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Pelé, pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento[6][7] (Três Corações, 23 ottobre

1940[6]), è un dirigente sportivo ed ex calciatore brasiliano, di ruolo attaccante.

È il Calciatore del Secolo per la FIFA,[8][9][10][11][12][13] per il Comitato


Olimpico Internazionale[14][15] e per l'International Federation of Football
History & Statistics (IFFHS)[16], nonché Pallone d'oro FIFA del secolo, votato dai
precedenti vincitori del Pallone d'oro.[17] Successivamente ha ricevuto, unico
calciatore al mondo, il Pallone d'oro FIFA onorario.[18]

Da calciatore ha legato la sua carriera principalmente al Santos, con cui ha vinto,


tra il resto, dieci volte il campionato Paulista, quattro il Torneo Rio-San Paolo,
sei il Campeonato Brasileiro Série A e cinque (peraltro consecutive) la Taça
Brasil, oltre a due edizioni della Copa Libertadores, altrettante della Coppa
Intercontinentale e la prima edizione (su due disputate) della Supercoppa dei
Campioni Intercontinentali. Trasferitosi negli Stati Uniti d'America nella parte
finale di carriera, ha conquistato un Campionato NASL con i New York Cosmos.

È l'unico calciatorMichel François Platini (Jœuf, 21 giugno 1955) è un dirigente


sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore francese, di ruolo centrocampista.

Legò il suo nome a quello del Nancy e del Saint-Étienne, divenendo il giocatore-
emblema per entrambi i club, nonché della Juventus e della nazionale francese, di
cui è stato tra i principali artefici dei rispettivi successi degli anni 1980.[2]
Terminò la carriera a 32 anni, dopo aver conquistato numerosi trofei tra cui un
campionato francese, due campionati italiani e, ad eccezione della Coppa UEFA,
pressoché tutte le competizioni confederali all'epoca vigenti,[3][4] divenendo al
contempo cannoniere della Serie A ininterrottamente dal 1983 al 1985. Con la
nazionale transalpina ottenne piazzamenti di rilievo nelle competizioni
internazionali del decennio 1976-86, tra cui la vittoria del campionato d'Europa
1984 dove inoltre primeggiò nella classifica marcatori con 9 reti, che ne fanno il
migliore realizzatore in una singola edizione del torneo, e il terzo posto al
campionato del mondo 1986.

Ha vinto consecutivamente tre Palloni d'oro assegnati da France Football[5] ed è


stato riconosciuto da numerosi addetti ai lavori fra i migliori dieci calciatori
del XX secolo[6][7][8] nonché il più rappresentativo giocatore francese del
Novecento, davanti a Zinédine Zidane e Raymond Kopa.[9] Nel 2004 è stato inserito
da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi.[10] Nel 2002
era stato inoltre inserito nel FIFA World Cup Dream Team,[11] selezione formata dai
migliori undici giocatori della storia dei Mondiali. Nel 2011 entra infine a far
parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.[12]

Nella sua lunga carriera da calciatore, in cui disputò oltre 650 partite tra club e
rappresentativa nazionale, spiccò la completa assenza di espulsioni: un fatto più
unico che raro alla luce della carica agonistica e dell'aggressività delle
marcature, nei confronti dei giocatori più creativi, tra gli anni 1970 e 1980.[13]
È stato co-presidente del comitato organizzatore del campionato del mondo 1998, e
in seguito, succedendo a Lennart Johansson, presidente dell'UEFA dal 2007[14] al
2016.

