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LEZIONE 11, 04/11/2021

MELANIE KLEIN
Bisogna tenere a mente due aspetti dell’autrice:

➢ Viene a contatto con la teoria freudiana nel 1910 ed in seguito il trasferimento a Budapest (qui
conosce Sàndor Ferenczi);
➢ A Berlino entra in analisi con Abraham.

N.B. Tali aspetti sono importanti poiché all’interno della propria teoria, Abraham aveva suddiviso la fase
orale in una fase sadica (nello specifico in due sottofasi così come per la fase anale).
L’esperienza di analisi con Abraham influenzerà anche il pensiero kleiniano attorno alle proprie teorie dello
sviluppo.

Va inoltre ricordato che temporalmente ci troviamo intorno agli anni 30’-40’-50’ del Novecento.

OSTILITA’ CON ANNA FREUD. Tale ostilità riguarda l’analisi infantile ma, in ogni caso, la Klein e il
proprio orientamento non saranno amati dagli psicologi dell’Io e dai freudiani perché, nonostante l’autrice,
all’inizio tenta di rimanere all’interno della metapsicologia freudiana, una volta che il suo pensiero evolve
ed ella costituisce la propria metapsicologia, abbandona le idee fondamentali su cui si reggeva l’impianto
psicoanalitico freudiano.

L’ANALISI INFANTILE.
(correzione rispetto lezioni precedenti).

La bambina più piccola che la Klein analizzò aveva 2 anni e 8 mesi ma i casi clinici riportati dall’autrice
trattano bambini di 5-6 anni e 9 anni.
Non ci risultano casi clinici relativi all’autrice di bambini di età inferiore a 2 anni e 8 mesi nonostante lei
costruisca un modello teorico sul funzionamento mentale della vita del neonato (entro i primi sei mesi di
vita e poi entro il primo anno di vita) a partire dalle fantasie che emergevano durante il gioco di bambini più
grandi.

Dunque…
Sposta indietro la riflessione sul funzionamento psichico della mente neonatale, della mente del bambino
piccolo postulando delle ipotesi teoriche a partire dall’analisi che conduce sui bambini dai tre anni in poi.

Verrà criticato il fatto che analizza bambini in fase edipica: rimane dunque sospesa tale questione:
Forse le sue idee rispetto all’edipo precoce dipendono anche dal fatto che ha analizzato bambini in piena
fase edipica?

METODOLOGIE. La psicanalisi americana (gli psicologi dell’Io) utilizza tecniche di osservazione


diretta del comportamento del bambino piccolo mentre la psicanalisi delle relazioni d’oggetto (psicoanalisi
prettamente europea) fa uso del metodo clinico: attraverso la cura dei pazienti è possibile desumere la teoria
del loro funzionamento mentale.

Mediante le osservazioni neuroscientifiche e sperimentali di oggi si conoscono i limiti della teoria kleiniana.

Va specificato che l’autrice:

➢ Ha contribuito a comprendere il funzionamento psicotico consentendo l’estensione del trattamento


psicoanalitico ai pazienti psicotici;
➢ Ha avuto intuizioni sul modello del funzionamento della mente che restano tutt’oggi utili per
comprendere forme di psicopatologia grave;
➢ Ha contribuito a diffondere la tecnica del gioco infantile, oggi riveduta e corretta: essa continua a
essere utilizzata con i bambini piccoli; importante per l’applicazione della psicoanalisi ai bambini
piccoli.
➢ Ha spinto altri autori ad approfondire e arricchire i modelli psicoanalitici.

Anna Freud e Melanie Klein.

RICORDA…

Anna Freud parla di linee evolutive sul profilo psicologico del bambino. Il suo metodo di diagnosi e di
assesment risulta tutt’oggi valido e considera che, analizzando un sintomo o una sintomatologia in un
bambino, non bisogna giungere a conclusioni affrettate parlando di nevrosi poiché tutto lo sviluppo è
conflittuale.
Bisogna avere un quadro completo per capire se si è in presenza di una psicopatologia già conclamata o se
invece la sintomatologia ha a che fare con crisi evolutive che spontaneamente si risolveranno.

Secondo Anna Freud i bambini non possono essere analizzati perché non capaci di esperire il transfert:
non possono trasferire sulla figura dell’analista immagini, sentimenti, rappresentazioni, schemi
relazionali delle figure genitoriali interiorizzate. Prima del compimento della piena maturazione il bambino
è impegnato nella relazione con i genitori reali, è come se vivesse un transfert attuale considerato che i
genitori sono parte reale della propria vita e non è stata ancora completata la rappresentazione psichica
interiorizzata di questi. Solo una volta adulto, sarà possibile proiettare la propria rappresentazione psichica
interiorizzata sull’analista.

