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PAOLO BACCaRINI Partecipo anche io? Inclusione ed esclusione musicale Dopo quasi due anni di restrizioni ¢ nuove modalita di intessere relazioni a causa della pandemia che stiamo attraversando, quali sono i nuovi “bisogni speciali” di cui tutti ci siamo scoperi portatori? Come possono la musica e it canto continuare ad essere quello strumento sociale e aggregativo che permetie di esplorare la propria dimensione emotiva e spirituale? ee 1. La musica é escludente o includente? In una situazione particolare come quella della pandemia penso che tutti, nes- suno escluso, ci siamo sentiti portatoridi“bisogni special". La prima cosa che oc- corre rimettere in gioco quindi una netta separazione fra abilita e disabilita che supponga V'integrazione di un Ore bo stevex soggetto-oggetto esterno al gruppo (come @ spesso visto iI ragazzo disabile) a favore di una presa di coscienza del canto e della musica come attivita di partecipazione profonda per tutti (conduttore compreso) con le proprie abilita e capacita. Il grupoo & il primo dono, non scelto ma ricevuto fe che, una volta riconosciuto con i suoi limiti e le sue potenzialita, diventa es50 stesso lo strumento in cui si incarna l'esperienza di crescita attraverso la musica. Musica e canto che non devono quiadi esser visti come mezzo di inclusione fra ‘un soggetto e un gruppo gia formatosi, ma strumento di integrazione dapprima per ciascun membro nella relazione con sé stesso (rapporto con la propria voce) e poi con I'altro (dimensione corale). Ma il canto e la musica possono escludere? La domanda potrebbe indurre ad ‘una revisione di pratiche educative ricevute ed attuate, con il fine di individuare le occasioni in cui la musica @ diventata occasione di giudizi discriminanti di merito e bravura (dalla fami- Wconto © lo m alia, alla scuola, alla parrocchia, per giungere al gruppo possono esc teatrale 0 di amici). Le etichette ricevute diventano talvolta veri e propri freni inibitori verso una pratica che nasce invece come spontanea fin dai primissimi anni ci vita. 2. Allla ricerca di un’estetica includente Certamente il canto @ potenzialmente un luogo di inclusione, ma simultanes- ‘mente pud essere escludente. Ma prima di capire come includere, ¢ importante prendere in esame il perché cantare, il perché proporre questa attivita dove prendiamo consapevolezza del nostro primo strumento: la voce. Da anni guido progetti di musicoterapia e songwriting, dove ai gruppi che seguo propongo un'esperienza musicale e canora in cui poter viver il canto ¢ la composizione di canzoni come momento educativo e creative per tutti, musi- Cisti e non, nessuno escluso, Mai come nei mesi di semi-lockdown di questo inverno, ho riscontrato i bisogno dei giovani non tanto di aver delle risposte, quanto di aver dei con- tenitori per le proprie domande, per i propri vissuti, Coiclizotor di domande per le proprie emozioni. E cosi quel cerchio di voci & diventato spazio dove raccontarsi, boccata d’ossigeno per ragazzi che durante la settimana non avevano altre uscite in presenza oltre a questo laboratorio. I benefci e il benessere del vedersi e cantar insieme avevano effetti immediatamente visibili sull’espressione dei loro volti. Talvolta questo bbenessere si prolungava anche per giorni perché le nostre musiche diventavano vere e proprie colonne sonore delle loro giomate. In questi gruppi c’erano anche ragazzi con disabilita lieve o bisogni educativi speciali, ma, in un tempo cosi duro e provante, ciascuno dei partecipanti ha sentito come proprio il bisogno di quel cerchio dove poter trovare e ri-trovare il proprio benessere al di la di diagnosi o di esperienze pregresse nell'ambito vocale Ma quando ci si trova a gestire un gruppo di non cantanti, sicuramente si passa al concreto problema dei canoni estetici a cui ricondursi, perché un progetto musicale e canoro segua certi standard: le vaci siano intonste, si vada a tempo insieme, si raggiunga un certo livello di tecnica vocale. La tematica meriterebbe una riflessione, tuttavia@ la pratica a regolare e esigenze. Risulta pitt interessante il sostare sul significato dell'attivita I bello ha il potere di mettere in moto l'uomo: il desiderio di bellezza e la bellezza assaporata tramite l'arte sono in grado di accendere un inedito deside- rio di infinito, Estetica deriva dal termine greco disthésis sieico € oneslelco (percezione), la cui radice risale al verbo aisthdnomai che significa sento, percepisco, avverto. Estetico si iferisce quindi a qualcosa che incide, segna, appassiona, causa gioia o dolore. Spesso, tomando ai freni inibitori che per la nostra storia o le nostre