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• 42 -
HENRY CORBIN
LA SCIENZA DELLA BILANCIA
E LE C O R R IS P O N D E N Z E F R A I M O N D I
N E L L A G N O S I IS L A M IC A
n SE n
Titolo originale: La Science de la Balance
et les correspondences entre les m ondes en gnose islamique
© 2009 SE SRL
VIA MANIN 13 - 2012 I MILANO
ISBN 978-88-77IO -795-4
INDICE
< h. Paul Kraus, jàbir ibn Hayyàn, voi. n: Jàbir et la science grecque, Le
< .me i «>.|-•, |>|). 187-188 [Les Belles Lettres, Paris 1986].
l/'hl , |>. 161.
12 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
' Ibid., p. 187. Cfr. le riserve da noi già formulate nel nostro studio Le li-
vre du Glorieux de Jdbir ibn Hayydn, in «Eranos-Jahrbuch», xvm, Ziirich
1950, pp. 83-84. [Cfr. anche Henry Corbin, L'alchimia come arte ieratica,
Aragno, Torino 2001.]
2 Pensiamo qui al commentario dell’alchimista Jaldakl (originario di Jaldak,
nel Khorassan) sul Libro delle sette statue (Kitdb al-asnam) attribuito ad Apol
lonio di Tiana. È fatta d’oro filosofale, non d’oro naturale, la statua del « fi
glio del Sole» che pronuncia il primo dei sette sermoni che costituiscono
t’opera. Su questo argomento si veda il nostro rapporto in « Annuaire de la
Section des Sciences religieuses de l’Ecole pratique des Hautes-Etudes »,
I973' I974’ e il nostro articolo, De l’alchimie cornine art hiératique: Le Ltvre
des Sept statues d’Apollonios de Tyane, conserve en arabe par l’alchimiste Jal
dakl, in «Cahiets de l’Herne». Sull’alchimia e sull’energetica dell’Anima,
cfr. il nostro Le livre du Glorieux..., cit. [Cfr. inoltre Henry Corbin, L'alchi
mia..., cit.]
L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA 13
1 N. al-N., § 606.
2 E lo stato che designa il termine mahbùbiya, nome astratto formato dal
la parola mahbub\ definisce la condizione dell’essere amato, ossia al-maqam
al-mahbfibì’ la mahbùbiya in quanto costituente una stazione o dimora misti
ca (maqam).
I.A B IL A N C IA D E I S E T T E E D E I D O D I C I 19
al wali del periodo moham madia no); e c'è, ila II'a II i <>la
to, il nabì-morsal (inviato a un popolo, a una una, a
una famiglia), e per eccellenza il Naia rasili, l'invialo
investito della missione di rivelare una nuova Legge
{sharVat).
In ciascun nabi, la walayat è la presupposizione del
suo carisma profetico, in mancanza del quale non
avrebbe senso considerare la sua manilesla/.ione come
quella dell’Uomo Perfetto. E in considerazione di lale
walayat che il suo erede e successore, l’ Imam, può esse
re considerato a sua volta come manilcsiazione di ll i lo
mo Perfetto, ed è parimenti la presenza della ira/ayat
che segna la differenza fra la concezione sminila e quel
la shl'ita dell’Imam. In effetti, la nozione ili Imam (la
«Guida», l’egumeno) comporta co //>ui quella ili raliflo
(vicario, successore). Si può intendere queslo lermine
nel senso d ’una successione dal Prole-la secondo Lordi
ne puramente exoterico. In queslo caso, il calillo ha cs
senzialmente la funzione sociale e poliiica di uu capo
temporale. Ma si può anche intendere la lunzione calil
fale nel senso in cui è detto che LI Ionio, IVItit/im/ms, c il
califfo di Dio sulla Terra. Così avvenne per i selle gran
di profeti legislatori, da Adamo a Mohammad, e all rei
tanto fu per gli Imam di ciascuno dei periodi del ciclo
della profezia. La funzione caliliale-, essendo del tulio
indipendente dalle scelte umane, poiché deriva dalla
walayat divina, investe perciò l’ Imam d’una lunzione
metafìsica sacrale, quella ricapitolala dalla nozione ili
«polo». Ecco perché ogni Imam, come il Proleia al
quale succede, dev’essere impeccabile, immacolato (è
la nozione dell’anamartétos nella profetologia giudai-
co-cristiana). Tale è la concezione shl’ita.1
Quest’ultima, come si vede, non si riduce aliano al
l’idea di una discendenza materiale o di legittimismo
politico. Ecco perché non ha alcun bisogno di un rico
1 Cfr. N. al-N., §§ 612, 624-627. Sul « polo dei poli», si veda En IsIam tra-
nien..., c it. , t. iv, libro v i i : Il dodicesimo Imam e la cavalleria spirituale.
