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Analisi “The Haunting of Hill House”

The Haunting Of Hill House si presenta al pubblico come la prima serie tv di genere horror
originale Netflix suscitando non poco “clamore” anche se in nessuno dei tre trailer realizzati
si è voluto presentare un autore che richiamasse alla qualità, nemmeno al creatore e regista
(di tutti gli episodi) Mike Flanagan, si è dato per scontato che il marchio Netflix trasmettesse
già abbastanza sicurezza sulla qualità del prodotto e, anche se era un campo non ancora
toccato da Netflix, che invogliasse gli abbonati a guardare la serie.
Tratta dall’omonimo romanzo di Shirley Jackson, considerato uno delle più importanti storie
sui fantasmi del 900’, questa serie si presenta sì come un horror, ma Mike Flanagan (ne
parlerò nel capitolo funzione autoriale), direttore e creatore della serie ha voluto prendere la
storia raccontata da Shirley Jackson e riadattarla per creare un prodotto originale,
complesso e che non rinuncia a fare il mestiere del genere horror, ovvero spaventare, creare
e alimentare ansia nello spettatore per tutti e 10 gli episodi.

Trama

La storia di “The Haunting of Hill House” ruota attorno alla famiglia Crain, composta da due
genitori: Hugh Crain (interpretato da Henry Thomas e Timothy Hutton), Olivia “Liv” Crain
(Carla Gugino) e cinque figli. Steven Crain (Michiel Huisman e Paxton Singleton), Shirley
Crain Harris (Elizabeth Reaser e Lulu Wilson), Theodora “Theo” Crain (Kate Siegel e
Mckenna Grace), Luke Crain (Oliver Jackson-Cohen) e la gemella di Luke Eleanor “Nell”
Crain (Victoria Predetti e Violet McGraw).
Il racconto segue due linee temporali, ovvero la linea temporale presente che segue la
famiglia Crain al presente con ogni figlio autonomo, che si è “costruito” una vita e la linea
temporale del passato (26 anni prima) dove ci viene fatta conoscere la famiglia quando i figli
erano ancora relativamente piccoli e tutti i componenti della famiglia vivevano insieme nella
casa di Hill House, in quanto i genitori come lavoro comprano case, le ristrutturano e le
rivendono. Durante la loro permanenza a Hill House accadono cose insolite a cui però non
viene data troppa importanza finchè non si parla di “mostri” che i bambini vedono di notte, in
piedi, davanti al proprio letto. L’avvenimento che segna e a cui viene data molta importanza
fin dal primo episodio è la morte della madre, avvenuta all’interno di Hill House, in
circostanze sospette, o meglio, circostanze sospette per i figli in quanto il padre era con la
madre in casa quando è successo il fatto, ma non ha mai voluto dare nessuna informazione
ai figli, sostenendo che lo faceva per proteggerli.
Nella linea temporale del presente i figli risentono ancora molto delle situazioni vissute nella
casa, in particolar modo quella della morte della madre, ed è come se la casa attirasse
ancora i fratelli in quanto “posseduta dal male”, tant’è che è proprio la tragedia della morte
della sorella più piccola Nell che fa riunire tutti i fratelli e che li porterà poi a “fare i conti” con i
fantasmi del loro passato.
Analisi Pilota

L’episodio pilota, intitolato “Steven vede un fantasma”, si apre con una descrizione della
casa dello stesso Steven che, si presume proseguendo con la visione dell’episodio, sia la
descrizione che ne ha fatto nel suo libro “The Haunting of Hill House”, una descrizione che
non la presenta di certo in maniera amichevole ma che la presenta fredda ed angusta.
