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APPUNTI DIRITTO COMMERCIALE

LEZIONE 1. 28/09

Seminario: casi , formazioni di gruppi,


Esami orali
Campobasso  manuale + lineare
Paolo.casella@unimib.it
Ambito del diritto commerciale: l’impresa in tutte le sue forme
È frutto di un’evoluzione storica
Fino all’anno 1000 abbiamo diritto romano diritto statico, punto cardine: le proprietà
Successivamente incremento demografico, il quale causa un aumento dell’importanza dell’attività e il conseguito
valore aggiunto classe dei commercianti acquista potere economico

Giurisprudenza consolare  consoli espressione delle professioni


Statuti delle corporazioni

Reato tipico del fallimento: banca rotta


Accordo tra le parti sufficiente per creare atti giuridici
Nascono i mercati finanziari  finanza, dal francese: pagare a termine
Perché si fondano le società?
3 richieste:
 Chiedo una parte dei profitti proporzionale al mio investimento
 Limitazione responsabilità (base delle moderne società di capitali)
 Posso mettere sul mercato la mia partecipazione

LEZIONE 2. 29/09/2021

La prima codificazione in tema di diritto commerciale è del 1673 in Francia, colverè ministro delle finanze

Requisito necessario affinché vi sia codificazione organica: sistema totalitario

Prima dell’introduzione del codice civile avevamo il codice di commercio, successivamente si è deciso che ci sarebbe
stato solo 1 codice  codice civile

La visione dell’impresa che esce dal codice del ’42 pone l’impresa al centro del sistema

Sotto l’imprenditore convergono diversi elementi: mezzi; l’azienda

L’organizzazione fa capo all’imprenditore stesso

La visione dell’epoca è detta corporativa, una forma di controllo generale dell’impresa. Questa visione, tipica
dell’epoca, durò un anno e mezzo; già nel ’44 la disciplina fu modificata.

Al centro della disciplina c’è l’imprenditore abbiamo diversi tipi di imprenditori a seconda dei tipi di impresa che
svolgono.
Attività principali:

 Commerciale
 Agricola

L’imprenditore è colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata per la produzione o lo
scambio di beni o servizi (ex. Art 2082)

statuto dell’imprenditore: insieme delle norme che riguardano ciascuna delle categorie di imprenditori
La figura dell’imprenditore è unica e copre piccoli-grandi imprenditori

Chi è l’imprenditore? È il soggetto che risponde direttamente dello stato economico dell’attività.
Art. 2082: E' imprenditore chi esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o
dello scambio di beni o di servizi
Dal punto di vista giuridico gli elementi che compongono la figura dell’imprenditore sono:
 Deve svolgere un’attività
 Professionalità  la professionalità riguarda l’attività svolta dell’imprenditore. È il modo in cui l’attività viene
svolta. Non vuol dire che deve essere un’attività esclusiva. Non deve essere un’attività prevalente e
nemmeno continuativa.
Deve essere una sola attività? Dipende! Es: decido di vendere la mia macchina perché è vecchia e ricavo
molto di più di quanto previsto. Sono un imprenditore? No! Un mio amico ha saputo che ho venduto bene la
mia macchina e chiede di vendergli anche la sua. Sono imprenditore? No! Se però gli amici diventano tanti, mi
conviene affittare un piazzale in cui mettere tutte le auto da vendere. Le cose cambiano. Es: sono un
imprenditore individuale. Viene da me l’imprenditore cinese chiedendomi di costruire la diga. Sono un
imprenditore? Si!
Quello che conta è una valutazione specifica, caso per caso
Professionalità: non occasionalità. Va valutata per caso in funzione dell’attività svolta

 Attività economica: un’attività è economica nell’ottica dell’impresa quando abbiamo una plusvalenza, un
utile e quindi quando c’è uno scopo di lucro. In realtà l’art. 2247, che parla di società commerciale, prevede
espressamente che vi sia lo scopo di dividere gli utili.
Se non si consegue l’utile, la società viene meno perché manca uno dei requisiti della società? No! Se non c’è,
vi sono tutta una serie di conseguenze come ad esempio il fallimento. Per l’imprenditore, nella definizione
non si parla di utile ma di attività economica. Bisogna affrontare una serie di fenomeni importanti che però
non hanno uno scopo di lucro (attività no-profit, cooperative classiche…). Le cooperative sono delle entità che
svolgono delle attività. Esse hanno una caratteristica fondamentale: non distribuiscono utili. La funzione tipica
delle cooperative è quella di dare lavoro agli associati, ma non ricevono utili; ricevono dei compensi.
Tipicamente, il bilancio di una cooperativa dovrebbe sempre chiudere in pareggio oppure potrebbe dare una
serie di vantaggi. Non vi sono utili in denaro che vengono distribuiti ma vi sono dei risparmi di spese. Se
diciamo che l’attività economica ha uno scopo di lucro, allora non si farà riferimento alle cooperative, alle
mutue assicuratrici… e questo non è vero! Quindi, per attività economia intendiamo un’attività che,
rispondendo ad alcuni requisiti previsti dall’art. 2082, preveda almeno la tendenziale copertura con i ricavi.
Perché vi sia un’effettiva attività d’impresa il progetto deve nascere con una astratta previsione della
copertura dei costi. Ci sono poi altri profili che vanno considerati. Es: mio cugino ha diversi appartamenti in
centro a Milano, li affitta e ne trae un reddito/utile. È un’attività di impresa o no? No! È un’attività di puro
godimento del bene.