2 Cfr. N. al-N., §§ 612-618. Tutto ciò va comparato con lo schema delle
corrispondenze fra gli angoli del Tempio terreno della Ka'ba e quelli dei
templi superiori; si veda il nostro studio su La Configuration du Tempie de la
24 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
' N. al-N., §§ 633-634. In altri passi Haydar Amoll indica alcune varianti
che giudica del tutto accettabili. Ad esempio: « Ciascuno dei profeti, Awliyà,
Imam, è in atto la forma di manifestazione d’un Nome fra i Nomi divini, ed
è, virtualmente, la forma di manifestazione deH’insieme dei Nomi, secondo
il versetto coranico (2,29): “Egli insegnò a Adamo l’insieme dei Nomi”. Noè
fu in atto la forma di manifestazione del Nome il Clemente {halem); Àbra
mo, quella del Nome il Provveditore {razzàq)\ Davide, quella del Nome il
Forte {qawiyy); Mosè, quella del Nome il Manifestato (zàhir); Gesù, quella
del Nome il Nascosto {bàtin)\ Mohammad, quella del Nome il Saggio
ihakìm)». § 745. O ancora: «Se tu dici che Adamo è la forma di manifesta
zione del Nome il Vivente {hayy)\ Noè, quella del nome il Potente (qàdir);
Abramo, quella del Nome l ’Uditore (.sami)\ Davide, quella del Nome il Veg
gente (ham’); Mosè, quella del Nome il Parlante {motakallim)\ Gesù, quella
del Nome il Desiderante (morfd); Mohammad, quella del Nome il Sapiente
Calim) - ebbene, è del tutto accettabile». § 746.
3° L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
N. til-N.. §635.
N. ni-N., § 636.
LA B IL A N C IA D E I S E T T E E D E I D O D I C I 31
' Cfr. Gershom Scholem, Les Origines de la Kabbale, Paris 1966, indice
s.vv. Chérubin, Yahohel [Le origini della Kabbalà, EDB, Bologna 1980] e 3
Enoch or the Hebrew Book o f Enoch, Cambridge 1928, pp. 82, 189 sgg, del
l’introduzione, pp. 172 sgg. della traduzione.
2 Cfr. Kleinere Schriften..., cit. [supra, nota 2 p. 27), p. 49 (sugli Anvah
mohayyama, gli Spiriti estatici d’amore) e p. 55 del testo arabo.
34 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 651-652.
2 N. al-N., S 653.
J N. al-N., S 654.
4 Per il termine sadana cfr. Kleinere Schriften..., cit., p. 74 e pp. 36-38 del
testo arabo.
