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649
H. 64 t - 1
Lt 9
. P.
1

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< 36620201320019

Bayer. Staatsbibliothek
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1
7 72
BI B L I O T E CA NU O V A

Hilito 649 t - 11
G. DE CASTRO

IL

MONDO SECRETO

VOL . 1.

MILANO

G , DAELLI C. EDITORI

M DCCC LXIV .
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BIBLIOTECA NUOVA

PUBBLICATA DA G. DA È LLI

IL MONDO SECRETO

83
7310015
BIBLIOTECA NUOVA

PUBBLICATA DA G. DA ELLI

IL MONDO SECRETO

53
73100/5
8
9

Proprietà letteraria G. DAELLI e C.


G. DE CASTRO

IL

MONDO SECRETO

VOL . 1 .

MILANO
G. DAELLI e C. EDITORI

M DOCC LXIV.
H. lit. p. 649 t-1

Bayerische
Staatsbibliothek
München
INTRODUZIONE

DE CASTRO, Il Mondo Segreto vol I.


!
1
1
OOO 000

Havvi chi nella storia scorge una trama sem


pre interrotta, una maglia che perpetuamente
si sfila , è riguarda i fatti come orfani intorno
al cui capo ondeggiano i fili che un genio del
male recise : e havvi chi vede nella storia un
tessuto di meravigliosa fattura. Per quest'ultimi
nulla vi ha di accidentale nella vita del mondo .
Tutti gli avvenimenti combaciano ; senza di
che l'edificio della civiltà ruinerebbe . Per que
st’ultimi , come per noi , la comparsa e l'azione
delle società segrete non è fenomeno singolare
e inesplicabile, non è forma transitoria , non è
effetto inatteso e fugace , ma è consapevole e
preveduta esplicazione di cause note .
Le società segrete furono necessarie come
4 INTRODUZIONE
le società palesi. La sola superficie non costi
tuisce un oggetto. L'albero suppone le radici .
Nel lavoro di sovrapposizione che si nota
nelle vicende umane , vi sono gli strati latenti ,
oscuri , senza nome, i quali , sospinti da quella
legge universale che affatica tutte le cose verso
il progresso, si schiudono una via alla luce .
Ogni cosa tende a salire nel mondo.
Accanto agli imperi della forza , agli idoli
della fortuna, ai feticci della superstizione , do
vette in ogni secolo ed in ogni Stato esistere
un luogo ove l'impero della forza cessava, ove
gli idoli non erano più adorati , ove i feticci
erano derisi . Fu il gabinetto del filosofo, il tem
pio del sacerdote, o il sotterraneo del settario .
Le società segrete furono il provvido tempe
ramento e la valvola di sicurezza dell'oggi , e
la leva poderosa del domani. Senza di esse il
monologo dell'assolutismo occuperebbe solo il
dramma della vita e apparirebbe destituito di
scopo ; quell'interlocutore nell'ombra anima la
scena ; quel vendicatore confuso fra gli schiavi
sorregge la dignità umana ; quella formidabile
mano che scrive formidabili parole , fa pensare
a Dio, alla giustizia , alla libertà .
Senza assolvere l'assolutismo, si può , in al
cune epoche ed in alcuni luoghi , spiegarlo ;
ma esso non avrebbe nulla prodotto se non
avesse esercitata la volontà dell'uomo , concitata
INTRODUZIONE 5
la reazione , provocata la rivolta . Le società
segrete non furono solo destinate a convertire,
a giusto tempo , l'acciajo in un pugnale , ma a
conservare all' acciajo la primitiva elasticità.
Ogni società segreta è un atto di riflessione,
quindi di coscienza . Solo pel fatto del costi
tuirsi , la personalità umana vi si manifesta in
quella facoltà , che è essenziale al suo incre
mento . Solo mercè le società segrete l'assoluti
smo fu scuola e fomite di riflessione alle plebi
spensierite , ignoranti e codarde .
Quante volte l'ineguaglianza regno sulla
terra, l'eguaglianza cercò l'ombra e nell'om
bra proseguì la sua grand'opera ; non fuggi ma
si ritrasse in oscuro asilo per meditare la ri
scossa ; non capitol > ma fortificossi nel silen
zio e nel dolore.

La riflessione accumulata , fissata è la co


scienza . Pertanto le società segrete sono , in
certo qual modo, l'estrinsecazione della coscien
za nella storia .
Ogni uomo ha in sé medesimo qualche cosa
che è lui , ma che nello stesso tempo lo veglia,
come se non fosse una cosa medesima con lui ,
come se fosse fuori di lui . Codesto quid obscurum
è più forte di lui; e' non può ribellarsi al suo
impero , sottrarsi al suo esame , fuggirlo ; ed è
6 INTRODUZIONE
ciò che gli sopravive , che sopravive a tutto ,
che giudica tutto . Questa parte di noi è in
tangibile ; il ferro del sicario , la mannaja del
carnefice non la raggiungono ; non la seducono
lenocini , non la placano scongiuri,' non l'atter
riscono minaccie . Essa crea in noi un dualismo ,
la cui forma e la cui pena si chiama rimorso .
Quando l'uomo è virtuoso , in pace con sè me
desimo , si sente uno ; il quid obscurum non
lo opprime , nol tortura ; ma quando egli opera
male , una parte di lui , e la migliore , gli si
ribella ; alcun che si distacca dalle arcane pro
fondità del suo spirito; qualche cosa d'immenso,
d'inesorabile lo soffoca. Un occhio , l'occhio del
Dio che in lui risiede , sta sempre spalancato
in lui e su lui .
La società segreta è l'espressione di questo
dualismo riprodotto e ingrandito ne'consorzi
umani ; è il quid obscurum della politica, l’oc
chio invisibile che vede ogni cosa . Il tiranno
è agghiacciato sul suo trono e fra mille armati
da quello sguardo , il cui lampo cerca in tutte
le pupille , in tutte le spade , in tutte le carte .
Egli sente quello sguardo come visione in sogno .
Senza supporre nè l'ordine di natura , nè un
primitivo contratto sociale , è evidente che gli
uomini , unendosi in famiglie , pongono in co
mune le loro idee , le loro forze e le loro co
scienze . Se lo Stato il più delle volte non pos
INTRODUZIONE
siede un'individualità legittima , la patria può
ognora chiamarsi un ente collettivo , un orga
nismo animato dallo spirito di molte genera
zioni , un punto d'intersecazione e di ritrovo
de'mille che nel sacro nome della terra na
tale s'amano e accertano l'immortalità del pen
siero. Questo scintillante punto d’interseca
zione , questo foco, è la pubblica coscienza ; e il
rimorso di questa si noma società segreta , ri
morso vendicatore e purificatore.

Ecco dunque , a cosi esprimerci, la ragione o la


missione delle società segrete ; ma chi può nu
merare le cause determinanti ? Chi può dire le
forme svariatissime che assumono mercè l'a
zione sincrona di cagioni generali e locali ?
Chi può fare il bilancio e il preventivo degli in
computabili motivi ? Come niuno può intentare
processo al fulmine, come niuno può misurare
le nubi che nel capace grembo elaborano la
tempesta ; cosi niuno può sommettere a calcolo
i moventi immediati dai quali s'inizia , gli
elementi disformi de'quali si compone lo sci
sma , la congiura , la rivoluzione .
Dalla straordinarietà degli effetti certo può
indursi la straordinarietà , la grandezza , l'in
sistenza delle cagioni ; ma l'intreccio e l'alterno
prevalere di ueste , l'attrazione che esercitano,
8 INTRODUZIONE
sfuggono all'analisi . Il mistero precinge la
notturna fecondazione.
Dai più disparati sentimenti trae vigore la
setta . Le materie più preziose ed insieme le
meno elette concorrono a formare questo gi
gante , rifusione ciclopica e tetra di quanto s'a
gita, ribolle e schiuma nelle viscere sociali .
Nella descrizione de'templi antichi un'espres
sione colpisce la fantasia ; udendo parlare del
mare di bronzo , s'immagina alcun che di si
mile ad una fornace ardente, in cui il metallo
liquido aspetta di essere gettato nello stampo
e di ricevere una forma artistica . Quell ' im
magine ci riede alla mente qui , e per non SO
quale ravvicinamento vorremmo applicarla alla
società segreta, la quale del pari, indigesta e
farraginosa accolta di cose e d'uomini , coll'an
dar de'secoli s'imprime di tale grandiosità ,
raggiunge tale euritmia di parti , da formare un
tutto indissolubile .
Che importa che la lega entri nella miscela ?
La lega entra altresì nell ' aurea monetuzza
a si gran studio custodita negli scrigni. Che
importa che sotto la superficie diamantina
si celino lati vulnerabili e parti meno pure ?
La concrezione non è meno stupenda ; e la
storia naturale dell'umanità può a buon diritto
collocarla nel proprio museo come la geologia
s'affretta a collocare nel proprio museo le roc
INTRODUZIONE 9
cie vulcaniche . Vera roccia , la sabbia vi è
mista all'alabastro ; ma possiede la formida
bile resistenza della roccia , e quell'immobi
lità che non si spaventa dell'abisso schiuso al
di sotto e che cessa solo il giorno in cui
deve piombare sul capo degli uomini e delle
istituzioni . Consideriamo la massa, il cui peso
ci sarà più ch'altro accertato dalle rovine .

Dov'è la società segreta ? È là , campata in


alto, aggrappata all'ordine di cose di cui me
dita la rinascita mercè la morte , la rinnova
zione mercè la distruzione ; ed a cui vuole
addurre la luce mercè l'incendio . Niuno la di
scerne ; ma pur tutti la sentono al di sopra e
al disotto di sè , in una regione ignota . Vor
remmo compararla ad una stella invisibile ,
ma di cui perviene sino a noi la luce ; a quel
calore che parte di là ove niuno mai pose il
piede , ma che noi sentiamo e constatiamo col
termometro , scendendo nelle profondità della
terra . A quel segno , a quel centro , di cui è
spesso vana opera il rintracciare l'ubicazione ,
tendono istintivamente tutti gli elementi cen
trifughi di uno Stato . Già la forza attrattiva di
questo indebolisce all'appressarsi della nuova
forza latente , introvabile , impunibile, forza che
ha la ragione e quindi il diritto di esistere, e
10 IN TRODUZIONE
che niuna società può rimuovere o respingere
da sè come la nebulosa non potrebbe , anche
volendolo , ricacciare da sè l'astro o la recon
dita forza apportatrice di vita, che colla pro
pria attrazione la raddensa in nuovi soli , la
congloba in nuove lune , la spinge peregrina
negli spazi , o la volge a mo ' di anello in
torno i vetusti soli . Così si spostano i fuochi
della storia umana ; così l'umanità prosegue
una meta fuggente davanti a lei , e volge in
torno ad un centro ignoto , come è mal noto
quello intorno a cui faticosamente intreccia i
propri moti il nostro sistema planetario .

Uno dei più ovvii sentimenti, ispiratori delle


società segrete , è quello della vendetta , ma
della buona e provvida vendetta , aliena dai
rancori personali , assente ove si discute un
interesse vulgare , che vuol punire le istituzioni
e non gli individui, colpire le idee e non gli
uomini ; la gran vendetta collettiva , retaggio
che i padri trasmettono ai figli , pio legato
d'amore che santifica l'odio e ingrandisce la
responsabilità e il carattere dell'uomo . Peroc
chè havvi un odio legittimo e necessario, quello
del male , e certo questo medesimo odio potè
far brillare nella pupilla de ' mistici una lagrima
sul destino di Satana ( santa Teresa) ; quest'o
INTRODUZIONE 11
dio medesimo potè insegnare la tolleranza , e
rinfocolare la carità . Chi odia davvero il male
sente il tragico compianto per tutte cose sfrut
tate dal male 7 a cui appunta il dardo come
l'infelice Tell che colpiva il pomo salvando
l'oggetto delle sue maggiori tenerezze ; ardua
separazione , pericolo ogni giorno rinnovantesi ,
confusione fatale . La ruvida mano della giu
stizia sociale mal riesce a colpire sanando ; e le
trema in pugno la lancia d'Achille ; e nel lu
gubre intreccio del male colla vita recide pro
miscuamente le fila d'oro che andrebbero sepa
rate con sottile industria e con occhio amoroso.
Quest'odio forma la salvezza de ' popoli . Guai
al popolo che non sa odiare , perchè il male
si chiama servitù , superstizione , intolleranza,
ipocrisia ! Il Chinese non odia .
Per acquistare il diritto di amare, di trion
fare nell'amore , bisogna odiare il male ; e chi
non cresce a questa scuola non può serbarsi
nè libero, nè felice, nè amante .
Ogni società segreta è una pallida famiglia
di vendicatori . Quegli uomini sono stretti da
infrangibile giuramento ; i loro riti si direb
bero il programma dello sterminio ; ma la loro
amicizia è tenera e soave . Guardateli in viso ;
scuri e smorti : ma parlate loro della patria,
della libertà , della verità , e il loro volto si ras
serena , ride d'una luce ineffabile .
12 INTRODUZIONE
Quando i patrizi di Roma immolarono Ti
berio Gracco , costui prese un pugno di polvere
e lo gettò verso il cielo . Quella polvere dovet
te fecondare una società segreta , una società
di vendicatori che lavoraronoin silenzio all'in
trapresa proscritta e glorificata nel martirio.

Ne' campi infiniti del cielo la nascita , la


morte e la rinascita avverano la leggenda delle
iniziazioni antiche . Se ci fosse dato cancellare
le distanze dello spazio , e accostare i periodi di
tempo immensurati , e congiungere i remotis
simi termini , vedremmo germogliarvi miriadi
di mondi come l'erba di una notte ; vedrem
mo il moto incessante della condensazione
progressiva ; vedremmo i mondi spuntare , fio
rire e riedere etere incomposito ; quindi ripi
gliare e forma e moto e luce . Così le società
nascono e muojono , fioriscono e sfioriscono .
La loro giovinezza tramonta , e pallore di morte
le copre ; ma i magici colori , di che si com
pose l'iride d’una civiltà , trapassano a scin
tillare sul capo d'una nazione novella , e mai
non si spegne la lampana della vita ;
Et, quasi cursores, vila lampada tradunt
( i UCR . , 11 , 79 )
Come cadono gli imperi ? Rovinano forse da
sè per vecchiezza o per istanchezza ? Si suici
INTRODUZIONE 13
dano forse in un'ora di tedio dopo avere trop
po goduto, troppo combattuto , troppo abusato
della lotta e della vittoria ? Spezzano la possen
te lor spada il giorno in cui non hanno più
nulla da colpire ? Rinunciano alla voluttà del
comando il giorno in cui sentono il nulla della
sovranità ? Il soverchio peso sfascia forse l'in
telajatura dell'edificio ? La base s'inabissa quan
do il vertice sta per aggiungere le nubi ? L'am
bizione , che nulla più soddisfa , divora forse il
corpo medesimo a cui impose legge di perpetui
aggiungimenti , di accumulamenti intermina
bili e di conquiste senza fine ? Per ultimo , gli
Stati muojono perchè scelgono di morire ; per
chè sprezzano il mondo, la vita e forse sè stessi ;
perchè costretti di odiare , per conservarsi, an
che il bene che li soverchia e il genio che li
condanna , non trovano nell'odio quella fede e
quella costanza che provengono solo dall'amorei
Se ciò non fosse gli Stati durerebbero eterni ?
No. Gli Stati non scelgono di morire ; l'istinto
della conservazione non tace mai in essi ; s'at
taccano alla vita con energia disperata ; lot
tarono nel formarsi, lottano nel dissolversi ;
e non posseggono lo stoicismo del suicida che
si fa svenare nel bagno ed esplora i fenomeni
della morte , i quali e ' non potrà ridire nem
meno a sè stesso . Però la loro caduta è im
ponente ; discendono , ma reluttanti , ma ri
14 INTRODUZIONE
guardando , sospirando , ritentando la perduta
altezza .
Ebbene : perchè discendono ? Non hanno per
essi la forza , il diritto storico , la fede e l'abi
tudine del comando ? Che cosa li forza all'ab
dicazione ? Il braccio invisibile che li ricaccia
nel nulla da cui li sollevò , e la temuta mano
che scrive il Mane , Thecel , Phares , sono
forse il braccio e la mano di Dio ? Niuno può
escludere dal governo del mondo l'arcano spi
rito che gli antichi dissero Fato e i moderni
Provvidenza , che è quella parte della ragione
delle cose che sfugge tuttavia alla mente ed
all'impero dell'uomo . Ben vorremmo rimuo
vere questa incognita dal computo per sosti
tuirvi ciò che veramente sappiamo e sentiamo
essere ispirazione e azione divina in noi e fuori
di noi , ma ancora nol possiamo . Però il divino
qui è noto ; la forza misteriosa ineluttabile
non emana da quella provvidenza anonima ,
che può appellarsi l'asilo delle nostre ignoranze
e delle nostre paure , ma da una provvidenza
del tutto umana , che elabora nel seno della
società medesima i propri decreti . Lo Stato è
colpito dalla mano della Società , segreta oggi ,
palese domani ; oggi militante , domani vittoriosa.

Se ciò non fosse la storia della caduta degli


INTRODUZIONE 15
imperi si ridurrebbe all'analisi chimica della
putrefazione ; Gibbon non avrebbe speso ven
t'anni nella sua grand'opera . La qual putre
fazione viene dissimulata a gran cura . I con
temporanei e i posteri si studiano di vestire
sontuosamente i cadaveri . La vanità , l'eti
chetta , la servilità esigono che tutti gli onori
sieno resi alle podestà defunte. Alla lunghis
sima agonia succede un periodo in cui manca
la certezza del decesso , e non è rimosso il pe
ricolo della rinascita e della vendetta . S'im
balsama il corpo che non s'osa ancora appel
lare un cadavere ; e si parla a bassa voce onde
non isvegliarlo. Forse esso dorme !
Da qui un prolungamento , non della vita ,
ma delle apparenze della vita ; spento è il ti
ranno , ma è superstite il terrore del suo nome .
Però quel che vive davvero, quel che vive di
tutta la vita propria e di quella di cui ha
privato l'immane ed esanime corpo vestito di
sontuosi drappi , a cui l'ipocrisia e la paura
tributano lagrime ed omaggi , è quel che jeri
traeva esistenza calunniata e perseguitata . L'or
gia è finita , sono spente le torcie e riede il sole .

Questo lavoro si sottrae all'osservatore su


perficiale ; e si compie in sì lungo periodo di
tempo che non si può notarne giorno per giorno
16 INTRODUZIONE
i progressi . Chi scopre la nascita di una ruga?
Lo specchio più assiduamente consultato non
racconta in un sol giorno la tragica ' storia
della bellezza , che fugge e della gioventù che
declina . L'edificio sociale è ancora ritto e
fermo sulla sua base , superbamente eleva nel
l'aria la sua cupola ; lo si direbbe più che mai
solido e duraturo ; ma , reggia o tempio, questo
edificio, corroso e screpolato , diverrà un cu
mulo di macerie . Nulla perisce con esso ; quanto
meritava di sopravivere è quanto ha provocata
quella rovina, ed ha ricostrutto la propria città
per abitarvi il giorno , in cui le vecchie case
cadranno sotto il peso d’un'antica maledizione.
La città nuova è costantemente il lavoro
delle sette . La città vecchia si decreta l'im
mortalità ; triplice cerchio di mura la protegge
dagli assalti dei nemici e da quelli del tempo ;
ma , come quelle di Pietroburgo , bisogna rico
struirle ogni secolo , riattarle ogni giorno . Un
mattino mancano gli operai ; il popolo degli
artefici passò sotto altri capi ; e i Liberi Mu
ratori costruiscono la Gerusalemme ideale .

La città ideale , ecco la vera meta delle so


cietà segrete. Questa idealità può essere più o
reno rettamente compresa , più o meno di
sforme da quella che rinsangua le nostre at
INTRODUZIONE 17
tuali istituzioni, ed a cui noi oggi aneliamo ;
ma è pur sempre un'idealità, cioè un ' aspira
zione di progresso , una tendenza a fecondare
nel grembo de ' popoli addormentati od inser
viliti i germi dell'avvenire . Certamente il più
spesso lo spettacolo degli abusi desta il pro
posito della riforma ; il secolo di Leone X ,
forse perciò detto grande , maturò gli sdegni
immortali di Lutero ; ma una volta concepito
questo pensiero di rivolta, esso tende a colle
garsi a principii d'ordine superiore , e rapida
mente si trasmuta da inconscio moto d'ira
più o meno generosa in consapevole e meditato
programma . Forse quel moto è tratto istinti
vamente a cercare la sua giustificazione cold,
ove non si può supporre prevalgano bassi ed
ignobili motivi . Per sussistere e per agire quel
moto sente la necessità di quel battesimo , che
soltanto un ' altissima fede largisce ai delibe
rati campioni del diritto .
Quante contradizioni nel programma che
tien si davvicino dietro alla protesta ; ma in
sieme quanta vita , quanta schiettezza, quanta
saldezza ! Per mille vincoli s'attiene al fatto
che gli diede origine ; la sua concitazione ri
vela lo sdegno non ancor disciplinato ; ma pure
tu senti che esso appartiene più al domani che
all'oggi , che esso non rinnega l'attualità ma
se ne dilunga , che non rifiuta il fatto ma lo
DE CASTRO, Il Mondo Seyreto, vol . I. 2
18 INTRODUZIONE
considera sotto nuovi rapporti. Havvi in quel
programma una forza d'ascensione che può
farlo pericolare , ma che può altresi sospingerlo
oltre le nubi . S'esso saprà dirigersi nel nuovo
elemento da esso tentato , e per poco non di
ciamo da esso creato , lo vedremo grandeggiare
sulle nostre teste , e illuminarsi d'una luce
senza tramonto. Ieri esso radeva , a così espri
merci , il suolo ; era una polemica , un litigio ,
una controversia ; oggi è campato nell'aere
a tale altezza che noi , cercando cogli occhi
il cielo , ci abbattiamo ed arrestiamo in esso .
Ieri gli avresti dato un giorno di vita ; ma
oggi non puoi misurare la stagione che lo ve
drà fiorire e che esso farà fiorire.

Senza questo provvido istinto la gran con


tesa muterebbesi in un meschino pugilato . La
nobiltà dello scopo e la dignità de ' combat
tenti esigono le maschie preparazioni . I guer
rieri salutano colla preghiera l'aurora della
fatale giornata . Perchè si recano a combattere ?
Essi lo sanno , ed hanno d'uopo di saperlo .
Una società palese , un esercito stanziale ponno
sussistere senza idee e contro le idee; ma non
una società segreta , un esercito di settari . Qui
sta la differenza . Il successo , la logica de ' fatti
compiuti danno spesso stabilità alle istituzioni
INTRODUZIONE 19
politiche più sprovvedute di forza vitale e d
ragione storica ; ma le società che si formano
contro il successo autorato, contro la logica
codarda de ' nudi fatti, hanno d'uopo di dir ciò
che vogliono . La loro ragione storica consiste
nel loro programma ; troppo forti e troppo de
boli ad un tempo per farne a meno , l'assenza d
concetti generali e fecondi le riduce a propor
zioni spesso ridevoli , sempre meschine . A questa
stregua si può giudicare l'opportunità , il merito,
la vitalità delle sette ; nè può dirsi un program
ma quello che invoca solo distruzione . Il genio
delle rovine consola gli ultimi istanti di una so
cietà decrepita, a cui apprende quella dignità
che nobilita la caduta ; ma non può propiziare
la nascita d'una società novella , quand'anche
questa veda sorgere la prima alba attraverso
le fessure d'un sotterraneo o le sbarre di un
carcere .
I settari non sono coscritti , non pagano l'im
posta del sangue ; sono soldati volontari , ac
cettano una servitù volontaria. Però essi , ri
belli a tutte servitù, accettano questa purchè
glorificata dall'altissimo scopo .

Questo immortale edificio non è ancora com


piuto, e forse non lo sarà mai . Le demolizioni
ritardano e impacciano ; ed è arduo elevarsi
20 INTRODUZIONE
sulle macerie . Altri lo comparò alla torre di
Babele ; ma è una bestemmia. Alla città ideale
s'aggiusta più presto quella leggenda del tem
pio serbata con minuziosa fedeltà ne'rituali
massonici , e simbolica di quell'architetturamo
rale che è la scienza e l'arte di tutte le so
cietà posteriori , coeve e posteriori alla masso
neria . In vero sussiste l'orgoglio babelico di
dar la scalata al cielo ; ma non è codesto l'or
goglio, non tradito certo , della scienza ? Non è
codesto l'orgoglio , non medicabile , del genio ?
Noi non sollecita gelosia del cielo , ma vaghezza
di rifare il cielo nella terra e nel cuor nostro ,
e di concorrere all'attuazione di quel regno dei
cieli che ci fu promesso da Cristo . Però la caz
zuola muratoria non è punto più irriverente alle
inaccesse solitudini del firmamento di quanto
lo sia il telescopio d'Herschel . Vogliamo so
verchiare le nubi , non per rovinare di là gli
angeli, ma per volare com’essi e con essi.
Nullameno potè l'apparenza dar ragione ai
contraditori . Quante volte un pallido satellite
fu da noi giudicato un sole ! Quante volte i nuovi
piani dell'edificio da noi laboriosamente co
strutti , ci rovinarono sul capo , e fu mozza
la colonna istoriata delle nostre gesta e delle
nostre sventure ! Noi lavorammo in sensi così
diversi e con si diversi sistemi che ponemmo
spesso il piè in fallo, e ci fu forza ricostrurrë
INTRODUZIONE 21
quello che con lungo studio avevamo eretto . Nelle
faticose spirali , nelle lunghe salite ci venne
obbliata sovente la perpendicolare o trascu
rato il centro d'equilibrio . Scorati ristammo ;
ma indi la vergogna ci punse e ripigliammo
vigore . Le inframmettenze de'maligni e dei
tristi pur ci nocquero , scambiandoci il sudato
nobilissimo fine con quello delle loro ambizioni .
Quante volte la città ideale , che già sorgeva
davanti a'nostri occhi desiosi , dileguò al no
stro accostarsi ! Quante volte i vagheggiati
statuti di essa ci si vennero trasmutando in
quelli di una casta ! Fu questo il martirio del
l'umanità nel corso de ' secoli , la prepotenza
deridendo le sue utopie, la disuguaglianza ren
dendole inattuabili . La nuova Gerusalemme si
levò dieci volte ; ma dieci volte le sue mura ,
macchiate di sangue, divennero quelle di una
prigione o di un sepolcro .
Certo gli uomini di buona fede non manca
rono mai , che non si stancarono delle perpe
tue delusioni , che credettero nell'eguaglianza
anche quando potevano ragionevolmente sup
porla bandita da questo mondo , e propria solo
di quell'altro mondo in cui noi idoleggia
mo , capovolta , riflessa e sfumata , quella parte
di noi medesimi che vive nel dolore , nell ' amore
e nella speranza . La casta sostituì pur sempre
la sognata città. Erano lavori subacquei so
22 INTRODUZIONE
miglianti a quelli con cui si costruisce una
diga ; la torbida acqua tendeva e riusciva a
riprendere il primitivo posto ; ma i palombari
proseguivano, respirando l'incorrotto aere del
l'alto , l'ostinata impresa.
La città ideale si chiamò repubblica , ari
stocrazia , monarchia , chiesa , borghesia , asso
ciazione , patria, umanità ; ma nel corso de’tempi ,
pur mescolandosi ad interessi men degni di lei ,
pur assumendo le forme meno desiderate e meno
desiderabili, raccolse il profumo di quella re
gione di cui i confini fuggono dinanzi i no
stri passi , ma di cui udiamo le misteriose voci
quasi un saluto del cielo . Come vive uno spirito
in tutte le religioni che le avvince ad una me
desima significazione , e le compenetra in un
solo possente organismo ; come in tutte discer
nesi il filo d'oro di che componesi la trama
della religione universale ; cosi in tutte vi
cende ed istituzioni umane discernesi adden
tellato, e quel progresso che è frutto e pre
mio de ' cimenti durati dagli uomini di buona
fede e di buona volontà ; sicchè l'edificio non è
compiuto , ma s'innalza , e giovano ad innal .
zarlo anche i più rozzi materiali , mostrandosi
l'elegante e squisito lavoro ne ' gironi più ele
vati come le traforate cimase e gli svelti pi .
nacoli in un tempio gotico . Gli enormi monoliti
della base furono collocati al loro luogo dalle
INTRODUZIONE 23
braccia di schiavi ; ma gli intagli e i basso
rilievi dell ' alto furono condotti dal genio e
dalla mano d'uomini liberi .
Dalle insidie con che la vita trincerata nel
positivo , tenace de ' privilegi ed avida di godi
menti , si studio stancare la nostra impazienza
o tradire la nostra credulità, scambiandoci in
culla il pargolo divino , fu provata la costanza
delle sette , e non invano .
La casta oramai più non c'inganna ; discer.
niamo il tempio di Dio da quello degli uomini ;
e sappiamo che l' orizzonte non prefinisce il
nostro mondo . Nelle nostre concitate aspira
zioni all'infinito ; nelle nostre tenere espansioni ;
nelle nostre sublimi ignoranze , coraggiose per
chè sincere , non pretendendo conoscere ciò che
si sottrae alle nostre indagini , ma noverando i
battiti del cuor nostro e ascoltando religiosa
mente i consigli della ragione e le voci dello
spirito , fatto umile e docile dalle lezioni del
vero ; nulla più separiamo ; ogni scissura ci
affligge come crudele distacco ; ogni intolle
ranza ci ripugna . La nostra città si è immen
samente ingrandita ; non è più Gerusalemme ,
nè Roma ; le sue vie sono innumerevoli ; sog
giorno apprestato all'intera umanità , le sue
costruzioni invisibili surgono dovunque , e il
suo tempio risiede nel cuore di ciascun uomo .
È ben questa la città di Dio che Gesù , apostolo
24 INTRODUZIONE
della religione dello spirito , invocava ; è ben
questa la città del popolo , solo interprete e
sacerdote del divino nel mondo .

Lo si comprende ! In faccia alle società se


grete , non tutte , nè sempre , le società palesi
ebbero torto : le une e le altre ebbero ragione
d'esistere . Il grosso dell'esercito si muove
preceduto dall'avanguardia ; e i governi , per
indole e per abitudine , vengono rimorchiati,
e non vogliono , e forse non debbono rimor
chiare . Non chiediamo troppo ai governi ; e
non c ' incresca rimangano alla retroguardia .
Ebbene : i governi hanno fatto il loro dovere ,
o le società segrete hanno fatto il proprio ; i
governi , dal più al meno , hanno oppresso , e le
sette hanno vendicato e rivendicato . I governi
più onesti hanno dovuto transigere coll'ingiu
stizia , e le sette , custoditrici dell'ideale , si
sono rese impossibili per secoli , salvandosi per
l'avvenire . Tutto ciò che ha governato nel mondo
non vale certo tutto ciò che ha in esso con
giurato ; ma la porpora ha avuto il suo splen
dore , e la storia nell'accettare molti trionfi
non credette necessario di ripetere il solito
ammonimento dello schiavo . Istituzioni che
cessarono d'essere opportune in un paese , in
un secolo , furono opportune in un altro . I climi
INTRODUZIONE 25
intellettuali come i fisici hanno influito a pro
durre determinate condizioni politiche, scusate
dalla necessità , se non assolte dalla ragione .
Abborriamo dall ' eclettismo di Montaigne, ma
pure vi ha in esso un sentimento di giustizia
e di tolleranza verso ciò che fummo abituati
a considerare con perpetua diffidenza e con
assiduo livore . La giustizia è una buona cosa
anche usata coi nostri nemici ; e riconoscendo
l' inevitabilità del fatto transitorio non in
tendiamo assolverlo , nè menomare la reverenza
debita alle idee immortali : queste , come gli Dei
dell'Olimpo greco , non si allarmano per uno
sguardo benigno gettato alle sepolture degli
Dei defunti. Non c'incresca rammentarci che
fummo fanciulli, e che il maestro ci battè della
verga . Per fermo non è possibile comprendere
il tiranno d'un giorno ; è un'anomalia , un non
senso troppo ripetuto e troppo temuto ; ma pur
lamentandolo si comprende il despotismo russo;
la storia fisica , morale , intellettuale della Rus
sia ce lo spiega . Abbominevole cosa fu ed è la
schiavitù ; ma più ch'altro fu prodotta nell'an .
tichità dall'assenza delle macchine .
Però accanto al belletto che simula la gio
vinezza , alla vernice che ricopre le scabrosità,
alla dissimulazione che tace il vero senza tra
dirlo, desiderasi la freschezza e la schiettezza,
com ' acqua a cui si disalterano gli assettati
26 INTRODUZIONE
del bene ; ed è a questa fonte che attingono
i restauratori , i redentori del mondo , e che
sgorga perenne nella più recondita parte del
santuario . Fra i mille incrociamenti delle razze
che ne adulterarono il tipo , piace e consola
questa razza di settari conservatasi scevra da
ogni meschianza , inalterata , come que' Baschi ,
superstiti delle popolazioni autoctone dell'Eu
ropa scampate alle celtiche stragi.

Benchè le sette mirino a togliere od a me


nomare que’difetti che riscontransi nello stato
sociale , non isfuggono a quelle imperfezioni, la
cui inevitabilità sembra destinata a spronarci
sulla via del progresso ; ma non dobbiamo giu
dicarle alla stregua comune. A considerare il
pregio dell'opera intorno a cui spendono le
forze , noi potremmo in certo qual modo cre
derle impeccabili ed infallibili; ma appunto
contro l'infallibilità eretta a sistema esse 'com
battono , e sono lontanissime dall'attribuirsi e
dal volere quel che non ammettono e non vo
gliono negli altri . Neppur esse sono superiori
alle funeste influenze che corrompono gli isci
tuti umani; ma la virtù consiste , ancor più che
nell'essere e nel serbarsi puri , nel divenirlo ,
vincendo quelle seduzioni a cui il maggior nu
mero soccombe . Certo le sette , cautissime nel
INTRODUZIONE 27

l'accogliere gli affiliati , scrupolose e severe


nello sperimentarne l'indole e nell'esaminarne
le passate azioni , corrono forse minor pericolo
degli istituti palesi di essere tiranneggiate
dal primo venuto , dal più astuto , dal meno
degno. La loro gerarchia è fondata sul me
rito ;il loro reggimento è rappresentativo ;
ma l'assenza della pubblicità è un fomite di
disordini . Di questa assenza non possiamo fare
un'accusa , essendo imposta dall'indole me
desima del sodalizio , e dalle circostanze fra
cui deve schiudersi la propria via. Le tenebre
non son certo prescelte dalla società segreta
per amore dell'effetto teatrale e del raggiro , e
non è certo per affettazione che ssa raffigura
nel sole la sintesi d'ogni idea religiosa, e in
voca costantemente la luce col patetico en
tusiasmo d'un amante che è da lungo privo
della vista dell'amata . Il Frammassone si con
sola ne ' raggi della Stella fiammeggiante di
que ' raggi che gli sono niegati ; e il suo sole
morale è in certo qual modo un rimpianto di
quel pieno giorno , in cui vorrebbe vivere ed
operare . Ma il mistero , se genera da un lato
una forza anonima, che spaventa l'immagina
zione perchè non può venire misurata , se porge
alla società quel prestigio che altrimenti le
mancherebbe, feconda del pari gli abusi , puniti
da leggi che non sono le nostre , e la cui san
28 INTRODUZIONE
zione differisce compiutamente dalla nostra .
Non già che la setta manchi di pene , e che
non possa far rispettare i propri statuti ; ma
all'ombra di questi più facilmente s'ascondono
i tristi , e nella fitta oscurità è più arduo co
prire i cattivi intendimenti e le opere prave ,
Nel popolo di sinceri credenti spesso s'intro
ducono i falsi leviti , protetti dalla santità del
luogo , e dall'innocenza de ' compagni; i quali,
abusando di quella cieca obbedienza, senza cui
mal potrebbero consentire e cooperare uomini
congiunti da vincolo misterioso, quasi sempre
ignoti gli uni agli altri e dispersi , li movono
a proprio talento , e li aggiogano ad una com
plicità, di cui essi , costantemente onesti e puri,
subiscono gli effetti e non conoscono la causa ,
Quante volte la massoneria non ci fa assistere
a questa scena dolorosa d'uomini illusi da po
chi astuti , e d'una gran causa negletta per una
piccola e meschina ambizione ! Ma l'onestà del
maggior numero assolve e riabilita l'istituto ,
e sentiamo che i pochi sono intrusi e null'al
tro . Le contradizioni della massoneria ponno
soltanto spiegarsi mercè l'intromissione d'e
lementi eterogenei , a cui è agevolata la pre
valenza dalla comune docilità e dalla generale
buona fede ; e che spendono per la causa del
male forze disciplinate con uno scopo virtuo
so e composte d’uomini che conoscono e affron
INTRODUZIONE 29
tano, le insidie de'nemici ma impreparati alle
insidie di falsi amici . La setta gesuitica co
nobbe che questo era il lato vulnerabile della
rôcca e seppe introdurvisi e mantenervisi .
Appunto perchè la più larga idealità infor
ma la setta , e che i suoi membri sono nobili
tati dal solo fatto d'appartenervi , e che l'o
pera ch'essa conduce è opera di buona fede ,
s'ignorano que' sospetti che altrove , assidua
mente vigili , infrenano gli abusi , e che qui
sono relegati ed organizzati nelle caute inizia
zioni e nelle rinnovate prove .
In vero non mancano all'interno della setta
que ' presidii che la diffidenza e l'esperienza
seppero erigere altrove ; ma da questi è ray
valorata la certezza che niun intruso possa
sedere al banchetto fraterno e bere alla tazza
comune . Ove è grande la fiducia , il tradimento
sembra impossibile ; e Gesù sbigotti i discepoli
quando annunciò che fra essi trovavasi colui
che doveva tradirlo .