Art. 2247
Art. 375
Art. 2086 L'imprenditore è il capo dell'impresa e da lui dipendono gerarchicamente i suoi collaboratori.
L'imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo,
amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell'impresa, anche in funzione della
rilevazione tempestiva della crisi dell'impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi
senza indugio per l'adozione e l'attuazione di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento per il
superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.

Altra attività importante che l’imprenditore svolge:

Ci sono dei casi particolari.


HOLDING società che come attività propria detiene delle partecipazioni di altre società.
L’attività della holding è un’attività di impresa o no? Se la holding è attività di impresa avrà tutte le conseguenze
dell’esercizio dell’impresa (fallimento), altrimenti no. Quindi, dipende da quello che fa con le partecipazioni.
Se fa qualcosa che può essere definita come attività di direzione e coordinamento delle controllate allora è qualcosa
di più di un’attività di mero godimento e quindi diventa un’attività di impresa commerciale perché non trae solo degli
utili.
- Organizzazione: ci sono delle imprese in cui l’organizzazione del personale è minima (es: organizzazione in
serie in cui tutto è svolto dai robot).
L’organizzazione di lavoro può ridursi molto, ma se essa si riduce allora aumenta l’organizzazione di mezzi. Ci
può essere un’attività di impresa senza organizzazione? Se andiamo ai minimi non ci può essere alcuna
attività senza un minimo di organizzazione. Se arriviamo a definire organizzazione qualunque elemento che
aiuta o sostiene l’attività, il concetto di organizzazione non servirebbe più in quanto si farebbe riferimento a
qualunque cosa. Il mediatore, colui che mete in contatto due o più soggetti per la conclusione di un negozio
giuridico, è un imprenditore e può non avere organizzazione (ha bisogno solo di un telefono). L’elemento
organizzazione, oggi, si è sostanzialmente svalutato. Viene ancora usata nell’ambito della normativa civilistica
per distinguere il piccolo imprenditore dall’imprenditore medio-grande.

- Produzione o scambio: la produzione fine a sé stesso non è sufficiente a differenza dello scambio fine a sé
stesso che invece è sufficiente. Produzione o scambio vuol dire fare uscire dalla propria sfera i beni o i servizi
che uno fornisce, indipendentemente da dove finiscono. Produzione: atto di fabbricare o trasformare un
determinato bene. Scambio: il bene o il servizio prodotto esce dalla mia sfera ed è destinato ad altri. La
produzione in quanto tale non è sufficiente (finché produco solo qualcosa e li tengo in casa non è attività di
impresa). Bisogna quindi fare riferimento ad una qualche forma di scambio. Quando parliamo di scambio,
cioè un’attività intermedia fra la produzione e il mercato, non è necessario che sia io a produrre il bene e
quindi lo scambio è di per sé sufficiente anche se non sono io ad aver prodotto il bene.

LEZIONE 3. 05/10/2021

LA PROFESSIONE INTELLETTUALE (PAG. 41 )


Quando parliamo di professionista intellettuale intendiamo un soggetto che fornisce un servizio, appunto, intellettuale
(es. avvocato, medico, geometra, psicologo ).
Il codice civile disciplina questa figura dall’articolo 2229 al 2238.
Cosa distingue il professionista intellettuale dall’imprenditore? Storicamente si diceva l’organizzazione ma oggi
questo non funziona sia perché il concetto di organizzazione è svanito e sia perché ci sono degli studi legali che hanno
un’organizzazione da media impresa. Quindi in un caso o nell’altro l’organizzazione non serve. Il professionista
intellettuale ha un’obbligazione di mezzi e non di risultato. Questo però è un elemento della disciplina e non della
fattispecie.
Inoltre, il professionista intellettuale non è soggetto a fallimento.