L A B I L A N C IA D E I S E T T E E D E I D O D I C I 35
' N. al-N., § 658. Tuttavia Haydar Amoh taglia la citazione di Ibn 'Arabi
e non nomina in dettaglio le dodici categorie d’Angeli; la conoscenza dei lo
ro nomi non è però irrilevante per comprendere il diagramma n. 8 (qui fig.
i, si veda nell'Appendice). La citazione di Ibn Arabi è tratta dalle Fotuhat
I, p. 296: « Ci sono quelli che notte e giorno salgono da Dio verso di noi e da
noi verso Dio, ogni mattina e ogni sera, e non dicono che bene a nostro pro
posito. Ci sono quelli che intercedono per chiunque sia in Terra, e altri che
intercedono soltanto per i credenti, poiché lo zelo divino (o la gelosia divi
na) predomina in essi, come la misericordia predomina in quelli che interce
dono per chiunque sia in Terra. [...] Ci sono quelli preposti all ispirazione e
che fanno giungere le conoscenze nei cuori [...]. Ci sono quelli preposti al
la formazione di quel che Dio fa porre nelle matrici; ci sono quelli preposti
all’insufflazione degli Spiriti; ci sono quelli che hanno la funzione di mante
nere e provvedere... Nessun evento accade nel mondo senza che Dio abbia
affidato a degli Angeli la cura di farlo accadere ». Ibn 'Arabi enumera poi le
dodici categorie d’entità angeliche citate nel nostro testo. Le si trova men
zionate anche in Kleinere Schriften..., cit., pp. 76-78 del testo arabo.
2 N. al-N ., §§ 6 5 7 -6 5 8 .
36 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 Si veda più in dettaglio, alla fine del presente testo, nell’Appendice che
accompagna la riproduzione dei diagrammi, come essi appaiono nel conte
sto arabo del N. al-N. Si noterà, in questo primo diagramma, l’assenza dei
«ventotto ciambellani».
L A B I L A N C IA D E I S E T T E E D E I D O D I C I 37
N. al-N.y §§ 663-665.
38 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., § 665. Ibn ‘Arabi, nel contesto citato da Haydar Amoll, ripor
ta come segue i versetti coranici: «Il Profeta ha detto: Io e 1 Ora finale siamo
come queste due (dita della mano). E Dio stesso ha detto: Noi stabiliremo le
bilance in equilibrio nel giorno della Resurrezione (21,48). E ci viene detto:
Pesate giusto, e non falsate la bilancia (55,8). E ancora: Ed Egli ha elevato il
Cielo e ha stabilito la bilancia (55,6). Ed è parimenti mediante la bilancia
che Dio ha rivelato in ciascun cielo la funzione del medesimo (41,11). Ed è
mediante la bilancia che Egli ha ripartito proporzionalmente sulla terra gli
alimenti che essa fornisce (41,9). E Dio Altissimo ha eretto una bilancia nel
l’universo per ogni cosa: bilancia spirituale, bilancia materiale. La bilancia
non commette mai errori. Così la Bilancia entra nei discorsi e in tutte le arti
il cui oggetto cade sotto i sensi. Essa entra ugualmente fra le Idee, poiché
l’origine prima dell’esistenza dei corpi terrestri, di quelli celesti e delle Idee
di cui essi sono il supporto, è insita nella legge della Bilancia. Analogamente
l’esistenza del tempo e di quel che si trova al di là del tempo procede dalla
Mensura divina (al-wazn al-ilahì), alla quale aspira il Nome il Saggio (haktm),
e che fa sì che il Giudice si mostri equo. A partire dalla Bilancia è manife
stato lo Scorpione, con la res divina che Dio ha posto in lui. Poi sono mani
festati il Sagittario, il Capricorno, ecc. ».
40 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
' Cfr. la parte finale del nostro testo Le M otif du voyage et du messager en
gnose irano-islamique (nella rivista «Circé», pubblicata dal Centro di ricer
ca sullTmmaginario, del Centro universitario della Savoia, Chambéry).
L A B IL A N C IA D E I S E T T E E D E I D O D I C I 41
N. a l-N .f § 666.
42 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 669, 6S8, 736. Haydar Amoli si riferisce qui (§ 669) ai suoi
Tàwilàt, per i quali ha composto diciannove diagrammi. Pensiamo che si
tratti del suo grande commentario spirituale al Corano (al-Mohit al a zam)\
cfr. la nostra introduzione a Lei Philosophie shTite... {supra, nota 1 p. 14), pp.
