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Considerato il più grande centravanti tedesco della storia oltreché tra i più forti
di tutti i tempi,[5][6][7][8][9][10] con la Germania Ovest è stato campione
d'Europa nel 1972 e campione del mondo nel 1974, segnando i gol decisivi in
entrambe le finali. Con il Bayern Monaco, squadra del quale è il migliore
realizzatore di tutti i tempi, vinse 4 campionati tedeschi, 4 coppe nazionali, 1
Coppa delle Coppe, 3 Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale.
Vincitore di un Pallone d'oro (1970) e di due Scarpe d'oro (1970 e 1972), è uno dei
cannonieri più prolifici della storia del calcio avendo messo a segno 730 reti in
788 incontri — il che lo rende uno dei giocatori con la più alta media
realizzativa, pari a 0,93 reti a partita[11] —, di cui 68 con la squadra nazionale
della Germania Occidentale, a fronte di sole 62 presenze. Con 365 gol realizzati è
il miglior marcatore nella storia della Bundesliga.
Assieme a Valentin Koz'mič Ivanov, Dražan Jerković e David Villa è uno dei
calciatori ad avere vinto sia la classifica dei cannonieri dei Mondiali (1970) che
degli Europei (1972).
Indice
1 Carriera
1.1 Club
1.2 Nazionale
2 Dopo il ritiro
3 Statistiche
3.1 Presenze e reti nei club
3.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
3.3 Record
4 Palmarès
4.1 Club
4.1.1 Competizioni regionali
4.1.2 Competizioni nazionali
4.1.3 Competizioni internazionali
4.2 Nazionale
4.3 Individuale
5 Onorificenze
6 Note
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Carriera
Club
A diciannove anni fu notato dal Bayern Monaco che lo mise subito sotto contratto.
Il club, che già aveva in organico Sepp Maier e Franz Beckenbauer, cercava di fare
il salto dalla Regionalliga Süd (seconda serie del campionato tedesco occidentale)
al massimo campionato, la Bundesliga. Vi riuscì nel 1965, e Gerd Müller fu una
delle chiavi dei successi futuri della squadra di Monaco di Baviera: nelle quindici
stagioni al Bayern Monaco segnò 365 gol in 427 presenze in campionato; fu quattro
volte campione di Germania (1969, 1972, 1973 e 1974), tre volte campione d'Europa
(1974, 1975 e 1976), vinse la Coppa Intercontinentale nel 1976 e la Coppa delle
Coppe nel 1967. Le sue 365 reti in Bundesliga costituiscono tuttora un primato
ineguagliato, di 88 gol superiore al secondo miglior marcatore, Robert Lewandowski
(277).
In ragione della sua prolificità Müller fu ribattezzato Bomber der Nation[12] ("Il
cannoniere nazionale") e, vista la sua statura non eccezionale, Kleines dickes
Müller ("Il piccolo grasso Müller", con una forzatura alla declinazione
dell'aggettivo)[13].
Anche Gerd Müller si cimentò con il calcio statunitense: quando nel 1979 lasciò il
Bayern Monaco fu ingaggiato dai Fort Lauderdale Strikers, squadra della Florida
militante nella North American Soccer League. In tre stagioni segnò 40 gol,
riuscendo anche a raggiungere la finale nel 1980, venendo però sconfitto dai Cosmos
del suo ex compagno di club e di nazionale Franz Beckenbauer. Nel 1982 si ritirò
dal calcio giocato.
Nazionale
Müller (a destra) solleva la Coppa del Mondo nel 1974; al suo fianco, il
connazionale Overath.
La carriera di Müller in Nazionale (all'epoca la Germania Ovest) fu relativamente
breve (solo otto anni), ma molto prolifica e ricca di soddisfazioni. È uno tra i
pochi calciatori con più di 50 presenze in Nazionale a vantare più gol segnati che
gettoni di presenza: nelle 62 volte in cui ha vestito la maglia della Germania
Ovest, infatti, ha segnato ben 68 gol.
