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Le rivoluzioni Inglesi

Il dissenso del movimento puritano – Le pretese assolutistiche della corona – L’opposizione dei ceti
produttivi

I sovrani della monarchia Stuart (1603-1688) tentarono di imporre al paese una monarchia assoluta, ma
trovarono diversi tipi di opposizione nella società:
1. RELIGIOSE: i sudditi rifiutavano la Chiesa Anglicana (chiesa di stato guidata dal re e dal clero spesso
corrotto), molti aderirono al movimento puritano, che era caratterizzato da una severe osservanza della
dottrina calvinista e da un organizzazione ecclesiastica, dove la comunità aveva il diritto di eleggere i
propri pastori, secondo un principio democratico. Questo aveva un valore rivoluzionario: pretendere la
libertà religiosa significava affermare che in quel campo il sovrano non aveva autorità. Quindi non si aveva
una monarchia non assoluta, ma limitata.
2. POLITICO-GIURIDICHE: le rivendicazioni religiose si saldarono con quelle politiche avanzate dal
parlamento, che con la Petizione dei diritti del 1628, si oppose alle pretese assolutistiche di Carlo I,
rivendicando i diritti della Magna Carta del 1215, difendeva soprattutto il principio della libertà personale
e obbligo di sottoporre all’approvazione del parlamento ogni nuova imposizione fiscale. Si era creato un
conflitto fra gli interessi del parlamento e quelli del sovrano difesi dall’antica aristocrazia.
3. ECONOMICHE: Sul terreno economico cresceva la distanza tra corona e paese: i ceti produttivi
tolleravano sempre meno l’intrusione della monarchia, contestando i monopoli che il monarca concedeva.
I ceti traevano grandi profitti dal commercio e dalle colonie. Pretendevano che la monarchia appoggiasse i
lori interessi, ma non chiedevano che la corona si ritirasse dall’economia. Vi era l’esigenza degli inglesi di
partecipare direttamente alla gestione dello stato: lo scontro tra il parlamento e l’assolutismo e quello del
puritanesimo contro l’anglicanesimo, costituivano due aspetti dello stesso scontro.

La guerra civile, Cromwell e la repubblica

Le rivendicazioni del parlamento non furono accolte da Carlo I, egli non intendeva rinunciare al potere
assoluto. Così il conflitto passò dalle parole ai fatti, l’Inghilterra precipitò in una grave guerra civile(1642-
49) che insanguinò il paese per 7 anni. Il parlamento contava sull’appoggio delle masse popolari, facendo
leva sul malcontento religioso. Con il re si schierò la nobiltà e la chiesa anglicana. I parlamento guidato da
Oliver Cromwell vinse. Fu proclamata la repubblica; il monarca fu processato e condannato a morte nel
1649 e con lui cadde anche la pretesa della corona di essere al di là delle legge. Il parlamento cosi affermò
il primato. Questo non risolse tutti i problemi, perché il parlamento era suddiviso in troppe fazioni e
quindi non riusciva a governare. All’interno dell’esercito e del paese vi erano tendenze che richiedevano il
suffragio e l’abolizione della proprietà privata. Di fronte al pericolo dell’anarchia e i capi dell’esercito
elaborarono un documento nel quale si affidava lo stato a un lord del parlamento, cioè Cromwell stesso.
Si trattò di una svolta dittatoriale che fini per preparare il ritorno della monarchia. Due anni dopo infatti
alla morte di Cromwell venne restaurata la monarchia (1660).

Il ritorno della monarchia


La maggioranza del parlamento acconsentì alla restaurazione della monarchia con Carlo II(1660-1685) per
garantire all’Inghilterra, stremata dalla guerra civile, una pace duratura.Ma il parlamento non intendeva
rinunciare ai propri diritti, così quando capi che il sovrano aveva intenzione di ritornare all’assolutismo, gli
antichi contrasti esplosero. Alla morte di Carlo si verificò il vero scontro tra monarchia e parlamento,
quando il trono passò a GIACOMO II, educato al cattolicesimo, infatti esso realizzò una politica
antiprotestante con l’obbiettivo di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. I problemi peggiori si
riscontrarono quando nacque il figlio del re,perché si profilava una dinastia cattolica.Nella volontà di
difendere il protestantesimo e la libertà del paese il parlamento decise di offrire la corona a Guglielmo
d’Orange, sposo di Maria Stuart figlia protestante di Giacomo II. Non tutti i membri del parlamento aveva
le stesse idee cosi si divisero in due schieramenti: i whigs(filoparlamentari), i tories (difensori delle
prerogative regie, della Camera dei Lords e della chiesa Anglicana). La formazione dei partiti era una
novità in Europa.

La Gloriosa Rivoluzione
Nel 1688 Giacomo II, fuggi dal paese e Guglielmo poté prendere possesso del trono. Il parlamento aveva
realizzato un colpo di stato senza nessuna violenza, per questo la rivoluzione venne definita “gloriosa”,
perché non vi era stato nessuno spargimento di sangue, inoltre aveva cambiato la forma dello stato senza
coinvolgere le masse popolari. Ma l’aspetto più importante fu quello che il parlamento impose a
Guglielmo di giurare una Dichiarazione dei diritti (1689) in cui riconosceva i diritti del cittadino e del
parlamento, questi rappresentavano il limite del suo potere, tramontava così l’assolutismo e si affermava
la monarchia costituzionale. La dichiarazione dei diritti affermava che le iniziative del sovrano dovevano
godere del consenso del parlamento. Si affermava l’idea del contrattualismo del filosofo John Locke,
secondo il quale la legittimità del potere deriva da un accordo tra parlamento e corona, che prevede il
riconoscimento reciproco di diritti e doveri, la libertà politica e religiosa e la certezza del diritto. Sulla base
di questi principi venne approvato nel 1689 l’Atto di tolleranza che poneva la fine delle persecuzioni
religiose. Nel 1701 venne emanato l’Act of Settlement che garantiva l’indipendenza e impediva una
successione cattolica al trono inglese.

Dall’Inghilterra alla Bretagna


Guglielmo III morì nel 1702 e la corona passo ad Anna, figlia di Giacomo II e ultima Stuart. Nel 1707 venne
creato il Regno Unito di Gran Bretagna formato da Scozia Irlanda e Inghilterra. Parlamento e governo
vennero unificati. Anna Stuart morì nel 1714 senza lasciare eredi diretti. Il nuovo sovrano prese il nome di
Giorgio I e la sua dinasti regna fino ad oggi.

Monarchia costituzionale: Il sovrano accetta di avere accanto a sé altre istituzioni dotate di una propria
autonomia. La monarchia viene limitata è vincolata da delle garanzie che sono scritte nella costituzione.
Quindi la monarchia diventa organo dello stato.

Monarchia Parlamentare: è l’evoluzione della costituzionale, con la differenza che il governo non risponde
più del suo operato al sovrano ma al parlamento, quindi per la gestione del potere è essenziale il
consenso del parlamento.

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