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ETICA E POLITICA

L’etica e la politica sono scienze pratiche => hanno come oggetto l’agire umano
L’individuo non esiste nel IV secolo.
La ricerca della perfezione dell’agire personale non può essere sganciata dalla
ricerca sulla perfezione dell’agire comunitario => l’uomo è concepito in un
organismo comunitario.
Per comprendere la politica si presuppone la conoscenza dell’etica, che è parte
della politica e in un certo senso essa stessa politica.
L’uomo è un animale politico (non sociale) => ha il logos (parola e ragione, dire e
raccogliere), egli comunica, si connette.
È impossibile comprendere la politica senza comprendere i fondamenti dei suoi
pensieri. Arte del bene comune: la politica. In un certo senso non c’è differenza,
perchè non esisteva l’individuo, il mio ne è funzionale a quello collettivo, nella
politica (oggetto della Politica) si fa il lavoro sulla “cassetta degli attrezzi”,
dedicata pressoché al governante. L’etica parla a tutti perchè parla della vita di
tutti. È nell’etica che si parla della giustizia come legalità, quindi è politico.
La politica della Politica è un insieme più piccolo della politica dell’Etica
nicomachea.

Ogni azione, scelta, tecnica e ricerca tende a un bene, dunque il bene è ciò a cui
tutto tende, ovvero un ne. Tali beni sono molti e vari e ve ne sono alcuni che
vogliamo in funzione di altri, in modo tale da con gurare una gerarchia al vertice
della quale si trova il ne «che vogliamo per se stesso», cioè «il bene e la cosa
migliore». Il ne ultimo, evoluto per sé stesso, è la felicità, interpretata come
l’attuazione di ciò che l’uomo è, la realizzazione della nostra forma umana.
L’uomo è un animale con la parola e che agisce comunicando e relazionandosi con
gli altri: questo indica che l’uomo non solo fa cose e produce effetti nella natura
ma produce effetti nella natura VOLONTARIAMENTE, deliberando e scegliendo.
Bisogna determinare il bene in generale per l’uomo. Mediante il logos l’uomo decide
qual è il ne per la comunità.
L’uomo per la scienza teoretica è una materia che ha uno scopo, la forma che
attiva la sua potenzialità è l’anima, la ψυχή. Alla domanda cos’è l’uomo si risponde
fondamentalmente con “la sua anima”. Vale per l’uomo ciò che vale per qualsiasi
sostanza: deve realizzare il suo ne, che è implicito nella sua forma. Vero dal
punto di vista sico (da embrione a adulto), così come dal punto di vista dell’agire
(desiderare la realizzazione di ciò che siamo, ovvero la nostra anima).
L’anima è tripartita:
- Anima vegetativa: presiede alle funzioni biologiche elementari, in comune con gli
animali e le piante, impenetrabile dalla ragion
- Anima sensitiva: presiede alla sensazione, all’appetito, alla dinamicità, in comune
con gli animali, partecipa in parte all’anima intellettual
- Anima intellettuale: possesso della quale da parte dell’uomo lo de nisce e lo
differenzia da tutti gli altri viventi, non in comune, è questa l’anima da realizzare
al ne della felicit
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La felicità consiste nell’attività dell’anima razionale secondo virtù (ἀρετή). La virtù


è l’essere razionale, l’usare bene il logos, il modo in cui qualcosa o qualcosa deve
essere.
È errore desiderare la ricchezza come ne piuttosto che vederla come mezzo.
Aristotele riconosce l’importanza dei mezzi, beni materiali, per questo per lui la
schiavitù è giusti cata perchè ne riconosce la necessità alla realizzazione del ne.
Non è in contraddizione con la sua de nizione di uomo perchè per lui gli schiavi
non sono uomini, ma semplici strumenti parlanti.
Scrive un trattato sull’anima (Περὶ ψυχῆς), nel quale approfondisce il tema
dell’uomo nella sua realtà sica

L’anima intellettiva è la sede attraverso cui noi attuiamo le operazioni tipiche


dell’essere umano di conoscenza, concettualizzazione, astrazione, ragionamento.
La parte razionale è divisa a sua volta in due
- Anima scienti ca (τὸ ἐπιστημονικὸν): guarda alle verità immutabili (scienze
teoretiche
- Anima calcolatrice (τò λογιστικòν): guarda alle verità contingenti
La parte irrazionale include anima vegetative e sensitiva
La virtù sta nell’attuazione di ciò che è speci co dell’uomo, quindi la razionalità,
consiste nel dominio della parte razionale dell’anima su quella irrazionale. Se la
parte razionale mette ordine a quella sensitiva (no razionale perchè impenetrabile)
allora c’è virtù etica dell’anima sensibile. Essa riguarda le passioni e le azioni, ed è
in queste che si danno eccesso, difetto e giusto mezzo; il provare le passioni e le
azioni nel momento opportuno, riguardo alle cose e alle persone adatte, per il ne
e nel modo adeguato, è il giusto mezzo e l'ottimo, e questa è la caratteristica
della virtù.
La virtù etica consiste nel giusto mezzo tra l’eccesso e il difetto delle passioni e
delle azioni.
L’anima sensitiva è connessa al movimento e quindi all’agire. Il coraggio è una virtù
che nasce come moderazione nell’agire e nel provare l’emozione della paura.
La virtù etica è da determinarsi rispetto a quel che ciascuno di noi è, non rispetto
alla cosa. Siamo tutti diversi quindi non è la stessa misura quella del giusto mezzo
tra pallavolo o insegnamento
La passione lasciata a sé stessa si sviluppa in modo disordinato.
L’ottimo è l’ordine che io conseguo per le passioni e per le mie azioni mediante
l’uso della ragione, la vittoria della parte razionale.
=> quando si parla di coraggio o pazienza non si parla dello stesso ltro o della
stessa misura in tutte le situazioni e in ciascuno di noi => in una certa situazione la
pazienza dev’essere poca, in altre deve essere enorme. Come imparare a
moderare? Con l’esperienza. Le virtù etiche si imparano nella stessa maniera con
cui si imparano le arti.
Ma come si diviene virtuosi? Sarebbe un grave errore pensare che tali virtù si possano imparare con
i bei discorsi; al contrario esse si apprendono, come le arti, mediante l'agire stesso: si diventa
temperanti compiendo azioni temperanti, coraggiosi compiendo azioni coraggiose e così via,
esattamente come si diventa costruttori costruendo.