Melanie Klein parla di nevrosi infantili: la mente è, fin dall’origine, altamente conflittuale e caratterizzata
da rappresentazioni psichiche interne.
Anche nei bambini la sintomatologia può essere espressione di una nevrosi, cioè di un disturbo della
strutturazione del mondo interno.
È possibile fare analisi coi bambini piccoli ma, considerato che non possiamo utilizzare la tecnica delle
libere associazioni, utilizzeremo il corrispettivo di queste, ovvero il gioco.

Il gioco:
→ è un’attività spontanea naturale; dopo la nascita il bambino ha un mondo fantasmatico interno e
i meccanismi con cui tale mondo primitivo si sviluppa si caratterizzano per l’azione di processi
introiettivi e proiettivi.
→ rappresenta un mezzo attraverso cui il bambino, fantasmaticamente, riproduce il suo mondo interno,
le proprie fantasie interne (chiamate fantasmi) attraverso i personaggi dei suoi giochi.
→ Il setting si compone di una stanza contenente giocattoli elementari, elementi che facilitano le
proiezioni del bambino delle proprie fantasie interne, (trenini, bambole, macchinine) e plastilina e
acqua, rendendo possibile al bambino la costruzione dei personaggi (proiezioni).
→ può essere osservato, analizzato e interpretato.

N.B. L’autrice interpreta le rappresentazioni del mondo fantasmatico interno che emergono dal gioco del
bambino. Interpreta pulsioni aggressive, desideri incestuosi (come un freudiano farebbe con gli adulti).

→ È possibile utilizzare la tecnica del gioco associata al sogno (come quella delle libere associazioni).
Freud ritiene che pulsioni e desideri vengano drammatizzati dal sogno; così la Klein sostiene che il
gioco, come il sogno dell’adulto, venisse drammatizzato e che questo contenga elementi simbolici
che, analizzati e interpretati, aiutano il bambino a risolvere le proprie angosce e le proprie
difficoltà interne.
A differenza di Anna Freud, per Melanie Klein nel bambino esiste un mondo fantasmatico interno, fatto di
rappresentazioni. Si tratta di mondo interno quasi innato, di vissuti interiori (non di mente o psiche); tali
vissuti iniziano ad essere nutriti di rappresentazioni psichiche nel momento in cui nasce la strutturazione
psichica del bambino.
Ecco perché definiamo la Klein una teorica di relazioni oggettuali.

RICORDA…

Freud inizialmente considerava l’esistenza solo della pulsione libidica e successivamente, dopo lo scritto “al
di là del principio del piacere del 1920”, postula la presenza della pulsione di morte (thanatos). Secondo
Freud, associata ad una determinata parte del corpo umano, vi è una zona erogena da cui si origina una
pulsione dotata di una carica energetica: si tratta di un movimento eccitatorio che pressa per trarre
soddisfacimento, attraverso la scarica della tensione che procura piacere.
L’obiettivo finale della pulsione è la scarica dell’energia per inseguire il principio di piacere; l’oggetto,
indipendente da quale sia, serve affinché la pulsione venga scaricata.
Il principio motivazionale per eccellenza dello sviluppo della vita psichica è la pulsione non oggettuale. La
pulsione, dotata di una quantità di energia qualitativamente libidica, cerca un oggetto su cui appoggiarsi per
scaricarsi. L’oggetto è uno strumento necessario per la scarica ma non è l’obiettivo principale della pulsione.

La pulsione di morte (Thanatos).


Secondo Freud richiama il principio del Nirvana. Dentro di noi esiste una spinta capace di ristabilire una
condizione di pace e omeostasi che ha a che fare con l’assenza di energia (spinta verso la morte) alla ricerca
di una condizione di quiete e assenza di tensione.

Melanie Klein abbraccia le teorizzazioni freudiane successive al Saggio“Al di là del principio del piacere”.
All’origine della vita psichica vi è la presenza di:
Pulsione libidica d’amore
Pulsione di morte (di fatto pulsione aggressiva, distruttiva).

Va quindi assunto che la Klein accoglie il modello bi-pulsionale.