Dopo questa breve descrizione che ci permette di capire l’ambiente in cui vivevano i
componenti della famiglia, la scena successiva si apre con il piccolo Steven (Steve) che si
sveglia di notte a causa della sorellina, Nell, che piange, va nella camera dei gemelli per
consolarla e quando arriva anche il padre per cercare anch’egli di consolarla, la bimba rivela
che è stata ancora la “donna col collo storto a svegliarla” e a farla piangere, perchè l’ha vista
in piedi davanti al suo letto e si è spaventata. Riescono a tranquillizzarla e tornano tutti a
letto. L’inquadratura successiva ci riporta in stanza dei gemelli con Nell che si mette seduta
sul letto e osserva la porta, che prima era stata chiusa dal padre, ora aperta, la bambina
prova a chiamare il fratellino Luke senza urlare perchè è notte, ma il bambino non si sveglia,
allora decide di provare a rimettersi a dormire (tutta questa scena è senza colonna sonora,
immersa in un silenzio tombale se non per qualche fruscio generato dagli spostamenti del
lenzuolo e con una fotografia molto cupa e fredda, il che non fa altro che alimentare un po’ di
ansia nello spettatore), appena la bambina poggia la testa sul cuscino un'inquadratura
laterale su di lei parte con una leggerissima carrellata in avanti avvicinandosi al soggetto,
tutto questo legato al silenzio e a questa fotografia molto tetra e scura, crea uno stato
d’ansia nello spettatore, con il “vedo non vedo”, in quanto sul muro dietro Nell ci sembra di
vedere qualcosa, ma non sappiamo se è un effettivo “mostro” oppure solo un riflesso di luce
creato dal chiarore della luna. Pian piano che la carrellata si avvicina alla bambina che si
sforza per tenere gli occhi chiusi, fino a creare un primo piano, permettendoci comunque di
vedere l’immagine sullo sfondo (foto 1), si vede meglio la figura dietro di lei che si avvicina
nell’inquadratura e diventa in pochi istanti riconoscibile: è lei, la donna con il collo storto.
Dopo questa introduzione e dopo la sigla, l’episodio si apre ai giorni nostri con Steve che si
fa raccontare un evento particolare vissuto da una signora, come se fosse una seduta dallo
psicanalista, e lei si commuove raccontando quella che sembra essere stata l’apparizione di
suo marito defunto. Dopo il racconto si intuisce molto bene che Steve come lavoro fa lo
scrittore e che per il suo ultimo libro sta raccogliendo delle testimonianze di eventi
paranormali per poi riadattarle e inserirle nel suo libro, si capisce inoltre che Steve è uno
scrittore famoso e che il libro che lo ha reso celebre è lo scritto su Hill House e sulle
esperienze che ha avuto insieme ai suoi fratelli durante l'infanzia nella casa. Mentre parla
con la sua interlocutrice gli arriva una chiamata da Nell, ma per educazione, riattacca
immediatamente, la scena cambia e ci fa vedere Nell palesemente preoccupata e irrequieta
con il telefono in mano che cerca di contattare Steve e Shirley.
Dopo questa corta scena sulla Nell del presente, l’episodio ci riporta nel passato, la notte
dopo quella dell’introduzione, con Nell che dice ai genitori Hugh e Olivia che preferisce
dormire sul divano perchè cambiando stanza, non vedrà la donna con il collo storno, almeno
per una notte. La scena continua con un primo piano dall’alto della bambina che si sveglia
durante la notte mentre le viene un attacco di paralisi nel sonno (story arc che verrà portato
avanti nel corso degli episodi e che sarà anche il motivo che porterà Nell a conoscere il
personaggio che poi sarà suo marito) e che sbarra gli occhi per quello che vede sopra di lei,
che ci viene mostrato attraverso un movimento di macchina molto ben riuscito, a mio avviso,
ovvero la donna con il collo storto.
La storia viene riportata al presente che ci fa rivedere la Nell cresciuta molto preoccupata
che cerca di contattare Shirley che però non può risponderle perchè sta parlando con dei
clienti in quanto proprietaria di un’agenzia di pompe funebri gestita insieme al marito. Dopo
che ha concluso con i clienti Shirley ascolta il messaggio lasciato nella segreteria telefonica
da Nell “è preoccupata per Luke e che è tutto un casino”.
L’episodio ci riporta al passato e introduce un plot fondamentale per la serie che ci seguirà
fino alla fine: la Porta Rossa. Già preannunciata in precedenza con la frase nel sonno della
piccola Shirley durante l’introduzione “Danzo nella Stanza Rossa” e riproposta subito dopo
nella sigla iniziale nella quale è forse l’elemento più importante. La sigla finisce con
l'inquadratura che esce dalla serratura, la porta ci viene mostrata come qualcosa che
nessuno è ancora riuscito ad aprire, chiusa da moltissimi anni. Le piccole Nell e Shirley che
tentano di aprirla con un passepartout con vani tentativi e alla fine di questa scena sorge la
domanda del plot della porta rossa, ovvero: cosa si nasconde dietro la porta? Perchè negli
ultimi secondi di inquadratura possiamo notare chiaramente un’ombra muoversi dietro la
stessa? Cosa si cela?