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Provare e riprovare!!! La ripetizione la virtù diventa una disposizione stabile di


ognuno di noi (exis dal verbo avere => habitus). Abitudine => fa il carattere di una
persona.
La virtù etica è una classe, ma ci sono più virtù etiche (temperanza, giustizia ecc).
Si implementano AGENDO in maniera tale che le tue azione sono ben precise,
attraverso scelte deliberate.
4 concetti chiave: ???’
Meccanismo per edi care la virtù:
L’agire non è un concetto, ma è frutto di una forza. Questa forza è la VOLONTÀ.
La parola volontà, boulesis, è una speci cazione per aristotele di una nozione più
ampia ovvero OREXIS. Viene tradotto in latino con appetitus (rapporto tra me e un
ne). Ciò senza cui noi non ci muoviamo. Elemento dinamico. Orexis può essere
l’epitumia (desiderio), può essere il thumos (l’impulso) e la boulesis, ovvero la
volontà. Ciò che distingue è la CONSAPEVOLEZZA. Il desiderio e l’impulso non è
consapevole. La volontà vuole sempre il FINE, è sempre nalizzata. Il ne è il bene.
Il ne è connesso, anche se sbagliato o ingannato.
Le azioni delle virtù etiche sono FINALIZZATE, VOLONTARIE (animate dalla
boulesis), NON AVREBBERO NESSUN ESITO EFFICACE SE LA VOLONTA NON FOSSE
DETERMINATA DALLA PARTE CALCOLATRICE DELL’ANIMA (LOGISTICON).
Determinata a attuare determinati mezzi e non altri per raggiungere lo scopo.
L’atto mentale dell’individuazione dei mezzi si chiama DELIBERAZIONE (BOULEUSIS,
calcolare i mezzi atti per raggiungere un certo ne).
Se io non voglio essere bocciato DEVO trovare dei mezzi per raggiungere il mio
ne. Prendere 6 in tutte le materie è il mezzo. Studiare è generico => per studiare
devo essere nella condizione di farlo (andare a scuola, prendere appunti, costanza
ecc). La deliberazione è ciò che fa emergere i mezzi a partire del ne. Tra l’essere
consapevole e l’ottenere c’è di mezzo il FARE. Devo mettere in pratica subito =>
SCELTA.
La deliberazione termina con un mezzo più prossimo all’agente che è oggetto della
scelta, ovvero la proairesis. Scelgo di STARE ATTENTO, oggetto della scelta che
mette a terra il processo della deliberazione. Prima della scelta chi dice che la
deliberazione è corretta? Io devo essere bravo a fare l’operazione. Solo se sono
bravo riesco a volere il ne giusto e a non prendere qualcosa come qualcos’altro, il
vero bene invece che il bene apparente. Sono orientato verso il vero bene se sono
bravo a deliberare ma sono bravo a deliberare solo se sono orientato verso il vero
bene. Il saggio è quello bravo a deliberare (saggezza: virtù dell’anima intellettiva,
non virtù etica), però non si diventa saggi senza essere orientati verso il vero
bene. Il saggio orienta un saggio in potenza.
Opinione del prof, no aristotele: Quando deve dire cosa deve fare l’allievo, lui dice
che deve fargli gustare il bene. Gustare è analoga all’anima sensibile.
La sua risposta è easy peasy lemon squeezy: per aristotele sono le buone leggi a
fare l’uomo saggio, e le buone leggi sono fatte dal politico.
Sono queste azioni deliberate ripetute sono quelle che edi cano la virtù etica. Ciò
genera l’abitudine => ethos. Ripetendo le azioni uno diventa…
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Es: ripetendo azioni coraggiose divento coraggiosa. Se io sono capace di attuare il


