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Gerhard Müller, detto Gerd (Nördlingen, 3 novembre 1945 – Monaco di Baviera, 15

agosto 2021), è stato un calciatore e dirigente sportivo tedesco, di ruolo


attaccante.

Considerato il più grande centravanti tedesco della storia oltreché tra i più forti
di tutti i tempi,[5][6][7][8][9][10] con la Germania Ovest è stato campione
d'Europa nel 1972 e campione del mondo nel 1974, segnando i gol decisivi in
entrambe le finali. Con il Bayern Monaco, squadra del quale è il migliore
realizzatore di tutti i tempi, vinse 4 campionati tedeschi, 4 coppe nazionali, 1
Coppa delle Coppe, 3 Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale.

Vincitore di un Pallone d'oro (1970) e di due Scarpe d'oro (1970 e 1972), è uno dei
cannonieri più prolifici della storia del calcio avendo messo a segno 730 reti in
788 incontri — il che lo rende uno dei giocatori con la più alta media
realizzativa, pari a 0,93 reti a partita[11] —, di cui 68 con la squadra nazionale
della Germania Occidentale, a fronte di sole 62 presenze. Con 365 gol realizzati è
il miglior marcatore nella storia della Bundesliga.

Assieme a Valentin Koz'mič Ivanov, Dražan Jerković e David Villa è uno dei
calciatori ad avere vinto sia la classifica dei cannonieri dei Mondiali (1970) che
degli Europei (1972).

Indice
1 Carriera
1.1 Club
1.2 Nazionale
2 Dopo il ritiro
3 Statistiche
3.1 Presenze e reti nei club
3.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
3.3 Record
4 Palmarès
4.1 Club
4.1.1 Competizioni regionali
4.1.2 Competizioni nazionali
4.1.3 Competizioni internazionali
4.2 Nazionale
4.3 Individuale
5 Onorificenze
6 Note
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Carriera
Club

Müller nel 1967 con Franz Beckenbauer e Werner Olk.


Iniziò la carriera nelle giovanili della squadra della sua città, il TSV 1961
Nördlingen. Ebbe la fortuna, in coabitazione con Beckenbauer, di ritrovarsi non uno
ma due allenatori che hanno creduto al suo talento: gli jugoslavi (croati)
Čajkovski e Zebec. Il primo lo scoprì e lanciò in prima squadra, il secondo ne
affinò le caratteristiche.

A diciannove anni fu notato dal Bayern Monaco che lo mise subito sotto contratto.
Il club, che già aveva in organico Sepp Maier e Franz Beckenbauer, cercava di fare
il salto dalla Regionalliga Süd (seconda serie del campionato tedesco occidentale)
al massimo campionato, la Bundesliga. Vi riuscì nel 1965, e Gerd Müller fu una
delle chiavi dei successi futuri della squadra di Monaco di Baviera: nelle quindici
stagioni al Bayern Monaco segnò 365 gol in 427 presenze in campionato; fu quattro
volte campione di Germania (1969, 1972, 1973 e 1974), tre volte campione d'Europa
(1974, 1975 e 1976), vinse la Coppa Intercontinentale nel 1976 e la Coppa delle
Coppe nel 1967. Le sue 365 reti in Bundesliga costituiscono tuttora un primato
ineguagliato, di 88 gol superiore al secondo miglior marcatore, Robert Lewandowski
(277).

In ragione della sua prolificità Müller fu ribattezzato Bomber der Nation[12] ("Il
cannoniere nazionale") e, vista la sua statura non eccezionale, Kleines dickes
Müller ("Il piccolo grasso Müller", con una forzatura alla declinazione
dell'aggettivo)[13].

Müller con la maglia del Bayern Monaco nel 1973


Il ruolino di marcia internazionale di Gerd Müller fu perfettamente in linea con
quello del campionato tedesco: con il Bayern Monaco segnò 69 gol in 77 partite
ufficiali nelle Coppe Europee (ma la UEFA non computa le sette reti che segnò in
Coppa delle Fiere, in quanto competizione non organizzata dalla UEFA).

Nel 1970 gli fu assegnato il Pallone d'oro.