Dopo questa breve sequenza veniamo catapultati nel presente mentre Shirley e Steven
stanno parlando al telefono e si interrogano sul comportamento di Nell, Shirley fa capire che
Nell era agitata e che lo era per colpa di Luke, nel dialogo tra Steve e Shirley si intuisce che
Luke è in un centro di riabilitazione per tossicodipendenti (altro sub-plot che diventerà
importante durante il corso della stagione) e ne emerge una delle questioni principali della
serie tv: la famiglia disfunzionale. Proprio da questa telefonata, infatti, si può notare che i
due fratelli non si amano o, perlomeno, hanno avuto dei disguidi in passato, e non si fatica a
immaginare che questi problemi derivino dal libro scritto da Steven su Hill House, poiché
Shirley ha qualcosa da ridire proprio quando Steven accenna al fatto che non può risolvere i
problemi della famiglia perché sta lavorando. Di questa freddezza nei loro rapporti, si poteva
intravedere già qualcosa dalle espressioni degli stessi Shirley e Steven quando ricevettero la
chiamata di Nell e dalla prontezza a riagganciare, concetto ancora troppo prematuro per
essere percepito; mentre questa chiamata ci aiuta a capire la situazione familiare nella linea
temporale presente, totalmente diversa da quella del passato, pochi minuti passati con loro,
sono sufficienti per sentire il loro legame.
Dai dialoghi tra Steve e la “cliente” che le ha raccontato l’evento paranormale si nota quanto
Steve sia scettico riguardo i fenomeni paranormali e che delega tutto a convinzioni mentali,
o meglio, come accennato proprio dallo stesso Steve durante il monologo iniziale su Hill
House “Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di
realtà assoluta. Persino allodole e cavallette, secondo alcuni, sognano.”.
Come si può notare da questa analisi e dalla visione stessa dell’episodio, oltre che a essere
una presentazione generale della famiglia e dei loro rapporti, questo episodio si sofferma su
un personaggio in particolare: Steven. Questo episodio ci accompagna per mano e ci parla
di Steven come se fosse un suo vecchio amico e volesse raccontare tutto di lui, dai suoi
difetti ai suoi pregi, e così sarà la serie almeno per i primi cinque episodi, ogni episodio
analizza uno dei figli, modificando il nostro affiancamento nei confronti del personaggio che
viene analizzato nel primo episodio e, di conseguenza, modificandolo anche nei confronti
degli altri personaggi.
Infatti subito dopo aver parlato con la “cliente” Steve si preoccupa di contattare il centro di
revisione per tossicodipendenti dove si trovava Luke per sapere come stava e subito dopo
essersi accertato che stava bene ha richiamato subito Nell, che però non ha risposto, per
cercare di tranquillizzarla anche se per lui non è stato facile e lo si può tranquillamente
capire dalla sua voce e dal suo volto mentre registra il messaggio nella segreteria, questa
scena ci permette di capire ancora meglio chi è Steve e crea un attaccamento nei suoi
confronti.
Dopo questa sequenza ci viene presentata l’altra sorella che ancora non era stata
presentata: Theodora (Theo) sulla quale ci vengono date alcune informazioni: è
omosessuale, vive in una dependance nella resistenza della sorella Shirley e che sostiene di
essere germofobica, o almeno così dice alla sua compagna del momento.
Vivendo con Shirley, le due sorelle sono molto legate e lo si capisce subito dal dialogo che
hanno pochi minuti dopo la presentazione allo spettatore, di Theo; mentre si nota da subito
la freddezza e anche la “cattiveria” che ha nei confronti di Luke e Nell.
In seguito ci viene mostrato il padre nella linea temporale presente, mentre sta dormendo e
facendoci vedere il suo incubo che lo sveglierà e gli permetterà di rispondere in tempo a
Nell. La ragazza lo informa che la donna dal collo spezzato è tornata, e quando il padre le
chiede dove si trovasse, Nell risponde a casa a letto, ma il cambio di inquadratura ci fa
chiaramente capire dove si trova in realtà, Nell è a casa, sì, ma a Hill House ed è fuori che
aspetta di entrare, il padre ha intuito che non sta bene e parte subito per raggiungerla anche
se è sull’altra costa dello stato e il salvataggio istantaneo risulta improbabile. Infatti cerca di
rassicurare Nell prima di chiudere la chiamata dicendole di raggiungere suo fratello Steve
che è quello che abita più vicino a lei.
