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Wright all’inizio della sua carriera, dopo lo studio di Silsbee, lavora con Adler e Sullivan al
Loeb apartments e al Victoria hotel, entrambi a Chicago, la sua però è sempre una
collaborazione marginale, Wright è da subito interessato ad abitazioni private per famiglie
mentre loro progettano edifici di grandi dimensioni come i grattacieli.
Non è interessato alla progettazione della città in quanto pensa che andare a progettare la
città alla fine dell’800, quando è già avvenuta la rivoluzione industriale e quindi di
conseguenza le nuove metropoli si sono già formate, sia addirittura diabolico.
Adler e Sullivan lasciano a Wright la progettazione delle ville e delle residenze private.
A causa di alcune commissioni di residenze private che accetta si interromperà il rapporto
con i due maestri.
Wright si rivolge ad una classe agiata perché probabilmente poteva dargli possibilità
maggiori, carta bianca per realizzare alcuni progetti che gli interessavano.
Comincia a definire la sua attività come architetto in campo residenziale proprio con la sua
casa-studio : ‘’casa e studio’’ a Oak park, la parte di territorio dove si concentravano tutte le
ville residenziali.
La sua casa e studio viene elaborata nel corso di varie fasi, realizza inizialmente una
semplice casa con il tetto a doppia falda molto pronunciato.
Ridescrivendo questa casa, più avanti nel tempo, la definisce come il suo primo spazio
continuo, il primo progetto in cui aveva conseguito i risultati delle sue prime ricerche.
Wright ricerca essenzialmente un nuovo spazio, uno spazio continuo, diffuso, unitario ed
omogeneo, quasi senza partizioni interne che vanno a interrompere la fluidità dello spazio,
questo sempre in virtù delle teorie democratiche e della libertà professate in America.
Costruisce questa casa per lui è la sua famiglia, che poi amplia e adatta a nuove necessità
familiari, cresce il numero dei figli.
Inizialmente trasforma lo studio in una sala da pranzo al piano superiore, al piano di sotto la
cucina viene trasformata in sala da pranzo e amplia lo spazio verso l’esterno costruendo
verande e bow windows, durante questa trasformazione costruisce al secondo piano anche
una sala per i giochi progettata a misura di bambino, dove costruisce anche un camino ad
arco.
Gli archi per lui sono sempre in memoria di Adler e Sullivan, così come anche i colonnati e le
parti in terracotta.
La terza fase di costruzione è la trasformazione da semplice casa a vera e propria casa-
studio, nonostante nelle prime due versioni lo studio fosse già previsto, in questa fase lo
amplia e costruisce volumi additivi.
Nei nuovi volumi vuole uno studio da disegno, una sala d’attesa per i clienti e una biblioteca.
Per assurdo, la sala d’attesa, che funge da filtro, è lo spazio a cui da maggiore rilievo in
questo nuovo ampliamento, è il primo ambiente in cui studia un lucernario e compie per
questo spazio il primo studio della luce approfondito.
‘’ A home in a prairie town ‘’ è una pagina di un giornale prevalentemente per signore dove
nel 1901 compare un articolo di Wright dove dichiara apertamente il suo intento di progettare
abitazioni con determinati caratteri architettonici.
Si entra così nel vivo della sua produzione.
Cerca determinati stilemi in grado di rappresentare la democrazia americana.
Con prairie intende lo sviluppo in orizzontale delle case, verso l’orizzonte.
Nell’immagine sotto l’articolo si vede il prospetto ideale per la prairie house.
Si può dire che gli anni delle prairie houses vanno dal 1899 al 1910, rispecchiano la ricerca
di un linguaggio esclusivamente americano, le case per lui erano scatole troppo chiuse e i
caratteri che propone sono : uno stilobate su cui si innestavano i progetti, un andamento
orizzontale dei volumi, tetto a falda lievemente inclinato o in alternativa tetto a padiglioni e il
camino che diventa l’elemento principale dell’abitazione, spesso posto al centro della casa
perché concepito come perno attorno al quale ruotano tutti gli altri ambientI.
Così fonda un nuovo modello abitativo.
Wright scrive ‘’ amavo istintivamente le praterie in quanto erano di una grande semplicità, gli
alberi, i fiori e il cielo vibravano in contrasto e mi rendevo conto che un’altezza limitata nella
prateria era sufficiente per sembrare maggiore. ‘’
Pensava inoltre che i piani paralleli al terreno si identificassero con il suolo e che facessero
appartenere la costruzione al terreno, aveva l’idea che le abitazioni in quella regione
dovessero iniziare sul terreno e non dentro di esso, abolisce quindi cantine e scantinati.
