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5 gennaio 2022
h s
1Kg =
6.62607015 · 10−34 m2
1
1.1 Misura di un valore e propagazione degli errori
La misura di un valore fisico come la lunghezza è soggetta a un errore che dipende
principalmente dalla precisione dello strumento di misura. Se ad esempio si
utilizza un metro a nastro con una scala millimetrata la precisione della misura
sarà dell’ordine di 0.5 · 10−3 m. E’ importante saper valutare come un errore
nella misura di un valore fisico si propaga in grandezze che sono funzioni del
valore misurato. Per valutare approssimativamente il valore dell’errore in una
funzione del valore misurato è sufficiente moltiplicare il valore assoluto della
derivata della funzione per l’errore della misura.
df (x)
δf = δx
dx
dA 1
A′ (D) = = πD
dD 2
dA 1
δA = δD = πD δD
dD 2
D = 0.7 m
δD = 0.5 · 10−3 m
1
δA = πD δD ≃ 5.5 cm2
2
Nel caso in cui una grandezza dipenda da due o più valori misurati l’errore
potrà essere calcolato utilizzando le derivate parziali. La derivata parziale di una
funzione di più variabili rispetto ad una delle variabili indipendenti è ottenuta
fissando il valore delle altre variabili e calcolando la derivata soltanto rispetto a
questa particolare variabile.
∂f (x, y0 ) ∂f (x0 , y)
δf =
δx +
δy
∂x ∂y
2
Un esempio molto semplice è dato dal calcolo dell’errore nella misura dell’a-
rea del rettangolo:
La funzione che lega l’area del rettangolo con la base x e l’altezza y è il
prodotto di x e y
A = f (x, y) = xy
x0 = 0.9 m
y0 = 1.2 m
δx = δy = 0.5 · 10−3 m
∂f (x, y0 ) ∂xy0
= = y0
∂x ∂x
∂f (x0 , y) ∂x0 y
= = x0
∂y ∂y
2 Leggi di Newton
La prima legge di Newton afferma che un corpo [massa] persevera nel suo stato
di quiete o di moto rettilineo uniforme, se non è soggetto alla applicazione di
forze esterne. La seconda legge sostiene che l’accelerazione di un corpo di massa
m è proporzionale al valore della forza e inversamente proporzionale al valore
della massa:
dv
f =m
dt
d2 x
f =m
dt2
f = ma
f
a=
m
3
Se il modulo del vettore forza è nullo la derivata del vettore velocità è nulla
e quindi le componenti del vettore velocità rimangono costanti. Di conseguenza
la prima legge di Newton può essere considerata come un caso particolare della
seconda. La terza legge di Newton afferma che non è possibile generare una
forza su un corpo senza generare contemporaneamente una seconda forza di
segno opposto e uguale in modulo alla prima.
Nel sistema internazionale l’unita di misura della forza è il Newton:
kg · m
1N = 1
s2
Il Newton è una forza in grado di far variare la velocità di una massa di
1kg di una quantità pari a un metro al secondo in un intervallo di tempo di un
secondo. E’ quindi in grado di imprimere ad un corpo di 1kg una accelerazione
pari a un m/s2 . La forza gravitazionale sulla superficie terrestre è un particolare
esempio di forza meccanica. Il suo valore è proporzionale al valore della massa:
fg = mg
Ne consegue che nei casi in cui è possibile trascurare o evitare l’attrito con
l’aria l’accelerazione è una costante:
fg = ma
m
a = g ≃ 9.8
s2
La forza di gravità sulla superficie terrestre deriva dalla legge di gravitazione
universale di Newton, secondo la quale due corpi nello spazio si attirano con una
forza proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale
al quadrato della loro distanza:
m1 m2
fG = G
r2
La costante G è la costante di gravitazione universale. Nel SI il suo valore è
Per corpi estesi (non puntiformi) la distanza r può essere spesso approssimata
con la distanza tra i centri di massa dei due corpi.