giusto mezzo in ogni situazione divento eticamente virtuoso altrimenti eticamente
VIZIOSO. Anzi edi care buone abitudini, cattive => strati cazione di ciò =>
carattere. CARATTERE in greco => HThos => carattere/costume. La parola etica
deriva dal carattere hthos. È importante edi care buone abitudini. (exis: stato
abituale) ciò che la ripetizione produce in me. Diventa una disposizione, qualcosa
che mi appartiene. A buon gioco ari dice che i fanciulli da subito incontrino buoni
maestri sulla strada buona.
Le buone abitudini sono quelle che edi cano la città giusta, che per Aristotele è
quella che ha in mente lui.
logisticon agisce sulla forza determinando i mezzi al ne. La scelta è la messa in
atto del mezzo più prossimo all’agente.
Riuscire a realizzare il vero bene è possibile soltanto educando a determinare il
giusto mezzo. Imparando a deliberare secondo il giusto mezzo (un mezzo al ne)
si raggiunge il bene reale e non quello apparente.
La virtù etica si edi ca mediante un’azione deliberata. La ripetizione di queste
scelte fanno uno stato abituale all’interno del soggetto agente che diventa
carattere.
Le cattive abitudini sono tali perchè con le mie scelte non determino il giusto
mezzo.
Il giusto mezzo è la perfetta determinazione dell’ordine degli affetti e delle
passioni. Il nostro agire seguendo il giusto mezzo è ordinato ed è corretto.
Il vizio è squilibrio. Bisogna abituarsi a fare la cosa giusta a seconda del momento.
Noi siamo responsabili della costruzione del nostro carattere.
Si è sempre responsabile di ciò che faccio, però il contesto è fondamentale (non
toglie la responsabilità).

Ari si concentra specialmente sulla GIUSTIZIA tra le virtù etiche.


Si divide in due grandi sottocategorie:
LEGALITÀ: disposizione ad agire in modo conforme alle leggi. Comunità con
ordinamento giuridico, la giustizia come legalità è la exis secondo la quale io
abitualmente in ogni occasione mi conformo all’intera città. La legalità non è
astratta, la conformità formale, non si possono fare lezioni di legalità, perchè è una
disposizione, fa parte del mio carattere (se sono virtuoso). Il discorso regge se c’è
l’educazione, se ci sono buone leggi, se c’è stato un buon legislatore. Le leggi
plasmano il costume dei singoli e dell’intera comunità. Bisogna avere un legislatore
saggio. Secondo Aristotele viene primo l’atto quindi primo l’uomo saggio che ha
imparato la saggezza e poi diventa legislatore. Bisogna ammettere una sensibilità
dell’anima umana, una capacità di distinguere buono e no. La universale capacità di
capire un qualcosa è nell’anima, non nel concetto. Sentiamo che c’è un buono e un
cattivo. Il buon maestro deve insegnare a GUSTARE ciò che è buono => è una
forma di sensibilità, individua nel cuore la capacità di intuire che non è un semplice
calcolo razionale, non può essere frutto della concettualizzazione, quando agisci

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sei in condizioni particolari e irripetibili. Bisogna capire il giusto mezzo, perché mi


do di chi mi corregge e obbedisco, bisogna disobbedire a ciò che è ingiusto ma
solo se uno sa il giusto
La disobbedienza a un’azione iniqua è obbedienza alla giustizia al nostro interno.
Bisogna imparare a imparare e accettare che la verità non è la sensazione spesso.
La virtù perfetta (per cio => portare a termine) è la legalità (primo senso della
virtù etica della giustizia), aka completa, è la disposizione ad agire in modo
conforme alle leggi in modo abitudinario. La legge dà la norma a ogni aspetto della
vita => se sono giusto in ogni aspetto della vita sono perfettamente virtuoso. Se
ciò che faccio è conforme alle leggi allora sono virtuoso. In questo senso essere
giusto signi ca possedere la virtù completa. Leggi ovviamente buone, non leggi in
assoluto, bisogna far sì che siano buone e giust

Il secondo signi cato di giustizia: disposizione stabile che orienta alla


determinazione e al rispetto dell’uguaglianza. Una disposizione che è abitudinaria,
quell’uomo nelle situazioni determina in modo tale che sia giusto, è in grado di
spiegare perchè delle sue decisioni. Come si fa a capire che una persona è giusta e
saggia? Se riteniamo che quella persona lo sia. Ok ora ridillo convinto amo. Per
esempio: per capire se un chitarrista è bravo, si ascolta, non c’è un manuale che ti
dice che quello è un buon chitarrista. why is it actually starting to make sense?

Giustizia distributiva => disposizione stabile che orienta alla determinazione e al


