Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Napoleone Bonaparte Erede Imperfetto Della Rivoluzione Francese
Napoleone Bonaparte Erede Imperfetto Della Rivoluzione Francese
Sul piano interno il Direttorio usa ancora una volta la forza militare. Il problema principale da
affrontare è la vittoria dei monarchici nelle elezioni dell’Aprile del 1797. L’esercito è però guidato
da generali imbevuti di ideali repubblicani e questi aiutano il direttorio ad effettuare un colpo di
stato 8detto di fruttidoro, 4 settembre 1797) che annulla le elezioni e procede con l’epurazione dei
filo monarchici.
Ma la situazione è ancora molto instabile e delicata e dopo una serie di atti di banditismo e di
saccheggi da parte dei contadini armati, la situazione politica oscilla pericolosamente dall’altra
parte portando i giacobini alla vittoria nelle elezioni dell’aprile del 1798. Il Direttorio reagisce con
un nuovo colpo di stato (il 22 floreale, 11 maggio), con cui annulla le elezioni.
L’abate Emmanuel-Joseph Sieyès, in accordo con il generale Bonaparte, decide di organizzare un
colpo di stato militare che ha la sua attuazione il 18 brumaio (9 novembre) del 1799.
I due Consigli vengono epurati dall’esercito, il Direttorio viene sciolto e il potere viene assunto da
tre uomini che si autoproclamano “Consoli” della repubblica: Sieyès, Bonaparte e Roger Ducos.
Ufficialmente la presenza di tre consoli dovrebbe garantire stabilità, anche grazie alla preminenza
del potere esecutivo su quello legislativo. In realtà il potere è solo nelle mani di chi è in grado di
controllare l’esercito, cioè Napoleone Bonaparte.
Infatti, una nuova Costituzione, detta dell’anno VIII, entra in vigore il 25 dicembre del 1799 e
assegna il controllo delle due assemblee legislative ai tre consoli. Ma Napoleone, con la carica di
primo console, esercita di fatto il predominio.
La monarchia amministrativa
Con Napoleone, per la prima volta in Europa, si verifica un fenomeno che gli storici chiameranno
cesarismo (per la somiglianza al modo in cui nella Roma antica, la dittatura di Cesare pose fine
all’esperienza repubblicana): un uomo solo fonda il suo potere autoritario sul controllo dell’esercito
ma si preoccupa di legittimare il suo potere tramite un plebiscito.
Per i francesi Napoleone rappresenta la sicurezza della fine dei contrasti politici interni.
La chiave del mutamento introdotto da Napoleone è la riforma amministrativa. Le procedure
esecutive della macchina statale rispecchiano le tecniche di comando proprie dell’ambito militare.
Le figure chiave diventano i prefetti che controllano i dipartimenti e i sottoprefetti che
amministrano i loro circondari.
In ogni ambito lo Stato pretende un ruolo sempre più incisivo che, da un lato, comporta un netto
miglioramento ma, dall’altro lato, comporta la sottomissione di un’intera società ad un potere
assoluto e imperscrutabile.
Napoleone comprende anche la grande importanza che riveste la formazione del personale
amministrativo. Si tratta di un gruppo sociale enorme, in continua crescita numerica e di
importanza: chi ne fa parte gode di un salario sicuro e di un corrispondente ruolo sociale.
Lo Stato assume la forma di un’anonima e imperscrutabile catena di comando e anche lì dove
rimane ben visibile la figura del monarca il nuovo sistema di regole porta a parlare di una
“monarchia amministrativa”.
I burocrati sono i protagonisti di questa monarchia amministrativa e, grazie a loro, il potere di
Napoleone si consolida. A sostenere questo ruolo della burocrazia interviene anche una nuova etica
del servizio pubblico, ispirata a valori di dedizione alla patria e al bene collettivo.
Rimane fondamentale la conferma dei principi egualitari della rivoluzione.
A tutti vengono offerte le opportunità e, a tale scopo, Napoleone riforma il sistema di istruzione
superiore creando i licei statali (1802) e le scuole pubbliche di eccellenza (Ecole polytechnique e
Ecole normale superieure), dove si formano i quadri dell’amministrazione pubblica.
L’egemonia francese in Europa e le sue conseguenze
Preoccupata per la forza del regime napoleonico, la Gran Bretagna riprende la guerra a partire dal
1803.
