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Auctores Nostri, 10.

2012, 419-435

AlFonSo MiChElE lotito


Un odierno discepolo di Emmaus
a colloquio col divino

1. Premessa

A epigrafe del suo romanzo 7 Km da Gerusalemme, apparso nel 2005 per


i tipi delle Edizioni San Paolo, Pino Farinotti scrive:

«lo sparring-partner
ha il compito
di impegnare
il campione sul ring
costringerlo a un duro esercizio;
in casi eccezionali
può accadere
che lo sparring-partner
atterri il campione
… in casi eccezionali»
(hemingway. Se non lo ha scritto lo ha certamente pensato) 1.

l’epigrafe, idealmente e ironicamente attribuita a hemingway, ben si at-


taglia, come si vedrà in seguito, non solo al protagonista del romanzo Ales-
sandro Forte che, incamminatosi nel deserto sulla pista per Emmaus, viene
avvicinato a 7 km da Gerusalemme da un altro pedone che somiglia molto
al Gesù dell’iconografia tradizionale, tanto da sembrare un attore ingaggiato
per intrattenere i turisti, e vive l’esperienza che gli cambierà la vita 2, ma allo

1
Cfr. P. Farinotti, 7 Km da Gerusalemme, Cinisello Balsamo 20104, 7.
2
Verso la fine del romanzo è lo stesso Gesù a far capire quale sia stato il ruolo del pro-
tagonista cfr. ibidem, cap. 38, 272-273: «E fra i quesiti ce n’era uno decisivo. Direi obbli-
gato. Dovevo apprestare un certo tipo di sorriso. Su quella domanda Alessandro Forte,
l’intelligente, l’’illuminista’, non doveva essere troppo serio. ’Un’ultima curiosità… il
diavolo. Esiste?’ Era evidente che cercava le parole più adatte. Disse: ’Mi hanno dato uno
sparring-partner’. Mi guardò con intenzione».

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stesso Farinotti, autore del romanzo, e a Claudio Malaponti, regista nel 2006
del film omonimo tratto dal romanzo 3. Entrambi, infatti, hanno sfidato la
critica su un terreno quanto mai difficile: quello di raccontare e mettere in
scena non un Gesù storico, ma l’incontro tra Gesù e un uomo del nostro
tempo, che si autodefinisce «un adulto occidentale semilaico e semicredente
part time» 4.
Che per il film la sfida sia stata dura lo dice a chiare lettere lo stesso Fa-
rinotti sia in un’esplicita e polemica risposta alle critiche riservate al film e
al romanzo da Mauro Gervasini 5 sia in una sua recensione-apologia del la-

3
Cfr. 7 Km da Gerusalemme, regia di Claudio Malaponti, tratto dall’omonimo romanzo
di Pino Farinotti – San Paolo Edizioni, con luca Ward (Alessandro Forte), Alessandro
Etrusco (Gesù), Rosalinda Celentano (Sara), Eleonora Brigliadori (Marta Piano), Ema-
nuela Rossi (Ginevra Santi), Alessandra Barzaghi (Martina Marenghi) e con isa Barsizza
(Elvira Marenghi) e la partecipazione straordinaria di Alessandro haber (Angelo Profeti),
sceneggiatura di Claudio Malaponti e Graziano Prota, produttori esecutivi Graziano
Prota e Angelo Seconda, produzione Artika Film Production s.r.l. in collaborazione con
RAi Cinema, Sampaolo Film, orient Group (Syria) Mirjana tomasic, anno di produzione
2006. il film è stato riconosciuto di interesse nazionale culturale per finalità artistiche e
spettacolari ed è stato realizzato con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali, Direzione Generale per il Cinema. Durata: 108 minuti. Formato: 35 mm - 1 : 1,
85. Sonoro: Dolby Digital (cfr. http://www.fmairo.net/areadownload/documenti scari-
cabili/7KmdaGerusalemme.pdf, 1-3 e locandina originale).
4
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 21, 129.
5
M. Gervasini nella sua recensione Ambizioso film di Malaponti sull’eventualità di Cri-
sto in Terra oggi. Boicottato dalla Coca Cola, apparsa il 10 aprile 2007 sul n. 15 del settima-
nale specialistico «Film tV», afferma che «il film di Claudio Malaponti si prende molti
rischi, senza evitare le trappole che forse erano già nel testo di partenza (un romanzo di
Pino Farinotti). Così le simbologie appaiono troppo spiegate e i significati diventano
didascalici. [...] Visivamente ci sono momenti affascinanti, ma la parabola è quanto di
più vicino a una pagina di catechismo ci si potesse aspettare»
(http://www.film.tv.it/film/36851/7-km-da-gerusalemme/recensione/). la risposta di Fa-
rinotti, apparsa col titolo Il romanzo e la critica sul sito Mymovies.it il 12 aprile 2007, sot-
tolinea non senza efficacia: «rimanendo davvero all’essenziale, perché tutto,
letteralmente tutto, il racconto è ‘anticatechismo’, faccio qualche citazione. Va detto che
il protagonista Alessandro, esattamente alla fine di ogni capitolo, mette in dubbio l’esi-
stenza del suo interlocutore. [...] il Gesù, parlando del sistema della Chiesa, dice ’non si
è evoluto, scricchiola, sono qui anche per questo’. Sono decine i pronunciamenti in que-
sto senso. ne racconto solo altri due, decisivi. l’umano chiede al Gesù della sacra sin-
done. il Gesù risponde ambiguamente. Alla fine confessa che quell’immagine non è la
sua, ma del ladrone non pentito. E qui siamo all’opposto del catechismo. nel libro c’è
un episodio non rappresentato nel film. Riguarda Cesara Guidi. È una donna che vive
per la gente, aiuta, si sacrifica, si logora in quel senso. Ed è lesbica. Decide per l’inse-
minazione, a lovanio. ha un bambino e sarà un’ottima mamma. Alessandro dice al
Gesù ’gradisci Cesara, lesbica, madre contro natura...’. il forse (divino) risponde ’ma è
la persona più generosa del mondo, non potevo più ignorarlo’. Davvero poco catechi-
smo. Davvero poca ortodossia. Anzi, una parte della Chiesa si è molto, molto arrab-
biata. Significa che il signor M.G. ha letto il libro... distrattamente»
(http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2058/?pagina=1). tuttavia, piuttosto critico
nei confronti della risposta di Farinotti si dimostra Gabriele Capasso nella sua recen-
sione 7 Km da Gerusalemme che accendono il dibattito, apparsa l’8 maggio 2007 sul sito Ci-

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voro di Malaponti, in cui lamenta l’ostracismo riservato al film dalla critica


ufficiale e dalla direzione del Festival di Venezia, rivendica il valore del-
l’opera, anche alla luce della buona accoglienza riservatale dal pubblico delle
sale, e lascia intuire che anche al romanzo, nonostante i premi vinti 6, le ri-
stampe e le traduzioni, ai suoi occhi sia stato riservato un trattamento ana-
logo 7.

