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XLVI CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA MAGNA GRECIA

Passato e futuro dei Convegni di Studi sulla Magna Grecia Taranto 29 settembre-1 ottobre 2006-

Dibattito di Giovanna Bonivento Pupino su :Le tematiche (relazioni Gras-Stazio)


(Alla Tavola Rotonda del 1 ottobre 2006, presieduta da Mertens,sul tema :la formula e il contesto )

ll prof. Mertens invita a riflettere su tre problemi:tematiche, ringiovanimento dei relatori e della struttura del
Convegno , rapporto , riguardo alle tematiche dei Convegni, con le Sovrintendenze, oggi oberate .
Sono stata stimolata ad intervenire nel dibattito dalle relazioni di Gras , D’Andria e Stazio su Le tematiche .
Si sta cercando una formula per il futuro dei Convegni di Studi sulla Magna Grecia adatta a portare –
richiamo le parole di Gras-“ un messaggio oltre al cerchio degli specialisti e degli studenti “
Condivido pienamente sulla funzione dell’archeologia in quanto scienza fortemente connessa al territorio ed
alla società ; gli stessi Convegni di Studi sulla Magna Grecia non sono nati , se guardiamo al passato , solo e
tout court come convegni strettamente di archeologia , bensì Convegni che hanno lo scopo di studiare la
Magna Grecia in tutti i suoi aspetti e discipline , ovviamente con metodologia scientifica.
Il prof.Gras non ha quindi che richiamato quella che è già un’idea originaria dei paleofondatori : alla radice di
questo illustre consesso infatti non c’è affatto la settorialità , la chiusura in un unico ambito , ma l’apertura a
più ambiti , per portare il nome di Taranto e della Magna Grecia nel mondo.
Alla base del Convegno c’è per altro la felice intuizione di Carlo Belli : un’ ideazione illuminante per aprire
Taranto al mondo ; oggi i relatori Gras e D’ Andria fanno interventi di richiamo al sociale , al mondo
dell’educazione, della fruizione, al cosiddetto impatto che il Convegno può avere sul territorio di Taranto e
fuori Taranto ;ma non mi sembra abbiano proposto titoli di tematiche ; potrei suggerire : Museologia nella
Magna Grecia , Parchi Archeologici in Magna Grecia , Le emergenze monumentali tra fruizione e didattica ,
facendo tesoro degli insegnamenti di Maria Rosaria Stazio .
Con tali finalità , che condivido pienamente , mi sembra utile ricordare che Carlo Belli, paleofondatore dei
Convegni di Studio sulla Magna Grecia, non fu un archeologo ma un artista.
La sua felice intuizione artistica di fare di Taranto una capitale degli studi sulla Magna Grecia nacque da un
coup de foudre tra l’artista e la città .
“La visione di Taranto , benché fugace -scrive Carlo Belli- bastò per farmi innamorare della città”
(C. BELLI,Come nacque l’iniziativa, p. 7 in Ristampa promossa dalla Fondazione A. Galeone in occasione
del quarantaseiesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia,Napoli 2006.).
La scoperta di Taranto fu per Carlo Belli come una luce ; l’artista idealmente considerò il Convegno luogo e
momento di studio non specialistico ma illuminante su tutta la Magna Grecia ; da Taranto doveva partire e
svilupparsi come una luce un processo di studi e ricerche .
Su tali fondamenti ideali mi sembra utile approfondire nei futuri convegni tematiche che riguardino l’arte
antica e l’artigianato ; in particolare :Lo stile dell’arte magnogreca o italiota : caratteristiche peculiari e
botteghe; La definizione di stile tarantino ; L’irradiazione dello stile tarantino nella koinè di IV secolo a.C ;
L’artigianato della Magna Grecia :tecniche, prodotti , ateliers , con riferimento ai diversi materiali impiegati.
Riguardo alle tematiche vorrei chiedere a Gras che cosa intenda quando dice , se ho ben compreso , che la
storia greca della Magna Grecia , il filone originario dei Convegni , sembra esaurito : è’ uno stimolo , mi
auguro , a riprendere e continuare questo filone con nuove ricerche ?
A mio avviso sull’esaurimento di tale pista di studio come di altre tematiche , c’è da discutere : siamo
davvero certi che il filone della tematica storica si sia esaurito? Che sulla storia della Magna Grecia sia tutto
chiarito ?.