Nel caso in cui m2 ed r sono rispettivamente la massa M e il raggio della
Terra R il valore della forza gravitazionale sulla terra è:
Mm
fG = fg = G = gm
R2
M
g=G
R2
4
2.1 Definizione di centro di massa
Nel caso di n corpi puntiformi di massa mi il vettore della posizione del centro
di massa xc è pari alla media pesata dei vettori posizioni delle singole masse:
n
X
mT = mi
i=1
n
1 X
xc = mi xi
mT i=1
1
xc = xρ (x) dV
m
V
Tutti i piani passanti per il punto xc dividono il corpo in due parti, ciascuna
di massa m/2.
h s
5
Per calcolare il centro di massa di un cono di densità uniforme e di massa
M, con raggio della base R e altezza H è conveniente immaginare il cono come
una somma di dischi di spessore dh e diametro r crescente da 0 a R. ϑ è langolo
formato tra l’apotema s e l’asse verticale del cono:
πR2 H
V =
3
M
ρ=
V
dm = ρdV = ρπr2 dh
H
πρ
zc = r2 hdh
M 0
R
k = tan (ϑ) =
H
r (h) = kh
H
πρ 2
zc = (kh) hdh
M 0
H
πρk 2
zc = h3 dh
M 0
H
H4
h3 dh =
0 4
3 H4 3
zc = 3
= H
H 4 4
xc = (0, 0, zc )
6
2.2 Semplici esempi
2.2.1 Piano inclinato senza attrito
Il vettore della forza peso può essere scomposto in due componenti, una
parallela e una ortogonale al piano inclinato:
P = mg = P ⊥ + P ∥
P⊥ = mg cos (α)
P∥ = mg sin (α)
7
f = m1 g sin (ϑ) − m2 g
a = ω2 r
f = ma
f = mω 2 r
v2
f =m
r
Satellite:
Utilizzando queste equazioni possiamo calcolare il raggio dell’orbita di un
satellite di massa m che si muove in un orbita circolare intorno alla terra con
una velocità v. E’ sufficiente eguagliare la forza centripeta fc con la forza
gravitazionale fg :
fc = fg
v2 M
m = mG 2
r r
M
v2 = G
r
8
GM
r=
v2
v = ωr
GM
r=
ω2 r2
1/3
GM
r=
ω2
M ≃ 5.97 · 1024 kg
r ≃ 42.2 · 106 m
Pendolo conico:
9
r = L sin (ϑ)
Fc mω 2 r ω2 r ω 2 L sin (ϑ)
tan (ϑ) = = = =
P mg g g
g
cos (ϑ) =
ω2 L
g
ϑ = arccos
ω2 L
L cos (ϑ)
ω −2 =
g
2
T L cos (ϑ)
=
2π g
s
L cos (ϑ)
T = 2π
g
fT = P + Fc
q
2 2
p
fT = P 2 + Fc2 = (mg) + (mω 2 r)
10
Lungo l’asse x, se trascuriamo l’attrito con l’aria, non agisce nessuna forza,
di conseguenza vx non varia e avremo
x (t) = vx0 t
vy (t) = vy0 − gt
t
1
y (t) = (vy0 − gt) dt = vy0 t − gt2
0 2
Le due funzioni x (t) e y (t) definiscono la traiettoria in forma parametri-
ca. Le due equazioni definiscono implicitamente la traiettoria y (x). Le due
coordinate y e x sono legate dal parametro t.
x
t=
vx0
vy0 1 g 2
y (x) = x− 2 x
vx0 2 vx0
vy0
b=
vx0
1 g
a=− 2
2 vx0
y (x) = ax2 + bx
y = 0 ⇒ ax + b = 0
2
b vy0 2vx0 vy0 vx0
xI = − = =2
a vx0 g g
Per calcolare la coordinata xm che corrisponde alla massima altezza raggiun-
ta dobbiamo porre a zero la derivata della funzione y (x)
dy
=0
dx
11
2ax + b = 0
−b vy0 vx0 1
xm = = = xI
2a g 2
L’altezza massima ym raggiunta è uguale:
ym = y (xm )
vy0 vx0 2v 2
xI = 2 = sin (ϑ) cos (ϑ)
g g
dxI 2v 2 2
cos (ϑ) − sin2 (ϑ)
=
dϑ g
La derivata si azzera per ϑ = ϑm
1 − tan2 (ϑm ) = 0
tan (ϑm ) = 1
π
ϑm = arctan (1) =
4
12
La derivata di v è il vettore (numero complesso) accelerazione a:
dv d2 r dr dr
a= = 2 exp (iωt) + iω exp (iωt) + iω exp (iωt) − ω 2 r exp (iωt) (2)
dt dt dt dt
d2 r
dr 2
a= + 2iω − ω r exp (iωt) (3)
dt2 dt
2 π
d r 2 dr
a= − ω r + 2ω exp i exp (iωt) (4)
dt2 dt 2
Il primo termine dell’espressione entro parentesi quadre è dovuto all’accelera-
zione dovuta alla variazione della componente radiale della velocità. Il secondo
termine −ω 2 r è l’accelerazione centripeta. Il terzo termine è l’accelerazione di
Coriolis. L’accelerazione di Coriolis è ortogonale all’accelerazione centripeta ed
è anche ortogonale (se la velocità angolare ω come un vettore ω) ad ω. Per
ottenere la forza di Coriolis, basta moltiplicare l’accelerazione per la massa m
del punto materiale.