2. Il romanzo

Delle tre macrosequenze in cui si articola il testo la prima e più complessa


presenta una struttura circolare: dal cap. 1, che si apre in medias res 8 col
primo incontro con Gesù sulla via di Emmaus, fino al cap. 16, quando il pro-
tagonista rivede Gesù nel medesimo luogo in cui l’aveva lasciato il giorno
prima.
nel cap. 1 Alessandro Forte, pubblicitario milanese con «un discreto suc-
cesso professionale» 9 alle spalle, poco incline a credere a oroscopi e ma-
donne che piangono, incontra Gesù, con lui raggiunge una delle grotte che
costeggiano la pista di Emmaus e ingaggia subito una serrata conversazione
sull’identità del suo interlocutore, un vero e proprio duello verbale che, oltre
a fargli assumere il ruolo di sparring-partner impietoso ma leale 10, lo porterà
a chiedere la prova di un miracolo: rivedere la madre, morta circa vent’anni

neblog.it. Capasso, che ammette di non aver letto il libro, sul film concorda pienamente
col giudizio di Gervasini. Per lui, infatti, il lavoro di Malaponti, a parte qualche sequenza
valida, più «si trascina fra le sue parabole e le sue ovvietà [...] più diventa noioso e poco
coraggioso, nonostante le buone intenzioni iniziali»
(http://www.cineblog.it/post/5564/7-km-da-gerusalemme-che-accendono-il-dibattito).
6
il romanzo di Farinotti ha vinto nel 2005 il Premio San Vidal e nel 2006 il Premio
Maria Cristina.
7
Cfr. L’opinione di Pino Farinotti su 7 Km da Gerusalemme, venerdì 16 novembre 2007,
in http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2723.
8
lo stesso protagonista dichiara di voler iniziare la narrazione in medias res, secondo
il noto precetto oraziano (cfr. hor., ars 146-149 [ed. E.C. Wickham-h.W. Garrod, oxonii
19012, 258]: nec reditum Diomedis ab interitu Meleagri, / nec gemino bellum Troianum orditur
ab ovo: / semper ad eventum festinat et in medias res / non secus ac notas auditorem rapit, [...]),
anche se cerca di dissimulare la citazione dotta con un generico richiamo alla sua for-
mazione di pubblicitario; cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 10: «intendo entrare immedia-
tamente nel cuore della vicenda, nel suo momento centrale. [...] lo faccio per alcune
ragioni. la prima è la mia impazienza. [...] Un’altra è la comunicazione in medias res ov-
vero polverone iniziale. È più efficace. lo so per professione, perché sono un pubblici-
tario».
9
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 9.
10
Alessandro Forte arriva a dire al suo divino interlocutore: «E sta’ tranquillo, te le farò
le domande, tutto ti chiederò, ti metterò in croce [...]», anche se gli concede una zona
franca, poiché Gesù lo ha avvertito di non poter rispondere a tutto (ibidem, 18-19 [18]).

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prima. tornato a Gerusalemme, il protagonista trova seduta nella sua ca-


mera d’albergo la madre, ma il miracolo viene narrato per intero solo nel
cap. 16, dopo che nei capp. 2-15 il protagonista rievoca in flashback le vicende
degli ultimi tre mesi, avvenimenti che, a detta di Gesù, sono stati preordi-
nati per condurlo proprio a quell’incontro.
Quei tre mesi, però, sono stati anche un periodo di deriva personale, una
vera κένωσις: lasciato dalla moglie e ormai senza lavoro, Alessandro ha per
unica compagna Viola, una cagnetta meticcia 11, destinata a morire proprio
il giorno della visita di sua figlia Chiara 12, e vive «in un locale con water e
doccia minuscola, senza bidè e senza vasca», si ubriaca quasi tutte le sere,
mangia «hamburger e patate fritte in un paio di food abituali», non ha «mai
niente di pulito o stirato», insomma si sta lasciando andare 13.
nello stesso tempo è al centro di eventi sempre più straordinari. innan-
zitutto è oggetto di funesti presagi: uno da parte di un amico di famiglia
che, incontrandolo in un ristorante, sviene, perché lo credeva morto 14; l’al-
tro da parte di due cartomanti che, vedendolo passeggiare per Via Fiori
Chiari nel quartiere di Brera, avvertono in lui «una grande energia» e gli
predicono che dovrà affrontare qualcosa di particolare, che potrebbe essere
anche la morte 15. infine, è protagonista di veri e propri miracoli: infatti, Ales-
sandro non solo sopravvive all’investimento di una betoniera di fronte alla
«grande libreria di corso di Porta Romana» 16, ma, tempo dopo, è lui stesso
a compiere un miracolo di risurrezione su una donna morta per essere stata
trascinata durante uno scippo 17.
Ai ‘segni’, che danno una connotazione cristologica ad Alessandro Forte
e sono entrambi certificati dalla presenza di un esperto, il vigile che assiste
al miracolo della betoniera e il medico che accerta la morte della donna scip-
pata, si alternano quattro episodi in cui risalta per altro verso l’eccezionalità
del protagonista. Alessandro, infatti, a sue spese contesta duramente le re-
gole della società in cui vive: prima rinuncia a un’opportunità di lavoro of-
fertagli da un amico, che lo ha raccolto stordito e malconcio davanti alla
chiesa di San Carlo, perché il pubblicitario dell’azienda per cui dovrebbe
preparare una campagna propone uno slogan banale e blasfemo 18; poi

11
Ibidem, cap. 2, 22.
12
Ibidem, cap. 8, 46-47.
13
Ibidem, cap. 2, 22-23 (23).
14
Ibidem, cap. 2, 24-27.
15
Ibidem, cap. 7, 42-45 (45).
16
Ibidem, cap. 4, 31-34 (31).
17
Ibidem, cap. 12, 62-64.
18
Ibidem, cap. 5, 35-38.