rispetto dell’uguaglianza nella ripartizione dei beni. Il giusto mezzo al ne della
giustizia che determina ciò che ci rende uguale è per Aristotele il merito. Beni
uguali a uomini uguali. La mia giustizia consiste nel beccare subito la distinzione
che fa te uguale a tizio e caio uguale a Sempronio. In modo da dare uguale a tutti.
A ciascuno il suo.
Giustizia correttiva => correggere i torti. Il giusto è colui che riesce a determinare
in maniera aritmetica il medio tra l’illecito guadagno di chi ha commesso
l’ingiustizia e il torto, la privazione subita dalla vittima. Correggere in modo da non
dare poco a chi ha subito e non dare troppo a chi ha avuto troppo
Il giusto politico => caratterizza il rapporto regolato dalle leggi tra liberi e uguali
(cittadini), cioè tra coloro che vivono in una comunità che ha come scopo
l’autosuf cienza. Il sistema dei bisogni deve strutturarsi in modo da dare ciò che
manca agli uni e agli altri. È concretamente, dal punto di vista di chi governa,
qualcosa che non calpesta i diritti dei cittadini, dall’altra invece un’obbedienza
dell’uomo libero, non sottomissione perchè è riconoscimento del ne di utilità della
comunità. Non il ferri che lancia frecciatine ai no vax.
L’equo => l’equo è più in alto del giusto. È la disposizione a regolare i casi
particolari come se il legislatore fosse presente. I casi particolari non sono normati
perché la legge è generale e astratta, poi bisogna limitarla nel caso particolare. Ci
sono dei casi che ricadono al di fuori delle leggi. A volte ci sono esperienze che la
legge non ha ancora regolato. La norma è quasi sempre in ritardo rispetto alla vita.
Quello giusto è quello che fa quello che è giusto anche se non c’è la norma
speci ca, mi metto nei panni del legislatore e mi regolo da solo. Tipo: all’inizio degli
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anni 2000 non c’era una legge su come fare a scaricare musica sull’mp3, dunque è
legale o illegale scaricare tutto dai siti? nsomma amo un cagacazzo e non lo faccio
=> divento l’equo. È l’uomo giusto all’ennesima potenza.

Aristotele divide i tipi di costituzione a partire dalla concezione della giustizia. È il
cuore della città perchè a seconda di come interpreti la giustizia ti disponi alle
relazioni politiche in un modo piuttosto che in un altro.

SAGGEZZ
La virtù etica viene edi cata tramite la giusta misura. La giusta misura viene
deliberata, il mezzo che consente di raggiungere il traguardo. Il giusto mezzo
essendo oggetto di deliberazione può essere determinato solo se la parte
dell’anima che delibera fa quel che deve e lo fa bene => se è virtuoso (anima
intellettiva calcolatrice). Un ottimo logisticon viene da un ottimo fronesis
(saggezza). La saggezza è la virtù dell’anima intellettiva calcolatrice.
Il top per il losofo è pensare il motore immobile => vivere la stessa vita di dio che
è pensiero di pensiero.
È giusto domare le passioni, ma come? Chi riesce a centrare il giusto mezzo è
l’uomo saggio. Quindi delibera bene. Com’è de nita la saggezza? STATO ABITUALE
VERITIERO ACCOMPAGNATO DA RAGIONE RIVOLTO ALL’AGIRE. Dai mancano 25
minuti!!!!!!!!! CHE HA PER OGGETTO CIO CHE È BENE E CIÒ CHE È MALE PER
L’UOMO.
La saggezza è una exis, una disposizione. A determinare prettamente tramite la
delibera<ione ciò ch bisogna fare per realizzare un’azione buona. Un’azione buona
è un’azione in cui si può trovare il bene umano. Il bene per l’uomo è l’attuazione
della sua razionalità. Detta easy peasy: essere saggi signi ca capire qui e adesso
che cosa devo fare per portare un pochino più di ORDINE nel mio mondo
relazionale. 20 minuti. Il punto di arrivo in due-tre secoli di quelle intuizioni di quei
7 saggi (???????????? What is this??????? Why does he act like I know about
them??). la saggezza popolare tramanda le sentenze dei 7 saggi, tra queste
continuava a ritornare il tema della giusta misura. Si vede la distanza tra l’etica
platonica (ricaduta della sapienza => solo il losofo è saggio) e quella aristotelica
(ricerca continua della stessa cosa, dentro nelle piccole cose di tutti i giorni)

Per raccontare la saggezza usa un’immagine dell’arco.


Devo pisciare peggio di un cane ma se perdo qualcosa poi non capisco un cazzo
no alla ne della mia vita. Un’amica del fede ferro è un’arciera, bene. Bisogna
imparare dove mirare no? Yes! Le frecce dei kids hanno le ventose => bisogna
puntare giusto e con forza => la saggezza è la disposizione a tendere e allentare il
giusto mezzo per centrare il giusto mezzo. Immagine della forza elastica, POTENTE
osa dire il ferro, c’è la materia, la vita, l’idea della forza e tensione elastica

De nizione esaustiva della virtù etica: (su dispensa) la virtù etica dunque è uno
stato abituale che dispone alla scelta consistente in una medita rispetto a noi
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determinato mediante un criterio razionale e precisamente quello in base al quale


lo determinerebbe l’uomo saggio.
Come fare a non eccedere alle passioni? 👹 🤪 FAI COME L’UOMO SAGGIO!!!🤪 👹
A forza di ripetere azioni come quelle sagge diventa un’abitudine🤌
Importante ruolo della dimensione politica: è dalla disposizione dei maestri saggi
che dipende la bontà di cittadini => that’s why if you Think about it all italians are
racist and homophobic pieces of crap like salvini👀
14 minutitttt🤏 🤏 🤏 🤏 jokes on me che non so la matematica in realtà sono
Il discorso funzione se lo impiantiamo su una struttura analoga CAZZO ORA
CAMBIA FRASE MA FIGA FINISCILA. Noi distinguiamo un’azione sbagliata come un
chitarrista si accorde dell’accordo sbagliato. Ora Il ferro sta raccontando di nonna
Peppina (info utile: cresciuta a Bologna a inizio 900, donna privilegiata dice lui,
suo padre nato nel 40 dice lui) che, dopo che lui bevve un bicchiere d’acqua
tracannandolo d’un ato, boh cosa fa? Gli da una sberla Lei crede alle buone
maniere! È un segno distintivo della persona => non tollera che il glio dell’unico
glio si comportasse male a tavola. PEPPINA È STATA FERITA NEL PROFONDO! 5
MINUTI.
O si ammette che c’è una forma di sensibilità più profonda e non
totalmente condizionata, c’è una sensibilità comune. 3 minuti. Ci sono fattispecie
dell’azione che risultano brutti e quindi non vengono eseguiti. Es: omicidio. 30 sec.
15, 10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1!!!!!!!!! VATTENE FEDERICO.

