gennaio/febbraio 2013
www.reedgourmet.it
Anno 11 - n.4/2012 - Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art 1, comma 1 DCB Milano
cArlo cracco
regole, rigore, rispetto
2
Una volta riscaldata la vaschetta,
basta solo tirare la linguetta.
3
Ed ecco il piatto così come
l’hai pensato e preparato, non
solo buono ma anche bello.
NE VEDRETE
DI TUTTI I SAPORI.
Se il vostro business è la ristorazione, trend e portare sulle vostre tavole
Rhex non vi farà mancare niente. il futuro del gusto e della mise en place.
Accanto ai 1500 espositori dell’universo
Horeca, per voi brilleranno le stelle In viva voce e ai fornelli:
del gourmet d’autore, in imperdibili Fausto Arrighi, Massimo Bottura,
dimostrazioni ‘live’. Luca Gardini, Davide Paolini,
Daniele Tirelli, Enzo Vizzari.
Mostre, talkshow, seminari,
showcooking saranno le tangibili
occasioni per conoscere i nuovi Per informazioni: www.rhex.it
RHEX
RIMINI
HORECAEXPO
RIMINI FIERA
23–26/02/2013
IL NUOVO SALONE
DELLA RISTORAZIONE organizzato da in collaborazione con
E DELL’OSPITALITÀ
COMPRIMERE I COSTI?
FORSE È POSSIBILE
Quando c’è crisi bisogna tagliare i costi: questo dicono, e giustamente, tutti i testi
di economia. Ve bene, ma quali costi? Ovviamente parliamo ai nostri lettori, che
presidiano un particolare segmento della ristorazione: quello medio alto.
I costi fissi sono, come si evince dal nome, incomprimibili: si possono, con un po’
di abilità e tanta fortuna, abbassare un poco, ma il conto economico non cambia
più di tanto.
Per il personale si fa quel che si può. Però, come tutti sanno, le tecniche nuove
abbattono i costi della cucina: in tutti i settori possibili e immaginabili i costi fissi
in macchinari sono economicamente più convenienti del costo lavoro, questo è
editoriale un postulato della scienza economica, nella cucina è vero più che mai – poi la
allan bay qualità del piatto a parità di materia prima è molto spesso migliore, ma questo è
allan.bay@reedbusiness.it un altro discorso. Ma io di macchine nuove ne vedo ben poche nelle cucine… Se
non ora, quando?
L’altro costo sul quale si può intervenire sono le materie prime. Qui iniziano i
problemi. Quelle buone costano tantissimo e il trend è una continua, irrefrenabile
crescita. Ciò detto, io sono molto, moltissimo convinto che abbassare il costo e
quindi la qualità delle materie prime non vada assolutamente fatto: se si segue
questa strada si declassa immediatamente il ristorante. D’accordo, non tutti i
clienti se ne renderebbero conto, ma molti sì e quindi il rischio di questa scelta
è troppo elevato: il mio non è un giudizio moralistico, è che sono convinto che
questa sia una scelta economicamente troppo pericolosa.
E allora che fare? Ragioniamo su questa mia idea: proporre solo menù degusta-
zione, non uno ma un paio, magari con qualche variante nei piatti forti tipo carne
o pesce. In molti Paesi stranieri è la norma per la buona ristorazione, in Italia no,
perché, si dice, che i clienti non apprezzino. Sarà, ma in questo modo si preserva
la qualità e si contengono i costi, dati gli acquisti mirati. Non è poco, anzi.
Quindi menù degustazione e macchine nuove. Quali le alternative?
70 124
GLAM EVENTI
STAY - DUBAI Rivoluzionarie Identità
Seducente eleganza
126
72 EVENTI
STYLE Sorrento si tinge di rosa
CORSIA DEL GIARDINO - MILANO
Dolce e salato nel verde 128
GENIUS LOCI
73 Bottarghe d’Italia
ATMOSFERE
ANTICA TRATTORIA DEL GALLO - 130
GAGGIANO
Puntuale Chicchirichì
AD SENSUM
Il salame, quello crudo
8
74 132
NELLA DISPENSA NEL BICCHIERE DI LUCA
Il lusso del gusto Aglianico, storia di un succes-
so annunciato
77
IN CUCINA 134
Non chiamiamole solo pentole SOMMELIER
In viaggio con l’Oreno
80
COME SI FA 136
Il fondo bruno MARKETING
Stelle e strisce in cucina
82
PROBLEMI E SOLUZIONI 138
La mia salsa agrodolce EVENTI 31
La salsa pearà Viaggiatore Gourmet… si diventa
Le cipolle secche Un salone extraordinario
Un modo per intenerire le seppie
139
90 EVENTI
MANI IN PASTA Rhex: la ristorazione sotto
Cannellone sfogliato con ci- il segno dell’evoluzione
corie e ceci, salsa al sesamo e
verdure invernali stufate 140
NEWS
92
CREATIVITÀ
GIANNI TOTA
102
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VIVIANA VARESE
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OLTRE
Cioccolato salato: il nuovo libro
del maestro pasticcere dell’Antica
Arte del Dolce di Milano che
oggi spopola anche in tv con un
nuovo reality, ca va sans dire, sul
cioccolato rompe ogni schema,
ogni confine e torna all’originale
concetto del cioccolato in cucina
regole, rigore,
rispetto
L’essenza che si fa consistenza. L’idea che si incarna nella pietanza.
Sempre sotto il segno dell’ordine e di una riconoscibile firma d’artista
Di cristina viggè; foto di Roberto Sammartini
Chiosa deliziosa
rispetto reciproco. Per dirla fuori dai
diktat gastronomici e dentro ai crismi
dell’esistenza: un piatto che è quasi
filosofia di vita. “Sì, il rispetto viene
prima di tutto”, Carlo dice rivolgendo-
a un’esperienza
si ai giovani che entrano per la prima
volta in una nuova casa-cucina. Senza
vissuta in
dimenticare la meticolosità. Perché
è sulle regole e sull’ordine mentale
uno spazio
che si forgia il fuoco dell’estro. Che
può divenire rouge o noire. Sostan- raffinato, compendio di nicchie,
ziandosi nell’esaltazione dell’italianità:
spaghetti (anzi, spaghettoni) al sugo specchi, boiserie in ciliegio, pezzi
di peperone rosso e acciughe salate.
O incarnandosi nello charme: riso d’arte moderna e avvolgente
Carnaroli al nero di seppia in polvere
e ricci di mare. E che può addirittu- ospitalità. Dettagli. Perché è nel
ra emulare onomatopeicamente lo
scrocchiare sotto i denti di un biscot- dettaglio che si cela il senso della
to alla polvere di pop corn, riso soffia-
to e cacao: il Krice, dolcezza propo-
sta col caffè. Degno suggello a un
grandezza.
menu messo a punto grazie al lavoro strada l’ha già trovata Luigi Taglienti,
attento di una brigata perfettamente capitano del Ristorante Trussardi alla
organizzata. Che assicura costanza, Scala. Che, consigliato e supporta-
sicurezza e continuità al lavoro di to da Carlo, ha imparato non solo a
uno chef. Anche nel caso non possa potenziare la sua identità golosa, ma
essere presente ai fornelli. Un modo pure ad approcciare correttamente
intelligente per responsabilizzare i buongustai del capoluogo lombar-
ogni singolo ragazzo dello staff, che do. Perché non è facile fare lo chef a
in tal modo può crescere, migliorare Milano. Nemmeno se ti chiami Carlo
e, con l’andar del tempo, trovare uno Cracco.
stile personale. Così come la propria
PROCEDIMENTO
Mescolare sale, zucchero, aneto e
pepe bianco. In una placca mettere
la baffa di salmone e coprirla con la
marinatura. Lasciar marinare in frigori-
fero per 3 giorni. Terminata la marina-
tura, sciacquare sotto acqua fredda,
asciugare e tagliare a fette di 0,5 cm
cadauna.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Sul piatto, disporre tre fette di sal-
mone, e su due di queste adagiarne
un paio di fegato grasso. Passare in
salamandra per mezzo minuto. Salare
con sale nero hawaiiano.
PEPERONE PROCEDIMENTO
Mondare i peperoni privandoli della
CON ACCIUGHE buccia, dei semi e della parte bianca.
Frullarli al mixer con l’acqua per 5 mi-
SALATE nuti. Filtrare al colino fine e mettere a
ridurre a fuoco lento in una casseruola
con l’olio e il burro, fino a raggiungere
una densità sciropposa. Cuocere gli
spaghetti in abbondante acqua salata
per 14 minuti. Scolare e saltare in un
saltiere con poco sugo di peperone.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Disporre in un piatto fondo e termi-
nare con qualche pezzo di acciuga
essiccato.
PROCEDIMENTO
Per la gelatina di mandarino. Fare uno
sciroppo con l’acqua e lo zucchero,
unirvi il succo di mandarino e la colla
di pesce. Conservare in un contenitore
di acciaio in frigorifero fino a gelifica-
zione. Tagliare a fette il filetto di orata
e disporlo su un piatto da portata.
Condire ogni fetta di orata con qual-
che goccia di succo di curcuma.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Aggiungere nel piatto, in ordine
sparso, i capperi salati e i semi di
finocchio. Rompere la gelatina di
mandarino in pezzi delle dimensioni
di un cucchiaino, passare ogni singolo
pezzo nella polvere di buccia di man-
darino essiccata e disporre nel piatto
vicino alle fette di orata. Servire.
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GIOVANI TALENTI / marco stabile
la nuova
cucina
toscana
I sapori della memoria assumono Più che un’Ora d’Aria è un vento di passioni quello che si
forme contemporanee. respira nell’antro goloso di Marco Stabile. Uno dei Jeu-
I piatti quotidiani si fanno eccezionali. nes Restaurateurs d’Europe che fa brillare la sua stellina
E la toscanità vola libera Michelin in via dei Georgofili. A due passi dal Lungarno e
dalla Galleria degli Uffizi e nel bel mezzo della tangente
con le ali della modernità
che passa fra Ponte Vecchio e Piazza della Signoria. Una
Di cristina viggè; foto di paolo picciotto posizione di tutto rispetto per un ristorante che solo pochi
anni fa era vicinissimo al vecchio carcere delle Murate e
che ora si è guadagnato il cuore di Firenze. In tutti i sensi.
Perché Marco, classe 1973 e pisano di Pontedera, ci sa fare.
Con i suoi modi dolcissimi. E col piglio sicuro di un cuoco
che è un perfetto padrone di casa, che sta a capo di una
brigata formata da una decina di ragazzi talentuosi (come
il sous-chef Massimo Bocus) e la cui aspirazione è quella di
Ristorante Ora d’Aria forgiare la nuova cucina toscana.
Via dei Georgofili, 11R Sì, una cucina capace di sciacquare i suoi piatti in Arno.
51022 Firenze Cogliendo l’antico e il moderno. Le radici e il futuro. L’aura
Tel. 055 2001699 rinascimentale e l’allure contemporanea. Perché se i gusti
www.oradariaristorante.com possono e devono rimanere quelli veraci e nostrani (toscani
Chef: Marco Stabile o meno che siano), le forme possono cambiare. Evolvendosi
in un minimalismo estetico e in una geometrica concezione la pera alla piastra; e la tartare si fa super. Impreziosita da
della pietanza che va decisamente verso Oriente. E così il mela, dragoncello e uovo sodo tritato ma (soprattutto)
maialino morbido-croccante, cotto a bassa temperatura e messa a marinare per due minuti nella Pilsner Urquell. La
arrostito (solo dalla parte della cotenna), nonché le bietole birra pils per eccellenza, prodotta nella storica fabbrica
alla senape nera che lo corredano si fanno rettangolari. In ceca di Pilsen con acqua autoctona, orzo boemo e mora-
una regolarità spezzata solamente da un omaggio al Poin- vo e fiori di luppolo Saaz. Per una bionda poco alcolica, a
tillisme, regalato dalla salsa d’aglio e lavanda e dal ristretto bassa fermentazione e a triplice decozione, dalla sottile
della carne. E anche il crostino toscano visto da un mezzo dolcezza e dall’amaro vellutato. Perfetta tanto nelle ricette
siciliano (il papà di Marco è originario di Sambuca di Sicilia, quanto nel calice.
in provincia di Agrigento) assume una foggia sferica. E Dove finiscono molte altre belle spumeggianti. Siglate Ba-
una consistenza diversa da quella consueta. Sublimando in ladin, Birrificio del Ducato, L’Olmaia e Birrificio Italiano. “Ne
arancina dal manto di pane e dalla farcia di fegatini di pollo, teniamo sempre una quindicina in carta”, spiega lo chef. “E
angelicati dal Vin Santo. Pronto pure a unirsi all’acqua per le cambiamo spesso. Un po’ perché le birre artigianali sono
accogliere quattro tagli molto speciali: lingua e guancia di stagionali e hanno vita breve. Un po’ perché se i piatti mu-
Chianina; palato e cappello del prete di Razza Bovina Pie- tano devono variare anche le birre che li accompagnano”. E
montese griffata La Granda. Affumicata (prima) con legno non ha tutti i torti il saggio chef. Che, ne la guida de l’E-
di ulivo, tiglio e melo (a ricordare il sentore dei caminetti e spresso, ha ricevuto una menzione speciale per “Le Tavole
della cucina a legna di un tempo) e cotta (poi) per almeno della Birra” e, a Identità Golose, si è aggiudicato il premio
quattro ore. Al fine di ottenere il bollito secondo Stabile. “Birra in Cucina”. A conferma della sua passione per l’ars
Che non dimentica certo Giotto, mettendo a punto il cer- brassicola, alimentata dalla costante ricerca di rare chiare,
chio perfetto. Una preziosa aureola di crema allo zafferano rosse e brune (e mi fa assaggiare la scura Lom al Marron
di San Miniato, affiancata da croccante alle mandorle e da Buono di Marradi). Non dimenticando il vino, di cui vanta
tre elementi ghiotti, a rammentare i marmi bianchi, rossi più o meno settecento etichette (toscane, italiane e france-
e verdi che compongono il giottesco campanile cittadino: si), anche di piccole maison.
