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LA LIBIA aspetti fisici (forma di governo, confini, monti, fiumi, laghi, clima)

La Libia è uno dei più estesi Paesi dell'Africa, ma nel contempo anche fra i più scarsamente popolati,
visto che gran parte del suo territorio è occupato dal deserto del Sahara; gli abitanti si concentrano
ovviamente lungo la fascia costiera sul Mar Mediterraneo, in particolare nella Tripolitania ed in
Cirenaica, traino dell'economia è il petrolio, di cui la Libia è ricca.

Forma di governo Governo di transizione


Superficie 1.759.540 Km²
Popolazione 6.871.000 ab. (stime 2020)
Densità 3,9 ab/Km²

Capitale Tripoli (1.225.000 ab.)


Moneta Dinaro libico
Indice di sviluppo umano 0,708 (110° posto)
Lingua Arabo (ufficiale), Inglese, Italiano, dialetti berberi
Speranza di vita M 70 anni, F 76 anni

 La Libia è uno Stato che occupa la parte centrale del Nordafrica, affacciandosi sul Mar
Mediterraneo intorno al Golfo della Sirte.
La Libia è il quarto paese per estensione dell’Africa e confina a nord-ovest con la Tunisia, a
ovest con l’Algeria, a sud con il Niger e il Ciad, a sud-est con il Sudan, a est con l’Egitto. Questi
confini sono stati determinati a seguito di trattati e convenzioni stipulati nel tempo da vari
Stati fra cui l’Italia, la Francia, il Regno Unito e l’Egitto e seguono principalmente riferimenti
artificiali quali paralleli e meridiani e quasi mai riferimenti naturali quali fiumi o montagne.

 La Libia è caratterizzata da una costa che abbraccia gran parte del Mediterraneo del sud e da
una morfologia prevalentemente pianeggiante.
Solo ad ovest, l’altopiano raggiunge il mare, creando scogliere e insenature profonde. Ad est
invece la costa è bassa, ornata da dune, fino al golfo di un’insenatura ampia e profonda, oltre la
quale ricominciano le scogliere a picco. La Libia è caratterizzata da una pianura costiera
abbastanza estesa che corrisponde al golfo della Sirte che è un bacino di origine sedimentaria.

 Nella parte della Cirenaica, che è una regione storico-geografica della Libia orientale, è
presente un altopiano già in vicinanza del mare. L’interno è basso, fino ai 250 metri, con
l’eccezione del massiccio del Tibesti, caratterizzato da deserto roccioso e sabbioso,
punteggiato di oasi.
Il rilievo maggiore della Libia è il Bikku Bitti che raggiunge i 2.267 m s.l.m.

 Il territorio della Libia ospita principalmente uadi sahariani che canalizzano l’acqua della
stagione delle piogge. In questa regione gli unici fiumi perenni sono il Ki’am, il Ramla, in
Tripolitania, e il Derna, in Cirenaica.
Inoltre l’altopiano della Cirenaica è dotato di una rete di acque sotterranee che riaffiorano in
sorgenti carsiche. Nel deserto sono invece presenti delle depressioni che danno luogo a piccoli
laghi, spesso salati.