PULSIONE AGGRESSIVA.
Tale pulsione non ci porta alla condizione di quiete ma vi è odio, aggressività (termini che hanno a che fare
con sentimenti).
Essa non è solo rivolta alla soddisfazione, ovvero alla ricerca di un oggetto per scaricarsi; piuttosto è già
connotata di una rappresentazione psichica e va immaginata come se fosse un istinto fisiologico.

Ex per capire. Se un neonato ha fame (pulsione alla ricerca del cibo) la sua pulsione pressa affinché possa
attaccarsi al seno materno (la zona orale viene stimolata e gratificata dall’attaccamento del seno materno);
dopo di che ottiene una condizione di quiete che era stata disequilibrata dalla comparsa dello stimolo
fisiologico della fame.

N.B. Nel momento in cui compare un istinto fisiologico (pulsione) questo è già immediatamente
rappresentato psichicamente sotto forma di piacere o dispiacere.
Se il bambino ha fame (bisogno somatico) immediatamente corrisponderà una rappresentazione psichica ed
un oggetto interno, fantasma che tramuta la fame in psichicamente brutta e aggressiva.

L’oggetto cattivo, il seno della madre che non sta fornendo nutrimento al bambino, è esterno; va precisato
che è anche interno (alla base del funzionamento psichico vi è introiezione e proiezione) perché il bambino
interiorizza una pulsione aggressiva in termini di odio (sentimento persecutorio) ma allo stesso tempo vi è
la necessità di dominare tale angoscia paranoidea e proiettarla nel mondo esterno.

Dunque...
La Klein connota di senso e significato piacevole o spiacevole bisogni, istinti, pulsioni.
KLEIN, TEORICA DELLE RELAZIONI D’OGGETTO. La motivazione, che spinge allo sviluppo
psichico (base della crescita dello sviluppo mentale), è la relazione con un oggetto. La pulsione da sola non
esiste e non serve; non ha di per sé una carica.
La pulsione ha significato se vi è la relazione con un oggetto per soddisfarla.
È come se il neonato avesse l’attesa innata, non ben definita, di un qualcosa che soddisferà il bisogno.

Dunque…
Il bisogno biologico e la rappresentazione psichica (l’attesa di qualcosa che esisterà per soddisfare questo
bisogno) creano una relazione con l’oggetto.

→ Freud vede la pulsione come qualcosa di biologico


→ Klein vede la pulsione come qualcosa di psichico (rappresentazionale).

N.B. È come se, di fronte a un’attivazione fisiologica legata a una condizione emotiva, avessimo
immediatamente in mente (rudimentalmente) dei sentimenti legati all’attivazione stessa (paura, angoscia,
terrore, aggressività, rabbia).
Ogni volta che sentiamo qualcosa si sviluppano o esistono rappresentazioni di relazioni con qualcosa di
esterno o di interno

MONDO INTERNO E MONDO ESTERNO. Va considerato che il bambino ha un’attesa interna di un


oggetto che verrà a soddisfare i suoi bisogni e che il mondo esterno reale, secondo l’autrice, è poco
importante.
Il mondo interno del bambino non è alimentato dall’assunto che l’oggetto esterno presente nella realtà sia
realmente frustrante o gratificante, piuttosto è alimentato dalla pulsione del bambino che deforma il suo
rapporto con la realtà.
Più il bambino è piccolo più il suo Io e Super-Io non sono ancora maturi e, allora, il suo apparato psichico
non è ben strutturato e l’azione delle pulsioni deforma maggiormente fantasie interne. Tali fantasie sono
meno a contatto con gli oggetti reali del mondo esterno e invece animate da oggetti interni (relazione con
l’oggetto della pulsione).

Ex. Se il bambino ha un qualsiasi bisogno vi è l’idea di un oggetto interno (buono o cattivo) che,
immediatamente, diventa una rappresentazione psichica interna. Tale rappresentazione non dipende
realisticamente dalla presenza esterna.
Il mondo interno è come se, inizialmente, avesse la meglio nel deformare la rappresentazione che il bambino
si costruisce del mondo esterno a seguito del suo primitivo funzionamento e della forza delle pulsioni.
L’autrice rifiuta il narcisismo primario e, a differenza di Freud, sostiene che non esiste una fase dello
sviluppo psichico in cui bambino investe libidicamente se stesso.
Dal momento in cui neonato viene al mondo, è capace di una relazione immaginaria fantasmatica con
qualcosa che deve soddisfare i propri bisogni e pulsioni.
Sin dalla nascita il bambino è un soggetto relazionale.