Come lo individuiamo? Tramite il legislatore che individua un riconoscimento che questi sogg. Svolgono un’attività
particolare.
Caratteristiche comuni:
 Superamento di un esame di stato
 Iscrizione ad un albo
 Organismo interno della professione che ha poteri di controllo.

Cosa comporta questo riconoscimento?


A. Il professionista intellettuale ha un’obbligazione di mezzi e non di risultato;
B. Non è soggetto al fallimento;
C. Non è obbligato alla tenuta delle scritture contabili (se non le tiene va in guai grossi).

Concorrenza: nodo cruciale.

Art. 2238 c.c.  la normativa sull’impresa si applica all’attività svolta in quanto impresa e non in quanto professionista
intellettuale. Se a fianco dell’attività di profe§ssionista svolge un’attività identificabile come attività d’impresa, in
funzione di questa attività è imprenditore e gli si applicano le norme relative all’impresa.

Es. il medico che gestisce una casa di cura la sua attività in quanto medico è attività di professione intellettuale ma
la sua attività di gestore di una casa di cura non è attività medica vera e propria ma è un’attività di impresa.

Cosa vuol dire l’articolo? Le due figure si sommano: il medico, in quanto svolge la sua attività, è professionista
intellettuale ma la fattispecie dell’imprenditore si somma alla fattispecie primaria del medico

IMPRENDITORE
Come si distingue l’imprenditore dagli altri soggetti coinvolti in un’impresa?

L’imprenditore è colui che possiede i mezzi di produzione e che si assuma il rischio:

occorre la spendita del nome La spendita del nome è un elemento strutturale dell'agire rappresentativo, in
mancanza del quale non si producono gli effetti tipici della rappresentanza: se nel compiere l'atto per il rappresentato
il rappresentante non spende il suo nome.

Figura dell’imprenditore occulto: L’ imprenditore occulto è un imprenditore che non agisce direttamente nella propria
attività, ma attraverso un prestanome.

In questo modo riesce a compiere l’attività d’impresa anche se non appare come colui che la esercita.

Questa figura, creata dalla giurisprudenza, permette di associare l’imprenditore occulto al fallimento, perché obbligato
in solido con il prestanome, anche se non ne ha requisiti formali.

Tra imprenditore occulto e imprenditore apparente giuridicamente c’è un contratto di mandato senza rappresentanza
e l’imprenditore occulto è il mandante mentre l’imprenditore apparente è il mandatario.

L’imprenditore occulto mette i soldi per l’attività d’impresa, prende le decisioni aziendali e incassa gli utili,
l’imprenditore apparente, che di solito è nullatenente, esegue le decisioni e viene pagato con una somma fissa
mensile.

sino a che le cose vanno bene non c’è niente da dire, ma quando vanno male la faccenda diventa seria per i creditori
dell’imprenditore apparente perché quest’ultimo è nullatenente.

Art 147 legge fallimentare


Art 2083 fattispecie omnicomprensiva

Imprenditore commerciale: non ha una definizione nel codice; tuttavia l’art. 2053

LEZIONE 5. 6/10/2021

Art 147 comma 4: “se dopo la dichiarazione di fallimento della società (a responsabilità illimitata) risulta l’esistenza di
altri soci responsabili illimitatamente, il tribunale dichiara, su istanza di un creditore o altri soggetti, il fallimento dei
medesimi. [perché si possa applicare questa norma bisogna individuare una società e quindi devono essere presenti gli
elementi tipici che caratterizzano la società]”

Art 147 comma 5: “allo stesso modo si procede, qualora dopo la dichiarazione di fallimento di un imprenditore
individuale risulti che l’impresa è riferibile ad una società di cui il fallito è socio illimitatamente responsabile. [prima
bisogna dimostrare che esiste una società, di fatto]”

La società di fatto può essere solo una società di persone e non di capitali

Quando l’impresa inizia? Ciò che importa non sono i singoli atti che compio ma il collegamento funzionale degli atti ai
fini di una certa destinazione.

Dipende. È individuabile a priori il momento in cui viene fuori la figura dell’impresa ma varia da caso a caso. Per
l’impresa non si può individuare il momento di inizio. Questo interessa relativamente, nel caso in cui l’imprenditore
fallisca prima di aver iniziato.