Con una transizione efficace veniamo riportati indietro nel tempo alla fatidica sera della
morte di Olivia, la madre: la scena si apre con il padre (Hugh) che entra in camera del figlio
Steven di corsa durante la notte e lo sveglia tutto preoccupato dicendo che se ne devono
andare subito dalla casa. In questa scena e poi in tutta la serie, ma in questa in particolare,
secondo me, la serie punta più in alto dell’horror comune attuale che si può vedere per la
maggior parte dei film presenti al cinema, Mike Flanagan è stato davvero astuto nella
costruzione delle inquadrature e nella creazione dell’ansia nello spettatore: attraverso le
inquadrature, i colori, i personaggi nascosti nelle scene, ha costruito 2 minuti di pura
tensione dove noi preghiamo che ai protagonisti non venga fatto del male e che escano vivi
dall’impresa che stanno compiendo. Di fatto la scena si svolge nel modo seguente: il padre
entra in camera di Steven, chiude la porta perchè è seguito, i due sono in prossimità della
porta quando la presunta entità che ha inseguito il padre prova ad aprire la porta, dopo
alcuni secondi l’entità non prova più ad aprire la porta allora il padre prende in braccio Steve
e gli dice di tenere gli occhi chiusi qualsiasi cosa accada, Hugh apre la porta con forza e
comincia a correre verso l’uscita della casa, riuscendo a mettere in salvo sia se stesso sia
suo figlio. Appena arrivano alla macchina Steve si accorge che tutti i fratelli, spaventati che
piangono, sono in auto e il padre gli dice di salire in macchina e parte al più presto.
In seguito veniamo riportati alla linea temporale presente in cui vediamo Hugh che chiama
Steve dicendogli di mettersi in contatto con Nell che è in pericolo, da questa chiamata
percepiamo molto bene il distacco di Steve nei confronti del padre e della sorella da come
parla al telefono con il padre, ed emerge la caratteristica del padre di superare certe
questioni per cercare di fare il “bene” della famiglia.
Successivamente vediamo Nell e quella che si definisce una malattia mentale, in quanto la
vediamo all’interno di Hill House che balla da sola con un vestito elegante come se non si
accorgesse che la casa è in pessime condizioni e non è più curata da anni.
L’episodio prosegue facendoci vedere i fratelli, anche Luke del presente che non ci era
ancora stato “presentato”, si svegliano tutti contemporaneamente (alle 3:03, tranne Steve
che trovandosi sulla costa opposta si sveglia alle 12:03) con un rumore di ossa spezzate
istantaneo e con Shirley appena sveglia che dice al marito: “Nellie è nella stanza rossa”.
Successivamente a questa scena all’interno dello spettatore si creano delle domande
pressoché ovvie: perchè Nell è tornata a Hill House? Nell è malata mentale? Nell è morta?
In seguito torniamo su Steve che dorme a casa della “cliente” per verificarne il racconto e
con un'analisi molto accurata e razionale arriva alla conclusione che il vissuto la donna non
sia stato caratterizzato da eventi paranormali bensì da un insieme di circostanze che le
hanno fatto tornare in mente il marito appena defunto, andando a crearne un'immagine nella
sua testa per la teoria che il “cervello vede quello che vuole vedere”, subito dopo questa
breve scena si vede Steve che fa una dedica sulla copia “The Haunting Of Hill House” della
lettrice e proprio mentre la sta scrivendo parte un flashback: Steve e Shirley discutono su
come Steve ha scritto il libro, a lei non sta bene che abbia scritto determinate cose come per
esempio, far passare loro madre per una pazza. Questo flashback ci fa capire benissimo il
perchè della freddezza nel rapporto tra Shirley e Steve e apre un sub-plot già accennato in
precedenza: la relazione complicata di Steve con la moglie (Leigh, interpretata da Samantha
Sloyan) che verrà portato avanti con gli episodi.
Successivamente veniamo riportati nella linea temporale del passato dove si vedono Steve,
suo padre e l’avvocato di suo padre che parlano appunto della difesa che dovranno portare
in tribunale anche se il padre continua a ridire che è stato un suicidio, proprio dalla presenza
di Steve in questa scena si può capire da cosa sia stato generato il pensiero che la madre
non era sana di mente. Inoltre in questa scena viene ribadita la personalità del padre ovvero:
sacrificarsi totalmente per la famiglia, in questo caso per i figli, difatti proprio in questa scena
il padre continua a ripetere che non vuole che i bambini vengano portati in tribunale anche a
costo di perdere la causa e che la casa rimarrà chiusa e di sua proprietà, nessuno potrà
avvicinarsi se non i Dudley, che fino ad ora non hanno avuto importanza o un minutaggio
rilevante all’interno dell’episodio. La storia prosegue nel presente con una scena che
sottolinea ancora di più la rottura e il divorzio tra Steven e Leigh.