Per Aristotele le buone leggi producono l’uomo saggio, capace di discernere bene il
giusto mezzo, libera dalle cose umane. Le buone leggi di Aristotele sono quelle di
un uomo greco del IV secolo ac: c’è una condizionamento storica. (Nonna fede
ferro => a quel tempo le maniere erano super importanti). C’è una
condizionamento.
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Logica

Arte del pensare.


Struttura della realtà => meta sica. Connessione tra logos e essere, tema centrale
e fondante. Dal punto di vista ontologico prima la meta sica e poi la logica (nostro
percorso).

STRUTTURA DEL LÓGO


La logica non ha luogo nella divisione delle scienze, perchè essa non è una scienza
ma è propedeutica a tutte le scienze. Essa ha come oggetto il procedimento
dimostrativo, cioè ciò che è proprio di tutte le scienze, che procedono per
dimostrazione, con una distanziale differenza tra le scienze teoretiche che
seguono un metodo dimostrativo con conclusioni necessarie, mentre pratiche e
poietiche sul probabilistico, hanno come ambito di interesse il possibile (le loro
conclusioni sono coerenti con il tipo di oggetto che hanno). Tuttavia tutte le
scienze dimostrano i loro asserti con maggiore o vigore et cetera…
Quindi la logica si occupa della forma del ragionamento dimostrativo o
argomentativi. Cioè la logica aristotelica si occupa della teoria e della tecnica di
ogni discorso probante. Come anche la meta sica, la logica non è il vero nome
della materia. La meta sica la chiamava loso a prima, distinta dalla loso a
seconda che era la sica, invece questa parte del suo studio la chiama analitica,
poiché partiva dal discorso probante e dimostrativo nella sua complessità, e lo