Fu da altri detto che le religioni sono l'ar


cheologia dell'umano sapere . Senza meno la
mitologia comparata , scienza pressochè nuova ,
ci ritrae un'immagine della vita antistorica
dell'umanità , di quel periodo in cui l'uomo
vagheggiò , inconsapevole , sè stesso nell'iride
30 INTRODUZIONE
trasmutabile del mito . Di tutte le arti quella
che produce e trasforma le religioni e la pri
missima di tutti i popoli ; la più feconda di
creazioni , di prodigi e di paure ; quella che più
seduce e più illude . Non pure un popolo esce
dal vagellamento infantile , in faccia all'arcana
immensità delle cose , si sente solo , ed ha sgo
mento della natura e di sè ; come quell'eroe
di Chamisso , pur di non sentirsi solo , vorrebbe,
potendolo, credere nella propria ombra , spe
rare in essa e adorarla ; ma l'ombra dilegua ;
e d'un'altra ombra va in traccia meno fug
gevole , meno personale , infinita come lo spazio
ed il tempo . Esso cerca Dio ; cerca sè stesso e
la natura in Dio ; cerca un testimonio alla sua
vita , uno specchio alla sua anima , un tipo al
suo ideale . Questo grandioso concepimento è
il suo primo atto di riflessione, è il suo primo
passo nella via della storia ; a capo degli an
nali di tutte le schiatte troviamo la gigantesca
ombra evocata dal genio dei popoli ad occu
pare l'ignoto ed insieme a placarlo . Non havvi
paesaggio senza cielo , non havvistoria senza Dio .
Anche la religione è dunque un'arte, un'arte
popolare e sacerdotale, pubblica e segreta . Al
fondo di tutte le vicende e di tutte le istitu
zioni troviamo il soprannaturale, come un ac
cordo permanente che si conserta a tutti i
motivi e a tutte le variazioni di un'opera mu
INTRODUZIONE 31
sicale . Il diverso modo con cui fu concepito
il soprannaturale è già gran parte della vita
del mondo ; la statura delle nazioni può cono
scersi , in certa guisa , dalla statura del nume a cui
porgono culto o dell'idea a cui aggiustano cre
denza , per cui combattono , per cui soffrono. Il
mondo capovolto , riflesso nell'onda cangiante
delle mitologie , ci tien fede del mondo reale ,
come la copia dell'originale , come l'immagine
capovolta nell'onda della circostante natura
che perpetuamente vi si vagheggia.
Non solo le società segrete non repudiano
quest' arte sovrana , le cui esplicazioni corri
spondono agli incrementi del nostro pensiero
e della nostra volontà , che è veramente la
figlia primogenita della nostra fantasia , e della
nostra coscienza, la quale si colloca fra noi e la
natura , variando la monotonia di un lugubre
monologo , e rompendo il vasto silenzio del
creato ; ma la fa propria , e veglia alla sua
reintegrazione e alla sua custodia come intorno
ad un arcano da cui dipende l'avvenire del
l'umanità . Anzi si può asseverare che le so
cietà segrete si formassero primitivamente ,
non per uno scopo politico , ma per uno scopo
religioso , tutto riconducendo a questo ed in
suo nome impreziosendo ogni scienza ed ogni
arte . Si direbbe, che essendo le società segrete
arrivate a concepire un'idea meno grossolana,
32 INTRODUZIONE
meno materiale di Dio, subito velassero o na
scondessero il sublime concetto per tema ve
nisse travolto nella piena delle volgari su
perstizioni , e si studiassero in ogni guisa di
impedirne la corruzione e di perpetuarlo nella
sua integrità . Nel sincero e profondo omag
gio del vero si meschiarono , prima o poi , le
gelose bramosie di potere ed i calcoli dell'in
teresse ; ma il cemento , il patrimonio e in
sieme la forza del sodalizio stavano compiu
tamente in quella privilegiata concezione del
divino, per cui i sacerdoti e gli iniziati erano
fatti liberi dalle paure che atterrivano il volgo ,
e recati ad adorare nella complessità de ' fe
nomeni l'unità e la semplicità delle cause .
Anche allora l'iniziato chiedeva spezzare i gio
ghi, ma più presto dell'abbattere i troni terreni

mirava ad atterrare i templi degli idoli , ti
ranni ben più crudeli , ed a francarsi dal
servaggio religioso più presto che dal poli
tico ; nel che compiacevalo que medesimi sa
cerdoti che cogli idoli si mercavano agi e
potenza . Consapevole il sacerdozio del danno
della superstizione , e forse dell'impossibilità
di rimuoverlo per allora , o non bastevolmente
ardito , generoso e disinteressato per farlo o
almanco per tentarlo , parebbe e ' volesse riabi
litarsi presso l'avvenire , lavorare per il trionfo
di quell'idea religiosa che la plebe adulterava
INTRODUZIONE 33
e variava all ' infinito senza altra guida che
quella delle incondite meraviglie e de'paralitici
terrori. Quelle antichissime iniziazioni , nelle
quali sono a cercare i germi sepolti di più
tarde fioriture , non hanno il carattere mili
tante delle odierne ; ma hanno maggiore stabi
lità ed imponenza , come i templi in cui si com
pievano . Si era riuscito a fare un'istituzione
nazionale della scuola misteriosa che iniziava
al libero pensiero , e a rassodare l'impero del
sacerdozio cogli artifici della menzogna , ed in
sieme colla misurata propaganda della verità ;
singolare fenomeno che non assolve la men
zogna, ma spiega l'intima forza di quel sa
cerdozio , superiore per avventura ad altri
posteriori più consentanei a sè stessi sol
perchè non depongono mai la maschera . Mercè
le società segrete abbiamo pertanto due para
lelle intellezioni del divino , l'una falsa e bu
giarda, il cui rigoglio parassita adugia , a così
esprimerci , l'aere respirabile de ' popoli ; l'altra
sobria, meditata e schietta . Bisognava muove
re da qui ; le ribellioni cominciano sempre nel
l'interno dell'anima ; chi è servo dentro non
diverrà mai libero fuori .
Questo paralellismo contiene il senso repo
sto delle iniziazioni antiche , le quali per ciò ap
punto durarono , non che tollerate , onorate ,
quasi ritrovo di spiriti eletti tra cielo e terra ,
DE CASTRO , N Mondo Segreto, vol . I. 5
34 INTRODUZIONE
nel quale cessava il dualismo onde le coscienze
erano universalmente prostrate ; e dove la na
tura , liberamente interrogata , cessava le incon
dite minaccie con che , inconsapevole , fondava
nel mondo il più antico, il più tremendo ser
vaggio, nel cui nome autoraronsi quanti ser
vaggi teologici e regi radicaronsi in appresso .
A chi ben guardi, la filosofia della storia con
siste in parte nel rintracciare l'indirizzo preso
nelle varie età e nelle varie contrade da questo
paralellismo ; e niuno dirà aggiustatamente della
Grecia se non pone a riscontro gli Dei della
piazza e quelli del tempio , il culto pubblico e
il culto segreto. Un moto inverso spicca nelle
due teologie ; l'uno , quello palese , procede in
cessantemente verso il multiplo ; ogni città, e
per poco non diciamo ogni casa , vuole avere
il proprio Dio ; non vuole importarlo ; vuole pro
durlo in famiglia ; le gelosie locali s'oppongono
all'edificazione di un altare comune ed alla co
stituzione di una forte e compatta gerarchia.
Anche quando l'unicità , il grandioso romano
predominano – base granitica gettata al Papato
il Lazio cresce con idee cosmopolitiche ege
neriche, e il tempio di Giove Statore diviene un
museo universale delle divinità . Così il cosmo
politismo latino e il municipalismo ellenico riu
scirono ai medesimi risultati ; ma il moto inverso
delle società segrete tende a ristabilire l'unità
INTRODUZIONE 35
nella varietà , a pacificare tutte le credenze
nell'universale tolleranza, a sostituire il go
verno illuminato di un solo Dio alla tirannide
di mille Dei .

È sempre la gran lotta fra l'arte e la na


tura , prendendo l'arte nel senso più ampio ,
solo vero , solo compiuto . L'umanità inventa
operando, e nell'azione ricrea sè medesima , e
via via s’innova e ringiovanisce ; anche que
sta è arte . Chi non avverte la duplice esi
stenza di un'arte personale e di un'arte col
lettiva , il cui sincronismo può compararsi
a quello dei moti rotatorj e traslatorj degli
astri ? L'arte personale erige il tempio di
una determinata Chiesa , illustra le vittorie
di un popolo e i fasti d'una famiglia ; e l'arte
collettiva non scrive ma fa , non racconta ma
opera, erige il mistico tempio destinato ad ac
cogliere sotto le sue volte tutte le genti e tutte
le religioni, ed interpreta , con divinazione ar
ditissima , gli arcani sensi che la natura ascon
de e serba nel suo seno . Secondo tale concetto
l'arte è l'espressione di tutte le azioni umane ,
nessuna eccettuata ; attuamento di quella po
tenza che l'uomo ricevette dalla ca fone delle
cose per rifare se stesso e il mondo , ed espli
care quante creazioni giacciono in germe nel
36 INTRODUZIONE
suo intelletto, e quanti mondi aspettano , nel
nulla , la parola di vita, la fecondazione ideale .
Vecchia contesa , ma implicata al concetto
dei destini e che è più dei doveri dell'uomo e
dell'umanità . Per molti che cosa è l' uomo ?
Uno strumento nelle mani del fato ; mal s'at
tenta lottare contro il destino che impensata
mente può piagarlo a morte , come nell'Edda
Hodder il cieco ferisce Balder, l'invulnerabile
Dio. La polve cancella le orme de'suoi passi ;
il tempo disperde le sue opere . La natura resta.
Ebbene : accanto alla natura resta altresì
l'uomo ; accanto agli invariabili fenomeni della
natura si perpetuano , s'accumulano e gran
deggiano i prodotti dell'ingegno e del lavoro
umano ; l'invulnerabilità della nostra razza
s'accerta ogni giorno . Sono due mondi che
sussistono l'uno vicino all'altro , che vivono
l'uno per l'altro ; ma dal primo Iddio , a così
esprimerci, si ritrasse dopo averlo creato, con
segnandolo al governo di leggi immutabili ;
nel secondo il divino s'agita , si trasmuta e
s'innova .
L'arte è la verità , la libertà ; la natura è
la superstizione e la servitù . In nome della
natura s'inaugura il lugubre servaggio dell'In
dia ; dalla notte della natura balzano fuori le
paurose e mostruose deità dell'Olimpo indo
stanico. In nome dell'arte la Grecia si disnoda
INTRODUZIONE 37
e agilissima si slancia nella democrazia e nella
poesia , e popola l'Olimpo d'eroi , d'uomini
divinizzati , e i giganti della sua prima età
danno la scalata alle nubi.
In questa interminabile battaglia della li
bertà contro la fatalità , dello spirito contro
la materia , in questa feconda ribellione della
coscienza e del genio contro l'immobile e
l'ignoto , principal luogo spetta alle società
segrete ; nelle quali l'uomo, prima che altrove,
potè fare a fidanza con sè stesso e col proprio
avvenire.
Ogni giorno che passa l'uomo detronizza la
natura ; la vecchia fede delle società segrete
trionfa . La sublime pugna forse non finirà ;
ma le forze divengono disuguali . Dei due av
versari , l'uno non cangia , l'altra cangia per
petuamente . La natura resta, ma resta la stessa;
l'uomo resta, ma migliora ogni giorno . Le Alpi
non s'elevarono maggiormente , ma noi fo
riamo il Moncenisio . Lo specchio dell'acque
non mutò , i venti sono del pari impetuosi ,
le onde sono del pari infide ; ma i nostri va
scelli passeggiano nella burrasca. Forse la na
tura, convinta e ammirata, indocilisce : tanto
meglio per essa !
A qual punto siamo arrivati ? L'uomo be
vette e ribevette nella coppa inebbriante di
Siva ; la natura l'ubbriaco , il panteismo lo
38 INTRODUZIONE
schiaccio . Un breve dipinto entro stupenda cor
Dice non è più umile e vergognoso di quel che
fosse umile e vergognoso l'uomo in questa
infausta età . Però le intelligenze privilegiate
pensarono : il coraggio e l'atto del pensiero le
redensero ; e i sodalizi segreti iniziarono alla
riflessione i pochi , indi i molti . Il genio ico
noclasta de ' popoli eroici spezzò gli idoli . La
scienza e la forza ad un tempo diedero all'uo
mo miglior concetto di sè . L'uomo balzò dalla
sua cornice .
Successe una reazione ; l'uomo gettò da se
la coppa di Siva ; negò la natura ; affermò che
il gran Pan era morto ; tentò incorporarsi il
divino coll' ascetismo , collo sprezzare la terra
e sè stesso . Fu un delirio , fu una malattia.
Oggi la reazione è terminata . Dopo un lavoro
di secoli , dopo l'esplicazione paralella di un
vero Dio nella scienza e di Dei bugiardi nel
mito, il carattere prominente del nostro secolo
e la rivendicazione della natura disciplinata ,
la riabilitazione di quella innocente natura che
i teologi calunniarono non potendo più sfrut
tare . L'uomo dormi a lungo in grembo al
l'infinito e sognò spaventosi sogni ; ma il ri
sveglio di lui fu pur quello delle cose .

L'umanesimo è pertanto la fede nella quale


INTRODUZIONE 39
più o meno esplicitamente consentono le so
cietà segrete . Non diremo che tutte ne abbiano
la netta idea odierna ; ma tutte ne hanno il
presentimento , tutte sono inevitabilmente so
spinte a credere nell'uomo, ad affermare la sua
potenza , e a cercare in lui il logos che con
perpetua vicenda si trasmuta . Un antico ini
ziato lasciò scritto : Quere in te Deus ; e tro
viamo negli autori greci e romani , e ne’libri
sacri dell'India e della Persia , affermazioni
che la nostra superbia vorrebbe credere e far
credere recentissime , e che spiccano dalla ver
gine coscienza dell'umanità.
Che cos'è l'umanesimo ? L'arcano squarciò
in gran parte le proprie bende . L'umanità
rintracciò per secoli e con tragiche lotte la
parola perduta ; e questa fu alfine riscoperta ;
l'uomo ritrovò sè stesso . È il più alto progresso
della civiltà , il germe più fecondo per l'avve
nire . È codesto uno di quei veri a cui si con
sertano tutti gli altri , che rifà di pianta
l'ordinamento delle cognizioni e il preventivo ,
oseremo dire , delle possibilità e delle speranze ;
nè è moto irreligioso . Il sole non cessa di ve
stire di luce il creato , e di avverare tutti i
giorni un successo di adorazione e di gioja,
perchè l'aquila vi configge gli sguardi .
La religione non può perire ; bensì periscono
le religioni. Come havvi anima collettiva che
40 INTRODUZIONE
accoglie gli spiriti de ' defunti , sicchè ognuno
che abbia pagato il contingente dell'amore è
certissimo di sopravivere , e nella famiglia ,
nella patria, nel consorzio di tutte le patrie, .
trova l'immortalità a cui la sua anima anela da
giovinetta ; così hayvi foco in cui si fondono
tutte le religioni , ringiovanite nella morte ,
superstiti nella miglior parte di sè in quella
che ne accoglie il fiore e ne matura i frutti.
La religione è faro , la cui luce trasmutasi ,
ma il cui vigile occhio non si chiude mai sul
pavido nocchiero.
Senza più il vasto apparecchio della scienza
è una grand'opera di circonvallazione contro
l'invadimento della teologia ; i sacerdoti del
l'umanesimo restituiscono all'uomo tutto ciò
che i teologi gli presero per addobbarne i loro
idoli e aggiungersi potenza . Ma se per lunga
e infausta età l'uomo si annullò a profitto del
gran tutto divinizzato, in età più felice l'uomo
non dimentica ciò che deve a Dio ; in omaggio
a Dio studia e rispetta sè stesso , abbatte i
feticci, e combatte pel vero , che è la parola
di Dio . Nè egli potrebbe sconfessare il divino
senza sconfessare sè stesso ; gli morebbe sulle
labbra il grido della rivolta come trema il pu
gnale nella mano del suicida .
Ne'tempi antichi le anime salivano dalla
religione alla filosofia ; ne'tempi nostri , per
INTRODUZIONE 41
violenta reazione , andarono dalla filosofia alla
religione ; ma il moto dell'antichità ricomincia,
e ricomincia per non più fermarsi e per non
più indietreggiare . La tolleranza universal
mente affermata ; la piena libertà fatta ad ogni
uomo di credere quel che l'ispirazione indivi
duale gli suggerisce intorno al mistero del
l'infinito ; rovinate dall'alto le Chiese che si
campavano ne'cieli a sfruttarli ; spazzate le
nubi che si frapponevano perpetuamente tra
noi e il regno della luce ; lecito ad ogni uomo
il respirare l'aura divina che gli piove dal
l'alto e che gli freme dentro senza ch'altri
gliela sottragga o gliela misuri , o la scambi
col soffio impuro che riarde e non esilara ;
la morale insediata sulla certissima base della
coscienza ; ecco gli indici del lavoro fecondo
del nostro secolo . La costituzione dell'u
manesimo e vanto non perituro dei tempi
odierni , come al mondo antico lo fu la costi
tuzione della città e al medio evo quello della
cristianità. Bisogno di tutti i popoli è la giusti
zia ; ma l'antichità fece di quella un privilegio
del cittadino , il medio evo del cristiano. Noi
vogliamo che la giustizia sia diritto dell'uomo.
Il progresso civile , da altri fu avvertito, si
effettua per un continuo ribellarsi dell'umane
simo all'attentato monopolio della giustizia . –
In questo infaticato ribellarsi la parte della
42 INTRODUZIONE

preparazione spetta alle società segrete. — Fu


rono ribellioni d'umanesimo al monopolio della
città antica , le esigenze della plebe romana e
la plebea dottrina evangelica . Furono ribellioni
d'umanesimo al monopolio sacerdotale della
cristianità il Risorgimento italiano e la Ri
forma religiosa del secolo XVI . Ma in codesti
assalti l'umanesimo non affermava idealmente
e giuridicamente sè stesso; spettava questo com
pito alla gloriosa famiglia de'Liberi Muratori ,
e a quell'ultima ribellione in cui noi ancora
combattiamo . Il monopolio rifacentesi sotto
forme novelle ci oppresse , non ci domò , e
non invano ci deluse . La Scienza nuova di Vico
fu forse la scienza e la storia del mondo fino a
jeri ; non lo sarà più domani !
Al dominio pagano ed al cristocratico sotten
tra governo migliore . Già i filosofi del seco
lo XVIII non pigliano autorità nè da Aristo
tele nè da Platone , nè dal Digesto nè dal Van
gelo, ma dalla umana ragione . Le idee innate ,
che uccidono la spontaneità , che affermano il
diritto divino nel campo dell'intelligenza, ed
i poteri infallibili, architetti d'unità violenti ,
che murarono vivo lo spirito nel sepolcro della
autorità , ruinano . L'umanità procede verso il
giorno , in cui , non riconoscendo più nè città, ne
popoli , nè spiriti privilegiati ; cessando dalle
gare,dalle prepotenze e dalle intolleranze ; non
INTRODUZIONE 43
credendo il divino esclusivo patrimonio nè di un
uomo, nè di una nazione , nè di una Chiesa ; lo
cercherà, lo troverà e che è più lo attuerà do
vunque . Vigile a que'nativi moti ne ' quali si
addestrano le forze crescenti e le divinazioni
maturantensi , avvertita da un istinto arcano
del traslocarsi dell'autorità spirituale , già non
piega più le ginocchia al più potente ma al più
illuminato , non crede nella forza ma nel di
ritto . Massimo ricettacolo dello spirito è l'u
manità intera , le cui membra ponno compararsi
al mistico corpo del Redentore , le cui parti stac
cate per barbarie debbono riunirsi per civiltà .
A tutti , individui e popoli , è libera concorrenza di
maestrato . Se lo spirito soffia dai jerofanti della
Grecia , Nerone s'arresta al limitare del tempio
eleusino , atterrito dalla voce dell'araldo sacro
che scomunica gli empi egli scellerati . Se lo spi
rito soffia dai vescovi cristiani , un vescovo di Mi
lano proibisce a Teodosio il grande appressarsi
non purificato agli altari . Se lo spirito soffia dai
filosofi, i re dell'Europa fanno la corte a Voltaire .
Continuità ideale regna in tutti i rivolgimenti
umani ; continuità ideale , per noi appena in
traveduta , regna nelle società segrete ; le ir
radiazioni del vero sono rapide e invincibili
come quelle della luce ; ma chi può dipingere o
narrare il fulmine ?
La rivoluzione come la natura crea nel mistero.
|
LIBRO PRIMO

LE INIZIAZIONI ANTICHE
ma

I Magi ( 1 ).

Nella vita , nella storia e nell'arte , s'ac


campano da secoli due scuole , una delle quali
vuole raccorciare le origini , le forze e le pos
sibilità dell'uomo , e l'altra con libero animo
rivendicare il più ampio spazio alle tradizioni ,
alle idee ed ai fatti del mondo. La prima si
studia , con stentate cronologie , provare al
l’uomo ch'egli è nato jeri , e che muove, sulla
faccia della terra , i primi e malfermi passi.

( 1 ) Hyde , De religione veterum Persarum , Oxford, 1700 .


ANQUETIL , Zend -Avesta , ouvrage de Zoroastre traduit, Pa
rigi , 1771 .
J. G. RRODE, Die heilige Sage ecc., Francoforte sul Meno,
1820.
WULLER3 , Fragmente über die religion des Zoroastres ,
Bonna , 1831 .
CATTANEO C., Le origini italiche illustrate coi libri sacri
dellantica Persia ( Politecnico, X1, 85).
48 I MAGI
La seconda dice l'uomo nato da secoli , da
secoli operoso, da secoli forte , da secoli libero ;
e nei cimelj remotissimi addita le vestigia di
vetuste culture e di prische religioni . Il sacro
fiume della civiltà sgorga per i primi da nota
e prossima sorgiva ; per i secondi scende , come
il Nilo , da regioni misteriose , da altitudini
eccelse . Quelli , sconfessando le più recenti sco
perte scientifiche, e la cronologia scritta dalla
titanica mano della natura , e quella che le om
bre d'avi pressochè ignoti scolpirono nei monu
menti dell'Egitto e dell'India , impiccioliscono
l'opera della nostra specie , e le contendono
avaramente il dominio del passato , come quello
dell'avvenire, cavillano il tempo , non potendo
lo spazio , alla creazione di Dio . Questi, sor
presi ma non impauriti dalle maraviglie del
l'astronomia stellare, dalle rivelazioni della
geologia, dalla scoperta dei mondi fossili , dalle
comparazioni etnografiche , valicano audace
mente le miriadi d'anni che ci separano dai
nostri progenitori più anticamente noti , e ad una
distanza che atterrisce il pensiero discernono
la pallida luce di civiltà ecclissate e di potenze
distrutte . I primi non hanno nè la nostra fede
nè il nostro amore ; noi non amiamo questi
codardi miopi , a cui tutto s'ingrandisce dap
presso , per cui l'oggi assume proporzioni gi
gantesche , impotenti ad abbracciare d'uno
I MAGI 49
sguardo i lontani rapporti delle cose , e di col
locare ogni uomo, ogni credenza , ogni dottrina
a suo luogo ; non amiamo questi paralitici a
cui viene il capogiro salendo la curva delle
età, e che farebbero mozzare le Piramidi per
montarvi e sedervi più agiatamente ; questi
seppellitori di generazioni e di nazioni , che
hanno lavorato per noi , che si sono alzate
prima dell'alba , ed alle quali essi , i gaudenti , i
trionfatori dell'ora , vogliono contendere un
posto nella storia . La nostra fede e il nostro
amore sono all'incontro per i secondi , che , so
verchiando col capo le nubi , e appuntando
l'occhio della coscienza nell'universo , veggono
unificarsi gli innumeri orizzonti dello spazio
e del tempo, e colle robuste braccia ricacciano
sempre più lungi la notte , il caos , il nulla , e
sospingono sempre più in là il passato e l'av
venire .

Ogni età ed ogni paese ebbe i bestem


miatori e i rivendicatori del vero , i miopi e
i veggenti . Però ancor prima di Champollion
e Burnouf , gli scrittori greci e romani attri
buirono uno straordinario grado d'antichità
ai Magi della Persia , dell'India ( Bramini ) ,
delle Gallie ( Druidi ) .
I Magi non furono soltanto una dottrina ,
DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol . I.
50 I MAGI
una religione ; furono una monarchia . Il regno
pontificale dei Magi precedette il regno degli
Assiri , quello dei Medi, quello dei Persi . Dob
biamo compiere un lungo viaggio attraverso
le rovine prima di giungere alla potenza teo
cratica dei Magi ..
Aristotile affermò i Magi più antichi de ' me
desimi Egizi ; la qual cosa è quanto si può
dire ; poichè, giusta i monumenti jeroglifici, il
regno de ' sacerdoti egizi durò sin quasi seimila
anni avanti l’êra nostra , quando Menei fondò
il primo regnò militare ; al qual tempo è da
premettere quello lunghissimo , in cui il regno
sacerdotale durò , che Platone , non potendolo
ad anni , computa a miriadi d'anni , il mas
simo nome numerale de Greci , che corrisponde ,
in certo qual modo , al nostro milione !
Ora questi ed altri scrittori s'accordano nel
far risalire il regno dei Magi a cinque mila
anni innanzi la guerra di Troja , a sei mila
anni innanzi la guerra di Serse .
I miopi conversero il seimila in seicento : si
mangiarono cinque mila e quattrocento anni !

I Magi fondarono una morale ed un impero ;


ebbero una letteratura , una scienza ed una
poesia . Cinquemila anni prima dell ' Iliade, ci
incontriamo nel Zend - Avesta, il cui titolo e il
I MAGI 51
cui concetto non è men grandioso di quello che
Humboldt impose al suo quadro del mondo .
Ecco tre poemi alla distanza di miriadi d'anni ,
etico l'uno , guerriero l'altro , scientifico il
terzo. E i Greci osavano appellare barbari gli
stranieri ; ma forse porgevano alla parola senso
che non è l'odierno : e noi , per poco ci spic
chiamo da casa nostra e ci consacriamo, sulla
scorta degli storici , allo studio dell'antichità ,
ci pare ad ogni momento di dover abbatterci
in selvaggi, in gente ferina, nomade ; e i secoli
antistorici ci sembrano caliginosi , e aspettia
mo d'essere , d'ora in ora , avviluppati nelle
tenebre ; ma intanto procediamo, e le tenebre
non cominciano mai , e nuova luce s'aggiunge
alla nostra luce, e , salendo , nuovi soli c'illu
minano , nuove aurore spuntano sul nostro
capo . Che è cið ? Il nostro povero orgoglio
ne soffre. Come ! La luce non finisce ? Iddio non
finisce .

Perocchè la luce , la fiamma perenne, è il


simbolo che i libri dei Parsi danno della di
vinità ; simbolo semplice , puro ed universale.
Il fuoco ebbe in ogni tempo parte nell'e
sprimere le relazioni di Dio coll ' uomo , atteso
che l'imperio dell'uomo sulla natura cominciò
dal sommettere il fuoco : esso è il fondamento
52 I MAGI
dell'instituzione domestica , ed ha un'appa
renza di soprannaturale , che il rese sacro
sull'Indo e sul Gange come nella Vesta italica ,
nel roveto di Mosè come nei turiboli cristiani .
Non è vero che i Parsi primitivi fossero adora
tori del fuoco, giacchè il fuoco consideravano qual
cagione di moto e calore , precorrendo le più re
centi scoperte della fisica, ma non qual divi
nità a cui fosse debito prestare un apposito
culto . La giuliva fiamma eletta ad immagine
unica della divinità, tenuta viva come omaggio
a quell'arcano potere che elabora i mondi , rap
presenta senza più un gran passo nell'intui
zione intelligente del soprannaturale ; e noi ci
vilissimi , abbiamo, per secoli , rimossi gli oc
chi da quella fiamma, che già fu nostra ed arse
in Roma .
In Persia il concetto ed il rispetto dell'Ente
supremo segnano un immenso progresso . I Parsi
non inventano nulla ; non foggiano un Dio qua
lunque per appellarlo l'unico vero Dio , e perco
mandarne l'adorazione ; non invocano alcuna
autorità estrinseca alla vita; non s’appigliano ad
alcuna bugiarda tradizione ; ma tra le recondite
forze della natura scelgono quella che tutte le
domina , che si svela con gli effetti più for
midabili , e che nella fiamma acquista , a così
dire , un'espressione umana e familiare. A chi
nelle lunghe sere d'inverno, passate accanto
I MAGI 53

al fuoco , fra noti visi e note voci , non soccorse


al pensiero l'immagine che compara la fiam
ma ad un occhio benevolo , all' occhio della
paterna magione ? I Magi scorsero nella fiam
ma l'occhio di Dio !
La fiamma è sottile , eterea ; la diresti spi
rituale . Quelle inime dannate che gemono tra
le fiamme dell'inferno dantesco , si confondono
con esse ; quelle lingue di fuoco gemono per
esse , e le lambiscono come per accarezzarle ,
e si sollevano sul loro capo come per rispar
miarle . Il fuoco è la vita del mondo ; consen
tiamogli un po'di quella vita ch'esso si am
piamente ministra .

In questo senso i Magi , come i Chinesi , non


ebbero teologia, od ebbero una teologia che si
discosta da tutte le altre ; fatto singolare e
degno di studio . Questi Magi , che diedero il
nome alla scienza occulta , non operarono sor
tilegi e non credettero nei prodigi . Nel seno
dell'immobilità asiatica , essi non condannarono
il moto ; bensi lo adorarono come glorioso se
gno dell'eterna cagione . Le altre caste sacer
dotali mirarono ad impaurire le plebi , e ad in
servilirle sotto il giogo della superstizione e
dell'ignoranza ; questa casta di tribuni e di filo .
sofi non pretese fare miracoli, e soltanto per via
54 I MAGI
degli studj arrivò ad acquistare quell'arcano
potere che domina e conquide la natura. L'O .
limpo indiano, popolato da invenzioni mostruose,
cede il luogo, mercè i Magi, al concetto del.
l'unità di Dio , che segnò sempre un incremento
nella storia del pensiero . Il testo degli anti
chissimi libri zendi riconosce un solo Ente
creatore delle cose ; e il suo nome Dao signi.
fica luce e sapienza , e si spiega colla radice
zenda daev , splendere .
Questa teocrazia tenne lungo dominio non
avendo ricorso a sacrifici di sangue umano nè
a teatrali apparati . Certo non potè ordinarsi
sulle norme di una perfetta eguaglianza , e ri .
scontriamo in essa l'ordinamento gerarchico
pressochè inevitabile nelle istituzioni umane ;
ma le classi ed i gradi non s'accamparono ostili
tra di loro, ma formarono un tutto saldo ed
omogeneo . Però il novizio era necessariamente
tenuto all'oscuro di molte cose , e le credenze
reposte svelavansi solo ai più sperimentati .
Speciali consuetudini imponevano al novizio,
innanzi di essere ricevuto nell'ordine sacro, la
purificazione, che facevasi co ' quattro elementi ,
od anche solo coll'acqua e col fuoco ; e i primi
rudimenti della scienza , che gli venivano ap
presi , erano più ch'altro mistici ed astrusi.
I novizi venivano cerniti dal fiore di tutte le
tribù , e passavano per vari gradi od inizia
I MAGI 55
zioni , nelle quali scorgiamo il primo esempio
di quelle che poi resero impenetrabile , forte e
temuto il sacerdozio egizio . Primi venivano gli
erbedi o discepoli , poi i mogbedi o maestri , in
fine i destur mogbedi o maestri superiori ; e si
accettava nell'ordine per gran distinzione an
che qualche straniero , come fu di Daniele e di
Temistocle . Ed è a notare che mag o mog in
pelvi significa sacerdote ; ed in antico irlan
dese mog o mag vuol dire sapienza, e sapiente
in armeno ; altro indizio che il magismo ab
bracciava con filiazioni immediate o mediate
gran parte della terra , e fu per avventura sua
filiazione quell'imperio sacerdotale dei Druidi ,
giudicato da Sallustio più grande del romano
in gloria d'armi , proteso dall'Irlanda e dalla
Spagna fino in Italia ed in Asia minore ( 1 ) .

L'ammissione ai segreti del tempio era per


tanto tra i Magi accompagnata da cerimonie
che contengono il germe delle egiziache, come
chè s'informino ad un eguale intendimento.
Si volea conoscere l'indole e la forza d'animo
del candidato innanzi introdurlo nei segreti
d'una filosofia troppo elevata per potersi ac

(1 ) Druidæ ; ita Gallia suos appellat Magos . PLINIO ,


XVI , 44
56 I MAGI
comunare alle moltitudini . Però i sacerdoti
egiziani diedero sommo incremento a questa
parte delle iniziazioni , perocchè , tralignando
dalla zendica virtù , furono animati da ambi
zioni terrene , e si servirono della religione
come di uno strumento di dominio.
Il candidato solo e taciturno appressavasi ,
il giorno prefisso, alle porte del tempio , ove
attendevalo il mago introduttore , che svesti
tolo e privatolo de ' metalli preziosi , e fattegli
indossare vesti accomodate alla cerimonia , in
troducevalo nell'atrio , nel cui mezzo sorgeva
il mare di bronzo ( l'odierno battisterio ) , che
serviva per le rituali purificazioni , e per il
battesimo comandato dalla legge . Dopo le ablu.
zioni , il novizio accostava il jerofante od ini
ziatore , che subito lo interrogava , severo in
volto , e gli imponeva di non procedere se mal
talento o sacrilega curiosità gli ispiravano il
proposito di entrare nell'ordine . Le parole del
neofita , e le assicurazioni del padrino intro
duttore , lo calmavano, e lo inducevano a far
subire al candidato le prove dell'iniziazione ;
il quale , condotto in profondi ed oscuri sotter
ranei , colà era lasciato solo a meditare , im
paurito da strani rumori e da misteriose voci
e da ogni altro argomento che valesse ad
incutere terrore . Che se il neofita durava saldo ,
in breve dalla porta segreta dell'adito sacro
I MAGI 57
gli veniva udita la chiamata che lo procla
mava degno di entrare nel tempio e di rice
vere l'abbraccio paterno. Ne le prove ar
restavansi li , giacchè ancora lungo noviziato
dovea sostenere , come cavar terra finchè tro
vasse acqua , passare traverso al fuoco , di
giunare in solitudine ; le quali cose felice
mente riuscendogli e'meritava l' altissimo 0
nore di professare e promulgare la morale
zoroastriana .

Qual fu questa morale e chi ne fu il primo


istitutore od il riformatore ? Zoroastro , o l'a
stro d'oro , uno di que ' gran nomi intorno
a cui la tradizione accumula grandi avveni
menti ; una di quelle figure che s'allontanano
man mano noi cerchiamo accostarle , come
s'allontana davanti i nostri passi l'orizzonte;
una di quelle personalità che soverchiano la
statura ordinaria del genere umano , e che son
dette per ciò di natura celeste ; un filosofo ed un
uomo di Stato, come Confucio ; ecco il capo di
questa remotissima famiglia di saggi , che , al
pari d'ogni bella e robusta cosa , scende da
eccelso luogo . Non fu la Media la sede di lui ,
ma la Battria , che giace più addentro nel
l'Oriente , al di là del Mar Caspio , presso
monti dell'India, lungo i due grandi fiumi Oxo
58 I MAGI
e Jaxarte , sicchè i Bramini poterono venir chia
mati i posteri dei Magi ; non fu contemporaneo ,
come altri volle , di Dario , figlio d'Istaspe dei
Greci , il che lo ritirerebbe alla fine del VI se
colo , ma settanta secoli lo dividono da Cristo,
ed egli fugge del pari nella vastità dello spazio
e del tempo . Però nel misterioso dissolversi
della sua esistenza corporea , rimane , documento
imperituro, la sua dottrina , la più compiuta e
razionale di quante nell'antichità furono og
getto d'iniziazioni , e che più o meno sopra
visse in tutte le teosofie successive , riscon
trandosene germi nei misteri di Samotracia e
d'Eleusi , nel silenzio dei Pitagorici , nell'an
tro d'Egeria, nelle cave querce de ' Celti e de ’
Lituani .
La qual dottrina non è la religione dei due
principi , come fu detta , giacchè Arimane , il
principio del male , non è eguale a Oromaze ,
cioè a Dio , non è increato ed eterno , e sol
tanto il bene ha natura immortale , ed il male ,
corruzione e degenerazione del bene , ha na
tura transitoria e limitata ; e Plutarco rife
risce un ' opinione , che vedremo or ora con
fermata , secondo cui Arimane e i suoi Dei
saranno annichilati . Questo dualismo non è
pertanto eterno , ma ha vita nel tempo , di cui .
costituisce il dramma più grandioso, e la pe
renne cagione di moto e trasformazione. Però
I MAGI 59
l'onnipotenza di Dio è posta in sodo , e ad
esso non si affronta alcun eguale.