composta di melagrana e rosa, gelatina di spinaci e gana- Del resto, Marco adora le cose autentiche. Come le ver-
che di cioccolato bianco al pepe. dure del contadino, il fagiolo ciavattone di Sorano, il cece
Ma Stabile non mira solamente alla rilettura dei sapori della rugoso della Maremma, la patata bianca del Pero e le farine
memoria in veste inedita, innovativa e seduttiva. Vuole macinate a pietra. Nobilitate in prelibatezze preparate con
anche rendere eccezionale la portata più “banale”. Pro- cura assoluta e presentate in un luogo d’atmosfera. Con
ponendola addirittura, al mezzodì, in formato tapas. In un tanto di ampia cucina-fucina a vista (e affaccio sul vicolo),
menu (illustrato da Gianluca Biscalchin) che contempla di elegante sala al pianterreno e di suggestivo spazio con
piatti serviti sia in quantità normale sia in porzione mignon caveau-cantina al piano inferiore. Dove campeggia pure
(ma si mangia eccome!) e circa a metà prezzo. Risultato? un antico arco romano. E al desco? Raffinati tovagliati e
Un successone. “Abbiamo rilanciato il mezzogiorno fioren- posate in argento per la cena; tovagliette e posate brunite
tino”, racconta orgoglioso Marco. Mentre manda alle terme per il pranzo a prova di tapas. E per un ristorante formale e
l’uovo di Paolo Parisi, facendolo cuocere in acqua a 65°C informale. Camaleontico come il giorno.
per una ventina di minuti e distendendolo su una fonduta di Nel frattempo, il cuoco pisano guarda Oltrarno. E se a Mia-
carciofi all’empolese. Intanto, lo spaghettino Martelli (azien- mi segue come non resident chef un locale quale il Toscana
da pisana con sede a Lari) sposa l’Olio Extravergine di Oliva Divino, inanella pure eventi a Mosca, a San Pietroburgo e
Toscano Igp Colline di Firenze, il pepe e il Parmigiano Reg- al MoMA di New York. “Mi garberebbe di aprire anche a
giano stravecchio; l’hamburger, tenerissimo mix di manzo Londra e a Parigi”, aggiunge Stabile. Con simpatico accento
La Granda e guancia affumicata di Cinta Senese, incontra toscano.
PROCEDIMENTO
Tagliare la cipolla a julienne, metterla
in una casseruola con la salvia, un filo
d’olio extravergine e un bicchiere d’ac-
qua. Far appassire.
Rosolare i fegatini nell’olio extravergi-
ne, aggiungerli alla cipolla e bagnare
col Vin Santo. Portare a cottura. Ver-
sare nel Robot Coupe, aggiungendo
il burro in piccoli pezzi. Aggiustare di
sale e pepe. Passare al setaccio, far
raffreddare l’impasto e formare delle
piccole sfere. Passarle nella farina di
riso, nel bianco d’uovo sbattuto e poi
nel pane panko. Friggerle a 170°C in
olio di semi di arachide finché non
saranno dorate.
Lavorare il mascarpone con la scorza
di lime e poco sale.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Posizionare la tartare nel piatto e
incoronarla con i bastoncini di pera
cruda (facilitano la digestione del-
la carne). Accompagnare con shiso
green (sesamo selvatico), che dà un
tocco aromatico alla tartare.
E OLIO PROCEDIMENTO
Per la pasta dei tortelli. Impastare il
AL LIME tutto in pochissimo tempo, chiudere
in una busta e far riposare almeno 30
minuti. Per il ripieno. Tagliare il ca-
volfiore in piccolissimi pezzi, metterli
in una casseruola con poca acqua e
farli cuocere finché non si saranno
ben asciugati. Tritare finemente e
aggiustare di sale. Per la salsa. Pelare
i topinambur, tagliarli in piccoli pezzi,
metterli in una casseruola con acqua
e olio e portarli a cottura. Passare
al mixer fino ad ottenere una crema
molto liscia.
FINITURA E PRESENTAZIONE
A cottura ultimata, aggiungere l’olio
a filo e poco Parmigiano Reggiano,
mantecando bene. Impiattare e ag-
giungere il pepe e il Parmigiano.
PERCORSI
viaggio inedito nel mondo del gusto, della tecnica,
dell’arte di un grande maestro pasticcere
un desco
STRAORDINARiO
Un unico tavolo. Molte portate creative ed esplosive. Andrea Mainardi,
lo chef dall’orecchino di perla, accoglie i buongustai nella bresciana OfficinaCucina
Di allan bay; foto di manuela vanni
Ristorante OfficinaCucina
Via San Zeno, 119
25124 Brescia
Tel. 333 3020033
www.officinacucina.com
Chef: Andrea Mainardi
PROCEDIMENTO
Pulire e mondare lo storione. Versare il
latte in una ciotola, inserire lo storione
e farlo marinare per 4 ore. Scolarlo,
disporlo in uno stampo cilindrico e
passarlo in abbattitore.
Montaggio. Affettare il cilindro di
storione e disporre le fette sul piatto
di portata. Condire con sale e pepe
a piacere e decorare con le foglie di
caviale ottenute dal lingotto affettato,
l’olio del caviale e qualche goccia di
succo di zenzero.
PROCEDIMENTO
Sbollentare le conchiglie in acqua
leggermente salata per 2 minuti e
raffreddarle subito in acqua e ghiac-
cio. Sbattere energicamente i tuorli
e gli albumi, eliminare la schiuma e
lasciar riposare per almeno 30 minuti.
Ripetere l’operazione per 3 volte, poi
aggiungere l’acqua e regolare di sale
e pepe bianco. Versare il composto
così ottenuto nelle pasta e cuocere “a
vapore” a 85°C per 10 minuti.
Montaggio. Disporre 4 conchiglie per
ogni commensale. Condire con l’olio
di nocciole, l’erba cipollina tagliata
finemente e il caviale.
DI GAMBERI PROCEDIMENTO
Preparare una crema a bagnoma-
E CAFFÈ ria con lo yogurt, il tuorlo e il succo
del mandarino. Insaporire con il sale
affumicato. Nel frattempo, sgusciare i
gamberi e marinarli in una ciotola con
1 bicchiere di olio profumato con il
guanciale tagliato a cubetti e i chicchi
di caffè. Dopo 1 ora, scolare i gamberi
e rosolarli in una casseruola insieme
al guanciale. Cuocere gli spaghetti in
acqua leggermente salata al bollore. A
cottura ultimata, scolarli e mantecarli
PROCEDIMENTO
Sbianchire i pomodori, privarli della
buccia e dei semi. Frullarli col frullato-
re a immersione e far perdere l’acqua
su una garza. Con l’acqua ottenuta
cuocere l’astice sottovuoto a 70°C per
circa 2 ore e 30 minuti.
Recuperare poi la polpa del pomodo-
ro e condirla con poco olio, 1 presa di
basilico spezzettato, 1 pizzico di pol-
vere d’aglio e sale a piacere. Cuocere
la polpa delle banane sottovuoto con
la panna e il tabacco a 70°C per 20
minuti. Montaggio. Impiattare, distri-
PROCEDIMENTO
Preparare una meringa montando
l’isomalto con l’albumina, l’acqua di
cipolla rossa e il sale. In un essiccato-
re, essiccare in un piano la meringa
a 70°C per 5 ore, in un altro le olive
taggiasche denocciolate e sbianchite
per 1 minuto in acqua, e nell’ultimo i
pomodorini privati dei semi e spolve-
rati a velo con zucchero e sale.
seducente
eleganza
di oscar cavallera
U
n luogo inaspettato, fra via mica in base al punto di vista e simile
Monte Napoleone e il Teatro a un bouquet di fiori mosso dal vento.
alla Scala. È il giardino del Alle spalle del bar, un pannello bianco
Museo Poldi Pezzoli, scenografia green ripropone lo stesso motivo floreale
del bistrot-pasticceria che, a pochi con rami luminosi (luci a sospensione)
mesi dall’apertura, ha già un parterre in alluminio bianco. Quinte composte
di affezionati frequentatori. Corsia del dall’intarsio di numerosi dischi di forma
Giardino prende il nome dalla neoclas- rotonda (in rovere tinto, marmo verde
sica via Manzoni, famosa a Milano per i Ming e cristallo riflettente color bron-
giardini segreti dei suoi storici palazzi. zo) delimitano le varie aree del locale,
Nell’oltrepassare la galleria di accesso così come disegnano il controsoffitto
alla corte e via Manzoni si rimane fol- della sala ristorante, adibito a vano tec-
gorati dal verde acceso delle imponen- nico e a sistema di insonorizzazione.
ti piante che si fondono con l’azzurro Sala che è raggiungibile da una scala di
del cielo e con l’intensa luce del luogo tre gradini, costituiti da singoli blocchi
aperto, contrapposta alla penombra di marmo verde a “L” rovesciata che
della galleria commerciale. È quanto è sembrano sospesi dal pavimento, in
accaduto all’architetto Nicola Gisonda, quanto gli ancoraggi non sono visibili,
Progetto architettonico: arch. Nicola Gisonda // Fornitore e lavorazione marmi: Gottardo Alimonti // Pavimento in resina dei bagni: Kerakoll
to
ge
Apparecchiature per la ristorazione: Electrolux // Banchi beverage e food: Prima // Illuminazione: Luceplan
Il
che ha progettato un locale, con pianta bancone food a vista, al di là del quale simili ad asperità presenti in natura.
a “L”, senza contrasti: interno ed ester- si trova la cucina, separata da una Accanto, la pedana per disabili inte-
no sono in continuum e vegetazione, vetrata, che unisce e allo stesso tempo grata nel pavimento. Sedute, tavoli e
spazio e giardino diventano un’entità divide gli ambienti. armadiature di servizio ripropongono
unica. Le grandi vetrate affacciate Gli elementi d’arredo sono tutti il gioco delle linee verticali irregolari.
verso il verde e verso l’ampia corte, che realizzati, su disegno, con materiali L’effetto naturalistico è amplificato nei
si sviluppa sino alla via principale, ne naturali nei toni del verde e il marrone: bagni, rivestiti con lastre di quarzite in
aumentano l’effetto naturalistico così dal marmo verde Ming, che riveste i un unico tono uniforme, opportuna-
attraente per il contesto metropolitano banconi food-pasticceria-bar, al rovere mente tagliate con l’obiettivo di creare
meneghino. Vocazione sottolineata tinto testa di moro degli arredi, fino ai un fondo impenetrabile color nocciola,
dall’interior design che si ispira alle pavimenti in seminato color tortora. I interrotto da liste di cristalli rifletten-
geometrie e ai colori della natura, inter- due banconi parallelepipedi in acciaio e ti di color bronzo, che si intrecciano
pretate in modo concettuale e simbo- marmo formano un unico fronte, seb- verticalmente tra loro. È come trovarsi
lico attraverso linee verticali irregolari bene quello in marmo, che è ancorato in mezzo a un bosco riflettente, i cui
(vegetazione) e forme circolari (bou- a quello in acciaio, sembra sospeso, in alberi interrompono continuamente la
quet di fiori). Duecento i metri quadrati contrapposizione al suo aspetto mono- visuale. Paolo Franchi porta a Cor-
complessivi con sviluppo a “L”. Di fron- litico. Il fronte di entrambi presenta una sia del Giardino, per il pranzo e per
te all’ingresso, a cui si accede dalla cor- complessa e inedita lavorazione, co- l’aperitivo, una cucina improntata sul
te interna, si trovano il corner dedicato stituita da numerose forature disposte recupero della tradizione ma contem-
alla pasticceria (Staccoli di Cattolica) circolarmente e di diversa profondità, poranea nella preparazione, con menu
e l’area bar; sulla destra, rialzata di tre per formare cerchi su più livelli e par- legati alla stagionalità e alla genuinità
gradini, la sala per i clienti con vista sul zialmente sovrapposti. Un’immagine dei prodotti con diverse variabili ogni
giardino, sul cui fondo è posizionato il che, per la sua struttura, diventa dina- giorno.