Dopo questa breve scena veniamo riportati al passato per conoscere meglio Steve e
facciamo la conoscenza della Signora Dudley, da molti anni custode di Hill House assieme
al marito, e della madre, il tutto con dialoghi sul “male”, che ci permettono di capire come la
madre affrontasse certe cose e soprattutto se ci credesse o meno anche perchè Liv, per
quel poco che la vediamo sullo schermo finora appare molto come una figura ambigua,
grazie anche alla magistrale prestazione Carla Gugino.
Collegata a questa scena, in successione, vediamo Steven che parla con il piccolo Luke
nella casa sull’albero dove ci viene mostrato il loro legame molto stretto e dove, però, ci
vengono mostrati anche gli strani disegni del bambino ai quali, inizialmente, non viene data
troppa importanza.
Con una scrittura che fa l’occhiolino allo spettatore veniamo portati per l’ultima volta nella
linea temporale presente sempre seguendo Steven che è appena arrivato alla sua
abitazione e si è fermato sul pianerottolo per prendere la posta: mentre sta cercando le
chiavi gli cadono le borse e appena alza lo sguardo vede suo fratello Luke in cima alle scale,
lo stesso fratello Luke che appena un giorno prima aveva vinto la medaglia per i 90 giorni di
disintossicazione dall’eroina e che ora è in cima alle scale del condominio per il motivo che
allo spettatore risulta ovvio: ha derubato casa del fratello per cercare dei soldi per comprare
l’eroina e per ricominciare a farsi. In questa scena, molto ben recitata e ben concepita, a
mio avviso, si può notare la tristezza dei due fratelli nel vedersi così lontani e non più legati
come un tempo.
Con questa tristezza ci avviciniamo alla fine dell’episodio che finisce con Steve che entra nel
suo appartamento e trova sua sorella Nell in piedi ad aspettarlo, senza che gli dica una
parola nonostante lui, comprensibilmente, ci vada giù abbastanza “pesante” con accuse del
tipo: “ci hai fatto muovere tutti, dai adesso siamo tutti orecchie, che cosa c’è di tanto
importante?”, Nell prova a parlare ma non le esce altro che qualche gemito, nello stesso
istante Steven riceve una chiamata dal padre, nella quale, con il segnale un po’ disturbato,
riesce a dire a Steve che Nell ha mentito, non è a Los Angeles, è tornata a Hill House e,
è….morta.
Dopo questa affermazione Steve si gira verso la sorella, che ha appena visto dietro di lui in
fondo alla stanza, e se la trova di fronte, facendo così finire l’episodio con questo jumpscare.
Spero che da questa analisi dettagliata dell’episodio pilota fuoriescano chiaramente le
norme intrinseche del titolo, e come la serie si muove all’interno del tempo della storia
adottando un tempo del discorso, secondo il mio giudizio, molto innovativo spostandosi, con
delle transizioni studiate ad-hoc, nei 26 anni di tempo della storia.

Analisi elementi principali di stagione

Anche se alcuni degli elementi principali della stagione li ho già anticipati durante l’analisi
dell’episodio pilota, voglio utilizzare questo capitolo per andare ancora più a fondo ed
analizzare ancora meglio gli elementi da cui è composta questa serie televisiva targata
Netflix.
L’elemento principale della stagione che ci porta a farci la domanda che ci incentiva a
seguire la serie è di sicuro la misteriosa Hill House collegata alla morte della madre Olivia e,
dopo aver visto il primo episodio, ci collega all’altrettanto misteriosa morte di Nell, il tutto
collegato al mistero della porta rossa. Contemporaneamente la domanda del che cosa è
successo a questi due personaggi ci porta anche ad un discorso molto ricorrente all’interno
della serie: la malattia mentale, affrontata dal punto di vista di Steve nei confronti della
madre e della sorella.
Uno degli elementi caratteristici che più mi ha attratto di questa serie è stato l’analisi dei
personaggi, mi spiego meglio: la forza di questa serie sono i rapporti tra i componenti della
famiglia e per far si che questi rapporti, tra freddezze o avvicinamenti che siano, ci
interessino, dobbiamo avere un certo affiancamento con i personaggi, questo ci permette,
arrivando anche per certi versi ad un vero e proprio attaccamento, e questo fenomeno viene
creato dalla magistrale scrittura di questa serie, secondo il mio parere.