L'Essere supremo è altresì denominato il


Tempo senza limiti , giacchè non gli si può
assegnare origini ; chiuso nella sua gloria ,
avendo indole e attributi incomprensibili alla
nostra intelligenza, gli spetta venerazione si
lenziosa. La creazione ebbe inizio per via d'e
manazione . La prima emanazione dell ' Eterno
fu la luce , dalla quale usci il re della luce ,
Oromaze . Mercè la parola , Oromaze creò il
mondo puro, di cui è il conservatore e il giu
dice . Oromaze è essere santo e celeste ; è l'in
telligenza e la scienza .
Oromaze , il primogenito del Tempo senza
limiti, principiò dal creare , a sua immagine e
somiglianza , sei genii , detti amshaspand , che
circondano il suo trono , suoi mandatari presso
gli spiriti inferiori, presso gli uomini , tipi a
questi ultimi di purezza e perfezione.
La seconda serie delle creazioni di Oromaze
fu quella de ' ventotto ized , che vegliano alla
felicità, innocenza , conservazione del mondo,
modelli di virtù , interpreti delle preghiere de
gli uomini , capitanati da Mitra .
La terza schiera de’spiriti puri è senza con
fronto più numerosa , ed è quella dei ferver ,
60 I MAGI
che sono i pensieri d'Oromaze , o le idee da
lui concepite innanzi procedere alla creazione
delle cose . Non solo al cospetto d'Oromaze
stanno i fervèr degli uomini santi e de'par
goli innocenti ; ma Oromaze stesso ha il suo
ferver , personificazione della sua sapiente e
benefica idea , della sua ragione , del suo logos.
Questi spiriti aleggianti sovra il capo d'ogni
vivente , il cui nome può forse significare ul
tra essere , ultra vita, ed è simbolo etereo del
l'anima disviluppata dal corpo e preesistente al
corpo, e promessa d’immortalità, scesero anti
chissimamente ai Greci ed agli Italici , e li ri
troviamo nel genio familiare di Socrate , in
quello infausto di Bruto e nel genius comes di
Orazio , e vi avvertiamo germi delle sostanze
ideali e delle idee per sè stanti delle succes
sive scuole filosofiche. L'aura mistica che cin
ge questa dottrina è in parte l'aura che noi
respiriamo .
Questa triplice creazione di buoni spiriti era
sollecitata dal contemporaneo disvilupparsi del
principio del male . Il secondogenito dell'Eterno,
Arimane , emanato , come Oromaze , dalla luce
primitiva , e puro com’essa , ma ambizioso e
tutto orgoglio , ingelosi . A punirlo l'Essere
supremo il dannò ad abitare per dodici mila
anni gli spazi muti di luce , l'impero delle te
nebre ; tempo che dovea bastare a dar risolta
I MAGI 61

la lotta fra il bene ed il male ; ma Arimane


deliberò combattere l'avversario con ogni ac
corgimento di sua potenza, e creò senza numero
cattivi geni (archidaevi e daevi) , che empierono
la terra di miserie , malattie e colpe : « Io
che sono Oromaze , io che sono il giusto giu
dice e puro, dopo aver fatto questo sito puro ,
la cui luce si mostrava da lungi , procedeva
nella mia gloria . Ed ecco il serpe mi vide . Ed
ecco questo Arimane, pieno di morte, produs
se largamente contro di me , nove , nove volte
nove, novecento, novemila , novantamila appe
titi. Rendi il primiero stato , santa parola, tu che
sei tutta luce ! ( 1 ).
Gli spiriti pravi sono l'impuro, il violento ,
l'avaro , il crudele ; il demonio del freddo ,
della fame, della povertà , della macilenza, della
sterilità, dell'ignoranza ; e il più perverso di
tutti , Peetesh , il demonio della calunnia ! .
« Io sono il nemico dei daevi, dice Oromaze ,
io tolgo i daevi che oscurano l'intelletto del
l'uomo, che oscurano l'intelletto della donna,
che scemano il numero dei pargoletti maschi ,
dei pargoletti femmina. Io sono il nemico di
quei dervend che pensano contro il vero, che
operano contro il vero ! (2) . »

( 1 ) Vendidat.
(2) Nel Yaçna o libro degli inni ,
62 I MAGI
La lotta infieri sui confini del mondo e nel
mondo medesimo . Oromaze, dopo un regno di
tre mila anni , cred il mondo materiale in sei
periodi , chiamando successivamente all'esistenza
la luce terrestre ( da non confondersi colla ce
leste), l'acqua , la terra , le piante , gli animali
e l'uomo . Arimane concorse alla formazione
della terra e dell'acqua ; giacchè le tenebre
aveano già invaso questi elementi, e Oromaze
non potè cacciarnele . Anche nella creazione
e degenerazione dell'uomo ebbe parte Arima
ne : chè Oromaze avea prodotto , per un atto
della sua volontà e colla parola , un essere
tipo e sorgente di vita universale a quanto
esiste sulla terra , che nomavasi appunto la
Vita ; ma l'avversario uccise la Vita sotto le
primitive sue spoglie ; e Oromaze avendo tratto
dalla semenza di quest'essere la prima coppia
degli uomini , Arimane , non potendo ucciderla,
con latte e frutta la sedusse al male . Nè solo
alterò la natura umana, ma quella degli ani
mali , opponendo insetti , lupi , serpenti agli
animali buoni , e spargendo la corruzione sulla
faccia del mondo : - « Venite , dice l'inno , ve
nite , o santi , in questi luoghi ; siate propizi
alle nostre preci ; date l'abbondanza alle città ;
vengano con voi la santità e la potenza 7 la
ricchezza e la letizia ; moltiplicate per molti
secoli la generazioni; conservate i buoni, di
I MAGI 63
sperdete i malvagi . E tu , Arimane , che non
sai se non il male , ti cacceremo da ogni
luogo , dal fuoco , dall'acqua , dalla terra , da
gli armenti , dagli arbori , dall' uomo giusto ,
dalla donna giusta , dalle stelle , dalla luna ,
dal sole . >
Nell ' aspra contesa nulla hanno a temere
gli uomini giusti e operosi ; giacchè il lavoro
è additato come sterminatore degli esseri pravi
e delle cose malvage : Quando Oromaze fa
camminar sulla terra il lavoratore , fonte d'ogni
bene , Bahman ( la mente buona , l'angelo buono ,
a cui fa riscontro Arimane ) , dà ogni abbon
danza . Quando Oromaze non dà il lavoratore ,
i daevi si affollano senza numero » Giusto
giudice del mondo , domanda il profeta (Zo
roastro ) ad Oromaze , qual è la terra ottima ,
che si mostra lieta colmando l'uomo de ' suoi
doni ? – È quella , risponde Oromaze , in cui si
piantano i grani e gli erbaggi e gli arbori , gli
arbori fruttiferi anzi tutto ; quella a cui si dà
l'acqua se n'è priva , e si toglie se n'ha sover
chia (l'arte irrigatoria ) . - Giusto giudice del
mondo , tu che sei la purità stessa , qual è il
più puro precetto della tua legge ? Oromaze ri
spose :: È di seminare la terra d'eletto fru
mento . Chi osserva questa legge è grande al
mio cospetto , come se avesse dato vita a cento
viventi e a milla cose , e avesse celebrato mille
64 I MAGI
sacrificii. Chi allera il frimento vince i daevi :
se ne alleva quanto basta atterra i daevi ; se ne
alleva ancor più i daevi piangono di dolore ...
Allora si udirà più attentamente la sana parola .
Chi non si nutre rimane fiacco , e non può com
piere le opere pure . Se manca l'alimento, non
vi sono lavoratori forti, nè floridi fanciulli.
L'alimento conserva il mondo qual è » .
Gli spiriti degli estinti sono invocati a pro
teggere i lavoratori; la festa degli avi in Per
sia, alla quale erano dedicati gli ultimi dieci
giorni dell'anno, concitava l'attività e religio
sità dei vivi mercè il pietoso ricordo dei tra
passati . « Noi offriamo il sacrificio ai buoni
e valoresi e santi ferver dei giusti , che di
scendono dalle dimore loro , e si spargono
quaggiù per dieci notti , e solleciti dimandano :
E chi ci loderà ? Chi ne offrirà il sacrificio ?
Chi ne inviterà, recandosi in mano un vaso di
latte e una veste , e dicendo la prece che pu
rifica ? Di chi fra noi sarà pronunciato il nome ? ...
E contenti , propizii , benevoli , i forti ferver
dei giusti li benediranno dicendo : Sia in que
sta casa un armento , la vacca e il vitello ; vi
sia un cavallo agile e un robusto toro ; vi sia
un uomo spettabile e saggio

Nella dispersione dei daevi, provocata dalla


I MAGI 65
giustizia degli uomini, abbiamo saggio della
finale caduta della mente prava ( Arimane ) ;
la quale , dopo aver fatto trionfare il regno
delle tenebre nel corso de ' tre ultimi periodi
che esauriscono il ciclo de ' dodici mila anni ,
assisterà al trionfo della mente buona . Nel mo
mento in cui la terra sarà più afflitta dai
mali che su di essa versano gli spiriti di per
dizione , tre profeti compariranno e adduran
no agli uomini il soccorso de ' propri lumi .
Uno d'essi , Sosiosch , rigenererà la terra, re
stituendole bellezza , forza , purezza , giudi
cando i buoni e i cattivi , guidando i primi
in un soggiorno di felicità immarcescibile . Ari
mane , i cattivi demoni e i cattivi uomini , sa
ranno purificati in un torrente di liquido me
tallo ; la legge d'Oromaze regnerà dovunque ; e
tutti gli uomini , fruendo benessere inaltera
to , innalzeranno con Sosiosch lodi all'Essere
supremo.

Questa profonda sapienza , vestita di si leg


giadre forme, che commenda sovra ogni altra
cosa il lavoro , e tanta parte fa all'uomo nella
gran contesa del bene e del male , era inse
gnata in uno de ' primissimi sodalizi segreti
di cui ci serbi ricordo la storia.

DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol . I.


06

II .

Il culto mitriaco (1 ) .

Sovra il tallo di una religione tanto spiri


tuale e nemica dell ' idolatria , che fece spedi
zioni iconoclaste in Babilonia , Assiria, Siria
e Libia ; che vendicò il puro culto di Dio fe
rendo a morte , mercè la spada di Cambise, il
sacerdozio egizio ; che distrusse i templi e i
simulacri della Grecia ; che diede al popolo
d'Israele i Farisei ; che parve tanto semplice
e schietta da meritare ai Parsi l'appellativo
di Puritani dell'antichità (2) , e a Ciro quello
d’unto del Signore ; s ' innestarono più tardi
rami idolatrici come forse i Bramini , e come
certo il culto mitriaco , a cui Dupuis attribuisce
quattro mila e cinquecento anni avanti Cristo
d'antichità .
Mitra è , come vedemmo, genio benefico che

( 1 ) Do HAMMER, Mém . sur le culle de Mithra , Parigi, 1833.


MULLER, Milhras, Wiesbaden , 1833 .
EICHHORN , De Deo Sole invicto Mithra.
Recherches sur le culte public et les mystères de Milhra ,
Parigi, 1848.
(2) PAYNE KNIGHT , Inquiry into the symbol. lang. , % 92 .
IL CULTO MITRIACO 67

presiede al sole , il più grande e possente ized


invocato insieme al sole , ma non ad esso pri
mitivamente confuso ; il principale mediatore
e intercessore fra Oromaze e gli uomini , asse
verandosi dotato di mille orecchie e diecimila
occhi. Però il concetto di lui si corruppe , ed
egli venne usurpando gli attributi della divi
nità; usurpazione frequente , che le divinità di
secondo ordine hanno spesso eclissato quelle
del primo , e basti rammentare Siya e Visnu
nell'India , Serapide in Egitto , Giove in Grecia.
Mitra è il vincitore de ' tiranni e de'demoni ,
quello che dà sicurezza alle città e fertilità
alle campagne ; egli è il protettore vigilante ,
l'eroe fortissimo, il trionfatore invincibile , il
genio della verità e dell'amore , senso che ri
vive nella lingua sancritta in cui la voce mi
thra al neutro significa amico ; e sotto questo
riguardo egli ricorda l'eros della teogonia,
l'amore demiurgo e creatore .
La corruzione fu agevolata dalla confusione
del simbolo colla cosa simboleggiata , del genio
del sole col sole medesimo , la quale restò pure
nella lingua ; giacchè il nome del sole nel per
siano moderno (mihr) presenta la modifica
zione regolare dello zendó mithra .
Non è a scambiare il Mitra persiano con
quello degli Indi ; ed è indubitato che un altro
68 IL CULTO
Mitra , diverso dallo zendico , fu da remotis
simo oggetto d'un culto speciale misterioso ;
e che gli iniziati ai misteri lo riconoscevano
come il sole .
Ne'monumenti mitriaci ( 1) troviamo rappre
sentati il globo del sole , la clava, il toro ,
simboli della suprema verità , della suprema
attività creatrice , della suprema forza vitale ;
trinità che consuona con quella di Platone ,
che è il bene supremo, il verbo e l'anima del
mondo ; con quella di Ermete Trismegisto, che
è lume , intelligenza ed anima ; con quella di
Porfirio , che è padre , verbo ed anima suprema.
Il dio vi è pur effigiato di giovenile apparenza ,
con frigio berretto , e fluttuante mantello git
tato dietro le spalle , schiacciando del piede o
rattenendo per le corna toro ch'egli ferisce
con pugnale , allusione alla forza del sole giunto
nel segno del toro ; ed anche barbuto e alato ,
con serpe che gli si attorce alla nuda e asciutta
persona , con una chiave da una mano e una
squadra dall ' altra . Il sacrificio del toro in
duce a credere che il dio Mezpes di Plutarco
altro non sia che il Mitra persiano (2) . In al
tri cimelj vedesi il giovine dio con tiara a

( 1) F. LAJARD, Nouvelles observations sur le grand bas


relief mithriaque du musée royal de Paris, Parigi, 1828.
(2) PLUTARCO, D’Iside e d' Osiride.
MITRIACO 69

mo ' de ' re persiani . Veste breve tunica con


picciolo mantello ; lo attorniano seguaci senza
mantello , uno de ' quali regge con una mano
torcia accesa , coll' altra torcia spenta e ca
povolta .
Secondo Erodoto , Mitra divenne la Milita
di Babilonia, la Venere assira , a cui presta
vasi osceno culto siccome al principio femmi
nile della creazione, dea della fecondità , della
vita ; tutt'una forse con Anaiti , dea dell'Ar
menia , ch ' ebbe templi con migliaja di jero
duli o sacerdoti .
Tanto parve glorioso il nome del dio da
ornarsene re della Persia e del Ponto (Mi
tridate , Mitrobarzane ) , e mitra chiamossi
perla di varie tinte , e mitridate pietra pre
ziosa , la quale irraggiata dal sole sfolgora di
mille colori ( 1) ; figura dell ' irradiamento che
emanava il persiano Apollo : del quale tanto
si ampliò il culto , che ebbe santuari , quasi
sempre sotterranei , in Italia , Gallia , Germa .
nia , Bretagna , e misteri e feste in Roma
imperiale ; e il Sole Mitra dal morente politei
smo fu contrapposto al Sole Cristo .

Sappiamo da Porfirio che i Mitriaci erige


vano nelle caverne del loro rito un'alta scala

( 1) SOLINO, cap. X.
70 IL CULTO
che avea sette porte , corrispondenti ai sette
pianeti , per le quali l ' animo gradatamente
ascendeva alla suprema mansione della felicità ;
chè la parola porta vale , nel linguaggio orien
tale , la mansione medesima . Quindi le sette
porte adombravano le sette sfere planetarie ,
attraverso delle quali l'anima nel suo viaggio
passava per elevarsi al cielo fisso , al centro
della luce e della felicità . Delle quali porte fi
guratamente variava altresi la materia di cui
erano fatte ; la prima essendo di piombo , e ri
ferivasi a Saturno ; la seconda di stagno , e at
tribuivasi a Venere ; la terza di bronzo , e al
ludeva a Giove ; la quarta di ferro , e figurava
Mercurio ; la quinta di lega , e ricordava
Marte ; la sesta d'argento , e rappresentava la
Luna ; la settima d'oro , e fingeva il Sole.
Le iniziazioni erano aspre più che in qual
siasi altro culto , e le prove superabili da po
chi. Celebravansi le feste del dio verso il
mezzo del mese di mihr ( ottobre ) ; nel qual
tempo fino ai re condonavasi l'ebrietà ; ei can
didati , che avean provata lor buona vocazione,
venivano solennemente ammessi alla parteci
pazione de'misteri .
Questi compievansi in caverna raffigurante ,
come le odierne loggie massoniche, il mondo ,
con rappresentazioni delle sfere celesti , e sulla
fronte esterna i carri del sole e della luna, e
MITRIACO 71
diverse costellazioni, come il Cancro, lo Scor .
pione , ecc . Ma qui non era ammesso l'aspirante
se non dopo virtuosissima preparazione di sette
anni ; digiuno di cinquanta giorni ; asprissimo
carceramento d ' alquanti dì , passando dagli
estremi di caldo e di freddo ; fustigazioni pro
tratte con brevi interrompimenti fin per due
giorni ; sicchè i più perivano od assecchivano
come scheltri .
Il primo grado inauguravasi con le abluzioni
purificatorie ; ed imprimevasi un segno sulla
fronte del neofito , che offeriva al dìo un pane
e vaso d'acqua pronunciando strane parole .
Colla punta d'una spada veniva presentato
d'una corona , che ponevangli indi sul capo , e
che e ' rigettava sclamando : - Mitra è la mia
corona . Dopo di che lo salutavauo soldato ;
ed egli appellava gli assistenti compagni d'arme .
Nel secondo grado, detto del leone per gli uo
mini e di jena per le donne , l ' aspirante ve
stiva armatura per affrontare giganti e mostri ;
ed in spaziosi sotterranei davasi barbara cac
cia . I sacerdoti e gli ufficiali del tempio , mu
tati in leoni , tigri , leopardi , orsi , lupi ed al
tre belve , assalivano il candidato con ruggiti
e ululi a mo'di fiere. In quei simulati combat
timenti , l'eroe correva pericolo d'aver strac
ciate le carni e rotta la persona. Lampridio
narra che quando l'imperatore Commodo fu
72 IL CULTO
iniziato , egli spinse il giuoco troppo oltre , e
ammazzò uno de'sacerdoti che lo assaliva sotto
l'aspetto di una belva.
In grado posteriore proseguivasi la fieris
sima pantomima ; l'aspirante indossava man
tello su cui erano figurate le costellazioni dello
zodiaco , stropicciando con miele le mani e la
lingua per purificarle ; indi era da cortina tolto
alla vista di tutti ; ma questa d'un tratto al
zandosi lo mostrava attorniato da spaventosi
griffoni. Ed in altro , l'aspirante soggettavasi a
passare sette volte in mezzo al fuoco sacro ,
altrettante immergendosi nell'acqua diacciata ;
e di queste prove chi ottanta ne novera , e chi ,
con maggiore verosimiglianza , otto , corri
spondenti ai gradi .
Susseguiva il grado di prete o di cor vo ;
quel di Parso , in cui l'iniziato vestiva il co
stume nazionale ; quel di Bronico , epiteto di
Bacco ; quel d'Helios o del sole ; e per ultimo
quel di padre , in cui gli iniziatierano detti spar
.vieri, uccelli presso gli Egizi sacri al sole , e
presiedevanli il pater patrum od il jerofante.
Compiuti i riti , il pupillo veniva salutato
leone di Mitra , e apprendevangli il gran
segreto . Qual era codesto ? È impossibile a
tanta distanza di tempo il dirlo ; però è a
credere gli venissero comunicate le più auten
tiche tradizioni sacerdotali ; e le credenze in
MITRIACO 73
torno l'origine dell'universo , gli attributi , le
perfezioni e le opere di Oromaze , rappresen
tandogli la bellezza della virtù , e la bruttezza
del vizio . Senza più ne'mitriaci si volle rap
presentare la rivoluzione del sole come em
blematica del moto progressivo dalla notte alla
luce ( 1 ) . In vero , secondo Guignault , Mitra è
l'amore ; ne ' rapporti coll'eterno è Sole di gra
zia ; ne ' rapporti con Oromaze e Arimane è
Fuoco d'amore ; presiede all'iniziazione e al
l'ordine di salute , e nell ' equinozio di prima
vera assicura il trionfo del diritto sull' in
giustizia , della ragione sulla superstizione (2) .
Pertanto l'iniziato tenea l'andamento di Mi
tra - Amore ; talche al termine della carriera
simbolica si sollevava sino al suo tipo metafo
rico, e ne prendeva il nome .

Non fu questa la sola eresia , la sola società


segreta , uscita dal grembo del magismo , ma
ne uscirono le tetre speculazioni di Manete
( 240-277 ), morto giovine, vittima dell'infausta
sua dottrina , della cui irradiazione sull'Occi
dente , in tempo meno lontano dal nostro ,
avremo qualche indicio nella Religione d'a
more e nella storia segreta de ' Templari.

( 1 ) BOUVIER, Del culto milriaco, Mons, 1830 , pag. 52 e 53.


( 2) GUIGNAULT, Les réligions de l'antiquilé .
74

III .

I Bramini e i Ginnosofisti ( 1 ) .

La religione indiana, vuoi considerata come


una adulterazione del magismo , vuoi ritenuta
stipite comune delle teosofie asiatiche ( qui
stione nella quale noi non vogliamo adden
trarci ) , offre una sì smisurata ricchezza di di
vinità che niun altra , da questo lato , puoi
metterle a riscontro ; la qual ricchezza è certo
misura infallibile della povertà e grossolanità
di quelle plebi , che ignare delle leggi della na
tura , e sgomentate dai suoi fenomeni e dalle
sue pompe , ebbero tanti esseri soprannaturali
quanti ad esse si affacciarono misteri ; e com
prarono loro numi al mercato , o foggiarongli
nelle proprie case , e dopo animatili e connub

(1 ) CH. LASSEN , Gymnosophista , sive Indiæ philosophic


documenta, Bonna , 1832 .
HUG. WINDISCHMANNI , De Theologumenis Vedanticorum ,
Bonna, 1833.
COLEBROOKE H. T. le Essai sur la philosophie de l'Inde
(trad . di G. Poitier) , Parigi, 1854.
WARD , View of the history, litterature and mythology of
the Windows.
Yongs, Extracts from the Vedas (Works, XIII).
I BRAMINI E I GINNOSOFISTI 75
biatili con gran cerimonia , li fecero arbitri
supremi dei loro destini , per essi rinunciando
alla responsabilità , alla dignità , all'intelligenza.
I dotti Bramini noverano trecento trenta mi
lioni di dei ( 1 ) , spaventevole esercito stanziale
che tenne gli Indi nella vita servile e vege
tativa, perpetuando la divisione delle caste ,
l'immobilità, l'ignoranza : trecento trenta mi
lioni di fantasmi, che come incubo pesarono sul
petto di quegli illusi , e ne mutarono l'esistenza
in un sogno di dolore e servaggio .
È per fermo superfluità l'esporre la biogra

fia di vane ombre , le quali , nel segreto del


santuario , si disperdono come soldati in rotta .
Nell ' India pure l'Olimpo scenico , congegnato
ad allettare e impaurire la folla , ha per ri
scontro e per fondo l'Olimpo sacerdotale , in
cui le larve cedono il luogo alle rappresenta
zioni della verità . La prolissa teologia indiana
s'accorcia e si restringe nel santuario , ove gli
innumerevoli accidenti del divino s'adorano
nella causa prima , di cui sono una esplicazione
incessante .
I Bramini , mossi da ambizione o dal cre
dere il popolo disacconcio a custodire nella

( 1 ) RAJAH RAMMOHUN Roy, Translation of several princi


pal Books, Passages and Texts of the Veds, Londra, 1832 .
È libro d'illustre bramino che mira a convincere , co' testi
medesimi de' libri sacri , d'idolatrica cecità i miseri indiani.
76 I BRAMINI
sua purezza la religione dello spirito , solle
varono una barriera fra sè e le moltitudini ,
ed evocarono una legione di divinità a custo
dirla e difenderla ; nè per anche sicuri , foggia
rono una lingua doppiamente inaccessibile ai
volghi , e perchè avviluppatissima , sostituendo
figure a figure ben sette volte nel corso de’gradi
iniziatori , e perchè variatissime cognizioni vi
erano incorporate , formandone a cosi dire la
chiave . Ciascuna divinità principale , con la sua
storia o dipendenza , ebbe una lezione od un
capitolo del Ved (la Bibbia indostanica) , il quale
comincia con un trattato di scienza o d'arte
espresso in figure ; seguono le rappresentazioni
allegoriche degli attributi di Dio per mezzo di
terrestri oggetti , animati o inanimati , le cui
forme o proprietà sieno analoghe alla natura
di quegli attributi ; s'indicano quindi i diversi
riti del culto , o per via immediata , o per
quella del fuoco ; in ultimo la pluralità degli
Dei è niegata , promulgata l'unità dell'Essere
supremo come solo regolatore dell'universo , le
superstizioni derise , i riti sconsiderati ; onde
un sacro testo del Nervan suona cosi : “ I Vedi
mentre ragionano di astronomia , di botanica ,
d'etica , di strategia , de'riti , de ' fenomeni, sono
purificati con l'inculcare la dottrina del su
premo spirito n .
L'andamento dei Vedi , nei primi capitoli
E I GINNOSOFISTI 177
de'quali si tesson veli e ne ' seguenti si squar
ciano, ci porge una immagine fedele di quelle
iniziazioni , che a ragione chiamavano bi
nati ( 1) coloro che meritavano salirne l'ar
ditissima curva.

Di qui innumerevoli contradditorie , che i


commentatori , tra cui il celebre Vyas , conci
liano additando il lento esplicarsi di un culto
razionale dal confuso ammasso di credenze ido
latriche . I Vedi, i Purani e i Tantri frequen
temente asseriscono l'esistenza di moltissimi
numi d'ambo i sessi , e ne determinano i riti
propiziatori; ma in più altri luoghi i me
desimi libri dichiarano che queste divinità sono
soltanto mere figure. Nel secondo capitolo della
prima parte del Vishu Purana è scritto : « Dio
è senza figura, epiteto , definizione o descrizione;
libero di difetto, incapace di annientamento ,
cambiamento , dolore, nascita ; e possiamo solo
dire che quegli il quale è l'Essere eterno quegli
è Dio . Gli uomini volgari considerano Dio nel
l'acqua; i più elevati ne'corpi celesti ; gli igno
ranti ne' legni, nell'argilla , nelle pietre : ma
i sapienti nell'anima universale . » Il Ma
hanirvana dice : « Numerose figure, corrispon

(1 ) Binato fu detto altresi Bacco conquistatore delle Indie.


78 I BRAMINI
denti alla natura di diversi poteri e qualità ,
furono immaginate per beneficio di coloro , che
non sono dotati di bastevole intelligenza n . -
E il medesimo libro in altro passo : “ Chiun
que crede che dal più eminente stato di Brahma
alla più depressa condizione d'una paglia tutto
è delusione , talchè il solo supremo spirito è
la sola essenza reale , quegli attinge la beati
tudine . Coloro i quali credono che la divina
natura esista in un'immagine fatta di argilla ,
di pietra , di metallo , di legno o di altra ma
teria qualsivoglia , son mentecatti che dalle loro
austerità non traggono altro che miserie ; poi
chè non possono mai , senza la cognizione del
l'Essere supremo , conseguire l'assorbimento
(la nirwana). » Nè le dichiarazioni che si por
gono dell'onnipotenza divina discostansi da que
sto linguaggio ; e ne rechiamo esempi : » * Nulla
sappiamo del come il supremo Essere dovrebbe
venire dichiarato ; egli è al di là di quanto è
accessibile alla mente , al di là della natura ,
al di là della concezione ... Quel solo che non
fu mai da linguaggio descritto , e che imprime
al linguaggio tutte significazioni , quello è
l'Essere supremo ; e non già alcuna cosa par
ziale che l'uomo veneri ... Quell'uomo che con
cepisce l'intero universo nell'Essere supremo ,
e l supremo Essere nell'universo intero , non
può sentir disprezzo per qualsivoglia creatura ...
E I GINNOSOFISTI 79

Quest'Essere si estende sopra tutte le cose : è


mero spirito senza forma di corpo anche mi
nimo ; senza estensione di sorta alcuna , sog
getta ad impressioni o ad organi ; è puro, per
fetto , onnisciente , onnipresente , regolatore
dell'intelletto... Il cielo è il suo capo, il sole
e la luna son gli occhi suoi , gli spazi son le
sue orecchie , le celebri scritture sono le sue
parole , l'aria è il suo fiato, il mondo è il suo
intelletto , la terra è lo sgabello de ' suoi piedi ,
poichè egli è l'anima di tutto l'universo » .

Poche notizie abbiamo de ' Ginnosofisti , i


Magi del braminismo , i più severi custodi della
primitiva legge , i più scevri d'impostura : col
legio d'anacoreti , a'quali fu bello porgere con
sigli di saviezza ai re , ed affrontare la loro
collera .
Questo popolo di suicida si sparse in Africa ;
e in Etiopia , visse solitario senza comunità ,
maestro a quel sacerdozio che fece rivivere
sulle sponde del Nilo tanta parte della teoso
fia asiatica . Sacerdoti erranti , erano in fama
di portar seco una occulta dottrina , di cui po
teva considerarsi come una rivelazione sensi
bile la semplicità della loro vita e la bontà
dei loro costumi .
Andavano pressochè ignudi e di qui la
80 I BRAMINI
greca loro denominazione) , e cibavansi d'erbe,
e le austerità non li rendeva aspri cogli altri
uomini , nè ingiusti colle condizioni comuni
della vita , Serbavano fede in un solo Dio , nel
l'immortalità dell'anima e nella metempsicosi ;
e quando li aggiungeva la vecchiaja o la ma
lattia salivano il rogo , considerando ignomi
nioso il lasciarsi opprimere dai morbi e dagli
anni ; e Alessandro vide uno di essi finire in
questa guisa la vita .
I collegi sacerdotali dell ' Etiopia e que ' del
l'Egitto intrattenevano rapporti continui . Osi
ride è divinità etiopica . Ogni anno le due fa
miglie di sacerdoti moveano ad incontrarsi
presso a ' confini de ' due paesi , per offrire in
comune sacrificio ad Ammone , e celebrare quel
sacro festino che i Greci appellavano eliotra
pezio o tavola del sole .
Il romanzesco Filostrato ( 1 ) li lodò oltre
ogni credere ; e li dice autori dell'alfabeto sil
labico, da cui gli Egizj dedussero il letterale ; e
senza meno il loro collegio di Meroe ebbe lunga
e prospera vita , e non poca influenza sulla egi
zia cultura , porgendosi altresì modello per
l'organismo interno . Nel soverchiante feticismo
dell'Africa , prodotto in parte dal clima e in
parte dalle circostanze medesime che elaborò

(1 ) FILOSTRATO, Vita Apollonii, VII, 4.


E I GINNOSOFISTI 81
il feticismo indiano, fu mirabile quella colonia
di pensatori , che s'oppose a lungo ai progressi
del despotismo , e il cui eccidio fu la tarda
vendetta dell'intolleranza e della tirannide .

Ancor oggi è volgare opinione presso gli


Indi che niuno può assorgere ad eterna bea
titudine se neglige di farsi iniziare ; ancor oggi ,
come un tempo, havvi presso gli Indi triplice
ordine di sacerdoti , gli oupavitis , i pratchi
nåvitis , e i névitis ; ancor oggi il duidja o
neofito preparasi al grand'atto religioso con
digiuni , limosine . Venuta l'ora, si purifica nel
l'acqua e si reca presso il bramino iniziatore
( atchårya o gourou ) , che apprestò apposita
stanza per la cerimonia . In questa non è la
sciato entrare se non dopo interpellato sulle
cagioni che lo sollecitano a chiedere l'inizia
zione ; ammonito sui pericoli che lo attendono,
sull'asprezza della vita a cui sta per sommet
tersi ; invitato a ritrarsi se ancora non si sente
capace di tanto. Non recede l'aspirante ,' il
gourou tratteggiagli la condotta che dovrà
tenere, i vizi che dovrà fuggire, le virtù che
dovrà costantemente praticare ; lo minaccia
de'castighi celesti se vien meno all'assunto ,
gli promette una felicità inenarrabile ed im
mortale se serbasi fedele ai giuramenti . Pro
De Castro , Il Mondo Segreto , vol. 1. 6
82 I BRAMINI

cedono poscia nella camera apprestata di cui


rimane socchiusa la porta , perchè gli assi
stenti dal di fuori possano partecipare al sa
crifizio , che , forse dalla sacra parola che vi si
pronuncia e vi si apprende , appellasi homa.
Accendesi fuoco di samitou , legno sacro , che
il sacerdote , pronunciando preghiere , alimen
ta con burro . Dopo il sacrificio il gourou
vela il capo al neofita, e mormoragli parola
d'una sola sillaba , che si fa ripetere all'orec
chio affinchè niuno l'intenda ; preghiera che
l'iniziato deve , potendolo , recitare cento mila
volte ogni dì , ma costantemente nel più pro
fondo segreto , senza che appaja il moto delle
labbra ; e se l'obblia solo al suo gourou pud
ridomandarla, e solo può profferirla all'orec
chio dell'agonizzante per dargli salute ; e in
essa consiste il supremo fine ed il supremo bene
dell'iniziazione .

Or qual è questa magica parola ?


A chi non teme commettere anacronismo
trasportando nel passato concetti che giudi
cansi modernissimi ; a chi considera il pro
gresso più presto nel consenso , in un dato
ordine d'idee , di maggior numero d'uomini che
non nell'invenzione delle idee medesime , le
quali furono primitivamente possibili merce
E I GINNOSOFISTI 83
l'innata gagliardia dell'ingegno umano ; non
spiacerà scoprire germi ed inizi dell'oggi in
quel jeri da cui ci divide migliaja d'anni,
di generazioni e di sogni . Al fondo delle ini
ziazioni indiane discerniamo pertanto il dom
ma delle odierne società segrete , il culto del
divino che si trasmuta nella coscienza umana ;
e scorgiamo nell ' uomo la sepolta radice da
cui si sviluppò quel grand ' albero metaforico,
che in tanti rami e foglie e fiori si dilato a
ricoprire gli innumeri e venerati templi ( 1 ) .
Quella parola sacra non è altro che la sil
laba OM , il cui significato non si potrebbe sta
bilire mercè la sola comparazione con una
nostra voce , verosimilme nte di là pervenuta ,
usata pure in Dante (2) , se altre circostanze
non concorressero a chiarirlo ed accertarlo .
Anche Platone chiamò l'uomo pianta divina ,
e presso i Persiani Hom era l'albero della
vita , albero ed uomo nello stesso tempo, soga
giorno dell'anima di Zoroastro (3) .
Quest’Om è quella potenza col cui ajuto si con
templa Dio ; sicchè può ravvisarvisi un'espres

( 1 ) ROSSETTI , Il mistero dell'amor platonico, I , 78 e seg .

(2) O Om che pregio di saper portate.


DANTE, Rime,

( 3) B. CONSTANT, Opere, 111, 242 .