U
n’antica trattoria. L’insegna lo gine si mangiava solo al primo piano), La cantina - Un vanto (e una passio-
annuncia, gli occhi conferma- rese calde dal legno alle pareti, dagli ne) di Paolo Reina sono i vini. “All’ini-
no: il bersò di glicine all’ester- scaffali di bottiglie e dalle foto colora- zio mi aiutò Brovelli con la sua espe-
no, la rustica struttura color giallomi- te e suggestive, ristrutturata la cucina rienza di distributore esperto, oggi
lano, le imposte tradizionali in legno in chiave razionale e moderna, Paolo abbiamo 1.200 etichette in carta e,
scuro. Entrando, sulla destra, una ha proseguito migliorando ogni anno modestamente, siamo in grado di de-
vetrina mostra cose buone, dai salumi l’aspetto e facendo dell’antica trattoria finire da soli le nostre scelte”, spiega
artigianali alle conserve, mentre a un esempio invidiabile di efficienza. Paolo Reina, mostrando con orgoglio
sinistra si allungano il classico banco- i tre locali-cantina (climatizzati), il
ne bar e un tavolo con esposizione di La cucina - Creare un’atmosfera cui pavimento in legno è realizzato
antipasti e prodotti di stagione. Sullo significa anche connotare le scelte con listelli di cassette di vini francesi,
sfondo il camino, caldo come un tem- della cucina: tradizione lombarda, mentre gli scaffali contengono vere
po, ma protetto da due ante in vetro, qualità delle materie prime, efficienza chicche da amatori.
come usa oggi. Il colpo d’occhio è vin- e cura nel lavorarle. Senza perdere il
cente, il luogo e la sensazione positiva filo delle origini: cotechino, foie gras e La bottega - Novità per il pubblico
che ispira sono d’immediato fascino. ravioli maison c’erano e restano, come (o ritorno al passato per chi ne ha
In realtà l’Antica Trattoria del Gallo, i polli alla diavola, piatto-simbolo del memoria) è il negozio all’ingresso del
come la vediamo oggi è il frutto di un locale (fino a 300 alla settimana - per locale, dove si acquistano molte delle
puntuale CHICCHIRIChì
di alex guzzi
Nell’Abbiatense, l’Antica Trattoria del Gallo esprime il suo fascino storico e con-
temporaneo. Fatto di sana tradizione lombarda, massima efficienza e perfetta
organizzazione in sala e in cucina
meticoloso e appassionato lavoro di noi sono come la pizza, solo espres- specialità proposte nel ristorante. È un
perfezionamento e restauro iniziato si - insiste Paolo), ma si è arricchita omaggio alla storia, al tempo in cui le
23 anni fa, quando Paolo Reina, poco nel frattempo la lista delle ricette osterie nascevano mettendo quattro
più che ventenne compì l’azzardo di classiche (i risotti, il rognone trifolato, tavoli a lato delle botteghe di salu-
rilevare il locale. Lui del luogo si era gli involtini con verze, la cassoeula, mi, di carni, di formaggi e di vino. È
innamorato a prima vista: aveva la- i brasati, i grandi dolci), impeccabil- il ritorno alla della vetrina golosa, ma
vorato lì per una stagione, conosceva mente curate anche nella presenta- anche la possibilità, per chi lo vuole, di
bene la famiglia Gerli, dall’Ottocento zione. Alla superficie generosa delle gustare a casa ciò che ha conosciuto
proprietaria dei muri, e si era fatto sale aperte al pubblico ne corrisponde e apprezzato al ristorante. Un tocco
promettere dall’anziana titolare che una più ampia non visibile dall’esterno, in più che completa la piacevolezza di
prima di vendere ad altri avrebbero che permette di lavorare a ritmi e con un luogo che invoglia inevitabilmente
chiamato lui. velocità degni di una macchina da a tornare.
guerra: dodici persone tra sala e cuci-
L’ambiente - Con qualche soldo, na, con spazi di lavoro separati per la
molto entusiasmo e duro lavoro, Reina linea dei primi e dei secondi piatti, per Antica Trattoria del Gallo
ha trasformato poco a poco un locale la cottura del pollo alla diavola, per i Via Kennedy, 1
disordinato e mal organizzato nell’ac- dolci e la pasticceria, oltre ad un’am- 20083 Vigano Certosino, Gaggiano (MI)
cogliente ambiente che vediamo oggi. pia area di lavaggio stoviglie e una Tel. 02 9085276
Riaperte le sale al piano terra (in ori- zona con moderne celle refrigerate. g www.trattoriadelgallo.com
I
n questi ultimi anni è cambiato il modo di produrre e finale. Si immagini solo quanta CO2 produrrebbero le serre
distribuire il cibo. La globalizzazione e segnatamente l’in- dei Paesi nordici per poter avere a disposizione buone ver-
credibile crollo dei costi di trasporto permette di avere a dure fresche. E comunque la cucina di oggi, eclettica e crea-
disposizione tutto l’anno prodotti provenienti da Paesi lon- tiva, richiede di uscire dal piccolo mondo della stagionalità
tani, che però sono al culmine della maturazione. Del resto, e della localizzazione a tutti i costi. Un prodotto di pregio è
si sa: le ciliegie, nell’Emisfero Sud, sono raccolte a gennaio. la base da cui partire per la preparazione di qualsiasi piatto,
Oggi è più facile acquistare il pregiato caviale iraniano Be- e in genere non necessita di laboriose trasformazioni essen-
luga, avere in carta le costose costate di Wagyu giapponesi do già ottimo di suo. Un lingotto di caviale Beluga affettato
(o di altri Paesi ma in stile giapponese) o i celebri polli di su un filetto di pesce, del salmone selvaggio con una salsa
Bresse, forse i migliori polli del mondo, di certo i più famosi. all’aneto o del fegato grasso accompagnato da fette di
Lo stesso discorso può essere fatto per le fragole africane, pane tostato sono piatti semplici ma prelibati, pronti per
le mele neozelandesi e gli asparagi cileni, tutti alimenti di essere serviti. Cucinare con prodotti di lusso è un po’ come
altissima gamma, buoni perché coltivati all’aperto, raccolti viaggiare su una Bentley: qualsiasi sia il tragitto, rimane
nel loro periodo migliore e commercializzati rapidamente. comunque indimenticabile. Certo il costo (quasi) proibitivo
Sono di fatto tipicità locali, ma si possono trovare in molti di certi articoli potrebbe lasciare sgomenti di primo acchito,
ristoranti del Pianeta grazie a una distribuzione globale ef- ma bisogna considerare la scelta di puntare sul lusso al pari
ficace. Tant’è che si usa chiamare questi prodotti glocal, un di una strategia di marketing a medio-lungo termine. Come
neologismo veramente incisivo. una vera e propria una campagna pubblicitaria, investire
La libertà di poter seguire la propria creatività in cucina, sulla qualità porta buoni frutti duraturi nel tempo. Offrire
indipendentemente dalla stagione, è il vero “lusso” a cui prodotti di altissima gamma è il modo migliore per fideliz-
bisogna e si può aspirare. Non bisogna farsi suggestionare zare la clientela. Del resto, si sa che il cliente gourmand apre
dal concetto del consumo etico del cibo, di moda in questi facilmente il portafogli se si sente appagato e coccolato.
ultimi tempi, che identifica come prodotti accettabili solo Nel frattempo, per far quadrare i conti di fine mese, baste-
gli alimenti a bassa emissione di anidride carbonica, cioè di- rà applicare i giusti ricarichi su ogni singolo prodotto. È la
stanti pochi chilometri dal punto di vendita. Per due motivi, qualità intrinseca del prodotto a garantirne la vendibilità al
di cui uno economico. Perché negare a un produttore il di- giusto prezzo.
ritto di vendere lontano o di esportare lo condanna alla non In Italia sono diverse le aziende che si occupano di fornire
crescita (vallo a spiegare ai produttori delle nostre eccellen- luxury food per l’alta ristorazione. Ci sono grandi produttori
ze, dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, dalla diretti, produttori che sono anche importatori, importatori
pasta all’olio extravergine di oliva e al vino, che tengono in tout court ed esportatori di tipicità locali che non hanno
piedi la nostra agro-industria grazie alle esportazioni). E l’al- la forza di investire nella distribuzione. Conoscerli e farsi
tro funzionale. Perché per valutare le emissioni di CO2 biso- consigliare da loro può aiutare nella crescita professionale e
gna conteggiare tutta la produzione e non solo il trasporto della propria attività.
MANZETTA PRUSSIANA
La Manzetta Prussiana è un marchio registrato Jolanda de Colò, che certifica il lavoro
di selezione di animali provenienti da piccoli allevamenti della regione della Masuria,
al confine tra Polonia e Germania. Una carne bovina che riassume in qualche modo
le speciali caratteristiche racchiuse nel Kobe Beef, la preziosa carne giapponese. È
così che l’azienda ha individuato dei piccoli allevamenti dove crescono animali che,
alimentati in modo specifico danno vita a una carne dalla bella marezzatura e dal
sapore intenso. La Manzetta Prussiana connota solo le scottone di età inferiore ai 30
mesi che raggiungono un grado di marezzatura particolarmente intenso.
g www.jolandadecolo.it
foie gras
Rougié è una delle principali aziende produttrici di foie gras della Francia, posi-
zionata nel cuore del Périgord, a Sarlat. La maison associa da sempre tradizione e
innovazione per offrire il migliore fegato grasso di anatra e di oca. Grazie al continuo
perfezionamento dei metodi di lavorazione e delle ricette di preparazione è divenu-
to il marchio emblema conosciuto dai gourmet di tutto il mondo. Attraverso elevati
standard di qualità Rougié controlla tutta la filiera produttiva: dall’allevamento, nel
pieno rispetto dell’animale, fino al prodotto finale. È nella tradizione centenaria di
Rougié lavorare il foie gras con la massima cura, secondo metodi volti a preservarne
il gusto e l’eccellente qualità, e a garantire la massima sicurezza alimentare. Da Rou-
gié sapore e qualità si fondono per raggiungere l’eccellenza nel risultato: il gusto.
g www.selectaspa.it
© Fotolia
non chiamiamole
solo pentole
di manuela vanni
L
e pentole passano troppo spesso in secondo piano possono essere portate in tavola. Rame (costoso) e argento
quando in realtà sono un po’ come le tele dei grandi (costosissimo), ma anche sale, pietra e simili hanno invece
pittori: per produrre importanti opere devono esse- senso solo se vengono poste sulla tavola dei clienti.
re le migliori. Alluminio, ghisa, ceramica, terracotta, ferro, E ora un po’ di definizioni. Le pentole sono generalmente di
rame e argento. E ancora, acciaio, vetro pyrex, pietra e sale. forma cilindrica o bombata, hanno un’altezza pari o supe-
Diversi sono i materiali con cui possono essere costruite, riore al diametro, sono munite di manici alle estremità e
così come possono essere smaltate o teflonate e così come sono dotate di coperchi. Profonde e capienti, sono adatte
differenti sono i recipienti che vanno sotto il termine generi- per la preparazione di minestre, minestroni, brodi e paste,
co di pentole. Infatti, in commercio esistono le pentole vere per lessare carni, pesci, legumi e verdure, per preparare la
e proprie, le padelle e le casseruole. Non bisogna confon- passata di pomodoro o le composte. Per la cottura della pa-
derle tra loro perché ogni recipiente di cottura ha caratte- sta è bene che la pentola sia stretta e alta perché bisogna
ristiche e usi propri. Poi esiste la qualità di chi le costruisce: tenere presente che ogni cento grammi di spaghetti o mac-
non tutte quelle di alluminio sono uguali… Questo è il punto cheroni ci vogliono almeno uno o due litri d’acqua per cuo-
fondamentale: senza buone pentole il piatto sarà sempre un cerli perfettamente. L’ultima delle pentole da menzionare è
po’ deludente. O se si vuole, non ha senso sprecare buoni sicuramente la pesciera. Come dice il termine, è progettata
ingredienti utilizzando pentole di bassa gamma. per cucinare pesci interi. Di forma allungata (fino a 80 cm),
Premessa importante: i materiali con i quali vengono re- generalmente di rame, di acciaio inox o di alluminio, è dota-
alizzate. Oggi, grazie alla continua ricerca da parte delle ta di griglia interna, detta navicella, con due piccoli manici e
aziende produttrici, quelle (al top di gamma) in acciaio, un coperchio. Il pesce va deposto sulla griglia e immerso nel
alluminio e teflon in genere possono avere versatili utilizzi. liquido di cottura. Grazie alle maniglie è poi possibile estrar-
Per cotture lente, stufati e simili, vanno bene pure quelle in re la griglia e scolare il pesce delicato e fragile con facilità,
ghisa, ceramica e terracotta. Che, esteticamente appaganti, anche quando è ancora bollente, passandolo direttamente
PENTOLE AGNELLI
Le nuove tendenze nella cucina professionale contemporanea, che vanno verso il re-
cupero delle ricette tradizionali adattate alla tecnologia del XXI secolo, hanno spinto
l’Agnelli a creare una nuova linea in ghisa smaltata, la Slow Cook. La ghisa trasferisce
il calore quattro volte più lentamente dell’alluminio e permette al cibo di cuocere
gradualmente, senza perdere i propri liquidi, impedendogli quindi di restringersi.
Grazie al suo elevato calore specifico, la superficie della ghisa si riscalda due volte
più rapidamente dell’alluminio. È l’ideale per preparare del cibo che può essere ab-
brustolito e grigliato molto rapidamente all’esterno e restare quasi crudo all’interno.
Il trasferimento lento del calore e il peso della ghisa danno come risultato il mante-
nimento della temperatura per lungo tempo. Le pentole della linea Slow Cook hanno
diverso formato e sono talmente belle da poter essere portate in tavola.
g www.pentoleagnelli.it
pinti inox
Da più di 80 anni la Pinti Inox si tramanda di generazione in generazione le tecniche
di fabbricazione di articoli destinati alla tavola e alla cucina. Sempre alla ricerca dei
migliori materiali, delle nuove tecnologie e soprattutto delle forme, senza tralasciar-
ne la funzionalità. Così è stato per la linea Professional che comprende pentolame in
acciaio inox 18/10 certificato e garantito per il contatto alimentare. Il fondo in triplo
strato è adatto a tutti i sistemi di cottura, le maniglie offrono una presa immediata
e sicura, la forma cilindrica aiuta lo stivaggio, la finitura esterna, satinata con fascia
lucida, arricchisce i pezzi con un tocco di signorilità.
g www.pinti.it
sul piatto di portata. E nel brodo di cottura si può aggiun- altezza è maggiore della metà del diametro, ottima per la
gere un altro pesce. Inoltre si può usare per affumicare. preparazione di salmì, spezzatini, stufati, risotti, carni o ver-
Le padelle hanno forma circolare (o ovale per il pesce) con dure in umido; la mezzo fonda, di altezza uguale alle metà
un solo manico di lunghezza pari al suo diametro. Sono del diametro, da usare per glassare carni o verdure; e quella
dotate di sponde basse e tondeggianti e di un fondo largo bassa, di altezza inferiore alla metà del diametro, che è
e piatto con gli angoli arrotondati. Sono ideali per friggere, detta anche “rondò” o tegamino basso, ideale per la cottura
rosolare e saltare. Tutte tecniche di preparazione rapide, per delle scaloppine e dei filetti. Si usano per tutte le prepara-
via degli elevati gradi che si raggiungono. Per questo sono zioni che richiedono una bassa evaporazione del contenuto
costruite in materiali ottimi conduttori di calore, che garan- in rapporto alla capacità: sono quindi perfette per i sughi, le
tiscono una cottura senza sbalzi di temperatura. Se le spon- salse e le cotture in umido. Di regola le casseruole sono ac-
de delle padelle sono alte circa dieci centimetri, il nome compagnate da un coperchio. Le più piccole hanno un solo
corretto è sauteuse, in francese (non esiste traduzione in manico mentre quelle grandi ne hanno due. Possono essere
italiano), perfette per saltare tutto, soprattutto la pasta. progettate per cotture specifiche come i polsonetti (o ba-
Padelle particolari sono le crêpière, quelle per le castagne, stardelle), semisferici, con le pareti alte e il fondo bombato,
dotate di un fondo bucherellato, e quelle per la paella, con ideali per la cottura a bagnomaria.
bordi svasati piuttosto alti e con due maniglie. Diverse sono le aziende che forniscono pentole, casseruole
Le casseruole possono avere il fondo rotondo (anche ovale, e padelle ad uso professionale. Ogni azienda ha una sua
ma in questo caso la distribuzione del calore non è ottima- “anima” che si riflette nella linea di prodotti che commer-
le) ma la loro altezza è sempre inferiore al diametro. Si può cializza. Individuarla può aiutare nella scelta di questi utili
dire che sono una via di mezzo tra la pentola e la padella. strumenti di lavoro.