esperienze ci fan- no sentire inadeguati nel partecipare o nell'includere in un processo artistico persone meno qualificate, pensiamo che il contrario di estetico sia qualcosa di brutto, sbagliato, inadeguato. Ma il contrario i estetico nella sua vera accezione non @ il brutto, bensi’anestetico, insensibile,'incapace di percepire emozioni. All'estetica che porta bellezza si contrappone I'anestesia, la morte, la non-vita. Penso che questa consapevolezza di senso e significato possa gia farci cambiare il modo di pensarci e proporci nell’sttivita di guida di un gruppo. Non sara pit la preoccupazione di aver un coro intonato il faro che guida le mie scelte (pur curando al massimo la via estetica necessaria a portar un messaggio di bellez~ za), quanto la consapevolezza che la prima forma di bellezza é lesserci vivi e presenti. Liesserci, portando ognuno il massimo di cid che pud donare, & gia inclusione, @ gia partecipazione, é gia vita Le realta giovanili (ma direi in generale tutte le realta aggregative), allonta- nate dagli schermi e da una DAD che spesso rendeva I'insegnamento privo di incontri, di vissuti, devono quindi riscoprire questa accensione, questa miccia vitale di desiderio, di ricerca di assoluto, che pud esserriscoperta tramite il canto, prima esperienza di coinvolgimento totale anche nei vissuti di tanti santi (da sant’ Agostino alle laudi francescane). II canto permette un vissuto, e c’é una bellezza del vissuto che non pud essere a margine rispetto a canoni di bellezza opgettiva del prodotto musicale. 3. Cid che le parole non dicono Perché da sempre anche I'azione liturgica é stata legata a momenti musical € cantati? Da dove nasce la spinta dell’ uomo a musicare le proprie preghiere? Solo capendo I'importanza di un qualcosa posso attivarmi per trovare stra- tegie di inclusione e rendere il canto il pitt possibile alla portata di tutti, solo prendendo coscienza del perché proporre un'attivita avr6 poi lo slancio crea- tivo per far si che questo possa arrivare a tutti: «Ascoltate, o popoli tutti; nobili e straccioni, ascoltate:illuminato @ il sussurro del mio cuore, una parabola in me & penetrata, sulla cetra vi canto U'enigma> (Sal 49,2-5).. II salmista ha una rivelazione da trasmettere, un enigma da svelare. Non gli basta lintuizione del cuore, chiede aiuto alla musica e alla poesia. E adopera, per la sua rivelazione, le corde della cetra, la musica e il canto, come fossero uno strumento per lesegesi di Dio conto oo ¢ per la comprensione dellesistenza L'arte raggiunge il let cuore del mistero. Il salmista diventa musica, il sacerdo- te si fa cantore e poeta. Al centro dell'essere, un canto. Alla musica della poesia si aggiunge la poesia della musica! ‘Tramite la musica ¢ la composiziong, il salmista coglie qualcosa del mistero ‘ma non attraverso pensieri espressiin forma verbale, bensi attraverso lo stupore, l'emozione, il sentire, l'estetica intesa proprio come accensione dei sensi. Beethoven diceva: «Dove le parole non arrivano... la musica parla». Nella musica e nel canto sifa prova diretta di quel passaggio sinestesico fra un senso € " Gc E, Rowe, Ts sei belles, Paoline, Roma 2008, altro dove un messaggio che si presenta come stimolo uditivo tocca ¢ contami- za tutti sensi dell’ascoltatore dando un'immagine, un colore, un sapore, facendo rovare una sensazione ed un'emozione. Quindi musica e canto che servono per narrare un mistero per andare oltre il mero conoscibile mentale, in un’esperienza cche ci lega in una dimensione totale: corpo, voce, emozioni, vissuti 4, Lo stupore e la ricerca Andando verso le conclusioni: siamo partiti da una domanda: partecipo an- ch’io? Ogni gruppo, ogni esperienza ¢ dono e pud esser occasione di crescita anche dietro ad apparent fallimenti che talvolta posso- bee sulsigniicato no accadere. La differenza si gioca nel come mi pongo ‘questa attivita: se i fine @ un processo perfezionistico non avrd mai fatto abbestanza, troverd sempre qual- ‘cuno pitt bravo, con il rischio inoltre che un fallimento o un errore possano diventare pesi insormontabili per me o per gli altri partecipanti, Se ricalibro il vero significato del cantare insieme, lo sguardo non sara pit sul capire chi includere e chi no, ma si giochera su due parti fondamentali: da un lato, lo stupore dello sguardo bambino che sa vedere e sognare cieli nuovi e terra ‘nuova in ogni progetto a cui si affaccia; dall'altro, la responsabilita della guida adulta che, consapevole del potenziale dello strumento che ha in mano, conti- auamente si aggioma e studia per mettere a disposizione del proprio gruppo i niglioristrumenti possibili aio

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