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rompe con un’amica della moglie, a cui rimprovera la mancanza di valori e


la futilità spinta fin quasi al ridicolo, e la donna, risentita, gli risponde con
un altro oscuro presagio di morte 19; quindi, finisce al pronto soccorso per
aver difeso un lavavetri marocchino dall’aggressione di tre automobilisti ita-
liani, benché nutrisse rancore verso il giovane extracomunitario, che pochi
giorni prima era stato invadente e sgarbato con lui 20.
tuttavia è nel rincuorare l’amica Sara Colonna, malata terminale, e nel
prospettarle con lucida e struggente ironia una vita dopo la morte di gran
lunga migliore di quella terrena 21, che Alessandro Forte dà il meglio di sé,
interpretando nel modo che più gli è congeniale e insieme trasfigurando
l’arte di usare le parole per vendere di tutto, insomma l’arte del pubblicita-
rio. Con altrettanta autenticità il protagonista riscopre il ruolo di padre e di
marito, lasciando nella cassetta delle lettere della moglie il denaro ricevuto
al Monte di Pietà per uno dei suoi Rolex antichi, perché ha visto anche la mo-
glie recarsi lì con una pelliccia da impegnare 22.
la svolta arriva quando nella libreria Mondadori di Corso Vittorio Ema-
nuele per via del colore della copertina, invece di un romanzo di tom
Clancy, Alessandro compra per sbaglio un libro intitolato Qumran, ne legge
l’incipit, che gli consente di rispondere a un quiz televisivo a premi, e riesce
a vincere così un insperato soggiorno a Gerusalemme 23. il viaggio in aereo
gli fa incontrare un personaggio con cui si trova subito in empatia, l’im-
prenditrice di successo Elvira Marenghi che, preoccupata per la troppa for-
tuna sua e dei suoi familiari, si reca in terrasanta, per offrire in cambio di

19
Ibidem, cap. 6, 39-41.
20
Ibidem, cap. 10, 53-54; cap. 11, 57-59.
21
Ibidem, cap. 9, 48-52.
22
Ibidem, cap. 10, 54-56.
23
Ibidem, cap. 12, 61-62; 64-65 (61): «A casa aprii la busta e trassi il libro. Rimasi per-
plesso e incredulo. non avevo in mano il romanzo di Clancy, ma un altro: Qumran. Mi
domandai cosa fosse successo. trovai una spiegazione nel colore delle copertine: in en-
trambe prevaleva il rosso e potevano vagamente assomigliarsi. Mi diedi dell’imbecille.
Comunque non resistetti alla curiosità per l’incipit. Aprii e lessi: ’Sono nato nell’anno
1967 dell’era cristiana, ma la mia memoria ha cinquemila anni’». il libro in edizione ita-
liana di tom Clancy, noto autore di techno-thrillers, potrebbe essere La grande fuga del-
l’Ottobre rosso del 1988, Uragano rosso del 1989, Il cardinale del Cremlino del 1992, Pericolo
imminente del 1993, Potere esecutivo del 1999, Nome in codice Red Rabbit del 2003, oppure I
denti della tigre del 2004, tutti editi nella BUR e tutti con copertine il cui colore prevalente
risulta essere il rosso. il titolo Qumran si riferisce all’omonimo romanzo di E. Abécassis,
pubblicato per la prima volta in francese dalle Editions Ramsay a Parigi nel 1996. A giu-
dicare dal colore della copertina, il libro acquistato per sbaglio da Alessandro Forte, tra
le varie edizioni in lingua italiana, potrebbe essere E. Abécassis, Qumran, trad. it. di M.
Caviglione, Milano 1997. tuttavia la citazione da Qumran non riguarda propriamente
l’incipit, ma l’inizio del secondo capitolo del Prologo.

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tanta felicità gli oggetti più preziosi per valore affettivo della sua famiglia e,
in alternativa, la sua stessa vita 24.
nel cap. 15, a passeggio per Gerusalemme, varcata la Porta di Damasco,
il protagonista incontra un italiano, dal nome chiaramente evocativo di An-
gelo Profeti, che, arrivato da turista, vive ormai da tre anni in città e sembra
aver ritrovato se stesso. insieme con lui Alessandro raggiunge la tomba del
Giardino, presso la collina che il generale Gordon identificava col Golgota 25,
e di lì scorge la pista che porta ad Emmaus e decide di seguirla.
nel cap. 16 la scena torna, finalmente, nella camera d’albergo di Alessan-
dro che può vedere e toccare la madre, che gli è apparsa com’era prima della
malattia, ma riesce a parlare con lei come in un sogno, perché la donna, tutta
presa da ricordi insignificanti, non risponde alle sue domande e lo lascia più
disperato di prima 26. Sicché l’indomani, raggiunta la grotta della precedente
conversazione, Alessandro, deluso dal miracolo e ancor più dalle parole di
Gesù sulle troppe aspettative riposte in quel miracolo, sui diversi standard
fra aldilà e mondo dei vivi, sulla diversa interpretazione dell’aggettivo «ve-
rosimile», investe il suo interlocutore divino con una violenza verbale che
non si ferma né davanti al turpiloquio né davanti alla bestemmia 27. Gesù,

