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SAGGI
Giovanna Laterza, Ambiguus sexus, ambiguus textus: Caenis/Caeneus
in Aen. 6.448-449...................................................................................... 5
Barbara Del Giovane, In hoc me recondidi et fores clusi (Sen. epist. 8, 1). CX ANNATA
‘Chiudere la porta’, ovvero la delimitazione dello spazio del sapiens ..... 19
QUARTA SERIE
PASSATO E PRESENTE Volume XV, Fascicolo I
Pietro Li Causi, Dal pesce all’uomo, dall’uomo al delfino:
per una lettura zooantropologica di Ovidio, Metamorfosi III 660-686
(e di Origin di Daniel Lee)........................................................................ 55
NOTE
David Sider, The Meaning of the Title Ἰφιγένεια ἡ ἐν Ταύροις
(Iphigenia in Tauris) ................................................................................. 89
Massimo Di Marco, Come punire Eros: Leonida, AP 5. 188 (= 92 G-P) ..... 95
1
Il presente testo riprende la prima parte di una lezione da me tenuta nell’ambito
del seminario «Insegnare il mito. Per un rilancio della cultura classica», organizzato dal
CIDI di Palermo, dall’editore Palumbo di Palermo e dal Centro Antropologia e Mondo
Antico di Siena. Il seminario si è tenuto a Palermo dal 29 settembre all’1 ottobre 2016.
2
Cf. CALVINO 19992: 46 s.
56 Pietro Li Causi
nel corso dei libri del poema, e che spesso sono incastonati l’uno nell’al-
tro in diversi livelli di narrazione, danno al lettore l’idea che non esistano
limiti e barriere specifiche: ogni cosa, sia essa animata o no, può trasfor-
marsi in qualcos’altro, e per giunta da un momento all’altro; il caos si
trasforma in cosmo quando ha origine l’Universo, le pietre si trasforma-
no in uomini nel mito di Deucalione e Pirra, gli uomini si possono mu-
tare in fiori nel mito di Narciso, le statue si possono trasformare in
donne avvenenti nel mito di Pigmalione e soprattutto gli esseri umani si
trasformano, continuamente, in animali 3.
Cedendo alla tentazione di attualizzare a tutti i costi, potremmo es-
sere tentati di dire che le Metamorfosi di Ovidio hanno anticipato l’idea
darwiniana della parentela fra le specie. In realtà, questo mio contributo
vuole dimostrare – fra le altre cose – che non è proprio così.
Bisogna riconoscere che l’idea della parentela fra l’umano e l’anima-
le ritorna in molte culture, e in diversi modi è coniugata, ad esempio, nel
mondo greco-romano 4. Il punto è, cioè, che ogni sistema culturale la
declina e la organizza in modo differente e che, in fondo, non è sufficiente
dire se le culture antiche hanno sviluppato un’idea della ‘contiguità’ fra
antroposfera e zoosfera; è forse più interessante, invece, capire come
l’hanno organizzata, quali rappresentazioni hanno utilizzato per pensar-
la, che tipo di lavoro zoopoietico e antropopoietico hanno messo in
opera 5. A tal fine, quello che cercherò di fare sarà analizzare, in un’otti-
3
Una intuizione analoga a quella di Calvino è in BARKAN 1986: 23 ss. che sottolinea
l’idea ovidiana della ‘flessibilità della materia’ come base per la creazione di nuove forme
di vita a partire da altre. Ma cf. anche BARCHIESI 2005: CXIX («la metamorfosi insegna a
proiettarsi con la fantasia negli interstizi fra queste grandi divisioni del reale: tra umano
e animale, tra umano e artificiale»). Per il resto, diversi studi hanno messo in evidenza
come la metamorfosi, in Ovidio, sia collegata con un’idea instabile e incerta dell’identità
umana (cf. SEGAL 2005: XVIII e la bibliografia cit. in nota 1).
4
L’idea della contiguità fra l’umano e l’animale attraversa a più riprese (e in diversi
modi) la storia della filosofia antica: per un quadro generale cf. P. Li Causi in LI CAUSI,
POMELLI 2015: IX ss.