Indice
1 Biografia
2 Caratteristiche tecniche
3 Carriera
3.1 Giocatore
3.1.1 Club
3.1.1.1 Gli esordi
3.1.1.2 Nancy
3.1.1.3 Saint-Étienne
3.1.1.4 Juventus
3.1.1.4.1 1982-1983: capocannoniere della Serie A
3.1.1.4.2 1983-1984: vittoria della Coppa delle Coppe
3.1.1.4.3 1984-1985: Supercoppa UEFA e Coppa dei Campioni
3.1.1.4.4 1985-1986: l'Intercontinentale e il terzo Pallone d'oro
3.1.1.4.5 1986-1987: il ritiro dal calcio giocato
3.1.2 Nazionale
3.1.2.1 1976-1978: debutto al Mondiale
3.1.2.2 1979-1982: semifinale ai Mondiali
3.1.2.3 1984: la conquista dell'Europeo
3.1.2.4 1985-1988: ultimi anni in nazionale
3.2 Allenatore
3.3 Dirigente
3.3.1 Riforma delle Coppe europee e dei regolamenti
3.3.2 Controversie
4 Statistiche
4.1 Presenze e reti nei club
4.2 Cronologia presenze e reti in nazionale
4.3 Statistiche da allenatore
4.3.1 Nazionale
4.3.2 Nazionale nel dettaglio
4.3.3 Panchine da commissario tecnico della nazionale francese
5 Palmarès
5.1 Giocatore
5.1.1 Club
5.1.1.1 Competizioni nazionali
5.1.1.2 Competizioni internazionali
5.1.2 Nazionale
5.1.3 Individuale
5.2 Allenatore
5.2.1 Individuale
5.3 Riconoscimenti
6 Onorificenze
7 Note
8 Bibliografia
8.1 Libri
8.2 Riviste
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Biografia

Platini nel 2010


Platini nacque nella Rue Saint-Exupéry a Jœuf, un comune francese situato nel
dipartimento della Meurthe e Mosella, nella regione della Lorena. La sua famiglia,
originaria di Agrate Conturbia, in Piemonte,[15] era molto sportiva: il nonno,
Francesco Platìni, era un muratore italiano che emigrò oltralpe divenendo
ristoratore, gestendo un bar battezzato proprio da lui con il nome di le Café des
Sports, mentre il padre, Aldo, era un professore di matematica che nel tempo libero
divenne prima capitano della squadra del Jovincenne e poi allenatore del Nancy,
all'epoca in terza divisione. La madre, Anna Piccinelli, serviva liquori nel locale
del suocero; ha inoltre una sorella, Martina.[16] Come è noto, la pronuncia del
cognome italiano è usata per lui "alla francese" con accento sulla seconda I: in
realtà andrebbe sulla prima I.

All'età di sette anni Michel iniziò a tirar calci al pallone, allenandosi con il
cane di sua cugina Stefanina. Da bambino era soprannominato il Ratz e le nain per
via della sua bassa statura.[17] Il suo idolo sportivo d'infanzia era Pelé e per
questo, ogni volta che gli capitava di dover firmare un pezzo di carta, si
divertiva a storpiare il proprio cognome in "Peleatini".[18] Oltre all'iniziale
bassa statura cui si accennava, in giovane età a Michel vennero riscontrati in più
occasioni problemi fisici, tra cui una capacità polmonare molto limitata e
un'insufficienza cardiaca.

Il 27 dicembre 1977 sposò una studentessa di economia, Christelle, come lui figlia
di genitori italiani;[19] dal loro matrimonio nasceranno due figli: Laurent,
avvocato della Qatar Sports Investment che controlla il Paris Saint-Germain,[20] e
Marine, attrice,[21] entrambi scampati a un rapimento quando erano ancora bambini.
[22]

Caratteristiche tecniche

Platini in dribbling su Onofri in Genoa-Juventus del 13 maggio 1984.


Ritenuto da molti esperti uno dei migliori giocatori della storia del calcio
mondiale,[23][24][25] Platini era un trequartista dotato di un notevole bagaglio
tecnico, ottima visione del gioco e un innato senso del gol;[26] anche grazie a
quest'ultima caratteristica risultò più prolifico persino di molti attaccanti della
sua generazione. Negli anni alla Juventus sviluppò una buona capacità di
elevazione, che lo portò a completare il suo repertorio con reti di testa, oltreché
un efficiente rigorista.[26]

Reputato uno dei migliori specialisti del calcio di punizione nella storia — i suoi
calci piazzati, che spesso scavalcavano la barriera avversaria, furono
soprannominati "alla Platini" a indicare l'unicità che gli era attribuita —,[26]
era valido nel servire i compagni da diverse posizioni e in varie modalità.[26][27]

La sua capacità tecnica e l'attitudine a essere un leader gli valsero il soprannome


di Le Roi ("Il Re", in francese).[26][28]

Carriera
Giocatore
«[Ho giocato nel] Nancy perché era la mia città, [nel] Saint-Étienne perché era la
migliore in Francia e [nella] Juventus perché è la migliore al mondo.»

