Sei sulla pagina 1di 4

1/10/22, 4:32 PM La Repubblica, libro VIII

eADV

Quattro modelli di

L'ottavo libro della


costituzione
La degenerazione
dell'aristocrazia
Repubblica La timocrazia
L'oligarchia
La democrazia
La tirannide

A cura di M.C. Pievatolo

Quattro modelli di costituzione


Glaucone chiede a Socrate di riprendere il suo discorso da dove era stato interrotto, all'inizio
del V libro. Socrate stava per illustrare i differenti tipi di politeia o costituzione in relazione ai
differenti tipi di personalità umana, sulla base del principio che la giustizia per il singolo ha il
medesimo significato della giustizia per la polis. Ci sono tante specie di uomini quante di
costituzioni, perché - dice Socrate - le politeiai nascono dai costumi dei cittadini. [544d]
All'aristocrazia, la politeia migliore, si aggiungono quattro forme costituzionali degeneri:

timocrazia (Sparta e Creta)


oligarchia
democrazia
tirannide

La degenerazione dell'aristocrazia
Questo elenco è sviluppato secondo un ordine storico: esso racconta, in primo luogo, la
degenerazione dall'aristocrazia, posta idealmente nel passato, in timocrazia, dominata dal
carattere battagliero e ambizioso. Com'è possibile che, nell'ottima polis, filosofi e guerrieri
vengano a contesa?
Socrate racconta la
storia della transizione delle costituzioni in parallelo con una storia di
mutazione individuale, narrata nella forma di una saga familiare, che mostra come si
possano allevare figli peggiori dei padri.

La città ideale è posta nel passato; se ne narra la degenerazione dal passato al


presente per due motivi fondamentali:

una cosa posta nel passato può essere pensata come già avvenuta e dunque, in
linea di principio, possibile e ripetibile;
una cosa posta nel passato e tramandata ripetitivamente con il ricordo può più
facilmente essere pensata come un modello immutabile, soprattutto in una
cultura ancora dominata da una mentalità "orale".

Risulta abbastanza chiaro, tuttavia, che il passato di cui parla Socrate è un passato non
storico, ma archetipico. Le cause della prima degenerazione non sono spiegate sul
serio, ma con uno sfoggio ironico di abilità matematica, inserito in una altrettanto
ironica imitazione dei poeti, cioè di persone che, a modo loro, tramandavano il passato
come qualcosa di immutabile, destinato alla ripetizione.

https://www.filosofico.net/laaarepubblicaa8.htm 1/4
1/10/22, 4:32 PM La Repubblica, libro VIII

Socrate comincia a narrarci la vicenda con una invocazione ironica alla Musa, facendo il verso
all'incipit dell'Iliade di Omero. [546a  ss] Aggiungendo ironia a ironia, spiega, con un
complicato ragionamento matematico, che esiste un numero perfetto (cioè un numero la
somma dei cui divisori è uguale al numero stesso), pari a 216, che regola il ciclo delle
riproduzioni umane; i reggitori della città non lo coglieranno, e decreteranno degli
accoppiamenti in periodi sbagliati, che produrranno figli degeneri. Questi provocheranno, a
loro volta, un ulteriore rimescolamento nella riproduzione, mischiando oro a argento, a
bronzo e a ferro in una medesima persona. Ciò determinerà un'intima anomalia e discordia.

La timocrazia
Ci sarà un conflitto fra chi ha sete di guadagno e chi ama le antiche istituzioni, che verrà
risolto privatizzando e spartendo la terra e riducendo i semplici cittadini a perioikoi e servi.
Così nasce la timocrazia, che conserva, della costituzione precedente, l'onore per i
magistrati e la vita comunitaria dei guerrieri, ma è dominata non da filosofi, ma da uomini
rozzi, che si preoccupano solo della guerra e della ginnastica. La città è dominata
dall'elemento "irascibile" (thymoeides), e dunque da uomini avidi di timé, e, nascostamente,
anche di ricchezze (soprattutto da vecchi) e piaceri. Nel mondo timocratico, rinasce la
famiglia privata: anche il figlio di una persona perbene, poco avida di prestigio sociale e
denaro, sentirà, fin da giovane, madre e servi biasimare il padre come inetto, e diventerà
ambizioso e superbo: questo è il tipo d'uomo che corrisponde alla timocrazia. [547b ss]

L'oligarchia
Una ulteriore transizione, verso l'oligarchia, cioè la costituzione fondata sul censo, nella
quale i ricchi comandano, e il povero non ha parte nel potere., è determinata dalla segreta
avidità di denaro dell'uomo timarchico. Per emularsi a vicenda, i timarchici cominceranno a
fare grosse spese, e sostituiranno gradualmente la sete di onore con la sete di denaro.
[550c  ss] Questo - per inciso - era quanto stava avvenendo a Sparta mentre Platone
scriveva la Repubblica.