84 I BRAMINI
sione dell'anima o della coscienza dell'uomo; e
certo non ripugna alla teosofia indiana il riguar
dare l'uomo come parte di Dio , e mezzo di com
prendere Dio , giacchè essa fa derivare da Dio e
ritornare a Dio ogni creatura , e nella più eletta
delle creature insedia l'eterno spirito e l'eterno
pensiero , e l'occhio vigile e impassibile della
coscienza addita come l'occhio dell'Essere su
premo che ci guarda e ci governa ; concetto
leggiadramente figurato ne' libri sacri : « Due
uccelli coabitanti e coessenziali risiedono uni
tamente in un albero , che è il corpo : uno di
questi uccelli (l'anima) consuma il frutto delle
sue azioni che har vario sapore ; ma l'altro
uccello (Dio ) , senza parteciparne , è testimonio
d'ogni evento » . Questo inesorabile testimonio,
che portiamo in noi , è il divino che s'incarna
nell'umanità e s'estrinseca nella storia ; sic
chè non cerchiamo Dio fuori di noi , ma in noi ,
e cessa il dualismo , e l'unità della coscienza
trionfa delle superstizioni . « Il sapiente , leggesi
nei Vedi, scorgendo come Dio perspicuamente
risiede in tutte le creature , lascia l'idea della
dualità essendo convinto che v ' è una sola reale
esistenza, la quale è Dio .... L'anima del sapiente ,
per mezzo di ferma credenza , di savia pru
denza e pura intelligenza , non degradata da
mondani desideri , aspira alla scienza , cioè a
Dio ... Quando la profonda ignoranza , che
E I GINNOSOFISTI 85
produce la dualità , è del tutto distrutta , allora
il mortale diviene immortale ( 1 )

Numerosissimi passi illustrano la natura della


sillaba Om , il cui potere è sì grande da gua
dagnarci, attentamente meditata , la contem
plazione dell'infinito ; chè mentre i riti e le
cerimonie son dette transitorie e di pura for
malità, e non necessarie , ed anco ridevoli , la
sillaba Om è considerata non transitoria , ne
cessaria , dichiarandosi Dio l'oggetto signifi
cato, e Om il termine significante , il quale ci
propizia la divinità e ci ottiene l'intellezione
di essa : « La parola Om significante Dio può
rappresentarsi come l'arco , l'anima come la
freccia e l'Essere supremo come il bersaglio ,
a cui l'uomo di forte mente dee dirigere la
mira ; ei dee correre ad unirsi con Dio , ap
punto come va la freccia ad unirsi col bersaglio .
ln Dio riseggono cielo, terra, spazio , non che
l'intelletto . Cerca adunque con ogni tuo sforzo
di conoscere non altro che l'unico Essere su
premo e lascia pur da canto ogni altra diceria ,
perchè questa cognizione è la sola strada che
mena all'eterna beatitudine ..
Ond'è manifesta la cagione del mistero col

( 1 ) RAJAH RAMMOHUN Roy, Op. cit. , pag 36 , 39, 40, 79


86 I BRAMINI
quale fu coperta questa verità , che d'un tratto
distruggeva il culto di migliaja d'idoli e il
rito d ' innumerevoli chiese . Anche oggi è dot
trina di pochi , sospettata, calunniata, vilipesa ;
nè le moltitudini son fatte capaci di compren
derla ; chè la loro intelligenza estrinseca e
materializza ogni cosa, e rivestendo di corpo
le idee , popola di fantasmi e di larve l'u
niverso .
In questo gran mistero noi ci abbatteremo
altresì in seguito , essendo per avventura la
sostanza o il nocciolo delle filosofie essoteriche
contenute nelle iniziazioni antiche e moderne .
L'umanità estrinsecazione di Dio , la dottrina
dell'unità di Dio suggellata dall'unità dell'uma
na coscienza, l'immortalità dello spirito confer
mata dall'immortalità e divinità dell'umana na
tura, sono concetti che emergono dal contesto
dei libri sacri degli Indi . La vigilanza sacerdo
tale potè a lungo contenderci gli Orti Esperidi ,
ma la personalità umana è un Ercole a cui nulla
resiste , e la ragione riconquista i suoi diritti .
Leggendo che nelle iniziazioni il vero nome
di Dio era un gelosissimo segreto serbato ai
più virtuosi ; gran misfatto il profferirlo , de
litto di morte il divulgarlo ; sicchè fu detto
ineffabile, e il proselite de ' misteri dovea sfor
zarsi di cercarlo da sè stesso e in sè stesso
prima che gli fosse oralmente comunicato ; ci
E I GINNOSOFISTI 87
confermiamo nell'esposta opinione ; e , se pur
non ci inganna una preconcetta idea, crediamo
scorgere in questa dottrina arcana , in questa pa
rola perduta, l'aureo filo che lega le associazio
ni segrete dell'antichità e de ' nostri tempi ; le
quali fanno appunto speciale loro studio quello
di rintracciare la parola perduta , e di resti
tuire a suo luogo , nell'economia della vita e
nell'intreccio delle cose , la specie umana. Di
rincontro alla moltitudine di Dei che governa
vano le fantasie delle plebi , i sodalizi sacer
dotali edificarono il regno dell'uomo , e quindi
del Dio uno ; al quale non poterono , o non
vollero chiamare le moltitudini , infingarde
abitatrici di un mondo fantasioso e grottesco .
Il regno dell'uomo rimpetto al regno degli
idoli , ecco il prodotto , a parer nostro , del
tenebroso lavoro delle società segrete , iniziato
nella Persia e nell ' India , agli effetti del quale
assistiamo oggi ingrati od inconsapevoli . Il
sublime titolo che Bacone pose in fronte al più
noto de' suoi libri : Novum organum sive de
interpretatione naturae et Regno Hominis ,
quotidianamente s ' avvera ; e l'interpretazione ,
solo omaggio degno dell'Essere supremo , si
schiude incessantemente alle conquiste della
scienza e della libertà .
88

IV

Iside ( 1)

L'intero Egitto è una iniziazione .


Lunga e angusta striscia di terra , abbeve
rata da immense acque e protetta da immense
solitudini , ecco l'Egitto . Altissime e scoscese
rupi la protessero dalle incursioni delle no
madi tribù , ed ove la barriera naturale in
terrompevasi ed appianavasi , una gigantesca
mano innalzò il muro del vecchio , cui ruine
attestano un pensiero ed una costanza non meno
grande di quella che edificò la muraglia chinese ,

( 1 ) JAMBLICO, De misleriis ægypt.


EUSEBIO, De praep . evang.
Saint VICTOR, Mistères de l'antiquité, Hispahan , 1788 .
SAINT Croix , De la religion sécréle des anciens peuples,
Parigi, 1817 .
CREUTZER, Simbolik , Lipsia.
PRITCHARD, Analysis of the egypt. mithology.
Crata Repoa , ou initiations des prêtres de l’Égypte ,
Parigi , 1821 .
CATTANEO , L'antico Egitto e le origini ilaliche ( Politeni
co, XI , 462).
Sulle iniziazioni egizie si scrissero anche romanzi, fra cui
il Selhos dell'ab. Terrasson, el’Epicureo di Tommaso Mooro
ISIDE 89

e stabilisce un riscontro non privo di significato .


Evidentemente que ' popoli primitivi, circuiti da
tante cause di barbarie , di desolazione e di
morte , incontrando ai confini delle proprie terre
l'ignoto, aveano paura, e tentavano innalzare
una barriera tra sè e il resto del mondo e , si
chiudevano come entro ad un vastissimo chio.
stro , e al di là collocavano la sede degli spi
riti malvagi . Così gli Egizi considerarono a
lungo il Mediterraneo come un nemico , e ad
occidente posero i paesi sacri alla morte , e il
dominio degli Dei inferni ; e più lontano , nei
sabbioni di Libia, i genj malefici e Tifone.
Una valle , un fiume, una gente bastarono a
creare se non la più antica , certo una delle
più antiche e più illustri colture , un mondo
meraviglioso , in un tempo in cui gli Europei
rappresentati nei cirnelj di quella vetustissima
terra , andavan nudi , con penne sul capo e ta
tuate le gambe e le braccia, come Cesare trovo
ancora i Britanni ; ed in cui i Greci, armati
d'archi e di freccie, traevano nomade vita .
Gli Egizi , molte migliaia d'anni prima del
guerra di Troja, aveano trovato la scrittura ,
e mille squisitissime arti e conforti di vita che
la nostra superbia dice modernissimi , e delica
tezze e finezze ingegnosissime: e gli scrittori
greci , che i sacerdoti egizi appellavano fan
ciulli, son pieni delle reminiscenze di questa
90 ISIDE
enigmatica terra , già per essi antica più d'ogni
altra, e ricordano il padre Nilo ; e Tebe dalle
cento porte , da ciascuna dalle quali uscivano , a
dato segnale, diecimila uomini armati di tutto
punto ; e le piramidi ; e il lago di Meride ; e il
labirinto ; e le sfingi; e la statua di Memnone
salutante l'aurora .
La cronologia egizia , riprova e paragone di
tutte le altre, è scolpita in monumenti non pe
rituri. Ad Erodoto furono mostrate , in un son
tuoso tempio , trecento quarantacinque statue
colossali di egizi pontefici ; e gli dissero che
ciascuno di que ' pontefici era uomo figlio d'uomo .
Or bene : trecento generazioni fanno diecimila !
anni ; e le altre fanno trecento quarant'anni
E le statue e i sepolcri de ' re numerano tren
tasette dinastie , non contemporanee, ma suc
cessive , e durata ciascuna centinaja d'anni ;
in cima alle quali stanno due periodi d'ideale
lunghezza ; l'età degli Dei e l'età de'Semidei ;
l'età degli Auriti e l’età de ' Mestrei (Misraim ) .
Egitto fu primamente chiamato il Nilo ; chè
il fiume edificò la terra. Gli annui spandimenti
fecondano le due sottili liste o rive , entro cui
scorrono , senza precisi confini , le acque di
quel fiume predestinato . Dall'alto , dall'Etiopia ,
dalla solitaria Meroe , scese la patria egiziana ;
la civiltà segui il corso del fiume, che le pre
parò la via , e nelle invasioni straniere, l'E
ISIDE 91

tiopia fu le Asturie di quel sacerdozio , in cui


si compendiava il potere , la scienza e la for
tuna dello Stato . E l'Etiopia , in Omero , è
lodata come singolarmente culta ed ospita
liera, sicchè gli Dei piacevansi di annualmente
visitarla ; ed è più della valle mediterranea
sulle vie delle Indie ; e poté servire di luogo
di contatto di due mondi e di due civiltà ;
confermandosi quella paternità del Nilo che
risguarda non solo la edificazione della terra,
resa fertile ed abitabile , ma la edificazione della
coltura e delle dottrine , l'importazione degli
Dei e degli eroi , e dei miti , e dei riti , e delle
istituzioni e pratiche agricole , militari , politi
che . Quel che altrove fecero i fiumi accoppiati ,
così acconci agli stabilimenti politici , lo fece
il solo ed unico Nilo , il quale , come segreto
di una iniziazione non mai compiuta , occulta
il capo tra le nubi d'altissimi monti , e fugge
ai confini della terra ( 1 ) .

Quegli obelischi sacri al sole per la conica


forma come di fiamma ; que ' labirinti ; quegli
uccelli con capi umani, simboleggianti l'anima ;
quegli scarabei che significavano la potenza
creatrice ; quelle sfingi a testa d'uomo e corpo

( 1 ) OVIDIO, Metamorfosi, lib. II .


92 ISIDE
di leone , rappresentanti la forza ; quelle serpi ,
che esprimevano il tempo indivisibile ; quella
scimia cinocefala , che raffigurava la classe
sacerdotale ; quella palma, simbolo dell'anno ;
quelle strane combinazioni di forme ; quei
jeroglifici ; rimasero a lungo un segreto per
noi , ma furono forse sempre un segreto per
il popolo egizio che muto , paziente e atter
rito innalzò le piramidi . Que ' simboli costitui
scono il linguaggio di una delle più vaste ,
più operose società segrete che abbiano giam
mai esistito . Penetrando in que' templi gigan
teschi che pajono fatti per una razza estinta ,
diversa dalla nostra , quanto i quadrupedi fos
sili son diversi dai viventi ; attraversando quei
chiostri che mettevano , dopo lunghi avvolgi
menti , all'intimo santuario; ci assale un pen
siero singolare , quello del silenzio e della so
litudine in cui furono immersi anche quando
le moltitudini ferveano al di fuori e si pro
stravano lungo i vestiboli o propilei . Quelle
moli straordinarie non risuonarono delle preci
del popolo ; solo i pochi poterono passare sotto
quelle arcane vôlte ; e noi siamo i primi pro
fani che vi poniamo il piede . Il tempio di Luxor
è il più vasto della terra ; sei propilei , con
lunghissime fila di colonne , e colossi , e obeli
schi, e cariatidi e sfingi ; sei chiostri ; ogni
nuova generazione di re, per settanta secoli ,
ISIDE 93
aggiunse qualche nuovo recinto ed atrio, e sulle
pareti istoriò le proprie gesta ; ed ogni nuovo
recinto allontanò i fedeli dalla sede del nume ,
crebbe il inistero e la meraviglia . Il sesto pro
pileo non è compiuto ; è un capitolo di storia
lasciato a mezzo, e che nessuno compirà.
Noi procediamo meravigliati , ma sicuri at
traverso questo labirinto di marmi , in cui un
popolo artista e geometra effigió i ritratti dei
propri re , i fasti della nazione e i fasti del
sacerdozio ; ma la plebe, esecutrice inconsape
vole di quelle opere , s'avanzava con isgomento,
e avvertiva dovunque la formidabile presenza
di un Dio. Solo gli iniziati potevano sollevare
gli sguardi e contemplare la parte umana e
materiale di quegli edifici , di que ' palagi, di
quelle costruzioni ciclopiche .

La casta de'sacerdoti , addottrinata , regno


prima e sola ; armò a propria difesa una parte
della nazione ; l'altra soggiogò colle supersti
zioni , disarmò e ammoli colla corruzione . A
Platone , che il vide da lungi , quel reggimento
parve stupendo, e lo idealizzò ; quella dottrina
conserta alla forza gli piacque sì da non parer
gli possibile reggimento migliore ; fu per lui
la città di Dio, la repubblica esemplare. Pero,
eom'era inevitabile , la forza ribellossi alla
94 ISIDE
dottrina, la milizia spezzò il freno del sacer
dozio ; e accanto alle serie de' pontefici sursero
le serie de're . A dir vero le due serie proce
dettero paralelle , e quella sacerdotale non fu
soverchiata mai , ed ebbe sue reggie , i templi ,
scaglionati , come fortezze , lungo il Nilo, che
furono insieme splendide dimore e masserie
agricole, e piazze di commercio , o stazioni
delle carovane ; e i suoi membri giudicarono
e dimisero gli stessi re regolando gli atti più
minuti della loro condotta ; e depositari de ' più
alti uffici, dotti e magistrati e medici, ebbero
i primi onori . Non mai il potere civile fu più
timido e inservilito ; chè la corte era formata
d'uomini scelti dal sacerdozio , nel quale il re
dovea farsi iscrivere ; ed ogni mattina il pon
tefice pronunciava al principe discorso sulle re
gie virtù , e gli leggeva massime ed esempi stori
ci ; ed egli era costantemente circuito e servito ,
non da schiavi , ma da figli di sacerdoti mag
giori di vent'anni . Collegi essenzialmente po
litici , stabilirono precipua sede a Tebe , Menfi,
Eliopoli e Sais ; possedevano gran parte delle
terre , che faceano coltivare , e non pagavan im
poste , e prelevavano decime. Interamente rasi
del capo, in veste bianca di lino, con scarpe di
papiro , doveano due volte al giorno e due la
notte lavarsi ; rigorosissimi nei cibi , astenen
dosi del tutto da fave , legumi , carne suina e
ISIDE 95
pesce , e bevendo a misura il vino riservato ad
essi e al re . In più ordini partiti , de ' profeti,
de ' comasti e de ' zacconi , o che altri nomi si
avessero , formavano senza contrasto la parte
eletta, privilegiata e sola libera della nazione
Certo anche fra essi il potere compartivasi
a misura ; anche la scienza era inegualmente
distribuita fra i discepoli di Ermete , tre volte
santo o grandissimo (Trismegisto ) , che fu , in
un certo senso , al sacerdozio egizio quel che
Zoroastro al sacerdozio persiano, modello del
pontefice come Osiride , il padre della più re
cente trimurti egizia , modello del re . Perð
l ' idolatria non fu retaggio della casta sacer
dotale , ma della plebe, che , come anche oggi ,
s'attaccava al simbolo rendendolo autoctono ,
e moltiplicava le divinità, rami di un mede
simo tronco ; sicchè prevalse la triade Iside ,
Osiride ed Oro ; ma accanto ad essa, non solo
tollerandolo ma promuovendolo il sacerdozio,
furono adorati Amone a Tebe , Fta a Menfi,
Cnef ad Elefantina , Kem a Kemnis , Saté a
Siene e a Sité, Maut a Tebe , Bubaste a Bu
baste , Neit a Sais ; e il principio della ema
nazione , sommamente panteistico , fondd teo
gonia multipla , puerile ; e diffuse l'adorazione
dell'infinito e del divino in tutte le cose , fis
sandola nelle minime parti del gran tutto ; e
produsse il culto risibile d'animali e piante :
96 ISIDE
del loto , perchè rassomigliante al Fallo , sim
bolo della generazione; della cipolla , perchè
raffigurante la terra con le sue stratificazioni
o meglio perchè rimedio a fiera malattia ; del
l ' ibis , allevato ne recinti de ' templi ; del bue
Api , che si diceva nascere da una giovenca
fecondata da un raggio celeste ; ed ogni divi
nità ebbe animale specialmente consacratole .
Più tardi , al tempo de ' Tolomei , Serapide spo
destò Osiride ; e la conquista intrecciò , non
soppresse , i culti disformi; e le superstizioni
crebbero all'infinito ; ed Iside fu detta mirio
nima, perchè ebbe diecimila nomi , che è quanto
a dire , per i creduli , diecimila esistenze ; e
quella fiera contesa d'idoli accampati ne ' tem
pli impenetrabili avvantaggiò il sacerdozio , e
fu seme di perpetue dissensioni e cagione di
perpetue tenebre.
Ma gli iniziati porsero ad Iside un sol nome
e attribuirono una sola esistenza ; la dissero la
cagione prima e sola della vita , e credettero
nell'unità di Dio ; giacchè ne ' più reconditi pe
netrali d'un tempio di Sais stava scritto : Io
sono quello che è, fu , sarà : nessun mortale
sollevò il velo che mi copre ; e più addentro :
A te che sei una e tutto , diva Iside.

Iside (il fuoco , il sole secondo autorevoli in


ISIDE 97

terpretazioni) è una delle ultime genite di quella


svariatissima famiglia di Dei , la cui fecondità
rammenta quella del suolo nel quale ebbero
vita , e che spiccandosi da Amone , l’Essere su
premo , il dio occulto , l'oscurità ignota , l'o
scurità superiore a tutte intelligenze, il primo,
il capo degli Dei , il signore delle tre regioni,
titoli attribuitigli dalle leggende jeroglifiche ( 1 ) ,
scende a Serapide , invenzione più recente .
L'intelligenza umana non si stanca di tessere
coll’ordito teologico , come non si stanca di
produrre nel campo delle scienze , delle lettere ,
delle arti . Il sistema egizio non si collega al
feticismo africano ; ma è uno de ' più floridi
rami dell'antichissima teosofia asiatica (2) .
La leggenda isiaca, allegoria e parte rap
presentativa delle iniziazioni , ritrovasi , mutati
i nomi , in altre teosofie , racconto figurato
d'un avvenimento comune a più popoli , forse
del diluvio , qui simboleggiato in Tifone, o delle
comuni origini dell'agricoltura , celebrate in
Osiride , Adone , Bacco .
Iside ed Osiride, ancora in grembo dell'u
nità genitrice, produssero Arueri ed Oro ; po
scia comparsi in luce , Iside trova l'orzo e il

(1 ) CHAMPOLLION, Panth . eg. , lesto della tav. I.


(2) Una delle più compiute esposizioni dell'Olimpo egizio
Trovasi in MATTER , Hist . du Gnosticisme, II, pag. 6 e seg.
DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol . I. 7

Bayerische
Stantsbibliothek
98 ISIDE
grano (Cerere) : gli strumenti rurali Osiride ; il
quale insegna in riva al Nilo la messe , le leggi ,
i matrimoni , il culto ; poi diffonde questi bene
fizi conquistando , non per forza, ma colla mu
sica e colla poesia ( Orfeo ). Tifone intanto ,
genio del male , procura rapirgli il trono e
congiurato cogli Etiopi l'uccide , e chiuso in
una cassa lo getta al mare ( Noè ) . Iside lo
piange , e corre a rintracciarlo insieme con
Anubi , generato ad Osiride da Nefti , sorella
di Tifone ; e , trovatolo a Biblos rinchiuso in
grossa canna , lo riporta in Egitto e dal fi
glio Oro invoca vendetta . Ma Tifone , sco
perto il cadavere d'Osiride , lo fa in quattro bra
ni e li disperde . Iside però li raduna , eccetto
l'organo della generazione , e al membro man
cante sostituisce un Fallo di sicomoro che d'al
lora diviene sacro , e seppellisce il cadavere a
File , terra santa . Osiride torna dagli Inferni
per istruire suo figlio nelle armi ; e questi com
batte , vince Tifone e l'incatena . Chi lo cre
derebbe ? Questo nemico è messo in libertà da
Iside . Il principio del bene perdona al principio
del male .
La natura e le occulte sue forze, la dea uni
versale , la dea liberale de'suoi doni , la dea
sovra ogni altra mite , paziente , generosa, ecco
Iside , alla quale Apulejo pone in bocca le se
guenti parole . Io sono madre d'ogni cosa ,
ISIDE 99
arbitra degli elementi , principio del tempo ,
sovrana dei numi , prima ed universale sostanza ,
aspetto uniforme e molteplice dell'essenza in
creata ... La mia divinità unica , ma sotto mol
teplici forme, viene in ogni luogo adorata , ben
chè con differenti cerimonie e riti diversi . I
Frigii mi chiamano la Pessinuntina , madre
di tutti gli Iddii ; gli Ateniesi Minerva Cecro
pia ; i Cipriotti Venere Pafiana ; i Cretesi Diana
Dittina ; i Siculi , parlanti tre idiomi , Proser
pina Stigia ; gli Eleusini l'antica dea Cerere ;
altri Giunone o Bellona ; ed Ecate alcuni , o
Ramnusia . Gli Etiopi , gli Orientali e coloro
che sono istrutti nelle antiche dottrine , vo'
dire gli Egizi (cioè gli iniziati ai misteri), mi
onorano con riti che mi appartengono in pro
prio , e mi appellano col vero mio nome , la
Regina Iside ( 1 ) » .
Ne altrimenti ce la rappresentano Plutar
co (2) e Simplicio (3 ) ; onde concetto così uni
versale potè adattarsi ad ogni popolo , e spar
gersi in Italia ove in Capua ebbe tempio col.
l'epigrafe: TE TIBI UNA QUÆ ES OMNIA DEA
Isis ; nelle Gallie ove diede nome a Parigi
( para Isi ) , e al villaggio d'Issy ; nella Bre

( 1 ) APULEJO, Asino d'oro .


( 2) PLUTARCO, D' Iside e d' Osiride.
(3 ) SIMPLICIO, Auscult. phis., IV.
100 ISIDE
tagna ; nella Scandinavia , ove fu adorato sen
za templi ed altari (1 ) ; e sussistere fino a
jeri ; chè , tacendo della statua d'Iside fatta a
pezzi sol nel 1554 dall'arcivescovo di Parigi ,
vedevasi ancora a Quenpilly , in Bretagna ,
pochi anni sono, una statua della medesima di
vinità, la quale riceveva gli omaggi della po
polazione ; ed in una parte dell'Alsazia e della
Franca Contea si serbò a lungo il tenero culto
per le meres, le cui figure in bassorilievo si tro
vano in parecchi monumenti , le grandi divinità
della natura, Iside , Cibele , Cerere, Vesta (2) .

Pozzi verticali furono scoperti nelle Pira


midi , e altrove , conducenti in sotterranei ,
celle , chiostri ; laonde quelle moli ponno con
siderarsi aguglie di sostruzioni che profonda
vansi molto addentro nel suolo , montagne
artificiali che coprivano , a così dire , città se
polte . Queste costruzioni concamerate rinven
gonsi pure nell'India, nella Media , nella Per
sia . Tale è la famosa pagoda di Seringham , dove
facevansi le iniziazioni braminiche con sette
myra e sette porte (3) . Ed Erodoto narra che

( 1) TACITO, De morib . germ., 18 .


(2) DE NERVAL, Les Illumines, pag. 301 .
(3) MAURICE, Ind . Ant. , III, 50.
ISIDE 101
Dejocede, primo re di Media, eresse in Ecbatana
un palazzo sovra eminenza le cui graduali de
clività.erano circondate da sette mura, una en
tro l'altra e di sette colori emblematici . Sette
porte vengono altresì assegnate al favoloso re
cinto che serbava il vello d'oro; ed Ercole , figura
dell'iniziato, dovette tutte sette varcarle per
cogliere i pomi guardati dal tricipite serpente .
Questo tipo di costruzioni concamerate ripe
tesi in Egitto ne’templi , ne' palagi, nelle necro
poli , ed era per avventura accomodato ai bisogni
della casta sacerdotale , che in quelle tenebre
svolgeva il dramma delle proprie iniziazioni ;
assistendo alle quali , sulla scorta di frammenti
d'antichi scrittori , ci parrà leggere racconto.
più ch'altro favoloso, che rivive nelle allegorie
poetiche delle discese nell'inferno, ed in quelle
d'Orfeo , e nella mitologia greca , uscita in
parte dal genio di tesmofori iniziati nei tem
pli di Menfi o di Tebe .
L'aspirante era dall'iniziatore introdotto ,
smessi gli abiti e gli ori , e ritualmente rive
stito , ne ' peristili de' sacri edifici ; ed era fatto
discendere profondo, umido e bujo pozzo con
vagellante fiaccola ; la scala , perigliosa , era
confitta nel muro, e i gradini sporgevano scar
samente , sicchè calavasi a gran fatica sino al
fondo, dove due porte gli si affacciavano , l'una
a settentrione , l'altra a mezzodì, l'una spran
102 ISIDE

gata , l'altra cedevole alla spinta del braccio,


e dalla prima miravasi lungo e sontuoso por
ticato , con molta luce di fiaccole e lampade .
Inoltrandosi per la porta socchiusa , la quale
subito si richiudeva dietro a lui con gran ru
more , che echeggiava cupamente , trovavasi al
l'ingresso della volta sacra, altissima, maestosa ,
e che correva per lunghissimo cammino con
iscrizioni dell'indole di questa : “ Chiunque per
correrà questa via da solo non guardandosi
indietro, verrà purificato dal fuoco, dall'acqua
e dall'aria ; e riuscendogli vincere lo spavento
della morte uscirà dalle viscere della terra
alla luce del mondo , apprestando l'anima a
ricevere la rivelazione degli isiaci misteri .
Procedeva il candidato, e giungeva a nuovo
cancello , custodito da tre uomini armati , i
cui elmi lucenti erano sormontati da animali
emblematici , de'quali Orfeo compose il Cer
bero. I custodi ammonivano l'aspirante a re
trocedere , essendogli ancora concesso di farlo ;
chè altrimenti egli dovea avanzare affrontando
ogni rischio , non volgendo mai il capo , ed ogni
esitazione poteva venirgli apposta a colpa gra
vissima , e fallendo la prova , in eterno rima
neva, servo negletto , nella sotterranea città ;
del qual destino havvi ricordo in Virgilio lad
dove racconta d'Ercole che riede , con Alceste ,
dai regni bui , e di Teseo condannato a rima
nervi per sempre .
ISIDE 103
La prima prova era quella del fuoco : In
fectum eluitur scelus, aut exuritur igni ( Enei
de) . Vasti incendi gli avvampavano intorno
da tutte parti , e nel mezzo di marmorea sala
ardevano due roghi , dai quali spiccavansi , a
mo'di reticolato o padiglione , rami di balsa
mo arabico , di spino d'Egitto e di tamarindo ,
specie di piante oltre ogni dire odorose e at
tissime ad ardere . Il fumo montava entro sottili
tubi , e bianchissima era la luce della fiamma ,
che com'onda saliva e scendeva , e porgeva al
luogo aspetto d'una fornace. Una graticola di
ferro infuocato copriva il suolo ma lasciava
angusti interstizi nei quali potevasi senza peri
colo porre il piede . Però il candidato , se gli
bastava la fede, attraversava incolume gli ar
denti rovi e gli arroventati ferri.
Seguitava la prova dell'acqua , rumoreggiante
in ampio canale , scura , paurosa a vedersi ; e il
candidato dovea attraversarla a nuoto , te
nendo la lucerna sopra il capo a diradare la
fitta oscurità ; sicchè anelante approdava al
l ' opposta riva , ove attendevalo la maggior
prova , quella dell ' aria , di cui lascio scritto
Virgilio : Suspensce ad ventos.
Piccolo e massiccio ponte levatojo abbassa
vasi davanti a lui , come ad additargli la via,
che subito poneva a porticina d'avorio , altresì
ricordata in Virgilio , la quale invano egli ten
104 ISIDE

tava dischiudere, pur scotendola violentemente


e attaccandosi a due grossi anelli di ferro in
essa infitti ; a' quali anelli e ' dovea conse
gnare poco dopo tutta la persona, e l'estrema
salvezza ; perocchè il ponte levatojo con fra
gore si sollevava sospendendolo sull'abisso , e il
vento spegneva la lucerna , e due congegni , con
nessi al moto di discesa del ponte , giravano
con impeto e rumore spaventoso ; sicchè il can
didato poteva credere stessero per piombargli
addosso e per istritolarlo cento macchine di
ferro e di bronzo ; e l'aere , gagliardamente com
mosso , gli turbinava sul capo e intorno la per
sona . Alfine la porticina d'avorio spalancavasi,
ed e ' trovavasi trasportato in magnifico tempio,
splendente di una luce che pareggiava quella
del giorno , e popolato di gran copia di sacer
doti , in due fila schierati, con a capo il pon
tefice massimo.
Come la porticina simbolicamente schiu
devasi nel piedestallo della triplice statua
d'Iside , d ' Osiride e d'Oro , tutto il tem
pio era figurato . Un serpente vomitava un
uovo , simbolo dell'universo racchiudente il
germe di tutte cose scaldato dall' astro del
giorno ; la croce ansata , copia del lingam in
dostanico e rappresentante la potenza genera
trice attiva e passiva della natura ; un serpente
divorante la propria coda, figura mistica della
ISIDE 105

perpetua rotazione del sole . De' sacerdoti , il


porta - fiaccola reggeva da una mano vaso d'oro
in forma di nave detta baris , da cui sorgeva
scintillante fiamma , immagine del sole che
spande sua luce nell'universo, chè le navicelle
erano emblemi delle sfere celesti ( 1 ) ; il porta
altare raffigurava la luna ; un terzo vestiva
gli attributi di Mercurio, la palma dalle auree
foglie e il caduceo simboleggiante il logos, la
vita universale . Degli altri , quale recava una
mano della giustizia ed un vaso in forma di
mammella, simboli riferentensi al giudizio delle
anime ed alla via lattea ch ' elleno doveano
percorrere onde ripristinarsi nell'increata lu
ce ; quale mistico vaglio e vaso ripieno d'ac
qua , emblemi delle purificazioni che fan degne
le anime di salire al cielo ; quale il sacro cri
bro relativo alla separazione delle anime , e che
designava altresi l'iniziazione ; quale il cano
po , vaso in forma d'uovo su cui attortiglia
vasi serpente , immagine del mondo, intorno cui
gira il circolo zodiacale .
Il candidato sbigottiva , ma fattosegli incon
tro il maestro delle cerimonie gli dava animo

(1.) Lo stemma di Parigi , che tragge il nome dalla dea


Iside, è appunto una nave; la qual cosa conformerebbe la ca
pitale della Francia sacra primitivamente a quel sole, che
ora si spesso e si a lungo la priva di sd.
106 ISIDE
ad avanzarsi fino presso il pontefice ; il quale ,
porgendogli nappo ripieno d'acqua , dicevagli :
Eccoti la bevanda di Lete , la quale ti farà
scordare le false massime che hai udito da boc
che profane – Dopo di che , fattolo inginoc
chiare dinanzi la triplice statua d'Iside , Osi
ride ed Oro , così parlava : Iside , gran dea
dell'Egitto , infondi vigore nel novello sacer
dote che per amor tuo felicemente superò le
prove del fuoco , dell'acqua e dell'aria . Ren
dilo ora vittorioso nelle prove dell'animo , e
fallo sì docile alle tue leggi che divenga meri
tevole di partecipare ai tuoi venerati misteri .
- Dette le quali parole , e rinnovata da tutti
i sacerdoti l'invocazione d ' Iside , madre del
l'universo , il neofita rialzavasi , e accostava
alle labbra bevanda portagli dal pontefice mus
simo : Eccoti la bevanda di Mnemosine o
della memoria , la quale ti otterrà di impri
mere nella mente i dettami della saggezza ,
che per noi ti saranno insegnati ( 1 ) .
Cessati gli innie i canti , il neofita era tratto
in remote stanze , ove nuove prove attende
valo per un tempo non mai minore di ottan
tun giorni : digiuni più e più rigorosi ; si
lenzio serbato fra sorprese ed eccitamenti
d'ogni guisa ; lunghe istruzioni sulla religione

(1 ) Cic . De Leg ., II ; ARNOBIO , V.


ISIDE 107
e sulla morale , lunghissime invocazioni e pre
ghiere ; isolamento completo. Alfine restitui
tagli la parola , cominciavano i dodici giorni
della manifestazione . Nel primo , all'alba , lo
traevano nel tempio , e lo rivestivano delle
dodici stole sacre e del mantello olimpico :
quelle figura delle costellazioni zodiacali ; que
sto ,' per le stelle ond'era cosparso , figura del
cielo fisso , soggiorno degli Dei e delle anime
beate . Con corona di palmizio cingevangli
la fronte ; ponevangli una fiaccola nella mano
destra , e abbigliato da sole , come dicono gli
antichi scrittori , porgeva giuramento , dopo di
che era introdotto nella parte più segreta del
santuario ; sacerdote gli svolgeva innanzi il
gran volume della dottrina ermetica , svela
vagli il senso delle misteriose figure , erudi
valo nella somma delle cose segrete .
Susseguiva il trionfo dell'iniziato . La vigi
lia , sacerdoti dell'ordine inferiore, in sontuose
vesti , pubblicamente annunciavano la proces
sione del domani ; sicchè i devoti potessero
spargere le vie di fiori, ornare di drappi le case.
Nel tempio scoprivansi i più reconditi tesori ;
preziosa immagine d'Iside , due volte velata, era
tratta alla luce , e le si celebrava sacrificio fra
le danze delle figlie de'sacerdoti . Poi la pro
cessione usciva all'aperto ; e di essa ne porge
descrizione Clemente Alessandrino :
108 ISIDE
Va innanzi il cantore con un simbolo della
musica e con due libri di Ermete che conten
gono inni a Dio l'uno, l'altro regole di con
dotta pel re . Segue l'oroscopo coll ' oriuolo e
il ramo di palma , emblema dell'astrologia ; e
deve sempre aver davanti i quattro libri d’Er
mete relativi agli astri . Viene poi lo scriba
sacro, con penne alla testa, un libro e un re
golo in mano, e coll'inchiostro e la canna da
scrivere ; e deve sapere la geroglifica , la co
smografia , la geografia , il cammino del sole ,
della luna e dei cinque pianeti , la gerografia
dell'Egitto e del Nilo e tutto l'apparato delle
cerimonie , la misura e l'indole di ciò che serve
ai sacrifizj. Li segue lo stolista , portando il
cubito di giustizia e la tazza per le libazioni ,
istrutto di ciò che concerne l'educazione e
dell'arte di preparar le vittime . Ultimo è il
profeta , che tra le pieghe della vesta sostiene
l'urna sacra , scoperta agli occhi di tutti , e
con dietro quei che recano i pani . Il profeta ,
preside del tempio , deve imparare i dieci libri
sacerdotali propriamente detti , vigilare alla
distribuzione delle entrate . Gli sei libri
ermetici , per giungere ai quarantadue, e che
trattano dell'arte di guarire , si lasciano ai
pastofori, ultimo grado di sacerdoti , ( 1 ) .

