni. Nelle figure che seguono sono
indicati alcuni insiemi di indifferenza relativi alle relazioni descritte nell’esempio
1.24.
x2 x2
3
liv. 2
2
2 liv. 1
1
1
liv. 1 liv. 2
x1
1 2
(a) x1 (b)

x2

x2
3

liv.1 liv.2 x1
0,5 1 1,5 1
x

(c) (d)

Esercizio 1.25 Disegnare, ove possibile, gli insiemi di indifferenza corrispondenti


alle relazioni
(x1 , x2 ) (y 1, y 2) ⇔ x1 + x2 ≤ y 1 + y 2
(x1 , x2 ) (y 1, y 2) ⇔ x1 + x2 ≥ y 1 + y 2
(x1 , x2 ) (y 1, y 2) ⇔ x1 ≥ y 2
Esempio 1.26 Consideriamo un’economia con due beni ( = 2) e due agenti (K =
2). Le dotazioni iniziali degli agenti sono
agente 1 ω1 = (1, 2)
agente 2 ω2 = (3, 1)

14
x2

1 2,05 π
x1

(e)

Figura 1:

dunque la dotazione iniziale dell’economia è


ω = (4, 3)
Supponiamo che i due agenti abbiano la stessa preferenza, descritta dalla relazione
(x1 , x2 ) (y 1, y 2) ⇔ x1 x2 ≥ y 1 y 2
gli insiemi di indifferenza di ciascuno dei due agenti sono del tipo descritto in figura.

x2

x1

Figura 2:

Riferiamoci al riferimento cartesiano dell’agente 1. In tale piano individuiamo


il punto (4, 3), corrispondente alla dotazione iniziale globale ω, e poniamo in tale
punto l’origine del riferimento del secondo agente, i cui assi orientiamo come indicato
in figura.
Abbiamo allora individuato un rettangolo nel piano che si chiama scatola di
Edgeworth ed è un utile strumento per visualizzare la situazione in questo caso
particolare. Prendiamo un qualunque punto in questo rettangolo ed interpretiamo
le sue coordinate nel riferimento relativo al primo agente, come le componenti di un
paniere x1 e le coordinate dello stesso punto nell’altro riferimento come le componenti
di un paniere x2 . Per questi panieri risulta ovviamente x1 + x2 = ω, ossia la coppia
(x1 , x2 ) è un’allocazione. Viceversa, ogni allocazione corrisponde ad un punto del
rettangolo. Abbiamo indicato in figura l’allocazione iniziale
ω1 = (1, 2) ω2 = (3, 1)

15
x2

3
2
1
1 4 x1

Figura 3:

e le allocazioni
x1 = (1, 1) x2 = (3, 2)
y1 = (4, 1) y2 = (0, 2)
Come individuare le allocazioni individualmente razionali? Sono quelle che entrambi
gli agenti preferiscono all’allocazione iniziale (ω1 , ω2 ). Disegniamo allora le linee di
indifferenza dei due agenti, facendo attenzione al fatto che il riferimento relativo
all’agente 2 è “capovolto”, individuiamo tra le linee di indifferenza quelle (una per
ciascun agente) passanti per l’allocazione iniziale e, di conseguenza, le allocazioni
cercate: sono quelle contenute nella parte di piano limitata dalle due curve.

x2
3
9/4
2

3/4
1/2

2/3 1 8/3 3 4
x1

Figura 4:

Impareremo più avanti a distinguere, tra le possibili, altre allocazioni particolari.


Terminiamo questa sezione con un’ulteriore definizione di ottimalità, che sarà utile
per l’analisi successiva.
Definizione 1.27 Un’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ) è detta debolmente Pareto ot-
timale se non esiste un’altra allocazione (y1, y2 , . . . , yK ) tale che
yi i xi ∀i ∈ V
Esempio 1.28 Indicare qualche esempio di allocazione debolmente Pareto ottimale
che non sia Pareto ottimale.

16
Proposizione 1.29 Se gli agenti in un’economia di scambio hanno preferenze con-
tinue e strettamente monotone, le allocazioni debolmente Pareto ottimali sono tutte
e sole quelle Pareto ottimali.
dim: Sia x = (x1 , x2 , . . . , xK ) un’allocazione debolmente Pareto ottimale. Se non
fosse Pareto ottimale, esisterebbe un’allocazione y = (y1 , y2 , . . . , yK ) che non è
peggiore per nessuno degli agenti, ma che è migliore per almeno uno di essi:
yi i xi ∀i = 1, 2, . . . , K
yj j xj per almeno un agente j.
La continuità della preferenza j assicura l’esistenza di un numero positivo ε ∈]0.1[,
tale che il paniere εyj è ancora strettamente preferito ad xj . L’allocazione
1−ε
yi + yj i = j
zi = K−1
εyj i=j
assegna a ciascun agente i un paniere zi che l’agente preferisce al paniere xi , ma
questo contraddice la debole Pareto ottimalità di x. 2

1.4 Utilità
Uno dei modi per rappresentare le preferenze, è quello di utilizzare funzioni di utilità.
Se R è una preferenza su A, si dice che u : A → R è una funzione di utilità che
rappresenta R se
(∗) u(x) ≥ u(y) ⇔ (x, y) ∈ R
Confrontare due alternative x ed y significherà allora confrontare u(x) e u(y).
Nel caso la preferenza sia rappresentata da una funzione di utilità, gli insiemi di
indifferenza sono gli insiemi di livello di tale funzione.
Una relazione che si può definire tramite una funzione (nel senso indicato nella
(∗)) è ovviamente completa e transitiva. Al contrario, esistono relazioni complete e
transitive che non si possono rappresentare in questo modo. Questo è però possibile
solo se l’insieme delle alternative non è troppo “piccolo”:
Esercizio 1.30 Una relazione binaria su un insieme di alternative finito o nu-
merabile è una preferenza se e solo se è rappresentable mediante una funzione di
utilità.
Vogliamo sottolineare che una preferenza, cosı̀ come una funzione di utilità, ha la sola
funzione di confrontare tra loro le alternative, non c’è nessuna pretesa di misurare
“di quanto” un’alternativa sia preferita ad un’altra. La naturale distanza tra due
numeri reali non deve influenzarci nel guardare i valori di un’utilità: il fatto che
u(x) = 0, 1, u(y) = 0, 2 e u(z) = 500.000 è equivalente alla relazione z y x,
non dice nulla di più. Il seguente semplice esercizio conferma definitivamente questa
osservazione.