La giurisprudenza diceva che l’impresa non era mai cessata fino a che sopravviveva un rapporto giuridico (es: avevo
ancora un debito). ART. 10 legge fallimentare prevede un anno per il fallimento ma specifica che gli imprenditori,
individuali e collettivi, possono essere dichiarati falliti entro 1 anno dalla cancellazione dal registro delle imprese.
[l’imprenditore quando cessa l’attività chiede la cancellazione dal registro delle imprese; l’impresa cessa con la
cancellazione. Questo, se l’insolvenza si è manifestata prima della cancellazione o entro 1 anno dalla cancellazione
stessa]. 2° comma: in caso di impresa individuale è salva la facoltà per il creditore o PM di dimostrare il momento
dell’effettiva cessazione dell’attività da cui decorre il termine del 1° comma. [se un creditore vuole agire ha 1 anno di
tempo per chiedere il fallimento della società. Però, per quanto riguarda l’impresa individuale è una presunzione non
assoluta: il creditore può dimostrare che si era cancellato il giorno tot. ma in realtà ha continuato ad operare
successivamente; se viene data questa prova la cancellazione dal registro delle imprese non è considerato il momento
finale dell’attività d’impresa].

L’IMPRENDITORE AGRICOLO
L’imprenditore agricolo viene disciplinato dal codice civile all’art 2135.

Nel 1942, con l’introduzione del c.c., l’Italia aveva una forte attività di impresa agricola e quindi il legislatore ha avuto
un occhio di riguardo per l’imprenditore agricolo.
Non è soggetto al fallimento e gode di benefici di tipo fiscale:
 reddito dell’imprenditore agricolo calcolato con parametri diversi da quelli normali;
 gasolio x attrezzature agricole costa meno
 soggetto al rischio meteorologico oltre al rischio di impresa normale

L’ART 2135 Dà la definizione attuale di imprenditore agricolo: 1. E' imprenditore agricolo chi esercita una delle
seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse. 2. Per coltivazione del
fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attività dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo
biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il
fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre o marine. 3. Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal
medesimo imprenditore agricolo, dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e
valorizzazione che abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l'utilizzazione prevalente
di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività agricola esercitata, ivi comprese le attività di
valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla
legge.

Il secondo comma introduce che: per coltivazione del fondo, allevamento di animali o silvicoltura si intendono le
attività dirette alla cura o allo sviluppo di un ciclo biologico che utilizzano, o possono utilizzare il fondo, il bosco, le
acque dolci, salmastre o salate. Anche per le attività principali, il fondo c’è o può esserci (quindi può anche non
esserci)

L’imprenditore agricolo svolge due tipi di attività:

 necessarie
 secondarie

non si parla più di bestiame ma di animali

La definizione civilistica definisce il piccolo imprenditore come il coltivare diretto del fondo, il piccolo commerciante,
l’artigiano e colui che esercita l’attività di impresa prevalentemente con lavoro proprio o dei propri familiari.
L’art. 1 della legge fallimentare definisce piccolo imprenditore colui che ai fini dell’imposta di ricchezza mobile era al di
sotto del minimo imponibile. In caso di mancato accertamento ai fini dell’imposta di ricchezza mobile, si ritiene piccolo
imprenditore colui che investe nella sua impresa l’ammontare massimo di lire 900mila
È dovuta intervenire la corte costituzionale e ha detto che non si può applicare il riferimento alle 900mila lire perché
900mila lire era un requisito subordinato. Il requisito principale era che si fosse al di sotto dei minimi. Il venir meno del
requisito principale travolge tutta la norma. Oggi, l’art. 1 della legge fallimentare, ha semplificato la faccenda. Il
legislatore della legge fallimentare ha fatto una scelta apprezzabile introducendo dei parametri quantitativi. Sono
soggetti al fallimento coloro che hanno i seguenti requisiti: - Un fatturato annuo superiore ai 200mila euro per anno,
negli ultimi 3 anni - Un attivo patrimoniale superiore ai 300mila euro, negli ultimi 3 anni - Debiti scaduti e non scaduti
superiore ai 500mila euro, negli ultimi 3 anni Chi si trova in questa situazione o anche in una sola di esse, è soggetto al
fallimento. Questi parametri valgono anche per le società di capitali. L’importanza dell’art. 2083 dal punto di vista
della disciplina è, oggi, abbastanza ridotta.

PICCOLO IMPRENDITORE
Tema complesso

Ha un suo specifico statuto, non è soggetto a fallimento.