 Il clima della Libia risente notevolmente della presenza del deserto a sud e del Mediterraneo a
nord.
Infatti sulla regione costiera, la temperatura è piuttosto temperata, con temperature che a
Tripoli hanno una media di circa 26 °C d’estate e 14 °C d’inverno e con precipitazioni annue
che raggiungono i 380 mm, concentrate soprattutto nei mesi invernali. A causa però dei venti
caldi che soffiano dal deserto nella capitale la temperatura estiva può superare i 45 °C.
Nell’interno, caratterizzato soprattutto da pianure, il clima è semiarido, mentre il deserto a
sud è soggetto a lunghi periodi di siccità. Sulla fascia costiera, generalmente più umida, soffia
a volte in primavera e in autunno il ghibli, un vento secco, caldo e carico di sabbia. Il deserto
nelle vaste aree desertiche della Libia, il bel tempo prevale per tutto l'anno. Durante l'inverno
l'escursione termica è elevata, le notti sono fredde (si può anche scendere intorno allo zero, e
anche di qualche grado al di sotto nelle interne del centro-nord) mentre le giornate sono
piacevoli (intorno ai 20 gradi). In Libia il clima è mediterraneo nel sottile tratto costiero e
desertico nelle zone interne. In realtà anche se le temperature sono da clima mediterraneo, le
piogge sulla costa sono molto scarse, a livello semidesertico nella Tripolitania e nella Cirenaica
e a livello desertico nel Golfo della Sirte. Solo nelle colline interne della Cirenaica, dove si
trovano dei rilievi alle spalle della costa (il Jebel Akhdar), cadono dai 400 ai 700 millimetri
annui, e dunque può crescere un poca secondo il meccanismo climatico proprio dell'area
mediterranea. Agli scambi tra masse d'aria mediterranee e sahariane si devono i caratteristici
venti libici, quelli d'origine mediterranea (gli etesii) e quelli d'origine sahariana, in particolare
il ghibli, il vento furioso del deserto. L'anticiclone sahariano ha però un ruolo dominante e così
le precipitazioni invernali interessano quasi esclusivamente le due facciate mediterranee che
fanno ala al golfo della Sirte, mentre l'interno mantiene un regime nettamente desertico. Sui
rilievi della Cirenaica cadono sino a 500 mm annui di piogge, ma già sui monti della
Tripolitania non si superano i 400 mm (200- 300 mm a Tripoli). Nell'interno si hanno ovunque
meno di 50 mm annui e a Sabhā, per esempio, la media da diversi anni non supera i 15 mm.
Anche per quanto riguarda le temperature si ritrovano caratteristiche sahariane, attenuate
sulla costa dagli influssi marittimi, con sensibili differenze stagionali. A Tripoli in gennaio si
hanno medie di 14 ºC, in luglio di 30 ºC. All'interno (a Sabhā) le escursioni termiche sono
ovviamente più marcate: gennaio registra medie di 13 ºC e luglio di 32 ºC con valori massimi
anche di 50 ºC e minimi anche al di sotto dello zero. Nella zona costiera, dove le precipitazioni
sono più abbondanti, la vegetazione è quella propria delle regioni mediterranee (lentischi,
carrubi, lecci, cipressi ecc.); nell'interno si hanno distese steppiche a graminacee, tra cui l'alfa,
interrotte da arbusti spinosi. Gran parte del territorio libico è ricoperto dal deserto quasi
totalmente privo di vegetazione tranne che nelle oasi, dove crescono palme da dattero, fichi,
olivi e aranci. La Libia si estende lungo la rotta migratoria di numerose specie di uccelli tra cui
quaglie, tortore, anatre, aironi e beccaccini. In questo aspro territorio vivono aquile, falchi,
avvoltoi, cammelli, dromedari, gazzelle, scorpioni, serpenti e rettili vari. Desertificazione e
scarsità di risorse idriche sono certamente i problemi ambientali più urgenti: l'esaurimento delle
falde acquifere, causato dal loro eccessivo sfruttamento, sta provocando l'infiltrazione nel
terreno delle acque marine e un conseguente aumento della salinità del suolo.
TERRITORIO: GEOGRAFIA UMANA