Anche Gerd Müller si cimentò con il calcio statunitense: quando nel 1979 lasciò il
Bayern Monaco fu ingaggiato dai Fort Lauderdale Strikers, squadra della Florida
militante nella North American Soccer League. In tre stagioni segnò 40 gol,
riuscendo anche a raggiungere la finale nel 1980, venendo però sconfitto dai Cosmos
del suo ex compagno di club e di nazionale Franz Beckenbauer. Nel 1982 si ritirò
dal calcio giocato.

Nazionale

Müller (a destra) solleva la Coppa del Mondo nel 1974; al suo fianco, il
connazionale Overath.
La carriera di Müller in Nazionale (all'epoca la Germania Ovest) fu relativamente
breve (solo otto anni), ma molto prolifica e ricca di soddisfazioni. È uno tra i
pochi calciatori con più di 50 presenze in Nazionale a vantare più gol segnati che
gettoni di presenza: nelle 62 volte in cui ha vestito la maglia della Germania
Ovest, infatti, ha segnato ben 68 gol.

Con la sua nazionale, Gerd Müller esordì in un'amichevole contro la Turchia nel
1966; già l'anno dopo si rese protagonista con una quaterna (la prima di quattro)
all'Albania nelle qualificazioni per il campionato europeo del 1968, alla cui fase
finale la Germania Ovest comunque non prese parte, essendosi classificata seconda
nel proprio girone alle spalle della Jugoslavia. Due anni dopo, prese parte ai
Mondiali messicani del 1970 e nella semifinale a Città del Messico, passata alla
storia come la partita del secolo, segnò due gol; Müller si laureò capocannoniere
(10 gol) della competizione e anche grazie alle straripanti prestazioni si
aggiudicò il Pallone d'oro di quell'anno.

Fu campione d'Europa nel 1972, segnando due dei tre gol con i quali la Germania
sconfisse l'Unione Sovietica nella finale di Bruxelles, e vinse il campionato del
mondo del 1974, segnando il gol con cui la Germania Ovest superò di misura la
Polonia in semifinale e, soprattutto, quello che decise la finale a Monaco di
Baviera contro i Paesi Bassi. Fu, a soli 28 anni, la sua ultima partita in
Nazionale.

Dopo il ritiro
Dopo il ritiro, Müller dovette affrontare un lungo periodo di depressione, che lo
condusse anche all'alcolismo. Gli vennero in soccorso i suoi ex compagni del Bayern
Monaco nel frattempo divenuti dirigenti del club, che lo incoraggiarono ad
affrontare una terapia di disintossicazione e riabilitazione e successivamente, nel
1992, lo ingaggiarono nello staff tecnico come allenatore delle squadre giovanili.

Müller nel 2007


La notte del 17 luglio 2011 Müller scomparve nel nulla per le vie di Trento. Subito
preoccupati, i dirigenti avvisarono le forze dell'ordine, che lo rinvennero 15 ore
dopo in via De Gasperi, sempre a Trento, in stato confusionale.[14]

Il 6 ottobre 2015 il Bayern Monaco rende pubblica la notizia che Müller è affetto
dalla malattia di Alzheimer. Da quel momento l'ex attaccante ha vissuto in un
centro medico specializzato[15] fino alla morte, avvenuta la mattina del 15 agosto
2021 all'età di 75 anni in seguito all'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
[16]

Statistiche
Globalmente Gerd Müller, tra club e nazionale, ha segnato 730 gol in 788 presenze
ufficiali, alla media di 0,93 reti a partita.[17][18][3][4]