46 sgg.
’ N. al-N., §§ 670-674. [Cfr. Alessandro Bausani, L'Enciclopedia dei Fra
telli della purità. Riassunto, con introduzione e breve commento dei 32 Trat
tati 0 Epistole degli Ikwàn al-Safà', Istituto Universitario Orientale, Napoli
1978-1
44 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
N. a l - N §§ 6 7 5 -6 7 6 .
4<S L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. a/-N., § 677.
2 N. al-N„ §§ 678, 684.
L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 680, 683, 685. Cfr. anche il Detto del primo Imam: «Sappi
che la forma umana è la più grande prova (hojjat) di Dio davanti alle sue
L A B I L A N C IA D E I D IC IA N N O V E 49
creature. Essa è il Libro che Egli ha scritto di propria mano. Essa è il Tempio
che Egli ha fondato con la propria Saggezza. Essa è il testimone che rende
testimonianza di tutto quel che è invisibile, la prova contro ogni negatore.
Essa è la Via diritta verso ogni bene. Ed è la via che si estende fra il Paradi
so e l’Inferno ». § 682.
N. al-N., §§ 6S6-687.
’ Sui 18.000 mondi, si veda la nostra opera L’Homme de lumière dans le
soufisme iranien, Paris 1971. p. 162. [Trad. it. iduomo di luce nel sufismo ira
niano, Edizioni Mediterranee, Roma 1988.] Cfr. Gershom Scholem, Les Ori-
piues de la Kabbale, cit., pp. 476, 490; Nicolas Séd, La Cosmologie juive...,
cil. (supra, nota 2 p. 31), pp. 212 sgg.
5°
L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 702, 719-721. Haydar Amoll stesso prevede che forse gli si
farà obiezione: «Perché non ammettere che la totalità dei tre mondi sia sta
ta creata in sei giorni, non singolarmente in sei giorni ciascuno (da cui
6x3 = 18)? - Io risponderò. Perché Dio Altissimo ci insegna in un altro pas
so che è proprio cosi, e ciò avviene nel versetto: Sarete voi dunque incredu
li verso colui che ha creato la terra in due giorni?... egli inoltre ha distribui
to proporzionalmente, in quattro giorni, gli alimenti che fornisce a coloro
che li chiedono [...]. Allora dispose (il Cielo) tn sette cieli (nel tempo) di
due giorni, e rivelò a ogni cielo la sua funzione... (41,8-11 ) ». 11 suo interlo
cutore può forse allora esultare: «Dio ha dunque creato Cielo e Terra in ot
to giorni (2 + 4 + 2) e non in sei!». Ma Haydar Amoll prontamente replica:
«La conseguenza non è valida. I quattro giorni si riferiscono semplicemente
a una creazione supplementare e complementare, quella delle sostanze ma
teriali. Quanto alle sostanze spirituali separate, esse trascendono tale misu
ra». Il nocciolo della questione per lui è il seguente: che senso ha, in effetti,
intendere giorni alla maniera dei commentatori letteralisti, se « al momen
to» della Creazione non esistevano né giorni né tempo? E meglio intendere
i sei giorni come sei gradi: il minerale, il vegetale, l’animale, l’uomo, il genio,
l’Angelo; ovvero il Jabarut, il Malakiit, il Molk, il Vivente, il Genio, 1 Ange
lo; oppure ancora l’Intelligenza, l’Anima del mondo, la Natura, la Materia,
il Corpo, gli Elementi. In ogni caso l’intera questione è condizionata dal
senso della parola giorno. Ora, non si può trattare che del «giorno divino»,
il quale comporta due aspetti: ci sono i giorni della signoria (ayyam al-
robubTya) e quelli della divinità {ayyam al olitimi!). La divinità è il legame di
Dio con colui del quale è il Dio nell’ordine spirituale (ma'min). La signoria
è il legame di Dio con colui del quale è il Signore (rabb) nell’ordine manife
stato (sfinitali). Ecco perché coloro che sanno dicono: la signoria è un segre
to (sin-)-, se tale segreto è manifestato (dunque abolito), il rapporto di signo
ria sarà distrutto. Ora, il «giorno della signoria» è quello che equivale a mil
le anni del nostro computo (secondo il versetto 22,46). Ciascun giorno del-
l ’esamerone può dunque essere calcolato come un millennio di signoria,
mentre il «giorno della divinità» vale 50.000 anni, e quesla è l’estensione di
L A B IL A N C IA D E I D IC IA N N O V E 51
un ciclo intero (anche nella gnosi ismailita) secondo il versetto: Gli Angeli e
lo Spirito salgono verso di lui in un giorno la cui misura è di 50,000 anni
(70,4). §§ 722-725. Qui non si danno che brevi indicazioni, poiché il tema
richiede numerose comparazioni. Cfr. En Islam iranien..., cit., t. iv, indice
s.vv. hexaémeron, jour.