Con la sua nazionale, Gerd Müller esordì in un'amichevole contro la Turchia nel
1966; già l'anno dopo si rese protagonista con una quaterna (la prima di quattro)
all'Albania nelle qualificazioni per il campionato europeo del 1968, alla cui fase
finale la Germania Ovest comunque non prese parte, essendosi classificata seconda
nel proprio girone alle spalle della Jugoslavia. Due anni dopo, prese parte ai
Mondiali messicani del 1970 e nella semifinale a Città del Messico, passata alla
storia come la partita del secolo, segnò due gol; Müller si laureò capocannoniere
(10 gol) della competizione e anche grazie alle straripanti prestazioni si
aggiudicò il Pallone d'oro di quell'anno.
Fu campione d'Europa nel 1972, segnando due dei tre gol con i quali la Germania
sconfisse l'Unione Sovietica nella finale di Bruxelles, e vinse il campionato del
mondo del 1974, segnando il gol con cui la Germania Ovest superò di misura la
Polonia in semifinale e, soprattutto, quello che decise la finale a Monaco di
Baviera contro i Paesi Bassi. Fu, a soli 28 anni, la sua ultima partita in
Nazionale.
Dopo il ritiro
Dopo il ritiro, Müller dovette affrontare un lungo periodo di depressione, che lo
condusse anche all'alcolismo. Gli vennero in soccorso i suoi ex compagni del Bayern
Monaco nel frattempo divenuti dirigenti del club, che lo incoraggiarono ad
affrontare una terapia di disintossicazione e riabilitazione e successivamente, nel
1992, lo ingaggiarono nello staff tecnico come allenatore delle squadre giovanili.
Il 6 ottobre 2015 il Bayern Monaco rende pubblica la notizia che Müller è affetto
dalla malattia di Alzheimer. Da quel momento l'ex attaccante ha vissuto in un
centro medico specializzato[15] fino alla morte, avvenuta la mattina del 15 agosto
2021 all'età di 75 anni in seguito all'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
[16]
Statistiche
Globalmente Gerd Müller, tra club e nazionale, ha segnato 730 gol in 788 presenze
ufficiali, alla media di 0,93 reti a partita.[17][18][3][4]
Legò il suo nome a quello del Nancy e del Saint-Étienne, divenendo il giocatore-
emblema per entrambi i club, nonché della Juventus e della nazionale francese, di
cui è stato tra i principali artefici dei rispettivi successi degli anni 1980.[2]
Terminò la carriera a 32 anni, dopo aver conquistato numerosi trofei tra cui un
campionato francese, due campionati italiani e, ad eccezione della Coppa UEFA,
pressoché tutte le competizioni confederali all'epoca vigenti,[3][4] divenendo al
contempo cannoniere della Serie A ininterrottamente dal 1983 al 1985. Con la
nazionale transalpina ottenne piazzamenti di rilievo nelle competizioni
internazionali del decennio 1976-86, tra cui la vittoria del campionato d'Europa
1984 dove inoltre primeggiò nella classifica marcatori con 9 reti, che ne fanno il
migliore realizzatore in una singola edizione del torneo, e il terzo posto al
campionato del mondo 1986.
Nella sua lunga carriera da calciatore, in cui disputò oltre 650 partite tra club e
rappresentativa nazionale, spiccò la completa assenza di espulsioni: un fatto più
unico che raro alla luce della carica agonistica e dell'aggressività delle
marcature, nei confronti dei giocatori più creativi, tra gli anni 1970 e 1980.[13]
È stato co-presidente del comitato organizzatore del campionato del mondo 1998, e
in seguito, succedendo a Lennart Johansson, presidente dell'UEFA dal 2007[14] al
2016.