Infatti Flanagan, mi riferisco soprattutto a lui durante la scrittura di questa analisi perché è la
figura dietro le quinte predominante, in quanto la serie è stata creata proprio da lui ed ha
contribuito alla scrittura di tutti e dieci gli episodi (informazioni prese da IMDb), divide lo
sviluppo della storia in dieci episodi dando un’importanza, necessariamente, all'allineamento
dei personaggi lasciando spazio, nei primi cinque episodi, alle storie passate e presenti dei
singoli: come si nota dall’analisi del pilot, non si fatica a immaginare che ogni episodio
analizza nello specifico il passato e le ripercussioni che ha avuto sul presente di Steven e
dei fratelli.L’analisi viene suddivisa nel modo seguente: il primo, come già visto, su Steven
che è il maggiore dei fratelli, nel secondo episodio verrà analizzata Shirley, nel terzo
Theodora, nel quarto Luke e nel quinto Nell.
Questa suddivisione di analisi dei personaggi per episodi crea un modello di verticalità
all’interno della serie, almeno per questi primi 5 episodi, alcuni esempi di subplot verticali
all’interno della serie possono essere il caso che risolve Theodora durante il terzo episodio
(“Tatto”) o Shirley che aiuta Max a superare la morte di sua nonna nel secondo episodio (“La
bara aperta”). Tutti questi subplot verticali all’interno della serie però non sono ​a se stanti ​e
non sono di certo messi all’interno della serie solamente per coprire del minutaggio e
rendere la serie più lunga: sono degli elementi che ci permettono di andare oltre
l’affiancamento dei personaggi andando ad instaurare un vero e proprio attaccamento nei
loro confronti il che, secondo il mio parere, aiuta e incentiva lo spettatore a sentirsi
addirittura un componente della famiglia, quasi a sentirsi uno di quei fantasmi che i membri
stessi vedono, che è lì per osservare e vedere cosa accade nei rapporti tra essi, in
determinate dinamiche tra i componenti della famiglia.
Dopo aver analizzato questi principali temi che vengono trattati durante il corso della serie
vorrei ora soffermarmi un po’ sul genere. “The Haunting Of Hill House” si presenta allo
spettatore come una serie horror creata da Mike Flanagan (già conosciuto per i suoi lavori
proprio in questo ambito come, ad esempio, Ouija : L’origine del male e Oculus : Il riflesso
del male) il che permette di crearsi un’idea sulla figura autoriale che dirigerà la serie e su
quella che sarà o potrà essere la serie stessa: un regista di film horror si vuole cimentare nel
portare il genere nell’ambito della serialità televisiva con il rischio di risultare scontato e
prevedibile, anche perché gli horror degli ultimi anni non hanno ricevuto molti pregi se non
per qualche tentativo particolarmente riuscito. Flanagan stupisce tutti, da quello che ho
potuto analizzare dalle varie recensioni sia testuali, sia video trovate in rete, prendendo il
genere horror e utilizzandolo come sfondo per un qualcosa di più, per quello che Flanagan
voleva raccontare e riesce a farlo egregiamente, secondo me, senza sminuire l’opera da cui
è tratta la serie ossia il romanzo di Shirley Jackson. Difatti Flanagan mette in scena i
problemi che si possono creare all’interno di una famiglia, i fantasmi che tormentano tutti gli
uomini (ad esempio sensi di colpa, paure, sogni ecc...), i problemi delle malattie mentali, il
tutto con un minimo comune denominatore: l’horror. E devo dire che è stata davvero una
trovata, secondo me e secondo altri spettatori trovati in rete, a dir poco geniale perchè il tutto
si amalgama perfettamente facendoci anche spaventare e quindi rispecchiano le aspettative
del pubblico che si accinge a guardare un horror quando. Il racconto portato in scena da
Flanagan ci permette di spaventarci, relazionarci con i personaggi con un messaggio finale
tutto tranne che scontato e banale soprattutto perché perfettamente in linea con quello che
abbiamo visto.