Le casseruole si dividono in tre tipi: quella fonda, la cui
IL FONDO
BRUNO
Il fondo di carne è un emblema, anzi l’emblema, della gran-
de cucina classica francese. È la base delle loro salse da
sempre e questo procedimento lo si ritroverà in seguito nei
trattati italiani. “Il cuoco piemontese” perfezionato a Parigi
(1766) ha un intero capitolo dedicato alle salse che, in gran
parte, hanno come base proprio il fondo bruno.
Prepararlo richiede tanta pazienza. Un fondo di carne
degno di questo nome si ottiene solo mediante laboriose
e complesse operazioni preliminari, ma il risultato finale
determina il successo dei piatti. Si ricava dalla rosolatura
e cottura prolungata di ossa, carne e verdure. È una salsa
scura e densa dall’aroma robusto, ideale per bagnare spez-
zatini, carni brasate e ragù, oppure per essere usata come
base per preparare altre salse.
Ne esistono diverse versioni più o meno lunghe. Il “Pella-
prat”, la Bibbia che ogni chef dovrebbe avere sempre a
portata di mano, descrive una procedura che è lunga più di
sei ore. Che però non è nulla in confronto ai cinque giorni
necessari allo chef Matias Perdomo per preparare il suo
fondo bruno di vitello. Dopo tre giorni di cottura e due di
riduzione, il suo fondo è già pronto all’uso, ristretto e denso
al punto giusto. È un aspetto da tenere in considerazione
per chi, come lui, non ha una brigata sterminata in cucina
e, tantomeno, ha la disponibilità di uno chef saucier. Ma-
tias lo prepara circa ogni due settimane. Il procedimento è
lento ma, esclusa la prima ora in cui la preparazione deve
essere seguita con estrema attenzione, il resto del tempo
può essere tranquillamente dimenticato sul gas a sobbollire
lievemente.
Prima di vedere passo passo come si prepara, Matias ci
tiene a sottolineare alcuni aspetti da non sottovalutare se
si vuole ottenere un buon prodotto finale. Per prima cosa
bisogna fare attenzione a mantenere sempre le giuste
proporzioni tra gli ingredienti. La componente principale è
composta dalle ossa (stinchi e ginocchia), ricche di collage-
ne: regalano la giusta densità al fondo. Metà del quantita-
tivo delle ossa deve essere poi costituito da ritagli di carne
perché regalano sapore e danno rotondità al tutto. Infine,
circa il 10% del peso generale di ossa e carne deve essere
costituito da verdure: non di più. È poi un grosso errore
tostare tutto assieme perché ossa, carne e verdure hanno
necessariamente tempi di cottura differenti.
LA MIA SALSA
AGRODOLCE
L’altro giorno nella lista delle vivande di un ristorante ambizioso vedo scritto: in agrodolce. Adoro il gusto agrodolce, ordino:
nella preparazione avevano aggiunto 1 cucchiaio di aceto balsamico e 1 di zucchero di canna. Bah, succede. È stato comun-
que lo spunto per dare la “mia” ricetta di salsa agrodolce, universale (o quasi) nel senso che si abbina con tutto, anche col
pane tostato. È una (ampia) rivisitazione delle salse di frutta di Mastro Martino, mitico cuoco, il più grande che l’Italia (anche
se era svizzero ticinese…) abbia mai avuto, vissuto nella seconda metà del XV secolo, che scrisse uno dei più moderni ricet-
tari dell’epoca: il Libro de arte coquinaria. Da leggere e rileggere, si trovano infiniti spunti.
Per circa 200 g di salsa. Prendere 150 g di frutta essiccata (albicocche, datteri, prugne e uvetta sono canonici, aggiungere
quello che si desidera). Ammollare albicocche e uvetta in acqua tiepida per 20 minuti poi scolarle, strizzarle e tritarle a pezzi
più o meno grandi secondo il proprio gusto; prugne e datteri basta spezzettarli. Tostare in un padellino 20 g di pinoli e spez-
zettarli o lasciarli interi, a piacere. Versare 40 g di zucchero di canna in un pentolino e farlo caramellare a fuoco bassissimo,
mescolando con una piccola frusta. Aggiungere 2 dl di aceto (io amo quello di cocco, poco intrusivo, ma si può usare quello
che si vuole, meglio se delicato) nonché qualche fettina di zenzero fresco. Proseguire fino ad avere un composto quasi
sciropposo, poi unire la frutta tritata e i pinoli spezzettati. Cuocere ancora per 5’, sempre mescolando: alla fine l’aceto deve
essere quasi del tutto evaporato. Regolare infine di sale e aromatizzare con 1 pizzicone di garam masala, cioè una miscela
di spezie non piccanti, altrimenti con noce moscata grattugiata, cannella in polvere, chiodi di garofano pestati. A piacere, si
può trasformare la salsa agrodolce in una sorta di mostarda, aggiungendo alla fine poche gocce di estratto di senape.
LA CIPOLLE
SECCHE
Milly Callegari, un’amica farmacista che sta scrivendo un libro sulle essenze e sul come prepararsele facilmente in cucina, mi
ha raccontato delle virtù delle cipolle secche, polverizzate o ridotte in scaglie, e di come siano ingredienti miracolosi. Va da
sé, il giorno dopo le ho fatte. E ho scoperto che sono proprio buone. Ne basta un pizzico su un risotto o sopra una carne
grigliata o un pesce al vapore per profumare intensamente il piatto, aggiungendo un po’ di brio. Il sapore dolce di cipolle
arrostite stuzzica l’appetito.
Prepararle è molto semplice. Per 200 g circa di polvere di cipolle. Disporre 5 o 6 cipolle dorate su una teglia coperta con sale
grosso. Passarle in forno a 250°C per 1 ora (finché non sono ben cotte), levarle dal forno, lasciarle intiepidire e sbucciarle.
Poi spezzettarle, a seconda dell’uso che se ne farà. Eliminare dalla teglia il sale grosso (che profuma di cipolla e basta, quindi
può essere ancora utilizzato) e farle disidratare in forno a 60°C per tutta una notte. Alla fine pestare le cipolle oramai secche
in un mortaio, ottenendo una polvere, o spezzettarle meno finemente, se si preferisce.
Si conservano in un vasetto di vetro a chiusura ermetica, al riparo dalla luce diretta per circa 1 settimana. Volendo si conser-
vano anche più a lungo, ma l’aroma tende a svanire.
PROCEDIMENTO
Per la pasta all’uovo sfogliata
In una planetaria mescolare, nell’or-
dine, farina, olio extravergine d’oliva,
tuorlo d’uovo e acqua a 45°C. Lavo-
rare per 6-7 minuti e lasciar riposare
sottovuoto per un’ora. Tirare la sfoglia
a 0,9 mm di spessore, 8 cm di lun-
ghezza e 6,5 cm di larghezza.
Per il ripieno, cuocere in acqua i ceci
ammollati la sera precedente per circa
2 ore e mezza. Sbianchire la cicoria in
acqua bollente con 40 g di sale per
litro di acqua. Raffreddare, strizzare
e tritare a coltello grossolanamente.
Stufare lo scalogno in olio, aggiun-
gere i ceci e la cicoria. Bagnare con il
brodo vegetale e cuocere per circa 15
minuti. Lasciare raffreddare. Mescolare
il pecorino grattugiato con le erbe e
la ricotta. Farcire i rettangoli di pasta
con circa 15 g di ripieno cadauno,
arrotolare e pennellare con il tuorlo
d’uovo.
Per la salsa al sesamo, stufare in un
filo d’olio le patate e il sesamo tostato.
Si ringrazia per il supporto tecnico Cast Alimenti Bagnare con il brodo. Portare a ebol-
lizione. Aggiungere quindi la bustina
di tè e lasciare in infusione per circa
2 minuti. Levare e regolare di sale. A
cottura avvenuta, passare la salsa di
sesamo al frullatore.
E essenza
ntrambi affondano le radici nella generosa terra di
Puglia. Comunicando al mondo con vero carisma.
L’uno grazie al suo carattere eclettico e volitivo.
countrY
L’altra grazie al suo autentico Spirito Contadino. Sono lo
chef brindisino Gianni Tota, coordinatore tecnico di setto-
re e responsabile dei laboratori del Centro di Formazione
chic
Professionale Galdus di Milano, protagonista di tanti cooking
show in giro per il Paese, nonché consulente per la ristora-
zione di alberghi top; e l’azienda della famiglia De Palma,
con sede nel Foggiano, a Borgo Tressanti. La cui specialità è
quella di produrre verdure surgelate di qualità e dalla solida
identità. Che hanno così incontrato la creatività di cuoco
Gianni, lasciandosi sublimare in ricette capaci di esprimere Lo chef Gianni Tota rielabora
al massimo naturalità e genuinità. “Quando sento al tele- le verdure veraci di Spirito Contadino.
fono Antonio Gervasio gli chiedo sempre quali profumi Per una proposta mediterranea
si sentano dalle sue parti”, confessa Tota, che si è trovato che rende onore a tradizione,
subito in sintonia con il portavoce della pugliese maison.
trasparenza e praticità
Nei cui prodotti si riscoprono tutti i valori, i profumi e i
sapori della memoria e della tradizione. E il merito va a orti
coltivati nel severo rispetto per i ritmi terreni e la stagionali-
tà e a una cura meticolosa che va dalla semina alla raccolta, a cura della redazione; foto di paolo picciotto
dalla mondatura alla lavorazione finale. Per ortaggi gustosi
e salutari, teneri e semplici da utilizzare. Che si svelano in
un taglio elegante e preciso, in modo tale da velocizzare i
MALFATTI DI VOGHERA
CON CICORIELLA
SELVATICA
PROCEDIMENTO
Mescolare la ricotta con le 2 uova, il formaggio grattugiato, un cucchiaio di farina, un cucchiaio di pangrattato e la cicoriella
selvatica saltata e tritata al coltello. Impastare, formare delle quenelle e cuocerle in un tegame basso e largo.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Saltare in padella la cicoriella con olio extravergine di oliva, poco aglio e un pizzico di sale. Servire i malfatti conditi con burro
fuso e mandorle tostate.
RAVIOLO APERTO
CON TRIGLIE
E CARCIOFI
PROCEDIMENTO
Per il raviolo aperto. Preparare la pasta all’uovo classica e i tagliolini al nero di seppia. Da stendere e poi tirare sulla pasta
“gialla”, in modo tale da ottenere delle righe decorative. Ricavare dei quadrati di pasta, sbollentarli e porli in uno stampo ton-
do di silicone. Per il ripieno. Far saltare in padella gli spicchi di carciofini con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di
sale e pepe. Unirvi qualche pomodorino di Pachino e le triglie spinate e sfilettate (tenendone da parte 2). Riempire il raviolo
aperto e passare in forno a 170°C per 5-6 minuti.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Comporre i piatti, aggiungendo i filetti di triglia precedentemente tenuti da parte e scottati in padella 2 minuti per parte.
COSTOLETTA
DI QUAGLIA
CON piramide di polenta e funghi cardoncelli
PROCEDIMENTO
Disossare le quaglie. Preparare il fondo di cottura con sedano, carote e cipolle. Sfumare col vino bianco, coprire con il brodo,
cuocere per circa 2 ore, filtrare e ridurre. Intanto, preparare la polenta, riporla in uno stampo a piramide in silicone e lascia-
re raffreddare. Cuocere le quaglie a bassa temperatura sottovuoto a 75°C a vapore, avvolgerle nella pancetta e rosolarle in
padella 3-4 minuti per parte. Far saltare i funghi con aglio, olio extravergine di oliva e un pizzico di sale e pepe.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Comporre il piatto con la quaglia scaloppata e la polenta scaldata a 180°C per 5 minuti. Nappare con il fondo e accompa-
gnare con i cardoncelli.
CONIGLIO
IN PORCHETTA
CON SENAPe rustica e borragine croccante
PROCEDIMENTO
Disossare le cosce di coniglio. Condire l’interno con le erbe tritate (timo, maggiorana, salvia e rosmarino), rivestire con la
pancetta, avvolgere formando un rotolo e cuocere sottovuoto a 75°C al cuore. Preparare un fondo di cottura con sedano,
carote e cipolle. Rosolare il coniglio, sfumare con il vino bianco e togliere dalla padella, dove vanno aggiunti la senape in
grani, una parte del fondo di cottura e un po’ di panna, fino ad ottenere una salsa cremosa.