Indice
1 Biografia
2 Caratteristiche tecniche
3 Carriera
3.1 Giocatore
3.1.1 Club
3.1.1.1 Gli esordi
3.1.1.2 Nancy
3.1.1.3 Saint-Étienne
3.1.1.4 Juventus
3.1.1.4.1 1982-1983: capocannoniere della Serie A
3.1.1.4.2 1983-1984: vittoria della Coppa delle Coppe
3.1.1.4.3 1984-1985: Supercoppa UEFA e Coppa dei Campioni
3.1.1.4.4 1985-1986: l'Intercontinentale e il terzo Pallone d'oro
3.1.1.4.5 1986-1987: il ritiro dal calcio giocato
3.1.2 Nazionale
3.1.2.1 1976-1978: debutto al Mondiale
3.1.2.2 1979-1982: semifinale ai Mondiali
3.1.2.3 1984: la conquista dell'Europeo
3.1.2.4 1985-1988: ultimi anni in nazionale
3.2 Allenatore
3.3 Dirigente
3.3.1 Riforma delle Coppe europee e dei regolamenti
3.3.2 Controversie
4 Statistiche
4.1 Presenze e reti nei club
4.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
4.3 Statistiche da allenatore
4.3.1 Nazionale
4.3.2 Nazionale nel dettaglio
4.3.3 Panchine da commissario tecnico della nazionale francese
5 Palmarès
5.1 Giocatore
5.1.1 Club
5.1.1.1 Competizioni nazionali
5.1.1.2 Competizioni internazionali
5.1.2 Nazionale
5.1.3 Individuale
5.2 Allenatore
5.2.1 Individuale
5.3 Riconoscimenti
6 Onorificenze
7 Note
8 Bibliografia
8.1 Libri
8.2 Riviste
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Biografia
All'età di sette anni Michel iniziò a tirar calci al pallone, allenandosi con il
cane di sua cugina Stefanina. Da bambino era soprannominato il Ratz e le nain per
via della sua bassa statura.[17] Il suo idolo sportivo d'infanzia era Pelé e per
questo, ogni volta che gli capitava di dover firmare un pezzo di carta, si
divertiva a storpiare il proprio cognome in "Peleatini".[18] Oltre all'iniziale
bassa statura cui si accennava, in giovane età a Michel vennero riscontrati in più
occasioni problemi fisici, tra cui una capacità polmonare molto limitata e
un'insufficienza cardiaca.
Il 27 dicembre 1977 sposò una studentessa di economia, Christelle, come lui figlia
di genitori italiani;[19] dal loro matrimonio nasceranno due figli: Laurent,
avvocato della Qatar Sports Investment che controlla il Paris Saint-Germain,[20] e
Marine, attrice,[21] entrambi scampati a un rapimento quando erano ancora bambini.
[22]
Caratteristiche tecniche
Reputato uno dei migliori specialisti del calcio di punizione nella storia — i suoi
calci piazzati, che spesso scavalcavano la barriera avversaria, furono
soprannominati "alla Platini" a indicare l'unicità che gli era attribuita —,[26]
era valido nel servire i compagni da diverse posizioni e in varie modalità.[26][27]
Carriera
Giocatore
«[Ho giocato nel] Nancy perché era la mia città, [nel] Saint-Étienne perché era la
migliore in Francia e [nella] Juventus perché è la migliore al mondo.»
(Michel Platini in un'intervista alla Rai dopo la sua ultima partita in Serie A,
Juventus-Brescia 3-2, 17 maggio 1987.[29])
Club
Gli esordi
«A quattordici anni andai a Parigi, finale del concorso per i migliori giovani
calciatori di Francia. Allo stadio di Colombes c'era un vento cane. Non riuscii a
toccare e a giocare un solo pallone buono. Mi offrirono un biglietto per andare
sulla Senna in battello e uno per andare a vedere la Torre Eiffel. Gli altri
ragazzi rimasero allo stadio a giocare al calcio, a me consigliarono di fare il
turista.»
Il giocatore fallì il provino nel concorso finale dei migliori giovani del 1969, ma
riuscì a farsi notare durante una partita di Coppa Gambardella dimostrando, all'età
di sedici anni, di essere un giocatore brillante, tanto da attirare le lusinghe
della rivale di quel match, il Metz 2. La prima volta rifiutò lo stage de
présélection offerto dal club granata; partecipò al secondo provino, dove però fu
scartato dopo essergli stata riscontrata una capacità polmonare molto bassa e
un'insufficienza cardiaca.[32]
Nancy
L'annata seguente alza da capitano la Coppa di Francia, dopo aver segnato il gol
con cui, nella finale del Parco dei Principi, il Nancy batte il Nizza per 1-0.[35]
La stagione 1978-1979, l'ultima con il club della Lorena, è travagliata: ritenuto
responsabile del fallimento ai Mondiali di Argentina 1978 dove la Francia era
uscita al primo turno, battuta dai padroni di casa e dall'Italia, rispettivamente
la vincitrice e la quarta classificata, viene fischiato dal pubblico; inoltre,
nella trasferta di Saint-Étienne si procura una triplice frattura del malleolo che
lo costringe a un'assenza dai campi di sei mesi.[36] Con 127 gol (in 215 partite,
media 0,59 gol a partita), Platini è comunque il migliore cannoniere nella storia
del Nancy.
