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Lezione 12/03/2021 FORME DI STATO

Le forme di stato sono determinate dal rapporto tra gli elementi costitutivi dello Stato, ossia territorio,
popolo e sovranità. Dobbiamo guardare le forme di stato nn solo dal punto di vista della distribuzione
verticale del potere (popolo/istituzione), ma anche da un’altra prospettiva ed è quella di come il potere è
ripartito in orizzontale cioè tra lo Stato e gli altri enti: le regioni e i comuni.
Per cui il potere va studiato in rapporto a chi spetta dal punto di vista politico istituzionale, a quale organo
dello Stato spetta e qual è la fonte di legittimazione di quello Stato (la corona, il popolo, l’imperatore):
ORGANIZZAZIONE VERTICALE DEL POTERE.
Il potere va studiato anche rispetto al punto di vista orizzontale, per cui è ripartito tra lo Stato e altri enti ad
esempio gli stati membri in un’organizzazione federale o le regioni in uno Stato ad autonomia regionale,
oppure ci troviamo in un’altra forma di Stato (ammesso che sia uno Stato), che è la Confederazioni di Stati o
l’Unione di Stati.

Originariamente veniva dedicata molta attenzione alla distinzione tra Monarchia e Repubblica. Oggi noi
consideriamo la distinzione tra Monarchia e Repubblica più che una distinzione tra forme di Stato, come
una distinzione tra forme istituzionali. Perché l’Italia, il Belgio, l’Olanda, la Francia e l’Inghilterra noi li
racchiudiamo all’interno della stessa modellistica di forma di Stato, anche se abbiamo Repubbliche (Italia e
Francia) e Monarchie (Spagna, Olanda, Belgio e Regno Unito). Ciò Perché i monarchi, siccome sono ancora
regnanti in Europa, non esercitano più la sovranità. Regnano ma non governano, perché il governo ha
un’altra fonte di legittimazione. Non è più il re che nomina e revoca i suoi ministri, come recitava lo Statuto
Albertino. Ormai le monarchie in Europa sono delle istituzioni che non vanno a qualificare la forma di Stato.
D'altronde noi abbiamo avuto forme di Stato che sono mutate perdurando la monarchia, l’Italia è passata
dallo Stato Liberale allo Stato Autoritario ( e non Totalitario) sotto il fascismo fermo restando la monarchia.
In buona sostanza monarchia e repubblica possono coesistere con i più vari regimi politici. Possiamo avere
monarchie che convivono con regimi autoritari, così come con regimi perfettamente democratici; o
viceversa possiamo avere repubbliche che sono democratiche (come la nostra), o repubbliche che invece
democratiche non sono, democratiche nel senso libero-democratico: pensiamo alla Turchia o alla
Repubblica Russa che ormai vengono definiti come democrature, con una crasi tra democrazia e dittatura
perché certamente prevedono dei passaggi democratici (elezione del capo del governo o del capo dello
stato o del Parlamento), ma che in realtà il meccanismo con cui è organizzato il potere all’interno dello
stato fa si che si alteri l’equilibrio tra i poteri.

Lo STATO FEUDALE E’ un ossimoro, perchè in realtà quello feudale non è uno Stato. Lo Stato, come noi lo
conosciamo, sorge con l’Assolutismo. Trionfa a partire dal 1500 e ha un’organizzazione che si contrappone
a quella del Feudalesimo. Il Feudalesimo copre un arco temporale di quasi 1000 anni, cioè dalla caduta
dell’Impero Romano d’Occidente fino alla scoperta dell’America.

Il Feudalesimo lo possiamo comprendere partendo dalla dissoluzione di Roma. È un processo che vede la
decadenza lenta, che si ha già con Ottaviano, della centralità di Roma, del patriziato romano e anche della
plebe romana intesa come classe dirigente. La classe dirigente che si afferma a Roma con Ottaviano non ha
più nulla a che vedere con le vecchie famiglie che hanno fatto grande Roma. Questo processo si svilupperà
con tutti i successori di Augusto, con cui Roma continuerà ad espandersi territorialmente fino ad Adriano
che segna la fine dell’estensione territoriale romana, perché Roma non riesce più a governare quest’impero
totale e a contenere le pressioni che vengono dai confini. Gli imperatori ormai da tempo non sono più
romani, sono tutti provinciali. Poi arriveranno addirittura imperatori di origine barbarica.