( 1 ) Stromat, VI. 4.
ISIDE 109
Dopo i misteri d'Iside e d'Oro ammettevasi
il candidato a que ' di Serapide , per ultimo a
que'd'Osiride, i meno noti , notturni , cadenti al
solstizio estivo, e Apulejo li accenna solo di
volo. Quando Teodosio rovinò il tempio di Se
rapide a Canopo , scoperse sotterranei e mac
chine con cui i sacerdoti provavano gli aspi
ranti . Porfirio a proposito de ' grandi misteri
(che quelli d'Iside erano detti i misteri minori)
riferisce frammento di Cheremone , sacerdote
egizio , che riconduce a senso del tutto astro
nomico la leggenda osirica , confermandosi quel
che altrove avvertimmo. Osiride è il sole ,
Iside la luna ; e il primo , denominato re per
che tal titolo conferivasi all'astro del giorno ,
riceve successivamente tre nomi . Oro nel sol
stizio invernale , infante il cui sviluppo com
piesi con lentezza avversato dal rigore del verno :
Serapide nell'equinozio primaverile; uomo fatto ,
cogli emblemi della virilità , la barba , simbolo
di forza , e le corna di capro che riferisconsi
al solstizio estivo ; fecondatore , il calatus o
moggio alludendo all'abbondevole messe : Osiride
nell'equinozio autunnale , che come Bacco sor
regge un tirso rivestito d’edera , e presiede alla
vigna ; indi morto dal sorveniente inverno
( Tifone), privato degli organi generativi , pianto
dalla pallida luna (Iside) ; la quale catastrofe
formava l'argomento de ' più alti misteri , e il
110 ISIDE

candidato , nelle cerimonie iniziatorie , sostene .


va la parte del Dio e subiva fattiziamente la
passione e la morte di lui . Erodoto descrive
il tempio di Minerva , uno de’santuari ove le
iniziazioni osiriche celebravansi , e favellando
di tomba collocata nel più sacro recesso , come
veggonsi calvari dietro l'altare delle nostre
chiese , dice : « È la tomba d'un Dio , di cui
debbo tacere il nome per rispetto . Nel recinto
del tempio sorgono obelischi , e stendesi lago
circolare ; nel quale gli Egizi notturnamente
rappresentavano i patimenti del dio . , Il qual
passo è spiegato e ravvalorato da quel di Cle
mente Alessandrino : « Quante tragedie reli
giose ci affacciano tombe e ci rappresentano
micidi hanno pari significato con infinite va
rianti ; figurano la morte e la resurrezione fat
tizia del sole , anima dell'universo, cagione di
vita e di moto nel mondo sublunare , e padre
delle intelligenze , le quali non sono che una
porzione dell'eterna luce che in quell'astro, suo
foco precipuo , scintilla , ,

Fortunato chi era fatto degno dell'iniziatorio


trionfo. Mentre per l'universale il simbolo si
confondeva coll'essere , e leggende astronomi
che e calendarie mutavano le rivoluzioni si
derali in fatti di numi , e l'adulazione eguagliava
ISIDE 111

alle divinità i principi ; i sacerdoti serbavano


fede ad un essere puro , unico , non rappre
sentabile da immagini corporee ; consistendo
la loro scienza , al dire di Plutarco , nel ri
guardare Fta siccome il grande architetto
dell'universo , la cui sapienza adoravasi spe
cialmente in Sais col nome di Neit; la bontà
in Elefantina con quello di Cnef. E i libri erme
tici , sventuratamente perduti , ma di cui si
conosce che erano in Egitto il precipuo fon
damento delle credenze e delle leggi sacerdo
tali , secondo le più autorevoli informazioni
degli antichi ascondevano un senso profondo
ed una intuizione semplice e felice della na
tura considerata come vivente e identica in
tutte le sue parti ( 1 ) .
Qui e altrove avvertiamo parentela coi Magi ;
e al pari de ' Magi i sacerdoti egizi non con
sacravano la poligamia , cosi lussureggiante
nella vicina Gerusalemme . Però l' idolatria
egiziaca , che le iniziazioni non rimossero ,
facendo della verità un privilegio ed un'arte
di dissimulazione , accese d'ira implacabile i
Persi , e Cambise , conquistatore insano (Ero
doto) , depredò i sepolcri , atterrò gli idoli ;
e dopo di lui Dario , Cosroe e gli Arabi pro
seguirono la vendetta . Nullameno non cessò

( 1 ) DE GUIGNAULT, Religions de l'anliquile, III, 873.


112 ISIDE

per secoli l'Egitto, e segnatamente l'alta Nu


bia , di essere padre delle iniziazioni da un
lato, delle superstizioni e delle follie dall'altro .
Alle gigantesche follie idolatriche successero le
funebri follie dell'ascetismo ; giacchè tutti gli
errori si tengono per mano , e Tebe scorge
alle Tebaidi.

Accennammo allo spandersi , ma non al cor .


rompersi del culto isiaco . Già in Alessandria ,
sotto la dominazione romana , furono nomati
isiaci i lubrici riti in onore del divinizzato
Antinoo , il favorito d ' Adriano ; e guasto
dalla servitù , e infetto di pratiche alessan
drine, il culto isiaco rimprosperò a Corinto ,
e quindi , con varia fortuna, a Roma, ove , ses
sant'anni prima della nostra êra, Iside , Anubi
ed altre deità egizie furono cacciate dal Cam
pidoglio, abbattendone le statue . Ma il popolo,
tenace ne'suoi amori , le rialzò , e novellamente
abbattute di nuove ne eresse , proseguendo poi
nel mistero il culto conteso e perciò meglio
pregiato, e sparso in tutte le provincie dell'im
pero . Però i sacerdoti isiaci non erano più ,
come nell'Egitto , depositari della scienza
ed arbitri de're ; non più viveano nel fasto ,
ma traevano vita raminga, mendica, non che
senza tempio, senza tetto , seco portando la
ISIDE 113
statua della dea. Al mattino, dopo la preghiera,
in lunga tonaca di lino , raso il capo e il volto
coperto di maschera figurante muso di scian
callo , la bisaccia sulle spalle , come i nostri
frati mendicanti, e il sistro , recavanşi ad ac
cattare di porta in porta , offerendo l'inizia
zione a chi volesse pagarla ; sicchè venivano
derisi , e più quando i pessimi fra gli im
peratori tolsero a proteggerli , facendo la vir
tuosa Iside testimonia di non più vedute
turpezze , e circondandone il tempio di quei
giardini che disgradarono l'immoralità de ' ba
bilonesi . Ne'templi isiaci spese gran somme
Caracalla , e sontuosissimo era quello del cam
po Marzo ; e Commodo , che nelle processioni
s'acconciò a portar devotamente la statua
d'Anubi, piacevasi , racconta Lampridio , fe
rire col muso di sciancallo del dio il capo
degli iniziati che sanguinanti , pazienti e muti
gli camminavano innanzi ; imperiale devozione !

In antico monumento Iside è raffigurata


in un idolo muliebre con sette mammelle , e con
dappresso un leone , un delfino , un ' aquila
ed una salamandra ( 1 ) : e il Cartari descrive
idoli somiglianti (2 ) , in fosco basalto perchè

( 1 ) REGHELLINI . La Maçonnerie, ecc. Gand, 1825. pag. 32 .


(2 ) CARTARI , Immagini degli Dei.
DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol . I. 3
114 ISIDE

simboli oscuri ; chè il senso misterioso indi


cavasi altresì colla nera pietra ( 1 ) ; e talvolta
anche la materia de monumenti era simbo
lica , come in quella Venere di calamita , ci
tata da Junker , che attirava un Marte di ferro ,
e in quel piccolo Bacco scolpito in legno di
vite . Il popolo prosternavasi davanti quel ba
salto rozzamente scolpito , adorava la dea , la
madre d'Osiride ; ma l'iniziato vedeva un
simbolo in quella pietra , ed in Iside adorava la
personificazione della natura , nelle sette mam
melle i sette pianeti , nel leone la terra , nel
delfino l'acqua , nell'aquila l'aria , nella sala
mandra il fuoco, della quale dicevasi che pia
gando il leone lo traeva a languire , chè la
terra secca per arsura isterilisce . In Osiride
il volgo rappresentavasi la leggenda biogra
fica , l'iniziato considerava il corso annuale
del sole e il corso progressivo della ragione ;
ed omai fatto consapevole dell ' arcano la
voro che trasformava , pel volgo , le idee in
idoli , s'atteneva alle prime , pur serbando la
debita riverenza ai secondi , chè la dea sve
lata gli avea imposto perpetuo silenzio ( 2 ).
Pertanto la leggenda , che pel volgo ha senso

( 1 ) VINCKELMANN, De l'allégorie.
(2) Ovidio , nel sogno di Teletusa , pone accanto ad Iside
arpocrate in atto d'intimar silenzio.
ISIDE 115

di cosa realmente avvenuta , e non favolosa


mente raccontata, per l'iniziato che trapassa
da uno in altro senso , finchè perviene all'ul
timo, che è il solo vero , la leggenda, a così
dire , si semplifica e si decompone ; e la storia
d'Osiride prima ucciso da Tifone, e poi fatto in
tanti brani che da Iside furono raccolti , ri
solvesi nel sacro scritto lacerato e messo in
obblio dall'ignoranza e dalla frode, ricuperato
e riordinato da Iside , intesa per la sapienza
delle cose naturali; onde leggiamo in Plutarco :
« Greca cosa è Iside, e Tifone nemico della dea
e tumido per ignoranza e frode, il quale fa a
brani e sperde il sacro scritto, che la Dea racco
glie e ricompone per consegnarlo a quelli che
s'iniziano nella scienza delle cose divine ( 1 ) » .
Per lo chè chiaro apparisce che nelle inizia
zioni squarciavansi i veli intessuti all'igno
ranza , e smascheravansi le imposture celate
sotto leggiadre o terribili forme. Mirabile ac
corgimento de ' sacerdozi egizi , nel che furono
maestri ai greci , è quello di mettere in rela
zione il culto interno e l'esterno con sottilis
sime corrispondenze , onde il primo poteva sus
sistere col secondo ; il figurato , il mitico non
escludeva il nudo , schietto ed interiore ; ri
ponendo più concetti nelle medesime inven

( 1 ) PLUTARCO, D'Iside e d'Osiride.


116 ISIDE

zioni ; e chi leggeva nelle apparenze figurative


le essenze reali era detto perfetto, e entrava
nella vita ascetica , quasi abscessa a corpore ;
la qual cosa a pochi era dato compiutamente ,
dovendo superare molti gironi concentrici , at
traverso emblemi , colori , gesti , passi di intrec.
ciatissimo e confusissimo significato.

1
117

I numeri d'oro ( 1 ) .

Pitagora viaggiò in Egitto , e secondo le tra


dizioni greche altresì nella Fenicia, nella Giu
dea , nella Persia , nell' India ; giacchè frequenti
erano allora si lunghi viaggi per amor del sa
pere , e le seduzioni della scienza più presto
che i lenocini del guadagno traevano i più il
luminati a faticose peregrinazioni . Si può in
questo senso affermare che le iniziazioni con
tribuirono ad accrescere i rapporti fra i popoli ,
viaggiandosi allora a quelle come oggi alle
esposizioni mondiali . Che se anche queste tra
dizioni greche non dicessero il vero , è notevole
che non attribuiscono questi viaggi nè ad Em

(1 ) KRISCAE , De societatis a Pythagora in urbe Crolone


condita scopo politico , Goltinga, 1830.
TERPSTRE , De sodalilii pythagoræi origine , conditione ,
consilio, Utrecht, 1824.
CRAMER , De Pythagora , quomodo educaverit et insli
tuerit, Siralsunda, 1833.
RITTER, Histoire de la philosophie ancienne, I.
Coco , Platone in Italia .
118 I NUMERI
pedocle , nè a Socrate , nè ad Epicuro , le cui
dottrine sono compiutamente occidentali, men
tre Pitagora e Platone attinsero a lunghi sorsi
alle fonti asiatiche . Ne tali viaggi si dissero
soltanto compiuti dai sapienti delle due Grecie,
ma altresì dai filosofi chinesi , indiani , per
siani (1) , il che serve a conferma di una tra
dizione bastevolmente diffusa per ere accolta
nella storia . Questi viaggi , vuoi effettivamente
accaduti , vuoi figura di intellettuali peregrina
zioni , accertano la parentela, fra le iniziazioni
pitagoriche e le egizie ; comunque paja provato
che la filosofia di Pitagora è pianta spontanea
e nativa del suolo italico . L'aura dell'Oriente
soffio tra le fronde di questa quercia robusta,
le cui radici profondansi nella terra della no
stra penisola.
Però la vita di Pitagora è avvolta nel mi
stero . L'ammirazione de ' contemporanei e dei
posteri ci scambiò questo grande filosofo con
un essere mitico , del quale non ci furono fe
delmente trasmesse le più schiette e preziose
notizie, ma sul quale riboccano gli aneddoti e
le favole. La soverchia ammirazione è ruinosa
alla fama degli uomini illustri , come l'idola
tria è fatale al culto della divinità .

(1) Intorno i viaggi d'un filosofo chinese consulta ABEL


REMUSAT, Mėl. asiatiques, I , 96 .
D'ORO 119
Affermasi che Pitagora nascesse a Samo ,
isola in vivissimi rapporti coll'Egitto, nella 49
olimpiade ( 1) , e che venisse a stabilirsi , dopo
molte avventure , a Crotone , città della Ma
gna Grecia , in un tempo in cui questa primi
tiva Italia, questa madre della nostra e forse
della greca coltura , sorgeva a vivacissimo
splendore .
Gli si porgono gli Egizi a istitutori nella
geometria , i Fenici nell'aritmetica , i Caldei
nell'astronomia, i Magi nelle cose sacre e nelle
morali . Si nomina fra i suoi maestri quel fe
nicio Mochus o Moschus, che alcuni affermano
una medesima persona con Mosè ; e con mag
gior fondamento il greco mitografo Pericide ,
uno de ' primi filosofi che avviluppassero la
scienza ne ' veli dell'iniziazione , e che ebbe a
simbolo quercią alata , coperta di mantello
variopinto , la prima emblematica dell ' amore
mercè il frutto fallico che produce , il secondo
figura delle sfere. Cosi tutte le scuole e tutti
i popoli avrebbero concorso a formare questo
settario e legislatore . Come s'afferma che egli
fu iniziato ai misteri egizi ( la qual cosa ad
alcuni non pare molto provata ) , si riferi
sce la sua dottrina essoterica alle orgie or
fiche, e corre voce egli visitasse l'isola di Cre

( 1 ) JAMBLICO, 25 ; DIOG . LAERZIO, VIII , 3 .


120 I NUMERI

ta , ove sarebbe stato iniziato ai misteri della


grotta d'Ida .

Fu certamente uomo di vastissime cogni


zioni e di straordinarie intuizioni ; uno di quei
genii destinati a mortificare l'orgoglio de ' po
steri , e de'quali può affermarsi, senza menomare
il merito di singoli e successivi indovinatori ,
che hanno precorso , accennandole o sospettan
dole , le più importanti scoperte de ' secoli av
venire . Pitagora è messo nel novero de ' più
illustri fondatori delle scienze matematiche ;
tradizione avvalorata dall'indirizzo della sua
scuola , e da quanto affermasi di lui che de
terminò la misura e il peso delle cose , che
scoverse i rapporti de'suoni musicali , e im
presse incrementi all'astronomia.
In vero egli insegnò la sfericità del sole , e
per armonia de'corpi celesti intendeva proba
bilmente i rapporti delle masse e delle di
stanze ; e conoscendo che due opposte forze
impresse nei corpi celesti li spingono per un'or
bita , anticipò di tanti secoli quell ' attrazione
baconiana e newtoniana che Herschell consi
dera come la verità più universale a cui sia
pervenuta l'umana ragione . E pare eziandio
ch'egli coltivasse , con effetti stupendi , la me
dicina , giovandosi dell'efficacia della musica sul
D'ORO 121

nostro cuore , e della ginnastica sul nostro cor


po ; seppure per tale riguardo non si fece qual
che confusione tra Pitagora legislatore , e i
due atleta e musici di questo medesimo nome .
Ciò basta a renderlo benemerito dell'uma
nità , e basta a spiegare il magico circolo che
fu tracciato intorno alla sua vita come più
o manco intorno l'esistenza di quanti teo
sofi e fondatori di sette vennero al mondo ;
sicchè in lui fu a volta a volta esaltato e te
muto il filosofo , il legislatore , il giusto , il
taumaturgo.
Prodigi accompagnano sua nascita ; figlio
d'Apollo o di Mercurio , uscì alla luce con aurea
coscia ; lo scita Abaris sovra freccia d'oro volò
a vederlo ; fu scorto in più luoghi ad un tempo ;
obbedivangli stranamente gli animali ; Mercu
rio lo dotò della virtù di rammentarsi le esi
stenze anteriori per lui vissute , prodigiosa
memoria che e ' poteva comunicare , e che mo
dernamente vantarono Saint- Germain e Ca
gliostro ; i Crotoniati lo chiamarono Apollo
iperboreo .
Le quali favolose mirificazioni accennano evi
dentemente a consorzio d'uomini , che profes
sando e volgarizzando le dottrine del legisla
tore , crebbero colla leggenda la di lui repu
tazione e la propria potenza e fortuna : fatto
ampiamente attestato; che Erodoto parla d'un
122 I NUMERI
ordine segreto de ' Pitagorici , di orgie pitago
riche , e d'un rituale o formulario di un tal culto
arcano, ritenuto più santo del culto pubblico
ed officiale ( 1 ) .
La parola orgia , usata qui e altrove da
Erodoto , significa propriamente una dottrina
segreta ; onde i più autorevoli scrittori dell'an
tichità s'accordano nell'affermare che i Pitago
rici professavano il principio di non rivelare
ogni cosa a tutti (2) .
Nè queste orgie si ordinarono solo nella
Magna Grecia , ma si sparsero nella Grecia
propriamente detta ; almeno Erodoto ne parla
come di cosa notissima ; comunque solo in
Italia acquistassero incontestato predominio
adombrato dai racconti meravigliosi del tra
smutamento della società crotoniate non pure
egli vi pose il piede , dell'antico culto abbattu
tovi , della rivoluzione morale compiutavi con
una incredibile rapidità. Ben si vede che egli
raccolse intorno a sè gran novero di pro
seliti non appena predicò sua dottrina ; laonde
potè imporre a questi un genere speciale di
vita , costituendoli custodi e difensori di una
religione settaria. Che la setta abbia avuta in
fluenza politica e mirasse a operare quando
chessia una ricostituzione civile (3) , in un senso,

(1 ) ERODOTO, II, 81 .
(2 ) DIOG ., VIII , 8 ; PORFIRIO, V, 41 .
( 3 ) DioG., VIII, 3.
D' ORO 123

come pare, oligarchico, non si può certo met


tere in dubbio ; ma fu forse esagerata questa
prevalenza dello scopo politico in un ordine
segnatamente morale e religioso . La somma
de ' precetti pitagorici si riferisce più presto
alla riforma de'costumi e alla restituzione fi
losofica del culto alla divinità, che non ad
una immediata rivoluzione sociale ; e i fieris
simi persecutori credettero forse punire am
bizioni pericolose mentre ubbidivano a ser
vili paure .

Innanzi essere del tutto iniziato alle orgie ,


faceva mestieri attraversare prove , minuzio
samente determinate , a quanto pare , negli
statuti dell'ordine . Si racconta che Pitagora
esaminasse dapprima i lineamenti del candida
to (1 ) ; che quindi , durante il tempo del novi
ziato , gli apprendesse l'arte del silenzio ; ma
variano gli storici nel precisare il tempo di
tale noviziato. È certamente conforme all'in
dole e alle circostanze della setta ch'essa fosse
partita in più classi , secondo il numero e il
grado delle prove . Non è a meravigliare che
in una comunità religiosa si venga richiaman

(2) GELL ., Noct. Alt. , I , 9 .


124 I NUMERI
dosi in molti casi all'autorità del fondatore,
cinta di venerazione , e tale è per avventura
l'interpretazione che si può dare al famoso
egli lo disse ( autos 2on ) de' Pitagorici ( I ) ;
come è ovvio che sodalizi di donne si strin
gessero intorno i collegi pitagorei , ammessi
in tutto od in parte alle iniziazioni (2) .
L'affratellamento del consorzio pitagorico
consisteva in particolar modo in un genere di
vita comune , in esercizii e giuochi e studj
fatti in comune . I precetti dell'ordine erano
in parte sentenze simboliche , di cui intravede
vasi ma non coglievasi compiutamente il sen
so (3) ; ed in parte norme di condotta espresse
chiaramente , e di cui un certo numero è forse
giunto a noi col nome di versi aurei. Al qual
sistema di vita alcuni vollero connettere la
comunione de'beni ; ma questa non sembra
3
riscontrarsi ne ' pitagorici primitivi , e forse
deve prendersi nel senso della costante e ope
rosissima filantropia , sicchè ognuno dava lie
tamente il proprio al fratello bisognoso , non
aspettando di essere richiesto , ma andando a
lui , e qualche volta intraprendendo viaggio
incontrando pericoli per soccorrerlo . Bensi

( i ) Cic. , De natura deor., 1, 5.


(2 ) JAMBLICO, V. Una pitagorica più presto svelare i segreti
della settà si tagriò coi denti la lingua
(3) JAMBL . , Prolrept., 21 .
D'ORO 125

confermazione di loro fraternità erano i pasti


comuni , ne ' quali , a quanto dicesi , rispetta
vano precetti singolari intorno gli alimenti ,
che pajono di filiazione egizia , come l'asten
sione da certe qualità di pesce ; e i riti con
cui si davano reciprocamente onorata sepoltura .

Ebbero morale purissima , non ergentesi forse


al concetto dell'umanità, non possibile allora
in cui tutto mirava a rivendicare la persona
lità umana e ricollocarla al suo giusto luogo ;
non uscente forse dal proposito di beneficare
i consociati ; ma aurea veramente come i nu
meri che la esprimevano e come i metri che
la verseggiavano .
A cinque sole cose devesi far guerra : le ma
lattie del corpo , l'ignoranza dell'intelletto , le
passioni degradanti , la discordia delle fami
glie , le sedizioni delle città . Tra amici ogni cosa
è comune ; non si lasci tramontar il sole sopra
un diverbio avuto con un amico . Fondamento
del ben vivere è l'equità , che è un'armonia
tra le azioni dell'uomo e l'universo , essendo
virtuoso l'uomo le cui azioni rimangono sotto
poste all'intelligenza ed in armonia con essa .
Dire il vero e fare il bene è debito d'ogni
uomo . Le virtù sono vie per arrivare al
l' amore , per guadagnare l'immortalità . In
126 I NUMERI

quest'ultima i Pitagorici credevano ; e non


sembra professassero l'egizia metempsicosi .
Fedelissimi alla parola , radi ai giuramenti ,
sobri nella voluttà , ai sacrifici accostavansi in
abiti non isfarzosi ma candidi e con mente
casta . Cominciavano la giornata con suoni e
canti ; poi alternavano trattenimenti filosofici,
esercizi ginnastici e doveri di cittadino ; la sera
indulgevano a pacata giocondezza . Come l'ar
monia nasce dall'accordo de' suoni gravi co
gli acuti , così la virtù nasce dall'accordo
delle varie facoltà dell'anima nostra sotto l'im
pero della ragione : per il che la virtù può
dirsi un'armonia .

Nel loro linguaggio simbolico si volle vedere


un'imitazione dell'egizio ; ma a chi ben guardi
la somiglianza non è poi tanto grande come co
munemente si afferma; chè per sè stesso lin
guaggio simbolico o gergo è forma necessaria
d'ogni culto segreto, non spogliandosi di sim
boli neppur il culto pubblico , e spesso total
mente di simboli essendo composte le medesime
religioni ufficiali; per lo chè a più ragione il
simbolismo precinge misteriosamente le reli
gioni arcane .
Presso i Pitagorici prevalgono i simboli
numerici , fra i quali e i jeroglifici intercorre
somma distanza ; ed ebbero segni di ricono
D' ORO 127

scimento , fra cui il triplo triangolo che ne


forma cinque altri , ed il pentagono ed il
cubo simboleggiante ad un tempo la giustizia
e l'eguaglianza perfetta ; e frasi di convenzione
come queste : » Non sedere sul moggio » per
esprimere di non introdurre le cure della vita
animale nel dominio dello spirito ; Non
portare al dito le immagini degli Dei » , cioè
non divulgare la scienza divina ( 1 ) .

Nocque alla setta la politica . Acquistato in


flusso sovra Crotone , Sibari , Metaponto, Lo
cri, Taranto, favoreggiatrice di dominio aristo
cratico , che forse in parte afferro , e nemica di
tirannide , le si elevò contro Thelis , che fattosi
despota di Sibari , fremette veggendo la miglior
cittadinanza rifuggire nella pitagorica Crotone ,
ene chiese l'estradizione . Niegaronla i Crotonia
ti , e s'accese funesta guerra . Il pitagorico Milo
ne vinse i Sibariti ; ma nel partire le spoglie
di questi , i popolani di Crotone si credettero
lesi , e concitati dal loro capo Cilone , espulso
o non accolto nell'ordine pei sregolati costumi ,
assalsero i Pitagorici adunati nella casa di
Milone , e pressochè tutti li spensero .
Pitagora sfuggi all'eccidio , e riparo in altre

(1) JAMBLICO, Protrept., 21 .


128 I NUMERI D'ORO
città italiane ; ma anche le plebi di queste vol
taronsi contro i pacifici, studiosi e sdegnosi disce
poli di una dottrina austera , che non disprezzava
il volgo , ma come il sacerdozio egizio lo riteneva
incapace di custodire nella sua nativa purezza
una verità filosofica , incapace di credere ra
zionalmente , e di razionalmente comandare .
Le case pitagoriche furono abbattute , di
spersi i tesori scientifici ed artistici che vi
erano accolti ; e Pitagora soccombette a Me
taponto , ove Cicerone potè vedere il luogo
che la tradizione additava illustrato dalla
morte di lui .
La setta , comunque impallidita jel subito
tramonto di tanta luce , si mantenne alcun
tempo ; ma il velo funebre di Pitagora coperse
il suo estremo agitarsi . Però il suo spirito
sopravisse alla ruina di molte filosofie , con
sertandosi a quel recondito moto sociale e fi
losofico, che procede paralello e costantemente
avverso alle manifestazioni del pensiero teo
logico e regio . Un discepolo di Pitagora , Za
molxis , di nazione geta , reduce in patria , for
mò scuola durata forse in que ' Plisti che Giu
seppe ebreo compara agli Esseni . Il nome e
l'origine pitagorica parvero sì gloriosi che li
sappiamo a gara assunti da non pochi sodalizi
del medio evo e de ' giorni nostri .
129

VI .

Le trasformazioni
della leggenda isiaca ( 1 ) .

L'irradiazione dei misteri egizi anima e scal


da le dottrine segrete della Fenicia , dell'Asia
minore, della Grecia e dell'Italia . Dall'Egitto
come dal foco di un'elissi partono i raggi di
tutte le iniziazioni posteriori ; giacchè la teo
gonia orientale , di cui l'egizia è, a così dire,
la figlia primogenita , costituisce il fondo della
scienza arcana professata nei sodalizi filosofici
e sacerdotali . A Tebe , come vedemmo , Pitagora
credesi attingesse la scienza de’numeri e co
noscesse le celebrate sfere di Tolomeo ; e Ta
lete studiò astronomia e fisica (2) : a Menfi

(1 ) STUHR, Die religious systeme der Hellenen, Londra.


TAYLOR, Dissertation on Elesuinian and Bacchic myste
ries, Londra , 1770 .
SCHELLING , Veber die Götter von Samolrake , Sloccarda ,
1815 .
( 2) DIOGENE LAERZIO .
De Castro, Il Mondo Segreto, vol . I. 9
130 LE TRASFORMAZIONI
Democrito , al dire di Seneca , apprese l'arte
di rammollire l'avorio e di lavorare le pietre
dure : Platone ed Eudossio studiarono ad Elio
poli le matematiche ed elaborarono i loro si
stemi filosofici ( l ) : Licurgo e Solone a Sais
raccolsero quelle cognizioni politiche e civili
mercè cui poterono creare i loro sistemi di le
gislazione (2) : ed Archimede derivò da quella
fonte non poche delle sue invenzioni (3) . I più
grandi uomini delle due Grecie furono iniziati,
ed iniziato fu Mosè (4) ; il quale però , in odio
per avventura agli oppressori del suo popolo,
atteggiò la sua dottrina in perpetuả antitesi
all'egizia , proibendo ogni immagine d’uomo o
d'animale , permettendo la poligamia , anate
mizzando lo studio degli astri .
Orfeo, reduce d'Egitto , ove i concenti della
lira , e la molta reputazione , più che il valore
mostrato nelle prove , gli aveano valso le rive
lazioni sacerdotali ; e i poeti che gli successero ,
e precipuamente Esiodo ; furono considerati
come depositari d'una remotissima sapienza ,
fe come tali riveriti da quel popolo greco che
ra le eleganze delle arti , le pompe del culto e

( 1 ) STRABONE ( lib XVII ) dice che Platone convisse tredici


anni coi preti d'Egillo.
(2 ) ERODOTO, lib. 11 ; DIOGENE, lib. l .
( 3) DIOG ENE LAERZIO .
( 4) Et erudilus est Noyses omni sapientia Ægy ptiorum .
Act. Apost.. VII , 92 .
DELLA LEGGENDA ISIACA 131
le inquietudini della politica sentivasi attratto
verso il misticismo; Eritteo e Trittolemo, re
catisi del pari in Egitto, fondarono ad Eleusi
i misteri di Cerere, esemplati su quelli d'Iside ,
la cui celebrità raggiunse i contini del mondo
allora conosciuto .
La distinzione tra la scienza volgare e la
scienza riposta durd in Grecia più forse che
altrove, e que ' filosofi che non l'ammisero e
non la tutelarono ebbero meno fama e meno
seguito ( 1 ) . E sembra questo dualismo non
spiacesse neppure alla folla , vaga dell ' ignoto ,
credula , 'atterrita , e che considerava i misteri
come feste nazionali e come un patrimonio avito
e glorioso della patria ; della quale singolare
disposizione delle plebi potremmo citare esempi
contemporanei, avendo sempre il mistero fecon
dato le ammirazioni del volgo .

L'arte portentosa di creare idoli , e inventare


religioni , ebbe sviluppo nella scuola degli Or
fici, una delle più antiche e più segrete sette
filosofiche, uno de ' laboratori delle più compli
cate finzioni. Fu codesto l'uovo più fecondo
di numi : la tenebrosa officina trasformò tutti
gli attributi e tutte le relazioni dello stesso

( 1 ) MATTER, Hist. crit. du gnoslicisme, I , 52 .


132 LE TRASFORMAZIONI
essere e della stessa idea in tanti agenti e
pazienti soprannaturali; nel che superò il mae
stro ; chè Orfeo può considerarsi come l'isti
tutore dell'idolatria greca, ma ebbe nelle in
venzioni modo e misura, e serbando per gli ad
dottrinati , per gli iniziati una religione pura e
semplice , nella quale , al dire di Lattanzio , adoro
il Dio uno col nome di Protogono , elabord quel
medesimo sistema di corrispondenze che get
tava , a cosi esprimere , un ponte tra la ragione e
la superstizione , tra il vero ed il falso , tra la
schiettezza filosofica e la magnificenza teolo
gica. La qual magnificenza fu tale e tanta nella
scuola orfica che il volgo ebbe divinità a pro
fluvio, decorate di più nomi , decomponentensi
e suddividentensi all ' infinito ; che poi , nel se
greto de ' templi, raccoglievansi in un fascio ,
e riedevano , rami d'un medesimo tronco, alla
primiera unità . Questa decomposizione di numi
era accorgimento di segreto e di potenza ; chè
i fantasmi quando pajono realtà ponno giovare
meglio della realtà . Squarciate l'emblematiche
testure , tolte le illusorie genealogie e biogra
fie, sapevasi , a cagion d ' esempio , Phanes il
primo degli Dei orfici e Bacco il sesto for
mare una sola identica divinità , la cagione
prima delle cose ; e diverse denominazioni del
l'ente medesimo essere Bacco ed Osiride ; e
spiegati i nomi, i numeri, i colori , le forme,
DELLA LEGGENDA ISIACA 133

spariva la natura degli Dei e appariva la natu


ra delle cose .

I misteri bacchici , dionisiaci , sabasei ed or


fici si consertano al periodo più favoloso della
istoria greca. Erodoto li dice introdotti da Me
lampo ; li troviamo antecedentemente stabiliti
nella Tracia, nell'Arabia, fino nell'lndia . I dio
nisiaci partivansi in maggiori e minori . Que
st ' ultimi celebravansi ogni anno all'equinozio
d'autunno , ed anche le donne vi erano am
messe recando il Fallo appeso al collo ; schiu
devansi con sacrificio d'animale immondo , che
squartavasi , e i pezzi erano dal jerofante di
stribuiti fra gli assistenti , che mangiavanli ,
a quanto dicesi , crudi . Indi aspiranti e iniziati
muoveano processionalmente , con rami fioriti
nelle destre e alternando sacre danze , al tem
pio . Giovani canefori recavano le mistiche ce
stelle con entro l ' itifallo in legno di fico . La
seguente notte compievansi le cerimonie ini
ziatorie , ponendosi in azione la favola di Bacco
atterrato e morto dai Titani , giganti che rappre
sentavansi , come Tifone, con le estremità conte
ste di serpi ; e fingendo immolare l'aspirante ( 1 ) .
Le grandi dionisiache celebravansi ogni tre
anni , all'equinozio primaverile, nelle prossimità

( 1 ) PORFIRIO.
134 LE TRASFORMAZIONI
di un padule, come le feste di Sais in Egitto.
La notte precorrente l'iniziazione , la sposa
dell'arconte - re , ajutata dai gérairai, o vene
rabili , sacrificava un becco. Ella rappresentava
la sposa di Bacco ; e quando in tale qualità
insediavasi su trono a ciò disposto , i mini
stri e gli iniziati de'due sessi esclamavano :
Salute , sposa , salute , nuova luce ! L'a
spirante veniva purificato dal fuoco , dall'ac
qua, dall'aria. L'ultima purificazione consisteva
nel lanciarsi d'alto luogo per afferrare fiorita
effigie di Fallo sospesa ad un ramo di pino ,
tra due colonne ; dopo di che era introdotto
nel santuario, cinta la fronte di mirto , avvi
luppato in una pelle di faone .
Le feste sabasie ricevettero il nome dall'e
piteto di Sabasio dato a Bacco e dalla frigia
città ove notturnamente celebravansi . I mini
stri n'erano detti bessi. Vi si rappresentavano
gli amori di Giove , in forma di serpente, e di
Proserpina ; e serpente d'oro era introdotto
nel seno degli iniziati che sclamavano : Evoi,
saboi, hyès, attès, hiès. Durarono , pubbliche o
segrete , sino agli ultimi giorni del paganesimo ,
con stravaganze d'ogni fatta e inaudita immo
ralità . Se le ebbe l' Etruria (514 ) ; se le ebbe
Roma, con iniziazione segretissima. Scoperte
in quest'ultima città, vi si trovarono iscritte
settemila persone, che il console Postumio
DELLA LEGGENDA ISIACA 135
mandò a morte od in carcere . Neppur esse
mancarono alle lubricità imperiali , compiacen
dosene Domiziano .

D'Egitto trapassando in Fenicia , i misteri


' Osiride furono accomodati al genio del luogo .
II dio v'ebbe nome di Adonai o Adone . Secondo
la leggenda , Venere scorto Adone infante ,
tanto le piacque che lo rapi , lo chiuse in un
forziere, e lo mostrò solo a Proserpina . Questa ,
cui non men piacque il fanciullo , meditò ru
barlo ; sicchè nata contesa ebbero le gelose
ricorso alla sapienza di Giove , il quale deli
berò si tenessero Adone ciascuna quattro mesi
dell'anno , e gli altri quattro mesi e ' restasse
padrone di sé . Però Adone , infaticato cac
ciatore , fu sul monte Libano da cinghiale ,
che gli stracciò gli organi della generazione ,
miseramente morto . Venere tanto lacrimò sul
cadavere di lui, che Cocito , discepolo di Chi
rone, n'ebbe pietà , e restituì Adone alla vita.
Macrobio spiega l'allegoria . " I fisici no
marono da Venere l'emisfero superiore, di cui
noi occupiamo parte ; e da Proserpina intito
larono l'emisfero inferiore. Perciò Venere ,
presso gli Assiri e i Fenici , plora allorchè il
sole , compiendo annuo corso, calasi agli anti
podi ; e la rinascita d'Adone figura ricomparsa
110 ISIDE

candidato , nelle cerimonie iniziatorie, sostene .


va la parte del Dio e subiva fattiziamente la
passione e la morte di lui . Erodoto descrive
il tempio di Minerva , uno de’santuari ove le
iniziazioni osiriche celebravansi , e favellando
di tomba collocata nel più sacro recesso , come
veggonsi calvari dietro l'altare delle nostre
chiese , dice : “ È la tomba d'un Dio , di cui
debbo tacere il nome per rispetto. Nel recinto
del tempio sorgono obelischi , e stendesi lago
circolare ; nel quale gli Egizi notturnamente
rappresentavano i patimenti del dio . » Il qual
passo è spiegato e ravvalorato da quel di Cle
mente Alessandrino : « Quante tragedie reli
giose ci affacciano tombe e ci rappresentano
micidi hanno pari significato con infinite va
rianti ; figurano la morte e la resurrezione fat
tizia del sole , anima dell'universo , cagione di
vita e di moto nel mondo sublunare , e padre
delle intelligenze , le quali non sono che una
porzione dell'eterna luce che in quell'astro , suo
foco precipuo , scintilla . »

Fortunato chi era fatto degno dell'iniziatorio


trionfo . Mentre per l'universale il simbolo si
confondeva coll'essere , e leggende astronomi
che e calendarie mutavano le rivoluzioni si
derali in fatti di numi , e l'adulazione eguagliava
ISIDE 111

alle divinità i principi ; i sacerdoti serbavano


fede ad un essere puro , unico , non rappre
sentabile da immagini corporee ; consistendo
la loro scienza , al dire di Plutarco , nel ri
guardare Fta siccome il grande architetto
dell'universo , la cui sapienza adoravasi spe
cialmente in Sais col nome di Neit ; la bontà
in Elefantina con quello di Cnef . E i libri erme
tici , sventuratamente perduti , ma di cui si
conosce che erano in Egitto il precipuo fon
damento delle credenze e delle leggi sacerdo
tali , secondo le più autorevoli informazioni
degli antichi ascondevano un senso profondo
ed una intuizione semplice e felice della na
tura considerata come vivente e identica in
tutte le sue parti ( 1 ) .
Qui e altrove avvertiamo parentela coi Magi ;
e al pari de ' Magi i sacerdoti egizi non con
sacravano la poligamia , così lussureggiante
nella vicina Gerusalemme . Però l' idolatria
egiziaca , che le iniziazioni non rimossero ,
facendo della verità un privilegio ed un'arte
di dissimulazione , accese d'ira implacabile i
Persi , e Cambise , conquistatore insano (Ero
doto ) , depredò i sepolcri , atterrò gli idoli ;
e dopo di lui Dario , Cosroe e gli Arabi pro
seguirono la vendetta . Nullameno non cessò

( 1 ) DE GUIGNAULT, Religions de l'antiquilė, III, 873.