Saint-Étienne
Il mancato approdo all'Inter
A fine anni 1970 Platini era già stato vicino all'approdo nel campionato italiano.
Nel febbraio 1978 il giocatore arriva a Milano in compagnia del dirigente
dell'Inter, Sandro Mazzola,[37] per firmare un precontratto.[38] Tuttavia il
francese non può raggiungere la Serie A nell'immediato per via del blocco agli
ingaggi verso gli stranieri,[37] sicché il club lombardo lo lascia libero di
trasferirsi nel frattempo al Saint-Étienne[39] dove rimane fino al 1982.
Arrivato in scadenza di contratto con les Verts, tuttavia, Platini si accorda con
la Juventus; il presidente interista Ivanoe Fraizzoli, stancatosi del lungo tira e
molla, aveva infatti definitivamente rinunciato al fantasista:[39] «avevo firmato
[...] ma le frontiere, dopo, sono rimaste chiuse. Quando le hanno riaperte [e] ho
potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l'Inter [...]: "ho dato la mia
parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto". Mi hanno detto
che avevano già preso due giocatori e che, dunque, ero libero di fare quello che
volevo».[40]
L'obiettivo dell'acquisto di Michel era vincere una coppa europea ma, nonostante
qualche acuto, come la vittoria per 6-0 contro gli olandesi del PSV al Geoffroy
Guichard nel 1979, o quella sui tedeschi d'Occidente dell'Amburgo (5-0) al
Volksparkstadion nel 1980 e, sempre nella stessa stagione, il 7-0 sia al Geoffroy
Guichard che al Magnum Areena contro i finlandesi del KuPS, il Saint-Étienne non
supera mai i quarti di finale.
Totalizza 145 partite e mette a segno 82 gol con la maglia del Saint-Étienne,
vincendo un titolo francese nel 1981, il decimo e, finora, ultimo del club.
Juventus
«L'ho preso per un pezzo di pane, diciamo che ci abbiamo aggiunto molto caviale, ma
se l'è meritato.»
(Gianni Agnelli[45])
1982-1983: capocannoniere della Serie A
Platini contribuisce quindi alla positiva seconda parte di stagione della Juventus,
seconda in Serie A dietro alla Roma scudettata. Realizza due dei tre gol con cui i
bianconeri s'impongono 3-0 nella finale di ritorno della Coppa Italia, dopo i tempi
supplementari, al Comunale di Torino sull'emergente Verona, ribaltando così lo 0-2
subìto nella finale di andata al Bentegodi di Verona e aggiudicandosi il trofeo. In
campo europeo, il francese permette ai bianconeri la vittoria contro i danesi
dell'Hvidovre e, in semifinale, contro i polacchi del Widzew Łódź, arrivando così a
giocarsi la Coppa dei Campioni nella finale di Atene, dove tuttavia la squadra
torinese viene battuta dall'Amburgo.
Invece in campo europeo, vince la prima e unica Coppa delle Coppe della sua
carriera, con 2 gol in 8 partite, battendo in finale 2-1 i lusitani del Porto. In
Coppa Italia termina con 3 gol in 7 partite, ma i bianconeri escono agli ottavi per
mano della rivelazione Bari, formazione di Serie C1 poi sorprendente semifinalista
dell'edizione.
Michel conquista il suo primo Pallone d'oro nel 1983, battendo con 110 preferenze
lo scozzese Kenny Dalglish, del Liverpool campione d'Europa, che raccoglie 26
preferenze.