L’interesse di questo convegno, che sta arrivando al mezzo secolo , consiste soprattutto , a mio avviso ,
proprio nell’avanzare degli studi storici sulla Magna Grecia ; ciò ha consentito il superamento di stereotipi , di
giudizi poco scientifici , di preconcetti , oggi considerati sempre più a-storici ( vedi il pregiudizio sulla
inferiorità della cultura degli indigeni e dei barbari rispetto a quella greca, e c’è voluto un secondo convegno
su Taranto ed un altro dedicato ai Molossi per cominciare a leggere il ruolo di Taranto in un’ottica sempre
meno pan-tarantina e sempre più ellenistico-mediterranea; ma c’è ancora molto da dire sui rapporti tra
Taranto ed illustri città mediterranee; a tale proposito suggerirei la tematica Taranto e Cirene ) .
Sin dagli Atti del 1961 , d’altro canto, il tema storico ed archeologico della Magna Grecia fu impostato come
un problema di conoscenza nel settore della civiltà mediterranea.
In quei lontani anni ‘60 che corrispondono al decollo dell’industria pesante a Taranto, la nascita di un tale
prestigioso convegno fu motivata dal bisogno degli studiosi di Magna Grecia di far conoscere al mondo
l’antica civiltà magno-greca delle terre del Sud Italia in una fase anche di rinascita economica per l’Italia
stessa .
Essi avvertivano , i promotori in primis , ( Pietro Romanelli,Carlo Belli , Angelo Raffaele Cassano , Alfonso
De Franciscis , Vittorio De Falco , Nevio Degrassi , Amedeo Maturi , Domenico Mustilli , Mario Napoli ,
Giovanni Pugliese Caratelli , Mario Sansone , Paola Zancani Montuoso , Attilio Stazio ) il valore del passato
magno-greco come risorsa per il futuro del Sud.

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Sostenuto da questa impostazione anche socio economica ( un’esigenza emersa nel dibattito) , il Convegno
oggi potrebbe fortemente contribuire a ridare identità e prestigio internazionale ad un territorio che in
particolare a Taranto pare sempre più immemore del suo passato , in un momento di forte crisi , in cui la
quotidianità è vissuta momento per momento ma senza la speranza di future prospettive.
La funzione di Taranto magno-greca anche nei confronti delle regioni limitrofe e del centro Italia fu in passato
molto importante dal punto di vista culturale ed economico ed il convegno tarantino con la sua stessa
presenza a Taranto conferma il prestigio culturale e storico di una città che dagli studi magno-greci può
trovare nuove speranze.
Pertanto una delle paleo-tematiche (Greci ed Italici) , basilari a mio avviso , mi sembrerebbe da approfondire
ancora , riflettendo piuttosto sulla tematica delle Etnie e colonizzazione in Magna Grecia ; per Taranto
l’approfondimento del tema del rapporto tra polis e chora potrebbe chiarire la presenza di diversi nuclei etnici
greci immigrati non solo da Sparta e portatori di tradizioni e cultura peculiari; quale era l’identità etnica , ad
esempio,dei fondatori di Taranto? Si è tenuto conto della loro provenienza da Amycle ? Quali altri gruppi
coloniali con altre etnie si possono identificare nella chora sulla base delle produzioni ?
Per la Puglia sarebbe interessante sviscerare la relazione tra la cultura portata dalla etnia laconica
impiantatasi in quel territorio costiero che divenne l’unica grande polis greca di tutta la Puglia , e le diverse
etnie indigene considerando tutto il territorio pugliese ( con Dauni e Peuceti) e non solo quello strettamente
salentino ( Taranto e Messapi ) ; l’anno prossimo il convegno su Atene e la Magna Grecia potrebbe
illuminare ancora meglio il rapporto tra gli attici e gli Apuli in un sistema di alleanze antispartano .
Credo che il nostro giudizio sul mondo italico anellenico in Puglia si arricchirebbe di più certi elementi , taluni
peraltro già abbozzati sin dal primo convegno, quando furono poste delle precise e cruciali questioni che
chiamerei sottotematiche : colonizzazione o sfere d’influenza in Puglia? Gli Apuli tra fortissima resistenza
territoriale ai greci laconici (di Taranto ) ed altrettanto spiccata tendenza ad aperture commerciali, prima al
mondo egeo e mediterraneo e poi nel V secolo agli altri Greci ( attici di Atene), fino all’assorbimento della
grecità nella koinè di IV secolo, lasciando inondare nel III secolo a.C. i loro grandi e piccoli mercati con i tipici
prodotti di moda nell’ellenismo (in particolare gli ori),ma sempre chiusi e compatti nei loro centri (A. MAIURI,
Atti CSMG , 61 , p. 24)
L’assenza della Sicilia dai convegni tarantini gioca un ruolo non indifferente ed è stata opportunamente
evidenziata anche da D’Andria come un limite operativo nella ricerca , che non rende omaggio ad archeologi
come Vallet , Adamesteanu , De La Jenier, Mertens.