N.B. Il bambino non è un soggetto concretamente relazionale come lo intenderà Winnicott. Il bambino non
cerca la relazione concreta con l’adulto di riferimento e non crea schemi interiorizzati (prodotto della
relazione reale).
Nella Klein la relazione è fantasmatizzata: ha a che fare col modo in cui bambino immagina l’oggetto con
cui è in relazione.
Il modo in cui il bambino fantastica l’oggetto dipende da quanto il bambino si sente frustrato dall’attesa di
qualcosa che gli crea sollievo.

Il processo di salute psichica o di crescita corrisponde ad un maggiore contatto con la realtà esterna, ovvero
all’idea che le fantasie interne (mondo interno) debbano essere mitigate maggiormente dal mondo reale
esterno.
Ex. Lo svezzamento è un momento frustrante per il bambino: vive questa fase come aggressiva; percepisce
una mancanza di nutrimento da parte della madre, cattiva, poiché questa non vuole dargli il seno. La madre
lo sta svezzando all’utilizzo del cibo solido, seguendo il processo di crescita. La rappresentazione interna del
bambino dipende dalla difficoltà di adattamento al cucchiaino (oggetto frustante).
La capacità dell’ambiente di mitigare le fantasie e i processi interni del bambino di evolvere (gioco di
introiezioni e proiezioni) consentiranno di tollerare l’assenza, la frustrazione e l’ambivalenza di un
oggetto.

Oggetto cattivo e buono. Il bambino, inizialmente, popola il proprio mondo interno di oggetti parziali
poiché l’immaturità psichica è tale per cui si utilizza il processo della” pars prototo” (la parte per il tutto).

Ex. Nel test di Rorschach, i pazienti, a partire da un dettaglio osservato nella macchia, potrebbero
individuare una figura generalizzandola. Vedono quindi un pezzettino della macchia che sembra un cuore e
diranno che tutta la macchia è un cuore (dettaglio confabulatorio)

Per il bambino molto piccolo, non in grado di cogliere la complessità delle cose, il seno sta per la madre e
assenza del seno sta per la madre cattiva. La parte per il tutto indica che al verificare di un dettaglio o
qualcosa di parziale, il bambino percepirà questo come l’esperienza totale.

Ex. Se la madre ritarda a dare da mangiare al bambino e non è possibile per questo soddisfare la pulsione,
quest’ultima si colora immediatamente della qualità relazionale “la mamma non mi vuole bene, mi odia”.
L’aspetto aggressivo di odio viene interiorizzato allo scopo di dominarlo:
si tratta dell’illusione di dominare un qualcosa di interno (non è possibile dominare un qualcosa che viene da
fuori).
Il bambino introietta gli aspetti aggressivi o frustranti della relazione e sente parte del suo Io, ancora non
pienamente maturo, come aggressivo.
Il bambino temerà che dal di dentro qualcosa possa distruggerlo, utilizzerà allora la proiezione per
riproiettare fuori tale minaccia.
DUNQUE…Introiettando il seno assente, e proiettando l’aspetto aggressivo del seno interiorizzato
precedentemente ne consegue una continua deformazione dell’esperienza originaria.

IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA. Tale meccanismo di difesa inconscio, scoperto dalla Klein, in


chiave psicodinamica agisce nel disturbo borderline di personalità e nei disturbi psicotici.
Alla base dell’introiezione e della proiezione la mente del bambino riduce la complessità alla semplicità:
dovrebbe spezzettare la parte per il tutto.
Un oggetto rappresenta l’intera madre: il seno che nutre è la madre accudente e il seno che non nutre è la
madre cattiva, che perseguita dall’esterno.
Il bambino deve distinguere il seno buono dal seno cattivo; ancora il suo apparato psichico non è capace di
integrare questi due aspetti come qualità essenziali dell’esperienza umana (piacere e dispiacere). Tali aspetti
rappresentano il fatto che la stessa persona è in grado di confortarci e frustrarci: ci presenta il mondo
dicendoci cosa non è possibile fare, facendoci attendere prima di soddisfare un bisogno (va ricordato che si
tratta della stessa persona che permetteva che i nostri bisogni venissero subito soddisfatti).
Ma il bambino vede ancora oggetti parziali; non è in grado di vedere il tutto, ovvero la mamma come
sempre la stessa.
Il mondo interno del bambino è popolato di oggetti scissi e, con i processi di interiorizzazione, vi è una sorta
di identificazione di questi con l’Io stesso (anche l’Io del bambino viene scisso in buono e cattivo).