Presenze e reti nei club


Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre
coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1962-1963 Germania Nördlingen BS-N 3 4 - - - - -
- - - - 3 4
1963-1964 BS-N 28 47 - - - - - - - - -
28 47
Totale Nördlingen 31 51 - - - - - -
31 51
1964-1965 Germania Bayern Monaco II LB-S 3 2 - - - -
- - - - - 3 2
1964-1965 Germania Bayern Monaco RL 26+6[19] 33+6[20] - - -
- - - - - - 32 39
1965-1966 BL 33 15 CG 6 1 - - - - - -
39 16
1966-1967 BL 32 28 CG 4 7 CdC 9 8 - - -
45 43
1967-1968 BL 34 19 CG 4 4 CdC 8 7 - - -
46 30
1968-1969 BL 30 30 CG 5 7 - - - - - -
35 37
1969-1970 BL 33 38 CG 3 4 CC 2 0 - - -
38 42
1970-1971 BL 32 22 CG+CG 7 10 CdF 8 7 - - -
47 39
1971-1972 BL 34 40 CG 6 5 CdC 8 5 - - -
48 50
1972-1973 BL 33 36 CG+CdL 5+5 7+12 CC 6 11 - -
- 49 66
1973-1974 BL 34 30 CG 4 5 CC 10 8 - - -
48 43
1974-1975 BL 33 23 CG 3 2 CC 7 5 - - -
43 30
1975-1976 BL 22 23 CG 6 7 CC 6 5 SU 1 0
35 35
1976-1977 BL 25 28 CG 4 11 CC 4 5 SU+CInt 2+2
3+1 37 48
1977-1978 BL 33 24 CG 3 4 CU 6 4 CE 6 5
48 37
1978-1979 BL 19 9 CG 2 4 - - - - - -
21 13
Totale Bayern Monaco 453+6 398+6 67 90 74 65 11
9 611 568
1979 Stati Uniti Ft. Lauderdale Strikers NASL 25+2[21] 19+0[22] - -
- - - - - - - 27 19
1980 NASL 29+7[23] 14+2[24] - - - - - - - -
- 36 16
1981 NASL 17 5 - - - - - - - - - 17
5
Totale Fort Lauderdale Strikers 80 40 - - - -
- - 80 40
Totale carriera 573 497 67 90 74 65 11 9
725 661
Cronologia presenze e reti in nazionale
Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Germania Ovest
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
12-10-1966 Ankara Turchia Turchia 0 – 2 Germania Ovest Germania Ovest
Amichevole -
8-4-1967 Dortmund Germania Ovest Germania Ovest 6 – 0 Albania Albania Qual.
Euro 1968 4
3-5-1967 Belgrado Jugoslavia Jugoslavia 1 – 0 Germania Ovest Germania Ovest
Qual. Euro 1968 -
27-9-1967 Berlino Germania Ovest Germania Ovest 5 – 1 Francia Francia
Amichevole 1
7-10-1967 Amburgo Germania Ovest Germania Michel François Platini (Jœuf, 21
giugno 1955) è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore
francese, di ruolo centrocampista.

Legò il suo nome a quello del Nancy e del Saint-Étienne, divenendo il giocatore-
emblema per entrambi i club, nonché della Juventus e della nazionale francese, di
cui è stato tra i principali artefici dei rispettivi successi degli anni 1980.[2]
Terminò la carriera a 32 anni, dopo aver conquistato numerosi trofei tra cui un
campionato francese, due campionati italiani e, ad eccezione della Coppa UEFA,
pressoché tutte le competizioni confederali all'epoca vigenti,[3][4] divenendo al
contempo cannoniere della Serie A ininterrottamente dal 1983 al 1985. Con la
nazionale transalpina ottenne piazzamenti di rilievo nelle competizioni
internazionali del decennio 1976-86, tra cui la vittoria del campionato d'Europa
1984 dove inoltre primeggiò nella classifica marcatori con 9 reti, che ne fanno il
migliore realizzatore in una singola edizione del torneo, e il terzo posto al
campionato del mondo 1986.

Ha vinto consecutivamente tre Palloni d'oro assegnati da France Football[5] ed è


stato riconosciuto da numerosi addetti ai lavori fra i migliori dieci calciatori
del XX secolo[6][7][8] nonché il più rappresentativo giocatore francese del
Novecento, davanti a Zinédine Zidane e Raymond Kopa.[9] Nel 2004 è stato inserito
da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi.[10] Nel 2002
era stato inoltre inserito nel FIFA World Cup Dream Team,[11] selezione formata dai
migliori undici giocatori della storia dei Mondiali. Nel 2011 entra infine a far
parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.[12]