Il fondo più antico della popolazione libica è rappresentato da gruppi berberi che le successive invasioni
di popoli arabi hanno via via confinato nelle aree-rifugio del Paese, e in particolare sopra i rilievi della
Tripolitania. Nel Jabal Nafūsah queste antiche popolazioni, che vivono nei caratteristici kasr, hanno
conservato in parte la loro identità, ma per il resto il Paese è popolato da genti arabo-berbere, con
un'elevata percentuale di arabi puri. A parte stanno le popolazioni sahariane, come i tuaregh e i tebu. I
primi popolano le oasi della Tripolitania e di gran parte del Fezzan, e cioè le zone ricche di testimonianze
umane che rimandano alle più antiche popolazioni sahariane e ai Garamanti d'epoca romana; i secondi
sono confinati nelle oasi più meridionali e sono notoriamente genti sahariane con tracce di sangue
“nero”. Ai Romani si deve la prima colonizzazione delle zone costiere libiche, e con ciò il loro stabile
popolamento, che conobbe poi sotto gli Arabi una nuova fioritura. La valorizzazione delle terre libiche
non fu però mai piena e successivamente, sotto il dominio ottomano, il Paese conobbe una decadenza
penosa. La conquista italiana rivitalizzò, sia pure nelle forme proprie del colonialismo, l'economia libica e
creò solide basi al popolamento delle regioni costiere, sia attraverso il rinnovamento dell'agricoltura, sia
attraverso l'impulso commerciale dato alle città. Al primo censimento del 1931 vi erano in Libia 704.000
ab., divenuti 848.600 nel 1936. L'aumento fu però dovuto all'immigrazione italiana: in quell'anno il 13%
della popolazione era infatti rappresentato da Italiani (112.600), in larga parte agricoltori. Dopo la
seconda guerra mondiale la presenza italiana è diminuita e si è ridotta ulteriormente a partire degli anni
Settanta, in seguito a un'ondata di nazionalismo arabo, che ha portato anche alla confisca di tutte le
proprietà appartenenti a stranieri. La popolazione attuale è formata da libici (57%), egiziani (8%), berberi
(7%), sudanesi (4%), tunisini (3%) e altri gruppi (21%). Le attività petrolifere hanno poi trattenuto in Libia
numerosi tecnici europei e statunitensi attirando rilevanti masse di operai da altri Paesi arabi.
L'incremento naturale è molto rapido: la popolazione è così passata a 4.404.986 ab. al censimento del
1995 e ai 5 milioni secondo le stime del 1998, del 1999 e del 2000 e infine ai quasi 6 milioni e mezzo del
2017. Il Paese ha una scarsissima densità media (3,80 ab. /km²), per le sfavorevoli condizioni climatiche e
ambientali. Le aree più popolose sono quelle intorno a Tripoli e a Bengasi, dove si hanno oltre 200 ab.
/km². Nelle altre zone costiere si hanno medie che possono raggiungere i 50 ab. /km², mentre all'interno
la popolazione è concentrata nelle oasi. La popolazione urbana, che nel 1973 costituiva il 24% della
popolazione totale, nel 2017 era salita all'79,8%. Si hanno comunque ancora cospicui gruppi di nomadi e
seminomadi, che fanno capo però ai centri oasici, alcuni dei quali assai popolosi, come Ghadāmis, Sabhā,
Ghāt, Murzūq, Cufra ecc. Oggi nel deserto sorgono i centri petroliferi, che hanno attratto in molti casi gli
abitanti delle oasi. Per tutti gli anni Sessanta del Novecento e nel decennio successivo si sono aggiunte
cospicue correnti migratorie, che hanno portato in Libia circa 600.000 lavoratori stranieri (in particolare
arabi e turchi), attratti dall'industrializzazione lanciata nel Paese e dai programmi di lavori pubblici. In
seguito difficoltà economiche e contrasti e nelle relazioni internazionali hanno spinto le autorità libiche a
espellere parte di questa manodopera straniera. La Libia ha proseguito nel corso degli anni Novanta il
suo processo di crescita sul piano demografico, infrastrutturale e produttivo, scontando però gli effetti
negativi dell'embargo commerciale decretato dalla comunità internazionale nel 1992 e rimosso nel
1999. Malgrado ciò, il Paese rimane sostanzialmente spopolato e distante dal raggiungimento della
massa demografica critica che gli consentirebbe uno sviluppo differenziato della struttura produttiva e lo
metterebbe in condizioni di maggiore sicurezza sotto il profilo strategico. La popolazione si concentra in
grandissima parte lungo la fascia costiera. § L'organizzazione territoriale del Paese fa capo naturalmente
ai centri costieri e in particolare alle due maggiori città: Tripoli, che è la più popolosa e la più vivace del
Paese, anche per la sua rilevante attività portuale e industriale, e Bengasi, capoluogo storico della
Cirenaica, anch'essa con funzioni portuali. Altri centri costieri importanti sono Misurata (Misrātah) e
Derna (Darnāh), rispettivamente in Tripolitania e Cirenaica, vitalizzate dai loro entroterra agricoli. Sulle
coste del golfo della Sirte sono sorti nuovi centri che fungono da sbocco del traffico petrolifero: tra
questi il principale è Marsa Brega (Marsá a-Burayquah). Città di recente fondazione è El Beida (Al-
Baydā), voluta dall'ultimo re senusita, situata sui rilievi cirenaici.

TERRITORIO: AMBIENTE

Nella zona costiera, dove le precipitazioni sono più abbondanti, la vegetazione è quella propria delle
regioni mediterranee (lentischi, carrubi, lecci, cipressi ecc.); nell'interno si hanno distese steppiche a
graminacee, tra cui l'alfa, interrotte da arbusti spinosi. Gran parte del territorio libico è ricoperto dal
deserto quasi totalmente privo di vegetazione tranne che nelle oasi, dove crescono palme da dattero,
fichi, olivi e aranci. La Libia si estende lungo la rotta migratoria di numerose specie di uccelli, tra cui
quaglie, tortore, anatre, aironi e beccaccini. In questo aspro territorio vivono aquile, falchi, avvoltoi,
cammelli, dromedari, gazzelle, scorpioni, serpenti e rettili vari. Desertificazione e scarsità di risorse
idriche sono certamente i problemi ambientali più urgenti: l'esaurimento delle falde acquifere, causato
dal loro eccessivo sfruttamento, sta provocando l'infiltrazione nel terreno delle acque marine e un
conseguente aumento della salinità del suolo. La percentuale di aree protette è molto bassa e solo lo
0,1% del territorio è tutelato dallo Stato. I parchi nazionali sono sette.

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