La visione dell’autrice vede un mondo interno psichico neonatale come animato da mostri contro cui il
bambino prova a difendersi proiettandoli all’esterno.
Ex. Il gioco dei bambini è spesso popolato da streghe, orchi, mostri che uccidono.

CHIAVE MODERNA. Si sostiene che il bambino proietti le sue paure (mostri interni) immaginando che tutto
ciò che non riesce a categorizzare nella sua struttura psichica viene vissuto con grande angoscia.
Nelle favole sono presenti mostri cattivi che hanno un valore educativo e di crescita personale; nelle fiabe
sono presenti eroi o antieroi.
Il protagonista deve superare un ostacolo per raggiungere la felicità in una lotta tra il bene e il male.
Le favole e le fiabe aiutano il bambino ad elaborare le pulsioni aggressive e le pulsioni di amore
integrandole al vissero felici e contenti.

Melanie Klein fu accusata di credere che la mente di un neonato sia sovrapponibile a quella di uno psicotico.
In realtà va considerato che la mente di un bambino piccolo utilizza meccanismi di sopravvivenza primitivi
che se non maturano li ritroviamo anche nelle psicosi adulte.

Lei voleva dire che gli oggetti interni che albergano in maniera scissa nella mente del bambino piccolo sono
i mostri che albergano nella mente di uno schizofrenico sottoforma di allucinazioni o deliri.

Ex. Chi ha un disturbo paranoideo ha la costante angoscia che qualcuno gli trami contro lui per causare del
male e il mondo è considerato pericoloso. È esattamente ciò che accade nella mente del bambino quando non
vi è il seno a soddisfare il proprio bisogno.

INTROIEZIONE E PROIEZIONE. Sono processi dell’Io ma anche processi che l’Io attiva per difendersi
dall’angoscia, ovvero meccanismi di difesa. Sono processi che costruiscono l’Io: mentre vi è introiezione,
viene messo nell’Io qualcosa che contribuisce alla sua maturazione.

ANGOSCIA. Per Freud l’angoscia è un segnale che indica il tentativo di emergere di alcune parti,
dell’inconscio e dell’Es, minacciate dal Super-Io e dalla realtà. Una volta, quindi, che le pulsioni emerse
dall’Es non potevano essere soddisfatte vi è angoscia: quindi la parte inconscia dell’Io interviene con
meccanismi di difesa originando sintomi, esiti di compromessi di tali conflitti inconsci rimossi.

ANGOSCIA PARANOIDEA. Per Melanie Klein sin dall’origine si tratta di angoscia persecutoria. Il
mondo interno è fatto da oggetti interni e relazionali. Se al bisogno di fame non arriva tempestivamente il
seno che nutre, immediatamente nella mente del bambino c’è una relazione persecutoria (la presenza di
qualcosa di cattivo che fa stare male). Introiettando, questo qualcosa di esterno diventa interno, e significa
“sono cattivo, mi vogliono punire”. Al contrario, se un bisogno viene soddisfatto, immediatamente diventa
rappresentazione psichica di una relazione con un oggetto buono e soddisfacente che introiettato, per il
bambino, significa: “sono un oggetto buono e amabile “

Mondo interno. La centralità del pensiero kleiniano non è il concetto di Es o di Inconscio. È centrale il
concetto di mondo interno: luogo ineludibile di mediazione di ogni rapporto dell’Io con la realtà esterna.
La pulsione è già pulsione di oggetto: il mondo del bambino è fatto di oggetti interni la cui qualità è data
dalla relazione con ciò che frustra e gratifica (in funzione della modalità libidica e aggressiva con cui è
sentito dal soggetto).

Ex sulla soggettività. Vi è un grande impatto dato dalla soggettività: bambini diversi non interiorizzano
allo stesso modo la relazione con l’oggetto: bambini con una minore pulsione aggressiva, risultano capaci di
attendere e tollerare la mancanza del seno che, non diventa un oggetto cattivo e particolarmente aggressivo;
bambini con una maggiore pulsione aggressiva vivono la mancanza del seno come frustante e
interiorizzano l’idea di un oggetto cattivo che arreca malessere e punisce.

Dunque…la realtà esterna, per via della soggettività, viene deformata. La componente soggettiva è data
dalla pulsione libidico aggressiva, più o meno forte. Si tratta del modo in cui bambino percepisce la sua
relazione con l’oggetto vissuto soggettivamente. Esso prima di tutto è fantasmatico.