Per il cestino di pasta fillo. Mettere in stampi di silicone (o monoporzione di alluminio) 4 strati di pasta fillo imburrati e cuo-
cere 5 minuti a 5°C.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Friggere le foglie di borragine in crosta di farina di grano, scaloppare il coniglio e comporre il piatto. Nappare con la salsa e
servire la borragine nel cestino di pasta fillo.
ritratti mediterranei
La chef stellata Viviana Varese si diletta fra Divine Creazioni. Per raccontare
l’italianità in tre primi piatti dalle note tipiche e dalle nuance raffinate
S
alernitana di nascita e milanese d’adozione, ha ancora volume “Alice e le meraviglie del pesce” by Giunti Editore,
il sole di Maiori negli occhi. È la chef Viviana Varese, summa di quaranta ricette dall’anima raggiante, ma anche
astro Michelin di Alice, ristorante che sguazza feli- di aneddoti, curiosità, suggerimenti e consigli. Su come
ce non lontano da Porta Romana. Un’isola mediterranea selezionare, acquistare, conservare e pulire i figli dell’onda
nel bel mezzo della città, al cui successo concorre pure la e della sabbia. In queste pagine invece, madame Varese,
presenza di una maître sommelier come Sandra Ciciriello: presenta tre portate che fanno di tipicità virtù e di eleganza
origini pugliesi e una lunga esperienza maturata fra i banchi filosofia. Partendo da piccoli capolavori di pasta che vanno
e i banconi del meneghino Mercato Ittico. “Siamo partite dal sotto il nume tutelare di Divine Creazioni, linea esclusiva
nulla, ma con forza e tenacia abbiamo costruito il mondo di firmata Surgital, azienda ravennate che sublima l’arte delle
Alice”, spiega Sandra, capace di star tanto dietro le quinte “azdore”, ovvero quella di tirar la sfoglia, in un prodotto
quanto sulla ribalta del teatro stellato animato da Viviana. d’eccellenza. Forte del condensare sapienza artigianale, in-
Vivace e versatile interprete di pietanze radiose e gustose, gegno imprenditoriale e innovazione tecnologica in appeti-
in grado di onorare i frutti del Mare Nostrum. Non dimen- tosi pezzi unici. Visibilmente diversi l’uno dall’altro. Complici
ticando l’orto e la campagna e pescando sempre il meglio macchine per la lavorazione progettate e realizzate in esclu-
targato Made in Italy. Come accade nei piatti narrati nel siva per la maison; metodo di surgelazione IQF (Individually
FINITURA E PRESENTAZIONE
Distribuire nel piatto la salsa di foglie di cima, i ricci, la rapa e poi la pasta con le cime di rapa. Decorare con zeste di limone
candito.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Adagiare nel piatto i gamberi crudi conditi con olio, sale di Maldon e qualche goccia di salsa d’arancia. Aggiungere la pasta,
il sugo di pomodoro e le cappesante scottate. Decorare con finocchietto, arancia fresca e zeste candite.
PANCIOTTI CON CAPPESANTE E GAMBERI DEI MARI DEL NORD DIVINE CREAZIONI
La loro foggia panciuta cela una farcia preparata con cappesante brasate (di cui viene utilizzato pure il corallo), provenien-
ti dalla zona sud-est dell’Oceano Pacifico, e gamberi dei mari del Nord. Un ripieno raffinato, valorizzato da una ricetta dai
tratti marcatamente siciliani, vista l’aggiunta dei gamberi rossi isolani, del finocchietto e dell’arancia in diverse e aromatiche
texture.
IL CARCIOFO E IL
PECORINO: RAVIOLOTTI AL PECORINO
DI PIENZA E PINOLI CON CARCIOFO E LIQUIRIZIA
PROCEDIMENTO
Pulire i carciofi, privandoli delle spine, delle foglie dure e della barba. Cuocere 8 carciofi in acqua bollente leggermente salata
per 10 minuti. Preparare un soffritto con olio e aglio in camicia, eliminando poi l’aglio. Aggiungere 6 carciofi tagliati in 4 e
farli soffriggere per 4 minuti, regolando di acqua. Passare al setaccio, frullare e aggiustare di sale. Ottenendo così una crema,
da mantenere in caldo. Posizionare su una piastra 2 carciofi bolliti e grigliarli. Preparare un’insalatina con 2 carciofi crudi e
condirla con olio extravergine d’oliva e sale. Cuocere la pasta e condirla con l’olio.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Disporre nel piatto la crema di carciofi, la pasta e i carciofi, sia grigliati sia crudi in insalatina. Decorare con menta fresca e
polvere di liquirizia.
L
’incontro tra le persone è dove tutto ha inizio: re- grati; muove i primi passi in cucina a Tokyo - ma in ristoranti
cita così l’iscrizione sulla pietra al centro del locale dapprima brasiliani poi giapponesi - quindi fa ritorno in Bra-
che Roberto Okabe inaugurò a Milano, otto anni fa, sile e completa la sua formazione squisitamente nipponica;
insieme al calciatore Clarence Seedorf. Un antico prover- infine approda in Italia. È il 1997 e l’essenza professionale di
bio giapponese che vuole essere oggi testimonianza del Roberto è ormai un felice meltin pot di esperienze, cono-
successo di quell’incontro, della comunione di intenti, della scenze, situazioni che lo portano a mettere qui le sue radici.
felice condivisione di un’idea. Affermatasi, consolidatasi, Dapprima in Franciacorta, infine a Milano.
ampliatasi fino a diventare un brand capace di fondere alta Sono gli anni del Finger’s di via San Gerolamo Emiliani,
cucina, arte, design e le delicate atmosfere della cultura locale dalla cui notorietà e successo ha preso le mosse
nipponica. di recente quello che Roberto considera la sua naturale
“Hardware giapponese, software brasiliano”. La definizione evoluzione: il Garden. “È il perfetto completamento del
è sua. Perché Roberto ama descriversi così. Del resto, nasce lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi”, spiega, “la spon-
a San Paolo da genitori giapponesi, a loro volta figli di immi- tanea crescita di un’idea di cucina che non poteva essere
Finger’s Garden
Via Giovanni Keplero, 2
20124 Milano
Tel. 02 606544
Chef: Roberto Okabe
PROCEDIMENTO
Per la salsa teriyaki. Fare ridurre a fuoco lento la soia con il sakè e lo zucchero. Schiumarlo ogni 5 minuti. Con un tagliapasta
ricavare 4 dischi dalla pasta brick e cuocerli al forno a 160°C per 15 minuti. Montare la millefoglie, iniziando con 1 disco di pa-
sta, 2 fette di tonno e la salsa teriyaki. Sovrapporre un altro disco di pasta, il pomodoro, un altro disco di pasta, altre 2 fette
di tonno con la salsa teriyaki e l’ultimo disco di pasta.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Con un coltello molto affilato tagliare la millefoglie in 4 parti. Decorare ogni parte con un cucchiaino di burrata, il sale e l’olio
extravergine. Servire subito.
MISTO DI ANTIPASTI
PER 2 PERSONE
TAYO E LUNA
PROCEDIMENTO
Per la salsa di soia. Unire tutti gli ingredienti (tranne l’olio) e frullarli nel mixer. Aggiungere l’olio a poco a poco per emulsio-
nare. Fare riposare la salsa nel frigorifero. Per la besciamella di formaggio. Sciogliere il burro, aggiungere la farina e cuocere
per 5 minuti. Versare il latte mescolando bene e portare a ebollizione. Bollire per 10 minuti a fuoco molto lento; aggiunge-
re il sale, il pepe, la noce moscata e il formaggio. Mescolare bene e mettere la besciamella dentro una sac à poche. In una
pentola, con olio ben caldo, friggere la pasta kataifi finché non sia ben dorata. Lasciarla raffreddare e, aiutandosi con le mani,
sminuzzarla in piccole striscioline. In un tegame, con un filo d’olio, scottare le capesante tagliate a metà orizzontalmente,
sino a dorarle. A fine cottura, adagiarle in un piatto.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Con l’aiuto della sac à poche, guarnire il piatto con la besciamella, aggiungere una manciata di pasta kataifi fritta e decorare
con il peperone e l’erba cipollina.
PROCEDIMENTO
Scaldare a fuoco basso una padella di ghisa quadrata tipica giapponese. Aiutarsi con un po’ di carta assorbente per distri-
buire uniformemente sul fondo l’olio di semi. Con un mestolo versare il composto nella padella, ricreando la forma quadrata.
Muovere la padella in modo da ripiegare su se stessa l’omelette, realizzando una prima base, e spostarla da un lato. Versare
nuovamente un mestolo di composto e creare un letto sotto la base precedentemente cotta.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Posizionare l’unaghi al centro dell’omelette e ripetere lo stesso movimento precedente, creando una sorta di “millefoglie” di
omelette di 3 centimetri di altezza e 6 di larghezza. Servire a temperatura ambiente.
WOK
DI
FUNGHI
PROCEDIMENTO
In un wok scaldare l’olio di oliva, versare i funghi shiitake, pleurotus e chiodini, e spadellarli energicamente con un po’ di sale.
In un secondo tempo, aggiungere enoki, pakchoi e germogli soia. Sfumarli con 20 grammi di sakè e per ultimo aggiungere
gli spinacini, la salsa wok, 8 grammi di burro e un goccio d’acqua, finché la salsa non si addensi.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Disporre i funghi in un nido di kataifi precedentemente fritto in un tubo di acciaio, per creare la forma cilindrica. Per ultimo,
fare un leggero foro tra i funghi e adagiarvi l’uovo di quaglia ancora tiepido. Decorare con qualche cristallo di sale di Maldon.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE Cipollotti grattugiati e lavati sotto Olio extravergine d’oliva g 25
Capesante 4 tagliate in 4 l’acqua per 20 minuti Sale q.b.
Dentice cubettato g 40 Succo di lime g 10 Per la finitura:
Branzino cubettato g 40 Succo d’arancia g 20 Lamelle di cipolla rossa
Gamberi rossi 4 cubetti Tabasco g 8 Fili di erba cipollina
Pomodorini ciliegini 6 (divisi in 4) Salsa piccante tailandese 5 g
Mezzo cetriolo a lamelle Erba cipollina tagliata fine g 4
CEVICHE
MIX
PROCEDIMENTO
Marinare il pesce bianco con succo di lime yuzu, sale, pepe, olio e un tocco di salsa piccante. Tagliare a cubetti e mescolare
per bene tutti gli ingredienti.
FINITURA E PRESENTAZIONE
Decorare con fili di erba cipollina, lamelle cipolla rossa e una spolverata di scorza di limone siciliano.
pizza
sapiens
di CRISTINA VIGGè
V
alorizzare le forme, le cotture e le farciture. Legate evoluzione. Mezzo di comunicazione e di divulgazione di un
al genius loci dei diversi territori. E poi prediligere gusto italiano riconoscibile oltre i confini nazionali. Auten-
ingredienti di ori- tica attrice e fautrice di una
gine italiana, privilegiando dieta mediterranea fatta di
tecniche di lavorazione e sapori e di valori genuini.
di conservazione capaci di Da qui pure il concetto (bre-
migliorare la digeribilità e vettato) di pizzeria dinami-
la leggerezza della pietan- ca, ritratto in un manuale
za, a tutto vantaggio del dedicato e codificato in una
benessere del consumatore. sintesi lungimirante siglata
Affinché l’agire “cum grano da Chiara Quaglia e da Piero
salis” si traduca “in grano Gabrieli, direttore marketing
salus”. Da cui l’importanza del padovano molino.
di farine d’eccellenza, di Un modus operandi com-
impasti rispettosi dei tempi pleto e complesso che
fisiologici di maturazione e rivoluziona l’idea stereotipa-
di lievitazione, nonché di un ta di pizzeria, perfezionando
lievito madre vivo e vero. gestione, organizzazione
Si presenta come un decalo- e relazione col cliente. E
go ben ragionato il Mani- promuovendo al massimo
festo della Pizza Italiana un consumo consapevole (e
Contemporanea, stilato in non frettoloso) della regina
occasione della scorsa edi- del forno. Un assaporare
zione di PizzaUp, il simpo- riflessivo e meditato, fatto
sio-lab di scena a Vighizzolo anche di incontro e con-
d’Este sotto l’egida di un’a- fronto con un artigiano che
zienda all’avanguardia come abbia voglia e capacità di
Molino Quaglia. In pratica, raccontare il suo saper fare
una palestra-fucina in cui e voler essere. Per una pizza
sono stati forgiati i “dieci co- in grado di incarnare la
mandamenti”, di quello che personalità di colui che l’ha
può esser definito il “nuovo pensata, realizzata e servita.
testamento” della pizza del Insomma, un universo in
Terzo Millennio. Ovvero di continuo fermento, al cui
un prodotto culturale, multi- movimento concorrono
sensoriale ed esperienziale, pure satelliti culturali quali
il cui seme, gettato nel pas- l’Università della Pizza, che
sato, possa regalare appe- trova sede ne Il Laborato-
titose e moderne gemma- rio, appendice aziendale
zioni. Alla cui maturazione destinata alla ricerca, allo
concorrono tanto le materie sviluppo e alla formazione.
prime quanto la mano di un O meglio, alla riformulazione
pizzaiolo sapiens, plasmato del mestiere del pizzaiolo
dalla tradizione ma spinto professionista, protagonista
da una passione e da una di una nuova era della pizza.
preparazione che lo porti- Che guarda avanti, coniando
no a salire i gradini dell’alta nuovi diktat, forti dell’andar
cucina. Dove la pizza abbia oltre il “si è sempre fatto
finalmente il suo posto in prima fila. Ossia non sia un mero così”. Grazie anche a un multidisciplinare modello didatti-
mix senza storia, bensì l’espressione di un’arte in costante co (suddiviso in base, avanzato e gourmet), che prevede
l’Allegra, che dona friabilità e un’ottima nergia biologica di bacilli che trasforma-
alveolatura (ad hoc per impasti diretti con no l’acqua e la farina nella materia prima
lievito di birra); la Special, ideale per pizze destinata a dar vita alla pizza. Natural-
al piatto, in teglia e al metro (e per impasti mente contemporanea.
con tempi di lievitazione di media durata);
e l’Unica, studiata per lunghe lavorazioni g www.molinoquaglia.com
indirette con poolish o biga. Una squadra pronta pure a cor-
rere verso una nuova frontiera. Quella che va sotto il nome
di PetraViva, linea costituita da cereali e legumi germinati,
interi o sfarinati. Un progetto in fieri, che vanta un impianto
marche biologiche
F
uori, acqua: di tre limpidi età, lievitata per 36 ore e preparata soffice crema al mascarpone e car-
laghetti di campagna. Dentro, con farine macinate a pietra e prodotti damomo verde. Celando un cuore di
fuoco: di un camino-braciere e provenienti da Urbino Agricola, l’a- ganache al cioccolato fondente e caf-
di due forni a legna. Uno moderno in zienda che affianca il ristorante e che, fè. E nel calice? Finiscono i vini di casa
acciaio e uno in mattoni “a riccio”. E come il ristorante, fa parte della Tenu- Bruscoli, la famiglia a cui appartiene la
poi ciottoli e legno bianco, a conten- ta Santi Giacomo e Filippo: 360 ettari tenuta, presentati dal sommelier Alan
dersi pavimenti e soffitti, in un gioco a coltivazione biologica, non lontano Mancini: il 100% Verdicchio, il 50/50
dalla materica essenza. Pervasa dall’a- dalla città fiorita sotto la dotta figura (Chardonnay-Sauvignon), il 50/25/25
ria e dalla luce, che entra ed esce dalle di Federico da Montefeltro. Una tenu- (Sangiovese-Cabernet Sauvignon-
grandi finestre. Mentre le querce col- ta esemplare, ideale e illuminata, per Petit Verdot), il 70/30 (Cabernet
legano radici e cielo, bucando il tetto. dirla alla maniera rinascimentale, che Sauvignon-Sangiovese) e il Brut Rosé,
E spezzando i canoni dell’architettura. si estende fra terra vineata e olivata, a tutto Sangiovese. A tutto relax va
Così è Urbino dei Laghi: ex capanna orto botanico e viridarium, boschi e invece il centro benessere, ricavato
di pescatori con terrazzo-trabucco la- piantagioni cerealicole, sposando la dal fienile di quel che era un villaggio
custre. Ma soprattutto un’oasi golosa filosofia della filiera cortissima. E por- rurale. Ora divenuto Urbino Resort:
che propone pietanze tipiche, preliba- tando la bontà dal campo al desco. ospitalità diffusa in antiche case colo-
tezze creative e “naturalmente” pizza. Sul quale finiscono i dischi gourmet niche sublimate in camere e suite.