Vorrei, inoltre, fare un commento un po’ più approfondito per quella che è la messa in scena
e per la regia portata dal regista in questa serie tv, a dir poco sublime, riesce a portare la
serie a un livello molto alto grazie a una regia pulita nella quale si nota che c’è una figura
autoriale dietro di essa, allo stesso tempo non è troppo accentuata e permette una visione
molto gradita anche agli spettatori casuali. Questo accenno perchè ho avuto la fortuna di
andare a vedere il nuovo film di Luca Guadagnino: il reboot di Suspiria del 1977 di Dario
Argento, nonostante a me sia piaciuto molto come film, non posso negare che l’impronta di
Guadagnino in questo caso si sente molto ed è impossibile non notarla anche per degli
spettatori disattenti e non appassionati all’aspetto registico; mentre in Hill House, Flanagan,
mette in scena una regia abbastanza convenzionale per l’horror, modernizzandola e
facendola sua con un risultato che è davvero un piacere per gli occhi, basti pensare che il
sesto episodio (“Due temporali”) è girato quasi interamente in piano sequenza ma con una
maestria tale e una pulizia che non è facile accorgersene senza fare un minimo di
attenzione.
Vorrei porre l’attenzione anche sul cast portato da Mike Flanagan, che ho già citato all’inizio
di questa analisi, perché sono praticamente tutti attori che hanno già avuto modo di lavorare
con lui: Carla Gugino per “Il gioco di Gerald”, Annabeth Gish per “Somnia”, Henry Thomas
sempre per “Il gioco di Gerald”, Elizabeth Reaser e Lulu Wilson per “Ouija: Le origini del
male” e Kate Siegel che ha collaborato per lui sempre in “Ouija: Le origini del male”, “Il gioco
di Gerald” dove ha una parte ristretta e anche per “Il terrore del silenzio” dove hanno scritto
insieme la sceneggiatura. Però da quel che ho potuto trovare e dai dati che ho analizzato
per questa tesi nessuno di questi personaggi si è portato con sé degli immaginari particolari
e non ci sono nodi intertestuali tra i diversi lavori, l’unico che, secondo me, vale la pena
citare è un po’ lo stile visivo dei demoni che però va attribuito alla funzione di “autore
desunto” che affidiamo a Flanagan: per cercare di fare un’analisi il più completa possibile ho
guardato “Il gioco di Gerald” film, come già accennato in precedenza, diretto dallo stesso
Flanagan tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, e nel quale è presentata la figura
della morte che ha una notevole somiglianza con l’immaginario dei fantasmi portati in questo
Hill House.
Per concludere questa analisi degli elementi che sono presenti all’interno della stagione
vorrei porre l’attenzione su due “cose”: la prima è la cura nella serie nel darci indizi che
scopriremo solo una volta visto il finale come ad esempio, la casa durante la sigla mostrata
a labirinto che praticamente ci predice già che noi non avremo mai una visione chiara
dell’abitazione, pur vedendo più e più volte le cartine da architetto di Liv con disegnata la
planimetria della presunta casa, mentre la seconda è un tocco che, almeno io, ho trovato
geniale, ossia: mettere delle figure che richiamino a dei fantasmi all'interno di determinate
inquadrature del racconto nella casa, ho voluto sottolinearlo perché in certi alcuni casi
potremmo non accorgercene ma è come se nel nostro subconscio noi sapessimo che c’è
qualcuno, o qualcosa, che osserva i nostri protagonisti e questo fa si che si alimenti
all'interno della serie ancora più il climax.

Analisi del finale

L’episodio finale (“Il silenzio si espande”) riporta i nostri protagonisti a Hill House (i fratelli e il
padre), dove affrontano i loro fantasmi come un fardello dell’infanzia. Si ritrovano tutti a Hill
House guidati dal bene nei confronti del fratello Luke che, facendo pensare di essere
scappato per comprarsi una dose di eroina, si è diretto alla casa per cercare di bruciarla
pensando così di riuscire a liberare il male che perseguita lui e i suoi familiari.
L’episodio è complesso da descrivere in quanto i nostri protagonisti vengono “spogliati”
davanti allo spettatore facendo vedere i loro più profondi fantasmi e le loro lotte interiori sotto
forma di passati alternativi o futuri distopici, il tutto avviene nella stanza rossa, la fatidica
stanza nella quale nessuno riusciva ad accedere.