52 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 689-690.
2 A questo punto è sotteso un grave problema. L’Intelligenza Prima è de
signata come il «Primo Esistente» e come tale simboleggiata dalla lettera
ba. La pura Essenza divina, come fonte dell’essere, simboleggiata qui dalla
lettera ali] , è dunque al di là dell’essere, hyperùsion. Altrove, ad esempio
nello Shaykh Ahmad Ahsà’I, è la medesima situazione che fa della lettera ba
il simbolo della Determinazione iniziale, che è precisamente l’Intelligenza.
Gir. En Islamiranien..., cit., t. iv, indice s.vv. étre, théologie apophatique.
Haydar Amoll si riferisce qui ai suoi Tawilat (§ 690), al suo Ta’ioil (§
691); elf. supra, nota 1 p. 43.
54 LA S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 692-694.
’ N. al-N., §§ 696-697, 728-729.
L A B I L A N C IA D E I D IC IA N N O V E 55
N . iil- N . , §§ 706.707.
L A B IL A N C IA D E I D IC IA N N O V E 63
1 N. al-N., § 708.
2 Yaqaza. Cfr. il nome di Hayy ibn Yaqzàn, che dà il titolo a uno dei rac
conti mistici di Avicenna, edito e tradotto nella nostra opera Avicenne et le
récit vision nane, Berg International, Paris 1980.
6\ L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
N. al- N. , §§ 709-711.
L A B IL A N C IA D E I D IC IA N N O V E 65
1 N. al- N . , § 713.
: N . al- N. , §§ 714-715.
66 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
' Altrimenti non si capirebbe come, non essendo Fuomo compreso nei
18, dal momento che lo si aggiunge per ottenere 19, l’autore potrebbe to
glierlo dai 36 (18 x 2) al fine di ottenere 35. Come toglierlo se non ci fosse sta
to? Haydar Amoll tornerà sul numero 36 a proposito della Bilancia dei Set-
tantadue (ovvero le 72 scuole o formazioni religiose precedenti e seguenti
l’avvento dell’IsIàm). Tuttavia non possiamo trattarne qui. Cfr. N. al-N., §§
872 sgg.
N. al-N., § 717.
68 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., § 731.
7° L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 N. al-N., §§ 736-737.
N. al-N., §§ 738-739- Cfr. Fotiihàt, cap. 62: «Iblls si presenta al moshrik
[ - politeista, idolatra] di fronte; all’ateo alle spalle; all’orgoglioso alla sua
destra; all’ipocrita alla sua sinistra, che è il lato più debole, come questo è il
più debole dei quattro gruppi».
L A B I L A N C IA D E I V E N T O T T O 73
' Mohammad ibn Talha (Kamàloddìn Abu Salini) fu all’epoca uno dei ca
pi della scuola shàfl'ita (in effetti, pare un cripto-shi'ita come tanti altri).