Nella sua lunga carriera da calciatore, in cui disputò oltre 650 partite tra club e
rappresentativa nazionale, spiccò la completa assenza di espulsioni: un fatto più
unico che raro alla luce della carica agonistica e dell'aggressività delle
marcature, nei confronti dei giocatori più creativi, tra gli anni 1970 e 1980.[13]
È stato co-presidente del comitato organizzatore del campionato del mondo 1998, e
in seguito, succedendo a Lennart Johansson, presidente dell'UEFA dal 2007[14] al
2016.
Indice
1 Biografia
2 Caratteristiche tecniche
3 Carriera
3.1 Giocatore
3.1.1 Club
3.1.1.1 Gli esordi
3.1.1.2 Nancy
3.1.1.3 Saint-Étienne
3.1.1.4 Juventus
3.1.1.4.1 1982-1983: capocannoniere della Serie A
3.1.1.4.2 1983-1984: vittoria della Coppa delle Coppe
3.1.1.4.3 1984-1985: Supercoppa UEFA e Coppa dei Campioni
3.1.1.4.4 1985-1986: l'Intercontinentale e il terzo Pallone d'oro
3.1.1.4.5 1986-1987: il ritiro dal calcio giocato
3.1.2 Nazionale
3.1.2.1 1976-1978: debutto al Mondiale
3.1.2.2 1979-1982: semifinale ai Mondiali
3.1.2.3 1984: la conquista dell'Europeo
3.1.2.4 1985-1988: ultimi anni in nazionale
3.2 Allenatore
3.3 Dirigente
3.3.1 Riforma delle Coppe europee e dei regolamenti
3.3.2 Controversie
4 Statistiche
4.1 Presenze e reti nei club
4.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
4.3 Statistiche da allenatore
4.3.1 Nazionale
4.3.2 Nazionale nel dettaglio
4.3.3 Panchine da commissario tecnico della nazionale francese
5 Palmarès
5.1 Giocatore
5.1.1 Club
5.1.1.1 Competizioni nazionali
5.1.1.2 Competizioni internazionali
5.1.2 Nazionale
5.1.3 Individuale
5.2 Allenatore
5.2.1 Individuale
5.3 Riconoscimenti
6 Onorificenze
7 Note
8 Bibliografia
8.1 Libri
8.2 Riviste
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Biografia

Platini nel 2010


Platini nacque nella Rue Saint-Exupéry a Jœuf, un comune francese situato nel
dipartimento della Meurthe e Mosella, nella regione della Lorena. La sua famiglia,
originaria di Agrate Conturbia, in Piemonte,[15] era molto sportiva: il nonno,
Francesco Platìni, era un muratore italiano che emigrò oltralpe divenendo
ristoratore, gestendo un bar battezzato proprio da lui con il nome di le Café des
Sports, mentre il padre, Aldo, era un professore di matematica che nel tempo libero
divenne prima capitano della squadra del Jovincenne e poi allenatore del Nancy,
all'epoca in terza divisione. La madre, Anna Piccinelli, serviva liquori nel locale
del suocero; ha inoltre una sorella, Martina.[16] Come è noto, la pronuncia del
cognome italiano è usata per lui "alla francese" con accento sulla seconda I: in
realtà andrebbe sulla prima I.

All'età di sette anni Michel iniziò a tirar calci al pallone, allenandosi con il
cane di sua cugina Stefanina. Da bambino era soprannominato il Ratz e le nain per
via della sua bassa statura.[17] Il suo idolo sportivo d'infanzia era Pelé e per
questo, ogni volta che gli capitava di dover firmare un pezzo di carta, si
divertiva a storpiare il proprio cognome in "Peleatini".[18] Oltre all'iniziale
bassa statura cui si accennava, in giovane età a Michel vennero riscontrati in più
occasioni problemi fisici, tra cui una capacità polmonare molto limitata e
un'insufficienza cardiaca.

Il 27 dicembre 1977 sposò una studentessa di economia, Christelle, come lui figlia
di genitori italiani;[19] dal loro matrimonio nasceranno due figli: Laurent,
avvocato della Qatar Sports Investment che controlla il Paris Saint-Germain,[20] e
Marine, attrice,[21] entrambi scampati a un rapimento quando erano ancora bambini.
[22]

Caratteristiche tecniche

Platini in dribbling su Onofri in Genoa-Juventus del 13 maggio 1984.