La Dieta del Sacro Romano Impero aveva concesso a Napoleone di creare nei territori tedeschi un
movimento filo francese in funzione antiasburgica. Così, l’imperatore Francesco II aveva
proclamato l’impero d’Austria (ereditario).
La gran Bretagna promuove una terza coalizione antifrancese. Ne fanno parte: Gran Bretagna,
impero austriaco, Russia, Svezia e regno di Napoli.
La flotta britannica di Nelson distrugge quella francese a Trafalgar, nei pressi di Cadice, ma le
truppe austro-russe subiscono una terribile disfatta dall’armata napoleonica ad Austerlitz, nella
battaglia dei tre imperatori, il 2 dicembre del 1805.
Nella successiva pace di Presburgo, l’Austria cede una serie di territori (Veneto, Dalmazia, Istria) al
neonato Regno d’Italia – erede della repubblica cisalpina che per un breve periodo, 1802-1805, era
diventata repubblica italiana – il cui sovrano è lo stesso Napoleone.
Nel corso del 1806 l’imperatore dei francesi ridisegna la cartina europea creando una serie di stati
satelliti della Francia a capo dei quali inserisce suoi congiunti:
▪ regno d’Olanda – fratello, Luigi Bonaparte
▪ regno di Napoli – fratello, Giuseppe Bonaparte
▪ Germania – istituita la Confederazione del Reno (con Napoleone “protettore”)
Nell’agosto del 1806, l’imperatore Francesco II proclama la fine del Sacro Romano Impero.
La Prussia cerca di resistere e organizza una quarta coalizione antifrancese, ma Napoleone
sconfigge prima i prussiani e poi i russi.
Con la pace di Tilsit (1807) siglata con i russi, Napoleone decide di dimezzare la Prussia creando:
▪ regno di Vestfalia – fratello, Girolamo Bonaparte
▪ granducato di Varsavia (dal 1812 regno di Polonia) - affidato al sovrano di Sassonia
Unico ostacolo rimasto all’egemonia francese sull’Europa: Gran Bretagna. Napoleone decide di
isolarla economicamente dal continente. Il 21 novembre 1806 decreta, per la Francia e tutti i paesi
satelliti, il “blocco continentale” vietando qualunque traffico con la Gran Bretagna.
In questa drammatica fase, il contrabbando britannico assume grandi proporzioni e l’economia
francese, di stampo mercantilistico, non si dimostra in grado di sostituire la produzione inglese (in
considerazione anche del fatto che in Gran Bretagna era in corso la rivoluzione industriale).
Per rendere più efficiente il blocco attraverso il controllo delle coste, napoleone ordina
l’occupazione dello stato pontificio, che viene annesso al regno d’Italia, mentre Pio VII, che ha
scomunicato l’imperatore, viene deportato a Savona.
Il Portogallo si rifiuta di applicare il blocco e rischia un invasione franco-spagnola che viene
scongiurata solo da uno sbarco delle forze inglesi.
Nel frattempo, approfittando di una crisi dinastica, l’imperatore decide di spodestare il re di Spagna
e insediare sul trono il fratello Giuseppe, già re di Napoli. La corona di Napoli viene concessa a
Gioacchino Murat, abile comandante dell’esercito, che aveva sposato la sorella di Napoleone,
Carolina.
Un ulteriore tentativo di reazione si avrà con la formazione di una quinta coalizione antifrancese nel
1809 che si conclude con la sconfitta dell’esercito austriaco a Wagram e l’occupazione di Vienna.
Le condizioni di pace imposte da Napoleone sono molto dure: la supremazia francese viene sancita
da una alleanza e dal matrimonio di Napoleone con la figlia dell’imperatore d’Austri, Maria Luisa
d’Asburgo. Nel 1811 l’impero francese avrà un erede di sangue reale: Napoleone Francesco, re di
Roma.
Ma gli stessi concetti esportati dai francesi, come quello di patria, basato sulla capacità di
autodeterminazione del popolo-nazione, si ritorceranno contro. Una serie di malcontenti si
tramuterà in numerose insurrezioni in molti territori occupati. Le insofferenze si registrano
maggiorente in alcuni territori tedeschi ma soprattutto in Spagna (insurrezione di Madrid del 2
maggio 1808), dove la guerra viene condotta attraverso piccoli combattimenti che prendono il nome
di guerrilla e vede il coinvolgimento della popolazione locale, la resistenza passiva all’appoggio
logistico, la partecipazione attiva.