s = (x, y, z)
s2 x2 y2 z2
L= f (s) · ds = fx (s) dx + fy (s) dy + fz (s) dz
s1 x1 y1 z1
f = (fx , 0, 0)
13
ds = (x, 0, 0)
x2
L= fx (x) dx
x1
Nel caso in cui la forza è costante, sia in modulo che in direzione, il lavoro
può essere calcolato semplicemente come prodotto scalare del vettore forza f
per il vettore spostamento △s :
△s = s2 − s1
L = f · △s = fx △x + fy △y + fz △z = f △s cos (ϑ)
L = |f | |△s| = f △s
Calcoliamo adesso il lavoro svolto da una forza f costante che accelera una
massa m. In questo caso la forza e los spostamento sono paralleli e quindi
possiamo scrivere:
dv
f = ma = m
dt
dx
v=
dt
x2 x2
L= f dx = f dx = f (x2 − x1 ) = f △x
x1 x1
x2 x2 v2
dv 1 1
L= f dx = m dx = m vdv = mv22 − mv12 = Ec2 −Ec1 = △Ec
x1 x1 dt v1 2 2
14
1
Ec = mv 2
2
Di conseguenza, in questo caso, il lavoro svolto è uguale alla variazione
dell’energia cinetica della massa m:
L = f △x = △Ec
f = mg
L = f △x = mgh
vf = gtf
tf
h= vdt
0
1 2
gt = h
2 f
vf2 = g 2 t2f
2h
t2f =
g
vf2 = 2gh
1
Ec = mv 2 = mgh
2 f
L’energia cinetica acquisita da un corpo di massa m lasciato cadere da una
altezza h è pari al lavoro eseguito per sollevarlo all’altezza h. Il termine mgh
ha le dimensioni di una energia che dipende esclusivamente dalla posizione del
corpo. Più genericamente se la parte di energia di un sistema che dipende
esclusivamente dalla sua posizione/configurazione è definita energia potenziale.
15
Ep = U (x, y, z)
O più semplicemente in un sistema monodimensionale:
Ep = U (x)
dL = dU (x)
Un diminuizione −dU dell’energia potenziale di un sistema comporta la
generazione di un lavoro dL
dU (x)
fx (x) = −
dx
nel caso di una massa m in un campo gravitazionale possiamo scrivere:
U (h) = mgh
−dU = −mgdh
dU
f =− = −mg
dh
nel caso di un piano inclinato con pendenza tan (ϑ) abbiamo:
h = kx = tan (ϑ) x
dU
fx = − = mg tan (ϑ)
dx
Nel caso di una buca con profilo parabolico profonda un metro e larga due
metri possiamo scrivere:
y = x2 − 1
U (x) = mgy
dU
fx = − = −2mgx
dx
Una forza orizzontale esterna fex = 2mgx applicata ad un massa m su piano
inclinato permetterà di mantenerla in equilibrio, impedendole di scivolare. In
un sistema isolato, non soggetto a forze esterne, l’energia totale, espressa come
somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale, si conserva.
16
3.1.1 Energia potenziale gravitazionale
L’energia potenziale di una massa m soggetta all’attrazione di un pianeta di
massa M si ottiene integrando la forza da R (distanza della massa dal centro di
massa del pianeta) all’infinito:
∞ ∞ ∞ ∞
mM dr GmM GmM
Ug = fg (r) dr = −G 2 dr = −GmM 2
= = 0−
R R r R r r
R R
r
2GM
vf =
R
T
dv
△p= m dt
0 dt
vf
△p= mdv = mv f − mv 0 = pf − p0
v0
17
L=T −U
L’azione S è un valore scalare che caratterizza l’evoluzione di un sistema in
un intervallo di tempo △t = t2 − t1 .