Ritenuto da molti esperti uno dei migliori giocatori della storia del calcio
mondiale,[23][24][25] Platini era un trequartista dotato di un notevole bagaglio
tecnico, ottima visione del gioco e un innato senso del gol;[26] anche grazie a
quest'ultima caratteristica risultò più prolifico persino di molti attaccanti della
sua generazione. Negli anni alla Juventus sviluppò una buona capacità di
elevazione, che lo portò a completare il suo repertorio con reti di testa, oltreché
un efficiente rigorista.[26]

Reputato uno dei migliori specialisti del calcio di punizione nella storia — i suoi
calci piazzati, che spesso scavalcavano la barriera avversaria, furono
soprannominati "alla Platini" a indicare l'unicità che gli era attribuita —,[26]
era valido nel servire i compagni da diverse posizioni e in varie modalità.[26][27]

La sua capacità tecnica e l'attitudine a essere un leader gli valsero il soprannome


di Le Roi ("Il Re", in francese).[26][28]

Carriera
Giocatore
«[Ho giocato nel] Nancy perché era la mia città, [nel] Saint-Étienne perché era la
migliore in Francia e [nella] Juventus perché è la migliore al mondo.»

(Michel Platini in un'intervista alla Rai dopo la sua ultima partita in Serie A,
Juventus-Brescia 3-2, 17 maggio 1987.[29])
Club
Gli esordi
«A quattordici anni andai a Parigi, finale del concorso per i migliori giovani
calciatori di Francia. Allo stadio di Colombes c'era un vento cane. Non riuscii a
toccare e a giocare un solo pallone buono. Mi offrirono un biglietto per andare
sulla Senna in battello e uno per andare a vedere la Torre Eiffel. Gli altri
ragazzi rimasero allo stadio a giocare al calcio, a me consigliarono di fare il
turista.»

Grazie anche all'ambiente sportivo famigliare (Francesco gestisce il Caffè dello


Sport, mentre Aldo allena il Jovicienne), Michel coltivò il suo amore per tutti gli
sport, soprattutto quello che lo appassionava di più: il calcio.[30] A undici anni,
Platini trova un posto nelle giovanili dell'AS Jœuf, il Jovicienne, di cui il padre
è allenatore.[31] Nel giorno del debutto, 1º settembre 1966, segna due gol
all'Homécourt. Su consiglio del padre, si concentrò nell'affinamento di
fondamentali quali l'anticipo e le punizioni di prima.

Il giocatore fallì il provino nel concorso finale dei migliori giovani del 1969, ma
riuscì a farsi notare durante una partita di Coppa Gambardella dimostrando, all'età
di sedici anni, di essere un giocatore brillante, tanto da attirare le lusinghe
della rivale di quel match, il Metz 2. La prima volta rifiutò lo stage de
présélection offerto dal club granata; partecipò al secondo provino, dove però fu
scartato dopo essergli stata riscontrata una capacità polmonare molto bassa e
un'insufficienza cardiaca.[32]

Nancy

Platini nel 1975


Bocciato a Metz, lo richiedono il Sochaux, il Sedan e i belgi del Charleroi, ma
decide di andare al Nancy e nel settembre 1972 firma un contratto con Les chardons
(guadagnando 6.000 franchi al mese, più o meno 1,2 milioni di lire), iniziando a
giocare con la squadra riserve, dove conosce Jean-Michel Moutier, giovane portiere;
i due diventano rapidamente amici. Si fa notare con la seconda squadra segnando una
tripletta contro l'ASCA Wittelsheim. Grazie alle sue prestazioni, presto arriva in
prima squadra: il 2 maggio 1973 contro il Nîmes (vinta 3-1), all'età di diciassette
anni, indossando la maglia numero undici. In questa stagione segna 2 gol in 5
partite, contro il Sedan e l'Olympique Lione (vinta 4-2). Nella seconda annata,
1973-74, sigla solo 2 reti in 21 presenze e il Nancy retrocede per differenza reti.
[33] L'anno seguente, sempre con la stessa squadra, vince il Groupe Sud della
Division 2 e la finale di categoria contro il Valenciennes, vincitore del Groupe
Nord. Sempre in quest'annata il giocatore si fa notare con i suoi 17 gol in 33
partite di campionato, portando la sua squadra ai quarti della Coupe de France,
realizzando 13 marcature in 8 turni.