17
Esercizio 1.31 Se u è una funzione di utilità che rappresenta la preferenza R e
f : R → R è una funzione strettamente crescente, allora f ◦ u è ancora una funzione
di utilità che rappresenta R.
Esercizio 1.32 Dimostrare che la relazione d’ordine (lessicografico) su R2 definita
ponendo
(x, y) (x , y  ) ⇔ x > x oppure (x = x e y > y )
non può essere rappresentata da una funzione di utilità.
Il precedente esercizio mette in evidenza che abbiamo bisogno di qualche ipotesi
in più per poter rappresenare una preferenza mediante una funzione di utilità. Per
preferenze definite su R+ la continuità fa al nostro scopo.
Proposizione 1.33 Ogni preferenza continua su R+ può essere rappresentata me-
diante una funzione di utilità continua.
dim: Facciamo la dimostrazione in un caso particolare: assumiamo che la preferenza
sia anche strettamente monotona3 .
Denotiamo con e il vettore di R+ con tutte le componenti uguali ad 1:
e = (1, 1, . . . , 1)
Fissiamo un paniere x in R+ e costruiamo gli insiemi
A+
x = {λ ∈ R+ : λe x} A−
x = {λ ∈ R+ : x λe}

questi due insiemi sono non vuoti in quanto, data la monotonia della preferenza,
risulta x 0 ∀x ∈ R+ e λe x per λ sufficientemente grande (ad esempio
per λ ≥ max{x1 , x2 , . . . , x }). La continuità di assicura che essi sono anche
chiusi. La loro unione ricopre R+ ( è completa), dunque deve risultare non vuota

l’intersezione A+
x ∩ Ax .
Questo assicura che esiste λx ≥ 0 tale che λx e ∼ x. La stretta monotonia della
preferenza assicura che tale λx è unico. Denotiamo con u(x) il numero λx cosı̀
trovato. La relazione
x y ⇔ u(x)e u(y)e ⇔ u(x) ≥ u(y)
assicura che la funzione
u : x ∈ R+ → u(x) ∈ [0, +∞[
rappresenta la preferenza .
Verifichiamo ora che la funzione u è continua: Partiamo da una successione di
panieri (xn )n∈N convergente al paniere x. É facile riconoscere che la successione
numerica (u(xn ))n∈N è limitata, dunque se non fosse u(xn ) → u(x), esisterebbe
un’estratta di (u(xn ))n∈N (che per semplicità denotiamo allo stesso modo) conver-
gente ad un numero λ diverso da u(x). Verifichiamo che questo non è possibile.
3 per la dimostrazione senza questa ipotesi supplementare si veda ad esempio D.M. Kreps “ A course in

microeconomic theory” .

18
Supponiamo λ > u(x) (il caso λ < u(x) si tratta in maniera analoga). Denotiamo
con λ il punto medio del segmento di estremi u(x) e λ:
λ + u(x)
λ=
2
Il fatto che la successione (u(xn ))n∈N converga a λ, assicura che da un certo punto
in poi i termini della successione sono tutti maggiori di λ
∃ν ∈ N tale che u(xn ) > λ ∀n > ν

la seguente implicazione porta allora ad un assurdo:


xn ∼ u(xn )e λe ∀n > ν ⇒ x λe u(x)e ∼ x
Dall’assurdo la tesi. 2

2 Prezzi
2.1 Benessere
L’economia di puro scambio, cosı̀ come descritta finora, è basata sul baratto. Gli
agenti danno un valore ai beni in relazione a quanto questi sono importanti per loro
ed effettuano gli scambi basandosi ciascuno sulla propria preferenza. Nel momento
in cui avviene uno scambio, il “valore” di un bene rispetto ad un altro è fissato
dallo scambio stesso. Vogliamo ora introdurre lo strumento, il prezzo, che permette
di definire tale valore. Ad evitare equivoci, osserviamo esplicitamente che non v’è
bisogno che nel mercato sia presente il danaro: la definizione di prezzo ne prescinde
e cosı̀ i risultati che otteniamo.
Un sistema di prezzi è una -pla di numeri reali, ossia una funzione che ad ognuno,
i, degli  beni associa un numero reale pi .
Per brevità usiamo semplicemente l’espressione prezzo anche riferendoci ad un si-
stema di prezzi. Dal contesto si capisce se ci si riferisce al prezzo di una merce o al
sistema dei prezzi di tutte le merci.
Se pi è il prezzo del bene i-mo, il valore dell’ammontare xi di quel bene è pi xi , e


p·x= pi xi
i=1

è il valore al prezzo p = (p1 , p2 , . . . , p ) del paniere x = (x1 , x2 , . . . , x ).


Diremo che nel mercato prevale un sistema di prezzi se gli unici scambi possibili
sono quelli tra panieri che a quel prezzo hanno uguale valore. Questo, nel caso di
prezzi positivi, significa che un agente che voglia scambiare un bene k con un bene
h deve mettere a disposizione una quantità ph /pk del bene k per ottenere una unità
del bene h.