Morì ad Aleppo nel 652/1254-1255, all’età di settantanni. La sua opera
principale (sulle persone degli Imam, lAdtaihb a/-v1 /1fi indi'unìih A l at- Ran/lì è
stata litografata in Iran. Di lui si segnala anche un trattato sul Nome supre
mo di Dio. Cfr. Kayhanat al-adab, t. ni. p. 385, n. 96.
2 Su al-Nazr ibn Kinàna, capostipite della tribù dei Qorayshiti, si veda
Satinai Wihar al-amuar, 11, p. 424 v.v. qrs. Non va confuso con al-Nazr ibn al-
Harth, Safinat II, p. 594, al nome del quale resta collegato uno strano ritorno
di fiamma iranico. Era andato presso i persiani, e al suo ritorno annunciò ai
Qorayshiti: « Mohammad vi ha riportato la storia di ‘Ad e di Thamud; io vi
narro quella di Rostam e di Esfandyar», storia che gli uditori trovarono così
bella da rinunciare ad ascoltare il Corano. Pare che sia stato compagno di
Abù Jahi, e che sia stato ucciso da ‘All dopo la battaglia di Badr; ihid., 11, 210.
L A B IL A N C IA D E I V E N T O T T O 75
1 N. al-N.y§ 758.
2 N. al-N.y § 757.
V.
I CAVALIERI DELL'INVISIBILE
E LA SCIENZA DELLE CORRISPONDENZE
1 Cfr. Ibn ‘Arabi, Kitab al-Fotuhàt al-Makkrya (Le Livre des Conquètes
spirituelles de La Mekke), i, pp. 199 sgg., capp. 30-32. La monumentale edi
zione critica intrapresa da Osman Yahya non è ancora arrivata a questo pun
to. [Ma cfr. Al-Fotuhàt al-Makkrya, a cura di Osman Yahya e Ibrahim
Madkur, Il Cairo 1972-1992.] Ibn ‘Arabi distingue tra fonali, cavalieri, e
rokbàn, che montano i cammelli, più precisamente i dromedari (hojon),
sport nei quale eccellono gli arabi d'Arabia. A essi vengono attribuiti il gu
sto dell’eloquenza, della poesia eroica, della generosità, in breve ciò che ca
ratterizza la « cavalleria del deserto ». In effetti, in tutte queste pagine, come
nei dizionari, si parla di «cavalieri» senza ulteriori specificazioni.
8o L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
1 Ibid., p. 20i.
2 Cfr. Traités des compagnons-chevaliers (Kasaìl-e Javanmardan). Recueil
de sept «Fotowwat Ndmeh», pubblicato da Morteza Sarraf, introduzione
analitica di Henry Corbin, Bibliothèque Iranienne, voi. 20, Teheran-Paris
197i-
I C A V A L IE R I D E L L ’ IN V IS IB IL E E L A S C IE N Z A ...
1 Ibid., pp. 205-206. Cfr. il versetto coranico 6,75: «Ecco come noi mo
strammo ad Abramo il Malakùt dei Cieli e della Terra». Su questo versetto
si conserva un celebre dialogo fra il quinto Imam, Mohammad al-Baqir, e il
suo discepolo Jabir ibn ‘Abdillàh, il quale aveva interrogato l ’Imàm sul mo
do in cui bisognasse interpretare l’affermazione che il Malakut, ossia il mon
do sovrasensibile dei Cieli e della Terra, fosse stato mostrato ad Abramo. La
risposta costituisce una vera e propria scena d’iniziazione. L’Imam fa vede
re al discepolo, in una rapida visione, i Veli di luce che sono i rispettivi uni
versi spirituali dei dodici Imam. Cfr. la nostra opera Eri Islam iranien..., cit.,
t. iv, indice s.vv. Jabir ibn ‘Abdillàh, Voiles de lumière.