Figlia di un lievito madre di 65 anni di del fanese pastry-chef Tomas Mo- g www.urbinodeilaghi.it
I
l sushi parla milanese. E si sente un po’ francese. Figlio di uno
chef singalese come Wicky Pryan. Che è sì originario dello Sri
Lanka, ma che è pure sposato con una giapponese (Nozomi) e
ha lavorato a Tokyo e a Kyoto, a Parigi e a Bali. Approdando solo
R
qualche anno fa nella città della Madonnina. Dove ha portato la sua osso. Luminoso e armonioso. Come quello della lucida
cucina. Anzi, la sua Wicuisine, personalissima sintesi d’Oriente e di lacca cinese e dell’autentico vino toscano. Rosso, radioso
Mediterraneo, di essenzialità e di ecletticità, di charme e di rigore, e generoso. Pronto a spiccare fra gli eleganti arredi di un
di minimalismo nipponico e di veracità italiana. Per un intrigante ristorante di alta cino-cucina qual è il Bon Wei di Milano e lungo il
sincretismo cultural-culinario. Del resto lui, laureato in criminologia fianco di un’incontaminata collina della Val di Cecina, dove sorge
ed esperto di ayurveda, è un cuoco capace di mixare abilmente la maison Caiarossa, affondando le radici nella rubiconda terra
le spezie e le salse, le cotture lentissime e quelle rapidissime, le ferrosa e ghiaiosa. È stato un sottile un fil rouge a unire, per una
marinature a freddo e i vapori caldi. In un continuo indagare e sera, il mondo oriental gourmet firmato da Ike Wang e Wang Pei
sperimentare, riflettere e provare. Fino a trovare la perfetta armonia (marito e moglie, originari dello Zhejiang) e l’universo vitivinicolo
fra lo yin e lo yang dei sapori e dei colori. Come accade nel sushi di un’azienda pisana che ha fatto della biodinamica una religione.
meneghino, preparato con riso allo zafferano abruzzese e presen- Incarnata in una visione olistica della vita e della vite. Anzi, del-
tato ufficialmente in occasione del primo compleanno del Wicky’s le viti, ordinate in sedici ettari di vigneti digradanti verso il Mar
restaurant, isola preziosa di legni naturali, pareti blu notte, bagliori Tirreno e trattati con infusioni di ortica, di salice, di camomilla e di
di luna e luci-stelle. Et voilà, dunque, il piatto-itinerario around the equiseto, al fine di preservare l’intero eno-sistema. Che dona uve
world, con decollo da Milano. Uramaki yellow al centro: ripieni di sane, raccolte a mano e condotte in una cantina realizzata secon-
crema di granchio e tempura di verdure, con chips di Parmigiano. do i dettami del feng shui dall’architetto Michaël Bolle, che ne ha
E nigiri tutt’intorno: di angus con salsa al rosmarino e scagliette di studiato orientamento, materiali, luci e colori. Per far scorrere al
tartufo; di salmone con zenzero, cipollotto e menta; di gambero si- massimo un’energia in grado di trasformarsi in forza, calore, vigore.
ciliano con pomodoro datterino; di ricciola e di tonno con aromati- E in un poker di nettari dall’essenza variegata. Espressione pura del
co condimento “dei cinque continenti”. E ancora, di capasanta con lusso della natura. Servita nel piatto e nel calice in una cena-viaggio
olio monocultivar Leccino e pepe nero; di mazzancolla pugliese fra coltura e cultura, sapere e sapore, filari toscani e asiatica Grande
con foglia di wasabi e di baccalà con pomodorino ed extravergine. Muraglia. Ecco allora che i deliziosi dim sum messi a punto dallo
Ideale complice di un sensuale Champagne Blanc de Blancs qual è chef Guoqing Zhang hanno sposato il corposo Caiarossa Bianco,
la cuvée Séduction griffata Marguerite Guyot, l’azienda di Damery figlio dal carattere deciso e minerale del Viognier e dello Chardon-
che ha suggellato il Wicky’s menù della festosa soirée. Svelando nay. Per una sinfonia fra vino solare e soavi shao mai di gambero,
altre tre etichette-petali dall’anima cosmopolita, raccontate da ravioli di verdura in pasta di spinaci e tagliatelle di riso con insalata
Florence Guyot, la madame della maison. E così la cuvée Désir, nata e vitello. Da assaporare con le eco-bacchette in acciaio della linea
dal Pinot Meunier, ha incontrato il tenero polipo cotto secondo la Branch by Broggi 1818. Intanto, il Pergolaia, vellutata summa di San-
tradizione jap, nonché il raffinato carpaccio di pesce, sfilata ittico- giovese, Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, ha accolto
agrumata in cui l’olio si è fuso con la salsa di yuzu per creare una il tenero manzo con porri alla piastra, corredato da riso saltato nel
prelibatezza da bacchetta e da scarpetta. Incorniciata da indivia wok con ortaggi e salsa di soia. Per poi lasciare spazio al possente
belga e bok choi e ingentilita da un trito di capperi di Pantelle- Caiarossa, etichetta-mosaico che compendia sette vitigni: Cabernet
ria e di olive taggiasche. Sublimate poi in consommé, pronto ad Franc, Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah
accogliere un sarago cucinato al vapore e corredato da soia, salvia e Alicante. Per una brezza bordolese in piena landa toscana. Felice
e “spaghetti” di zucchine. Superbo al fianco della dorata cuvée di sfiorare le costine ai cinque aromi (sale, pepe, zucchero, soia e
Passion, energica espressione del Pinot Noir. Mentre il Brut Rosé cannella). E per finire con garbata dolcezza? Candide polpette di
Fleur de Flo ha corteggiato i sensi sfiorando un gateau di cioccola- riso e cocco con salsa di mango e Oro di Caiarossa, frutto della
to e lamponi. vendemmia tardiva di Petit Manseng in purezza.
g www.wicuisine.it g www.bon-wei.it
g www.champagnemargueriteguyot.com g www.caiarossa.com
rivoluzionarie
identità
di cristina viggè
Parola d’ordine: rispetto. Per le Guarda sempre più verso una rifles- umane siano al centro di un’evoluzio-
materie prime e per la natura degli siva globalità culinaria la nona edi- ne creativa concentrata sulla sempli-
ingredienti. Per i ristoratori e per gli zione di Identità Golose, il Congresso cità e sulla personalità di chi i piatti li
avventori. Ma anche per una verità Internazionale di Cucina e Pasticceria pensa e li fa.
sempre più glocal. Capace di supe- d’Autore che ritorna, dal 10 al 12 feb- Ecco dunque una tre giorni che
rare l’hic et nunc e di guardare oltre. braio, al Milano Convention Center di snocciola tematiche dolci e salate,
Oltralpe e Oltreoceano, in un continuo via Gattamelata. Allestito ad hoc per offrendo alla mente nuove prospettive
scambio culturale ed emozionale. Per accogliere relatori italiani e stranieri gustose, dalle quali osservare per svi-
una sconfinata esplorazione di valori, pronti a raccontarsi e a raccontare un luppare inediti percorsi. Ascoltando,
saperi e sapori. Che si compenetrano savoir-faire mai dimentico del savoir- ad esempio, “I nuovi leoni della cucina
e si completano. être. Perché l’esperienza e le relazioni mondiale”, che entrano in auditorium
S
orrento ha sorriso alle donne: Liquore giallo che sigilla un appunta- tavola in venti storie al femminile”.
chef, scrittrici, stiliste e im- mento capace di unire cucina, moda e Un volume scritto da una giornalista
prenditrici. Protagoniste (non arte in una tavolozza appetitosa, fatta buongustaia (e tifosa del Torino) forte
assolute) della nona edizione di una di tanti momenti cultural-golosi: le del ritrarre ladies che hanno fatto del
dicembrina kermesse che, da sempre, Giornate Gastronomiche Sorrentine. cibo e del vino una ragione di vita. E
va sotto l’egida dei fratelli Stefano e Ecco allora la presentazione di un libro un successo. Mettendoci determina-
Sergio Massa. Patron di Villa Massa, vergato da Licia Granello, firma food zione e saltellando con infinita passio-
azienda nota nel mondo per la pro- de la Repubblica, ed edito da Rizzoli: ne dalla professione alla mansione di
duzione di un limoncello d’eccellenza. “Il gusto delle donne - Il mestiere della mamma e di moglie. Insomma, donne
del Settentrione e del Meridione, più
o meno giovani, più o meno privile-
sorrento si
giate, che hanno saputo incoronare la
femminilità con la cerebralità. Et voilà
cuoca Luisa Valazza stirare e cucinare
nella sua bella maison Al Soriso; Gian-
di cristina viggè
bolo della loro rosea filosofia. E così mato da una wine list che ha onora- tare nel sostegno alla malnutrizione
Rosanna è stata l’artefice di un mix to Le Donne del Vino, associazione in Africa. A sostegno della Caritas è
di sapori, incarnato nella pasta mista guidata da Elena Martusciello della andato invece il ricavato nella sera-
mischiata alla minestra maritata con partenopea Grotta del Sole. Dove ta “Una pizza per la vita”, di scena
salsa di friarielli e latte di Mozzarella nascono Falanghina e Piedirosso dei a Camera&Cucina, fra montanare,
di Bufala Campana Dop; Marina ha Campi Flegrei, Lacryma Christi del Ve- panciute pizze fritte ripiene di ricotta
concentrato il Piemonte negli agnolot- suvio, nonché Quartodiluna (da uve e cicoli e timballini di pasta, siglati da
ti alla farina di castagne, farciti di porri Greco di Tufo) e Quartodisole (da uve un terzetto di pizzaioli doc quali Enzo
e patate e nappati con burro fuso, ro- Aglianico). Per sorsi radiosi. Mentre Coccia, Gino Sorbillo e Salvatore Di
smarino, Grana Padano e tartufo nero; i sorrisi di Veronica Maya, sorrentina Matteo. Il tutto incorniciato da Syren-
mentre Marianna ha riletto il mare in madrina della rassegna, hanno scan- tum, bionda spumeggiante nobilitata
una cromatica minestra-tavolozza in dito il galà, intervallato dalla sfilata da scorze di limoni di Sorrento.
cui il pesce crudo dialogava con quel- d’abiti d’alta moda griffati dalla stilista g www.premiovillamassa.com
lo marinato e le verdure scottate duet- romana Giada Curti e da quella di pre-
tavano con la frutta pura. E Natascia, ziosa maglieria by Conny Groenew-
L
a bottarga è una di quelle cose La bottarga, termine che deriva dall’a- (famosissima è la bottarga prodot-
che si amano o si odiano. Non rabo botarikh, “uova di pesce salate” ta negli stagni di Cabras, sulla costa
può piacere solo un po’ o solo a (la cui origine pare venga fatta risalire centro-occidentale dell’isola) e nelle
volte. Il mondo è diviso tra quelli che addirittura ai Fenici), è tradizional- lagune tirreniche (quella di Orbetello
la metterebbero anche nel caffellatte mente di cefalo o di tonno: dal colore è presidio Slow Food). A Cabras, la
e quelli che si tappano il naso per non dorato ambrato e dal sapore più sua produzione avviene a settembre,
sentirne l’odore. delicato la prima, dal gusto più forte quando i muggini sciamano verso le
Che siate tra coloro che si turano il e deciso e dal colore rossastro la se- reti dei pescatori. Qui le sacche ven-
naso o no, sappiate che in Italia è pro- conda. In entrambi i casi, la si prepara gono tenute sotto sale per un periodo
dotta da secoli principalmente in tre estraendo con grande attenzione le variabile e la loro stagionatura o essic-
regioni: Sardegna, Toscana e Sicilia. E sacche ovariche del cefalo o del tonno cazione avviene naturalmente all’aria,
che se, grazie alla sua conservabilità, femmina, mettendole sotto sale, pres- grazie al clima mite della zona, e può
nacque come nutrimento per marinai sandole e facendole essiccare. durare fino a sei mesi, a seconda delle
e pescatori, è oramai diventata, come Il cefalo da cui si ricava la bottarga, dimensioni. Inoltre, sempre a Cabras,
spesso accade agli alimenti “poveri”, Mugil cephalus, vive essenzialmente in piazza Stagno, si tiene ogni anno ad
un prodotto di élite. negli stagni salmastri della Sardegna agosto un’interessante sagra dedicata
bottarghe
d’italia
di lydia capasso
© Fotolia
soli aglio e pepe, oppure l’aggiunta di
altri ingredienti quali, ad esempio, il
peperoncino o i semi di finocchio.