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riduceva tramite analisi ai suoi elementi strutturali (concetto, proposizione e in ne
ragionamento). Il titolo “organon” vuol dire strumento, è un mix di opere di
Aristotele, è un assemblaggio, ed è l’insieme delle opere dedicate all’analitica
(categorie, de interpretatione, analitici primi, // secondi, topici, confutazioni
so stiche), i loso alessandrini la mettono insieme. Termine di alessandro di
afrodisia nel corso del II III secolo dopo cristo => organon per l’intero discorso di
Aristotele per la teoria e tecnica del discorso probante, poi tutti gli scritti esoterici
che rimangono.
Distinguere i termini FORMA e RAGIONAMENTO.
Un ragionamento è una sequenza di proposizioni concatenate secondo regole.
Queste proposizioni sono dette premesse (tesi e asserzioni preliminari, anello che
viene prima) o conclusioni, tratte o inferite (trarre conclusione da) dalle premesse
(anello successivo). Catena in cui ciò che viene prima genera il ciò che viene dopo.
Senza gli anelli precedenti non ci sono quelli successivi.
Ci deve essere un rapporto (ratio, logos) tra le premesse e la conclusione (se la
conclusione non è pertinente alle premesse non c’è ragionamento, in senso
proprio). La parola logica è la parola più ricca perchè c’è dentro tutto quello che
stiamo dicendo.
Guardare foto da slide del prof con esemp
La forma è la struttura del ragionamento (sintatticamente) valido (≠vero). Ci
interessa la correttezza formale, non quella effettiva (leopardi era ungherese).
Differenza tra validità semantica e sintattica. Guardare foto da slide del prof con
esempi
Come garantire che le premesse siano vere? Problema ulteriore di estremo
interesse ma non centrale della logica (logica: determinazione della correttezza
formale del ragionamento).
Un DISCORSO è il modo con cui strutturiamo linguisticamente i nostri pensieri. La
logica si occupa del linguaggio
I componenti elementari del discorso sono le PAROLE. Cane gatto Giovanni Giorgio
uomo bianco rosso alto basso. Ciò di cui parla il discorso. Gli oggetti del discorso.
Questi sono i CONCETTI. La logica elementare è la logica del concetto. Bisogna
cominciare dal concetto. È il risultato dell’analisi. Parto da un discorso complesso e
la componente elementare è il concetto cioè la parola.
Nella logica si studia la forma del discorso. Il concetto si può distinguere tra la sua
comprensione e la sua estensione.
La COMPRENSIONE è il numero delle caratteristiche o qualità del concetto. Tutto
ciò che denota la parola gatto (animale, piccolo, peloso blablabla).
l’ESTENSIONE: il concetto può applicarsi a un certo numero di individui. Il concetto
di animale è maggiore rispetto a quello dell’uomo.
Distinzione tra genere e specie:
GENERI: parole/concetti che hanno un’estensione maggiore e comprensione
minore. L’animale è genere dell’uomo. L’essere vivente è genere dell’animale.
SPECIE: estensione minore e comprensione maggiore. L’uomo è specie dell’animale.
L’animale è specie dell’essere vivente.
La specie in ma, massima comprensione e minima estensione => INDIVIDUO.
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Il concetto di individuo è un concetto => non si può dare una de nizione di
individuo perchè non ci sono i singoli individui, descrivere un individuo non è bianca
o nick, ma è il concetto di individuo in generale che si può de nire. Gli individui
sono diversi. Alice non è espressa da un concetto, bisogna incontrarlo per capirlo e
descriverlo. Gli indicatori della descrizione sono individuali, ma nel momento in cui
uno li determini si applicano a uno e uno solo. L’altezza (metro, centimetro) sono
concetti, 1 metro e 80 non è un concetto.
Tipo: nella carta d’identità sono completati i concetti => alta tot, colore capelli,
occhi ecc… L’individuo è concreto.
L’individuo è detto SOSTANZA PRIMA. L’individuo concreto è distinto dalle
sostanze seconde che sono le specie e i generi. Questo astuccio non è mai
predicato, non è mai attributo. La sostanza prima non è mai predicata perchè è
strutturalmente il soggetto di ogni predicazione, mentre le sostanze seconde
possono essere predicate. C’è differenza tra “questo astuccio” e “questo è un
astuccio”. Il concetto di astuccio è predicabile, ma solo il singolo individuo è
questo astuccio. Il concetto è predicabile mentre l’individuo no. Le sostanze
seconde non esisterebbero se non esistessero le sostanze prime. Le sostanze
seconde non hanno esistenza proprio, esistono soltanto gli individui. Ripercorrendo
la strada dagli individui verso l’alto si va a generi generalissimi => 10 categorie
(categorie dal punto di vista ontologico come tipi di manifestazione dell’essere +
dal pov logico sono tipi di predicazione).
Transgenerico e transpeci co è l’essere però si manifesterà nell’individuo.
Fatta l’analisi del concetto bisogna parlare delle proposizioni => connessioni/
disunioni dei concetti tra di loro. Giovanni è un uomo (affermazione), Giovanni non
è un uomo (negazione). Nel primo caso unisco questo con la sostanza seconda
dell’umanità (metto l’individuo sotto l’ombrello dell’umanità) nel secondo invece li
separo (prendo Giovanni e lo tolgo dall’ombrello dell’umanità).
La logica comprende gli enunciati apofantici o dichiarativi. Divisione (negazione) e
legame (affermazione) => alla logica interessa questo (non le preghiere: ooooh se
il cielo volesse…)
Proposizione e giudizi
Atto mentale dell’unire o del dividere = giudizi
Espressione verbale del giudizio = proposizione
Siccome è una distinzione di estrema sottigliezza spesso si parla di giudizi (giudizi
universali, particolari, sintetici, analitici).
I giudizi sono l’atto mentale che si concretizza nell’enunciato.
Le proposizioni sono da Aristotele (sull’interpretazione) distinte. Quadrato logico:
a seconda della qualità le proposizioni si dividono in affermative e negative (tutti
gli uomini sono bianchi, nessun uomo è bianco). L’altro è quantitativo => universali
(tutti/nessuno) e particolari (alcuni/qualcuno)
Tutti gli uomini sono bianchi => universale affermativa
Nessun uomo è bianco => universale negativa
Posso affermare o negare anche un’attenzione a un gruppo => affermativa
(qualche uomo è bianco/alcuni corrono) o negativa particolare (qualche uomo non
è bianco/alcuni non corrono).
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A universale affermativ
I particolare affermativ
E universale negativ
O particolare negativa
Rapporti: A ed E sono assolutamente opposte, contrari
Tra la I e la O c’è un’opposizione di subcontrarietà
Il concetto di opposizione contraddittoria è tra la I e la E, la A e la O.
Due proposizione contrarie non possono entrambe vere. Però possono essere
entrambe false.
Prendendo un predicato accidentale (es: colore bianco) si può dire che è
logicamente possibile che siano entrambe false (O A). È possibile che si afalso che
tuti gli uomini sono bianchi ama anche che nessun uomo è bianco => devono
essere entrambe vere le subalterne. Tra le contraddittorie invece è una vera/falsa
o viceversa (se è vero che tutti gli uomini corrono allora è falso che qualche uomo
non corre).
Per quanto riguarda le subcontrarie possono essere entrambe vere => alcuni
uomini sono bianchi, alcuni non lo sono => può essere vero, ma non possono
essere entrambe false (alcuni uomini sono bianchi, alcuni uomini non sono bianchi
=> non possono essere entrambe false).
V => V
F =>
La subalterne => tutti gli uomini corrono => alcuni corron
Nessuno corre => alcuni non corrono.
La verità di quella particolare dipende da quella universale.
Sono i medievali a costruire il quadrato per spiegare le affermazioni di Aristotele.
MODO DELLA PREDICAZIONE: quando si dice qualcosa di qualcuno ovviamente sto
predicando un soggetto. Uccello sotto volatile. La predicazione può avvenire sotto
il modo della necessità (teoretiche) o possibilità (pratiche e poietiche). L’oggetto
della meta sica/mate/ sica consente data la stabilità una predicazione secondo il
modo della necessità: quando concludo un ragionamento relativo all’esistenza di
un primo motore io attribuisco al primo motore immobile la causalità del
movimento secondo la necessita => ci deve essere un primo motore (non può non
esserci). Mentre quando si ha a che fare con un mondo di oggetti contingenti, che
hanno a che fare con il divenire, allora i giudizi formulati relativi alla bontà o non
bontà delle azioni sono formulati secondo la modalità della possibilità.
Un concetto non può essere né vero né falso, c’è a livello delle proposizioni. La
verità o falsità sopraggiungono nel discorso in cui dici qualche cosa attribuendo a
un soggetto un predicato (uomo => l’uomo è un animale). Il vero e il falso nascono
con il giudizio. Vere e false non sono le cose, non è la realtà (la realtà che noi
pensiamo, l’oggetto del nostro pensiero non è né vero né falso, è reale), è ciò che
noi pensiamo e diciamo può essere vero o falso.
La verità e la falsità si trovano solo a livello del pensiero del discorso. Sono un
affare dell’uomo che pensa e parla, non possono essere attribuite alle cose. Una
cosa reale non può essere né vera né falsa, è reale. È vero o falso ciò che io ne
penso e ne dico. Se io penso e dico che questo oggetto è di forma rettangolare
F