Qui l’elemento più evidente è la mancanza di una centralità. Roma non c’è più come capitale e non c’è più
come centro di organizzazione del potere. Il potere si sfarina e si afferma sulla base di rapporti politici che
affondano le radici nella crisi della Repubblica e affermazione del Principato e sono rapporti di
subordinazione personale, di affiliazione personale. Nascono con Mario e Silla, con Cesare e Pompeo, con
Antonio e Ottaviano, per cui i partiti politici romani sono partiti che nascono con un vincolo di
subordinazione e che costruiscono la loro rete di fedelissimi in cui l’appartenenza è un’appartenenza che si
fa sempre più personale. Ecco perché già anche prima di Ottaviano nella società romana c’è il “virus” che la
trasformerà poi nella società feudale.

Società feudale in cui non esiste più lo Stato Roma al quale si è legati, ma esiste il dominus al quale si è
legati da un patto di vassallaggio, si pensi ad Ottaviano che aveva il suo mecenate, il suo Agrippa. Non si
giurerà più su Roma, come soggetto, ma si giura fedeltà al signore al quale ci si sottomette e si chiede in
cambio protezione. E’ un’organizzazione che non è più centralizzata e che avviene ovunque.
Quindi il feudalesimo ecco perché NON è uno Stato ma è una negazione dello Stato. È un’organizzazione
del potere basata su una serie di rapporti personali, di subordinazione, di vassallaggio personale e di
protezione personale. Abbiamo una serie di strutture piramidali senza un centro, distribuite su quello che
era stato l’immenso territorio romano. Il rapporto che si instaura tra il re e i suoi vassalli, è un rapporto che
è sia patrimoniale che militare. Io mi sottometto ad un determinato signore perché è colui che è più forte,
più armato e più ricco; giuro fedeltà; mi impegno a corrispondergli delle imposte; a fornirgli uomini quando
ci sarà da fare la guerra, e in cambio ricevo protezione e riconoscimento di una serie di privilegi.

Vi sono anche alcune azioni politiche fondamentali come la ricreazione, rifondazione di un nuovo impero
che diventa il Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno, che da un’organizzazione sistematica
dell’organizzazione feudale e che segna un primo momento di un percorso ancora lunghissimo che poi
porterà alla nascita degli Stati. È la formazione di un nuovo impero che sta sopra le singole monarchie, i
singoli rapporti feudatari.

Caratteristica di questa organizzazione del potere feudale sta nel fatto che:
 Manca il concetto di Stato
 Mancano i rapporti istituzionali.

Si tratta di rapporti personali e quindi la prima cosa importantissima di questo lungo periodo è
l’immedesimazione, la confusione tra rapporti privatistici e rapporti pubblicistici. Il signore di un
determinato feudo esercita ogni attribuzione su quel feudo. Le sue ricchezze, il suo patrimonio personale
non è qualcosa di diverso rispetto a quello che oggi noi chiamiamo il Tesoro dello Stato. Hai un feudo, sei il
signore di un feudo, è tutto tuo: le terre, le acque, le coltivazioni, le foreste, i servi che coltivano quel
territorio. I servi della gleba sono servi della terra e il servaggio è il nome un po' meno “sporco” del vecchio
rapporto di schiavitù. Un po' meno sporco perché ormai ci muoviamo in un contesto di cristianizzazione,
diffusa su tutta l’Europa senza eccezione alcuna, che non può ammettere la schiavitù che diventa il
rapporto di servaggio. Lo schiavo romano rispetto al servo medievale non ha una grande differenza di
status, perché è un uomo o una donna che sono privi di qualsiasi diritto. Vale per loro la regola
fondamentale del rapporto di schiavitù : lavoro senza retribuzione. Tale è anche il servo della gleba che non
va oltre il mero sostentamento personale e che non ha diritti anche perché nel feudalesimo non esiste la
categoria di DIRITTI, ma esiste soltanto la categoria dei PRIVILEGI, CONCESSIONI, delle GRAZIE. Il rapporto
di vassallaggio e sottomissione, questi patti dall’alto verso il basso, vengono più o meno riconosciuti.