Niente Sicilia ma anche pochissima Etruria a mio avviso.
Perchè queste pregiudiziali? Per superare in futuro la scarsa presenza dell’Etruria ritengo doveroso
richiamare la consegna di Heurgon agli studiosi di Magna Grecia :non dimenticare il contributo greco al
costituirsi delle origini e comunità etrusche né dimenticare che l’Etruria arricchì il suo patrimonio a contatto
con la Magna Grecia (Atti 68) e di Massimo Pallottino :”Si trascura il contributo greco al costituirsi delle
comunità etrusche,alle origini etrusche,si guarda all’Oriente,ma non alla presenza greca coloniale (op.cit.,
p.41).
Quanto alla Sicilia, la preclusione , fu forse, e sottolineo forse, voluta non tanto dai paleo-fondatori quanto
dalla tendenza, sostenuta da taluni studiosi meridionali, di avere a Taranto un Convegno prettamente delle
regioni del Sud Italia, chiamando in aiuto, in modo improprio, la geografia regionale .
A tale proposito ricordo la convinta affermazione fatta non casualmente, credo , proprio nel primo convegno,
dal Sovrintendente della Campania Amedeo Maiuri:”Poiché dobbiamo limitare il nostro sguardo (sic!) alla
Magna Grecia , dobbiamo esaminare i rapporti tra Greci ed indigeni nel territorio della Magna Grecia e cioè
Lucania ,Calabria ,Puglia e Campania”.
Questo taglio interregionale meridionalistico distaccato dalla Trinacria forse aveva la sua ragione d’essere in
una scelta anche di tipo organizzativo , per il lancio del convegno stesso nel mezzogiorno d’Italia , più che in
una sostanza storico culturale , ma è astorico .
Dove è infatti la Magna Grecia se non nelle colonie greche? E dunque perché il no alla Sicilia? Basti pensare
agli stretti rapporti tra i Dori di Sicilia e l’etnia dorica tarantina , alla storica amicizia tra Siracusa e Taranto ,
tra Dionisio II ed Archita ed alle impressionanti analogie nelle produzioni artistiche di queste due poleis.
La tematica dei “ Rapporti tra Sicilia e Magna Grecia “ fu invece ben suggerita ai “dotti” dal “ profano” Carlo
Belli e non poteva essere diversamente, dati i suoi ricordi personali su Paolo Orsi in Sicilia (VANNA
BONIVENTO , Personaggi della…Magna Grecia :Carlo Belli , in La Gazzetta del Mezzogiorno ,19.0ttobre
1973 )
Riapriamo gli orizzonti alla Sicilia in uno specifico convegno , magari con un’apposita tematica , come quella
suggerita dal Belli o una più legata alla storia tarantina dal titolo:Taranto e Siracusa.
Riguardo alla formula futura mi sembra opportuno richiamare quella originaria pensata dai paleo-fondatori
sin dalle prime battute e primi passi di tale prestigioso convegno cresciuto sempre più nei decenni .
Formula assai chiara che sintetizziamo con le parole di Amedeo Maturi :pochi relatori , molto dibattito (Atti
61)
Gli stessi Sovrintendenti vennero chiamati , come lo stesso Maiuri , in veste di relatori , nella prolusione sulla
specifica tematica annuale sostanziata dalle documentazioni archeologiche , ben note alla Sovrintendenza

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su quello specifico tema ; una volta stabilita la tematica generale , il Convegno si doveva svolgere infatti
“intorno a pochi temi essenziali , affidati a singoli relatori e proposti alla discussione ai partecipanti al
Convegno stesso”.
Ai fini di internazionalizzare sempre più il Convegno nel futuro la partecipazione potrebbe avvenire anche a
distanza per i più illustri studiosi internazionali,considerando le moderne tecnologie che consentirebbero
collegamenti a distanza con relatori sparsi per il mondo ( video conferenze).
Nella formula DOC ( il marchio originario del convegno!) i relatori avevano l’arduo compito di stimolare la
discussione approfondita, mentre il Sovrintendente, in qualità di studioso di Magna Grecia, proponeva una
documentazione archeologica ,strettamente in relazione con la tematica ,degli scavi recenti svolti dalla sua
istituzione , atti ad illuminare il tema;ogni Sovrintendenza regionale inoltre aveva cura di venire al Convegno
con una sintesi di documenti archeologici utili che diventavano dei veri capisaldi del Convegno per il valore
storico;anche queste brevi rassegne tematiche di archeologia erano seguite dal dibattito degli studiosi a
vario titolo e ne usciva un quadro completo con tanti spunti per il proseguo della ricerca storica.