24
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 14, 70-79.
25
Sulla tomba del Giardino cfr. A. Millard, Archeologia e vangeli, trad. it. di G. Ma-
riani, ed. it. a cura di G. Ravasi, Cinisello Balsamo 1992 (ed. orig. oxford 1990), 126-127:
nel 1883 visitò Gerusalemme il generale Charles Gordon, che leggeva l’Antico testa-
mento alla luce del nuovo testamento, come se le profezie dell’antico israele prefigu-
rassero la vita e l’opera di Cristo. Egli identificò una piccola altura a nord delle mura
turche di Gerusalemme, «dove due grotte a strapiombo di fronte alla città facevano pen-
sare alle occhiaie di un cranio», con il Golgota, pensando che in quel luogo, a nord del-
l’altare (in base a lv 1, 11), si uccidessero gli animali per i sacrifici nel tempio e che,
quindi, proprio quello fosse «il luogo adatto per ‘immolare’ Gesù, ‘Agnello di Dio’». le
sue riflessioni, pubblicate postume nel 1885, rafforzarono l’idea che una tomba scavata
nella roccia ai piedi dell’altura, ormai nota come Calvario di Gordon, potesse essere stata
il vero sepolcro di Gesù, secondo un’ipotesi formulata quarant’anni prima della sua vi-
sita. la vicinanza al Calvario di Gordon, la posizione fuori delle mura urbane ma molto
vicino ad esse, la preferenza accordata dai protestanti europei, che alle atmosfere orien-
tali della chiesa del Santo Sepolcro preferivano la semplicità di questa tomba col suo
giardino ben curato, hanno a lungo contribuito alla sopravvivenza di questa ipotesi.
«tuttavia mancano vere prove a favore della tomba del Giardino. l’idea del generale
Gordon che l’altura fosse il luogo dell’uccisione delle vittime destinate ai sacrifici del
tempio non è sostenuta da nessun fatto storico o geografico». Egli stesso definì la propria
teoria ‘fantasiosa’. inoltre «le tombe del i secolo erano […] lavorate con uno scalpello
dentato che lasciava nella pietra fasci di piccole righe parallele, nessuna delle quali si
vede sulle pareti della tomba del Giardino. la conclusione è inevitabile: la tomba del
Giardino non è del i secolo» e «non fu la tomba di Gesù».
26
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 16, 84-86.
27
Ibidem, 88: «Allora mi alterai. ’Ah sì? troppo comodo. troppo comodo per te. Do-
vresti farlo funzionare quell’aggettivo invece. E non crederò mai, perdio, che mia madre,
anche nel più bel posto dell’altro mondo, possa essere felice senza suo marito vicino.
Standard o non standard del cazzo. non ci credo. Anche se me lo giura Dio in persona’».

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però, gli risponde con la medesima dolcezza e remissività del primo collo-
quio e riesce a convincerlo che le anime del Paradiso sostituiscono adegua-
tamente anche i ricordi più sacri e gelosi della loro vita passata.
la seconda macrosequenza, che abbraccia i capp. 17-38, è costituita da
sette racconti che, a mo’ di exempla, illustrano vicende e persone importanti
del passato umano e professionale del protagonista e insieme rappresen-
tano i motivi per cui Gesù ha scelto proprio Alessandro per rivelarsi 28. in
tutti gli exempla il protagonista appare a pieno un uomo, o meglio un pub-
blicitario del nostro tempo, ma conserva un fondo di onestà morale che, pur
non impedendogli di sbagliare, ne riscatta sempre la figura. insomma Ales-
sandro sa pagare di persona, come quando frena l’inarrestabile ascesa del-
l’ignorantissima e pericolosissima Ginevra Santi, presentatrice e opinion
maker televisiva, a cui dovrebbe fare da Pigmalione 29; o quando scommette
e perde volontariamente il suo compenso col politico Sante tommasi, per cui
sta curando la campagna elettorale, ma delle cui qualità morali dubita for-
temente 30; o quando rinuncia a un film pubblicitario sui murales della pri-
mula rossa dei graffitari, il giovane e iconoclasta Vilio, per impedirgli di
deturpare le porte del Duomo di Milano 31. Alessandro è, a volte, cieco nelle
sue antipatie, come nel caso del giornalista luca Bobbiesi 32, ma è anche ge-
neroso e donchisciottesco nel tentare invano di reperire fondi, per evitare lo
sfratto dell’amico Giordano Bruni 33; sensibile e disponibile nei suoi rapporti
con la vecchia amica Cesara Guidi, omosessuale ripudiata dalla famiglia,
che si batte per cause umanitarie e finisce col diventare madre grazie alla
fecondazione assistita 34; o ancora amico fedele e discreto dell’ingegner Ce-
sare Piano, che vive con profonda dignità morale la terribile malattia della
moglie Marta, un tempo donna di grande fascino 35.
Anche nella seconda macrosequenza gli incontri con Gesù fanno da cor-
nice e insieme da commento alle esperienze di vita del protagonista, tanto
che ad ogni capitolo che narra un exemplum fa seguito un capitolo in cui i due
interlocutori riflettono sull’accaduto. Alla luce di tali riflessioni e guidato

28
Ibidem, 91: «’Mi hai accusato di essere astratto e dunque torno agli esempi, come
l’altra volta. Gli esempi sono efficaci. Vogliamo parlare di gente?’. ’Di gente?’. ’Gente
tua. Scelte e rapporti tuoi. Così capirai perché Alessandro Forte’. ’Come faccio a dire di
no? Comincia’».
29
Ibidem, cap. 24, 161-180.
30
Ibidem, cap. 33, 237-254.
31
Ibidem, cap. 22, 136-158.
32
Ibidem, cap. 17, 93-98.
33
Ibidem, cap. 19, 102-125.
34
Ibidem, cap. 26, 185-198.
35
Ibidem, cap. 31, 219-234.

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dall’onniscienza divina, Alessandro scopre di essersi sbagliato sul conto del