(Michel Platini in un'intervista alla Rai dopo la sua ultima partita in Serie A,
Juventus-Brescia 3-2, 17 maggio 1987.[29])
Club
Gli esordi
«A quattordici anni andai a Parigi, finale del concorso per i migliori giovani
calciatori di Francia. Allo stadio di Colombes c'era un vento cane. Non riuscii a
toccare e a giocare un solo pallone buono. Mi offrirono un biglietto per andare
sulla Senna in battello e uno per andare a vedere la Torre Eiffel. Gli altri
ragazzi rimasero allo stadio a giocare al calcio, a me consigliarono di fare il
turista.»

Grazie anche all'ambiente sportivo famigliare (Francesco gestisce il Caffè dello


Sport, mentre Aldo allena il Jovicienne), Michel coltivò il suo amore per tutti gli
sport, soprattutto quello che lo appassionava di più: il calcio.[30] A undici anni,
Platini trova un posto nelle giovanili dell'AS Jœuf, il Jovicienne, di cui il padre
è allenatore.[31] Nel giorno del debutto, 1º settembre 1966, segna due gol
all'Homécourt. Su consiglio del padre, si concentrò nell'affinamento di
fondamentali quali l'anticipo e le punizioni di prima.

Il giocatore fallì il provino nel concorso finale dei migliori giovani del 1969, ma
riuscì a farsi notare durante una partita di Coppa Gambardella dimostrando, all'età
di sedici anni, di essere un giocatore brillante, tanto da attirare le lusinghe
della rivale di quel match, il Metz 2. La prima volta rifiutò lo stage de
présélection offerto dal club granata; partecipò al secondo provino, dove però fu
scartato dopo essergli stata riscontrata una capacità polmonare molto bassa e
un'insufficienza cardiaca.[32]

Nancy

Platini nel 1975


Bocciato a Metz, lo richiedono il Sochaux, il Sedan e i belgi del Charleroi, ma
decide di andare al Nancy e nel settembre 1972 firma un contratto con Les chardons
(guadagnando 6.000 franchi al mese, più o meno 1,2 milioni di lire), iniziando a
giocare con la squadra riserve, dove conosce Jean-Michel Moutier, giovane portiere;
i due diventano rapidamente amici. Si fa notare con la seconda squadra segnando una
tripletta contro l'ASCA Wittelsheim. Grazie alle sue prestazioni, presto arriva in
prima squadra: il 2 maggio 1973 contro il Nîmes (vinta 3-1), all'età di diciassette
anni, indossando la maglia numero undici. In questa stagione segna 2 gol in 5
partite, contro il Sedan e l'Olympique Lione (vinta 4-2). Nella seconda annata,
1973-74, sigla solo 2 reti in 21 presenze e il Nancy retrocede per differenza reti.
[33] L'anno seguente, sempre con la stessa squadra, vince il Groupe Sud della
Division 2 e la finale di categoria contro il Valenciennes, vincitore del Groupe
Nord. Sempre in quest'annata il giocatore si fa notare con i suoi 17 gol in 33
partite di campionato, portando la sua squadra ai quarti della Coupe de France,
realizzando 13 marcature in 8 turni.

Nella stagione 1976-1977 raggiunge il quarto posto in campionato — il migliore


piazzamento dal passaggio al professionismo del club, avvenuto nel 1967 —, giocando
tutte le partite di campionato (38) e mettendo a segno 25 gol, arrivando così
secondo nella classifica marcatori, dietro all'argentino Carlos Bianchi. In
quest'annata Platini subisce un infortunio nell'incontro vinto 4-1 contro il Laval,
in cui peraltro aveva messo a segno una tripletta; ritorna in campo due settimane
dopo. A fine stagione firma il suo primo contratto da giocatore professionista, che
lo lega al Nancy per altri due anni. Nel 1977 arriva terzo nella classifica del
Pallone d'oro, dietro al danese Allan Simonsen e all'inglese Kevin Keegan.[34]