112 ISIDE

per secoli l'Egitto , e segnatamente l'alta Nu


bia , di essere padre delle iniziazioni da un
lato , delle superstizioni e delle follie dall'altro .
Alle gigantesche follie idolatriche successero le
funebri follie dell'ascetismo ; giacchè tutti gli
orrori si tengono per mano , e Tebe scorge
alle Tebaidi .

Accennammo allo spandersi , ma non al cor.


rompersi del culto isiaco . Già in Alessandria ,
sotto la dominazione romana , furono nomati
isiaci i lubrici riti in onore del divinizzato
Antinoo , il favorito d'Adriano ; e guasto
dalla servitù , e infetto di pratiche alessan
drine, il culto isiaco rimprosperò a Corinto ,
e quindi , con varia fortuna, a Roma , ove , ses
sant'anni prima della nostra êra, Iside , Anubi
ed altre deità egizie furono cacciate dal Cam
pidoglio , abbattendone le statue . Ma il popolo,
tenace ne’suoi amori , le rialzò , e novellamente
abbattute di nuove ne eresse , proseguendo poi
nel mistero il culto conteso e perciò meglio
pregiato , e sparso in tutte le provincie dell'im
pero . Però i sacerdoti isiaci non erano più ,
come nell'Egitto , depositari della scienza
ed arbitri de're ; non più viveano nel fasto ,
ma traevano vita raminga, mendica, non che
senza tempio, senza tetto , seco portando la
ISIDE 113
statua della dea . Al mattino, dopo la preghiera ,
in lunga tonaca di lino , raso il capo e il volto
coperto di maschera figurante muso di scian
callo , la bisaccia sulle spalle , come i nostri
frati mendicanti , e il sistro , recavansi ad ac
cattare di porta in porta , offerendo l'inizia
zione a chi volesse pagarla ; sicchè venivano
derisi , e più quando i pessimi fra gli im
peratori tolsero a proteggerli , facendo la vir
tuosa Iside testimonia di non più vedute
turpezze , e circondandone il tempio di quei
giardini che disgradarono l'immoralità de ' ba
bilonesi . Ne'templi isiaci spese gran somme
Caracalla , e sontuosissimo era quello del cam
po Marzo ; e Commodo , che nelle processioni
s'acconciò a portar devotamente la statua
d’Anubi, piacevasi , racconta Lampridio . , fe
rire col muso di sciancallo del dio il capo
degli iniziati che sanguinanti , pazienti e muti
gli camminavano innanzi ; imperiale devozione!

In antico monumento Iside è raffigurata


in un idolo muliebre con sette mammelle , e con
dappresso un leone , un delfino , un ' aquila
ed una salamandra ( 1 ) : e il Cartari descrive
idoli somiglianti (2 ) , in fosco basalto perchè

( 1 ) REGHELLINI. La Maçonnerie, ecc. Gand, 1823. pag. 32 .


(2 ) CARTARI, Immagini degli Dei.
DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol . 1 .
114 ISIDE

simboli oscuri ; chè il senso misterioso indi


cavasi altresì colla nera pietra ( 1 ) ; e talvolta
anche la materia de monumenti era simbo
lica , come in quella Venere di calamita , ci
tata da Junker, che attirava un Marte di ferro ,
e in quel piccolo Bacco scolpito in legno di
vite. Il popolo prosternavasi davanti quel ba
salto rozzamente scolpito , adorava la dea , la
madre d'Osiride ; ma l'iniziato vedeva un
simbolo in quella pietra , ed in Iside adorava la
personificazione della natura , nelle sette mam
melle i sette pianeti , nel leone la terra , nel
delfino l'acqua , nell'aquila l'aria , nella sala
mandra il fuoco , della quale dicevasi che pia
gando il leone lo traeva a languire , chè la
terra secca per arsura isterilisce . In Osiride
il volgo rappresentavasi la leggenda biogra
fica , l'iniziato considerava il corso annuale
del sole e il corso progressivo della ragione ;
ed omai fatto consapevole dell ' arcano la
voro che trasformava , pel volgo , le idee in
idoli, s'atteneva alle prime , pur serbando la
debita riverenza ai secondi , chè la dea sve
lata gli avea imposto perpetuo silenzio (2) .
Pertanto la leggenda, che pel volgo ha senso

( ! ) VINCKELMANN, De l'allégorie.
( 2 ) Ovidio , nel sogno di Teletusa , pone accanto ad Iside
arpocrate in alio d'intimar silenzio.
ISIDE 115

di cosa realmente avvenuta , e non favolosa


mente raccontata, per l'iniziato che trapassa
da uno in altro senso , finchè perviene all'ul
timo , che è il solo vero, la leggenda , a così
dire , si semplifica e si decompone ; e la storia
d'Osiride prima ucciso da Tifone, e poi fatto in
tanti brani che da Iside furono raccolti , ri
solvesi nel sacro scritto lacerato e messo in
obblio dall'ignoranza e dalla frode , ricuperato
e riordinato da Iside , intesa per la sapienza
delle cose naturali ; onde leggiamo in Plutarco :
« Greca cosa è Iside, e Tifone nemico della dea
e tumido per ignoranza e frode, il quale fa a
brani e sperde il sacro scritto , che la Dea racco
glie e ricompone per consegnarlo a quelli che
s'iniziano nella scienza delle cose divine (1 ) »
Per lo chè chiaro apparisce che nelle inizia
zioni squarciavansi i veli intessuti all'igno
ranza, e smascheravansi le imposture celate
sotto leggiadre o terribili forme. Mirabile ac
corgimento de ' sacerdozi egizi , nel che furono
maestri ai greci , è quello di mettere in rela
zione il culto interno e l'esterno con sottilis
sime corrispondenze , onde il primo poteva sus
sistere col secondo ; il figurato , il mitico non
escludeva il nudo , schietto ed interiore ; ri
ponendo più concetti nelle medesime inven

( 1 ) PLUTARCO, D'Iside e d'Osiride.


116 ISIDE
zioni ; e chi leggeva nelle apparenze figurative
le essenze reali era detto perfetto, e entrava
nella vita ascetica, quasi abscessa a corpore ;
la qual cosa a pochi era dato compiutamente ,
dovendo superare molti gironi concentrici , at
traverso emblemi , colori , gesti , passi di intrec.
ciatissimo e confusissimo significato .
117

I numeri d'oro ( 1 ) .

Pitagora viaggiò in Egitto , e secondo le tra


dizioni greche altresì nella Fenicia, nella Giu
dea , nella Persia, nell' India ; giacchè frequenti
erano allora sì lunghi viaggi per amor del sa
pere , e le seduzioni della scienza più presto
che i lenocini del guadagno traevano i più il
luminati a faticose peregrinazioni . Si può in
questo senso affermare che le iniziazioni con
tribuirono ad accrescere i rapporti fra i popoli ,
viaggiandosi allora a quelle come oggi alle
esposizioni mondiali . Che se anche queste tra
dizioni greche non dicessero il vero, è notevole
che non attribuiscono questi viaggi ne ad Em

(1 ) KRISCAE , De societatis a Pythagora in urbe Crolone


conditæ scopo politico , Goltinga, 1830.
TERPSTRE , De sodalilii pythagoræi origine , conditione ,
consilio, Utrecht, 1824.
CRAMER , De Pythagora , quomodo educaverit et insli
tuerit, Sıralsunda, 1833.
RITTER, Histoire de la philosophie ancienne, I.
Coco, Platone in Italia .
118 I NUMERI
pedocle , nè a Socrate , ne ad Epicuro , le cui
dottrine sono compiutamente occidentali , men
tre Pitagora e Platone attinsero a lunghi sorsi
alle fonti asiatiche . Ne tali viaggi si dissero
soltanto compiuti dai sapienti delle due Grecie,
ma altresi dai filosofi chinesi , indiani , per
siani (1) , il che serve a conferma di una tra
dizione bastevolmente diffusa per essere accolta
nella storia . Questi viaggi , vuoi effettivamente
accaduti , vuoi figura di intellettuali peregrina
zioni , accertano la parentela , fra le iniziazioni
pitagoriche e le egizie ; comunque paja provato
che la filosofia di Pitagora e pianta spontanea
e nativa del suolo italico . L'aura dell'Oriente
soffiò tra le fronde di questa quercia robusta ,
le cui radici profondansi nella terra della no
stra penisola .
Però la vita di Pitagora è avvolta nel mi
stero . L'ammirazione del contemporanei e dei
posteri ci scambiò questo grande filosofo con
un essere mitico , del quale non ci furono fe
delmente trasmesse le più schiette e preziose
notizie , ma sul quale riboccano gli aneddoti e
le favole . La soverchia ammirazione è ruinosa
alla fama degli uomini illustri , come l'idola
tria è fatale al culto della divinità.

(1) Intorno i viaggi d'un filosofo chinese consulta ABEL


REMUSAT, Mél. asiatiques, I , 96 .
D'ORO 119
Affermasi che Pitagora nascesse a Samo ,
isola in vivissimi rapporti coll'Egitto , nella 49
olimpiade ( 1 ) , e che venisse a stabilirsi , dopo
molte avventure , a Crotone , città della Ma
gna Grecia , in un tempo in cui questa primi
tiva Italia, questa madre della nostra e forse
della greca coltura , sorgeva a vivacissimo
splendore.
Gli si porgono gli Egizi a istitutori nella
geometria , i Fenici nell'aritmetica , i Caldei
nell'astronomia , i Magi nelle cose sacre e nelle
morali . Si nomina fra i suoi maestri quel fe
nicio Mochus o Moschus , che alcuni affermano
una medesima persona con Mosè ; e con mag
gior fondamento il greco mitografo Pericide ,
uno de ' primi filosofi che avviluppassero la
scienza ne ' veli dell'iniziazione , e che ebbe a
simbolo quercią alata , coperta di mantello
variopinto , la prima emblematica dell ' amore
mercè il frutto fallico che produce , il secondo
figura delle sfere. Così tutte le scuole e tutti
i popoli avrebbero concorso a formare questo
settario e legislatore . Come s'afferma che egli
fu iniziato ai misteri egizi ( la qual cosa ad
alcuni non pare molto provata ) , si riferi
sce la sua dottrina essoterica alle orgie or
fiche, e corre voce egli visitasse l'isola di Cre

( 1 ) JAMBLICO , 25 ; Diog. LAERZIO, VIII, 3 .


120 I NUMERI

ta , ove sarebbe stato iniziato ai misteri della


grotta d'Ida .

Fu certamente uomo di vastissime cogni


zioni e di straordinarie intuizioni ; uno di quei
genii destinati a mortificare l'orgoglio de'po
steri , e de'quali può affermarsi, senza menomare
il merito di singoli e successivi indovinatori ,
che hanno precorso , accennandole o sospettan
dole , le più importanti scoperte de'secoli av
venire . Pitagora è messo nel novero de ' più
illustri fondatori delle scienze matematiche ;
tradizione avvalorata dall'indirizzo della sua
scuola , e da quanto affermasi di lui che de
terminò la misura e il peso delle cose , che
scoverse i rapporti de'suoni musicali , e im
presse incrementi all'astronomia .
In vero egli insegnò la sfericità del sole , e
per armonia de'corpi celesti intendeva proba
bilmente i rapporti delle masse e delle di
stanze ; e conoscendo che due opposte forze
impresse nei corpi celesti li spingono per un'or
bita, anticipò di tanti secoli quell ' attrazione
baconiana e newtoniana che Herschell consi
dera come la verità più universale a cui sia
pervenuta l'umana ragione . E pare eziandio
ch'egli coltivasse , con effetti stupendi , la me
dicina , giovandosi dell'efficacia della musica sul
D'ORO 121

nostro cuore , e della ginnastica sul nostro cor


po ; seppure per tale riguardo non si fece qual
che confusione tra Pitagora legislatore , e i
due atleta e musici di questo medesimo nome .
Ciò basta a renderlo benemerito dell'uma
nità , e basta a spiegare il magico circolo che
fu tracciato intorno alla sua vita come più
0 manco intorno l'esistenza di quanti teo
sofi e fondatori di sette vennero al mondo ;
sicchè in lui fu a volta a volta esaltato e te
muto il filosofo , il legislatore , il giusto , il
taumaturgo.
Prodigi accompagnano sua nascita ; figlio
d'Apollo o di Mercurio , uscì alla luce con aurea
coscia ; lo scita Abaris soyra freccia d'oro volò
a vederlo ; fu scorto in più luoghi ad un tempo ;
obbedivangli stranamente gli animali ; Mercu
rio lo dotò della virtù di rammentarsi le esi
stenze anteriori per lui vissute , prodigiosa
memoria che e ' poteva comunicare , e che mo
dernamente vantarono Saint- Germain e Ca
gliostro ; i Crotoniati lo chiamarono Apollo
iperboreo.
Le quali favolose mirificazioni accennano evi
dentemente a consorzio d'uomini , che profes
sando e volgarizzando le dottrine del legisla
tore , crebbero colla leggenda la di lui repu
tazione e la propria potenza e fortuna : fatto
ampiamente attestato ; chè Erodoto parla d'un
122 I NUMERI
ordine segreto de ' Pitagorici , di orgie pitago
riche , e d'un rituale o formulario di un tal culto
arcano, ritenuto più santo del culto pubblico
ed officiale ( 1 ) .
La parola orgia , usata qui e altrove da
Erodoto , significa propriamente una dottrina
segreta ; onde i più autorevoli scrittori dell'an
tichità s'accordano nell'affermare che i Pitago
rici professavano il principio di non rivelare
ogni cosa a tutti (2) .
Nè queste orgie si ordinarono solo nella
Magna Grecia , ma si sparsero nella Grecia
propriamente detta ; almeno Erodoto ne parla
come di cosa notissima ; comunque solo in
Italia acquistassero incontestato predominio
adombrato dai racconti meravigliosi del tra
smutamento della società crotoniate non pure
egli vi pose il piede , dell'antico culto abbattu
tovi , della rivoluzione morale compiutavi con
una incredibile rapidità . Ben si vede che egli
raccolse intorno a sè gran novero di pro
seliti non appena predicò sua dottrina ; laonde
potè imporre a questi un genere speciale di
vita , costituendoli custodi e difensori di una
religione settaria. Che la setta abbia avuta in
fluenza politica e mirasse a operare quando
chessia una ricostituzione civile (3 ) , in un senso,

(1 ) ERODOTO, II, 81 .
(2 ) DIOG ., VIII , 8 ; PORFIRIO, V, 41 .
( 3 ) DIOG., VIII, 3.
D' ORO 123

come pare, oligarchico , non si può certo met


tere in dubbio ; ma fu forse esagerata questa
prevalenza dello scopo politico in un ordine
segnatamente morale e religioso . La somma
de ' precetti pitagorici si riferisce più presto
alla riforma de'costumi e alla restituzione fi
losofica del culto alla divinità, che non ad
una immediata rivoluzione sociale ; e i fieris
simi persecutori credettero forse punire am
bizioni pericolose mentre ubbidivano a ser
vili paure.

Innanzi essere del tutto iniziato alle orgie ,


faceva mestieri attraversare prove , minuzio
samente determinate , a quanto pare , negli
statuti dell'ordine . Si racconta che Pitagora
esaminasse dapprima i lineamenti del candida
to (1) ; che quindi , durante il tempo del novi
ziato, gli apprendesse l'arte del silenzio ; ma
variano gli storici nel precisare il tempo di
tale noviziato . È certamente conforme all'in
dole e alle circostanze della setta ch'essa fosse
partita in più classi , secondo il numero e il
grado delle prove . Non è a meravigliare che
in una comunità religiosa si venga richiaman

(2) GELL., Noct. Att. , I, 9 .


124 I NUMERI
dosi in molti casi all'autorità del fondatore,
cinta di venerazione , e tale è per avventura
l'interpretazione che si può dare al famoso
1
egli lo disse (mtos šon ) de ' Pitagorici ( 1 ) ;
come è ovvio che sodalizi di donne si strin
gessero intorno i collegi pitagorei , ammessi 1
in tutto od in parte alle iniziazioni (2) .
L'affratellamento del consorzio pitagorico
consisteva in particolar modo in un genere di
vita comune , in esercizii e giuochi e studj
fatti in comune . I precetti dell'ordine erano
in parte sentenze simboliche , di cui intravede
vasi ma non coglievasi compiutamente il sen
so (3) ; ed in parte norme di condotta espresse
chiaramente , e di cui un certo numero è forse
giunto a noi col nome di versi aurei. Al qual
sistema di vita alcuni vollero connettere la
comunione de'beni ; ma questa non sembra
riscontrarsi ne ' pitagorici primitivi , e forse
deve prendersi nel senso della costante e ope
rosissima filantropia , sicchè ognuno dava lie
tamente il proprio al fratello bisognoso , non
aspettando di essere richiesto , ma andando a
lui , e qualche volta intraprendendo viaggi o
incontrando pericoli per soccorrerlo . Bensi

( 1 ) Cic. , De natura deor., I, 5.


(2) JAMBLICO, V. Una pitagorica più presto svelare i segreti
della settà si tagliò coi denti la lingua
(3) JAMBL., Protrept., 21 .
D'ORO 125

confermazione di loro fraternità erano i pasti


comuni , ne ' quali , a quanto dicesi , rispetta
vano precetti singolari intorno gli alimenti ,
che pajono di filiazione egizia , come l'asten
sione da certe qualità di pesce ; e i riti con
cui si davano reciprocamente onorata sepoltura.

Ebbero morale purissima, non ergentesi forse


al concetto dell'umanità , non possibile allora
in cui tutto mirava a rivendicare la persona
lità umana e ricollocarla al suo giusto luogo ;
non uscente forse dal proposito di beneficare
i consociati ; ma aurea veramente come i nu
meri che la esprimevano e come i metri che
la verseggiavano .
A cinque sole cose devesi far guerra : le ma
lattie del corpo , l'ignoranza dell'intelletto , le
passioni degradanti , la discordia delle fami
glie , le sedizioni delle città . Tra amici ogni cosa
è comune ; non si lasci tramontar il sole sopra
un diverbio avuto con un amico . Fondamento
del ben vivere è l'equità , che è un'armonia
tra le azioni dell'uomo e l'universo , essendo
virtuoso l'uomo le cui azioni rimangono sotto
poste all'intelligenza ed in armonia con essa .
Dire il vero e fare il bene è debito d'ogni
uomo . Le virtù sono vie per arrivare al
l'amore , per guadagnare l'immortalita . In
126 I NUMERI

quest'ultima i Pitagorici credevano ; e non


sembra professassero l'egizia metempsicosi .
Fedelissimi alla parola , radi ai giuramenti ,
sobri nella voluttà , ai sacrifici accostavansi in
abiti non isfarzosi ma candidi e con mente
casta. Cominciavano la giornata con suoni e
canti ; poi alternavano trattenimenti filosofici,
esercizi ginnastici e doveri di cittadino ; la sera
indulgevano a pacata giocondezza . Come l'ar
monia nasce dall'accordo de'suoni gravi co
gli acuti , cosi la virtù nasce dall'accordo
delle varie facoltà dell'anima nostra sotto l'im
pero della ragione : per il chè la virtù può
dirsi un'armonia .

Nel loro linguaggio simbolico si volle vedere


un'imitazione dell'egizio ; ma a chi ben guardi
la somiglianza non è poi tanto grande come co
munemente si afferma; chè per sè stesso lin
guaggio simbolico o gergo è forma necessaria
d'ogni culto segreto , non spogliandosi di sim
boli neppur il culto pubblico , e spesso total
mente di simboli essendo composte le medesime
religioni ufficiali; per lo chè a più ragione il
simbolismo precinge misteriosamente le reli
gioni arcane.
Presso i Pitagorici prevalgono i simboli
numerici, fra i quali e i jeroglifici intercorre
somma distanza ; ed ebbero segni di ricono
D' ORO 127

scimento , fra cui il triplo triangolo che ne


forma cinque altri , ed il pentagono ed il
cubo simboleggiante ad un tempo la giustizia
e l'eguaglianza perfetta ; e frasi di convenzione
come queste : » Non sedere sul moggio per
esprimere di non introdurre le cure della vita
animale nel dominio dello spirito ; Non
portare al dito le immagini degli Dei » , cioè
non divulgare la scienza divina ( 1 ) .

Nocque alla setta la politica . Acquistato in


flusso sovra Crotone , Sibari , Metaponto, Lo
cri, Taranto, favoreggiatrice di dominio aristo
cratico , che forse in parte afferro, e nemica di
tirannide , le si elevò contro Thelis , che fattosi
despota di Sibari , fremette veggendo la miglior
cittadinanza rifuggire nella pitagorica Crotone,
ene chiese l'estradizione . Niegaronla i Crotonia
ti , e s'accese funesta guerra . Il pitagorico Milo
ne vinse i Sibariti ; ma nel partire le spoglie
di questi , i popolani di Crotone si credettero
lesi , e concitati dal loro capo Cilone , espulso
o non accolto nell'ordine pei sregolati costumi ,
assalsero i Pitagorici adunati nella casa di
Milone , e pressochè tutti li spensero .
Pitagora sfuggi all'eccidio , e riparo in altre

(1 ) JAMBLICO, Protrept., 21 .
128 I NUMERI D'ORO
città italiane ; ma anche le plebi di queste vol
taronsi contro i pacifici, studiosi e sdegnosi disce
poli di una dottrina austera , che non disprezzava
il volgo , ma come il sacerdozio egizio lo riteneva
incapace di custodire nella sua nativa purezza
una verità filosofica , incapace di credere ra
zionalmente , e di razionalmente comandare .
Le case pitagoriche furono abbattute , di
spersi i tesori scientifici ed artistici che vi
erano accolti ; e Pitagora soccombette a Me
taponto , ove Cicerone potè vedere il luogo
che la tradizione additava illustrato dalla
morte di lui . ,
La setta , comunque impallidita [ el subito
tramonto di tanta luce , si mantenne alcun
tempo; ma il velo funebre di Pitagora coperse
il suo estremo agitarsi . Però il suo spirito
sopravisse alla ruina di molte filosofie, con
sertandosi a quel recondito moto sociale e fi
losofico, che procede paralello e costantemente
avverso alle manifestazioni del pensiero teo
logico e regio . Un discepolo di Pitagora , Za
molxis , di nazione geta , reduce in patria , for
mò scuola durata forse in que ’ Plisti che Giu
seppe ebreo compara agli Esseni . Il nome e
l'origine pitagorica parvero si gloriosi che li
sappiamo a gara assunti da non pochi sodalizi
del medio evo e de ' giorni nostri .
129

VI .

Le trasformazioni
della leggenda isiaca ( 1 ) .

L'irradiazione dei misteri egizi anima e scal


da le dottrine segrete della Fenicia , dell'Asia
minore , della Grecia e dell'Italia . Dall'Egitto
come dal foco di un'elissi partono i raggi di
tutte le iniziazioni posteriori ; giacchè la teo
gonia orientale, di cui l'egizia è , a cosi dire,
la figlia primogenita , costituisce il fondo della
scienza arcana professata nei sodalizi filosofici
e sacerdotali. A Tebe, come vedemmo , Pitagora
credesi attingesse la scienza de'numeri e co
noscesse le celebrate sfere di Tolomeo ; e Ta
lete studiò astronomia e fisica (2) : a Menfi

(1 ) STUHR, Die religious systeme der Hellenen, Londra.


TAYLOR, Dissertation on Elesuinian and Bacchic myste
ries, Londra , 1770.
SCHELLING , Ueber die Götter von Samotrake , Sloccarda ,
1815 .
( 2) DIOGENE LAERZIO .
De CASTRO, I Mondo Segreto. vol . 1 . 9
130 LE TRASFORMAZIONI
Democrito , al dire di Seneca , apprese l'arte
di rammollire l'avorio e di lavorare le pietre
dure : Platone ed Eudossio studiarono ad Elio
poli le matematiche ed elaborarono i loro si
stemi filosofici (l ) : Licurgo e Solone a Sais
raccolsero quelle cognizioni politiche e civili
mercè cui poterono creare i loro sistemi di le
gislazione (2) : ed Archimede derivò da quella
fonte non poche delle sue invenzioni (3) . I più
grandi uomini delle due Grecie furono iniziati,
ed iniziato fu Mosè (4) ; il quale però , in odio
per avventura agli oppressori del suo popolo,
atteggiò la sua dottrina in perpetua antitesi
all'egizia , proibendo ogni immagine d'uomo o
d'animale , permettendo la poligamia , anate
mizzando lo studio degli astri .
Orfeo , reduce d'Egitto , ove i concenti della
lira , e la molta reputazione, più che il valore
mostrato nelle prove, gli aveano valso le rive
lazioni sacerdotali ; e i poeti che gli successero ,
e precipuamente Esiodo ; furono considerati
come depositari d'una remotissima sapienza
fe come tali riveriti da quel popolo greco che
ra le eleganze delle arti , le pompe del culto e

( 1 ) STRABONE (lib XVII ) dice che Platone convisse tredici


anni coi preti d'Egillo .
(2 ) ERODOTO, lib . 11 ; DIOGENE, lib. l .
( 3) DIOG ENE LAERZIO .
(4) Et erudilus est Moyses omni sapientia Ægy ptiorum .
Act. Apost., VII , 92 .
DELLA LEGGENDA ISIACA 131
le inquietudini della politica sentivasi attratto
verso il misticismo ; Eritteo e Trittolemo, re
catisi del pari in Egitto , fondarono ad Eleusi
i misteri di Cerere, esemplati su quelli d'Iside ,
la cui celebrità raggiunse i confini del mondo
allora conosciuto .
La distinzione tra la scienza volgare e la
scienza riposta durò in Grecia più forse che
altrove, e que ’ filosofi che non l'ammisero e
non la tutelarono ebbero meno fama e meno
seguito ( 1 ) . E sembra questo dualismo non
spiacesse neppure alla folla, vaga dell'ignoto ,
credula , atterrita , e che considerava i misteri
come feste nazionali e come un patrimonio avito
e glorioso della patria ; della quale singolare
disposizione delle plebi potremmo citare esempi
contemporanei, avendo sempre il mistero fecon
dato le ammirazioni del volgo .

L'arte portentosa di creare idoli , e inventare


religioni, ebbe sviluppo nella scuola degli Or
fici, una delle più antiche e più segrete sette
filosofiche, uno de laboratori delle più compli
cate finzioni. Fu codesto l'uovo più fecondo
di numi : la tenebrosa officina trasformò tutti
gli attributi e tutte le relazioni dello stesso

( 1 ) MATTER, Hist . crit. du gnoslicisinc , 1 , 52 .


132 LE TRASFORMAZIONI
essere e della stessa idea in tanti agenti e
pazienti soprannaturali ; nel che superò il mae
stro ; chè Orfeo può considerarsi come l'isti
tutore dell ' idolatria greca, ma ebbe nelle in
venzioni modo e misura , e serbando per gli ad
dottrinati , per gli iniziati una religione pura e
semplice, nella quale , al dire di Lattanzio , adoro
il Dio uno col nome di Protogono , elaborò quel
medesimo sistema di corrispondenze che get
tava , a così esprimere , un ponte tra la ragione e
la superstizione , tra il vero ed il falso , tra la
schiettezza filosofica e la magnificenza teolo
gica . La qual magnificenza fu tale e tanta nella
scuola orfica che il volgo ebbe divinità a pro
fluvio , decorate di più nomi , decomponentensi
è suddividentensi all'infinito ; che poi , nel se
greto de ' templi , raccoglievansi in un fascio ,
e riedevano , rami d ' un medesimo tronco, alla
primiera unità. Questa decomposizione di numi
era accorgimento di segreto e di potenza ; chè
i fantasmi quando pajono realtà ponno giovare
meglio della realtà . Squarciate l'emblematiche
testure, tolte le illusorie genealogie e biogra
fie, sapevasi , a cagion d ' esempio , Phanes il
primo degli Dei orfici e Bacco il sesto for
mare una sola identica divinità , la cagione
prima delle cose ; e diverse denominazioni del
l'ente medesimo essere Bacco ed Osiride ; e
spiegati i nomi , i numeri, i colori , le forme,
DELLA LEGGENDA ISIACA 133
spariva la natura degli Dei e appariva la natu
ra delle cose.

I misteri bacchici , dionisiaci , sabasei ed or


fici si consertano al periodo più favoloso della
istoria greca . Erodoto li dice introdotti da Me
lampo ; li troviamo antecedentemente stabiliti
nella Tracia , nell'Arabia, fino nell'India . I dio
nisiaci partivansi in maggiori e minori . Que
st ' ultimi celebravansi ogni anno all'equinozio
d'autunno , ed anche le donne vi erano am
messe recando il Fallo appeso al collo ; schiu
devansi con sacrificio d'animale immondo, che
squartavasi , e i pezzi erano dal jerofante di
stribuiti fra gli assistenti , che mangiavanli ,
a quanto dicesi , crudi . Indi aspiranti e iniziati
muoveano processionalmente , con rami fioriti
nelle destre e alternando sacre danze , al tem
pio . Giovani canefori recavano le mistiche ce
stelle con entro l'itifallo in legno di fico. La
seguente notte compievansi le cerimonie ini
ziatorie , ponendosi in azione la favola di Bacco
atterrato e morto dai Titani, giganti che rappre
sentavansi , come Tifone, con le estremità conte
ste di serpi; e fingendo immolare l'aspirante ( 1 ) .
Le grandi dionisiache celebravansi ogni tre
anni , all'equinozio primaverile, nelle prossimità

( 1 ) PORFIRIO .
134 LE TRASFORMAZIONI
di un padule, come le feste di Sais in Egitto.
La notte precorrente l'iniziazione , la sposa
dell'arconte - re , ajutata dai gérairai, o vene
rabili, sacrificava un becco. Ella rappresentava
la sposa di Bacco ; e quando in tale qualità
insediavasi su trono a ciò disposto , i mini
stri e gli iniziati de ' due sessi esclamavano :
Salute , sposa , salute , nuova luce ! L'a
spirante veniva purificato dal fuoco , dall'ac
qua, dall'aria. L'ultima purificazione consisteva
nel lanciarsi d'alto luogo per afferrare fiorita
effigie di Fallo sospesa ad un ramo di pino ,
tra due colonne ; dopo di che era introdotto
nel santuario , cinta la fronte di mirto , avvi
luppato in una pelle di faone.
Le feste sabasie ricevettero il nome dall'e
piteto di Sabasio dato a Bacco e dalla frigia
città ove notturnamente celebravansi . I mini
stri n'erano detti bessi. Vi si rappresentavano
gli amori di Giove , in forma di serpente , e di
Proserpina ; e serpente d'oro era introdotto
nel seno degli iniziati che sclamavano : Evoi,
saboi, hyès, attès, hiès . Durarono , pubbliche o
segrete , sino agli ultimi giorni del paganesimo ,
con stravaganze d'ogni fatta e inaudita immo
ralità. Se le ebbe l'Etruria (514) ; se le ebbe
Roma, con iniziazione segretissima. Scoperte
in quest'ultima città, vi si trovarono iscritte
settemila persone, che il console Postumio
DELLA LEGGENDA ISIACA 135
mandò a morte od in carcere . Neppur esse
mancarono alle lubricità imperiali , compiacen
dosene Domiziano .

D'Egitto trapassando in Fenicia , i misteri


#' Osiride furono accomodati al genio del luogo .
I dio y'ebbe nome di Adonai o Adone . Secondo
la leggenda , Venere scorto Adone infante ,
tanto le piacque che lo rapi , lo chiuse in un
forziere, e lo mostrò solo a Proserpina. Questa ,
cui non men piacque il fanciullo , meditò ru
barlo ; sicchè nata contesa ebbero le gelose
ricorso alla sapienza di Giove , il quale deli
berò si tenessero Adone ciascuna quattro mesi
dell'anno , e gli altri quattro mesi e ' restasse
padrone di sé . Però Adone , infaticato cac
ciatore , fu sul monte Libano da cinghiale ,
che gli stracciò gli organi della generazione ,
miseramente morto . Venere tanto lacrimò sul
cadavere di lui, che Cocito , discepolo di Chi
rone, n’ebbe pietà, e restitui Adone alla vita.
Macrobio spiega l'allegoria . « I fisici no
marono da Venere l'emisfero superiore , di cui
noi occupiamo parte ; e da Proserpina intito
larono l'emisfero inferiore. Percið Venere ,
presso gli Assiri e i Fenici , plora allorchè il
sole , compiendo annuo corso , calasi agli anti
podi ; e la rinascita d'Adone figura ricomparsa
136 LE TRASFORMAZIONI
dell'astro del giorno . Il cinghiale , che piacesi
ne'luoghi umidi e diacciati e nutresi di ghiande,
frutto iemale , è il verno che ferisce il sole.
Venere rappresentasi sul monte Libano, chino
il capo, lacrimoso il volto , immagine vivente
della mestizia che siede nel verno sopra il
creato » .
Come chiaro apparisce la Venere o l'Astarte
Afrodite de' Fenici , è l'Iside degli Egizi , e
Adone corrisponde ad Osiride . Anzi vogliono
alcuni che Adone sia corruzione della voce se
mitica Adonai ( signor mio ) , nella stessa guisa
che il Maneros , allegato da Erodoto , presso
gli Egiziani , è l'esclamazione che trovasi ri
petuta nel lamento d'Iside : Maa en sira, vieni
a casa ; della quale il lino dei Greci sarebbe
una versione . Ciò ne spiegherebbe quel passo
dove Erodoto (II, 79) racconta che presso gli
Egizii è in uso un'antica cantilena , detta dai
Greci lino, che si cantava pure nella Fenicia
ed in Cipro . Attraverso i varii colori locali ,
che prese questo mito presso le varie nazioni ,
trionfa una sola e generale intonazione .
Dalla Fenicia il culto adonisiaco propagossi
nella Siria , in Babilonia , nella Persia , nella Gre
cia , nella Sicilia . Le pubbliche feste celebrate
in onore del dio principiavano in Fenicia quan
do le acque del fiume Adone , che scende dal
Libano, erano fatte vermiglie da sacerdotale
DELLA LEGGENDA ISIACA 137

artificio ( l ) o da particelle d'ocra che seco trae


vano ; laonde dicevasi le ferite d'Adone rin
novellarsi ogni anno , e rosseggiare di sangue
il sacro fiume. Inauguravansi con lagrime e
mestizia ; compievansi con esultanza . Ad Ales
sandria la regina portava la statua d'Adone ,
seguita dalle più cospicue dame della città , che
in cestelli recavano cialde', profumi , vezzi ,
fiori , melagrani , rami fioriti; chiudendo la
processione donne che sciorinavano magnifici
tappeti e reggevano gli aurei letti di Venere
e di Adone . Ad Atene , in più parti della città,
ponevasi effigie di giovinetto morto nel fiore
della salute , della bellezza , della vita ; donne
in lutto facevangli i funerali , e que' giorni
erano tenuti infausti ; poi la tristezza mu
tavasi in gioja . Anche la Giudea ebbe il proprio
Adone in Thammuz , pianto ogni anno, come
narra Ezechielle , dalle donne ebree silenzio
samente assise sulla porta delle loro magioni .
Della iniziazione adonisiaca poco si conosce ;
Luciano ne apprende che l'aspirante sacrifi
cava una pecora , cibavasi della carne di essa,
la sua testa poneva sul proprio capo ; ingi..
nocchiavasi per pregare gli Dei sovra pelle
di faone ; entrava indi nel bagno , beveva
acqua fredda , e stendevasi per terra . Vero

( 1 ) DUPUIS, Orig. des culles, IV, 121 .


138 LE TRASFORMAZIONI
similmente e ' fingeva il dio e passava figurata
mente per le varie fasi dell'immortale catastrofe.