Nella stagione 1976-1977 raggiunge il quarto posto in campionato — il migliore


piazzamento dal passaggio al professionismo del club, avvenuto nel 1967 —, giocando
tutte le partite di campionato (38) e mettendo a segno 25 gol, arrivando così
secondo nella classifica marcatori, dietro all'argentino Carlos Bianchi. In
quest'annata Platini subisce un infortunio nell'incontro vinto 4-1 contro il Laval,
in cui peraltro aveva messo a segno una tripletta; ritorna in campo due settimane
dopo. A fine stagione firma il suo primo contratto da giocatore professionista, che
lo lega al Nancy per altri due anni. Nel 1977 arriva terzo nella classifica del
Pallone d'oro, dietro al danese Allan Simonsen e all'inglese Kevin Keegan.[34]

L'annata seguente alza da capitano la Coppa di Francia, dopo aver segnato il gol
con cui, nella finale del Parco dei Principi, il Nancy batte il Nizza per 1-0.[35]
La stagione 1978-1979, l'ultima con il club della Lorena, è travagliata: ritenuto
responsabile del fallimento ai Mondiali di Argentina 1978 dove la Francia era
uscita al primo turno, battuta dai padroni di casa e dall'Italia, rispettivamente
la vincitrice e la quarta classificata, viene fischiato dal pubblico; inoltre,
nella trasferta di Saint-Étienne si procura una triplice frattura del malleolo che
lo costringe a un'assenza dai campi di sei mesi.[36] Con 127 gol (in 215 partite,
media 0,59 gol a partita), Platini è comunque il migliore cannoniere nella storia
del Nancy.

Saint-Étienne
Il mancato approdo all'Inter
A fine anni 1970 Platini era già stato vicino all'approdo nel campionato italiano.
Nel febbraio 1978 il giocatore arriva a Milano in compagnia del dirigente
dell'Inter, Sandro Mazzola,[37] per firmare un precontratto.[38] Tuttavia il
francese non può raggiungere la Serie A nell'immediato per via del blocco agli
ingaggi verso gli stranieri,[37] sicché il club lombardo lo lascia libero di
trasferirsi nel frattempo al Saint-Étienne[39] dove rimane fino al 1982.

Arrivato in scadenza di contratto con les Verts, tuttavia, Platini si accorda con
la Juventus; il presidente interista Ivanoe Fraizzoli, stancatosi del lungo tira e
molla, aveva infatti definitivamente rinunciato al fantasista:[39] «avevo firmato
[...] ma le frontiere, dopo, sono rimaste chiuse. Quando le hanno riaperte [e] ho
potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l'Inter [...]: "ho dato la mia
parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto". Mi hanno detto
che avevano già preso due giocatori e che, dunque, ero libero di fare quello che
volevo».[40]

Alla scadenza del contratto, si trasferisce al Saint-Étienne, la squadra più


titolata in patria.

L'obiettivo dell'acquisto di Michel era vincere una coppa europea ma, nonostante
qualche acuto, come la vittoria per 6-0 contro gli olandesi del PSV al Geoffroy
Guichard nel 1979, o quella sui tedeschi d'Occidente dell'Amburgo (5-0) al
Volksparkstadion nel 1980 e, sempre nella stessa stagione, il 7-0 sia al Geoffroy
Guichard che al Magnum Areena contro i finlandesi del KuPS, il Saint-Étienne non
supera mai i quarti di finale.

In campionato, invece, il fantasista vince il torneo del 1981. In quest'annata è


dura la lotta contro il Nantes, che non molla Les Verts fino all'ultima di
campionato giocata contro il Bordeaux, dove Platini si rivela fondamentale: al 25'
apre le marcature con un tiro-cross rasoterra, e al 41' raddoppia con un colpo di
testa; Bernard Lacombe, a 10' dal termine, accorcia le distanze, firmando il 2-1.
[41] In Coupe de France sigla 5 reti in 10 presenze, raggiungendo la finale contro
il Bastia, persa per 2-1.[42]

La stagione seguente, l'ultima con il club della Loira, arriva secondo in


campionato, dopo una dura lotta contro il Bordeaux e il Monaco. Quest'ultimo club,
alla 32ª giornata diventa primo in classifica, resistendo poi agli attacchi di
Sainté e Girondins assicurandosi il quarto titolo all'ultima giornata, vincendo di
misura in casa contro lo Strasburgo. Platini arriva terzo nella classifica dei
cannonieri (22 gol), dietro all'argentino Delio Onnis (29 gol) e al polacco Andrzej
Szarmach (24 gol).[43] Nella stessa annata il Saint-Étienne arriva in finale della
Coupe de France contro il Paris Saint-Germain, dove Platini ha un ruolo
fondamentale: dapprima al 76' risponde al ciadiano Toko che al 58' aveva siglato il
vantaggio parigino, e poi al 99' porta la sua squadra in vantaggio: all'ultimo
minuto del secondo tempo supplementare, Rocheteau ristabilisce la parità, mettendo
a segno il 2-2 e portando la sfida ai tiri di rigore, dove il PSG vince 6-5.[44] In
Coppa dei Campioni i Verdi si fermano al turno preliminare, a opera dei tedeschi
d'Oriente della BFC Dynamo.