Dopo aver vissuto all’interno dei loro drammi, i fratelli, riescono a svegliarsi da questi incubi,
soprattutto grazie all’aiuto della sorella Nell che appare ai fratelli e spiega loro (e a noi
spettatori) cos’è la stanza rossa: la paragona allo stomaco di Hill House che mutava per far
si che i membri della famiglia stessero calmi mentre la casa stessa li digeriva diventando la
stanza da ballo di Theo, la sala dei giochi di Steve, un soggiorno per Shirley, una casa
sull’albero per Luke, la stanza dei giocattoli della stessa Nell e la stanza della lettura per la
madre dei ragazzi, la serie tenta di spiegare in modo razionale questo “mutaforma” della
stanza facendo toccare a Nell, durante la spiegazione, la muffa nera presente sulle pareti
che è allucinogena e quindi, per gli spettatori più attenti, si crea questo collegamento
razionale che ci riporta alla “realtà”.
Andando avanti con l’episodio vediamo quello che sembra essere il fantasma della madre
che parla con Hugh, che è rimasto fuori dalla stanza rossa, dove questo dialogo ci permette
di capire ancora meglio il livello di malattia mentale, infatti la madre continua a sostenere
che il marito le ha portato via i figli facendoli avvelenare con il mondo esterno e accusandolo
di averli abbandonati e di aver abbandonato anche lei. Noi spettatori, dopo quasi 10 ore
passate con i nostri protagonisti non facciamo fatica a percepire l’instabilità mentale di Liv
anche in questo momento perchè pian piano che si prosegue con la serie, l’affiancamento
nei confronti del marito risulta facile anche se resta un personaggio abbastanza ambiguo,
fino a quest’ultimo episodio dove capiamo esattamente il perché dei suoi comportamenti in
questi 26 anni, creando un vero e proprio attaccamento nei suoi confronti. Durante tutto
questo tempo non ha fatto altro che proteggere i propri figli.
Dopo essere riusciti a portare Luke in macchina, Theo e Shirley lo accompagnano in
ospedale mentre il padre trattiene Steve alla casa per raccontargli cosa è avvenuto
realmente la notte della morte di sua madre nel 1992.
Successivamente al racconto, seguendo Steve, vediamo il corpo di Hugh sdraiato al suolo,
morto, mentre il fantasma del padre dice le ultime cose al figlio e gli chiede di aiutarlo a
tenere lontane le persone da Hill House, prima di andare nella stanza rossa insieme a sua
moglie Liv e sua figlia Nell e aiutarle a combattere le presenze maligne della casa.
La scena prosegue con Steve che esce dalla casa lasciando tutti i fantasmi dietro di lui
all’interno di Hill House e l’episodio della stagione si conclude con questo monologo finale,
che si presume sia presente nel libro “sequel” a cui Steve stava lavorando nel futuro
distopico creato a inizio episodio dalla casa, recitato dallo stesso Steve che richiama il
dialogo iniziale con cui si è aperta la serie: “​La paura, la paura è la perdita della logica. La
perdita consapevole di schemi razionali. Ma così, sembra, sia l’amore. L’amore è una
perdita della logica. La perdita consapevole di schemi razionali. O ci arrendiamo ad esso o
lo combattiamo, ma senza possibilità di compromessi. Senza di esso, non potremmo
continuare a vivere a lungo in modo sano in condizioni di realtà assoluta. Hill House, che
sana non era, si ergeva contro le sue colline, avvolta dall’oscurità. Si ergeva così da un
secolo e avrebbe potuto restare lì da un altro secolo. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si
univano con precisione, i pavimenti erano solidi e le porte erano saggiamente chiuse. Il
silenzio si estendeva uniforme sulla pietra e sul silenzio di Hill House. E qualsiasi cosa si
aggirasse dentro non si aggirava più da sola.​ ”
Ho deciso di aggiungere per iscritto buona parte del monologo perchè, secondo me,
richiama una ciclicità non indifferente all’interno della serie e soprattutto perché fa capire
molto bene, a mio avviso, che durante queste 10 ore di serie i personaggi hanno avuto
un’educazione, facendo riferimento alla definizione di Mittel, non indifferente e questo
monologo di Steven finale lo mette in chiaro.
E vorrei concludere questa analisi della serie tv con l’analisi di questo finale anche se io
preferirei chiamarlo proprio fine seguendo le definizioni di Mittel, in quanto, penso che “The
Haunting Of Hill House” quello che doveva trasmetterci, ce lo ha trasmesso e anche perchè
fino ad ora non è stata annunciata una seconda stagione e su IMDb non è nemmeno
accennata, e io, sinceramente, preferisco così, oltretutto perché il suo “party di addio” per
come lo descrive Mittel lo ha avuto.

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