I misteri cabirici, in parte d'origine pelas


ga ( 1 ) , fondavansi sovra uno de ' più compiuti
de ' più antichi sistemi d'iniziazione , con diversi
gradi , e prove ingegnosissime. Furono singo
larmente celebrati quelli dell'isole di Samo
tracia e di Lenno . Gli infimi gradi adoravano
i Cabiri o Dioscuri , favolosi eroi o sacerdoti
deificati, ma i gradi superiori familiarizza
vansi coll'idea d'una trinità (Acieros, Axio
kersos, Axiokersa) , l'onnipotente , il gran fe
condatore e la gran fecondatrice. Aggiungi a
questi Casmilo, loro fratello minore e da essi
ucciso ; nel quale la leggenda adonisiaca , con
pochissime varianti , riappare , narrandosi che
il cadavere di lui fu sovra scudo recato in Asia ,
e a pie del monte Olimpo sepolto , e che i cru
delissimi fratelli fuggirono inyolando i di lui
organi virili ; allegorica uccisione commemo
rata ne'misteri . Dal zoroastrismo pare derivas
sero la credenza nei genii del male , e il culto
del fuoco ; che nelle cabirie di Lenno , spenti
i fuochi impuri , offerti sacrifici ai morti , sa
cro naviglio recavasi a Delo a cercarvi il

(1 ) ERODOTO, II, 51 .
DELLA LEGGENDA ISIACA 139

puro fuoco, che poi ven va distribuito, segna


lando una vita nuova . Furono tanto diffusi ,
che Pictet li scoperse nella remota Irlanda, e
se ne rinvengono traccie ne ' misteri druidici ,
ed in Roma ebbero un altare nel Circo mas
simo (1) .
I capi dei misteri erano detti anaclotelesti ;
e coes (purificatore o santificatore) era detto
il prete che presiedeva alla iniziazione , la quale
ebbe segnatamente lo scopo della purificazione
dell'anima, contenendo in embrione la confes
sione cattolica , e i sacerdoti attribuendosi
facoltà di assolvere i peccati , non esclusi i
più gravi . Il candidato subiva un esame sulla
sua passata condotta , c compieva sacrifici
espiatori.
Venivano innanzi le prove d'astinenza , ca
stità , silenzio ; e la purificazione simbolica
compievasi con acqua e sangue , il simbolico sa
crificio trucidando un toro ed un montone . Poi ,
forse imitazione egizia , beveano a due fontane,
quella di Lete e quella di Mnemosine . Il bujo
notturno conferiva all'efficacia de’riti ; il can
didato udiva dal fondo di una torre , ove era
lasciato solo , rumori atti a incuter sgomento ,
venti impetuosi , tuoni e lampi, che squarciando
le tenebre illuminavano fantasmi, e funebri

(1 ) PAUSANIA
140 LE TRASFORMAZIONI
apparati , e una bara , sulla quale era disteso
un cadavere ; i quali effetti cercati nel domi
nio della morte ritroveremo nel rituale mas
sonico , senza che per questo veniamo indotti a
supporre , come altri troppo facilmente sogliono,
derivazione o parentela . Di balzo , la decora
zione cangiava con non minore prontezza delle
decorazioni teatrali , e lumi , e danze , e musi
che , e l'iniziato era posto sovra un trono ri
splendente , ornato di una fascia di porpora e
coronato d'ulivo , e i sacerdoti , a festeggiarlo,
menavano intorno a lui una ridda circolare ,
cantando inni sacri .
A Lenno vien detto apparasse Pitagora molti
segreti della sua sapienza ( 1 ) ; e Dardano e
Orfeo approdarono nell'ignea Samotracia , a
cui i Romani , venerandone i misteri durati
fino al diciottesimo anno della nostra êra (2) ,
concessero libertà ; e fu per avventura il più
prezioso frutto di quelle notturne feste, detur
pate da pratiche oscene , scuola delle orgie bac
chiche .

Le frigie iniziazioni , celebrantensi sul monte


Ida , e che s'appellarono Misteri dei Dattili ,

( 1 ) JAMBLICO, Vila di Pilagora, CVI .


(2) Germanico navigo a quella volla per farsi iniziare, ma
fierissima burrasca lo rigeltò sulla rive d'Italia.
DELLA LEGGENDA ISIACA 141

offrono somiglianza colle antecedenti , e pog


giano sulla favola medesima delle orgie cabi
riche ; se non che Casmilo vi è detto Kelmis ;
e si diramarono in Rodi, ove intitolaronsi Mi
steri rodii o de ' Telchini, e in Creta ove furono
chiamati Misteri gnossei dalla città di Gnosso
ove compievansi o de ' Cureti. A Gnosso adora
vansi gli Dei Ouranos , Rhèe e Japon , messi a
morte dai Titani ; catastrofe al solito posta in
azione , e l'aspirante , coperto di pelle d'agnel
lo, figurava la vittima , mostrandosi il Fallo
come nelle iniziazioni osiriche , adonisiache e
cabiriche .
La Frigia ebbe altresi i misteri de'Coribanti ,
che celebravansi a Pessinunte , e onoravano
Athys, figlio di Cibele . L'imperatore Giuliano,
che appella Athys « la divinità per eccellenza
feconda » , narra di lui come e ' nascesse alle
rive del fiume Gallus, e vi venisse allevato fino
a quando la madre Cibele , a testimonio di sua
tenerezza, gli impose sul capo berretto sparso
di stelle , il quale, a mente di Giuliano , signi
fica il cielo , come il fiume Gallo la via lattea ,
gallasia . Irresistibilmente tratto alla danza,
Athys cercò la compagnia delle ninfe, per una
delle quali si prese d'amore e la seguì nella
di lei grotta , per questa intendendosi , dice
Giuliano , il mondo ove compionsi le genera
zioni . La gelosa Cibele avea posto a guardia
142 LE TRASFORMAZIONI

del dio giovinetto fulvo leone , dal quale ri


saputo il fatto costrinse Athys a rinunciare
alla diletta ninfa , sicchè per cordoglio costui si
inutilò. Placossi Cibele , ma inferoci, per gelo
sia , Giove , chesuscitò un mostruoso cignale ,
il quale desolo la Lidia , e uccise Athys fe
rendolo là ove fu piagato Adone .
Anche Athys è figura del sole : e Macrobio
lo dice espressamente . Per significare che l'a
stro del giorno governa tutte le cose e pre
siede all'armonia delle sfere, Athys rappresen
tavasi con verga e flauto , ' e ne’monumenti gli
si pone accanto un ariete ed un toro , segni
dell'esaltazione del sole e della luna , ed un pino
emblema della duplice potenza generatrice del
l'universo , chè tale albero reca costantemente
fiori de’due sessi .
Festeggiavasi nell'equinozio primaverile , in
cui il sole trionfa delle tenebre , e delle lunghe
notti jemali . Tre giorni duravano le cerimonie ;
nel primo regnava tristezza ; abbattevasi pino
crociforme a cui era appesa l'effigie del dio,
il cui corpo mutilato voleva leggenda fosse
stato scoperto a piè d'un pino dai Coribanti ,
e da questi recato nel tempio di Cibele , ove
avea reso l'ultimo spiro ; cerimonia riferentesi
alla morte fattizia del sole . Il secondo àì era
chiamato la festa delle trombe ; crotali , tam
buri , trombe consertavano lor suoni per ri
DELLA LEGGENDA ISIACA 143

svegliare Athys addormentato nella notte in


vernale. Il terzo di compievansi le iniziazioni ,
e feste dette hilaria commemoravano il ritorno
del dio alla vita .
Nell ' iniziazione l'aspirante veniva interro
gato dal gran sacerdote , e rispondeva enim
maticamente : – Ho mangiato del tamburo ,
bevetti del cembalo ed ho portato il cerno .
Il cerno era vaso di terra in cui ponevansi fu
nebri emblemi : frumento , olio , miele , bianchi
papaveri . Indi l'iniziato saliva sopra un trono ,
e gli astanti ponevansi a danzare rapidamente
intorno a lui , laonde questa parte della solen
nità si disse intronizzamento . Delle furiosis
sime ghiribizzose danze , e dell'alto rumore
che mandavano picchiando cembali , percotendo
bronzi , e delle strane voci e degli atti più
strani , e del correre all ' impazzata per boschi ,
e del mutilarsi , fecero i Greci la voce coriban
tizzare sinonima di ammattire ; e Orazio scrive
( l . I , ode 16 , v . 8 )

Non Liber æque, non acula


Si geminant Corybanles aera
Trisles ut iræ .

Vennero all'ultimo in tanto dispregio quanto


i sacerdoti d ' Iside di Roma imperiale, quan
to i moderni dervis ; ma loro iniziazioni dalla
144 LE TRASFORMAZIONI
Frigia trapassarono nella Siria , in Grecia ,
in Roma.

Le cotizzie , o misteri di Cotitto , dissoluta


femmina divinizzata , da'poeti latini confusa con
Proserpina ( 1 ) , ebbero primamente sede nella
Tracia e di là si sparsero in Atene , Corinto,
Chio, Roma . Celebravansi di notte con ogni
maniera di lascivie ; e i sacerdoti della dea
da molti s'afferma, contradicendolo Buttman ,
si chiamassero bapti o batti (bagnati ) dalle ablu
zioni a cui sommettevansi . Anche in Sicilia ce
lebravansi feste dello stesso nome , nelle quali
portavansi attorno ramoscelli da cui pendevano
focaccie e frutta, di cui potevasi servire chiun
que avesse volontà ; ma non troviamo che tali
feste venissero contaminate da pratiche licen
ziose come quelle di Tracia e di Grecia , sal
vochè alle siciliane non vogliansi riferire le
allusioni che fa Teocrito alle cotizzie . La rive
lazione di ciò che vedeasi o faceasi in quelle or
gie notturne era punita di morte ; e il poeta
Eupoli pagò colla vita alcune imprudenti pa
role che lasciò sfuggire su di esse .
In Roma le cotizzie nomaronsi Misteri della
Buona dea, principalmente sacri alle donne ,

(1 ) ORAZIO, Epod, XVIII , 51 ; GIOVENALE, II, 91 .


DELLA LEGGENDA ISIACA 145

e le vestali n'erano le sacerdotesse , esaltate


da Cicerone . La Buona dea , che Dionigi d'A
licarnasso dice essere la greca Cerere , nacque ,
secondo la favola, a Fauno , e fu dal padre chie
sta d'amore , al quale ella rifiutandosi e ' tentò
averla colla violenza , fustigandola, e coll'in
ganno, ubbriacandola , e ancor non gli venne
fatto ; matrasmutatosi in serpente potè sedurla :
leggenda astronomica . Le iniziate flagellandosi
rappresentavano la fustigazione della buona ed
incolpevole dea , come uomini e donne promi
scuamente flagellavansi in Egitto in memoria
d ' Iside , fustigata dal dio Pan . Giovenale pote
menare a tondo la sua frusta su queste ini
ziazioni , estese altresì agli uomini che femminil
mente camuffavansi, e dalla primitiva purezza
degenerate .

De Castro, n Mondo Seyrelo, vol . I 10


146

VII .

I misteri eleusini (1) .

I misteri eleusini celebravansi in onore di


Cerere , l ' Iside de'Greci , madre ed altrice dei
popoli , che a simboleggiar la natura , e il la
voro de'campi, rappresentavasi con ispiche in
mano ; e si diceva nata in Sicilia , isola ferti
lissima ; e venuta a dar leggi e costumi e pa
tria alle genti selvaggie e disperse ; la quale
creatura divinissima pur ebbe passioni umane ,
e sofferse umani dolori ; e vanamente cerco
pel mondo la figlia Proserpina , natale da Giove
e rapitale da Plutone ; sicchè in lei è a con
siderare , più che altro, il sacro carattere della
maternità , e la tenerezza infinita che le fe ' cor
rere la terra in traccia della prole, e la dol
cezza con cui , mercè Elio (il Sole) dall'occhio

(1 ) Osnabrück e llAMME , Myslagog , Pérénon , 1789 .


ROBIN, Recherches sur les iniliations anciennes et mo
dernes, Parigi, 1779 .
OUWAROFF, Essais sur les mystérés d’Eleusis, Parigi, 1816 .
MARCONIS E MOULTET, L’lliérophanle, Parigi, 1839 .
A dissertation on the Eleusinian mysteries, Amsterdam,
Velstein (senza dala) .
I MISTERI ELEUSINI 147
penetrante, la riebbe ; leggenda patetica, di cui
in appresso ci sarà manifesto il duplice senso.
Eleusi le fu ospitale , le eresse un tempio ,
le voto feste, che poi , mercè l'espansione ate
niese imposta ad Eleusi colla forza delle armi ,
divennero feste greche, e vincolo di nazionalità ,
e premio ai migliori cittadini , riguardan
dosi e proteggendosi l'istituzione come gloriosa
allo Stato. Non per questo essa spogliossi del
segreto, od abbreviò e agevolo le iniziazioni,
non avendo a temere esterni nemici ; chè anzi
i violatori del segreto furono puniti a voce di
popolo e per decreto de ' governanti , e il mi
stero fu serbato da que'che oggi ne sarebbero
i costanti insidiatori .
Coeve alla civiltà greca , le feste eleusine
risalgono al periodo pelasgico , a quel tempo
in cui il cantore , come Eumolpo o Museo , era
anche sacerdote , tesmoforo e re ; i quali te
smofori , venuti da estranee contrade , inne
stavano le idee prese al di fuori alle grosso
lane credenze de ' nativi ; recavano nella patria
elettiva le grandi istituzioni sacerdotali , ve
dute altrove , invidiate , e nelle quali aveano
attinto loro dottrina; stabilivano , a fianco del
sabeismo , religione spirituale . Sorvenuti gli
eroi, la vita cavalleresca , e re e cantori che più
nulla aveano di sacerdotale , i dogmi superiori
recati dall'Oriente cercarono, a sicurarsi , a
148 I MISTERI

perpetuarsi, l'ombra del mistero, divennero og


getto di rito segreto .
Una tradizione s'aggiusta a queste origini .
Eritteo, principe egiziano , approdo ad Atene ,
ed in tempo di grande carestia fe ' venir grano
dall'Egitto , meritando dal popolo riconoscente
grado di re ; del quale subito giovossi per in
trodurre i misteri egizi , attenendosi a'rituali
che avea portati seco ( 1 ) . Nel recar grano
alle provincie affamate ajutollo Trittolemo ,
pure egiziano, e propagatore de'medesimi mi
steri in Sicilia , Italia, Spagna ; e forse l'uno
e l'altro trassero seco dall'Egitto sacerdoti e
sacerdotesse di Bubaste ( 2 ). Così si conferma
quell'emanazione egizia , i cui circoli g ' allar
gano nel tempo e nello spazio.

Speciale sacerdozio vi era applicato, di cui


Parconte d'Atene avea l'alta sovrintenden
za , assistito da quattro epimeleti o sorve .
glianti , due de'quali scelti dal popolo , due
dalle famiglie sacre degli Eumolpidi e de'Ce
rici; e da dieci sacrificatori elettivi . Il principal
ministro de'misteri era il jerofante, gran sa
cerdote dell'Attica , sovente paragonato al pon .

(10 DIODORO Siculo.


(2) ERODOTO, lib I.
ELEUSINI 149

tefice massimo de 'Romani , detto anche re ,


mistagogo e profeta , e tratto dalla famiglia
degli Eumolpidi . Dovea essere d'età matura,
di vita incontaminata ; dovea fare voto di ca :
stità e le sue funzioni erano a vita. Egli rap
presentava il demiurgo o creatore del mondo ,
del quale Eusebio ne dice che in Egitto era
vestito con abito azzurro listato di nero , con
in mano uno scettro ed una cintura , ed in
capo una penna regale rattorta a mo'di coro
na ( l ); e cosi vestiva il jerofante eleusino.
Succedevano il daduco o porta fiaccola, che
vestiva come il sole ; l'epibomio che celebrava
all ' altare , e che era vestito come la luna ; il
jerocerice o araldo sacro, il quale raffigurava
Ermete o Mercurio , portando il caduceo , allon
tanando i profani , pronunciando le formule.
Insegna comune di tali sacerdoti era la co
rona di mirto , arboscello sacro a Cerere co
me a Venere ; e recavano anche vesti di por
pora, color sacro ; ed erano contornati da gran
numero d'assistenti : gli hidrani , che purifi
cavano i candidati ; i cantori, della famiglia
dei Licomedi; gli spondofori che attendevano
alle libazioni; i pirofori che recavano il fuoco ; il
licnoforo che portava il crivello mistico ; i
neocori che stavano alla porta del tempio ; gli

( 1 ) EUSEBIO, Prep. evang ., 11.


150 I MISTERI

esegeti che spiegavano quanto riferivasi alle


prescrizioni ed ai riti sacri .
Per le sacerdotesse, melisse o metropoli era
il nome generico di quelle di Cerere e tisiadi
di quelle di Proserpina, cioè ispirate . Jerofan
diti e profantidi diceansi pure le loro sacerdotesse
come amministratrici de'misteri ; ed erano pre
siedute da una, tolta dalla famiglia dei Fillidi ,
e che iniziava alle eleusinie . Le prime sacer
dotesse a Eleusi furono, secondo la tradizione ,
figlie di Celeo . Le jerofantidi profferivano la
maledizione contro i profanatori de' misteri ;
e il mirto era il distintivo di esse ; forse le
jerofantidi portavano anche una chiave .

Come le orgie cabiriche e bacchiche , le feste


eleusine duravano nove giorni, numero sacro ,
e giurisdizione apposita vegliava che non vi si
insinuasse elemento estraneo o corruttore . Vi
erano i piccoli e i grandi misteri, quelli pre
paramento ai secondi e che aveano luogo nel
febbrajo di ciascun anno ad Agra sull ' Isso a
pochi stadj da Atene. Consistevano in cerimo
nie espiatorie , astinenze , lustrazioni , giura
menti di segreto : una specie di confessione
più presto generica che particolareggiata ; istru
zioni preliminari su alcune voci e forme sim
boliche ; il daduco faceva calpestare dal novi
zio pelli di recenti vittime. 1
ELEUSINI 151
Gli iniziati ai piccoli misteri diccansi misti ,
denominazione usata anche in senso generale ;
que ' de ' grandi diceansi epopti od efori, cioè
veggenti. Di tre gradi s'opina fosse composta
l'iniziazione : telessi , misti , epopti; ma altri
li reca a cinque , di cui i due primi sarebbero
consistiti in purificazioni; il terzo avrebbe com
.prese tutte le cerimonie peparatorie , il quarto
sarebbe l'iniziazione propriamente detta , o
ricevimento ne ' piccoli misteri , la quale confe 4
riva il titolo di misto ; il quinto era l'epoptia .
Il popolo, invidiando gli iniziati , li nomava
beati, fortunati ; e le vesti , sotto cui era stato
iniziato , recavansi , per venerazione , fino che
cadevano a brani e se ne faceano fasce pei
bambini ; ed anche i fanciulli riceveano l'ini
ziazione , quasi battesimo . Per avventura scor
rea lungo tempo prima che uno salisse dai
minori agli altissimi gradi ; ed anche i minori
furono sino all'ultimo contesi alle sette av
verse , agli Epicurei , ai Cristiani , ai barbari
od a chi non fosse adottato da un cittadino
ateniese , agli empi ; ed ogni Ateniese almeno
una volta in sua vita dovea farsi ricevere ,
come ogni Maomettano deve una volta almeno
in sua vita visitare la Mecca .

I maggiori misteri celebravansi ogni cinque


152 I MISTERI
anni ed alternavansi fra Eleusi ed Atene. Ak
cun tempo prima cominciasse la festosa novena ,
i praecones o banditori invitavano tutti i can
didati a volervi partecipare colle mani terse ed
un cuor puro . Nella sera del quindicesimo
giorno del mese di boedromione cominciavano
le notturne iniziazioni ; matrone ateniesi muo
veano da Atene ad Eleusi sovra carri tratti da
buoi , recando il Mundus Cereris , il libro rituale ,
chiuso in scrignetto con altri preziosi e simbo
lici oggetti , che veniva deposto nel tempio .
Il primo giorno de ' misteri appellavasi l'as
semblea , numerandosi e classandosi i convenuti ;
il secondo prendeva nome dalle acque marine
impiegate nella purificazione ; nel terzo dì ca
deva il digiuno, che si rompeva sulla sera con
pasticcini di varie specie e papaveri , e bevendo
il ciceon , ad imitazione di Cerere ; e forse
ergevasi il letto nuziale della vergine divina ,
cinto di fasce di porpora , e si pronunziava la
formula sacra riferita da Clemente Alessan
drino : Io m'introdussi nel letto nuziale . Il
quarto giorno , solenne processione recava il
alato o sacro canestro , e si faceano sacrifici,
Il quinto giorno dicevasi delle torcie, per
che gli iniziati , a due a due , in silenzio , con
torchi in mano , preceduti dal daduco, riduce
vansi al tempio, ove passavansi di mano in
mano le fiaccole , alla cui fiamma e al cui fum .
ELEUSINI 153

attribuivasi virtù purificatrice , allusione alle


corse di Cerere rintracciante Proserpina, ed
insieme alla carriera umana .
Il sesto giorno, più di tutti solenne, traeva
nome da Jạcco, figlio e allievo di Cerere . In
quel giorno , il giovane Jacco , coronato di
mirto e con una face, era portato in pompa
dal Ceramico ad Eleusi . Seguivano gli iniziati
coronati egualmente , e in lunga processione ,
dove figuravano il vaglio ed altri simboli sacri
a Bacco ; e invocavano il giovane dio come
loro guida e intercessore all'imminente inizia
zione suprema .
Nel settimo giorno cadeva il ritorno ad Atene ,
notevole per le stazioni al fico sacro , e per le
celie del ponte (gefrismie ) , mescolate a scene
grottesche , a mascherate , a scambio di frizzi
fra que ' della processione e gli abitanti del vi
cinato accorsi a vedere , a ridere , a deridere .
L'ottavo giorno era intitolato epidaurio
perchè Esculapio , diceasi , essendo arrivato
troppo tardi da Epidaurio , avea ottenuto, la
notte di questo giorno, una seconda iniziazione,
la quale poi divenne uso generale per quelli che
si trovavano nel medesimo caso,
Il nono giorno prendeva nome dal riversa
mento simbolico di due otri pieni di vino ,
l'uno a levante l'altro a ponente , e con pa
e misteriose. Gli iniziati , durante tal liba
154 I MISTERI
zione , guardavano successivamente il cielo e
la terra , considerati come il padre e la madre
di tutti gli esseri ; e pare volessero con ciò
onorare i defunti, chè susseguivano i giuochi
ginnici , di carattere funebre, in cui il vinci
tore era premiato con una misura d'orzo .

Codesta era la parte decorativa , teatrale ,


esterna dell'iniziazione ; ma la vera e la not
turna iniziazione , che la plebe ammirava e in
vidiava atterrita , sol si conosce da noi per
congetture , per quel che ne lasciarono scritto
autori paurosi di dir troppo, e delle cui opere
solo si conservano frammenti. De’rituali se
ne fecero più copie al tempo dell ' imperatore
Giuliano , ma non giunsero fino a noi .
Entrava il neofito coperto di pelli di fiere, 3
comecchè selvatico e barbaro lo si supponesse
1
quando si presentava alla soglia del tempio ,
scuola di cultura , di moralità , d'eleganza ; e
sosteneva quelle prove , che pajono un romanzo ,
e nelle quali non sai dove cominci e dove fi
nisca la finzione, dove cominci e dove finisca
la verità , e che sono certo una pagina non
trascurabile dell'ingegno umano . Erano sussi
diate e intenebrate da frasi enigmatiche, concise ,
che rimanevano inintelligibili ai non iniziati ,
e che mutavano senso , procedendo nei gradi ,
ELEUSINI 155
finchè, all'ultimo acquistavano il senso vero ;
la qual cosa vedremmo segnatamente rinno
varsi ne ' rituali massonici , i più perfetti e in
gegnosi per questo riguardo ; sicchè la mol
teplice interpretazione toglieva si potesse pe
netrare l'intimo pensiero .
Uno de'simboli meglio riconoscibili è quello
della fiaccola accesa che si tramandava di mano
in mano ; ed è per avventura uno de'simboli
più filosofici delle antiche iniziazioni , perchè
mirava a rappresentare la perpetuità della
vita del mondo, quel prodotto che ogni uomo
morendo consegna al suo successore , quella
somma di fattori il cui totale si noma patria ,
umanità, verità . L'addentellato delle azioni
umane, nessuno de'cui effetti perisce , immor
talità che il progresso accerta e glorifica quo
tidianamente , raffigurasi in questo mistico pas
saggio , per lungo ordine d ' uomini , di gene
razioni, di popoli , della lampana della vita ; ed
è concetto altissimo vestito di leggiadra alle
goria, e che inspirò una cerimonia , la cui scom
parsa dai rituali odierni può in qualche modo
considerarsi come un regresso , ma che omai
trionfa nelle teorie , nelle credenze , nei pre
sagi della filosofia, della letteratura, dell'arte .

Sarebbe agevole digredire tessendo di nostro


156 I MISTERI
capo racconti meravigliosi, ma ci piace recare
passi degli scrittori contemporanei, sola scorta
fedele . Che fosse riserbato l'occulto intendi
mento delle formole agli iniziati de'gradi su
periori può trarsi da un brano di Platone .
« Siccome quelli che sono iniziati, sulle prime
si radunano con tumulto e grida , ma mostran
dosi i sacri riti vi attendono con timore e si
lenzio ; così nel principio , innanzi alle porte
della filosofia, si offre alla vista molto tumul
to , ma chi viene dentro e vede la gran luce,
quasi essendosi aperto il sacrario , prendendo
un altro contegno con silenzio e stupore va
appresso alla ragione , come appresso ad un
nume, umile composto » .
Olimpiodoro , in un commento del Fedone ,
difendendo colle arcane virtù dei misteri le
pratiche palesi del morente politeismo, sul quale
le iniziazioni eleusine , tenacemente venerate,
gettarono estrema luce , così scrive : « Nelle ce
rimonie sacre cominciavasi colla lustrazione
pubblica ; poi venivano le purificazioni più se
grete ; succedevano le riunioni ; poi le inizia
zioni propriamente dette ; alfine le intuizioni » .
Un antico , riferito da Stobeo , così favella
dell'apparato dell'iniziazione : « L'anima stretta
dagli artigli della morte prova le passioni me- .
desime che la soggiogano nelle iniziazioni , ed
in vero fra il morire e l'essere iniziato non
ELEUSINI 157

corre , in certo qual modo, divario alcuno ; chè


dapprima altro non si offre a' nostri sguardi
se non incertezza e terrore , e faticose salite
ci vengono comandate , e apparizioni e terrori
ci conquidono di sgomento e negra notte ci
attornia . Pervenuti ai confini della morte o
dell'iniziazione , cresce la terribilità delle cose ,
dalla quale poi , come per incanto , sprigionasi
luce che suscita i colori più sfolgorati e anima
la scena più varia e più dilettosa. Le sublimi
dottrine della scienza sacra formano l'argo
mento de' colloqui degli iniziati; i quali , ac
costatisi alla perfezione di quanto prima n'e
rano lungi , si tolgono di dosso il giogo di
servili paure , e liberi e sicuri vivono esistenza
novella . Incoronati e vittoriosi passeggiano il
beato luogo, ove si conversa coi più chiari e
virtuosi uomini , ,
Non disforme ritratto ne porge Apulejo ( 1 ) .
w Domanderai forse con non poca ansietà,
o studioso lettore, ciò che poi si disse e si fece
in quei misteri . Lo direi se mi fosse permesso
di dirlo , lo sapresti se ti fosse permesso di
ascoltarlo , ma cadrebbero in pari colpa e le
orecchie e le lingue per la temeraria curiosità.
E nondimeno essendo tu forse commosso dal
desiderio , non ti tormenterò con una lunga

( 1 ) APOLEJO, Asino d'oro, XI .


158 I MISTERI
inquietezza. Adunque odi , ma credi alle cose
che son vere . Mi accostai al confine della
morte , e calpestata la soglia di Proserpina ,
trasportato per tutti gli elementi feci ritorno .
Nel mezzo alla notte vidi il sole corrusco d'un
candido lume , venni in presenza degli Dei su
premi e li adorai da presso. Ecco che ti ho
raccontato tali ſcose , che ancorchè le abbi
udite , è necessità che ti sieno ignote n .
È manifesto che questo linguaggio è figurato,
volendosi parlare di un inferno, di un cielo e di
un sole scenico ; e devesi avvertire che cielo si
nomd il sacerdozio egizio ; sicchè può credersi
la finzione consistesse prima nello scendere
all'inferno, e dopo la purgazione per tutti gli
elementi nel salire al cielo , cioè fra gli eletti,
e scorrere i sette pianeti , figura de'sette gradi
della scienza mistica .
San Giovanni Grisostomo descrive vôlta di
ampiezza e magnificenza stupenda , in cui è
condotto e lasciato solo il neofita, davanti agli
occhi del quale svolgonsi spettacoli inauditi ,
alternandosi le tenebre e la luce, le cose piace
voli e le terribili ( 1 ) ; e fra quest'ultime havvi
chi annovera mostruosi spettri (2) , e Claudiano
imitando Virgilio : « Ritiratevi , profani;

(1 ) GRISOSTOMO, Discorsi.
(2 ) Scoli sugli oracoli immaginari di Zoroastro.
ELEUSINI 159

un'estasi divina s'impadronisce di me e sban


disce dal mio cuore ogni sentimento mondano ;
veggo il tempio trabalzare , la folgore spandere
un gran chiarore . Il Dio si svela presente ; un
sordo rumore odesi negli abissi della terra . Il
tempio di Cecrope ne risuona, Eleusina solleva
le sacre torcie , i serpenti di Trittolemo fi
schiano , e lontano appare la triplice Ecate (1 ) » .

Già avvertimmo la riviviscenza delle prati


che iniziatorie nelle mitologie e nelle allego
rie poetiche . Nell ' Eneide il linguaggio della
Sibilla e comparabile a quello del jerofante ,
che deve istruire e guidare l'iniziato ; e gli am
maestramenti d'Anchise rassomigliano quelli che
l'iniziato riceveva dopo subite le prove . Il ramo
d'oro che svelle Enea prima d'entrare nell'in
ferno è per avventura simbolo del mirto di cui
si cingevano i candidati .
Ed ecco a l'apparir col primo sole
Mugghid la terra, si crollaro i monti,
Şi sgominar le selve, urlar le Furie
Al venir della Dea . Via , via profani
Gridò la profelessa, ilene lunge
Dal bosco lutto ; e lu meco te n'entra
E la tua spada impugna.
Quanti videro nell' Eneide prevalente l'a
dulazione ad Augusto , personificato in Enea ,

(1 ) CLAUDIANO, Il ratlo di Troserpina


60 I MISTERI

affermano che Augusto si fece iniziare ad Atene


dopo la battaglia d’Azio , e che il libro sesto
di quel poema veste poeticamente quanto ac
cadde a quel fortunato , a cui l'astuzia servì di
genio . Quel fiume Acheronte , quel battelliere
Caronte, que’giudici delle anime , quelle urne ,
le ombre erranti , le Furie , Cerbero, i mostri ,
gli spettri , i latrati de'cani , il supplicio di Tan
talo e quel d'Issione , il Tartaro, que'pargoletti
che dal latte
E da le culle acerbamente svelti
Videro ne' primi di l'ultima sera ;

e il beato Elisio, vestito d ' una luce non no


stra , illuminato d'un altro sole :

Cið fatlo, a i luoghi di lelizia pieni,


A l'amene verdure, a le giojose
Contrade de' felici e de ' beati
Giunsero al fine. È questa una campagna
Con un aer più largo, e con la terra
Che di un lume di porpora è vestita,
Ed ha 'l suo sole e le sue stelle anch'ella ;

condensano in personificazioni e rappresenta


zioni le vicende di quelle città sotterranee , di
quelle necropoli di vivi , da cui niuno usciva se
non vittorioso, in cui i paurosi trovavano per
petua reclusione , e che introducevano i fortunati
in un luogo di tutta bellezza , di libertà , d'ugua
glianza, di verità ; nel qual senso di Pitagora,
che si suppose riedente dalle iniziazioni egizia
ELEUSINI 161
che , fu detto che ritornava dall'inferno. E
nelle Rane d'Aristofane, Bacco afferma espres
samente che gli abitanti de ' Campi elisi sono
gli iniziati .
Diciamo eguaglianza perocchè ne'rocessi del
tempio cessavano le distinzioni sociali ; e le
iniziazioni isiache non ebbero più luogo quando
l'Egitto perdette la propria indipendenza , che,
come avverte Court de Gebelin , la festa del
l'eguaglianza non può aver luogo in una na
zione serva (1 ) .

L'epoptia pertanto , o suprema iniziazione ,


eonsisteva in pratiche , figure e rappresenta
zioni prese dall'Egitto, ma riabbellite da quel
genio che tutto assimilava , trasformava , ilieg
giadriva . Gli jerocerici aprivano la cerimonia
colle proclamazioni consuete per escludere i
scellerati , i profani, gli atei , gli epicurei e
in ultimo , come avvertimmo, anche i cristiani .
Dappoi il giuramento del segreto esigevasi di
nuovo ; e forse a quest'occasione ripeteansi le
formule sacramentali , usate ne ' piccoli misteri ,
e che servivano a discernere i profani dagli
adepti . All'interrogazione se avea mangiato
il frutto di Cerere, l'iniziato rispondeva , pres
s'a poco come nelle iniziazioni adonisiache :

(1 ) GREELIN , Monde primitif, IV.


DE CASTRO, Il Mondo Segreto, vol. I. 11
162 I MISTERI
Ho mangiato del tamburro, ho bevuto del cem
balo (1 ) . All'interrogazione : Avete o no as
saggiato pane ? Non siete puro ! rispondeva la
formula : Ho digiunato , ho bevuto il ci
ceon , ho preso della cista , e dopo gustato ho
deposto il calato ; ripresi il calato e lo posi
nella cista . Senza più è codesto un gergo
di cui abbiamo perduto la chiave , ma la cui
esistenza è attestata dagli innumerevoli gerghi
paralelli al nascimento e alla vita delle eresie ,
delle congiure , dei collegi di sacerdoti , d'ar
tigiani o di riformatori.
Nuove purificazioni susseguivano , ove i mi
sti indossavano pelli di capriolo dette nebridi,
indi gli abiti nuovi sotto i quali doveano ri
cevere l'iniziazione , ed erano coronati di
fiori detti imere o da desiderarsi ; cerimonie
preliminari che faceansi nel vestibolo , essendo
chiusi il tempio e il santuario, che Pausania non
osò descrivere, distoltone da sogno ( lib . IX ) , il
quale figurava l'universo , magnifico e vasto
come teatro .
Ad un tratto spegnevansi le lampane e le
faci . A traverso tenebre ed orrori crescenti ,
per estesi androni , contorti passaggi e tetri
meandri dovea l'iniziato cercare la via . Le
visioni rapide , paurose valevano a significar

(1 ) S. Clem. ALESS., Esorlaz, ai Gentili.


ELEUSINI 163
gli il corso della sua vita profana, prima che
in lui cominciasse la sacra ; « aspro e spaven
tevole cammino fra le caligini della notte ; »
espressione di antichissimo scrittore riferita
da Stobeo ( 1 ) . La terra vacillava sotto i piè
dell'aspirante , tutto il tempio si scotea , e strane
voci rompeano il notturno silenzio . Aggiungi
subitanee alternative di luce e di tenebre , e
lainpi accompagnati da tuoni che mostravano
spettri , emblemi de'perniciosi affetti e delle
false idee da cui l'anima pellegrina andava
svestendosi. A meglio esprimere questo pen
siero , l'esposizione di tutta la volgare idolatria
gli passava innanzi ; e intanto un inno , deno
minato la teologia degli idoli , il quale esprimeva
la genealogia, il carattere e il potere di ciascuna
deità, veniva cantato , e confutato e disdetto
da altri inni in onore dell'unità di Dio e del
vero . Per tali rappresentazioni , fra cui la
fine tragica di Jacco morto dai Titani , e degli
inferni e dell'Eliso , e d'altri miticieventi, i sa
cerdoti d ' Eleusi ebbero nome di philopolemi ,
amici della guerra . Arrivato al vestibolo della
morte (dell'uomo vecchio ) e dell'iniziazione
( dell'uomo nuovo ) , ogni cosa assuineva più
terribile aspetto , e tutto era orrore , tremito
e sorpresa. Un brivido mortale scorre per le

(1 ) STOBEO, Serm . CCLXXIV .