giornalista luca Bobbiesi e del politico Sante tommasi. Ma le scoperte non
si fermano qui. Gesù, infatti, non solo rivela di aver apprezzato Cesara Guidi
e le sue scelte a tal punto da essere intervenuto con un miracolo a salvarne
la gravidanza fortemente a rischio 36, ma giudica positivamente la religio-
sità laica di Cesare Piano, «ateo reo confesso», perché dice di essere «tor-
nato per capire», per aggiornarsi magari, e di essere «anche una specie di
mediatore in avanscoperta» 37.
negli incontri con Gesù a partire dal cap. 21 si inserisce un elemento di
forte dinamicità: Alessandro prende a noleggio una macchina e comincia a
viaggiare con Gesù per tutta la Palestina. All’accurata topografia milanese
delle vicende del passato di Alessandro si affiancano non meno accurati ri-
ferimenti spaziali alla terrasanta. i due si dirigono verso nord in direzione
della Galilea, ma, arrivati davanti a nazareth, evitano di entrarvi e puntano
alla volta del Giordano. nel paesaggio ormai degradato intorno al fiume si
svolge la scena più emozionante per Alessandro: Gesù si toglie i sandali,
entra nel Giordano e si china a raccogliere l’acqua nel cavo della mano. Ales-
sandro, emozionato fino alle lacrime, raccoglie i sandali e va incontro a Gesù
finalmente con la devozione di un vero discepolo 38. Si dirigono poi verso il
lago di tiberiade e danno un passaggio ad un francescano che fa l’autostop.
l’episodio è gustosamente comico: lo sbalordimento del frate nel vedere il
passeggero accanto all’autista è tale che il poveretto chiede di scendere quasi
subito 39. A tiberiade, dopo la rievocazione delle vicende di Ginevra Santi e
Cesara Guidi, Alessandro inspiegabilmente si addormenta, per risvegliarsi
da solo e raggiungere la vicina Cafarnao dove, in visita all’antica sinagoga,
incontra un omino in nero, un italiano di nome luciano, che ricorda gli epi-
sodi evangelici riferiti a quel luogo e poi sparisce misteriosamente 40.

36
Ibidem, capp. 26-27, 197-199.
37
Ibidem, cap. 32, 235-236.
38
Ibidem, cap. 21, 133-134: «Gesù mi precedette. Scendeva verso il fiume e io lo se-
guivo. il Giordano scorreva fra sabbia e scogli, lento e lontano da ogni mitologia. Arri-
vammo alla riva. Gesù guardò intorno. Poi si chinò e tolse i sandali. Entrò nell’acqua.
Fece tre lenti passi. l’acqua gli arrivò al ginocchio bagnando la veste. io assistevo dalla
sponda. Si chinò e raccolse l’acqua nel cavo della mano. non so se quello fu il momento
di maggior commozione per me. Dico che mi presi una cotta per lui. Circoscritta con fa-
tica a quei minuti, ma certamente una cotta. Era eccesso di sentimento, e voglio raccon-
tare l’eccesso di sentimento. Fu allora che piansi. Cosa c’era in quel fiume? Cosa c’era
davanti a me? io non bastavo a tutto questo. Per cuore e per cultura non bastavo. Ma ero
lì e cercavo di capire e di sentire».
39
Ibidem, cap. 23, 159-160.
40
Ibidem, cap. 28, 200-204 (202): «’È qui che Gesù entrò e si mise a insegnare’. Annuii
mostrandomi interessato. Continuò: ’Cafarnao gli era congeniale. Prima di tutto vi co-
nobbe Pietro. È qui che guarì tutta quella gente… il lebbroso, il servo del centurione, l’os-

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Alessandro torna a Gerusalemme e l’indomani, pieno di dubbi, passeg-


gia per le vie della città, varca la porta di Damasco e ritrova Angelo Profeti,
a cui racconta dei suoi incontri con Gesù e con cui, non senza difficoltà, ri-
chiama alla memoria l’episodio evangelico dei discepoli di Emmaus 41. Stra-
namente del noto episodio, a tutta prima, il protagonista non ricorda nulla 42;

sesso, la suocera di Pietro, il paralitico e la figlia di Giairo, e l’uomo dalla mano secca’.
Per il primo incontro con Pietro, che i Sinottici non ambientano a Cafarnao, ma propria-
mente sul lago di tiberiade, e il Quarto Vangelo colloca presso Betania cfr. Mt 4, 18; Mc
16, 20; lc 5, 1-11; Jo 1, 35-42; per la guarigione del lebbroso cfr. Mt 8, 1-4; Mc 1, 40-45; lc
5, 12-16; per la guarigione del servo del centurione cfr. Mt 8, 5-13; lc 7, 1-10; per la gua-
rigione dell’ossesso cfr. Mc 1, 21-28; lc 4, 31-37; per la guarigione della suocera di Pietro
cfr. Mt 8, 14-15; Mc 1, 29-31; lc 4, 38-39; per la guarigione del paralitico cfr. Mt 9, 1-8; Mc
2, 1-12; lc 5, 17-26; per la risurrezione della figlia di Giairo cfr. Mt 9, 18-26; Mc 5, 21-43;
lc 8, 40-56; per la guarigione dell’uomo dalla mano inaridita, che avviene proprio nella
sinagoga di Cafarnao cfr. Mt 12, 9-14; Mc 3, 1-6; lc 6, 6-11.
41
Cfr. lc 24, 13-35: «Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per
un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversa-
vano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù
in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di ricono-
scerlo. Ed egli disse loro: ’Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il
cammino?’. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: ’tu solo
sei così forestiero a Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?’.
Domandò: ’Che cosa?’. Gli risposero: ’tutto ciò che riguarda Gesù nazareno, che fu pro-
feta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacer-
doti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno
crocifisso. noi speravamo che fosse lui a liberare israele; con tutto ciò son passati tre
giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno
sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a
dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni
dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non
l’hanno visto’. Ed egli disse loro: ’Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei pro-
feti! non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella gloria?’.
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si rife-
riva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: ’Resta con noi perché si fa sera e il giorno già
volge al declino’. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il
pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: ’non ci ardeva
forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava
le Scritture?’. E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: ’Davvero il Signore è ri-
sorto ed è apparso a Simone’. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane». Un semplice cenno si trova anche in Mc
16, 12-13: «Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino
verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro
vollero credere». Per tutte le citazioni bibliche cfr. La Bibbia di Gerusalemme, Bologna
199614.
42
Del resto Alessandro Forte, all’inizio del romanzo, aveva confessato: «nella mia vita
normale, Emmaus significava soltanto la cena di Gesù in un dipinto del Caravaggio»
(Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 10). il protagonista milanese dovrebbe riferirsi alla Cena in Em-
maus dipinta da Caravaggio nel 1606, già documentata nel 1624 nella collezione Patrizi