Produzione
Per approntare il salame si inizia con il
disosso del suino e con la mondatura
delle carni, durante la quale vengono
eliminati gli scarti. Dopo alcune fasi
intermedie si passa alla triturazione,
alla concia ed alla successiva misce-
lazione. Si prosegue poi con l’insac-
catura, per la quale possono essere
impiegate budella naturali (bovine,
suine, ovine o equine), artificiali e
sintetiche. A seguire la legatura, per
la quale vengono utilizzate differenti
tipologie di materiale e la successiva
asciugatura. Il processo si chiude con
l’importante fase della stagionatura
(o invecchiamento) durante la quale
il salame subisce mutazioni chimico-
fisiche e microbiologiche. Si tratta di
una fase basilare per l’affinamento del
salume e per conferire allo stesso le
caratteristiche organolettiche tipiche
della tipologia di appartenenza.
il salame,
Degustazione
Come per il vino, anche per i salumi (e
il salame in particolare) esistono tecni-
che di degustazione molto precise,
quello crudo
che permettono di giudicarne il livello
qualitativo attraverso la valutazione
di alcune caratteristiche. Tra queste
ultime, all’esame visivo, prima del ta-
di davide oltolini glio della fetta, vi sono la tipologia del
budello, la piumatura, ovvero lo strato
L’insaccato per eccellenza della norcineria nazio- di muffa presente sulla superficie del
nale si racconta fra iter di preparazione, tecniche di salame e l’assenza di imperfezioni
degustazione e qualche saporita curiosità esterne. Una volta tagliata la fetta, va
verificata l’assenza di parti rancide
e di frazioni aponeurotiche (ovvero
Caratteristiche la Campania, con carne magra di sui- della membrana fibrosa che si stende
Il salame crudo rappresenta uno dei no e vitello, unita a grasso di maiale), fra i muscoli dell’animale), oltre alla
prodotti di eccellenza della norcine- il Varzi (prodotto in Oltrepò Pave- colorazione, che deve essere rispon-
ria nazionale. È apprezzato in tutte se con tagli di spalla, coscia, lonza, dente alla tipologia del salume. Si
le regioni d’Italia, nelle quali ha però filetto, coppa e panettoni), quello di passa poi alla verifica della cosiddetta
assunto peculiarità diverse a seconda Cinta senese (razza suina riscoperta “pelabilità”, ovvero lo stacco della pel-
degli usi locali e delle differenti ca- in tempi recenti, ricreandone il geno- le, che deve avvenire facilmente, ma
ratteristiche ambientali. Tra i prodotti ma che si era quasi completamente non troppo. Si prosegue con l’esame
più noti il Felino (che prende il nome perso), l’Ungherese (a grana fine) e il olfattivo, durante il quale si verifica la
dall’omonima località in provincia di Piacentino (stagionato in località che complessità aromatica del salame, per
Parma), il Milano, noto anche come non superano i 900 metri di altitudi- passare poi a quello gustativo, con
Crespone (ottenuto per un terzo da ne per un periodo non inferiore ai 45 particolare attenzione alla sapidità ed
carni magre suine, unite a carni bovine giorni), solo per elencarne alcuni. Tra alla struttura dello stesso. Va anche
e a pancetta), il Napoli (tipico di tutta le variabili maggiormente evidenti, la verificata la coesione fra la parte
© Fotolia
la cosiddetta persistenza (ovvero i
sentori percepiti per via retronasale,
cioè dopo aver deglutito il prodotto
ed espirato).
Curiosità
In ossequio ad una tradizione degli
insaccati radicata sin dai tempi più re-
moti, pare che addirittura il re longo-
bardo Ròtari (regnante dal 636 al 652
d.C.) avesse stabilito pene severissime
in un suo editto per chiunque avesse
osato maltrattare un “porcaro”, cate-
goria professionale che, specialmente
in alcune particolari zone del nostro
paese, riscuote, ancor oggi, grande
considerazione e rispetto.
www.davideoltolini.net
twitter: @davide_oltolini
Il Salumificio Pedrazzoli è un’azienda Levoni rappresenta un grande grup- Le origini del salumificio Dedomenici
familiare di origini mantovane nata po presente in oltre 50 Paesi con un risalgono al lontano 1799. La produ-
nel 1951, con allevamenti in Lombardia catalogo che conta più di 300 prodot- zione è artigianale, con materie prime
ed Emilia Romagna ed una propria ti. Il Salame ungherese Levoni è stato di qualità. Per il salame vengono
filiera suinicola. All’anno, 19mila suini creato nel 1911 dal fondatore Ezechiel- impiegati solo suini maturi. L’età dei
vengono macellati e trasformati, con lo Levoni e premiato con la medaglia maiali è superiore a un anno e la me-
una produzione annua di 25.500 ton- d’oro all’Esposizione Internazionale di dia del loro peso va oltre i due quin-
nellate di carne. Tra le diverse propo- Londra nel 1913. L’impasto, rigorosa- tali. L’approvvigionamento dei suini è
ste spicca il Salame Padus di maiale mente a grana molto fine, è arricchi- effettuato nella zona e nelle province
“nero”, realizzato con tutte le parti no- to da paprica dolce. Delicatamente confinanti. Per il salame vengono
bili del suino pesante allevato per oltre affumicato, ha un sapore morbido e utilizzate le parti migliori del suino:
13 mesi. Insaccato, in budello naturale, rotondo, molto gradevole al palato, coscia 30%, spalla 25%, lombo e filetto
viene lasciato asciugare e stagionare equilibratamente dolce e aromatico. Il 15%, golari, pancette ed altre parti
per almeno cinque mesi nella penom- salame ungherese non contiene fonti 30%. Il salame, gustoso e aromatico, è
bra di una cantina umida. La grana è di glutine e lattosio. insaccato in budello naturale e legato
grossa e l’aroma risulta leggermente ancora a mano a maglie strette.
agliato, con sapore gradevolmente g www.levoni.it
speziato. g www.salumidedomenici.it
g www.salumificiopedrazzoli.it
S aglianico,
i tratta di un vitigno dai conno-
tati unici, le cui radici affondano
saldamente nei suoli di origine
storia
vulcanica di aree ben delimitate del
Sud Italia, caratterizzate da un clima
caldo e asciutto e poste ad un’altitu-
dine sufficiente a garantire adeguata
di un successo
ventilazione e ottima esposizione. Una
varietà antichissima, importata dalla
Grecia intorno all’VIII secolo a.C. all’e-
annunciato
poca della fondazione della città di
Cuma, colonia ellenica localizzata oggi
nell’area vulcanica dei Campi Flegrei,
in provincia di Napoli.
Il nome Aglianico deriva infatti, con di luca gardini
ogni probabilità, dalla mutazione del
termine “Hellanico” o” Hellenico”, Una varietà alla base di molti vini del Sud Italia, de-
adottata dagli spagnoli durante la
stinati a diventare vere icone. Terreni di natura vul-
dominazione aragonese del regno di
Napoli, tra il XV e il XVI secolo.
canica, sole e vento sono condizioni necessarie, ma è
Un’altra ipotesi suggerisce invece che il sapiente lavoro dell’uomo a rendere questi netta-
il nome derivi dal termine latino aglaia, ri straordinari
che significa splendore, e numerosi
ricercatori, uno dei quali Giuseppe
Murolo, agronomo e studioso di viti-
coltura, hanno avanzato l’ipotesi che
l’Aglianico fosse in realtà un vitigno
assolutamente autoctono, vista l’asso-
nanza esistente tra Glianico (termine
dialettale per Aglianico) e Gauranico
(antico vino dell’Ager Falernus).
Citato da Plinio il Vecchio, che ne
decantò le virtù nei suoi scritti, l’Aglia-
nico fu oggetto dell’interesse di altri
autori quali Virgilio, Cicerone, Catullo.
Questo vitigno a bacca nera diven- Doc Falerno del Massico Rosso, si- fornisce una valida spiegazione a
ne celebre sotto l’Impero Romano in tuata nei pressi del Monte Massico, in come l’Aglianico si sia guadagnato
quanto componente fondamentale del provincia di Caserta. l’appellativo di “Barolo del Sud”.
Falerno, il vino simbolo della Campa- L’affascinante opulenza di questo Altro interessante vino campano, che
nia Felix. vino rievoca i fasti dell’antichità, per ha recentemente ottenuto il ricono-
Numerosi sono i sinonimi associati alla via della ricca consistenza gustativa e scimento a Docg, è l’Aglianico del Ta-
varietà (Aglianica, Agliano, Agnani- dell’intensità aromatica. burno. Negli ultimi anni, infatti, questo
co, Cascavaglia, Cerasole, Ellenico, Attualmente il vino-simbolo di que- nettare, caldo e raffinato, prodotto nel
Ellanico, Fresella, Gagliano, Glianico, sta regione è però il Taurasi Docg, Beneventano con un minimo dell’85%
Gnanica, Gnanico, Ruopolo, Spriema, originario dell’antica città di Taurasi, di uve Aglianico, si è fatto apprezzare
Uva dei Cani, Uva di Castellaneta), ma in provincia di Avellino, importante e conoscere, sia nella versione rossa,
limitata è la diffusione, che interessa centro vitivinicolo fin dalle epoche più base o riserva, che in quella rosata.
in particolare le province di Avellino e remote. E proprio grazie ad Anto- Quest’ultima rivela particolari sfuma-
Benevento in Campania, di Potenza e nio Mastroberardino, che produceva ture della varietà Aglianico, le cui uve,
Matera in Basilicata, ma anche par- Taurasi a fine Ottocento, il vitigno dotate di un ottimo equilibrio acido-
ticolari aree della Puglia (Castel del Aglianico fu conosciuto e apprezzato sapido, possono offrire vini freschi e
Monte Doc) e del Molise (Molise Doc). in tutta Italia. Ancora oggi l’azienda profumati.
Rientra quindi nella composizione di firma un Taurasi affascinante e auste- In Basilicata, in aree poste alle pendici
numerose Doc della Campania: Cilen- ro, profondamente legato alla tradi- del Monte Vulture, i terreni di origine
to, Costa d’Amalfi, Galluccio, Guardia zione e al territorio. Un vino in grado vulcanica conferiscono alle uve una
Sanframondi, Irpinia, Penisola Sor- di raggiungere altissimi vertici qualita- forte impronta minerale. Da grappoli
rentina, Sannio, Sant’Agata dei Goti, tivi e di competere con i migliori rossi rossi e succosi si ricava l’ormai celebre
Solopaca, Vesuvio. d’Italia e del mondo. Tant’è che la sua Aglianico del Vulture Doc, un rosso
Merita una particolare menzione la eleganza, anche nella versione riserva, possente, di straordinaria persisten-
in viaggio con
l’oreno Benché, infatti, anticamente, questo
territorio fosse considerato tra i più
vocati dell’intera regione (nel 1716, il
di alesSandro franceschini
Granduca di Toscana denominò con
un bando questa zona “area vitivini-
Insolita verticale alla scoperta di un vino aretino cola d’elezione”) e nonostante oggi
dall’anima versatile. Capace di modificarsi nel corso vi si possa produrre un vino-simbolo
degli anni e di assumere nuove sfumature sensoriali qual è il Chianti, non è certamente per
merito di questa denominazione che
l’area continua a vantare consensi e
fama.
Negli anni Cinquanta, le principesse
Margherita e Maria Cristina di Savoia
d’Aosta cedettero i terreni alla fami-
glia Moretti e al condottiero dell’at-
tuale realtà, Antonio, la cui attività
spazia anche in altri settori, la moda
in particolare. Al momento, la Tenuta
Sette Ponti è una azienda circonda-
ta da 330 ettari di terreno, di cui 50
I
vitati, posizionati a circa 300 metri sul
l suo nome è quello del fiume che “classica” (tra Firenze e Siena), culla
livello del mare e composti in modo
attraversa la proprietà. L’azienda del tuscan wine forse più famoso al
eterogeneo da argilla, sabbia, calcare
che lo produce richiama, inve- mondo. E non è un caso se sugli altari
e, naturalmente, dal tipico galestro.
ce, uno storico ponte che collega le della critica nazionale e, soprattutto,
Quattro i vini-vessillo: due legati al
sponde dell’Arno tra Firenze e Arezzo. internazionale (basti citare il quinto
Sangiovese, ossia il Chianti Vigna
L’Oreno è certamente il vino più rap- posto nella Top Hundred della rivista
di Pallino e il Crognolo (blend con
presentativo della Tenuta Sette Ponti, Wine Spectator, alla fine del 2006,
piccole quantità di Merlot e Cabernet
sita all’interno di una delle tante zone con il millesimo 2003) sia sempre
Sauvignon), l’Anni, bianco che unisce
che animano il frastagliato universo andato il vino meno legato, quan-
Sauvignon Blanc e Viognier, infine, lui,
del Chianti, cioè quello della provincia to meno considerando la sua base
l’Oreno. Oggi, un classico supertuscan
di Arezzo, senza dubbio meno nota e ampelografica, al vitigno principe del
che vede il Cabernet Sauvignon domi-
mediaticamente importante di quella luogo, vale a dire il Sangiovese.
nare insieme a Merlot e Petit Verdot,
“G
li americani so’ forti” reci- Com’è accaduto? Dobbiamo ricordare contrasto tra la mise en place formale
tava Alberto Sordi nel film che la cultura americana è da sempre e il panino da mangiare, declinato
“Un americano a Roma”, quella egemonica a livello mondia- anch’esso in mille modi per grandez-
ma poi scartava margarina e mostarda le. Ed è piuttosto facile veicolare nel za e ricetta. Siamo arrivati al colmo: il
per buttarsi su un piatto di bucatini. tempo qualsiasi valore, anche quello mini-burger, quasi una contraddizione.