E’ definita come l’integrale definito della Lagrangiana nell’intervallo △t:
t2
S= L(x, vx , t)dt
t1
t2
S= (T − U ) dt
t1
∂L
= mvx
∂vx
d ∂L dvx
=m = max
dt ∂vx dt
∂L dU
=−
∂x dx
dU
max + =0
dx
dU
fx = −
dx
ritrovando la seconda legge di Newton:
fx = max
Nel caso particolare in cui U (x) = mg x2 − 1 avremo:
fx = −2mgx
18
3.4 Feynmann “Unworldliness”
In un sistema isolato l’energia totale è una costante K (si conserva):
E =T +U =K
dT dU
=−
dt dt
dU dx dU
− = −vx
dx dt dx
dT dT dvx
=
dt dvx dt
Nel caso molto semplice di una singola massa possiamo scrivere:
1
T = mv 2
2 x
dT dvx dU
= mvx = −vx
dt dt dx
dvx dU
m =−
dt dx
fx = max
f = −kx
19
f = ma
d2 x
−kx = m
dt2
d2 x k
2
=− x (5)
dt m
L’eq. (5.massaMolla) è una equazione differenziale che ha come soluzione
una funzione incognita x (t) . L’equazione del sistema massa-molla ci dice che
la soluzione va cercata tra le funzioni che sono proporzionali alla loro derivata
seconda. Tra le funzioni candidate che hanno questa caratteristica troviamo
le funzioni trigonometriche seno e coseno e le funzioni esponenziali. Possiamo
quindi provare ad applicare un tentativo di soluzione del tipo:
k
z2 = −
m
Essendo k ed m valori positivi reali z dovrà essere un numero puramente
immaginario
Se chiamiamo ω la radice del rapporto k/m possiamo scrivere:
r
k
ω=
m
r
k
z=i = iω
m
Quindi la soluzione dell’eq. (5) sarà:
20
3.5.2 Oscillazioni forzate e risonanza
Se applichiamo una forza esterna f sinusoidale con pulsazione ωf e ampiezza
fmax al sistema massa-molla
d2 x
−kx + f = m
dt2
−kxmax exp (iωf t) + fmax exp (iωf t) = −mωf2 xmax exp (iωf t)
fmax
xmax =
k − mωf2
limω √k xmax = ±∞
f →± m
21
3.5.3 Pendolo
m
mgsin mgcos
mg
Un pendolo è formato da un asta di massa trascurabile e di lunghezza L al
quale è collegata una massa m. Spostando l’asta di un angolo θ rispetto alla
verticale, la massa è soggetta ad una forza di richiamo proporzionale al seno
dell’angolo:
Per piccoli angoli (θ ≪ 1) la funzione seno può essere approssimata dal suo
argomento:
sin (θ) ≃ θ
x = L sin (θ) ≃ Lθ
g
f ≃ −mgθ = −m x
L
f = ma
g d2 x
−m x = m 2
L dt
22
d2 x g
2
=− x (6)
dt L
L’eq. (6), dal punto di vista matematico, è del tutto simile all’eq. (5 mas-
saMolla), semplicemente al posto del rapporto k/m troviamo il rapporto L/g.
La soluzione sarà data quindi da una funzione, che non dipende dal valore della
massa, del tipo:
r
g
ω=
L
Il numero ν di oscillazioni al secondo (Hertz) sarà quindi
r
ω 1 g
ν= =
2π 2π L
4 Forze dissipative
La forza di attrito di un corpo che scivola su una superficie (attrito radente)
è proporzionale ad un coefficiente µ che dipende dalla natura della superfici in
contatto e dalla componente della forza che agisce sul corpo perpendicolare alla
superficie:
fA = µN
Nel caso in cui il corpo non scivola sulla superficie la forza d’attrito (attrito
statico) è in genere superiore all’attrito radente.