L'annata seguente alza da capitano la Coppa di Francia, dopo aver segnato il gol
con cui, nella finale del Parco dei Principi, il Nancy batte il Nizza per 1-0.[35]
La stagione 1978-1979, l'ultima con il club della Lorena, è travagliata: ritenuto
responsabile del fallimento ai Mondiali di Argentina 1978 dove la Francia era
uscita al primo turno, battuta dai padroni di casa e dall'Italia, rispettivamente
la vincitrice e la quarta classificata, viene fischiato dal pubblico; inoltre,
nella trasferta di Saint-Étienne si procura una triplice frattura del malleolo che
lo costringe a un'assenza dai campi di sei mesi.[36] Con 127 gol (in 215 partite,
media 0,59 gol a partita), Platini è comunque il migliore cannoniere nella storia
del Nancy.

Saint-Étienne
Il mancato approdo all'Inter
A fine anni 1970 Platini era già stato vicino all'approdo nel campionato italiano.
Nel febbraio 1978 il giocatore arriva a Milano in compagnia del dirigente
dell'Inter, Sandro Mazzola,[37] per firmare un precontratto.[38] Tuttavia il
francese non può raggiungere la Serie A nell'immediato per via del blocco agli
ingaggi verso gli stranieri,[37] sicché il club lombardo lo lascia libero di
trasferirsi nel frattempo al Saint-Étienne[39] dove rimane fino al 1982.

Arrivato in scadenza di contratto con les Verts, tuttavia, Platini si accorda con
la Juventus; il presidente interista Ivanoe Fraizzoli, stancatosi del lungo tira e
molla, aveva infatti definitivamente rinunciato al fantasista:[39] «avevo firmato
[...] ma le frontiere, dopo, sono rimaste chiuse. Quando le hanno riaperte [e] ho
potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l'Inter [...]: "ho dato la mia
parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto". Mi hanno detto
che avevano già preso due giocatori e che, dunque, ero libero di fare quello che
volevo».[40]

Alla scadenza del contratto, si trasferisce al Saint-Étienne, la squadra più


titolata in patria.

L'obiettivo dell'acquisto di Michel era vincere una coppa europea ma, nonostante
qualche acuto, come la vittoria per 6-0 contro gli olandesi del PSV al Geoffroy
Guichard nel 1979, o quella sui tedeschi d'Occidente dell'Amburgo (5-0) al
Volksparkstadion nel 1980 e, sempre nella stessa stagione, il 7-0 sia al Geoffroy
Guichard che al Magnum Areena contro i finlandesi del KuPS, il Saint-Étienne non
supera mai i quarti di finale.

In campionato, invece, il fantasista vince il torneo del 1981. In quest'annata è


dura la lotta contro il Nantes, che non molla Les Verts fino all'ultima di
campionato giocata contro il Bordeaux, dove Platini si rivela fondamentale: al 25'
apre le marcature con un tiro-cross rasoterra, e al 41' raddoppia con un colpo di
testa; Bernard Lacombe, a 10' dal termine, accorcia le distanze, firmando il 2-1.
[41] In Coupe de France sigla 5 reti in 10 presenze, raggiungendo la finale contro
il Bastia, persa per 2-1.[42]

La stagione seguente, l'ultima con il club della Loira, arriva secondo in


campionato, dopo una dura lotta contro il Bordeaux e il Monaco. Quest'ultimo club,
alla 32ª giornata diventa primo in classifica, resistendo poi agli attacchi di
Sainté e Girondins assicurandosi il quarto titolo all'ultima giornata, vincendo di
misura in casa contro lo Strasburgo. Platini arriva terzo nella classifica dei
cannonieri (22 gol), dietro all'argentino Delio Onnis (29 gol) e al polacco Andrzej
Szarmach (24 gol).[43] Nella stessa annata il Saint-Étienne arriva in finale della
Coupe de France contro il Paris Saint-Germain, dove Platini ha un ruolo
fondamentale: dapprima al 76' risponde al ciadiano Toko che al 58' aveva siglato il
vantaggio parigino, e poi al 99' porta la sua squadra in vantaggio: all'ultimo
minuto del secondo tempo supplementare, Rocheteau ristabilisce la parità, mettendo
a segno il 2-2 e portando la sfida ai tiri di rigore, dove il PSG vince 6-5.[44] In
Coppa dei Campioni i Verdi si fermano al turno preliminare, a opera dei tedeschi
d'Oriente della BFC Dynamo.