Quando dopo l’anno 1000 saranno più evidenti alcune trasformazioni, (in particolare una prima
urbanizzazione, quindi ricominciano a rinascere le città, e anche il servaggio ossia il rapporto di
asservimento comincia a perdere di consistenza perché aumenta il numero delle persone libere, anche il
numero dei contadini liberi comincerà a diventare l’embrione del ceto proprietario), i privilegi non sono più
ad personam ma sono privilegi riconosciuti alle città es sono esentati a pagare una determinata imposta ecc
La decadenza del feudalesimo è una lunghissima e lentissima decadenza che si intreccia con la formazione
del nuovo Stato.

Lo Stato come nasce e perché nasce? Nel 1215 Giovanni senza Terra, nuovo re di un ordinamento feudale
ma debole, per conservare il suo potere deve concedere un documento costituzionale fondamentale che è
la Magna Carta Libertatum. Nessuno pensi di paragonare la Magna Carta a una Costituzione
contemporanea o ad una Costituzione ottriata dell’800. È ottriata la Magna Carta ma non è la Carta che
segna la libertà dei servi, è la Magna Carta delle libertà feudali. Giovanni senza Terra deve per salvare il
trono prendere l’impegno verso i suoi vassalli che li convocherà prima di stabilire nuove imposizioni fiscali.
E’ l’atto che segna una nuova concezione dei rapporti politico-istituzionali e che è un germe che poi si
svilupperà in Inghilterra, ma anche nel continente, e che porterà ad una organizzazione del potere che non
si basa più soltanto sui rapporti di sottomissione e protezione personale, ma che si baserà su
un’organizzazione stabile. E’ un’organizzazione stabile del potere determinata da esigenze economiche,
sociali e militari. Partiamo dalle ultime, da quelle militari. Siamo nel ‘500 la società, l’economia è
profondamente cambiata. Dopo il ‘500 cominceranno le grandi esplorazioni e quindi la colonizzazione
dell’Africa, dell’America e poi più avanti dell’estremo Oriente. Le esigenze militari non possono più essere
soddisfatte con eserciti organizzati di volta in volta, con eserciti nati dal contributo verso il signore dei
singoli feudatari. C’è la necessità di creare una struttura stabile, permanente. E’ una vera e propria
rivoluzione, perché la creazione di eserciti stabili richiede l’organizzazione di strutture fisiche dove
alloggiare l’esercito, richiede il pagamento di stipendi, perché l’esercito di ventura arruolato ad hoc è un
esercito che si paga col bottino di guerra, ma l’esercito stabile è un esercito che si deve stipendiare, il che
peraltro si tira dietro la necessità di organizzare un sistema fiscale per poter pagare gli accasermamenti e i
soldati. Accanto alle caserme sorge tutto un apparato, perché l’esercito deve essere alimentato, armato,
vestito. Nasce una struttura, una macchina che è quella che noi chiamiamo burocrazia. Nasce un apparato
intorno all’esercito le cui caratteristiche noi troviamo ancora oggi nell’organizzazione amministrativa.
L’organizzazione amministrativa mutua i suoi tratti fondamentali dall’organizzazione militare uno tra tutti la
gerarchia: l’esistenza di un regime giuridico separato rispetto a quello di tutti gli altri, quello che noi oggi
conosciamo è appunto un rapporto di pubblico impiego come rapporto disciplinare, l’ordinamento
disciplinare che ha un suo codice di comportamento, sue sanzioni, suoi tribunali particolari.
Un’organizzazione piramidale fortemente gerarchizzata, con ruoli apicali di comando, intermedi ed
esecutivi. La prima amministrazione che nasce è un’amministrazione militare. La seconda è quella fiscale
perché l’esercito va finanziato. E se l’esercito ha sedi stabili, accanto a queste sedi stabili nasce la sede
stabile del re o imperatore che sia, la corte. Un apparato che ruota intorno al re e all’organizzazione militare
e a quella fiscale.