19
Definizione 2.1 Una allocazione (x1 , x2 , . . . xK ) si dice supportata da un prezzo
p non identicamente nullo se per ogni agente i ∈ V risulta
y i xi ⇒ p · y ≥ p · xi

In termini discorsivi: se ciascun agente valuta, a quel prezzo, il paniere che gli cor-
risponde nell’allocazione, ogni altro paniere di valore inferiore sara per lui peggiore.
Vale a proposito il teorema:
Teorema 2.2 Se in un’economia di scambio le preferenze degli agenti sono continue,
un’allocazione supportata dal prezzo non negativo p con p·ω = 0 è debolmente Pareto
ottimale.
dim: Supponiamo per assurdo che l’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ) supportata dal prez-
zo p non sia debolmente Pareto ottimale, dunque che esista un’allocazione (y1, y2 , . . . , yK )
tale che risulti
yi i xi ∀i ∈ V
Poichè il prezzo p supporta l’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ), per ogni agente i risulterà
allora p · yi ≥ p · xi . Dalle uguaglianze

K 
K
p·ω = p · yi = p · xi
i=1 i=1

segue che il valore di ciascun paniere yi al prezzo p è lo stesso del paniere xi , ossia
che
p · yi = p · xi ∀i ∈ V
Poichè per ipotesi il valore al prezzo p dell’intera dotazione iniziale ω non è zero,
deve risultare diverso da zero il valore al prezzo p di almeno un paniere yj :
∃j ∈ V tale che p · yj > 0.
La relazione yj j xj e la continuità della preferenza j assicurano la possibilità di
trovare uno scalare δ ∈]0, 1[ tale che δyj j xj . A questo punto risulta
p · (δyj ) = δp · yj < p · yj = p · xj
contro il fatto che il prezzo p supporta l’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ). L’assurdo
dimostra la tesi. 2

Il lettore verifichi per esercizio che l’ipotesi di monotonia delle preferenze assicura
la non negatività dei prezzi di supporto.
Lo scopo di quanto segue è di individuare le ipotesi che permettono di invertire
l’ultimo teorema enunciato. A tal fine, premettiamo alcune definizioni:
Definizione 2.3 Una preferenza si dice insaziabile se per ogni paniere x ∈ R+
esiste un paniere y ∈ R+ tale che y x.

20
Sono ad esempio insaziabili tutte le preferenze strettamente monotone.
Una ipotesi standard è che l’insieme di consumo sia convesso. Questo vuol dire
che se sono disponibili due merci sono disponibili anche le loro medie comunque
pesate, per la definizione stessa di insieme convesso. Nel nostro caso l’insieme di
consumo di ciascun agente coincide con il cono positivo R+ dello spazio euclideo ad
 dimensioni, che è ovviamente convesso.
Definizione 2.4 Una preferenza su un insieme convesso si dice convessa se

y x, z x ⇒ ty + (1 − t)z x ∀t ∈]0, 1[
Una preferenza su un insieme convesso si dice strettamente convessa se
y x, z x, z = y ⇒ ty + (1 − t)z x ∀t ∈]0, 1[
Una funzione di utilità che rappresenti una preferenza convessa sarà di tipo
particolare. Ricordiamo che
Definizione 2.5 Una funzione u : R+ → R si dice quasi–concava se per ogni
x, y ∈ R+ e per ogni λ ∈]0, 1[ risulta
u(λx + (1 − λ)y) ≥ min{u(x), u(y)}

Esercizio 2.6 Verificare che le funzioni concave sono necessariamente quasi–concave


e che se u è una funzione di utilità che rappresenta una preferenza, la convessità
della preferenza è equivalente alla quasi–concavità di u.
Esercizio 2.7 Verificare che la stretta convessità di una preferenza è equivalente
alla stretta quasi-concavità della funzione di utilità che la rappresenta4.

Una preferenza convessa o strettamente convessa impone una certa regolarità di


comportamento: se si preferisce sia y che z ad x, allora ogni combinazione di y e
z è ancora preferita ad x. É immediato riconoscere che una preferenza è convessa
se e solo se per ogni paniere x l’insieme dei panieri ad esso preferiti {y : y x} è
convesso. Ciò introduce le considerazioni che seguono.
E’ noto che ogni retta divide R2 in due semipiani e che ognuno dei semipiani è con-
vesso ed è la soluzione di una disequazione lineare. La stessa proprietà vale per R :
la soluzione di una equazione lineare è un sottospazio di dimensione  − 1 ed ogni di-
sequazione lineare ha come soluzione un convesso. Queste considerazioni di carattere
geometrico possono leggersi in senso inverso, tramite il teorema di separazione:
Teorema 2.8 Se S e T sono due parti non vuote, convesse e disgiunte di R , esiste
un iperpiano (soluzione di un’equazione lineare) che li separa (vale a dire che ognu-
no dei convessi è contenuto in uno solo dei semispazi soluzione delle disequazioni
associate).
4 Una funzione u : R → R si dice strettamente quasi–concava se per ogni x, y ∈ R+ , x = y e per ogni λ ∈]0, 1[
+
risulta u(λx + (1 − λ)y) > min{u(x), u(y)}

21
Questo è uno dei teoremi più suggestivi della teoria dei sistemi di disequazioni lineari,
e, ricordando che un sistema di prezzi è una funzione lineare, non meraviglia che
venga in aiuto ai nostri scopi. Riusciamo infatti a dimostrare che:
Teorema 2.9 Se in un’economia di scambio le preferenze degli agenti sono stretta-
mente convesse e insaziabili, ogni allocazione debolmente Pareto ottimale è suppor-
tata da un prezzo non nullo.
dim: Sia (x1 , x2 , . . . , xK ) un’allocazione debolmente Pareto ottimale. Per ciascun
agente i definiamo l’insieme
Fi = {y ∈ R+ : y i xi }
Le ipotesi fatte sulle preferenze assicurano che ciascuno di questi insiemi è non vuoto
e convesso. Sarà allora non vuoto e convesso l’insieme seguente (se A e B sono due
sottoinsiemi di R , con il simbolo A + B indichiamo tutte le possibili somme di un
elemento di A ed uno di B, ossia poniamo A + B = {a + b : a ∈ A, b ∈ B})
F = F1 + F2 + · · · + FK − ω
Il vettore 0 non appartiene all’insiemeF , altrimenti esisterebbero dei panieri zi ∈ Fi
(i = 1, 2, . . . , K) tali che zi i xi e i zi − ω = 0; dunque (z1 , z2 , . . . , zK ) sarebbe
un’allocazione, in contrasto con l’ottimalità di Pareto di (x1 , x2 , . . . , xK ).
Applichiamo il teorema di separazione ottenendo l’esistenza di un prezzo p non
nullo tale che p · y ≥ 0 ∀y ∈ F .
Verifichiamo che tale prezzo supporta l’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ). Supponiamo
che per un certo agente j e per un paniere y risulti y j xj . Sia zi ∈ Fi ∀i =
1, 2, . . . , K. La stretta convessità delle preferenze assicura che per ogni t ∈]0, 1[
risulta
tzi + (1 − t)xi i xi ∀i = j
e per l’agente j
tzj + (1 − t)y j xj