Totalizza 145 partite e mette a segno 82 gol con la maglia del Saint-Étienne,
vincendo un titolo francese nel 1981, il decimo e, finora, ultimo del club.

Juventus
«L'ho preso per un pezzo di pane, diciamo che ci abbiamo aggiunto molto caviale, ma
se l'è meritato.»

(Gianni Agnelli[45])
1982-1983: capocannoniere della Serie A

Da destra: gli juventini Brio, Platini, Cabrini e Tardelli in campo per la


semifinale di andata della Coppa dei Campioni 1982-1983 contro il Widzew Łódź.
Nel 1982 si trasferisce in Italia, prelevato dalla Juventus pochi giorni dopo la
conclusione dell'acquisto del polacco Zbigniew Boniek; questa scelta, avallata
personalmente dal patron bianconero Gianni Agnelli (il quale era riuscito a farsi
lasciare il giocatore dal RC France, di proprietà del "collega" Jean-Luc Lagardère,
con cui stava per firmare),[46] obbliga la società torinese a privarsi
dell'irlandese Liam Brady, a causa della norma che all'epoca permetteva la presenza
in una squadra di Serie A di massimo due stranieri.[47] Il cartellino di Platini
viene pagato 250 milioni di lire.[47] L'esordio con i bianconeri avviene nella
partita di Coppa Italia pareggiata 1-1 contro il Catania, il 18 agosto 1982. Il suo
primo gol arriva contro il Cesena. Inizialmente non è in buona condizione,[26] ma
nel girone di ritorno dell'annata 1982-1983 le sue prestazioni vanno in crescendo
e, con 16 gol, è capocannoniere del campionato;[26] allo stesso tempo si sviluppa
l'intesa con Boniek, che il talento francese serve con aperture, lanci lunghi e
passaggi filtranti.[26]

Platini contribuisce quindi alla positiva seconda parte di stagione della Juventus,
seconda in Serie A dietro alla Roma scudettata. Realizza due dei tre gol con cui i
bianconeri s'impongono 3-0 nella finale di ritorno della Coppa Italia, dopo i tempi
supplementari, al Comunale di Torino sull'emergente Verona, ribaltando così lo 0-2
subìto nella finale di andata al Bentegodi di Verona e aggiudicandosi il trofeo. In
campo europeo, il francese permette ai bianconeri la vittoria contro i danesi
dell'Hvidovre e, in semifinale, contro i polacchi del Widzew Łódź, arrivando così a
giocarsi la Coppa dei Campioni nella finale di Atene, dove tuttavia la squadra
torinese viene battuta dall'Amburgo.

1983-1984: vittoria della Coppa delle Coppe

Una famosa immagine di Platini, vanamente contrastato dall'avellinese Vullo nel


campionato 1983-1984.
Nell'annata successiva inizia con una doppietta nella prima di campionato contro
l'Ascoli, vinta 7-0.[48] In questo torneo segna un maggiore numero di gol: 20 in 28
presenze, cifra con cui vince il duello a distanza per il titolo di capocannoniere
con il brasiliano Zico (19 reti), giunto quell'anno in Italia nelle file
dell'Udinese. A fine stagione, grazie anche al bottino sottoporta di Platini, la
Juventus vince il campionato italiano, il primo per il francese.

Invece in campo europeo, vince la prima e unica Coppa delle Coppe della sua
carriera, con 2 gol in 8 partite, battendo in finale 2-1 i lusitani del Porto. In
Coppa Italia termina con 3 gol in 7 partite, ma i bianconeri escono agli ottavi per
mano della rivelazione Bari, formazione di Serie C1 poi sorprendente semifinalista
dell'edizione.

Michel conquista il suo primo Pallone d'oro nel 1983, battendo con 110 preferenze
lo scozzese Kenny Dalglish, del Liverpool campione d'Europa, che raccoglie 26
preferenze.

