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SHOAH

Il termine Shoah indica il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli
ebrei d’Europa e quelle persone definite “indesiderabili” come i rom, i malati di mente, gli omosessuali, i
comunisti e altre minoranze per motivi soprattutto razziali. Nel 1933 in Germania iniziano le prime azioni e
campagne di boicottaggio contro gli ebrei da parte del regime di Adolf Hitler.

Nel 1935, il regime nazista emana le prime leggi razziali, seguite da quelle fasciste in Italia nel 1938.

Gli Ebrei non sono più considerati cittadini tedeschi, non hanno più il diritto di voto, non possono entrare
nei negozi tedeschi. Privati di ogni diritto civile e politico, sono costretti a portare come marchio una stella
gialla sul petto. Nel 1936 viene proibito ai medici ebrei di praticare la loro professione negli ospedali
tedeschi, la stessa cosa accade per avvocati e insegnanti.

Un evento drammatico avviene il 9 novembre 1938 con la ‘Notte Dei Cristalli’: dopo l’uccisione di un
diplomatico tedesco ucciso da un giovane ebreo, le SS devastano negozi gestiti da ebrei, sinagoghe e case
private in Germania, Austria e Cecoslovacchia.

Da questo momento, la discriminazione diventa una vera e propria persecuzione di massa.

Nel 1940 con le deportazioni forzate di enormi masse di popolazione ebraica e poi dal 1941 con l’avvio
dello sterminio sistematico, si dà il via a quella che i nazisti definirono la “Soluzione finale”.

Durante i rastrellamenti dei quartieri ebraici in tutta l’Europa conquistata dai nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale, i militari tedeschi facevano irruzione nelle case degli ebrei, li strattonavano con forza
fuori dall’abitazione e li portavano in strada. Il comandante emanava un annuncio: “Avete 10 minuti per
prendere oro, oggetti preziosi e vestiti e tornare qua!”.

Quando gli ebrei tornavano, li portavano nelle stazioni ferroviarie, li caricavano sui treni bestiame
definendoli “Materiale umano” e li facevano viaggiare attraverso l’Europa al freddo, ammassati nella
sporcizia. Chi superava il viaggio giungeva nei campi di concentramento, vere e proprie fabbriche della
morte, dove a uomini, donne e bambini, prima della vita strappavano via ogni impronta di dignità e di
umanità. Nei campi i prigionieri venivano selezionati: quelli che potevano svolgere un lavoro venivano
schiavizzati e continuavano a sopravvivere, quelli che invece non avevano forza per lavorare venivano
eliminati subito.

Ma alla fine tutti sarebbero morti nelle camere a gas e i loro corpi sarebbero stati bruciati nei forni
crematori dove sarebbero presto diventati cenere… cenere nel vento.

Tutto ciò veniva attuato per mantenere il potere conquistato attraverso la costruzione del consenso
popolare basata sulla paura e sull’odio, il Reich faceva credere ai tedeschi che gli ebrei avrebbero
conquistato il Paese e il popolo intimorito e fomentato appoggiava i pensieri di Hitler.

Solamente il 27 gennaio 1945 i soldati russi fecero irruzione ad Auschwitz e liberarono gli ebrei
sopravvissuti dal campo. Per questo ricordiamo lo sterminio in questo giorno, perché è la fine di questo
terribile incubo.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, si credeva che il razzismo sarebbe cessato, invece sono cambiati
solo i bersagli del pregiudizio, molti genocidi si sono susseguiti nel mondo dopo la Shoah. Le discriminazioni
colpiscono sempre quelle persone che hanno usi e costumi diversi dai nostri e ancora oggi si ripresentano
anche nel nostro Paese.

Un esempio davvero molto sconvolgente sono i centri di detenzione in Libia, dove organizzazioni criminali
torturano, uccidono e lucrano sulle spalle dei migranti che dall’Africa subsahariana si muovono in direzione
dell’Europa in cerca di una vita migliore. L’Europa vede l’emergere di gruppi che si rifanno alle vecchie
dittature del Novecento e i politici fanno leva sulla paura dello straniero per raccogliere voti e consenso.

Negli anni ’40 del Novecento pochi in Europa erano a conoscenza dell’orrore che si consumava, ma chi
sapeva e non parlava si è reso in qualche modo complice nella sua indifferenza. Anche oggi, la superficialità
di tante persone che permette il ritorno di razzismo e violenza ci mette davanti alle nostre responsabilità.

Usando le parole di Liliana Segre, non dobbiamo anestetizzare le coscienze ma dobbiamo svegliarle e
ricordare vecchi e nuovi orrori per non ricaderci di nuovo.

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