Questo concetto che la casa debba nascere dal suolo determina una base aggettata, come
un bordo visibile delle fondazioni che saldi la struttura al suolo.
Per le prairie houses fa anche un’ulteriore riflessione, sempre memore degli insegnamenti
dei suoi maestri e della sua volontà di costruire un rapporto nuovo tra uomo e natura, sulle
aperture.
Progetta le aperture in funzione dell’ambiente esterno e delle viste prospettiche, questo
determina anche l’angolazione dei muri su cui le finestre vengono progettate.
È il primo, in quella regione non era mai stato fatto, a pensare all’apertura delle finestre
verso l’esterno, l’anta non si apriva verso l’interno ma verso l’esterno.
Un’altra caratteristica di queste case è l’essere adattabili e flessibili ad ogni condizione
familiare.
La Willits house è una prairie house con uno studio particolare sui materiali, ricerca nuove
soluzioni per il legno, per l’intonaco e per il calcestruzzo.
Fino a questo momento in America intonaco e calcestruzzo erano sempre stati utilizzati
come materiali da costruzione, non da lasciare a vista.
Lui li vede come materiali plastici che vanno plasmati e utilizzati indifferentemente per
interno ed esterno ma proprio per queste loro proprietà plastiche.
Studia anche un nuovo utilizzo del legno, in questo caso lo utilizza come materiale da
esterno, come elemento di continuità tra i due piani, come elemento di protezione per i
balconi e gli aggetti, all’interno lo utilizza per le finiture solo a scopo estetico.
Ogni prairie houses ha una pianta sua, in questo caso è cruciforme, in pianta si vede la
novità che apporta, la costruzione di muri a 45 gradi che permettevano la costruzione di
finestre in funzione dell’esterno.
La pianta cruciforme è utilizzata in particolare perché ogni braccio della croce potesse
estendersi verso la prateria e avere così delle finestre su entrambi i lati.
Anche in questa abitazione utilizza paraventi divisori con cui identifica i vari ambienti della
casa senza creare spazi chiusi, cerca sempre di avere un centro attorno al quale si
dispongono tutti gli altri ambienti.
Questi paraventi divisori sono di legno squadrato senza volute o forme circolari perché,
essendo un grande ecologista, voleva evitare di lavorare troppo il legno per non produrre
troppo scarto.
In queste case è molto evidente anche l’influenza del movimento ‘’ arts and crafts ‘’
americano.
DANA house
Susan Lawrence Dana era una ricca ereditiera che aveva come hobby quello di organizzare
feste e ricevimenti.
Convoca Wright per realizzare un’abitazione privata con degli spazi per ricevere ospiti.
La pianta è esageratamente complessa, mirata alla costruzione dei due ambienti per i
ricevimenti.
Al piano terra realizza una grande galleria per il ricevimento che doveva raggruppare tutti
vicino al camino, al piano di sopra realizza uno spazio a doppia altezza solo per le feste.
Per gli interni utilizza tonalità calde date dal mattone grigio dorato affiancato al legno.
Scalda inoltre l’ambiente te studiando appositamente delle vetrate colorate.
Costruisce un vero e proprio centro sociale per l’alto ceto.
In questa abitazione c’è una grande fluidità dei percorsi, un continuo spaziale quasi su tre
livelli, anche le camere si affacciano sullo spazio dei ricevimenti.
Anche qua utilizza l’arco, sia per l’ingresso che per il camino che per alcune finestre,
definendo la loro forma a sommacco.
Anche in pianta, in uno dei due spazi di ricevimenti, è presente un’arco.
La Heurey House è un’altra prairie house, dall’esterno sembra quasi una fortezza, ha un
aspetto molto massiccio con delle colonne tronche ai lati, qua Wright utilizza di nuovo la
forma ad arco ma un pò decentrata per cercare di ovviare a questo effetto di castello
medievale.
Per il prospetto decide di adottare un disegno a bande orizzontali chiare che iniziano ad
anticipare un’altro forte tema nei suoi progetti, non solo quello di progettare cercando di
utilizzare tutto il lotto ma anche quello di sottolineare ulteriormente l’andamento orizzontale.
Per fare ciò, in questo caso, utilizza un mattone piatto alternato a bande in rilievo sempre di
colori caldi, che dall’alto al basso schiarivano la loro tonalità.