fi

fi
a

posso chiedermi se ciò è vero o falso. Potrei anche dire che la super cie della
cattedra è circolare, posso pensarlo e dirlo. Come si capisce quale è vera e quale è
falsa: si guarda alla realtà. Se il mio pensiero e discorso rispecchiano i caratteri
oggettivi della cosa di cui parlo allora è vero, altrimenti è falso. La verità o falsità è
la corrispondenza e non corrispondenza della cosa alla realtà. Noi misuriamo la
verità o la falsità delle cose mediante l’osservazione degli oggetti. Aristotele non si
pone il problema della capacità umana di comprendere i dati sensoriali della realtà.
Il linguaggio è convenzionale ma la cosa no, è dettata dalla realtà. Sul piano
dell’ontologia non esistono opinioni. L’ontologia è scienza dell’essere in quanto
essere, in quanto tale è un parto del pensiero, la scienza della realtà si occupa
delle strutture della realtà in quanto tale. Invece sul fatto che tipo io oggi sono
felice può essere opinabile. La verità sta dentro al pensiero della parola, ma la sua
misura, il suo criterio (criterio della verità o falsità del logos) non è il pensiero, non
è nel pensiero, ma nella realtà. Tutti i gatti fanno miao => il criterio della verità
dell’affermazione non è nel mio piacere nel pensare la parola miao, ma nel fatto
che nel mondo esistono i gatti, animali quadrupedi e pelosi, che fanno miao. Il
criterio della verità è la cosa.
Le proposizioni vanno messe insieme a comporre il ragionamento, ogni conclusione
ha la causa e fondamento in quella precedente. Tre proposizioni messe a caso non
fanno un ragionamento. Leopardi era italiano, era un poeta, ha scritto l’in nito =>
vere ma non ragionamento. Leopardi era italiano e scriveva poemi dunque i poemi
di leopardi erano in italiano
SILLOGISMO: ragionamento perfetto.
Oggi animale è mortale. Ogni uomo è un animale. Ogni uomo è mortale.
3 concetti => animale, mortale, uomo.
Premessa maggiore, minore e conclusione.
Il predicato della Pmaggiore si chiama ESTREMO MAGGIORE (mortale). Il predicato
della Pminore si chiama estremo minore (uomo).
Nella conclusione non compare animale => il termine cerniera tra i due estremi è il
termine medio.
Il termine maggiore e minore => comprende l’estensione.
La caratteristica espressa dal termine maggiore appartiene al termine medio, così
come quest’ultimo appartiene al termine minore => il termine maggiore apparterà
al termine minore. Emerge la forza probante della struttura.
A =>
C =>
A => C.
Questa è la gura perfetta del sillogismo e la sua struttura è ternaria.
Come fa a diventare autentico organo di verità il sillogismo => garantire la verità
delle premesse (semanticamente valido). La verità => l’essere. Lo strumento ci
deve aiutare a pensare l’essere, così da guardare il signi cato dell’essere come
pensiero. Il pensiero vero, che rispecchia la struttura della realtà, non quello che la
occulta. Il pensiero che pensa il non essere entra nell’ambito della falsità e quindi
esce fuori dai signi cati dell’essere. Per assicurare la verità della conclusione
B