Due allieve della Klein, la Isaacs e la Sibel(?), hanno aiutato a chiarire e a comprendere la teoria Kleiniana
del funzionamento della mente. La prima conierà il termine PHantasy dicendo che ad animare la mente del
bambino è la fansmatizzazione, ovvero la creazione di fantasmi (rappresentazioni prevalentemente connotate
nella soggettività dell’individuo). Queste non corrispondono alla relazione reale con l’oggetto esterno
(soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo) considerato che il bambino non è ancora capace, non avendo un
Io ben strutturato, di avere una relazione reale con gli oggetti esterni.

SIMBOLISMO. Si tratta di un’acquisizione dello sviluppo: significa mettere insieme, unire. Costruire
simboli significa costruire rappresentazioni psichiche che stanno al posto della presenza concreta
dell’oggetto o della qualità relazionale che si vuole rappresentare.

Ex. La parola non rimanda ad una mera astrazione bensì rimanda anche ad un grande potere simbolico:
viene rappresentato un oggetto, così come esso è, attraverso la sua denominazione. Se pronunciamo la parola
mela, la nostra mente immagina una mela.

Il simbolismo è quel processo attraverso cui al posto di una cosa ne viene rappresentata un'altra; non si
prende la cosa per il suo valore concreto, bensì l’oggetto concreto assume il valore rappresentazionale di
rievocare la qualità relazionale di quell’oggetto (non evocare meramente la presenza di un oggetto assente)

Freud: secondo egli il sintomo isterico è la rappresentazione di compromesso del conflitto inconscio
rimosso. Il simbolo è ciò che sta al posto del conflitto inconscio rimosso (sintomo).

Klein. Il bambino deve imparare ad accedere ad una dimensione simbolica: fare in modo che l’oggetto
esterno è come se fosse, ma non è.

Isaacs. Evidenzia la fase precedente, di equazione simbolica. Il bambino molto piccolo, fino al primo anno
di vita, non è capace di simboli, ma di equazione simbolica:

 nel gioco, il trenino non è come se potesse rappresentare il pene del papà: il trenino è il pene del
papà;
 un paziente psicotico smette di suonare il violino in pubblico perché per lui tale azione equivale a
masturbarsi in pubblico.

In una fase precoce dello sviluppo psichico e nella psicosi manca la dimensione del come se.

Piano rappresentazionale. Esibirsi come solista in un concerto e suonare uno strumento fornisce un piacere
in qualche modo paragonabile a un piacere erotico masturbatorio, considerato che per un musicista il proprio
strumento è un oggetto per certi versi erotico.

Dire invece, che non è possibile suonare in pubblico perché mi sto masturbando, stabilisce una equazione
nella quale non vi è una cosa che sta al posto di un'altra per rappresentarla simbolicamente. Dunque, così
dicendo, la cosa è.

Così, il bambino investe di significati interni qualunque oggetto.

Ex. Crede di non poter giocare con il trenino perché significherebbe giocare con il pisello di papà

Successivamente il bambino approda alla fase del simbolismo per cui è come se fosse, so che non lo è.

SUPER-IO. L’autrice, sostenendo che dall’origine il mondo interno del neonato è costituito di oggetti
fantasmatici, anticipa a circa un anno e mezzo la formazione del Super-Io.

Freud. Il Super-Io è l’eredità del complesso edipico. Il bambino completa lo sviluppo identificandosi con il
genitore dello stesso sesso e interiorizza le norme genitoriali (confluenti con i valori interiorizzati dalla
morale).
Klein. Le qualità relazionali degli oggetti si interiorizzano nell’Io e formano già un abbozzo di Super-Io. Il
bambino nel primo anno di vita ha un Super-Io persecutorio poiché è dipendente dai suoi bisogni e da chi
che se ne prende cura. È facile che ci siano situazioni frustranti. La qualità relazionale dell’oggetto è
aggressiva, persecutoria (l’oggetto fa male ed è cattivo perché fa venire fame: ecco l’interiorizzazione). Solo
quando il bambino avrà maturato la capacità di introiettare le qualità relazionali buone dell’oggetto e avrà
equilibrato le interiorizzazioni aggressive, il Super-Io diventa buono e si caratterizza come guida benevola
del comportamento umano.