82 L A S C IE N Z A D E L L A B IL A N C IA
A . D IA G R A M M I D E I S E T T E E D E I D O D I C I
F IG U R A I = D IA G R A M M A N . 8
F IG U R A 2 = D IA G R A M M A N . 9
B. D IA G R A M M I D E I D IC IA N N O V E
F IG U R A 3 = D I A G R A M M A N . IO
1. i . C o m e n e i d i a g r a m m i p r e c e d e n t i ( f i g g . i e 2 ) , l a z o n a
m a r g in a le è c o s titu ita d a u n d o p p io c e r c h io fo r m a n te u n a
c o r o n a . Q u e s t ’u ltim a r e c a diciannove p i c c o l i c e rc h i o e p ic i
c l i ; il c e r c h i o i n t e r n o d e l l a c o r o n a t a g l i a a m e t à c i a s c u n o d i
t a li e p i c i c l i , t a n g e n t i g li u n i a g li a ltr i. Q u e l l o in b a s s o , r a ffi
g u r a n t e il C i e l o d e l l a L u n a , s i t r o v a i s o l a t o d a g l i a l t r i , f o r s e
in s e g u it o a u n e r r o r e d i c a lc o lo d e l d is e g n a t o r e .
2. L a p a r t e e s t e r n a ( r is p e t t o a lla c o r o n a ) d i o g n i e p i c i c l o
r e c a in s c r it t o il n o m e d i u n o d e i diciannove m o n d i . L a p a r t e
i n t e r n a r e c a i n s c r i t t o il n o m e d i u n o d e i sette p i a n e t i , p i ù
u n o dei dodici s e g n i d e llo z o d ia c o (p e r u n to ta le d i 19 ).
3. I n f in e , p e r f o n d a r e il s is t e m a d e lle c o r r is p o n d e n z e , a l d i
s o p r a d i o g n i e p ic ic lo , a n n o ta ta a ll’e s te r n o d e lla z o n a p e r if e
diciannove l e t t e r e c o m p o n e n t i in g r a f i a
r ic a , u n a d e lle a rab a
la Basmallah: B 'S M A L L aH A L - R aH M 5N A L - R aH l M .
A b b ia m o r ip o r ta to s o p r a , n e l c o r p o d e l te s to , l ’o r d in e d e l
le c o r r i s p o n d e n z e c o s ì c o m e H a y d a r A m o l l lo e s p o n e in d e t
t a g lio n e lla s u a o p e r a (§ 6 9 6 , p p . 3 1 2 - 3 1 3 ) . I l p r e s e n t e d i a
g r a m m a r e c a t u t t a v i a u n a p a r t i c o l a r i t à a b e r r a n t e : S a t u r n o in
1 9 “ p o s iz io n e . N o n a b b ia m o s p i e g a z io n i in p r o p o s i t o . L ’i n
s ie m e s i p r e s e n t a n e l l ’o r d i n e s e g u e n t e :
F IG U R A 4 = D IA G R A M M A N . 1 1
C . D IA G R A M M I D E I V E N T O T T O
F IG U R A 5 = D IA G R A M M A N . 1 2
F IG U R A 6 = D IA G R A M M A N . 13
1976, pp. 229, 243 [trad. it. L’arcangelo purpureo, Coliseum, Milano 1990]; e
Henry Corbin, En Islam iranien..., cit., t. 11, p. 47; t. iv, pp. 387-388.
io8 BRUN
le; ecco perché si può dire che vi è un certo numero di « orientali » in Occi
dente e molti «occidentali» in Oriente.
1 Sul tema del viaggio iniziatico nel Romanticismo tedesco cfr. Marcel
Brion, EAllemagne romantique III, «Le voyage initiatique», Paris 1977, che
permette di fare dei confronti con le analisi di Henry Corbin.
2 Cfr. SohravardI, L’Archange empourpré, cit., pp. 265-287: «Le récit de
l’exil occidental».