Oggi abbiamo due codificazioni per la critica :i dibattiti veri e propri e la tavola rotonda.
Sono i momenti più vivaci e costruttivi dei convegni ai quali si potrebbe dare più spazio.
Via via con gli anni alle “relazioni archeologiche tematiche” sono subentrate le “rassegne annuali degli scavi
delle Sovrintendenze meridionali”, non sempre inerenti alla tematica proposta ; mi sembra questo il disagio
emerso e sottolineato dagli stessi Stazio e Mertens riguardo al rapporto con le Sovrintendenze ; a mio avviso
non può assolutamente mancare nella futura formula, e ciò secondo me va ribadito per il futuro, la
documentazione archeologica ,ma che sia ” tematica ”, più inerente al tema ,come ha giustamente
sottolineato il prof Stazio le cui parole pienamente condivido.
Ma a chi spetta l’onore e l’onere di una tale scelta di reperti atti a documentare argomentazioni ad hoc sulla
tematica proposta un anno prima?.
Tutto sarebbe più facile se gli stessi Sovrintendenti con i loro ispettori si accollassero l’impegno,ma abbiamo
sentito le mille difficoltà che hanno; una soluzione potrebbe trovarsi da parte del Convegno nell’affidare a
studiosi e ricercatori, in raccordo con le Sovrintendenze,la ricerca nei magazzini che spesso traboccano di
materiali,inventariati e non,purtroppo, e che invece potrebbero contribuire alla soluzione di problematiche
poste dagli storici.
Una proposta pratica alla luce di esperienza nel campo dell’inventariazione e catalogazione di materiali
archeologici della Magna Grecia è la costituzione di teams misti ( giovani ricercatori e studiosi) e dedicati alla
tematica del convegno, che possano operare nei depositi delle varie Sovrintendenze col raccordo tra
istituzioni.
Questo perché le tematiche non sono estemporanee ; le chiamerei piuttosto “consegne annuali” del
Comitato, proprio per permettere agli studiosi a vario titolo di prepararsi.
Qualora, e sarebbe davvero auspicabile, il Sovrintendente archeologo accettasse di svolgere una relazione
archeologica tematica, sarebbe a mio parere opportuno affidargli come un tempo la prolusione , proprio per
stimolare il dibattito scientifico su prove documentarie.
Quanto alle rassegne annuali, che siano finalizzate alla tematica in discussione , come ha chiesto Stazio.
D’altro canto le rassegne degli scavi annuali delle Sovrintendenze, anche se avulse dal tema, sono però utili
agli studiosi per un rapido aggiornamento sulle recenti scoperte e rispetto alle relazioni tematiche hanno
questo valore aggiunto,anche se non sempre soddisfano le varie questioni e problematiche emerse col
dibattito, in quanto, rispetto alla tematica generale del convegno, sono talora-e richiamo le stesse parole di
Stazio-generiche e teoriche. A mio avviso sono invece assai utili dal punto di vista della dovizie di
informazioni sui territori.
Sta al Comitato la scelta se ritornare alla formula originaria (POCHI RELATORI CON RELAZIONE
ARCHEOLOGICA TEMATICA + MOLTO DIBATTITO TRA I PARTECIPANTI), mantenendo fede ad essa, o
perseguire sulla strada dell’archeologia strictu sensu dando sempre più spazio alle rassegne archeologiche,
anche se avulse dalla traccia. Tra i due estremi in medio stat virtus!
Il prof.Stazio invita ( a buon intenditor..)a non perdere di vista nei dibattiti e nelle rassegne la tematica
oggetto del convegno.
