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Perciò il mare è rifugio alla temperanza, palestra di vita mortificata, solitudine austera, porto sicuro,
tranquillità nel secolo, vita frugale nel mondo, e inoltre incentivo al raccoglimento per le persone
fedeli e consacrate a Dio, sì che le loro salmodie rivaleggiano col mormorare delle onde che
sciabordano lievemente, e le isole echeggiano col loro applauso alla danza composta dei flutti santi,
risuonando degli inni dei cristiani. E come potrei descrivere compiutamente la bellezza del mare,
che il Creatore vide? Che altro devo aggiungere? Che cos'è il canto del mare, se non un'eco dei canti
dell'assemblea cristiana? Perciò è molto giusto che la chiesa sia paragonata al mare: in principio,
all'entrare della folla fedele, essa rigurgita da tutti gli ingressi delle sue onde e poi, mentre il popolo
prega tutto insieme, scroscia come il riflusso di onde spumeggianti, quando il canto degli uomini,
delle donne, delle vergini, dei ragazzi fa eco ai responsori dei salmi come l'armonioso fragore delle
onde. Che dire poi dell'acqua che lava i piedi allo spirar della brezza salutare dello Spirito Santo?
Il Signore ci conceda tutto questo: di navigare su di un legno veloce al vento di una rotta
precisa, di approdare a un porto sicuro, di evitare che gli spiriti maligni ci scuotano con assalti più
gravi di quanto siamo capaci di sostenere, di scampare ai naufragi della fede, di godere una
profonda bonaccia; e se talora qualche evento sollevasse contro di noi i flutti tempestosi di questo
mondo, di avere per timoniere il Signore Gesù, il quale destandosi in nostro aiuto, comandi con una
sola parola, plachi la tempesta e restituisca al mare la tranquillità.
A lui onore e gloria, lode, eternità dai secoli, e ora e sempre per tutti i secoli. Amen».
Esamerone, V, 21-24
crileghi tracciare il segno della vittoria del Signore; eccola introdurre il collo e le mani nei ceppi
ferrati. Ma nessun ceppo poteva stringere membra tanto esili [...].
A quante minacce dovette ricorrere il carnefice per farsi temere e a quante lusinghe per farsi
ascoltare; e quanti furono a desiderarla in sposa! Ma essa: "Anche questo sarebbe un affronto verso
lo Sposo, fargli aspettare colei che gli deve piacere. Egli solo mi avrà, perché mi ha scelto per
prima. Perché indugi, sicario? Perisca pur il mio corpo, che può essere amato solo da sguardi che mi
ripugnano". Stette immobile, pregò, piegò il capo. Allora avresti visto spaventarsi il carnefice, come
se fosse lui il condannato, tremargli le mani di sicario, impallidire per il timore di una pena che non
lo riguardava, mentre la fanciulla per sé non aveva paura. Ecco dunque in una sola vittima un
duplice martirio, quello della purezza e quello della fede: si conservò vergine e meritò il martino a
un tempo».
Le vergini, 1,2; 5,7-9