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fi

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fi
bisogna curare la verità delle premesse, che devono essere vere, più note della
conclusione e ovviamente anteriori in modo da causare l’inferenza
Come faccio a capire che tutti gli animali sono mortali è vero? Che ogni uomo è un
animale? => basandosi sull’esperienza. Tutte le cose che si chiamano animali
nascono e muoiono. Potrebbe però capitare che si incontri un animale che invece
non muore => il problema dell’enumerare tanti casi osservati è che non si riesce
mai ad avere il TOTALE dei casi osservabili per cui rimane sempre un margine di
dubbio. Non si può elencare mai tutti gli elementi di tutti i tipi. Aristotele dice
l’importante es que sia feliz✨ => ti dice lui che è così🧚 . La quantità di casi
osservati consente di passare dalla vista sensibile alla vista intellettuale. A un
certo punto la quantità di casi osservare consenti di isolare una serie di tratti
comuni che trovo sempre => l’intelletto intuisce negli individui l’ESSENZA.
La 🦘 cangurità🦘 dei canguri è vista dall’intelletto. Per arrivare alle vere premesse
c’è un procedimento induttivo: quando da molti casi particolari arrivo a una
conclusione generale (non universale). L’affermazione generale così com’è non
implica che non ci possa essere l’animale immortale, vuol dire però che l’intuizione
intellettuale nei casi particolari vede in controluce la struttura invariante
dell’essenza. Distinguere e eliminare ciò che non compare mai negli individui e
prendere ciò che rimane in tutti => essenza. Bisogna estrarla dall’individuo =>
concetto di uomo. Immagine mentale dell’essenza che è presente in ogni individuo
che è mortale.
Per arrivare all’universale devo intuire l’essenza. …
Tutti gli animali sono mortali è un principio universale che ha il suo fondamento
nell’intuizione dell’essenza dell’animale
Zero distanza tra platone e aristotele perchè l’intuizione dell’intelletto intuisce la
forma. La noesis platonica capiva le forme, che però erano trascendenti. Qui sono
immanenti. Per vedere l’essenza comune a una classe di oggetto devo osservarne
tanti => l’intelletto estrae dalla molteplicità intuendola l’essenza. Dalla de nizione
posso esplicitare il principio. Il fondamento del sapere è l’essenza.
Ogni scienza ha un oggetto particolare, un genere che va de nito. Quel particolare
genere ha delle specie che vanno de nire. La zoologia si occupa degli animali =>
deve de nire il genere animale poi la specie animale. Giunge alla de nizione di
animale con il procedimento intuitivo/induttivo. Da una lista di de nizione a partire
dalle quale esprime una serie di principi generali che guidano alla ricerca e
all’espansione della scienza. De nisco l’animale e poi scaturisco il principio della
mortalità dell’animale => tutte le specie del genere saranno mortali. I principi sono
universali. La scienza consiste nell’intuire in maniera precisa le strutture essenziali
della natura. Conoscere scienti camente la natura equivale a conoscerne le
essenze, giunti a quelle si può DEDURRE (non più indurre) tutto quello che ci serve
e interessa. Il processo deduzione è l’opposto di quello induzione => dall’universale
al particolare (≠ intuizione (sillogismo): dal particolare al generale). Una volta
guadagnato intuitivamente i principi fondamentali si può dedurre tutti quello che
mi serve in relazione alla scienza che studio => questo è il sistema scienti co che
Galileo fa a pezzi, il metodo sperimentale annienta questo sistema. Scienza e
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.

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conoscenza per Galileo dei processi naturali e dei rapporti causa effetto
osservabili, metodo sperimentale, che governano la natura. Fino al ‘600 questa è
la scienza. Rivoluzione scienti ca e rivoluzione moderna (= metodo sperimentale).
Scienza antica => essenza.
Rapporto tra sillogismo e sostanza => il sillogismo ha un carattere mediato e
conclude secondo il modo della necessità. Il passaggio dalle premesse alle
conclusioni è la sostanza. Le conclusioni sono necessarie perchè abbiamo visto
l’essenza dell’animale. L’animale c’entra con l’uomo perchè è animale. L’uomo è
mortale perchè ogni animale è mortale. Non si può obbligare l’animale a essere
mortale. L’evidenza non si può alterare, non posso obbligare le Nike a essere
scarpe col tacco.
De nizione: determinazione del genere prosassimo e della differenza speci ca che
caratterizza => l’uomo è un animale, non vivente, perchè animale è prossimo,
vivente è troppo lontana. La differenza speci ca tra animale e uomo è il logos =>
zoon logon ekhwn (=> politikòn).
Gli assiomi comuni a tutte le scienze => proposizioni intuitivamente vere,
indimostrabili, il più importante è il principio di non contraddizione. Si enuncia: non
è possibile attribuire a uno stesso soggetto simultaneamente e nel medesimo
rapporto predicati contraddittori. Non posso affermare al contempo che l’uomo è
un animale ragionevole e non ragionevole. Una cosa esclude l’altra. Principio
eradicato sulla stessa de nizione di essenza (qualcosa che rende quella cosa cos’è
e nient’altro). Posso predicare anche qualcosa che non sia ragionevole però non è
nello stesso rapporto. Io sono padre e non padre, non nel medesimo tempo o
padre. Non si può dimostrare direttamente, indirettamente si => confutazione di
chi nega il principi odi non contraddizione, bisogna farlo parlando, assumendo
signi cati di diverse parole che usa nel discorso: nel fare vedere a chi nega il
principio deve usare delle parole e articolarle nel discorso, devono avere un
signi cato se vuole che abbiano un signi cato => chiarire se possono avere un
signi cato solo o anche quello contraddittorio. chi nega il principio di non
contraddizione in realtà lo presuppone.
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