ASPETTO FREUDIANO DELLA SESSUALITÀ NEL MODELLO KLEINIANO. Anche per la Klein
il motore è caratterizzato dalle fantasie sessuali.
Il bambino ha una rappresentazione costituzionale innata: le donne hanno la vagina e gli uomini hanno il
pene e pensa inoltre all’unione tra vagina e pene nei genitori.
Nella fase dello svezzamento, corrispondente allo sviluppo orale della libido, se il bambino sente il seno
materno come frustrante, potrebbe rivolgere il proprio bisogno di soddisfacimento, nella sua fantasia,
all’altro organo di nutrimento, quello paterno (il pene).
Il bambino si renderà conto che la mamma non è di suo unico possesso e potrebbe maturare la fantasia
persecutoria dell’unione della figura combinata genitoriale madre-padre che fanno sesso; può immaginare
che il pene sia aggressivo per il corpo della madre (il pene può far nascere bambini ma può anche toglierli).
L’autrice asserisce di aver sviluppato questa teoria attraverso la rappresentazione del gioco.

Nel 35’ scrive un lavoro sulla psicosi maniaco- depressiva, attraverso cui deduce le posizioni dello
sviluppo.
nel ‘46 parla di posizione schizoide e introduce l’identificazione proiettiva.
nel ’52 posizione schizoide diventa posizione schizoparanoide.

Sviluppo della mente del bambino.

Dal punto di vista evolutivo, lo sviluppo psichico del bambino attraversa due posizioni, ovvero modalità del
funzionamento della mente:

Posizione schizoparanoidea (dai 0 ai 6 mesi). I meccanismi psichici (primitivi) che entrano in gioco
sono i fenomeni scissionali: il bambino, spinto da pulsioni erotiche-aggressive, vive una lotta
interna tra bene e male e tra oggetti frustranti e soddisfacenti.

Interiorizza oggetti separati, si parla di schizo perché il meccanismo è quello della scissione. Il bambino, per
mettere ordine tra tali oggetti, adopera meccanismi scissionali, scindendo anche il proprio Io. C’è una
prevalenza di interiorizzazione di oggetti cattivi, poiché il neonato, animato da bisogni biologici, fa più
esperienze di frustrazione che di gratificazione.

Ex. Se il bambino ha fame e il seno non arriva, si forma una rappresentazione interna dell’oggetto come
cattivo e proveniente dal mondo esterno. L’oggetto viene interiorizzato e allora, il bambino sente il proprio
Io come cattivo. Tale pensiero è insopportabile e la mente ne sarebbe devastata, allora egli adotta il
meccanismo della proiezione, ributtando fuori le pulsioni aggressive.

Nello specifico l’autrice parla di identificazione proiettiva. Tale meccanismo non si semplifica con mettere
dentro e fuori ma dipende da cosa si mette e dentro e cosa si mette fuori.

Il bambino percepisce il proprio Io cattivo, considerato che ha interiorizzato l’oggetto cattivo e, allora,
spinge il bambino a proiettare nell’oggetto esterno allo scopo di liberarsi dell’Io cattivo. Prende le parti
intollerabili del proprio Io e le proietta nell’oggetto esterno allo scopo di controllarlo: il bambino non
vede se stesso come cattivo ma vede che l’altro l’hai con lui.

PROIEZIONE. Avviene quando un soggetto, a livello inconscio, ha avuto sentimenti di ostilità, odio ecc.
intollerabili e quindi li proietta all’esterno. Secondo tale meccanismo, se inconsciamente un soggetto ha
provato sentimenti ostili nei confronti della madre, crederà che sia lei a provarli verso di lui. In tale modo, è
possibile esercitare un controllo perché, se tali pensieri/sentimenti provengono da fuori, il soggetto preserva
se stesso e al contempo riesce a difendersi da qualcosa che viene da fuori piuttosto che da qualcosa che
viene da dentro.

IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA. Qui l’oggetto che riceve le proiezioni, subisce una pressione
psicologica inconscia in modo tale che si identifichi davvero con le proiezioni cattive (si comporta in modo
cattivo).

Il soggetto proietta le proprie pulsioni aggressive nei confronti della madre; questo pensa che sia lei a
odiarlo. Il comportamento del soggetto sarà tale da indurre la madre ad una identificazione con l’odio
proiettato (proverà sentimenti di odio per qualcosa che ha fatto il figlio).

L’identificazione proiettiva è un processo relazionale, come lo è di fatto lo sviluppo della mente:

Ex. Metto dentro di te delle cose, tu le ricevi, ti identifichi con queste per via della pressione psicologica
esercitata e, senza che tu te ne accorga, metti in atto le parti aggressive contro di me in modo che io confermi
l’idea che sei tu ad odiarmi.