La costituzione oligarchica stabilisce, imponendolo con la forza delle armi o del prestigio
sociale, un criterio censitario per l'accesso alle cariche pubbliche e al governo della città. La
città oligarchica sarà governata da una minoranza, più o meno numerosa a seconda della
soglia del censo fissata come criterio per attribuire i diritti politici.

Il suo errore fondamentale è connesso proprio al criterio censitario caratteristico


dell'oligarchia: se questo criterio fosse adottato - dice Socrate, per la selezione dei piloti
navali, un povero, anche competente, verrebbe escluso, a vantaggio di un ricco, anche
incompentente. Il risultato sarebbe una ben triste navigazione: questo vale, a maggior
ragione, anche per la polis. [551c-d]
In secondo luogo, la città oligarchica
è intimamente conflittuale, perché è quasi composta da
due città, una di ricchi e una di poveri. In caso di guerra, i ricchi sono costretti a servirsi del
popolo armato, e a temere più quello dei nemici, oppure a mettere in campo un esercito di
pochi.

In terzo luogo, gli oligarchici peccano di polipragmosyne, proprio perché pretendono,


semplicemente in ragione del loro denaro, di occuparsi, con voce in capitolo, di tutto.
In quarto luogo, lo stesso andamento del mercato costringe alcuni a vendere tutto quello
che
hanno ad altri. Si creerà, così, una minoranza di ricchi e una maggioranza di poverissimi.
Ove il denaro è identico al potere, inoltre, fra coloro che si conserveranno o diventeranno
ricchi ci saranno molti malfattori, che sfruttano e taglieggiano gli altri, e che Socrate
paragona a fuchi muniti di pungiglione. [552a ss] Un mondo in cui l'economia è pensata
come decisiva - sembra credere Socrate - è fatalmente un mondo oligarchico.

Il tipo umano oligarchico è figlio di un timocratico, caduto in rovina e impoverito a causa


della sua ambizione politica. Il figliolo, ammaestrato dalle esperienze paterne, si dedicherà al
commercio per risollevarsi, mettendo da parte ogni ambizione. In lui dominerà la parte
appetitiva dell'anima. Quest'uomo, grande lavoratore e risparmiatore, sarà una persona
gretta e meschina, assolutamente disinteressata a pratiche antieconomiche come la paideia,
o coltivazione di sé. Per questo avrà passioni da fuco, come il clientelismo e la tendenza ad
abusare degli altri, soprattutto se sono deboli. Queste passioni, nei suoi rapporti d'affari,
saranno tenute a freno solo dalla paura di perdere il credito. Le sue virtù, in altri termini,
non sono tali da resistere alla prova dell'anello di Gige, ma gli conferiscono l'apparenza di un
uomo retto. [553b ss]

Gli affaristi al potere nei regimi oligarchici non pongono ostacoli all'indebitamento e
all'impoverimento dei concittadini, che va, almeno immediatamente, a loro vantaggio.

https://www.filosofico.net/laaarepubblicaa8.htm 2/4
1/10/22, 4:32 PM La Repubblica, libro VIII
Questo condurrà alla creazione di una plebe, numerosa, giovane e forte, che si ribellerà ai
ricchi, pochi, anziani e deboli. Nasce, così, la democrazia.

La democrazia
Nella democrazia, dice Socrate, i cittadini sono liberi, e fanno e dicono quello che vogliono.
Questa costituzione sembra molto bella, come un abito variopinto. Anzi, a ben guardare, chi
vuole fondare una polis deve rivolgersi alla democrazia, che è una specie di supermercato
delle politeiai. Nel mondo democratico regna la massima tolleranza, anche perché nessuno si
preoccupa dell'educazione morale dei cittadini. [557d ss]

Il tipo umano democratico nasce come figlio di un oligarchico, che lo abitua a una vita
parsimoniosa, nella quale si dà soddisfazione, per motivi economici, solo agli appetiti
necessari alla sopravvivenza. Ma questo tipo di educazione è insipiente, e può poco contro le
cattive compagnie, che abituano il giovane rampollo oligarchico a una vita dissoluta e
impudente, dandosi a piaceri scelti a caso, come per sorteggio (come venivano selezionati,
in prevalenza, i cittadini per le cariche pubbliche ad Atene) [559e  ss] Quest'uomo
isonomikos sarà affascinante e versatile, e invidiabile ai più, avendo in sé i più svariati
paradigmi di costituzioni e caratteri.