2.2.5 Mondiale 1970


2.2.6 Ritiro dalla Nazionale
3 Dopo il ritiro
4 Problemi di salute
5 Statistiche
5.1 Presenze e reti nei club
5.2 Cronologia presenze e reti in nazionale[120]
5.3 Record
6 Palmarès
6.1 Club
6.1.1 Competizioni statali
6.1.2 Competizioni nazionali
6.1.3 Competizioni internazionali
6.2 Nazionale
6.3 Individuale
7 Filmografia
7.1 Cinema
7.2 Televisione
8 Onorificenze
9 Note
10 Bibliografia
11 Voci correlate
12 Altri progetti
13 Collegamenti esterni
Caratteristiche tecniche
Pelé durante l'amichevole Malmö FF-Brasile (1-7) del maggio 1960, partita in cui
segnò due gol.
Pelé nel corso della sua carriera si è dimostrato un calciatore completo, capace di
coniugare tecnica e abilità atletiche,[12] intelligenza e velocità, precisione nei
passaggi e senso del gol.[21][29] A tal proposito, si ricorda che segnò cinque reti
in un solo incontro in almeno sei occasioni, realizzò quattro gol in una singola
partita trenta volte ed aggiunse a ciò novantadue triplette.[21] Il giornalista
sportivo Gianni Brera disse che «Pelé vede il gioco suo e dei compagni: lascia
duettare in affondo chi assume l'iniziativa dell'attacco e, scattando a fior
d'erba, arriva a concludere. Mettete tutti gli assi che volete in negativo,
poneteli uno sull'altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un
tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti».[30]

Il repertorio di dribbling di Pelé includeva una particolare giocata che in Brasile


viene chiamata drible da vaca; un esempio di questa si ebbe nella partita contro
l'Uruguay del Mondiale del 1970, quando l'attaccante lasciò passare il pallone –
senza toccarlo – verso un lato del portiere Ladislao Mazurkiewicz e si lanciò su
quello opposto, disorientando l'avversario.[21][31] Abile con entrambi i piedi,[32]
[33] Pelé fu anche un eccelso colpitore di testa, nonostante la statura
relativamente ridotta; nella finale della citata edizione dei Mondiali di calcio
marcò un gol effettuando un balzo da atleta.[21]

Carriera
Club
Inizi
Figlio dell'ex calciatore Dondinho (all'anagrafe João Ramos do Nascimento) che
terminò la propria carriera a causa di un infortunio al ginocchio, e di Maria
Celeste Arantes, Pelé fu inizialmente soprannominato Dico dai suoi parenti.[34] A 5
anni, nel 1945, si trasferì con la famiglia a Bauru. Da bambino si guadagnò
compensi extra pulendo scarpe e quando il padre gli disse di giocare a calcio
inizialmente, vista la povertà della famiglia, non poté comprare un pallone, ma
giocò solitamente con un calzino o degli stracci riempiti con carta e legati con un
laccio, oppure con un frutto di mango.[35]

Fu in quel periodo che un suo compagno di scuola gli diede il soprannome Pelé
(secondo uno dei film autobiografici su Pelé, tra questi ragazzi c'era anche José
Altafini; tuttavia lo stesso giocatore smentì quest'ipotesi[36]). Il nomignolo gli
fu dato per farlo arrabbiare, poiché Pelé pronunciava Pilé il nome del portiere
Bilé.[37] Sebbene egli non abbia mai nascosto di non gradirlo, esso rimane
l'appellativo con cui è stato consegnato alla storia del calcio. In realtà, Pelé ha
sempre ricordato con orgoglio come il suo vero nome, cioè Edison o Edson, con il
quale vorrebbe essere chiamato, gli sia stato imposto in onore di Thomas Alva
Edison.[7] La prima squadra in cui giocò Pelé fu il Bauru, squadra dilettantistica
locale, ma a breve fu notato da Waldemar de Brito, ex nazionale brasiliano degli
anni trenta e quaranta, che all'età di 15 anni lo convinse a fare un provino per il
Santos.[38]