Come ho già detto condivido nella sostanza le parole del prof.Attilio Stazio che invita e stimola gli archeologi
a svolgere ricerche non casuali sul terreno, bensì coordinate e finalizzate –riprendo le sue stesse parole-a
rispondere alle problematiche che il dibattito pluri-decennale sulla Magna Grecia fa emergere ; in buona
sostanza le scoperte archeologiche sono altrettante risposte a domande che gli storici si pongono quando
interrogano i dati materiali e li valutano,cambiando nel tempo, col proseguo della ricerca storica, anche i
giudizi su popoli e culture; oltre l’enorme lavoro da Lui svolto ( tutti i convegni di studio sulla Magna Grecia
da quarantasei anni a questa parte), l’illustre prof. Attilio Stazio, ha ,tra gli altri anche il difficile e delicato
compito di coordinare i numerosi interventi di storici ed archeologi e di tante altre discipline, ciascuna col suo
codice e metodologia di ricerca;le varie scienze intervenute hanno senz’altro contribuito ad arricchire ed
illuminare il quadro della Magna Grecia; il carattere e la tipicità di questi amati ed illustri convegni è , come
da anni la laboriosa organizzazione del prof. Attilio Stazio sta dimostrando , pluridisciplinare.

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Questa è la forza del Convegno tarantino e mi sembra opportuno proseguire in futuro con tematiche
pluridisciplinari ; a tale proposito sarebbe da approfondire il concetto di una precisazione metodologica :che
cosa si può intendere per “ interdisciplina ” quando l’oggetto della ricerca è la Magna Grecia nel Convegno
tarantino ?
Il Convegno di Studi sulla Magna Grecia ha man mano allargato la tipologia delle discipline ;alla storia ed
all’archeologia si sono unite altre scienze : letteratura , numismatica , filologia , topografia ; recentemente il
paesaggio;tanti nuovi argomenti si sono affrontati ed altre novità certamente saranno proposte grazie a
nuove metodologie di ricerca sostenute da moderne tecnologie.
Esse giocano un ruolo assai importante, non solo nella disciplina archeologica ma in tutti i settori della
ricerca; basti pensare all’introduzione dell’informatica,come abbiamo visto coi diagrammi a barre proposti dal
prof. D’Andria su quante volte i vari Convegni di Magna Grecia sono citati nelle più importanti riviste
archeologiche.
Ma è questa la via,per quanto utile possa sembrare il sondaggio, per la scelta delle future tematiche, per
dare una nuova direzionalità nei contenuti al Convegno?
Dovremmo eliminare tematiche meno…gettonate , anzi meno citate ? Oppure dobbiamo analizzare non solo
i dati ma le motivazioni di esclusioni o inclusioni di determinarti argomenti e tematiche nei convegni?
Gli interventi dedicati ai temi della produzione e distribuzione , della tutela , dell’antropologia sono sparuti ma
ciò che salta all’occhio dal diagramma è che anche argomenti come colonizzazione , identità etniche ,
relazioni con gli indigeni, dal 1996 al 2006 ,in questi ultimi dieci anni sono stati poco considerati, nonostante
siano temi basilari per la storia della Magna Grecia.
Sempre in relazione a Taranto non poco ha contribuito il Convegno come stimolo per la messa in luce di
importanti reperti ; basti ricordare il cosiddetto tempio di Poseidon a Piazza Castello nella Città Vecchia ( le
immagini mostrate dal Sovrintendente Andreassi sulle recenti scoperte al Castello sono a mio avviso
eccezionali e potrebbero gettare nuova luce sulla cultualità praticata in quell’area;mi riferisco in particolare al
rilievo femminile ed all’epigrafe con dedica ad Artemis- Orthias ) ;ma non dimentichiamo il circuito delle mura
classiche, scoperto dal compianto prof. Lo Porto,la pianta urbana puntualizzata da Lippolis , la necropoli.
Si è sollevata da parte del prof. D’Andria una ferma e sentita esigenza che proviene dalla società , di
fruizione e di valorizzazione dei beni archeologici tarantini , compreso il museo nazionale quale contenitore
di reperti .
Suggerisco in conclusione una formula non certo di sopravvivenza ma di autentico sviluppo sui basi di
internazionalità, ricerca aperta ai giovani ricercatori ma anche studiosi a vario titolo, interdisciplina in
relazione alla tematica ,moltissimo dibattito in virtù di relazioni diffuse per tempo almeno nelle linee
essenziali , magari via Internet, rassegne archeologiche tematiche anch’esse presentabili nel Web, eventi
collaterali legati al tema della Magna Grecia ( mostre d’arte e di artigianato, gemellaggi, concerti,
rappresentazioni teatrali,gite, didattica per le scuole, coinvolgimento del settore commerciale e turistico).
Tutto purché si tenga ben presente lo scopo di questi convegni che richiamo con le parole di Pietro
Romanelli :
che i Convegni di Studi sulla Magna Grecia siano fonti di luce,per gettare semi,accendere una luce da cui
altra luce ed altri fecondi frutti potranno ancora venire “(P:ROMANELLI, in Atti CSMG,VI,p.373)

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