Il vettore i=j [tzi + (1 − t)xi ] + tzj + (1 − t)y − ω è allora un elemento di F per
ogni t ∈]0, 1[. Ricordiamo che il prezzo è non negativo sugli elementi di F , dunque
 
t p · zi + (1 − t) p · xi + tp · zj + (1 − t)p · y ≥ p · ω ∀t ∈]0, 1[
i=j i=j

che possiamo riscrivere


 
t p · zi + (1 − t) p · xi + (1 − t)p · (y − xj ) ≥ p · ω ∀t ∈]0, 1[
i i

Passando al limite per t che tende a zero e ricordando che (x1 , x2 , . . . , xK ) è un’al-
locazione, otteniamo p · y ≥ p · xj , come richiesto. 2
Notiamo esplicitamente che il prezzo di supporto la cui esistenza è dimostrata
nel teorema precedente non è necessariamente non negativo.

22
I risultati 2.2 e 2.9, che collegano l’ottimalità Paretiana di un’allocazione alla
sua supportabilità mediante un opportuno prezzo, sono detti teoremi di benessere
(rispettivamente, primo e secondo). La formulazione da noi riportata non è l’unica
in letteratura.
Alla luce di tali risultati, in ipotesi “buone” sulle preferenze, diventa più facile
la ricerca di ottimi paretiani nella scatola di Edgeworth: sono tutti e soli quelli
supportati da prezzi.
Esercizio 2.10 ([1] esempio 1.6.11 pag 59) Consideriamo un’economia di scambio
con due beni e due consumatori. Siano

3 1 3 3
ω1 = , ω2 = ,
2 2 2 2
le dotazioni iniziali dei due consumatori e
u1 (x1 , x2 ) = x1 x2 u2 (x1 , x2 ) = (x1 )2 x2
le rispettive funzioni di utilità. Costruiamo la scatola di Edgeworth associata all’e-
conomia descritta, come indicato nella figura seguente e, per semplicità, riferiamoci
alle variabili x ed y invece che ad x1 ed x2 .

2
4x
y=
1 x+3

1/2

1 3/2 3 x

Figura 5:

La dotazione iniziale globale dell’economia è ω = (3, 2). Tenendo presente che


l’origine del piano cartesiano relativo al consumatore 2 è nel punto (3, 2) e conside-
rato l’orientamento dei relativi assi, riconosciamo che la sua funzione di utilità è la
seguente:
u2 (x, y) = (3 − x)2 (2 − y)
Un punto (x, y) della scatola corrisponde ad un’allocazione Pareto ottimale se e solo
se in questo punto risulta
∇u1 = λ∇u2
I vettori corrispondenti ad ottimi di Pareto saranno allora quelli di coordinate (x, y)
che verificano l’equazione
4x
y= 0≤x≤3
x+3

23
che è l’equazione della cosiddetta curva dei contratti.
Nell’esempio 1.26 cerchiamo di visualizzare le allocazioni Pareto ottimali. Bisogna
cercarle tra i punti in cui le corrispondenti curve di indifferenza sono tangenti, la
tangente comune sarà un vettore ortogonale al corrispondente prezzo di supporto.
Cerchiamo dunque i punti (x, y) della scatola di Edgeworth in cui risulti
(y, x) = λ(y − 3, x − 4)
Questi sono i punti della curva (dei contratti) di equazione
3
y= x 0≤x≤4
4
Esercizio 2.11 Quali sono in questo caso le allocazioni individualmente razionali e
Pareto ottimali?
Esercizio 2.12 Dare un esempio di preferenza convessa ed uno di preferenza non
convessa su R3+ .
Esercizio 2.13 Dire quali tra le preferenze indicate nell’esempio 1.24 sono conves-
se.

2.2 Funzione di domanda


Ogni individuo si sforza di impiegare il proprio capitale in modo che il
risultato abbia il valore più grande. Generalmente, egli non intende pro-
muovere l’interesse pubblico, nè sa in che misura lo sta promuovendo. Egli
persegue solo la propria sicurezza, il proprio obiettivo. Nel far questo, egli
è guidato da una mano invisibile a perseguire un fine che non era nelle sue
intenzioni. Perseguendo il proprio interesse, egli spesso persegue quello
dell’intera società più di quanto realmente egli intenda fare (A. Smith).
Se fossimo un’autorità che stabilisce le allocazioni dei beni per ogni individuo,
potremmo scegliere una allocazione di Pareto e stabilire il sistema di prezzi che la
supporta. Nessuna variazione si osserverebbe in seguito a questa scelta. Questo
però implica la conoscenza delle preferenze dei consumatori, o, più drasticamente,
implica che noi imponiamo una preferenza ad ogni consumatore. L’impresa non è
realizzabile.
Adam Smith dice: lasciate fare ai consumatori; che ognuno faccia a modo suo senza
avere la percezione di quello che fanno gli altri e tanto meno dell’intero sistema. Qui
vogliamo spiegare come l’intuizione di Adam Smith (secondo cui lasciando agire i
consumatori si riesce ad ottenere un miglioramento dell’intero sistema) possa essere
fondata su un’argomentazione teorica, che é stata sviluppata in maniera compiuta
e sostanzialmente definitiva da Arrow e Debreu negli anni 50.
In questa sezione analizziamo il comportamento di un singolo agente quando è asse-
gnato un prezzo che governa gli scambi e dimostriamo l’esistenza di un prezzo che

24
consente di ottenere un’allocazione come risultato del meccanismo di massimizza-
zione delle preferenze dei singoli agenti.
Supponiamo assegnato un prezzo p. Gli agenti prendono il prezzo come dato
e ne tengono conto per la scelta di un paniere: ciascun agente i valuta la propria
dotazione iniziale ωi al prezzo corrente p, ed individua i panieri che “può” acquistare
quando le transazioni avvengono a quel prezzo. La sua scelta sarà allora effettuata
tra i panieri dell’insieme (detto insieme di bilancio o di budget)