Santos

Pelé al Santos nel 1963


Nel 1956 Waldemar de Brito disse alla dirigenza del Santos che quel ragazzino di 15
anni sarebbe diventato il miglior calciatore del mondo.[39] Pelé raggiunse così le
giovanili del Santos e vi giocò per una stagione prima di approdare in prima
squadra. Pelé debuttò con la maglia del Santos il 7 settembre 1956 in amichevole
contro il Corinthians de Santo André,[40] subentrando a Del Vecchio e segnando al
36º minuto un gol nel 7-1 finale per la squadra di Santos.[41]

Nel 1957, all'inizio della stagione, Pelé, che fu soprannominato Gasolina in onore
di un cantante brasiliano,[34] fu inserito stabilmente come titolare della prima
squadra e, all'età di soli 16 anni, divenne il capocannoniere del Campionato
Paulista.[42][43] Dieci mesi dopo aver firmato il suo primo contratto
professionistico il ragazzo fu anche convocato in Nazionale.

Sia dopo il Mondiale 1958 che quello del 1962, diverse squadre europee offrirono
cifre importanti per acquistare il giovane giocatore, fra cui il Real Madrid, la
Juventus e il Manchester United;[44] nel 1958 l'Inter riuscì persino a fargli
stipulare un regolare contratto, ma Angelo Moratti si vide costretto a stracciarlo
in seguito a un'aggressione subita dal presidente del Santos a opera di un tifoso.
[45] Nel 1961, comunque, il governo del Brasile dichiarò Pelé "Tesoro nazionale"
per evitare qualsiasi possibile trasferimento.[21]

Il 22 novembre 1964, nella gara Santos-Botafogo (11-0), batté otto volte il


portiere Machado, stabilendo il nuovo record di marcature in una sola partita del
Campionato Paulista, che in precedenza apparteneva ad Arthur Friedenreich con i
sette gol realizzati nel 1929.[46] Il 19 novembre 1969 Pelé segnò il 1.000º gol in
carriera. La rete, chiamata familiarmente O Milésimo (Il Millesimo),[47] è stata
realizzata contro Edgardo Andrada del Vasco da Gama su calcio di rigore allo Stadio
Maracanã.[48]

Pelé (a sinistra) e Omar Sívori prima dell'amichevole tra Juventus e Santos,


Torino, 26 giugno 1963.
Secondo Pelé il suo più bel gol fu quello segnato allo Stadio Rua Javari il 2
agosto 1959 in una partita del Campionato Paulista contro il Clube Atlético
Juventus. Siccome non esiste una registrazione visiva di quella partita la rete è
stata ricostruita con un'animazione a computer su richiesta dello stesso Pelé.[35]
[49] A ricordo di quel gol nell'agosto 2006 sono stati realizzati un busto e una
targa all'esterno del Rua Javari. Nel marzo 1961, Pelé invece ha realizzato il
cosiddetto gol de placa (gol da targa): una rete contro il Fluminense, ritenuta
così spettacolare che fu realizzata una targa con una dedica al più bel gol mai
segnato al Maracanã.[48]

Negli anni sessanta e settanta il Santos era considerata tra le squadre migliori
del mondo, tanto che girava i continenti disputando amichevoli con innumerevoli
squadre, una sorta di Harlem Globetrotters del calcio. Singolare è l'episodio
avvenuto in Colombia in cui un arbitro espulse O Rei: il pubblico si imbestialì a
tal punto che Pelé rientrò in campo e fu il direttore di gara stesso a dover
abbandonare il rettangolo verde.[50] Per non parlare del fatto che nel 1967 le due
fazioni che stavano combattendo la guerra civile in Nigeria siglarono una tregua di
48 ore per poter vedere giocare Pelé in amichevole a Lagos.[38] Questo episodio fu
la testimonianza che la figura di Pelé trascese i confini sportivi più di qualunque
altro atleta al mondo, entrando nella storia come una delle maggiori icone
contemporanee.