La forza di attrito di un corpo che si muove in un fluido viscoso è funzione
di un coefficiente γ che dipende dalla forma del corpo e dalla viscosità del fluido
ed è proporzionale alla sua velocità v:
fV = −γv
4.1 Esempi
4.1.1 Spazio di frenata di una automobile
Possiamo ad esempio calcolare lo spazio di frenata S di un automobile che si
muove con velocità v conoscendo il coefficiente d’attrito tra le gomme e l’asfalto,
nel caso in cui le ruote vengano bloccate dai freni, utilizzando il principio di
conservazione dell’energia:
Ecinetica = Edissipata
23
1
mv 2 = fA S
2
fA = µN = µmg
1
mv 2 = µmgS
2
v2
S=
2µg
f
a= = g (sin (ϑ) − µ cos (ϑ))
m
L’accelerazione in questo caso è nulla quando la forza complessiva f è nulla:
mg sin (ϑ) = µmg cos (ϑ)
µ = tan (ϑ)
dv
m + γv = mg
dt
m
τ=
γ
dv 1
+ v=g
dt τ
Il corpo raggiungerà la massima velocità (velocità limite vL ) quando l’acce-
lerazione è zero:
vL = gτ
24
4.1.4 Aereo frenato da un paracadute
Nel caso di un areo frenato nella pista di atterraggio da un paracadute, ipotiz-
zando che l’unica forza frenante sia quella del paracadute, avremo semplicemente
una equazione differenziale in cui la derivata prima è proporzionale alla funzione
stessa:
dv
= −γv m (7)
dt
Possiamo quindi tentare una soluzione del tipo:
v = v0 exp (zt)
γ 1
z=− =−
m τ
t
v (t) = v0 exp −
τ
v0 t
a (t) = − exp −
τ τ
tf t
t f tf
x (t) = v (t) dt = −τ v0 exp − = −τ v0 exp − −1
0 τ 0 τ
F = ma
d2 x
F = Fe + Fa = m
dt2
Fe = −kx
dx
Fa = −γ
dt
25
d2 x dx
m +γ + kx = 0
dt2 dt
Tentativo di soluzione con A numero reale, Z numero complesso Z = a + ib
x (t) = AeZt
mZ 2 x + γZx + kx = 0
mZ 2 + γZ + k = 0
2
Z 2 = (a + ib) = a2 − b2 + i2ab = 0
m a2 − b2 + i2ab + γ (a + ib) + k = 0
i2mab + iγb = 0
troviamo l’incognita a:
2ma = −γ
γ
a=−
2m
parte reale
m a2 − b2 + γa + k = 0
γ2
γ 2
m − b2 − +k =0
2m 2m
γ2 γ2
− mb2 − +k =0
4m 2m
γ2 k
− − b2 + =0
4m2 m
k
ω02 =
m
26
γ2
ζ2 =
4mk
a = −ζω0
γ2 k
2
= ζ 2 = ζ 2 ω02
4m m
−ζ 2 ω02 − b2 + ω02 = 0
b2 = ω02 1 − ζ 2
p
b = ω0 (1 − ζ 2 )
γ
√ √
(1−ζ 2 )t (1−ζ 2 )t
x (t) = Ae(a+ib)t = Ae− 2m t eiω0 = Ae−ζω0 t eiω0
4.2 Urti
4.2.1 Urti perfettamente elastici
In un urto elastico si conserva sia l’energia meccanica che la quantità di moto.
Nel caso di due massa m1 ed m2 aventi inizialmente velocità v1i e v2i la legge di
conservazione dell’energia meccanica può essere scritta nella forma:
Eci = Ecf
1 2 1 2 1 2 1 2
m1 v1i + m2 v2i = m1 v1f + m2 v2f (8)
2 2 2 2
2 2 2 2
m1 v1i − v1f = −m2 v2i − v2f
m1 (v1i − v1f ) (v1i + v1f ) = −m2 (v2i − v2f ) (v2i + v2f ) (9)
dove v1f e v2f sono le velocità delle due masse dopo l’urto. La legge della
conservazione della quantità di moto sarà rappresentata dall’equazione seguente:
Pi = Pf
27
m1 (v1i − v1f ) = −m2 (v2i − v2f ) (11)
Combinando le equazioni (9) e (11) otteniamo:
m1 v1i + m2 v2i
vf =
m1 + m2
5 Dinamica rotazionale
Applichiamo la legge di Newton F = ma ad un corpo di massa m vincolato a
ruotare intorno ad un asse da un asta di massa trascurabile e di lunghezza r
supponendo che il vettore forza sia tangente alla direzione del moto:
F = ma
dv dωr dω
F =m =m = mr
dt dt dt
28
dω
F r = mr2 (13)
dt
p = mv = mωr
L = pr = mωr2
L = mvr
τ = Fr
dω
α=
dt
I = mr2
τ = Iα
dL
τ=
dt
L = Iω (14)
dL
τ= (15)
dt
Nel caso in cui la forza non sia tangente alla direzione del moto le equazioni
1,2,3 devono essere scritte in forma vettoriale:
r × F = τ = Iα
L = Iω
L = r × p = r × mv
dL
r×F =τ =
dt
In queste equazioni τ è la coppia della forza F, I è il momento d’inerzia del
sistema rotante, mentre L è il momento angolare del sistema.