STATO ASSOLUTO L’Assolutismo nasce come necessità storica di porre fine a quella frammentazione
del potere che era stata caratteristica del feudalesimo e che aveva determinato una condizione di perenne
instabilità, il ‘300, il ‘400 e il ‘500 sono anni di una complessità enorme, di guerre perenni, dalla guerra dei
100 anni alla guerra dei 30 anni ecc.. Una condizione che rende impossibile lo sviluppo della nuova classe
che si sta affermando che è quella della borghesia. La borghesia ha radici antiche che partono dall’anno
1000 e che reclamano sempre maggiori spazi per realizzare i loro scambi commerciali. Se già era
oggettivamente complicato spostarsi per fare i propri commerci, immaginatevi in un Europa perennemente
in guerra. Come fai a spostarti da una regione d’Europa all’altra in un Europa che è una guerra di tutti
contro tutti? Ecco allora che si afferma il nuovo ordine politico che viene anche analizzato e teorizzato da
Hobbes.

Questa teorizzazione hobbesiana in cui gli uomini decidono di rinunciare al loro status libertatis delegando
la loro libertà a un signore, al sovrano, che raccogliendo il potere di tutti protegge tutti e garantisce la vita e
la pace. Ma perché lo può fare? Perché lui è il sovrano assoluto. È lui l’unico davvero libero perché lui ha
raccolto la libertà di tutti i sudditi. Questo potere che non conosce autorità superiore, sostanzialmente
neanche quella di Dio perché il potere si laicizza perché in questa chiave il potere politico è frutto di un
accordo non ha una derivazione divina, viene esercitato senza alcun limite.

Vi sono due grandi stagioni dell’Assolutismo quello empirico e quello illuminato ( stato di polizia).
L’assolutismo empirico è quello che si ha fino al ‘700, fino all’arrivo del pensiero illuministico che contamina
anche le case regnanti. L’Illuminismo ha una funzione fondamentale perché fa acquisire ai regnanti l’idea
che loro hanno una responsabilità storica che è quella di garantire il benessere.

Il sovrano assoluto illuminato è un sovrano che interpreta il suo ruolo come il ruolo di colui che deve
accompagnare il suo popolo verso una condizione migliore. Ma il popolo non si può autogovernare. Il
popolo non è in grado di fare da sé, è in una condizione di minorità è una sorta di “bambino” che può
essere lasciato solo a casa perché distruggerebbe la casa e si farebbe male lui stesso. Va guidato con la
sovrana sapienza del re. Quindi nella fase finale, sostanzialmente successiva alla rivoluzione francese, i re e
le regine si fanno carico di una nuova dimensione. Si devono realizzare opere di miglioramento per la
produzione sia in agricoltura sia nella nascente industria, ci si deve preoccupare della cultura e quindi si
organizzano i primi sistemi educativi, le prime scuole pubbliche.

Tornando sul piano giuridico, per realizzare tutto questo il sovrano assoluto deve rafforzare alcuni elementi
che avevano già caratterizzato la nascita di questa forma di Stato moderno che è tanto per cominciare la
leva fiscale perché questi nuovi compiti di cui lo Stato si fa carico comportano degli oneri. Si afferma, e
questa è un’altra censura netta rispetto al feudalesimo, il dualismo Stato/Sovrano cioè lo Stato e la figura
del sovrano. Si afferma quell’altra dottrina della modernità che è compendiata da uno storico saggio di
Kantorowicz che è la dottrina de “I due corpi del Re”. Il re persona e il re istituzione che incarna lo Stato.
Una fallace, destinata a invecchiare e a morire, l’altra invece che sopravvive allo Stato stesso. Quindi noi
abbiamo un dualismo tra diritto pubblico e diritto privato, il patrimonio dello Stato e il patrimonio del re. La
stabilità, che abbiamo visto essere elemento fondativo dello Stato Assoluto (stabilità fisica e stabilità dei
rapporti giuridici), determina la trasformazione dei privilegi personali in qualcosa di oggettivizzato cioè i
diritti. Non è più una società che si può basare sui privilegi personali, che continuano ad esserci ma è una
società in cui i diritti cominciano ad assumere la loro oggettività.