Il 27 maggio 1971, allo stadio Lužniki di Mosca, partecipò alla partita d'addio di
Lev Jašin, da lui considerato "un grande portiere ed un uomo dalla grandissima
generosità".[51]

Nel 1974, dopo 19 stagioni con la maglia del Santos, Pelé decise di ritirarsi dal
calcio dopo aver giocato insieme a grandissimi calciatori come Zito, Pepe e
Coutinho, vincendo 10 titoli paulisti, 5 Taça Brasil consecutive dal 1961 al 1965,
record del calcio brasiliano (allora il campionato brasiliano ancora non esisteva e
la coppa nazionale di fatto eleggeva la squadra migliore del Paese), 3 Tornei Rio-
San Paolo, una Taça de Prata, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali[42] e
una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali.[52]

New York Cosmos


Pelé (a sinistra) con Eusébio (a destra) prima di una partita della NASL
nell'aprile del 1977.
Nel 1975, dopo un anno lontano dai campi di gioco, Pelé fu ingaggiato dai New York
Cosmos, squadra della North American Soccer League (NASL), che gli offrì, con il
beneplacito del governo brasiliano, un contratto di circa 4,5 milioni di dollari
per tre anni.[53] La Warner Communications, proprietaria del club, volle Pelé,
oltre che per le sue doti tecniche, anche per promuovere il calcio nell'America del
Nord[21][54] e mise insieme una parata di giocatori d'eccezione quali, oltre a
Pelé, Carlos Alberto, Beckenbauer e Chinaglia.

Pelé esordì con i Cosmos il 15 giugno 1975 in amichevole contro i Dallas Tornado
(2-2), partita nella quale realizzò un gol e fu autore di un assist.[55] Con la
squadra di New York riuscì a vincere l'edizione del 1977 del giovane campionato
nordamericano di calcio. In tutte e tre le stagioni di militanza fu inserito
nell'All-Star Team della NASL,[56] di cui fu nominato MVP nel 1976.[57]

Il ritiro
Il 1º ottobre 1977 Pelé concluse la sua carriera disputando un'amichevole tra
Cosmos e Santos, le sue due squadre. La partita fu disputata in un Giants Stadium
tutto esaurito e fu trasmessa dalle televisioni di 38 Paesi di tutto il mondo.[58]
Il brasiliano giocò il primo tempo con i Cosmos e il secondo con il Santos.[59] Il
match fu vinto dalla squadra statunitense: a segnare furono Reynaldo per l'1-0 del
Santos e Pelé su punizione nella prima metà della gara e Mifflin, che
all'intervallo aveva preso il posto dello stesso Pelé nelle file dei Cosmos, per il
2-1 finale. Durante l'intervallo i Cosmos ritirarono la maglia numero 10 di
Pelé[60][61] e alla fine della partita O Rei, impugnando una bandiera del Brasile
nella mano destra e una degli Stati Uniti in quella sinistra, fu caricato sulle
spalle dai compagni di squadra e portato in trionfo fuori dal campo.[38] Dopo il
suo ritiro J.B. Pinheiro, ambasciatore brasiliano presso l'ONU, dichiarò:[58][62]

«Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso
l'amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore»

Pelé si ritirò dal mondo del calcio dopo aver realizzato 1.281 gol,[22][23] che gli
valsero il titolo di più grande goleador della storia del calcio. Arthur
Friedenreich, secondo alcune fonti, forse anche per un errore di trascrizione,
avrebbe segnato ancora di più: ben 1.329 reti dal 1909 al 1935,[63] ma a differenza
di O Rei non esistono statistiche ufficiali per confermarlo e quindi per la FIFA il
primato spetta a Pelé.[21]

Nazionale
Pelé debuttò nella Nazionale brasiliana il 7 luglio 1957, tre mesi prima del suo
17º compleanno, contro gli storici rivali dell'Argentina che in quell'occasione
sconfissero il Brasile per 2-1. L'unica rete dei verdeoro fu messa a segno proprio
da Pelé.[64]

Mondiale 1958

Pelé (a destra) e il portiere della Svezia, Kalle Svensson, durante la finale del
Mondiale 1958
Pelé fu convocato dal CT verdeoro Feola per i Mondiali 1958 svoltisi in Svezia.[65]
Pelé disputò la prima partita ai Mondiali contro l'URSS nella fase a gironi. Era il
più giovane del torneo e il più giovane ad avere mai giocato una partita della fase
finale della Coppa del Mondo.[66][67] Realizzò il primo gol ai Mondiali contro il
Galles

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