29
L’energia del sistema rotante è uguale a:
1 1 1
E= mv 2 = mω 2 r2 = Iω 2
2 2 2
Supponendo di un sistema avente più masse, ognuna delle quali è collegata ad
un asse centrale di massa trascurabile, da un asta di massa anch’essa trascurabile
il momento d’inerzia I si ottiene sommando i momenti d’inerzia delle singole
masse:
X
I= mi ri2
i
I= ρr2 dV
F1 dx1 = F1 r1 dϑ
dx1 dϑ
F1 = F1 r1 = τ1 ω
dt dt
dx2 dϑ
F2 = F2 r2 = τ2 ω
dt dt
Oppure:
dx2 d 1 dv dω
F2 = ( mv 2 ) = mv = mωr22 = Iαω = τ2 ω
dt dt 2 dt dt
τ1 = τ2 =⇒ F1 r1 = F2 r2
F1 r2
=
F2 r1
30
1
ϑ= Iω 2
2τ
ϑ
n.giri =
2π
Energia cinetica rotazionale:
1 1 1
E= mv 2 = mω 2 r2 = Iω 2
2 2 2
L = r × p = r × mv
Nel caso semplice di una massa che trasla parallelamente all’asse x il suo
momento angolare è uguale al prodotto della sua quantità di moto mvx per la
sua distanza dall’asse y:
ry = r sin (ϑ)
L = mvx ry
vx
= ωx
ry
31
L = mωx ry2
I = mry2
L = Iωx
dV = h2πrdr
R
1
I = 2πρh r3 dr = πρhR4
2
0
Vcilindro = πhR2
Mcilindro = ρπhR2
1
I= M R2
2
r2 = R2 cos2 (ϑ)
32
1 2 ρπ 5
dI = r dm = R cos5 (ϑ) dϑ
2 2
π/2
I = ρπR5 cos5 (ϑ) dϑ
0
n dy n−1 df
y = [f (x)] =⇒ = n [f (x)]
dx dx
sin5 (ϑ) 2
cos5 (ϑ) dϑ = sin (ϑ) + − sin3 (ϑ) + C
5 3
π/2
1 2 15 + 3 − 10 8 4 2
cos5 (ϑ) dϑ = 1 + − = = = ∗
5 3 15 15 3 5
0
2 4 5
I=ρ πR
5 3
4 3
Vsf era = πR
3
2
I= M R2
5
Momento di inerzia di una sfera cava:
r = R cos (ϑ)
π/2
4
I = σ4πR cos3 (ϑ) dϑ
0
33
sin3 (ϑ)
cos3 (ϑ) dϑ = sin (ϑ) − +C
3
π/2
1 2
cos3 (ϑ) dϑ = 1 − =
3 3
0
2 2
I = σ4πR4
= M R2 (16)
3 3
Momento di inerzia di una sfera piena calcolata come integrale di cortecce
sferiche:
Volume di una corteccia sferica di raggio r:
4 2
dV = πr dr
3
Massa di una corteccia sferica:
dm = ρdV
R
8 8 R5
I= dI = ϱπ r4 dr = ϱπ
3 3 5
0
4 3
Vsf era = πR
3
2
I= M R2
5
It = I + md2
34
Nel caso di un cilindro ad esempio il momento di inerzia rispetto al proprio
2
asse è Ic = mr /2. Il momento d’inerzia rispetto ad un asse parallelo all’asse del
cilindro e distante m dal centro di massa sarà quindi:
1 2
Ict = mr + md2
2
La rotazione di un cilindro che rotola su una superficie senza strisciare può
essere vista come una rotazione del cilindro intorno ad un asse parallelo, giacente
sulla superficie e distante r dal centro di massa. In questo caso il momento
d’inerzia è
1 2 3
Ict = mr + mr2 = mr2
2 2
τ = Iα
3
gsin(ϑ) = rα
2
2gsin(ϑ)
α=
3r
2gsin(ϑ)
a = αr =
3
dv dω
=r = αr
dt dt
35
Coppia τ
dL
τ =
dt
dL = L cos (θ) dφ
dL dφ
= L cos (θ) = L cos (θ) ωp
dt dt
La frequenza di precessione è ωp
1
ωp = mgd
L
L = Iω
1
ωp = mgd
Iω
36