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LUCREZIO E LA RELIGIO (per martedì 11 gennaio 2022).

Lettura in traduzione di:

➢ De rerum natura I, vv. 62-79: il primo degli elogi a Epicuro (qui riportato).
La vita umana giaceva sulla terra alla vista di tutti
turpemente schiacciata dall’opprimente religio,
che mostrava il capo dalle regioni celesti,
65 con orribile faccia incombendo dall’alto sui mortali.
Un uomo greco per la prima volta osò levare contro di lei
gli occhi mortali, e per primo resistere contro di lei.
Né le favole intorno agli dèi, né i fulmini né il cielo
col minaccioso rimbombo lo trattennero: anzi più gli accesero
70 il fiero valore dell’animo, sì che volle, per primo,
infrangere gli stretti serrami delle porte della natura.
Così il vivido vigore dell’animo prevalse,
ed egli si inoltrò lontano, di là dalle fiammeggianti mura del mondo
e il tutto immenso percorse con la mente e col cuore.
75 Di là, vittorioso, riporta anche a noi cosa possa nascere,
che cosa non possa, infine in quale modo ciascuna cosa
abbia un potere finito e un termine, profondamente confitto.
Quindi la religio è stata a sua volta sottomessa e calpestata,
mentre noi la vittoria eguaglia al cielo.

Epicuro viene rappresentato da Lucrezio come un eroico guerriero che sconfigge la religio personificata. Individua
tutti i termini che delineano tale rappresentazione del filosofo e i passaggi in cui emerge chiaramente la
personificazione della religio.

➢ De rerum natura I, vv. 80-101: Il sacrificio di Ifigenia.

➢ Schede:
1. La verità che rende liberi. Lucrezio, la filosofia e la religio. (pdf allegato)
2. Il volo della ragione. Un unico sapere, tra ricerca scientifica e studi umanistici. (qui riportato)

TESTO 2: Il volo della ragione. Un unico sapere, tra ricerca scientifica e studi umanistici. (estratto)
di M. Mariotti – Zanichelli online, Aula lettere.
La vittoria della fisica atomistica sulla superstizione – All’inizio del suo poema De rerum natura (I,
62-79), Lucrezio celebra la fisica atomistica professata da Epicuro, la teoria che, fornendo una
spiegazione razionale dei fenomeni naturali, è capace di liberare l’umanità da vane paure e perniciose
superstizioni. Con potente immaginazione visionaria Lucrezio attribuisce alla ricerca di Epicuro i tratti
del combattimento eroico contro un mostro, la religio, che incombe dall’alto del cielo su un’umanità
miseramente prostrata a terra, vittima dell’ignoranza e della paura che dell’ignoranza si nutre. Ma la paura
delle minacce naturali e le false credenze religiose che ne derivano non fecero arretrare Epicuro (sebbene
fosse solo un Graius homo mortalis). Al contrario, errore e oscurantismo stimolarono l’acuto vigore della
sua anima (acrem /… animi virtutem, v. 69-70), tanto che egli desiderò infrangere le porte sbarrate della
natura (arta/ naturae … portarum claustra, v. 71) per penetrarne i segreti. E ci riuscì (Lucrezio lo
sottolinea con una vistosa paronomasia: vivida vis animi pervicit, «il saldo vigore dell’animo ottenne la
vittoria»): Epicuro avanzò molto al di là dei flammantia moenia mundi, l’involucro etereo simile a fuoco,
che secondo la cosmologia epicurea cinge il nostro mondo, e perlustrò con l’intelletto e con la forza
morale l’universo nella sua immensità (omne immensum peragravit mente animoque). Da questo viaggio
oltre le «mura del mondo», come da una vittoriosa spedizione militare, Epicuro tornò recando all’umanità
un prezioso bottino: le leggi della natura, che cosa possa esistere in natura e che cosa non possa, secondo
quale legge ogni elemento abbia proprietà e limiti ben determinati.
Le scoperte scientifiche di Epicuro – conclude Lucrezio – hanno ribaltato la condizione originaria
dell’umanità, dapprima succube di paura e superstizione: ora la religio, messa sotto i piedi (pedibus
subiecta), è a sua volta calpestata (vicissim / obteritur), mentre la vittoria innalza l’umanità fino al
cielo: nos exaequat victoria caelo; non una semplice iperbole, ma la concreta possibilità per l’uomo di
raggiungere la condizione di beatitudine degli dei, modello di perfetta imperturbabilità (ataraxia).
Scienza e sapienza, un binomio indissolubile – Conoscere la fisica atomistica, dare una spiegazione
razionale della natura del mondo permette all’uomo di abitare la rocca ben fortificata della sapienza, da
cui abbassare lo sguardo sull’insensato affannarsi della comune umanità. Così, nel proemio al secondo
libro, Lucrezio definisce il piacere, sommo bene del sapiente epicureo: «non c’è niente di più dolce che
occupare i sublimi templi sereni ben fortificati dalla dottrina dei saggi (nil dulcius est bene quam munita
tenere / edita doctrina sapientum templa serena), da cui si possa volgere in basso lo sguardo sugli altri
(despicere unde queas alios) e vederli vagare qua e là sperduti cercando la via della vita, gareggiare in
doti naturali, competere in nobiltà, sforzarsi con grande fatica di elevarsi al sommo della ricchezza e di
impadronirsi del potere» (Lucr. 2, 7-13). E di fronte alla stoltezza degli uomini si leva l’epifonema
patetico del poeta: «O misere menti degli uomini, o spiriti ciechi! In quali tenebre e in quanti pericoli
trascorre quel poco di vita che ci è dato!».
La missione della scienza – Per Lucrezio, la scienza ha un fine morale: liberando l’uomo dalla paura e
dalle false credenze, la fisica atomistica produce un effetto virtuoso sull’agire umano. Animato
dall’intento di diffondere la dottrina epicurea nella società romana, Lucrezio non scrive un trattato in
prosa ma sceglie il poema didascalico, perché la poesia è come il miele di cui i medici cospargono gli orli
della tazza per dare da bere ai bambini l’assenzio, la medicina amara ma salutare (Lucr. 4, 11-17). Così il
fascino della parola poetica rende più attraente e persuasiva una dottrina che può risultare aspra e difficile
a chi vi si accosti per la prima volta; una dottrina che, però, contiene in sé un messaggio di salvezza
valido per tutta l’umanità – di qui l’entusiasmo “missionario” del poeta filosofo.

Comprensione e analisi del testo: rispondi alle domande seguenti, che si riferiscono alle schede allegate.
ATTENZIONE: se aggiungi elementi che derivano dalle tue conoscenze personali, ma che non emergono dal testo,
devi segnalarlo in modo chiaro! Puoi, ovviamente, fare riferimento ai versi del poema.

Sul TESTO 1:
1. Quale significato assume il termine religio nel poema lucreziano?
2. In che modo viene rappresentata la religio da Lucrezio?
3. Che funzione ha, nel testo, il riferimento al sacrificio di Ifigenia?

Sui TESTI 1 E 2:
4. Qual è il merito che Lucrezio riconosce a Epicuro (al punto da dedicargli due elogi nel poema)?
5. In che modo gli uomini possono liberarsi dalla schiavitù della religio?

Sul TESTO 2:
6. Per quale motivo “occupare i sublimi templi sereni ben fortificati della dottrina dei saggi” rappresenta il
sommo bene? Soffermati sugli aggettivi: che immagine della sapienza emerge?
7. Per quale motivo Lucrezio sceglie la forma del poema?

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