Se l'ordine nel quale vengono presentate le costituzioni va dalla migliore alla peggiore,
quanto dice Socrate della democrazia è, in certo qual modo, stupefacente, perché, a
ben guardare, le riconosce un certo fascino appariscente e la critica meno aspramente
dell'oligarchia. Egli aggiunge, inoltre, che la democrazia, in quanto bazaar delle
costituzioni, è il luogo ideale per fondare una polis.
Come spiegare tutto questo? Un'ipotesi potrebbe
essere la seguente: aristocrazia,
timocrazia e oligarchia sono costituzioni governate da un principio psichico definito e
dunque dotate di una loro forma di organizzazione Interna. Democrazia (diretta) e
tirannide mancano di questa organizzazione interna, e sono perciò costituzioni
"destrutturate" e informi. Così si potrebbe dire che la peggiore fra le costituzioni
strutturate è l'oligarchia; mentre, fra le costituzioni destrutturate, la migliore è la
democrazia e la peggiore è la tirannide.

Sul tema del rapporto di Platone con la democrazia ateniese si veda: S.S. Monoson,
Plato's Democratic Entanglements

La tirannide
La transizione della democrazia in tirannide è dovuta, come nel caso dell'oligarchia, proprio
al bene fondamentale che i cittadini si propongono. L'oligarchia va in rovina per l'avidità di
denaro, e la democrazia a causa della libertà. La libertà democratica - e qui Socrate sta
criticando l'Atene a lui contemporanea - è una libertà senza autocontrollo e senza
educazione, che, sul piano politico, si manifesta in un conflitto fra i cosiddetti fuchi, i quali
cercano di valersi del potere politico per arricchirsi, i ricchi che cercano di difendere le loro
sostanze, e il demos, composto da lavoratori manuali e disoccupati. Il demos o popolo è
l'elemento decisivo della democrazia, e, proprio per questo, è esposto a manipolazioni
demagogiche. [562b ss]

I ricchi cercheranno di difendere le loro sostanze, diventando oligarchici, se non lo erano


prima. Il popolo si farà proteggere da qualche prostates, cioè da un capo che riesce a
imporsi all'attenzione collettiva. Il prostates è il germoglio da cui si sviluppa il tiranno.
[565d]

La posizione renderà il prostates assetato di potere, che userà per vendette personali, o per
sopprimere le persone migliori di lui, che potrebbero fargli concorrenza. SI farà dei nemici,
che cercheranno di ucciderlo: e questo sarà il pretesto col quale chiederà al popolo una
guardia del corpo. Nasce, così, la tirannide.

Una volta divenuto tiranno, il prostates cercherà di mostrare un volto affabile verso i
concittadini, e susciterà guerre, per legittimarsi come capo e impoverire o sopprimere i suoi
nemici interni. Si circonderà di mediocri, che staranno con lui per viltà o per sete di
guadagno. E si varrà dei poeti per manipolare l'opinione pubblica. Infatti, i poeti, con le loro
belle voci prezzolate, sono strumenti essenziali nella tirannidi e nelle democrazie: la loro
importanza decresce man mano che si progredisce nella scala delle costituzioni. [568d ss]

https://www.filosofico.net/laaarepubblicaa8.htm 3/4
1/10/22, 4:32 PM La Repubblica, libro VIII
Perché Socrate sottolinea l'importanza del ruolo dei poeti per la democrazia e
la tirannide?
Si potrebbe proporre l'ipotesi che i regimi strutturati, che seguono un
principio, hanno a che fare con cittadini meno manipolabili perché in qualche
modo guidati dai propri interessi, mentre i regimi "destrutturati" sono
popolate da persone più esposte alla manipolazione, perché prive di princìpi.

INDIETRO

https://www.filosofico.net/laaarepubblicaa8.htm 4/4

Potrebbero piacerti anche