Forti in tanti campi, dalla democrazia gastronomico, pur se non proprio Non da meno le patatine fritte si sono
alla tecnologia e allo sport, gli ameri- legato all’eccellenza. A questo si ag- trasformate anch’esse in un piatto
cani sono sempre stati indubbiamente giunga il fatto che, dal punto di vista d’autore, grazie alla cura nella selezio-
“scarsi” nel settore alimentazione, cibo della domanda, cioè noi, la richiesta di ne della patata stessa, nel suo taglio e
e ristorazione in generale. Piatti grassi, novità e provocazione sia sempre più nell’olio di frittura.
assenza di frutta e verdura, bevande forte anche nel settore food. Perché
dolci e gassate, eccesso di zuccheri e scoprire la diversità, qualunque essa Salse e salsine - Siamo cresciuti con
l’abitudine di alimentarsi durante tutte sia e dovunque venga, fa parte ormai l’idea che i francesi rovinavano carne
le ore del giorno erano le caratteristi- del percorso di crescita e di autoali- e pesce nonché l’insalata, cucinando
che di questo popolo. Se poi capitava mentazione del nostro mercato. Ma e condendo con le salse, quando gli
di andare negli Stati Uniti per lavoro, quali sono i segnali forti dell’avanzare americani usavano ketchup, senape e
stelle e
strisce
in cucina
di carlo meo
vacanza o studio, l’unico rifugio per della cultura gastronomica americana? maionese, a quintali in ogni situazione.
mangiare qualcosa di decente sono Eccoli. Oggi gli chef più creativi giocano con
sempre stati i ristoranti italiani con piz- le american sauce reinterpretandole:
zeria annessa o quelli cinesi. L’obesità, Hamburger - Sì proprio lui, il vecchio dalla maionese alla liquirizia al ketchup
prima di essere un problema mondiale emblema dello junk food, oggi viene di pomodorini datterini. Salse che non
era una peculiarità Made in USA. Oggi servito anche nei ristoranti stellati corredano solo gli hamburger, ma
però nella grande cucina si respira come piatto moderno semplice, inno- accompagnano piatti di carne e pesce.
sempre più un’aria a stelle e strisce, vativo e di qualità. Nella media risto- Sulle tavole compaiono persino i clas-
e l’America, una volta relegata alla razione europea si sprecano i concetti sici dispenser d’Oltreoceano (quelli
periferia del mondo della gastronomia, di premium-burger fatti con carni e da spremere) o bottiglie di salse belle
riesce a imporre a livello globale le sue ingredienti pregiati e a Londra è nata quanto una bottiglia di vino pregiata.
icone di cibo, i suoi modi di gestione la catena Burger & lobster, che elegge
e servizio, addirittura le sue ricette. come compagno ideale dell’hambur- Barbecue - È il metodo di cottura
Non bisogna certo spaventarsi, le ger l’aragosta. L’hamburger, inoltre, ha dell’uomo delle caverne, quindi uni-
basi della cucina europea e orientale superato il suo essere “di carne” ed è versale. Sicuramente però la tradizio-
sono sempre forti, ma è interessante diventato concetto e forma. Tant’è che nale immagine americana contempla
analizzare un fenomeno che ha reso lo troviamo pure di tonno e di gamberi un padre di famiglia che in giardino
possibile il prendere in considerazione bianchi e rossi. Il pane poi è il conte- prepara bistecche, hamburger e pa-
una cultura fino a prima sottovalutata. nitore iconografico che rappresenta il tate, bruciando ogni tanto la carne e
idea imprenditoriale, la più creativa, Un mondo dove ristorazione, marca, tradizionali, che spaziano dai quelli
deve fare i conti con la sua gestione negozio tradizionale e grande distribu- texani ai forni tandoor, sino alle griglie
operativa ed economica, altrimenti zione sono in concorrenza. Il ristorante robata giapponesi. La cucina a vista
non vale nulla. Gli ultimi anni sono stati perde la sua centralità in questa bat- esalta le ricercate strumentazioni agli
contraddistinti da locali effimeri, nati taglia per le quote di stomaco e deve occhi delle 220 persone che le sale del
anche su ottime idee e grandi chef ma quindi decidersi a offrire servizi che ristorante possono ospitare. Il menù
che, alla prova del mercato, si sono facilitino il consumo del prodotto fuori è scarno, perché punta sulla qualità as-
rivelati fallimentari. Ecco allora che i dai suoi locali. soluta e sulla tracciabilità delle materie
migliori imprenditori non hanno nessu- prime. Del resto, nella carta stessa,
na vergogna a dichiarare di prendere Dessert - Siamo invasi da dolci siglati si specifica che le carni usate sono
come esempio McDonald’s e il suo USA, come la cheese cake, l’apple pie, esclusivamente di origine britannica e
pensiero. Del resto, per stare sul mer- i pancakes, il succo di acero e altri che irlandese e che arrivano direttamente
cato odierno, dati per scontati qualità hanno soppiantato la torta di ricot- dalla macelleria di proprietà, situata a
e talento, esistono regole di business ta, quella di mele e le crêpe. Anche 200 metri dal negozio, nonché frollate
precise da rispettare. queste sono icone che si ritrovano sia on-site. Non resta che sedersi, sce-
nei ristoranti medi, come prodotto di gliere tra la lista di whiskey americani
Lessico - Hai fatto takeaway o delive- assortimento industriale, sia come og- più ampia di tutto il Regno Unito, e
ry? Io mi prendo un caffè dalla ven- getto di sperimentazione nella grande guardare le fiamme salire al cielo.
ding. Dai scegli dal menù board che cucina. E, come per l’hamburger, la
C
onta circa mille iscritti. Fedeli momento di incontro e di confronto
proseliti di un club esclusivo, con chef, maître e sommelier. Che
fondato da un appassionato possono pure dialogare con gli ospiti
di cibi rari e preziosi come Claudio presenti. Seduti tutti insieme a un
Sacco, meglio noto come Altissimo tavolo reale, conviviale e familiare.
Ceto. Perché di altissimo livello sono Fatto su misura per scambiare pensie-
le esperienze culinarie che si vivono. È ri e parole sulle pietanze assaggiate.
il gruppo di eletti meglio detti “Viag- Immortalate in un diario online forte
giatori Gourmet”, itineranti amanti di quasi 8mila visitatori unici quotidia-
della buona tavola ma anche del ser- ni. Vagabondi virtuali fra reportage e
vizio raffinato e del vino pregiato. Che, itineranti roadshow che contemplano
associandosi (con tanto di card green, anche cene, eventi e visite guidate in Grandecucina, compagna di un viag-
red, black e gold), hanno la possibilità cantina. gio che percorre innovativi sentieri
di partecipare ad eventi gastronomi- “Siamo una sorta di treno, sul quale golosi. Insieme ad esperti e a novelli
ci di assoluta eccellenza, proposti a si può decidere di salire o non salire. adepti gourmet, fieri di far parte di un
pranzo, tre volte alla settimana (lune- Di fare questa o quella tappa”, spiega progetto in cui tutti sono chiamati a
dì, mercoledì e sabato), in ristoranti viaggiator Sacco. “E il bello è che non portare il proprio critico e costruttivo
top, sia italiani sia europei. Sperimen- si è mai da soli”. Anzi, ora la famiglia contributo.
tando l’arte del gusto in un didattico si allarga, grazie alla complicità di g www.altissimoceto.it
Un salone extraordinario
a cura della redazione
C
ucine automatizzate ai massi- Marco Serioli, Direttore Exhibitions di
mi livelli, eco-acciai sposati a Fiera Milano. Concentrando l’atten-
un elevato risparmio energe- zione sul fatto che, più che un salone,
tico, sistemi di cottura ad alto tasso la manifestazione si svela come un
di modularità e flessibilità. E ancora, insieme di saloni, capaci di mettere
calici rivoluzionari che migliorano la a fuoco l’innovazione nei campi della
percezione delle qualità organoletti- ristorazione, dell’arte bianca (pane,
che del vino, nonché un’avveniristica pasta e pizza), della pasticceria e
vaporiera creata in collaborazione della gelateria. In sinergia con le oasi
con lo chef Andrea Mainardi. Manda tematiche legate al bar, al caffè e al tè.
in scena novità e tendenze captate da Del resto, sotto un unico tetto vanno
tutto il mondo Host, il Salone Interna- pure gli appuntamenti di Extraordi- panificatori. Pronti a raccontare pro-
zionale dell’Ospitalità Professionale in nariamente Host, organizzati da Reed blematiche e opportunità per quanto
calendario dal 18 al 22 ottobre in quel Gourmet e dall’Associazione Profes- concerne la cucina, il dessert, il pane e
di Rho. “Il concept, che riunisce in ma- sionale Cuochi Italiani. Della serie, in il gelato, visti all’interno di un ristoran-
croaree le filiere contigue, moltiplica le un’unica zone-event si susseguono, te del Terzo Millennio. Anche quando
opportunità di business, valorizzando fra cooking show, dimostrazioni live si trova in albergo.
l’ibridazione tra comparti che caratte- e case history, i grandi protagonisti g www.host.fieramilano.it
rizza sempre più il fuoricasa”, spiega del food: chef, pasticceri, gelatieri e
S
cruta con occhio vigile le tendenze del mercato del a tema. Per un approfondimento su un evoluto concetto di
“fuori casa” e propone innovative soluzioni Rhex, convivium. Di cui fa certo parte il ristorante d’albergo. Anzi,
acronimo per Rimini Horeca Expo: Il Nuovo Salone il ristorante in albergo, inteso come risorsa e come tassel-
della Ristorazione e dell’Ospitalità che prende vita nella lo fondamentale di un servizio teso all’eccellenza. A darne
cittadina adriatica, dal 23 al 26 febbra- prova? Grandi chef d’hotel, quali Sergio Mei de Il Teatro del
io. Nascendo sulla base di una forte Four Seasons di Milano; Marco Sacco del G Ristorante Ita-
esperienza e di una profonda compe- liano dell’Hotel Golden Palace di Torino; Andrea Aprea del
tenza. Maturate grazie ai precedenti Vun del meneghino Park Hyatt; e Fabrizio Ferrari del Roof
Sia Guest e Sapore. Un osservatorio Garden dell’Hotel Excelsior San Marco di Bergamo. Pronti
dinamico e attivo, che non perde di a raccontare la loro global experience a cinque stelle in un
vista l’attualità ma che prende la mira evento speciale, organizzato in collaborazione con Grande-
sul futuro di un settore in continuo cucina di Reed Gourmet. È invece il miglior sommelier del
fermento e movimento. Puntando su mondo Luca Gardini a dar voce ai Vini cheap&chic, nell’isola
idee, progetti e “soggetti” capaci di espositiva DiVino Lounge, punto d’incontro fra produttori,
rispondere alle esigenze di un pubblico buyer e ristoratori. Il tutto declinato in una serie di dibattiti
sempre più attento alla qualità dell’offerta. Che sfila in una e degu-
vetrina ricca e sostanziosa, suddivisa in sezioni tematiche, stazioni
pensate per diversi target di riferimento. Ecco dunque l’area capaci di
dedicata al catering, virtuosa di prodotti biologici e gluten far focus
free, quella specializzata in surgelati e quella focalizzata sui nettari
sulle avanguardie tecnologiche, sia per le cucine professio- francia-
nali sia per la mise en place à la table. Senza dimenticare le cortini e
sperimentazioni nel campo del design e della green hospi- su quelli
tality, in un’ottica di sostenibilità ambientale e di risparmio bruschi,
energetico. E ancora, l’oasi a tutta filiera ittica, nonché la sugli ab-
beverage zone, fatta su misura per dare visibilità all’univer- binamenti
so delle acque minerali e dei succhi di frutta, degli energy wine-food, sul corretto uso del decanter e sulla realizza-
drink e dei distillati. Non trascurando pregiate birre italiane zione della carta delle etichette in funzione del ristorante.
e straniere. Che incontrano sua maestà la pizza, riletta in Perché il vino sia primo attore e non elemento accessorio
prelibate ricette d’autore. A cui si aggiungono laboratori del pasto. Una manifestazione che non trascura nessun set-
del gusto all’insegna della pasta artigianale, delle tipicità tore e che si arricchisce persino di un paniere di concorsi.
regionali e dei vini, nonché gli show cooking siglati dalla Vedi i Campionati internazionali di pizza senza glutine e con
Fic, la Federazione Italiana Cuochi. Un calendario corposo farine alternative; il Campionato del cappuccino; I Migliori
quello di Rhex, ritmato pure da dibattiti, tavole rotonde, Extravergine “Oro Giallo” e il Rhex Innovation Award 2013.
convegni e talk show intorno ai moderni format per la Attento nel decretare i prodotti più avveniristici, in termini
ristorazione. Ovvero i contemporanei luoghi del cibo, come di pack e di contenuto.
i fast food gourmet, i negozi di nuova generazione e i locali g www.rhex.it
ORO VERDE alle tipiche cultivar toscane quali Leccino, e insalate di mare. Senza dimenticare la
DALLA VAL DI CORNIA, UN OLIO Frantoio, Moraiolo, Pendolino e Maurino. Riserva Speciale, a cui è andato il premio di
PREZIOSO E GUSTOSO Pronte a donare verdi gioielli dalla spiccata “Miglior Novello 2012” Terre dell’Etruria.
personalità. Come accade per L’Oleum Fir- g www.sanfrediano.eu
Tecniche agronomiche che rispondono mum, dalle complesse note erbacee e dalle
ai dettami dell’agricoltura integrata, per il nuance di carciofo e di macchia mediterra-
massimo rispetto ambientale. E iter di rac- nea, perfetto con le carni rosse, la selvaggi-
colta e molitura effettuati sotto il costante na e le zuppe di legumi. Ma come succede
monitoraggio di personale altamente qua- pure per L’Oleum Iucundum, extravergine
lificato. Sa unire tradizione e avanguardia dal sapore fruttato leggero, armonico e
l’azienda San Frediano, maison a sola voca- delicato, indicato per carni bianche, pesce
zione olearia con sede nell’Alta Maremma, e verdure; e per L’Oleum Magnificum, mor-
e in parte compresa nel Parco di Montioni. bido al palato e caratterizzato da nuance
Oltre cinquanta ettari i suoi, in cui cre- di mandorle e pinoli nonché da un lieve
scono ben 14mila ulivi che rendono onore accenno piccante. Ottimo con crostacei
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