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poi, sollecitato dal suo interlocutore, riesce a ricostruirlo perfettamente e a


coglierne tutte le valenze narrative 43.
Raggiunto, su suggerimento di Angelo Profeti, il convento dell’Ecce homo,
Alessandro inaspettatamente vi incontra Gesù. nonostante l’agitazione e
l’aggressività iniziali del protagonista, che protesta per essere stato lasciato
solo sul lago di tiberiade, il colloquio è particolarmente interessante per le
rivelazioni sull’episodio di Emmaus. Gesù racconta di essere apparso ai due
discepoli perché voleva ricompensare per la sua pazienza quello dei due il
cui nome non è stato tramandato e che, invece, si chiamava Giusto di Giaffa
ed era cliente della bottega di suo padre Giuseppe. l’uomo, infatti, aveva
dovuto aspettare a lungo dei mobili che aveva ordinato a Gesù. il racconto
non solo innova rispetto al modello scritturistico, ma appare colorito e per
così dire molto, forse troppo, umano: Gesù, già molto impegnato nello stu-
dio e distratto dalla sua futura missione, lavorava sempre meno e un paio
di volte era uscito dal retro della bottega per non farsi trovare da Giusto,
che reclamava il lavoro pattuito 44.
l’incontro successivo continua on the road e porta i due interlocutori al
Monte degli Ulivi, dove nel rievocare l’insegnamento di Gesù, Alessandro
confessa tutta la sua ammirazione per lui, definendolo un «comunicatore
geniale, furbo», insomma il «più grande copy [...] della storia dell’uomo», un
vero «maestro informale, all’avanguardia» 45 e si fa rivelare da Gesù che
l’ascensione è avvenuta da Betania, non dalla Galilea 46. Però, proprio sul

di Roma e ora alla Pinacoteca di Brera, piuttosto che alla Cena in Emmaus realizzata nel
1602 per Ciriaco Mattei, ora alla national Gallery di londra (cfr. G. Vergani, Caravaggio.
Gli ultimi anni, in La Storia dell’arte 10: Il tardo Cinquecento, Milano 2006, 713-733 [714-715]).
43
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 29, 209: «’[...] la storia di Emmaus te l’hanno raccon-
tata da bambino ed è rimasta lì fino al momento di riportarla in superficie’. ’Può darsi,
in effetti è una storia magnifica. C’è tutto: mistero, thriller, passione, avventura, l’eroe,
colpo di scena, atmosfera...; il tramonto, la cena con le luci soffuse, i gesti rivelatori, il go-
tico, il mito del ritorno, la favola. Pochi scrittori avrebbero potuto inventarla, forse nes-
suno...’».
44
Ibidem, cap. 30, 211-218. Si tratta evidentemente di un’innovazione di Farinotti ri-
spetto all’ipotesto biblico: infatti, se di Clèopa / Clèofa si conosce il nome e, secondo la
testimonianza di Eusebio di Cesarea, si suppone fosse il fratello di Giuseppe, il padre
putativo di Gesù, del discepolo il cui nome non è stato tramandato dal Vangelo di luca
non si sa nulla di certo. «Sembra [...] troppo azzardata» anche «l’ipotesi che il secondo di-
scepolo» fosse quel Simeone, figlio del primo discepolo, cioè di Cleofa, destinato a gui-
dare «dopo Giacomo, il fratello del Signore, la comunità di Gerusalemme», secondo
quanto riferisce lo stesso Eusebio, citando Egesippo (cfr. Eus., hist. eccl. 3, 11; 3, 32, 1 [SC
31, 118. 143]; J. Ernst, Il Vangelo secondo Luca 2, trad. it. di M. Dequal-G. Scandiani, Bre-
scia 1985 [ed. orig. Regensburg 1977], 921).
45
Farinotti, 7 Km cit., cap. 35, 257-261 (258).
46
Ibidem, 260. Per l’ascensione di Gesù, cfr. i racconti di Mc 16, 19: «il Signore Gesù,
dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio»; lc 24, 50-53:
«Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva,

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Monte degli Ulivi Alessandro, ferito a morte durante un attentato, viene ri-
chiamato alla vita da Gesù, come lui stesso riesce a ricostruire solo il giorno
dopo in albergo 47. nel corso dell’ultima conversazione al Getsemani, Gesù
fa un’altra sconvolgente rivelazione ad Alessandro, confessandogli di aver
mentito nel loro primo incontro alla domanda sulla Sindone, perché il len-
zuolo non conserva la sua immagine, ma quella del ladrone non pentito.
Prima di congedarsi Alessandro chiede a Gesù di salvare l’amica Sara, ma-
lata terminale, di riportare in vita la cagnetta Viola e di spezzare il pane per
lui. Gesù rinnova il gesto eucaristico, ma sottolinea l’impossibilità di com-
piere i due miracoli richiesti, inoltre affida ad Alessandro «tre incarichi: due
messaggi e una consegna» per quando tornerà a Milano 48.

si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Ge-
rusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio»; Act 1, 6-12:
«Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: ’Signore, è questo il tempo in cui ri-
costituirai il regno di israele?’. Ma egli rispose: ’non spetta a voi conoscere i tempi e i mo-
menti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino agli estremi confini della terra’. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e
una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli
se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: ’Uomini
di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto al
cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’. Allora ri-
tornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme
quanto il cammino permesso in un sabato» e i brevi cenni di Jo 6, 62; 20, 17, di Eph 4, 8-
10 e di 1 tm 3, 16 che non forniscono alcun riferimento spaziale. il luogo dell’ascensione
è stato generalmente ritenuto il Monte degli Ulivi e il problema relativo alle versioni di-
scordanti di luca e Atti è stato risolto considerando che nell’«indicazione di luogo ‘Be-
tania’ [...] rivive forse il ricordo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme verso la sua
passione, quando entrambi i nomi erano riportati l’uno dopo l’altro (19, 29)» (Ernst, Il
Vangelo cit., 941) o considerando che «con l’espressione ‘verso Betania’ s’intende la zona
attorno al monte degli olivi, nei pressi di Gerusalemme (cf. 19, 28s.; Atti, 1, 12). Di lì Gesù
era partito per fare il suo ingresso in città come Re Messia (19, 28-39)» (A. Stöger, Vangelo
secondo Luca 2, trad. it. di C. Vivaldelli, Roma 19683 [ed. orig. Düsseldorf 1966], 342). la
domanda di Alessandro Forte si giustifica probabilmente col fatto che nella liturgia della
festa dell’Ascensione, dopo Act 1, 1-11 e Eph 1, 17-23, viene letto Mt 28, 16-20: «Gli un-
dici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicina-
tosi, disse loro: ’Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammae-
strate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo’». nel Vangelo di Matteo il luogo dell’avvenimento è un
monte della Galilea, forse perché la «Galilea è lontana da Gerusalemme, è il territorio ri-
volto verso i pagani» e con «la Galilea si vuole anche garantire l’identità del Risorto col
Gesù terreno» (J. Gnilka, Il vangelo di Matteo 2, trad. it. di V. Gatti, Brescia 1991 [ed. orig.
Freiburg im Breisgau 1988], 737).
47
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., capp. 36-37, 262-266.
48
Ibidem, cap. 38, 267-277. Per la rivelazione sulla Sindone in particolare cfr. 274-275:
«Disse: ’ti racconto com’è andata... ero morto e mi tirarono giù dalla croce, più o meno
come è stato raccontato. C’erano soldati, donne, civili, la tempesta, c’era mia madre. tutti