Il blocco del camino esce dal tetto, il perno della composizione centrale che fuoriesce a
marcare la propria presenza anche all’esterno.
Qua è molto evidente come spesso, nei suoi progetti, sotto alle falde del tetto il volume
rientri.
L’uso della forma del triangolo per le finestre è finalizzata al traguardare determinate viste.
Gli sporti a 45’ sporgono dalla pianta, semplicemente rettangolare, in corrispondenza della
sala da pranzo e delle camere da letto.
Questo triangolo conferisce il movimento principale della pianta altrimenti molto regolare.
La Robie house viene ricordata come la sintesi di tutte le sue teorie progettuali elaborate
nel corso di questa sua prima fase produttiva, è la sintesi di due temi in particolare, il tema
domestico e quello della agglutinazione dei volumi, volumi che funzionano già da soli e che
vengono assemblati insieme.
Questa casa per alcuni segna la fine del periodo delle prairie houses perché non è una vera
e propria prairie.
È invece rivoluzionaria perché racchiude tutte le teorie progettuali di Wright.
Il vincolo che trova Wright nel progettare questa casa è un lotto molto stretto, decide di
affrontare questa problematica disegnano inizialmente due rettangoli che vengono
assemblati insieme producendo uno slittamento.
Nel volume retrostante posiziona i servizi mentre nell’altro davanti le funzioni abitative.
Trova il modo di estendere l’edificio lungo tutto il lotto, al piano terra ci sono un ingresso con
i servizi, una sala giochi, una sala da biliardo, al piano primo un soggiorno e una sala da
pranzo, verso la strada c’è un nastro continuo di porte-finestre che si aprono su una
balconata esterna e anche in fondo al soggiorno c’è una terrazza.
Nel giardino il committente decide di commissionare al Wright una specie di grande terrazza
di contenimento, che poggiava direttamente sul suolo, per proteggere i suoi figli dalla strada.
All’interno tutti i mobili vengono disegnati da Wright.
C’è un forte andamento orizzontale dei volumi, sottolineato dalle fasce bianche orizzontali
dei parapetti, dal posizionamento del laterizio, il camino fuoriesce ancora una volta dal
volume centrale.
Il motto di Wright è un pò quello di trovare ‘’the inside outside and the outside inside’’, i
volumi che si vedono dall’esterno devono essere gli stessi che si riconoscono poi in pianta.
Non si preoccupa più di tanto delle finiture interne perché lascia addirittura il mattone anche
all’interno.
Qua in particolare da un profondo studio della luce posizionando lucernari e finestre a varie
altezze.
Larkin building e Unity temple vengono ricordati come gli edifici pubblici più importanti di
Wright, da questo momento inizia a rapportarsi con la città, chiama a lavorare con se
Griffiths.
Il Larking building è sempre dei primi anni del ‘900 a Buffalo, è importante perché qua
compie un importantissimo studio della luce, in prospetto è molto chiuso, un volume puro
composto a sua volta da altri volumi puri per sottrazione o addizione, ma che ha un aspetto
molto massiccio, è in laterizio.
Presenta quindi una forte chiusura dall’esterno, eccezione fatta per le aperture a fasce
verticali, perché decide di costruire una grande corte interna illuminata da un grande
lucernario, decide di progettare un pozzo di luce alto 5 piani, vuole rimarcare anche in un
edificio pubblico gli ideali di democrazia e libertà.
Progetta la grande corte, che a piano terra ospitava un luogo di lavoro, che a sua volta è
circondata da grandi pilastri a sezione rettangolare interrotti orizzontalmente dalle bande dei
piani superiori.
Crea degli affacci sulla corte interna con l’intento di creare un’open space, uno spazio
comune di lavoro.
L’open space è un concetto che và di pari passo con l’ideale di libertà democratica
americana.
Posiziona delle scritte su delle bande di terracotta presenti sulla parte alta della corte che
inneggiano al lavoro comune.
Questo edificio è emblematico di questo periodo progettuale di Wright.
Wright prova di nuovo ad avvicinarsi al progetto della città con il Lexington Terrace senza
avere fortuna.
Anche la McCormick house è stata classificata come una casa che risente un pò troppo
degli studi urbanistici di Wright che voleva venire a capo di un metodo progettuale anche per
la città.
Viene accusata di essere frammentaria e di assumere più le sembianze di una città.
Un progetto che rimane solo sulla carta.