Totalizza 145 partite e mette a segno 82 gol con la maglia del Saint-Étienne,
vincendo un titolo francese nel 1981, il decimo e, finora, ultimo del club.

Juventus
«L'ho preso per un pezzo di pane, diciamo che ci abbiamo aggiunto molto caviale, ma
se l'è meritato.»

(Gianni Agnelli[45])
1982-1983: capocannoniere della Serie A

Da destra: gli juventini Brio, Platini, Cabrini e Tardelli in campo per la


semifinale di andata della Coppa dei Campioni 1982-1983 contro il Widzew Łódź.
Nel 1982 si trasferisce in Italia, prelevato dalla Juventus pochi giorni dopo la
conclusione dell'acquisto del polacco Zbigniew Boniek; questa scelta, avallata
personalmente dal patron bianconero Gianni Agnelli (il quale era riuscito a farsi
lasciare il giocatore dal RC France, di proprietà del "collega" Jean-Luc Lagardère,
con cui stava per firmare),[46] obbliga la società torinese a privarsi
dell'irlandese Liam Brady, a causa della norma che all'epoca permetteva la presenza
in una squadra di Serie A di massimo due stranieri.[47] Il cartellino di Platini
viene pagato 250 milioni di lire.[47] L'esordio con i bianconeri avviene nella
partita di Coppa Italia pareggiata 1-1 contro il Catania, il 18 agosto 1982. Il suo
primo gol arriva contro il Cesena. Inizialmente non è in buona condizione,[26] ma
nel girone di ritorno dell'annata 1982-1983 le sue prestazioni vanno in crescendo
e, con 16 gol, è capocannoniere del campionato;[26] allo stesso tempo si sviluppa
l'intesa con Boniek, che il talento francese serve con aperture, lanci lunghi e
passaggi filtranti.[26]

Platini contribuisce quindi alla positiva seconda parte di stagione della Juventus,
seconda in Serie A dietro alla Roma scudettata. Realizza due dei tre gol con cui i
bianconeri s'impongono 3-0 nella finale di ritorno della Coppa Italia, dopo i tempi
supplementari, al Comunale di Torino sull'emergente Verona, ribaltando così lo 0-2
subìto nella finale di andata al Bentegodi di Verona e aggiudicandosi il trofeo. In
campo europeo, il francese permette ai bianconeri la vittoria contro i danesi
dell'Hvidovre e, in semifinale, contro i polacchi del Widzew Łódź, arrivando così a
giocarsi la Coppa dei Campioni nella finale di Atene, dove tuttavia la squadra
torinese viene battuta dall'Amburgo.

1983-1984: vittoria della Coppa delle Coppe

Una famosa immagine di Platini, vanamente contrastato dall'avellinese Vullo nel


campionato 1983-1984.
Nell'annata successiva inizia con una doppietta nella prima di campionato contro
l'Ascoli, vinta 7-0.[48] In questo torneo segna un maggiore numero di gol: 20 in 28
presenze, cifra con cui vince il duello a distanza per il titolo di capocannoniere
con il brasiliano Zico (19 reti), giunto quell'anno in Italia nelle file
dell'Udinese. A fine stagione, grazie anche al bottino sottoporta di Platini, la
Juventus vince il campionato italiano, il primo per il francese.

Invece in campo europeo, vince la prima e unica Coppa delle Coppe della sua
carriera, con 2 gol in 8 partite, battendo in finale 2-1 i lusitani del Porto. In
Coppa Italia termina con 3 gol in 7 partite, ma i bianconeri escono agli ottavi per
mano della rivelazione Bari, formazione di Serie C1 poi sorprendente semifinalista
dell'edizione.

Michel conquista il suo primo Pallone d'oro nel 1983, battendo con 110 preferenze
lo scozzese Kenny Dalglish, del Liverpool campione d'Europa, che raccoglie 26
preferenze.

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