Bi (p) = {x ∈ R+ : p · x ≤ p · ωi }
I panieri dell’insieme di bilancio per cui la disuguaglianza che definisce l’insieme è
verificata con il segno di uguaglianza costituiscono la cosiddetta linea di bilancio.
A guidare la scelta, la preferenza dell’agente sui panieri di beni.
Osserviamo innanzi tutto che la continuità del prodotto scalare assicura che gli
insiemi di bilancio sono chiusi. La loro limitatezza (dunque compattezza) è collegata
al fatto che i relativi prezzi siano vettori strettamente positivi (p  0 ⇔ ph >
0 ∀h = 1, 2, . . . , ), come descritto nella proposizione seguente.
Proposizione 2.14 Gli insiemi di bilancio sono tutti limitati se e solo se p è
strettamente positivo.
dim: Lasciata al lettore come esercizio. 2
Il problema è ovviamente quello di individuare eventuali panieri in tale insieme
che realizzino la massima soddisfazione dell’agente. É intanto ovvio che panieri di
questo tipo potrebbero non esistere:
Esercizio 2.15 In un’economia con due soli beni, l’insieme di bilancio di un agente
con dotazione iniziale non nulla al prezzo p = (1, 1) non ha elementi massimali se
la preferenza dell’agente è rappresentata dalla funzione di utilità

1
se x1 x2 = 0
u(x , x ) =
1 2
x x2
1
0 se x1 x2 = 0

É allora naturale porsi il problema dell’individuazione di condizioni che permet-


tano di effettuare una scelta ottimale, ossia che assicurino che è non vuoto l’insieme
dei panieri ottimali (rispetto alla preferenza) nell’insieme di bilancio. La continuità
delle preferenze può servire allo scopo:
Proposizione 2.16 L’insieme degli eventuali elementi massimali (rispetto alla pre-
ferenza dell’agente) in un insieme di bilancio risulta:
- non vuoto e compatto, se la preferenza dell’agente è continua e il prezzo è stretta-
mente positivo;
- convesso se la preferenza è convessa;
- costituito al più da un elemento, se la preferenza è strettamente convessa;
- contenuto nella linea di bilancio, se la preferenza è strettamente monotona.

25
dim: Se la preferenza di un agente è continua, la proposizione 1.33 assicura l’esi-
stenza di una funzione di utilità continua che la rappresenti. L’esistenza di elementi
massimali nell’insieme di bilancio segue allora dal fatto che ogni funzione continua
su un compatto ammette massimo e che l’insieme di bilancio è compatto quando il
prezzo strettamente positivo. La compattezza dell’insieme degli elementi massimali
segue facilmente dalla continuità della funzione di utilità considerata.
Supponiamo ora che la preferenza i dell’agente i sia convessa. Se due panieri y e
z sono massimali rispetto a i nell’insieme di bilancio, una loro qualunque combi-
nazione convessa sarà ovviamente ancora massimale, in quanto, data la convessità
della preferenza i , risulta
(y i x, z i x) ⇒ ty + (1 − t)z i x ∀t ∈]0, 1[.
Se, in ipotesi di stretta convessità della preferenza, esistessero nell’insieme di bilancio
due panieri massimali distinti, una loro qualunque combinazione convessa propria
sarebbe un paniere strettamente preferito ad entrambi, contro la massimalità di
questi ultimi.
Infine, in ipotesi di stretta monotonia della preferenza, se il valore al prezzo p di un
paniere x fosse inferiore al valore della dotazione iniziale ωi dell’agente i
p · x < p · ωi
sarebbe possibile, rimanendo nell’insieme di bilancio, aggiungere ad x piccole quan-
tità di qualche bene ottenendo un paniere strettamente preferito ad x. 2
L’insieme degli elementi massimali nell’insieme di bilancio Bi (p) è l’insieme dei
panieri che l’agente i sceglie quando nel mercato prevale il sistema di prezzi p; tale
insieme viene detto domanda individuale dell’agente i. La multifunzione che asso-
cia ad ogni prezzo la domanda individuale, viene detta corrispondenza di domanda.
Quando ogni insieme di bilancio possiede un unico paniere massimale, tale multi-
funzione è una funzione. La funzione di domanda dell’agente i, è allora la funzione
che associa a ciascun prezzo strettamente positivo il paniere che l’agente sceglie, a
quel prezzo, nel proprio insieme di bilancio. Tale paniere, generalmente chiamato
vettore di domanda, sarà indicato con xi (p).
Come si evince dalla proposizione 2.16, possiamo parlare di funzione di domanda
dell’agente i ad esempio quando la sua preferenza è continua e strettamente convessa.
Sotto opportune ipotesi sulle preferenze vogliamo innanzi tutto stabilire la continuità
della funzione di domanda.
Proposizione 2.17 Ogni funzione di domanda corrispondente ad una preferenza
continua, strettamente monotona e strettamente convessa è continua.
dim: Fissato un prezzo p strettamente positivo, è possibile trovare due vettori stret-
tamente positivi u e v tali che p risulti interno all’intervallo [u, v]. Possiamo supporre
u = (ε, ε, . . . , ε), con ε > 0. Se q = (q 1 , q 2 , . . . , q  ) è un qualunque prezzo nello stesso
intervallo, risulta per ogni indice h
q h xhi (q) ≤ q · xi (q) = q · ωi ≤ v · ωi