Lo Stato assoluto non lo dovete mai confondere con lo Stato autocratico moderno cioè con l’Autoritarismo
o peggio ancora col Totalitarismo, perché hanno solo un elemento in comune che non vale a qualificarli che
è quello della mancanza del consenso. Si governa senza consenso. Il sovrano assoluto non si pone neanche
il problema del consenso Dei sudditi, dei sottomessi. La loro è una legittimazione che viene dall’alto, nelle
realtà in cui ancora c’è una legittimazione divina nell’assolutismo, ma poi man mano lo Stato si laicizza
sempre di più, e la legittimazione deriva dalla famiglia, dal cognome che portano, dalla casa regnate o dalle
gesta guerresche o dal diritto di conquista ecc.. Quindi il tema del consenso non esiste ovviamente nello
Stato assoluto così come non esiste nelle autocrazie del ‘900 e in quelle contemporanee.
Putin alle elezioni ci tiene, le vince col 90%, ma anche il fascismo e il comunismo sovietico facevano votare
perché lì c’è anche il problema di consenso e coinvolgimento delle masse. Quindi vedete, non indentificate
il sovrano assoluto con il c.d. dittatore (che è cosa diversa dall’autocrate). Nello Stato assoluto il tema non si
pone neanche, si affaccerà nella fase finale dell’assolutismo con la Rivoluzione francese con cui ci si
domanda “Ma noi cittadini cosa siamo politicamente. Siamo nell’inverno dell’89 in cui l’autore Sieyès
pubblica il libello “Che cos’è il Terzo Stato?” Ci si pone questa domanda: il Terzo Stato, cioè la borghesia,
che cos’è? E’ la classe sociale più sviluppata, più importante ma dal punto di vista politico è inutile.

Anche lo Stato assoluto è strumentale a una società che a partire dal ‘700 subisce delle trasformazioni
potenti. Anche qui alcuni elementi ci sono già da prima ma si sviluppano con l’urbanizzazione. La
popolazione si sposta sempre di più dalle campagne verso le città e quindi spostandosi verso le città cambia
sempre di più l’economia. L’economia, che ancora è fondamentalmente agraria, risente sempre più di un
peso derivante dall’economia borghese dei borghi, delle città. È una società nella quale si ha un afflusso
incredibile di ricchezza che deriva dagli imperi coloniali quindi la Francia, l’Inghilterra, il Belgio, l’Olanda, il
Portogallo, la Spagna ecc.. sono paesi che conquistano il mondo e dal mondo importano ricchezze
sconfinate. Ricchezze che cominciano a circolare e che quindi fanno si che quello che era il piccolo artigiano
ormai non è più il piccolo artigiano, comincia a diventare l’industrialotto. Qui cambiano i consumi perché
spostandosi dalle campagne alle città cambiano anche i gusti, le esigenze. Si sviluppano nuove tecniche
produttive. Il ‘700 e l’800 sono secoli dell’esplosione delle tecnologie. L’arrivo dell’elettricità, l’arrivo dei
motori a vapore. Questo determina lo sviluppo di ricchezze infinite ma crea nuove esigenze perché vi è
bisogno di persone che hanno capacità progettuali, capacità di elaborazione ecc.. I nuovi tempi sono
anticipati dall’Illuminismo che è la definitiva dottrina di liberazione dell’uomo. E gli ideali di libertà, che
sono un elemento indispensabile per sviluppare tutto quello di cui stiamo parlando, affiancano gli ideali di
democrazia cioè di partecipazione al governo. C’è una frase di Kant che suona come la condanna definitiva
all’Assolutismo Dice Kant: “Nessuno può costringermi ad essere felice a suo modo”. Sono io che devo creami
la mia strada, ogni uomo si deve costruire la sua fortuna e cercare la strada della sua felicità. Siamo sul
crinale del passaggio dall’Assolutismo allo Stato liberale.

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