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GESTIONE DELLE MACCHINE

Il ciclo termodinamico Rankine è un ciclo teorico (l’espansione è adiabatica) ed è un ciclo diretto


perché percorso in senso orario; in un ciclo diretto il lavoro utile è rappresentato dall’area
racchiusa nel ciclo in quanto ottenuta come differenza dell’area sottesa alle trasformazioni con
aumento di volume (2-3 e 3-4), che rappresenta il lavoro prodotto, e l’area sottesa alla
trasformazione a volume decrescente (4-1) che rappresenta il lavoro assorbito dall’impianto.
In virtù di questa considerazione vuol dire che per aumentare il rendimento dell’impianto bisogna
aumentare l’area racchiusa nel ciclo e questo può avvenire secondo due modalità:
- Senza complicare l’impianto ma lasciando quello base (elementare)
- Complicando l’impianto aggiungendo ulteriori componenti.

Per migliorare il rendimento di un impianto elementare, aumentando l’area del ciclo che
rappresenta il lavoro utile, analizzando il ciclo si può:
- Traslare verso l’alto la isobara 2-3
- Traslare verso destra l’espansione adiabatica 3-4
- Traslare verso il basso la isobara 4-1

Spostare l’isobara 2-3 e l’adiabatica 3-4 consiste nel lavorare con il generatore di vapore e la
turbina in condizioni di esercizio a pressioni e temperature più elevate, e questo lo si può ottenere
solo tramite l’impiego di materiali più performanti tecnicamente (acciai speciali).
Per abbassare invece l’isobara 4-2, sarà necessario creare nel condensatore la condizione di
“vuoto” che abbassando la pressione al di sotto di quella atmosferica non solo consentirà
l’aumento dell’aria racchiusa nel centro ma anche la diminuzione dell’area sottesa alla
condensazione che rappresenta il lavoro assorbito dall’impianto.

Per migliorare il rendimento di un impianto a vapore operando una complicazione dell’impianto


aggiungendo altri componenti bisogna prima di tutto valutare se l’aumento di rendimento così
ottenuto possa giustificare l’aumento inevitabile dei costi di gestione, del peso e dell’ingombro.
Un primo impianto di questo tipo è quello che prevede un doppio surriscaldamento, cioè, il vapore
parzialmente espanso in una prima turbina (di alta pressione) ritorna nel surriscaldatore
(risulriscaldatore) per surriscaldarsi nuovamente e poi, una volta in una seconda turbina (di bassa
pressione) fatto espandere completamente e poi inviato nel condensatore per la condensazione.
GESTIONE DELLE MACCHINE

Un altro impianto “complicato” è quello che prevede una rigenerazione di calore; in pratica l’idea
è quella di spillare una parte di vapore in turbina, non espanso in modo che sia ancora caldo, per
preriscaldare, tramite uno scambiatore di calore, l’acqua di alimento in modo che arrivi nel
generatore di vapore con una temperatura più elevata in modo che minore sarà il consumo di
combustibile necessario per portarla alla temperatura di esercizio prefissata; come si può però
notare dal relativo grafico nel diagramma T-S (temperatura – entropia), lo spillamento, togliendo
la parte di vapore che sarebbe dovuto espandere, riduce il lavoro prodotto dalla turbina nella fase
di espansione.

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