5
Per la nozione di ‘zoopoiesi’ come ‘costruzione culturale’ dell’animale, cf. ad es.
MARCHESINI 2002: 121 ss. o anche ID. in MARCHESINI E TONUTTI 2007: 89 ss. Per l’antropopoie-
si (da intendere come processo di costruzione culturale dell’umano) cf. ad es. la raccol-
ta di studi curata da CALAME E KILANI 1999 (in particolare l’intervento di RIVERA 1999: 49-70,
la quale analizza il versante dell’artificialità della linea di separazione tra sfera umana e
sfera animale).
Dal pesce all’uomo, dall’uomo al delfino 57
6
Rimando, a tale proposito, alle riflessioni di DETIENNE 20092: 9 ss.
7
Sulla parzialità della comparazione faccio mie le considerazioni di WALDENFELS 2012:
243: «ogni comparazione interculturale è […] solo una comparazione parziale. Una compa-
razione in toto di culture o di lingue sarebbe un’impresa senza speranza, poiché il luogo
stesso della comparazione appartiene a una cultura specifica; e il luogo del comparare
non coincide con il luogo del comparato, a differenza di quanto accade invece nella fi-
sica, in cui il luogo della misurazione fa tutt’uno con il luogo misurato».
8
Della nozione di ‘mentalità’, intesa dal sociologo francese Lucien Lévy-Bruhl come
sistema di credenze che permea indistintamente di sé tutti i rappresentanti di una data
cultura, si è fatto per lungo tempo abuso in molti studi di antropologia classica. Il con-
cetto è presto entrato in crisi, nell’ambito dei cultural studies, a partire dagli anni Settan-
ta del secolo scorso. Perché l’applicabilità di tale nozione cominciasse ad essere discus-
sa nell’ambito degli studi di antichistica si sono dovuti attendere gli anni Novanta, con
LLOYD 1991: 5 ss.
58 Pietro Li Causi
Più nello specifico, il fine del mio studio sarà di fare emergere, e
quindi tentare di spiegare, alcuni meccanismi di profilatura zooantropo-
logica e alcuni dati culturali che sono rimasti ‘impigliati’ nel mito ovidia-
no 9. A tale scopo, l’opera di Lee mi servirà, per così dire, come un
‘reagente’: come quando in chimica si fanno cozzare due elementi diver-
si che urtandosi con energia generano un prodotto di reazione che prima
non esisteva, mettere a fianco un’opera di un artista visuale della post-
modernità con alcune varianti di un mito antico mi permetterà di tenta-
re di rendere evidenti alcune categorie vicine all’esperienza degli antichi
che altrimenti rischierebbero di rimanere nascoste.
Va da sé, comunque, che il lavoro di disambiguamento di alcuni
quadri culturali dell’antichità mi permetterà anche, in maniera binocu-
lare, di riflettere su quelli che sono alcuni dei quadri entro cui ci muo-
viamo e sul nostro modo di pensare la metamorfosi e la linea stessa di
separazione (o di contiguità) fra l’umano e l’animale. Per usare un’espres-
sione dell’antropologo Francesco Remotti, l’analisi dell’antico e la sua
comparazione con le cornici entro cui si muove la contemporaneità
permetteranno di svolgere un ‘giro lungo’ di reciproco disambiguamen-
to 10. In fondo, i percorsi di comparazione possono essere anche arbitra-
ri, ma non sono quasi mai a senso unico.
– http://www.daniellee.com/projects/origin
– https://www.youtube.com/watch?v=WGTacbW_wh0
9
Per l’analisi dei ‘miti’ antichi in un’ottica culturale sono a mio avviso imprescindi-
bili gli studi di Maurizio Bettini (di cui qui cito soltanto, ad es., BETTINI 1993: 93 ss.).
Uso qui il termine ‘profilatura zooantropologica’ come sinonimo di ‘zoopoiesi’ (per cui
cf. nota 5).
10
REMOTTI 1990: 13 ss. (che riprende, a sua volta, l’espressione di KLUCKHOHN 1979: 20).