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la terza macrosequenza, che comprende i capp. 39-47, consiste proprio


nel compimento della missione affidata ad Alessandro che, dopo l’ultimo
incontro con Gesù, cade in catalessi per nove giorni, durante i quali viene
soccorso e portato per sbaglio all’albergo dell’imprenditrice Elvira Maren-
ghi, che organizza il suo rimpatrio. il protagonista si risveglia in ospedale as-
sistito dalla moglie 49, che dopo due giorni lo porterà a casa sua, non nello
squallido locale in cui si era ridotto a vivere dopo la separazione 50.
tornato a vivere con moglie e figlia e ristabilitosi, Alessandro riferisce i
due messaggi di Gesù: il primo all’amica irene Castelli, sconvolta per la
morte dell’unica figlia in un incidente, consiste nel nome del luogo in cui
alla donna era sembrato di sentire la voce della figlia morta chiamare
«mamma, mamma», come per confermare che le fosse sempre vicina 51; il
secondo a Cesare Piano è il riferimento a un ricordo, legato al fratello e alla
sua giovinezza, che gli provoca un’emozione fortissima e fa maturare la sua
conversione 52. la consegna riguarda, invece, Elvira Marenghi e consiste
nella restituzione del sacchetto di oggetti preziosi da lei offerti alla basilica
del Santo Sepolcro, per testimoniare che l’«offerta non valeva» 53.
Ad Alessandro, che viene ingaggiato per una nuova e «grossa campa-
gna» pubblicitaria 54, che ha fatto ammenda dei suoi errori con luca Bob-
biesi e Sante tomasi 55 e che ha ricevuto la lettera struggente che l’amica Sara
gli ha scritto prima di morire per ringraziarlo del loro ultimo incontro 56,
viene riservato un nuovo imprevisto miracolo: il ‘ritorno’ della cagnetta
Viola, che completa l’idillio familiare con cui si conclude il romanzo 57.

che mi toccavano, le guardie che urlavano. C’era una grande violenza generale. in mezzo
a tutto questo un uomo, un greco, cercava di farsi largo verso di me. Spintonato da ogni
parte, dopo esser caduto a terra un paio di volte, mi arrivò sopra. Estrasse dalla sua veste
una stoffa bianca e cercò di appoggiarla sul mio volto. Venne aggredito da tutti... donne,
soldati e letteralmente gettato lontano. Ma non si arrese. Si rialzò, guardò dall’altra parte,
vide una croce e, a terra, un uomo nudo, ignorato da tutti. il greco si spostò da quella
parte, arrivò all’uomo, lo compose mettendogli le mani sul pube, poi lo coprì con la
stoffa, premette con le mani, si guardò intorno e si allontanò’. Ero più divertito che scon-
volto. ’Così tu hai permesso che un impostore divulgasse una balla come quella?’. ’il
greco non raccontava male quella storia’. ’E hai permesso che un delinquente ti rappre-
sentasse, un ladrone, quello pentito, spero...’. ’no, era l’altro...’».
49
Ibidem, cap. 39, 278-280.
50
Ibidem, cap. 40, 281-282.
51
Ibidem, cap. 42, 285-291.
52
Ibidem, cap. 43, 292-295.
53
Ibidem, cap. 44, 297-300.
54
Ibidem, cap. 45, 301-303.
55
Ibidem, cap. 46, 305-306.
56
Ibidem, capp. 41, 283-284; 47, 308.
57
Ibidem, cap. 47, 309-310.

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3. Il film

il film omonimo, girato da Claudio Malaponti nel 2006, un anno dopo la


pubblicazione del romanzo, ne è un adattamento cinematografico piuttosto
fedele, come risulta evidente dall’uso della voce fuori campo del protago-
nista, che coincide con la scelta di Farinotti di affidare ad Alessandro Forte
la funzione di narratore interno 58, e l’ampio uso di dialoghi tratti dal ro-
manzo 59. nell’intervista di Farinotti a Malaponti, entrata a far parte dei con-
tenuti speciali del DVD del film, prodotto da Multimedia San Paolo nel
2007 60, appare altresì evidente la collaborazione tra regista e autore del ro-
manzo, che tra l’altro ha partecipato al film nel ruolo dell’ingegner Cesare
Piano.
tuttavia, la sceneggiatura non ha potuto riprodurre la complessità del-
l’intreccio del romanzo e ha dovuto operare una severa scelta dei contenuti,
che ha portato così all’omissione di alcune vicende del flashback della ma-
crosequenza iniziale e soprattutto di vari episodi della seconda macrose-
quenza, di cui si sono salvati solo quelli di Giordano Bruni, di Ginevra Santi,
di Cesare e Marta Piano. nondimeno sembrano pesare di più le scelte nar-
rative che riguardano la prima macrosequenza. infatti, l’omissione del mi-
racolo di resurrezione operato da Alessandro sulla donna scippata e ancor
più quella dell’episodio della libreria e della conseguente vincita del sog-
giorno a Gerusalemme, sostituito con il ritrovamento di una busta con bi-
glietti e prenotazioni d’albergo subito dopo il miracolo della betoniera,
rendono poco perspicui agli spettatori ignari del romanzo due passaggi di
rilievo di tutta la vicenda.
Ci sono anche altre due innovazioni rispetto all’ipotesto. la prima con-
siste nell’inserimento accanto a Elvira Marenghi del personaggio della ni-
pote Martina, che tutto sommato vivacizza felicemente le scene in cui
compare la nonna, senza oscurarne il ruolo. la seconda riguarda l’appari-
zione della madre morta del protagonista, che avviene nella grotta, dove
Gesù ed Alessandro si fermano a parlare durante il loro primo incontro, e
non nella camera d’albergo di Alessandro; innovazione quest’ultima molto
meno efficace della sapiente ‘regia’ del romanzo, anche a causa della troppo
rapida dissolvenza in chiusura che conclude l’apparizione stessa.