Viene disciplinato dall’art 2083: Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano un'attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei
componenti della famiglia
3 figure individuate:
 artigiano
 piccolo commerciante
 coltivatore diretto del fondo
Coltivatore diretto del fondo: c’è una norma, l’art. 1647, che afferma che il coltivatore diretto del fondo è colui che
coltiva il fondo prevalentemente con lavoro proprio o dei propri familiari. Il problema nasce dal piccolo commerciante
(non esiste una norma che lo definisce).
Il piccolo commerciante è colui che esercita l’attività di commercio prevalentemente con lavoro proprio o dei propri
familiari. Prevalenza rispetto a cosa? Prevalenza di forza lavoro (prevalenza del lavoro familiare con il lavoro esterno) o
con riferimento al capitale investito e all’importanza economica dell’impresa.
L’artigiano è un soggetto particolare. Ha una normativa specifica, è la l. 8 agosto 1985 n. 443. L’art. 2 afferma che è
imprenditore artigiano colui che esercita personalmente, professionalmente e in qualità di titolare, l’impresa artigiana,
assumendone la piena responsabilità con tutti gli oneri e i rischi inerenti alla sua direzione e gestione e svolgendo in
misura prevalente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo.
Impresa artigiana: Impresa che, esercitata dall’imprenditore artigiano, ha come scopo prevalente lo svolgimento di
un’attività di produzione di beni,
anche semilavorati, o di prestazioni di servizi. Sono escluse le attività agricole e le attività di prestazione di servizi
commerciali, di intermediazione nella circolazione di beni o ausiliarie di queste ultime, di somministrazione al pubblico
di alimenti e bevande.
Un limite sta nella dimensione dell’impresa: l’impresa artigiana può avvalersi della prestazione d’opera di personale
dipendente diretto personalmente dall’imprenditore artigiano o da soci, sempre che non superi i seguenti limiti
dimensionali:
 Lavorazioni non in serie: massimo di 18 dipendenti compresi gli apprendisti, che devono essere massimo 9. Il
numero massimo dei dipendenti può essere elevato a 22 dipendenti solo se le unità aggiuntive sono
apprendisti.
 Lavorazioni in serie non del tutto automatizzate: massimo 9 dipendenti, compresi gli apprendisti, che
devono essere massimo 5. Il numero massimo può essere elevato a 12 solo se le unità aggiuntive sono
apprendisti
 Lavorazioni artistiche e tradizionali: massimo 32 dipendenti compresi gli apprendisti, che devono essere
massimo 16. Il numero massimo può essere elevato a 40 dipendenti solo se le unità aggiuntive sono
apprendisti.

L’art 230-bis definisce l’impresa: “Salvo che sia configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta in modo
continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell'impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la
condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell'impresa familiare ed ai beni acquistati con essi nonché
agli incrementi della azienda, anche in ordine all'avviamento, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro
prestato”.

7/10/2021 LEZIONE

Anni ’90  privatizzazione da enti pubblici a società per azioni, tuttavia sempre controllate da enti pubblici

Fasi successive: mettere sul mercato le partecipazioni di questa società, sempre mantenendo il potere.

Problema: stabilire

Società interne/ società “in house”: determinati requisiti

Che disciplina si applica? 2 campi:

1. Privato
2. Pubblico

Nel caso1 applichiamo le norme del diritto d’impresa. Quando abbiamo una forma giuridica di tipo pubblico facciamo
riferimento a 3 norme:
 Art 2093: Le disposizioni di questo libro si applicano agli enti pubblici inquadrati nelle associazioni
professionali.
Agli enti pubblici non inquadrati (enti pubblici non economici) si applicano le disposizioni di questo libro,
limitatamente alle imprese da essi esercitate. Sono salve le diverse disposizioni della legge.

 Art. 2201: Gli enti pubblici(1) che hanno per oggetto esclusivo o principale un'attività commerciale [409, n. 4
c.p.c.] sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese [2093, 2195, 2221].
 Art. 2220: Le scritture devono essere conservate per dieci anni dalla data dell'ultima registrazione [2312,
2457]. Per lo stesso periodo devono conservarsi le fatture, le lettere e i telegrammi ricevuti e le copie delle
fatture, delle lettere e dei telegrammi spediti [2214].

Conseguenza: all’impresa pubblica si applica la disciplina dell’impresa (no disciplina fallimento) fatta eccezione dei
casi previsti dalla legge

Nel 2017 con il d.lgs. 112 è stata introdotta una nuova figura giuridica: impresa sociale

L'Impresa Sociale è un ente privato che esercita in via stabile e principale un'attività d'impresa di interesse
generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.

Non è soggetta al fallimento

pubblicità:

 dichiarativa  effetto: opponibilità ai terzi


 costitutiva: essenziale affinché un atto venga posto in essere es. ipoteca

registro delle imprese p. 114-115-116

imprese commerciali: pubblicità dichiarativa

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