In definitiva, nella posizione schizoparanoidea, dopo i quattro mesi, il bambino non ha più bisogno di
scindere e sputare fuori: può sopportare l’ambivalenza, ovvero la compresenza di oggetti buoni e cattivi.

Posizione depressiva (dai 6 mesi al primo anno di vita). Il bambino è in grado di integrare oggetto
buono e cattivo: comprende che sono due qualità affettive dello stesso oggetto. Egli aveva lottato contro
l’oggetto cattivo provando a distruggerlo; quando si rende conto che questo è anche buono, proverà
un’angoscia depressiva nella quale fantasmatizza. Nello specifico egli sarà angosciato (si sentirà
cattivissimo), per aver combattuto contro un oggetto d’amore (che è anche interno).

Reazioni angoscia depressiva:

Difesa maniacale. Una sorta di diniego di vissuto depressivo, della paura di aver perso l’oggetto
d’amore e di essere stati abbandonati da questo.
Processi riparatori. Il bambino si rende conto che oggetto buono e cattivo sono la stessa cosa e si sente
in grado di riparare l’oggetto buono da lui stesso aggredito. Riparandolo, si sente a sua volta buono e
degno di essere amato. Questo passaggio indica anche la completa maturazione della mente del
bambino: questo non utilizzerà più la parte per il tutto; è in grado di avere relazioni con oggetti totali
sia che siano esterni e presenti nella sua vita, sia che siano gli oggetti interni.

N.B. La mamma è contemporaneamente quella che ama di più al mondo il figlio ma ogni tanto lo fa stare male.

Senso di colpa. Esso è inteso come qualcosa di buono che aiuta a capire dove è stato da noi ferito l’oggetto
d’amore e fornisce l’opportunità di riparare. Se il senso di colpa è eccessivo, e l’impulso aggressivo ha la
prevalenza su quello amoroso, perché temiamo di aver perso totalmente l’oggetto d’amore:

andiamo incontro alla depressione, non riusciamo a risolvere il lutto, il senso di colpa.
andiamo incontro alla maniacalità.
La maniacalità. Controllo onnipotente in cui si utilizza il diniego. Il soggetto nega di aver fatto qualcosa e
si comporta in maniera onnipotente come se di fatto le cose non fossero mai accadute; vi è la perdita
dell’esame di realtà, senza assunzione di responsabilità nei confronti dell'altro.

Psicosi maniaco-depressiva: vi è oscillazione tra un episodio depressivo e uno maniacale, la dimensione


spazio-temporale è accelerata, il soggetto ha solo relazioni di superficie, non è capace di provare cura ,
affetto verso il proprio oggetto d’amore perché non può sopportare il senso di colpa; vi è la sensazione di
essere stati abbandonati dall’oggetto d’amore, perché sono stato brutto e cattivo al punto che il soggetto
nega ogni tipo di responsabilità e ogni tipo di relazione e di cura.

Si parla di posizioni (non di stadi), ovvero modalità di funzionamento della mente che nel corso della vita
adulta possono ripresentarsi in maniera oscillatoria.

Ex. Nell’innamoramento vi è la pars prototo: ci innamoriamo della parte per il tutto; estendiamo una
caratteristica somatica che ci attrae all’intera bellezza del partner, idealizzando l’oggetto d’amore.
Idealizziamo anche noi stessi, considerandoci degni di essere amati (oggetto buono dentro e fuori di noi).
Tutto ciò che l’oggetto d’amore fa, anche negativo, non importa perché scindiamo l’oggetto buono e cattivo
interiorizzando quello buono e mettendo di lato quello cattivo.

Si tratta di una posizione schizoparanoidea: ci accorgiamo che l’oggetto d’amore è anche cattivo, ma noi
scindiamo perché in alcune cose è buono e in altre cattivo.

Nel passaggio all’amore maturo ci accorgiamo che la persona che amiamo non è una parte per il tutto ma
un insieme di cose buone e cattive: dobbiamo essere in grado di tollerare l’ambivalenza. Quando amiamo
una persona non la idealizziamo ma l’amiamo per come è (passaggio alla posizione depressiva). Il passaggio
dall’innamoramento all’amore è complesso perché, quando ci accorgiamo che l’oggetto è anche cattivo,
possono insistere meccanismi scissionali non si è in grado di tollerare l’ambivalenza e si vede l’oggetto o
solo come buono o solo come cattivo.

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