26
(l’uguaglianza nella relazione precedente segue dalla proposizione 2.16) dunque la
componente h-sima xhi (q) del vettore di domanda dell’agente i relativo al prezzo q
v · ωi
non supera , di conseguenza risulta
qh
v · ωi
xhi (q) ≤ ∀h = 1, 2, . . . , 
ε
La funzione di domanda è allora limitata in [u, v]. Sia (pn )n∈N una successione di
prezzi dell’intervallo [u, v] convergente al prezzo p. Assumiamo per assurdo che la
successione dei rispettivi panieri di domanda xi (pn ), non sia convergente. Allora esi-
sterebbe un’estratta (che indichiamo ancora con xi (pn )) convergente ad un elemento
x diverso da xi (p). La relazione pn · xi (pn ) = pn · ωi assicura, vista la continuità
del prodotto scalare, l’uguaglianza p · x = p · ωi . Dunque il paniere x appartiene
all’insieme di bilancio Bi (p). Verifichiamo che x è massimale in tale insieme. Se
ωi = 0, l’insieme di bilancio Bi (p) si riduce al solo vettore nullo, dunque non c’è
nulla da dimostrare. Altrimenti, se y è un paniere nello stesso insieme di bilancio,
risulta p · y ≤ p · ωi , dunque
p · (λy) < p · ωi ∀λ ∈]0, 1[
Poichè il prezzo p è il limite della successione di prezzi (pn )n∈N , esiste un indice ν a
partire dal quale si ha
pn · (λy) < pn · ωi
ossia per n sufficientemente grande, il paniere λy appartiene all’insieme di bilancio
Bi (pn ), dunque
xi (pn ) i λy ∀n > ν ∀λ ∈]0, 1[
che assicura
x i λy ∀λ ∈]0, 1[
la relazione x i y segue allora dalla continuità della preferenza i . Il paniere
x è dunque un elemento massimale nell’insieme di bilancio Bi (p), e deve perciò
coincidere con xi (p). Ma questo è impossibile, dall’assurdo la tesi. 2
Una volta fissato un sistema di prezzi, ciascun agente sceglie un paniere nel
proprio insieme di bilancio. É chiaro che se queste scelte vengono fatte in maniera
completamente indipendente, non è detto che la risultante distribuzione di beni sia
un’allocazione. Può succedere in generale che la domanda globale superi la ricchezza
totale del sistema. Il paniere

K 
K 
K
E(p) = xi (p) − ωi = xi (p) − ω
i=1 i=1 i=1

prende il nome di eccesso di domanda. Parleremo allora di funzione eccesso di


domanda per indicare la funzione che ad ogni prezzo strettamente positivo as-
socia E(p). Elenchiamo alcune proprietà di questa funzione, che si riveleranno
fondamentali per il nostro problema di determinazione di un prezzo di equilibrio.

27
Proposizione 2.18 Se in un’economia di scambio la preferenza di ciascun agente
è continua, strettamente convessa e strettamente monotona, la funzione eccesso di
domanda ha le seguenti proprietà:
1) è omogenea di grado zero
E(λp) = E(p) ∀λ > 0
2) è continua e limitata dal basso
3) soddisfa la legge di Walras

p · E(p) = 0
dim: La 1) è ovvia conseguenza del fatto che il passaggio da un prezzo p ad un
prezzo λp (λ > 0) lascia invariato l’insieme di bilancio:
Bi (p) = Bi (λp)

dunque la domanda e, di conseguenza, l’eccesso di domanda.


La 2) segue dalla proposizione precedente e dalla non negatività dei vettori di
domanda
K
E(p) = xi (p) − ω ≥ −ω
i=1

Infine, la legge di Walras si ottiene osservando che, come stabilito nella proposizione
2.16, l’elemento massimale di un insieme di bilancio si trova sulla corrispondente
linea di bilancio, dunque
 K 
 K
p · E(p) = p · xi (p) − ω = (p · xi (p) − p · ωi ) = 0
i=1 i=1

Definizione 2.19 Un prezzo di equilibrio per un’economia di scambio è un prez-


zo strettamente positivo che annulla l’eccesso di domanda, ossia è un prezzo p∗ tale
che E(p∗ ) = 0.

La portata del seguente teorema apparirà più chiaramente una volta introdotti
gli equilibri di Walras.
Teorema 2.20 (Debreu) Se in un’economia di scambio la preferenza di ciascun
agente è continua, strettamente convessa e strettamente monotona, e se, inoltre, la
dotazione iniziale globale ω è strettamente positiva, l’economia ammette un prezzo
di equilibrio.
Per la dimostrazione del teorema, abbiamo bisogno del seguente lemma:
Lemma 2.21 Nelle ipotesi del teorema 2.20 risulta:

28
1) se una successione di prezzi strettamente positivi (pn )n∈N converge ad un prez-
zo p e una delle componenti pr di p è positiva, allora la successione E r (pn ) delle
componenti r-me della funzione eccesso di domanda è limitata;
2) se una successione di prezzi strettamente positivi (pn )n∈N converge ad un prezzo
p avente almeno una componente nulla, allora la funzione eccesso di domanda è non
limitata.
dim: La 1) si ottiene ragionando come nella prima parte della dimostrazione della
Proposizione 2.17. Dimostriamo la 2): poichè ω  0, per almeno un agente j
risulta p·ωj > 0. Se la successione xj (pn ) avesse un’estratta convergente, procedendo
come nella dimostrazione della proposizione 2.17, si avrebbe l’esistenza di un paniere
ottimale in Bj (p). Questo, data la stretta monotonia della preferenza j , è possibile
solo se p  0. L’assurdo a cui si è pervenuti dimostra la tesi. 2

Nel corso della dimostrazione del teorema 2.20 useremo un teorema di punto fisso,
precisamente, ci riferiremo alla formulazione seguente:
Teorema 2.22 [Kakutani] Sia X un sottoinsieme non vuoto, convesso e compatto
di R ; sia φ : X → 2X una funzione a valori non vuoti e convessi. Se φ ha grafico
chiuso, allora esiste un vettore x in X tale che x ∈ φ(x). Un vettore x siffatto
prende il nome di punto fisso.
Abbiamo già osservato che i prezzi fissano il tasso di scambio delle merci. Abbia-
mo anche visto come gli insiemi di bilancio (di conseguenza la domanda e l’eccesso
di domanda) non subiscono variazioni quando si passa da un prezzo p ad un prezzo
λp. Non introduciamo dunque nessuna restrizione se ci limitiamo a considerare i
prezzi nel simplesso

 
∆ = p ∈ R+ : ph = 1
h=1

dim: (del teorema 2.20) Individuiamo per un prezzo p strettamente positivo del
simplesso ∆, l’insieme degli indici che corrispondono al massimo eccesso di domanda
Λ(p) = {k ∈ {1, 2, . . . , } : E k (p) = max{E h (p) : h = 1, 2, . . . , }}
Per un prezzo p del simplesso ∆ avente almeno una componente nulla, poniamo
invece
Λ(p) = {k ∈ {1, 2, . . . , } : pk = 0}
a questo punto la corrispondenza Ψ : ∆ → 2∆ definita ponendo
Ψ(p) = {q ∈ ∆ : q k = 0 ∀k ∈
/ Λ(p)}
è a valori convessi, compatti e non vuoti (si osservi che per Λ(p) = {1, 2, . . . , } risulta
Ψ(p) = ∆). Verifichiamo che Ψ ha grafico chiuso. Se (pn )n∈N è una successione di
prezzi del simplesso ∆ che converge al prezzo p e (qn )n∈N una successione di prezzi
convergente al prezzo q, ciascuno nell’immagine di Ψ:

29
qn ∈ Ψ(pn ) ∀n ∈ N
la nostra tesi sarà provata una volta verificato che q ∈ Ψ(p).
caso 1 (p  0): Se il prezzo p è strettamente positivo, possiamo assumere che siano
strettamente positivi tutti i prezzi pn . Per un indice k non appartenente all’insieme
Λ(p) risulterà E k (p) < max{E h (p) : h ∈ 1, 2, . . . , }. La continuità della funzione di
domanda assicura che per n sufficientemente grande risulta E k (pn ) < max{E h (pn ) :
h = 1, 2, . . . , }, dunque a partire da un certo indice risulta k ∈ / Λ(pn )

∃ν ∈ N : k∈
/ Λ(pn ) ∀n > ν
Da cui segue, essendo qn ∈ Ψ(pn ), che la componente k-sima qnk del prezzo qn deve
risultare nulla per ogni indice maggiore di ν. Il fatto che q sia il limite della succes-
sione (qn )n∈N implica allora q k = 0. Abbiamo dunque verificato che se il prezzo p è
strettamente positivo, q appartiene a Ψ(p).
caso 2 Assumiamo ora che il prezzo p abbia almeno una componente nulla. Possiamo
supporre
p = (0, 0, . . . , 0, pr+1 , . . . , p )
con r ∈ {1, 2, . . . ,  − 1} e ph > 0 per h = r + 1, . . . , . Dunque Λ(p) = {1, 2, . . . , r}
e Ψ(p) = {q ∈ ∆ : q h = 0 ∀h = r + 1, . . . , }.
Distinguiamo due casi: Se la successione (pn )n∈N ammette un’estratta strettamen-
te positiva (che per semplicità denotiamo ancora con (pn )n∈N ), il lemma precedente
assicura che per ogni indice h > r la successione E h (pn ) delle componenti h-sime del-
la funzione eccesso di domanda E(pn ) è limitata. Inoltre, grazie allo stesso lemma,
otteniamo (passando ad un’estratta se necessario)



lim E h (pn ) = +∞
n
h=1

Dunque da un certo indice in poi risulta Λ(pn ) ⊆ {1, 2, . . . , r}. Il fatto che qn sia un
elemento di Ψ(pn ) assicura che per n sufficientemente grande è qn ∈ Ψ(p), dunque
q = limn qn ∈ Ψ(p).
Supponiamo infine che la successione (pn )n∈N non abbia un’estratta strettamente
positiva. Possiamo allora assumere che ciascun prezzo della successione abbia almeno
una coordinata nulla. Poichè limn phn = ph e poichè ph > 0 per h = r + 1, r + 2, . . . , ,
possiamo supporre phn > 0 ∀h = r + 1, r + 2, . . . , . Il fatto che i prezzi pn non sono
strettamente positivi assicura allora che Λ(pn ) ⊆ {1, 2, . . . , r}, dunque che a partire
da un certo indice, per h = r + 1, . . . ,  risulta qn ∈ Ψ(pn ) e dunque qnh = 0. Da
questo segue
qh = 0 ∀h > r, ossia q ∈ Ψ(p).
Una volta verificato che la corrispondenza Ψ ha grafico chiuso, il teorema di Kakutani
assicura l’esistenza di un punto fisso p̃ per Ψ.
∃p̃ ∈ ∆ : p̃ ∈ Ψ(p̃)

30
Verifichiamo che tale p̃ è un prezzo di equilibrio. Osserviamo che se p̃ non fosse
strettamente positivo, risulterebbe
p̃k = 0 ∀k ∈ Λ(p̃)

e, poichè p̃ ∈ Ψ(p̃), anche


p̃k = 0 ∀k ∈
/ Λ(p̃)
ma questo è impossibile essendo il prezzo p̃ non nullo (p̃ ∈ ∆). Dunque p̃  0. A
questo punto poniamo M = max{E j (p̃) : j = 1, 2, . . . } e osserviamo che essendo
p̃  0 e p̃ ∈ Ψ(p̃), deve essere Λ(p̃) = {1, 2, . . . }, dunque E j (p̃) = M ∀j =
1, 2, . . . , . D’altra parte, la legge di Walras e la relazione
 
p̃ · E(p̃) = p̃j E j (p̃) = p̃j M = M
j j

implicano che E(p̃) = 0 come volevasi. 2

2.3 Equilibri di Walras


Come abbiamo visto, la presenza dei prezzi e la seguente determinazione degli insie-
mi di bilancio consente un tipo di meccanismo per la determinazione di allocazioni
“buone” che è diverso da quello paretiano, in altre parole porta ad un concetto
diverso di equilibrio: si considerano situazioni in cui la scelta di ciascun consuma-
tore prescinde dai gusti e dalla ricchezza degli altri ed è basata solo sulle proprie
preferenze e sul valore della propria dotazione iniziale.
In questa sezione definiremo gli equilibri di Walras e cercheremo di comprendere
meglio il significato del teorema di Debreu 2.20.
Definizione 2.23 Un’allocazione x = (x1 , x2 , . . . xK ) si dice allocazione di Wal-
ras se è possibile trovare un prezzo p rispetto al quale per ciascun agente i il paniere
xi risulti un elemento massimale nel relativo insieme di bilancio. Precisamente,
deve risultare per ogni agente i
p · xi ≤ p · ωi e
y i xi ⇒ p · y > p · ωi
In questo caso, la coppia (x, p) si dice equilibrio di Walras.

Una prima osservazione interessante è che un’allocazione di Walras non è mi-


gliorabile nel senso di Pareto. Questo è il contenuto del risultato seguente, che
rappresenta una formulazione alternativa, dovuta ad Arrow, del primo teorema di
benessere:

Proposizione 2.24 Se in un’economia di scambio le preferenze sono strettamente


convesse, ogni allocazione di Walras è Pareto ottimale.