164 I MISTERI
membra del neofito ; un sudor copioso , come
quello d'una vera agonia , gli bagna la fronte ;
ei barcolla , vacilla , e le sue facoltà vanno
mancando , quando , d'un subito , la scena
cambia e le porte del tempio si spalancano.
Gran luce lo assale dal meraviglioso recinto .
Il mistagogo lo introduce e lo guida alla luce,
donde il nome di fotagogia , in presenza della
Dea , il cui simulacro , riccamente ornato, mo
stravasi in tutto lo splendore della sua perfe
zione . Era l ' epoptia o autopsia rivelazione
della divinità in persona , e vista faccia a faccia .
Al tempo stesso gli iniziati erano coronati di
mirto nella cerimonia dell'anadesis , i loro
occhi abbagliati da spettacoli incantevoli , le
orecchie allettate da soavi melodie .
A questa grande scena finale deve certo ri
ferirsi quel che sopra dicemmo del demiurgo
rappresentato dal jerofante , del sole dal da
duco, della luna dall'epibomio , d'Ermete dal
jerocerice . Forse danze simboliche mescolate
alle altre cerimonie aggiungevansi agli incanti
di questa misteriosa notte . Gli iniziati , am
messi successivamente o per gruppi alle ceri
monie mistiche, erano congedati colla formula
solenne Cons ompax . Alcuni cercarono nel
fenicio, nel persiano, nel sanscritto o altrove
la spiegazione di queste parole singolari , sup
poste significative ; ed altri loro negarono
ELEUSINI 165
senso, riguardandole come casuale accozzo di
sillabe , ch'era vietato cangiare e al quale si
attribuiva una virtù occulta. Sacy , senza pren
dere un partito , dopo confutate le varie opi
nioni , raffronta questa formula a una supposta
eguale e il cui senso sarebbe, secondo un passo
di Apulejo : Popoli ritiratevi ; ma è chiaro che
tal formula è più adatta al principio che non
al fine della cerimonia. Sembra più verosimile
l'opinione di chi ne cerca la radice nel fa
moso monosillabo oum , che i Bramini ri
petono al principio ed al fine delle loro pre
ghiere , e di cui vedemmo addietro l'alto e
tutto misterioso senso ; e Wilfort assevera che
i Bramini usano ancora la formula totale a
conchiudere lor cerimonie ; se è vera la qual
cosa abbiamo conferma della parentela che
lega le iniziazioni greche e posteriori a que'
Ginnosofisti, maestri di arcana sapienza ai me
desimi sacerdoti egiziani .

Degli inni orfici cantavansi ne ' misteri eleu


sini que ' segnatamente che proclamando l'u
nità di Dio ne esaltavano l'onnipotenza , la
bontà , la fecondità . La custodia degli inni
orfici , in uno a quella del Mundus Cereris .
libro rituale e scientifico, letto ad ogni ini .
ziato, e che questi mandava a mente o copiava,
166 I MISTERI

formava forse uno degli uffici di que'misteri ,


ne'quali , come negli egizi , insegnavasi una
morale più pura , e rifondevansi le multiple
divinità exoteriche in un tipo intellettuale d'una
sola potenza generatrice e regolatrice de'mondi .
Questi inni , cimelj di verità primitive , quindi
anteriori alla lussureggiante fioritura teolo
gica che ingombro , in appresso , l'Olimpo greco ,
ne traggono più sempre a vedere ne ' misteri
scuola o teatro ove insegnavasi rappresenta
tivamente , figuratamente una sorta di fisiolo
gia , o filosofia della natura , atta a sbalzare
gli idoli dal venerato seggio de'fenomeni , e
a ricondurre questi a significazione semplice,
piana e vera. Infatti dopo l'interpretazione
del Mundus Cereris, molte tradizioni venivano
comunicate agli iniziati intorno all'origine
dell'universo. « Le dottrine rivelate nei mi
steri , dice Clemente Alessandrino , si riferi
scono ai temuti arcani della natura . » Il padre
dell'universo o il supremo demiurgo era rap
presentato mentre plasmava la massa del caos
in quattro elementi , e produceva gli animali ,
i vegetabili, e tutte le specie di esseri orga
nizzati. E gli iniziati apprendevano le cagioni
delle anomalie della luna e dell'eclissi del sole ;
e , secondo Virgilio

Unde hominum genus et pecudes, unde imber el ignes:


ELEUSINI 167
e tutto quel sistema cosmogonico che già in
tero possedeva l'Egitto , esposto nel Timeo di
Platone e nel principio delle Metamorfosi d'O
vidio, vôlto, più ch'altro, ad accertare e glo
rificare il concetto d'una sola universale ca
gione ; la quale cosi onoravasi :
« Giove fu il primo e l'ultimo, il capo e il
mezzo ; da lui provennero tutte le cose . Giove
fu uomo e vergine immortale ; Giove la vampa
del fuoco, la fonte del mare ; Giove sole e luna ;
Giove padre e re ; solo creò tutte le cose . Egli
è una forza , un dio , gran principio di tutto ;
un solo corpo eccellente che abbraccia ogni
essere , fuoco, acqua, terra, etere , notte, giorno,
e Metis prima creatrice, e l'amore lusinghiero.
Tutti questi esseri sono contenuti nell'immenso
corpo di Giove ( 1 ) .
Orfeo medesimo e gli altri poeti antichi can
tavano : « Quanto è , fu , sarà , era da principio
contenuto nel fecondo seno di Giove ; Giove è
il primo e l'ultimo, il principio e il fine : da
lui tutti gli enti ... Natura , diva madre , universa
le , in tante guise madre , celeste , venerabile ,
moltocreante spirito, regina che tutto domi in
domata, tutto governi , in tutte parti splendi,
onnipossente venerata in eterno , divinità a
tutte superiore , indistruttibile , primanata, an

41) SEOBEO, Eclog.; l. l.


168 I MISTERI
tichissima .... comune a tutti , sola incomuni
cabile , padre a te stessa senza padre , che per
maschia forza tutto produci , tutto sai , tutto
dai , nodrice e regina di tutto, feconda operatrice
di quanto cresce , di quanto è maturo dissolvi
trice , delle cose tutte vero padre e madre e
nodrice e sostegno » .
Due inni orfici, l'uno a Proserpina e l'al
tro a Cerere , sono concepiti nello spirito me
desimo ; e perciò li rechiamo :
Persefone, figlia del gran Giove , vieni , o
dea beata, unigenita , a ricevere le offerte a te
gradite . Sposa onorata e fedele di Plutone , tu
che diffondi la vita , che custodisci le porte
d'Aide (l'invisibile ) nelle profondità della terra ;
vendicatrice del dritto , dai capelli inanellati ,
casto germe di Dio , madre delle Eumenidi ,
regina de ' morti , cui Giove generò con un inef
fabile accoppiamento ; madre d'Eubuleo dai
terribili muggiti , dalle forme molteplici ; gaja
compagna delle ore , che porti la luce , che
sfolgori di bellezza ; augusta dea , sovrana di
tutti gli esseri , vergine che prodighi i frutti
dalla dolce chiarezza , dalle corna ricurve , unica
desiderabile ai mortali ; messaggera della pri
mavera , che ti piaci all'olezzo de ' prati , che
riveli il sacro tuo corpo ne’verdi germogli
promettenti la messe , e sei rapita pel letto
nuziale ai giorni d'autunno ; tu che sola sei la
ELEUSINI 169
vita e la morte pei miseri mortali , tu giu
stamente chiamata Persefonia , perchè sen
za posa produci e distruggi ; esaudisci i no
stri voti , o Dea beata ! Mandaci i frutti dal
sen della terra ; fa tra noi fiorire la pace ,
la dolce sanita ; ci concedi una vita felice ,
che ci conduca per una lieta vecchiaja alla
tua dimora , o regina; e a quella dell'onni
potente Plutone.
Dea, madre di tutti gli esseri , divinità
da mille nomi differenti, augusta Demeter ,
nudrice de' giovani; tu che dai la felicità e la
ricchezza, che fai nascere le spighe , che pro
dighi tutti i beni , che godi della pace , dei fa
ticosi lavori de ' campi , che diffondi le semenze ,
accumuli i covoni , benedici l'aja , indori la
messe, e scegliesti per dimora tua le sante valli
d'Eleusi ; amabile e graziosa Dea , che nutrisci
tutti i mortali , che la prima facesti piegar
sotto al giogo il bove faticante , e desti agli
uomini l'alimento migliore e più soave ; tu che
favorisci la vegetazione , che participi agli al
tari di Bacco e godi splendidi onori , che porti
in mano fiaccole, che sei pura, che fai tuo di
letto la falce mietitrice ; tu che abiti sotterra ;
tu che a tutti soccorri ; madre feconda che ami
i tuoi fanciulli, vergine augusta che nutri le
generazioni nascenti ; tu che guidi i dragoni
attaccati al tuo carro , i quali si piegano con
170 I MISTERI

trasporto per formare le loro orbite attorno al


tuo trono ; madre d'un'unica figlia , e di molti
figliuoli ad un tratto ; venerata dai mortali ,
che ti produci sotto mille forme , adorna di
mille fiori , ricca di una sacra vegetazione ;
vieni , o beata e santa Dea, vieni carca dei te
sori della messe, teco menando la pace , il buon
ordine , la ricchezza feconda di godimenti , e
la sanità regina di tutti i beni .
Che se , dopo tali preghiere spiranti amore
della creazione e culto della bellezza , badiamo
alla morale , non la troviamo disforme dalle
premesse, non volendosi credere a tutto che si
novella degli illeciti amori ed accoppiamenti ,
nè potendosi ogni cosa giudicare colla stregua
moderna. Per tale riguardo le greche inizia
zioni anticipano le iniziazioni massoniche ; e
sono sacramento col quale i neofiti si obbli
gavano praticar la pietà verso gli Dei, la giu
stizia e la carità verso i loro simili , e la
mitezza verso gli animali inoffensivi. In vero
tre precetti , attribuiti generalmente a Trit
tolemo , raccomandavansi segnatamente nei
misteri : onorare i propri parenti , offrire al
grande artefice dell'universo le primizie della
terra , non maltrattare gli animali ; laonde
i pagani poterono nelle loro dispute coi cri
stiani appellarsi alle feste eleusine , e porre a
riscontro le loro massime colle dottrine più
ELEUSINI 171
sublimi dell'Evangelo , e non credere nate
jeri alcune di quelle verità che il cristiane
simo universalizzo , componendone la gamma
eroica d'un mondo nuovo ; e imisteri d'Eleusi
poterono serbarsi in gran venerazione fino ai
tempi di San Gerolamo ( 1 ) , e durare due mila
anni ( 1400 a . C. - 381 d . C. ) , con un solo in
terrompimento in si lunga età, e per un solo
anno , e per la jattura della patria oppressa
in Tebe da Alessandro ; abbattuti per ultimo
dalla forza , dall'imperatore Teodosio , non
dal tempo , che li rispettò , non dalla ragione ,
che v'ebbe culto , sacerdoti, credenti .

La leggenda di Cerere si decompone come


l'isiaca davanti la critica odierna che a tanta
distanza rifà da sola la lunga via delle inizia
zioni a profitto del vero . La bionda Cerere è
la biada , Proserpina ( in greco il frutto nascoso
o coperto) la semenza, il nero Plutone il ter
reno, detto da Omero e da Anacreonte la terra
nera . Di qui le occulte significazioni della fa
yola , che si risolvono in ovvio processo agri
colo ; la semenza sepolta dall'aratro rappre
sentato in ferreo carro tirato da neri cavalli
sul quale Plutone meno Proserpina ne ' regni

( 1 ) Come risulta dal seguente passo : Hierofantæ quoque


Atheniensium legant usque hodie cicutoe sorbilione castrari.
172 I MISTERI

sotterranei ; Cerere detta figlia di Saturno


( il tempo) e di Opi ( la natura) , perchè il germe
matura col tempo nella feconda gleba ; le faci,
con che Cerere rintraccia la figlia , il sole e
la luna che fanno germinare la semenza ; il
fiume sotterraneo (Aretusa) il necessario con :
corso dell'irrigazione ; Proserpina astretta a
vivere sei mesi con Plutone , e sei mesi sor .
tita a vivere con Cerere , il tempo della fe .
condazione e quello della germinazione. E
Cerere fu detta mammosa , perchè al pari
d'Iside fu rappresentata con molte mammelle ;
del cui latte alimenta gli uomini tutti ; e il
suo simulacro grandeggiò tra Giunone pluvia
ed Apollo radiante ; e fu rappresentata con una
ghirlanda di papaveri in capo, pianta che sorge
quasi spontanea fra le spighe, e per la sua fe
condità è simbolo della riproduzione ; e Winc
kelmann riproduce statua di Cerere alata , coi
sette pianeti raffigurati alla punta delle ali ,
i quali indicavano i sette gradi de ' misteri
eleusini , e simboleggiavano anche il girar delle
sfere necessario al progresso della vegetazione .
La formidabile Ecate offre il compendio vi
sibile della leggenda : triforme o tergemina
raffigurava i tre stadi della germinazione
della semente , quand'è sotterra ( Proserpina ) ,
quando spunta ( Diana che ama i campi ) , quan
do matura spiga si eleva e poggia in alto ,
ELEUSINI 173
( la luna che in alto grandeggia) : e rappresen- .
tavasi con quattro mani , di cui l'una stringeva
una face, simbolo della scienza sacerdotale ; la
seconda una chiave , simbolo del linguaggio che
apriva la scienza ; la terza un serpente , sim
bolo della prudenza che serbava la scienza ; la
quarta un flagello , simbolo del castigo a chi
tradiva la scienza. La tergemina Ecate era per
ciò contemplata con sacro terrore da chiunque
scendeva nell'Averno per passare all'Elisio , cioè
da chiunque s'iniziava ne'misteri ; e invocata
solennemente diveniva depositaria e vindice del
giuramento pronunziato.
Le quali cose ed altre più recondite erano
manifestate agli eletti , e quella che poteva a
bella prima parer frivola rappresentazione ac
quistava significato profondo ; chè il seme era
simbolo della mente , e sotto il velo de'conti
nuati progressi della vegetazione del frumento
erano adombrate le varie condizioni della mente
sino alla sua maturità, e il frumento nettato
col vaglio raffigurava la purificazione dell'a
nima ( 1 ) , e affermavansi le cose primitive sem
plicissime, e che la natura nel discendere si fa
varia , che la hyle – la natura grossolana ed
informe nel ricevere ciò che è divino non
lo raccoglie prontamente tutto quanto è, ma,

( 1 ) SAN CLEMENTE ALESSANDRINO .


174 I MISTERI

ricevendo le immagini e i semi , vi si avvolge


e vi si adopera , finchè viene a perfezione
l'immagine ( 1 ) ; la quale è nè più nè manco
la dottrina dell'umanesimo ; onde Claudiano potè
sul ratto di Proserpina comporre un poema ,
che non deve suonarci secondo la lettera (2) ;
e molta parte della greca filosofia si contiene
in questi venerandi misteri che nell'assurda
teologia de’fantasmi custodiva la sana filosofia
delle cose .
E il jerofante, a quanto affermano Eusebio
e Clemente Alessandrino, parlava così :
• Io voglio svelare un segreto agli iniziati ; per
lo che vegliate custodi che niun profano giun .
ga fino a noi . Museo , disceso dalla brillante
Selene , porgemi attento orecchio ; chè io t'an
nuncierð verità importanti ; e non comportare
che il pregiudizio ti scemi il godimento di quella
felicità a cui io t'appello . Contempla la natura
divina ; rischiara il tuo intelletto ; governa il
cuore ; cammina nelle vie della giustizia . Sem
pre agli occhi tuoi sia presente l'Artefice dell'u
niverso ; egli è unico, esiste per sè medesimo ,
e ogni altro essere da lui deriva , è da lui so

(1 ) Sinesio.
(2) I Liberi Muratori non si mostrano meno solleciti di
soltrarre ad occhio profano le loro loggie ; e chiedono ripe
tutamente ai custodi se la loggia è coperta : intendi sicura .
ELEUSINI 175

stenuto . Uomo mortale nol vide mai , ed egli


vede ogni cosa » .
Le iniziazioni greche ebbero essenzialmente
uno scopo morale, differendo in questo dalle
egizie , che furono teologiche, scientifiche, po
litiche . La scienza cessava in Grecia d'essere un
privilegio , la politica ravvivava d'immensa ener
gia quel popolo consapevole della propria forza
e artefice della propria grandezza. La Grecia
noverava plebi superstiziose , non mute e ser
vili ; e i misteri potevano bensì contrapporsi
al politeismo, fondare scuole filosofiche, ma non
far monopolio di quell'arte politica, che , come
tutte le arti, nelle città greche ricevette l'in
cremento del pensiero , e la perfezione della
forma. Non mai vita politica fu più varia ,
più drammatica, più elegante, e contiene epi
sodi che sono un tesoro per l'ispirazione poe
tica . La partecipazione del popolo dava alla
politica un posto negli atteggiamenti della
vita nazionale , niegatole altrove ove fu pal
lido specchio d'ambizioni personali e di sacer
dotali maneggi .
#
Però nel campo etico i misteri greci sosten
nero que' diritti della ragione , la cui lotta 1
laboriosa contro le minaccie del dispoti
smo e le insidie delle superstizioni costituisce
la più bella pagina della storia dell'umanità ;
onde Cicerone li disse il maggior benefizio che
176 I MISTERI
Atene abbia recato al mondo a perchè da essi
s'imparò non solo a vivere lietamente , ma a
morire tranquilli , confidando in un miglior
avvenire ( 1) » ; e Platone lodò l'insegnarvisi
che vi si faceva il coraggio della vita : « Io
potrei allegare qui la duttrina insegnata nei
misteri , che noi siamo quaggiù collocati in un
posto, e che nol possiamo abbandonare senza
licenza » ; e Socrate li vantò tra le più lodevoli
istituzioni ateniesi (2) , affermandone i fonda
tori eruditissimi nella cognizione della natura
umana ; e nullameno egli, altissimo iniziato ,
non credette di farvisi ricevere , giacche ben
altre verità accoglieva in mente , ben altri soli
fissava ; chè egli avea varcato d'un salto que'
lunghi spazi ne ' quali per mano erano condotti
i neofiti onde si facessero capaci delle più ar
due salite , ed avea raggiunto tale altezza che
l'umanità ancor oggi lo scorge dinanzi a sè
al pari di Cristo .
I misteri furono dunque una filosofia pratica
e rappresentativa , ridotta ad istituzione per me
glio tutelarne la durata , misteriosa per crescerle
venerazione , sicurezza. Una fiamma vi ardeva
perennemente , il culto della natura , spogliato
del simbolismo , veste di tutti i popoli e di tutte

( 1 ) CICERONE, De legibus, II, 14.


( 2) Nel Fedone,
ELEUSINI 177
le credenze exoteriche , veste di Nesso che non
si può deporre senza stracciare le fibre più re
poste dell'anima . In vero i candidati spoglia
vano gli abiti mondani per assumere vesti ri
tuali, candide , semplici , modeste , quali con
venivano a sacerdoti della verità , ad uomini
che , come afferma Clemente d'Alessandria, ve
devano tutte cose nel loro vero aspetto, e s'ad
dentravano nello studio delle umane istituzioni
liberi di paure , d'illusioni , di passioni .

De Castro, Il Mondo Segrelo, vol . I. 12


178

VIII.

Le Tesmoforie (1).

Le Tesmoforie erano celebrate quasi dovun


que abitassero Greci , benchè variasse il loro
periodo e la durata . Dal continente della Gre
cia e del Peloponneso , dove furono stabilite
dalla più alta antichità sopra molti punti di
versi , propagaronsi in tutte le direzioni dietro
alle colonie , in Sicilia come nell' Asia Minore ;
e queste a vicenda le comunicarono alle città
che fondarono, come Mileto alla sua colonia
d'Abdera sulle coste di Tracia . Secondo Ero
doto (2) , che le trae dall'Egitto, e ne attri
buisce la fondazione a Danao e alle sue figlie ,
rimonterebbero al XVI secolo avanti l'era no
stra , e sarebbero più antichedelle Eleusinie ; nel
che il padre della storia merita più fede, che
non que'padri della Chiesa che le fan poste
riori , attribuendole sin a Melampo o ad Orfeo,

( 1 ) Ci alteniamo per questo capitolo a CREUZER .


(2 ) ERODOTO 11. 171 .
LE TESMOFORIE 179
benchè sempre d'origine egizia ( 1 ) . Vero è che
le Tesmoforie d'Atene caddero poi sotto la di
rezione degli Eumolpi d'Eleusi , certo in con
seguenza del famoso trattato fra Eretteo ed
Eumolpo ; e forse fu questa una delle cause di
coufonderle colle Eleusinie.
La denominazione significa una festa delle
legislazioni , dello stabilimento delle leggi : ma
si riferisce direttamente e immediatamente ai
riti simbolici che faceano parte di questa festa ,
Zovun
l loro che era per Cerere tesmofora o legislatrice, la
quale avea dato leggi sante, fondate.sull'agri
Greo
coltura e la proprietà. E thesmos chiamaronsi
abilite
in antico le leggi , cioè statuto ; e Cerere , secondo
ati di
la tradizione religiosa , avea portato ad Eleusi
dietro
le prime tavole della legge , i primi statuti . In
inore;
citià memoria di cið , donne scelte portavano ad
alouis Eleusi , nella solenne processione delle Tesmo
Ero forie, queste medesime tavole della legge ; donde
attri il nome della festa, ch'era insieme di legisla
zione e di seminagione. Si conghiettura che
Giglie,
no queste tavole, su cui erano incise le costitu
'; nel zioni sacre di Cerere , si trovassero depositate
, che all'Areopago , e che i libri sibillini di Roma
ne fossero un'imitazione .
oste
Può credersi che tal fatto si rappresentasse
rfeo,
drammaticamente nelle Tesmoforie con tutte

(1 ) CLEM. ALESS. , Protrept. pag. 12; TEODOR ., Serm . 1 .


180 LE TESMOFORIE
le sue circostanze mistiche , e che per conse
guenza deva trovarsi sui monumenti dell'arte ,
ove si crede ravvisarlo .
Molto è difficile studiare l'ordine delle Te
smoforie, come delle Eleusinie : non già che
manchino passi d'antichi , ma bensì un rac
conto seguíto , che ne faccia conoscere di punto
in punto le circostanze e gli atti successivi
della loro celebrazione . Non ce ne restano che
notizie staccate , e la più parte recenti ; e con
molte precauzioni si può valersi della comme
dia d’Aristofane le Tesmoforiazuse, cioè donne
celebranti le Tesmoforie, benchè gl' interpreti
antichi e gli scoliasti ci siano di gran sussi
dio . Sulle Tesmoforie in generale , indicando
o no i luoghi , l'antichità ci trasmise indizj ,
che non sarebbe temerario applicare indistin
tamente alla festa di tal nome in Attica ; tanto
più quel che ci è raccontato della magnificenza
spiegata da Tolomeo Filadelfo re d'Egitto ,
quando le fe'celebrare in Alessandria sua ca
pitale ; nella qual occasione fu composto da
Callimaco l'inno a Cerere . Per quanto final
mente siasi perpetuato d'età in età il culto
secreto degli antichi nella sua essenza , è fuor
di dubbio che , sotto altri rispetti, dovette va
riare secondo i tempi , le circostanze , i mezzi .
Un altro vivo esempio di tal variazione nelle
forme d'un culto identico in fondo ci è dato
LE TESMOFORIE 181

dalla famosa processione di Bacco, tanto son


conse
tuosa e splendida , mentre sì semplici erano le
l'arte, antiche Dionisie di Grecia .

le Tee
ià che
Le Tesmoforie celebravansi parte ad Atene,
n rac
parte ad Eleusi , annualmente il mese pianep
punte sion , che corrisponde al nostro ottobre . È
cessini
a credere inoltre si solennizzassero sul pro
no che
montorio di Coliade , dove Venere aveva un
or
, ec tempio sotto questo nome , e Cerere un altro
omme
nel luogo dove Epidio finì i suoi giorni , e dove
donne
sarebbe avvenuto il rapimento di Proserpina .
erpres Divergono le opinioni quanto alla durata di
sussi
esse feste, e a'giorni delle varie cerimonie .
licandi
Fozio conta quattro giorni , di cui il primo ,
indir ai 10 del mese suddetto , è da lui nominato
pesmoforie ; l'll avviene la discesa o il ritor
; tant no ; ai 12 il digiuno , ai 13 calligenio . Altri
ficeni danno tre soli giorni , e variano i tempi ; e for
Egitto se non aveano giorno fisso, essendo giorni di
sua ca seminagione .
sto di Le Tesmoforie dell’Attica erano una festa
final di donne , e quelle che la celebravano chiama
culte vansi Tesmoforiazuse, e Tesmoforion il tempio
è fuo - ove celebravansi ; il penetrarvi un uomo era
tters caso di morte . Ogni tribù d’Atene sceglieva
mezzi due donne che vi presedessero , nate da giu
e nell ste nozze e legittimamente maritate , e per
è dat
182 LE TESMOFORIE

virtù cospicue. Gli uomini che possedevano


un capitale di tre talenti , erano obbligati
di dare alle lor mogli il danaro necessario
per sovvenir alle spese della celebrazione .
Erano feste delle seminagioni , d'autunno , de
signate colle espressioni medesime che appli
cavansi al matrimonio ; e la generazione e la
seminagione autunnale erano idee e quasi fatti
connessi , che le Tesmoforie furon destinate
a consacrare nella loro connessione , come il
ricordo dell'istituzione delle leggi civili . Da
qui deriva che lo studio di tal festa è di gran
caso per l'esame de'costumi e del diritto ci
vile degli Ateniesi in quanto concerne l'u
nion conjugale .
Eppure in uno de ' passi principali relativi
alle Tesmoforie si fa menzione espressa delle
vergini chiamate alla celebrazione di questa
festa dell'imene (1) ; altrove la sacerdotessa
della dea Tesmofora è detta " donna che
mai non provò contatto virile » ; e l'autore
stesso (2) oppone altrove le Eterie a queste
sacerdotesse . Ci par dunque fuor di dubbio
che Cerere tesmoforia avesse sacerdotesse non
maritate, o almeno , se a maritate era affidato
il servizio del suo tempio, certe cerimonie erano

(1 ) Schol . TEOCR . , Idyll., IV , 25.


(2) LUCIANO, Tim . c . 17, Dial. meretr . 7.
LE TESMOFORIE 183

confidate a vergini . Del resto questo fatto è


intrecciato collo spirito delle antiche religioni
in generale , e noi ne trovammo esempio o ve .
stigio o Dodoma , a Efeso , e nel mito delle
Amazoni. La verginità , o almeno una conti
nenza periodica più o men prolungata , è una
delle condizioni imposte dagli Dei ; e tale cre
denza domina in tutto ciò che ci è riferito dei
riti preparatorj della festa di Cerere .
Fra questi riti preparatorj il primo indica
toci è l'astinenza dalle donne e dai mariti .
Se dovessimo applicarvi quel che Ovidio dice
de'misteri dell'Attica ( 1 ) , l'astinenza avrebbe
durato nove giorni , il che si riferirebbe ai nove
giorni che Cerere ignorò dove sua figlia sog
giornasse. Una seconda prescrizione fatta alle
donne era di seder sul terreno ; uso che, in
Oriente , esprimeva lutto, e che ci rammemora
le Cananee sedute a pianger la morte di Tham
muz . Nelle Tesmoforie le donne sedeansi su
piante di diverse specie , cui si attribuivano ·
virtù singolari , e fra l'altre d'acchetare lo
stimolo amoroso. Citasi fra queste il cneorum ,
specie di dafnea ; un vinco , detto dai Latini
agnus castus , onde noi femmo agnocasto ; e la
conisa di tre specie . Al medesimo uso e nella
medesima festa adopravansi rami di pino , al

t (1 ) Metam ., X , 434.
184 LE TESMOFORIE
meno a Mileto ; e certo per motivo analogo era
vietato alle donne di saporare il melogranato
durante le Tesmoforie . Fra le piante sacre
v'ha pure l'asfodelo, specie di giglio dedi
cato a Proserpina , che faceasi crescere sulle
tombe , ed a cui s ' attribuivano molte qualità
preservative .

Al momento di stabilire le Tesmoforie , la


dea, con tant'altri benefizj, versò le sue bene
dizioni sulle famiglie ; istitui questa gran fe
sta dell'agricoltura e della possidenza , ch'era
pure la festa del matrimonio e della generazio
ne ; la festa delle madri e delle spose legittime .
Di là riti d'ogni sorta , annessi ai misteri .
Fra i molti esempj, basti accennare ch'era un
uso consacrato dalla religione di Bacco , inti
mamente connessa a quella di Cerere tesmo
foria, e ne’racconti antichi e sui monumenti ,
d'applicare al seno ignudo delle donne certe
coppe larghe e profonde (1 ) ; e altre menzioni
troviamo di coppe dette mammelle , che pro
babilmente si riferiscono a tali riti e alla mezza
luna . Certo nelle Tesmoforie era consacrato
l'organo femmineo come il maschile, e vi si
riferivano figure anche grossolane , nello spi

( 1 ) NONNO, Dionys , IX , 125 .


LE TESMOFORIE 185
rito de'miti di libertà ingenua, e nei riti ener
gici delle Tesmoforie , celebranti il seme de
posto in seno o della terra o della madre , e
che tende a produr in luce il germe della vita
rinnovata .
Queste ultime riflessioni spiegano il senso ,
dapprima così singolare , delle scene di beffa e
di sarcasmo che mescolavansi a una festa di
lutto quali erano le Tesmoforie . Altrettanto
ritroviamo nelle Eleusinie , perchè entrambe
venivano dall'egual sorgente
3 , entrambe cele
bravano Cerere e Jacco suo lattante , avea
no comune un carattere misterioso e orgia
stico , il sacrifizio del porco , la pozione sa
cra detta ciceon , la libertà beffarda in atti
e in parole .

Questo riso fra le lacrime, questo raggio di


sole che fende la nube di tristezza ond'erano
involte le Tesmoforie, si tradusse in leggende,
variamente tramandateci dall'antichità, ma di
fondo simile . Quella che con più delicatezza
rivela quel pensiero fondamentale, è nell'inno
omerico a Cerere . Questa , cercato lungamente
e indarno la figlia , stanca giunge alle porte
d'Eleusi , e s’asside sovra una pietra della via ,
presso una fontana, che poi furon consacratele .
Colà le figlie di Cello rincontrano la dea tra
186 LE TESMOFORIE

vestita. Accolta nel palazzo del re d'Eleusi ,


essa vi rimane in preda al rammarico , fin a
tanto che lo spiritoso Jambe colle sue celie ne
provoca il sorriso , poi scoppj di risa . , Perciò
(dice Apollodoro ) le donne , celebrando le Te
smoforie, continuano a darsi alle celie ( 1) . »
Non si ritennero in tali limiti i vecchi can
tori de ' misteri d'Attica , Pamfo ed altri , nè
Aristofane , cui venivano a si buon taglio per
la sua commedia delle Tesmoforie. Lo sdegno
dei padri della Chiesa ci conservò un fram
mento orfico , donde spira nell'energica na
turalezza lo stile sacerdotale del paganesimo
antico (2) . Non più Jambe , ma Baubo con un
atto impudico , e Jacco con un palpare os no
provoca il riso di Cerere afflitta. Probabil .
mente il nome Baubo volea dir qualcosa, come
quel di Jambe che rammenta il verso giambo ,
satirico ; e il nome e il mito nacquero dai riti
di quelle feste . Il giorno del digiuno le donne
stavano sedute melanconiche , senza cibo ne
piaceri dell'amore ; così Cerere si asside sulla
pietra senza riso , e vi rimane in cupa me
stizia , finchè giunge lo scherzevole Jambe , in
cui si personificano le beffarde improvvisazio

(1 ) APOLLOD . I. 5. 1 .
(2 ) CLEN. ALESS. Protrept. pag 17.- ARNOB. Adv , Gentes ,
V. p . 175. EUSEB. Prop , evang. 11. 3. ecc.
LE TESMOFORIE 187
ni , che di tratto succedevano al cordoglio e
al silenzio .
Un altro fanciullo beffardo e ridevole in
quella storia era Ascalabo . Sua madre Misma
avendo presentato alla stanca Cerere la tazza
che conteneva il ciceon , e avendola la dea
vuotata d'un fiato , il fanciullo scoppiò in un
riso, e per ischerzo fe' portare una grande pen
tola. Ma Cerere se l'ebbe a male, e gettatogli
il resto della bibita , lo cangiò in lucerta , onde
per sempre portasse sul corpo le stigmate della
maledizione impressale dalla dea . Certo sotto
questo velo indicavansi antiche osservazioni
della natura, tradotte in immagini , allora par
lanti , ora oscurissime .

La solennità preparatoria, ove le Ateniesi


cuculiavansi tra esse , era una commemorazione
dell'andata , cioè dell'arrivo di Cerere a Eleusi,
ov'esse rendevansi in processione ; e questa
solennità si chiamava le Stenié. Il giorno del
digiuno avea tutti i segni d'un lutto pubblico ;
non consiglio , messi i prigioni in libertà, chias
sosse querele di donne . Cause diverse ne in
dicano gli antichi , fra cui il voler commemo
rare il tempo che gli uomini digiunavano privi
ancora dei doni di Cerere . Succedeva la proces
sione del ritorno ad Atene. Gl'iniziati segui
188 LE TESMOFORIE

vano a piè scalzi il carro , dove stava il sacro


canestro dei simboli mistici ; accanto fanciulle
portavano i sacri ventilabri ; camminata lunga
e faticosa, da cui erano dispensati i vecchi e
gl'infermi. Riusciva al Pritaneo o al Tesmo
forio, accompagnata di canti , esprimenti in
vocazioni e grazie alla dea della messe , e voti
per la felicità del popolo (1) .
Il giorno dopo il digiuno è chiamato Calli
genie . Vi si volgeano preci a Demeter , a Cora ,
a Pluto , a Calligenia e alla Terra nudrice .
Calligenia pare fosse la Terra propria , a cui
Erittonio , l'uom della terra , avrebbe sagrifi
cato primo, ergendole sull'Acropoli un altare
coll'iscrizione , che chiunque farebbe un sagri
fizio ad altra divinità , comincerebbe dall'of.
frirne uno ad essa (2) . Aristofane però distin
gueva evidentemente Calligenia dalla Terra ,
considerandola o come la nudrice , o come una
sacerdotessa di questa divinità, o anche come
figlia di Giove e di Cerere , Altri vi ricono
scevano Demeter istessa.
Quando al porco e alla troja che immola
vasi a Cerere , un antico vi vide un'allusioət
alla fertilità della terra . Delle altre cerimonie
delle Tesmoforie nulla sappiamo di positivo . I

(1) CALLIM. , Hymn. in Cerer .


(2) Schol . ARISTOF , Thesm . , V 306 .
LE TESMOFORIE 189
il sack
grammatici accennano un sacrificio, detto In
tanciel
seguimento , desunto dalla fuga a Calcide dei
ta luns
nemici in un frangente ove gli Dei esaudirono
Tecchi
le preghiere fatte dalle Ateniesi . Un altro detto
Tesme.
Punizione o Penitenza , dovea farsi l'ultimo
enti i
giorno , s'è vero che fosse destinato a espiar
e, era
le colpe o negligenze commesse durante le Te
smoforie. Parlasi anche d'una danza menata
o Cali
dalle Tesmoforiazose, non guerresca, ma allu
a Cor siva pur essa alle fatiche rurali .
mudric:

Idee dunque fondamentali della Cerere te


I altar smoforia erano l'agricoltura , il nutrimento as
7 samt sicurato , le istituzioni sociali. Per essa dal
l'associazione delle famiglie si formano e cre
distir scono i popoli ; nuove idee personificate in
Terri Damia e Augesia ( popolazione e aumento ) , di
ome cui Cerere è l'unità. Cerere è la terra madre,
che COD che è domata e che doma coll'agricoltura, che
nicon fondò le stabili dimore , i costumi , le leggi. Essa
produce il grano, e da questo supremo alimento
immola trae il nome di sito . Dov'essa sparge le be
llusion nedizioni , regna l'abbondanza, prospera l'or
rimon dine sociale , elevansi templi , alla cui ombra
itiro si tengono le assemblee del popolo , che rende
i decreti sotto l'invocazione di Cerere . Chi
sprezza l'autorità del popolo, della società riu
190 LE TESMOFORIE

nita in corpo, è biasimato o punito dai famigli


della dimora sacra della dea.
Però veggiamo queste iniziazioni attenersi
da un lato alla religione , anzi costituirla , e
dall'altro attenersi alla politica, di cui infor
mano i moti , studiano e interpretano le cagioni .
Sono veri istituti segreti ; e l'oscurità che li
avvolge, la complessità de'loro simboli , la stra
nezza de'loro riti , sono un prodotto necessario
della posizione che occupano nella storia , del
l'influenza a cui aspirarono e che raggiunsero.
Nelle iniziazioni greche sono certamente a cer
care , se non le origini immediate , le ispirazioni e
il modello delle iniziazioni , delle sette e delle
cospirazioni moderne .

FINE DEL VOLUME PRIMO .


INDICE

DEL PRESENTE VOLUME.

INTRODUZIONE Pag. 3

LIBRO PRIMO. LE INIZIAZIONI ANTICHE » 45

I. I MAGI . >> 47
II . IL CULTO MITRIACO » 66
III. I BRAMINI E I GINNOSOFISTI D 74
IV . ISIDE . . >> 88
V. I NUMERI D'ORO » 117
11. LE TRASPORMAZIONI DLA LEGGENDA ISLACA » 129
VII. I MISTERI ELEUSINI » 146
VIII. LE TESMOFORIE » 178

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