5 Cfr. Henry Corbin, En Islam iranien..., cit., t. iv, pp. 66-68.
4 Cfr. Ibid., pp. 356 sgg.
5 Cfr. Henry Corbin, En Islam iranien..., cit., 1 .11, cap. iv, § 5; t. iv, pp. 367
sgg.
6 Sohravardi, L’Archange empourpré, cit., pp. 195 sgg.
U N F I L O S O F O IN C E R C A D E L l ’ « O R IE N T E » III
1 Ibid., p. 229.
2 Henry Corbin, En Islam iranien..., cit., t. iv, p. 390.
5 Henry Corbin accenna anche all’Ordine sovrano di San Giovanni di
Gerusalemme {En Islam iranien..., cit., t. iv, p. 394); l’idea d’una Cavalleria
spirituale lo ha ispirato nel fondare l ’università San Giovanni di Gerusalem
me, che una volta all’anno riunisce teologi e filosofi intorno allo studio di un
unico tema: «Sciences traditionnelles et sciences profanes» (1974), «Jerusa
lem la Cité spirituelle» (1975), «La Foi prophétique et le Sacré» (1976),
«Les Pèlerins de l’“Orient” et les Vagabonds de l ’“Occident”» (1977).
I 14 BRUN
il mio “sono Io”, portalo fuori, toglilo di mezzo da noi due »;1
sul cammino di questa liberazione dell’ecceità si situa la pene-
trazione di similitudini, di analogie e di «corrispondenze».
Ma essa implica, d’altro canto e soprattutto, che venga
percepita la corrispondenza fra ciò che sta «in basso» e ciò
che sta «in alto». Ecco perché Henry Corbin ha tenuto a
parlare di Swedenborg nelle pagine che ha dedicato all’epo
pea gnostica nel corso delle sue analisi su SohravardT.’
Da allora egli implicitamente riconsidera la domanda posta
da Heidegger: « Che cosa fa, o che cosa è, l’entità (Seiendheit)
dell’essente? ». Si può aggiungere che ripensa tale questione
alla luce di un’osservazione di Berdjaev nel suo Saggio di me
tafisica escatologica,! in cui si sottolinea che, se i mistici hanno
parlato della nascita di Dio nell’uomo, esiste nondimeno un
altro mistero: quello della nascita dell’uomo in Dio. Dal mo
mento che, se c’è il grido dell’uomo affinché Dio nasca in lui,
c’è parimenti il grido di Dio affinché in lui nasca l’uomo.12 4Pa
3
re qui di trovarsi nello stesso ambito d’indagine da cui nacque
l’interrogativo di Leibniz5 ripreso da Heidegger:6 «Perché
esiste qualcosa piuttosto che nulla? ».
Mistero nel cuore del quale si situa quello della relazione
di Dio con le sue creature, che filosofi e teologi hanno deru
bricato a problema, volendo apportarvi « soluzioni» mutuate
dal sapere positivo.
Tra i filosofi che ha studiato, e specialmente nel sufismo di
Ibn ‘Arabi, Henry Corbin ha invece rinvenuto una prospetti
va tutta diversa. Il neoplatonico Proclo scriveva che, se si po
tesse udire il suono dell’aria spostata dal movimento del gira
sole nell’atto di rivolgersi verso il sole, ci si renderebbe conto
che si tratta dell’inno a un re, quale può cantarlo una pianta.'
Tale rivolgimento è dunque anche una passione, tale eliotro
pismo è una eliopatia: l’inno indirizzato al sole è il pathos del
la simpatia che unisce la pianta al suo re.
Benamato!
Andiamo verso l’Unione.
E se troviamo la strada
Che porta alla separazione,
Noi distruggiamo la separazione/
1 Ibid., p. 96.
2 Citato da Henry Corbin, L'imagination créatrice..., cit., p. 105.
Ibid., p. 102.
2 Ibid., pp. 137-138.
U N F I L O S O F O IN C E R C A D E L L ’ « O R I E N T E » 1 17