31
dim: Sia (x1 , x2 , . . . , xK ) un’allocazione di Walras per la nostra economia. Sup-
poniamo che l’allocazione (y1 , y2, . . . , yK ) riesca a violare l’ottimalità Paretiana di
(x1 , x2 , . . . , xK ), ossia che per ogni agente i risulti yi i xi e per almeno un agente j
il paniere yj sia strettamente preferito ad xj . L’ottimalità di xj nell’insieme di bilan-
cio Bp (j) assicura che p · yj > p · ωj ≥ p · xj . D’altra parte, essendo (x1 , x2 , . . . , xK )
e (y1 , y2, . . . , yK ) delle allocazioni, risulta


K 
K
p·ω = p · xi = p · yi
i=1 i=1

Deve allora esistere un agente k per il quale risulti p · yk < p · xk . La stretta


1
convessità della preferenza k implica che il paniere (xk + yk ) è strettamente
2
preferito dall’agente k al paniere xk , dunque
1 1
p · yk + p · xk > p · ωk ≥ p · xk
2 2
ossia p · yk > p · xk che è impossibile. L’assurdo ottenuto dimostra che l’allocazione
(x1 , x2 , . . . , xK ) è Pareto ottimale. 2

La stretta monotonia delle preferenze permette di caratterizzare le allocazioni di


Walras:
Proposizione 2.25 Se in un’economia di scambio le preferenze sono continue e
strettamente monotone e la dotazione iniziale globale ω è strettamente positiva, per
un’allocazione x = (x1 , x2 , . . . xK ) e un prezzo p = 0 le seguenti affermazioni sono
equivalenti
1) ogni xi è un elemento massimale nell’insieme di bilancio Bi (p)
2) il prezzo p è strettamente positivo e vale la relazione y i xi ⇒ p · y > p · ωi
3) y i xi ⇒ p · y > p · ωi
4) y i xi ⇒ p · y ≥ p · ωi
dim: Sia (x1 , x2 , . . . , xK ) un’allocazione e p un prezzo non nullo.
1) ⇒ 2): Basta osservare, come già fatto in precedenza, che quando la preferenza
di un agente i è strettamente monotona, l’esistenza di elementi massimali nell’in-
sieme di bilancio Bi (p) è possibile solo se il prezzo p è strettamente positivo. La
seconda parte dell’asserto è ovvia.
2) ⇒ 3): ovvio.
3) ⇒ 4): Sia y i xi . La stretta monotonia della preferenza i assicura che per
t positivo y + t(1, 1, . . . , 1) i xi , dunque
p · (y + t(1, 1, . . . , 1)) > p · ωi
passando al limite per t che tende a zero, otteniamo la relazione voluta
p · y ≥ p · ωi .

32
4) ⇒ 1): La riflessività delle preferenze e l’ipotesi 4) assicurano che risulta
p · xi ≥ p · ωi ∀i = 1, 2, . . . , K
Il fatto che (x1 , x2 , . . . , xK ) sia un’allocazione implica l’uguaglianza

p · xi = p · ωi ∀i = 1, 2, . . . , K
Dunque il prezzo p supporta l’allocazione (x1 , x2 , . . . , xK ). La monotonia delle pre-
ferenze assicura che p > 0.
La stretta positività di ω assicura che per almeno un agente i risulta p · ωi > 0.
Verifichiamo che per un tale agente il paniere xi è massimale nel relativo insieme
di bilancio. Sia y un paniere in Bi (p) e supponiamo per assurdo che y sia preferito
dall’agente i ad xi . Il fatto che l’insieme {z ∈ R+ : z i xi } è aperto in R+ , assicura
l’esistenza di un numero t ∈]0, 1[ tale che ty i xi . Dunque p · (ty) ≥ p · ωi > 0. A
questo punto risulta
p · y > p · (ty) ≥ p · ωi
che è impossibile perchè y è nel’insieme di bilancio Bi (p). L’assurdo a cui siamo
pervenuti assicura che xi è massimale in Bi (p). Da questo segue la stretta positività
del prezzo p, dunque il fatto che ogni xi è massimale nel relativo insieme di bilancio
Bi (p). 2

Il risultato più importante di questa sezione stabilisce l’esistenza di equilibri di


Walras.
Teorema 2.26 Se le preferenze in un’economia di scambio sono continue, stretta-
mente convesse e strettamente monotone, e se la dotazione iniziale globale è stret-
tamente positiva, allora l’economia ammette un equilibrio di Walras.
dim: Se p∗ è un prezzo di equilibrio per l’economia, l’allocazione
x∗ = (x1 (p∗ ), x2 (p∗ ), . . . , xK (p∗ ))
che assegna a ciascun agente i il paniere ottimo nell’insieme di bilancio Bi (p∗ ) è
un’allocazione di Walras e p∗ è il relativo prezzo. 2
Riassumiamo quanto ottenuto: in un’economia in cui le cui azioni economiche
degli agenti sono dettate da preferenze che soddisfano ipotesi standard (continuità,
convessità, monotonia,...) esiste sempre un equilibrio di Walras (teorema 2.26) ed
ogni allocazione di Walras è Pareto ottimale (teorema 2.24) o, equivalentemente, è
supportata da un prezzo (teoremi di benessere 2.2 e 2.9). Ci possiamo allora chiedere
se un ottimo paretiano, con il relativo prezzo di supporto, costituisce sempre un
equilibrio di Walras. La risposta è no, e il motivo è che le nozioni di ottimo di Pareto
e del relativo prezzo di supporto prescindono dall’allocazione iniziale degli agenti.
Dunque l’ottimo di Pareto potrebbe non essere ottenibile a partire dall’allocazione
iniziale se il sistema di prezzi che prevale è quello di supporto.
Concludiamo l’argomento con un esercizio

33
Esercizio 2.27 L’unica allocazione di Walras dell’economia descritta nell’esercizio
2.10 è data da ((1, 1), (2, 1)), che corrisponde al punto (1, 1). Il relativo prezzo è
p = (1, 1).

34

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