58
Si tratta propriamente di un narratore interno con focalizzazione interna fissa, per-
ché il punto di vista adottato è sempre quello del narratore interno.
59
tuttavia, la sceneggiatura è firmata solo da C. Malaponti e G. Prota.
60
oltre all’intervista citata fanno parte dei contenuti speciali: note di regia; trailer e
Backstage; testimonianze.

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Salvo poche riprese girate a Gerusalemme, il film tradisce il romanzo so-


prattutto nella scelta, dovuta ad esigenze di produzione, di girare a torino
le scene milanesi e in Siria le scene del soggiorno in terrasanta 61. tuttavia,
si tratta di belle infedeltà, visto che la torino notturna ben si presta con le sue
luci al neon a rendere i prevalenti chiaroscuri con cui la fotografia intende
sottolineare le tenebre che sono dentro l’Alessandro alla deriva, e il deserto
fa esplodere i colori primari che, dal viaggio in aereo a tutto il soggiorno in
terrasanta e al ritorno in italia, mostrano visivamente quanto Alessandro,
discepolo del nostro tempo, sia divenuto portatore di luce per sé e per gli
altri 62.
Specifica funzione narrativa ha poi la scelta di far virare ancor più i colori
verso il rosso carico e l’ocra nelle due scene che ricostruiscono in flashback
l’episodio evangelico di Emmaus, ricordato da Alessandro in presenza di
Angelo Profeti, e quello della Sindone, narrato da Gesù; entrambi girati in
costume e, per l’incontro di Emmaus, persino con l’uso dell’aramaico.
la colonna sonora originale a cura di Pivio e Aldo De Scalzi, oltre ad una
scelta di testi dalla musicalità che ben s’adatta all’ambientazione medio-
rientale 63, raggiunge una particolare efficacia al principio dell’episodio di
Ginevra Santi, quando il protagonista, sulle note dell’aria Addio del passato bei
sogni ridenti della traviata, viene ricevuto per la prima volta nella villa «as-
solutamente perfetta-per-diva» 64 dalla padrona di casa, seduta con risibile
affettazione su un divano e immersa in un’atmosfera vagamente dannun-
ziana.
le interpretazioni di luca Ward nel ruolo del protagonista, di Ales-
sandro Etrusco nel ruolo di Gesù e di Rosalinda Celentano nel ruolo di
Sara risaltano grazie ad un uso funzionale del controcampo nei dialoghi.

61
Propriamente nelle zone di Palmira, Maaloula, Damasco e Aleppo (cfr.
http://www.fmairo.net/areadownload/documentiscaricabili/7KmdaGerusalemme.pdf,
cit. 7).
62
Cfr. le già citate note di regia del DVD. la fotografia è stata curata da Alessandro
Pesci e Mauro Marchetti.
63
in realtà la colonna sonora è costituita da brani di Pivio (nome d’arte di Roberto Pi-
schiutta) e Aldo De Scalzi (Tecnotorino [incipit], Passione sul monte, Di nuovo qui [orchestral
version], Di nuovo qui [piano version], Accettando il fatto, Apparenza dignitosa, Tecnotorino
[l’incidente]), in parte firmati con il marchio trancendental da loro fondato nel 1995 (Il
ritorno della luce, Armatevi, I giardini dell’Eden, L’ultimo sguardo, Il bene e l’opposto, L’occhio
dell’anima, I giardini dell’Eden [Buddah and Caravans], Verso Gerusalemme), da un brano del
gruppo Agricantus (Amatevi) e, infine, dalle arie Addio del passato bei sogni ridenti e Prendi,
quest’è l’immagine, cantate da Violetta rispettivamente nella scena iV e nella scena ultima
dell’atto iii dalla Traviata di G. Verdi, su libretto di F.M. Piave, e dall’aria Un bel dì ve-
dremo, cantata da Butterfly nella scena i dell’atto ii della Madama Butterfly di G. Puccini,
su libretto di G. Giacosa-l. illica.
64
Farinotti, 7 Km cit., cap. 24, 165.

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Altrettanto apprezzabili appaiono non solo l’uso della steadycam, che ac-
compagna Gesù ed Alessandro nei cunicoli delle grotte lungo la via per
Emmaus, rendendo a pieno il senso di vertigine di chi si accosta al mi-
stero del divino, e le inquadrature dal basso che esaltano i gesti di Gesù
nel Giordano e la profonda emozione di Alessandro che assiste alla scena,
ma anche la scelta del montaggio alternato sia per rappresentare la via
crucis di Alessandro nel chiedere ad amici e conoscenti ricchi un contri-
buto per salvare la casa di Giordano Bruni, sia per la sequenza finale, in
cui alla voce di Alessandro, che legge la lettera di Sara, si sovrappone
quella della stessa Sara e alle immagini di Sara, intenta a scrivere, si al-
ternano le immagini della visita di Alessandro all’amica malata e le ri-
prese dall’alto della via per Emmaus, connesse tra loro da una serie di
dissolvenze incrociate.

4. Conclusioni

nel romanzo risalta il profilo di un Gesù postmoderno soprattutto


nella misura in cui l’etica cristiana della non-violenza è costitutiva del pen-
siero debole 65, come dimostra sia la mitezza con cui presenta le ragioni
della propria missione, che restano tuttavia mal definite, salvo per la so-
stanziale insofferenza per certe rigidità della morale cattolica 66, sia l’at-
teggiamento sempre pacato nei confronti delle curiosità, delle paure e
degli stessi moti d’ira del suo interlocutore, quasi egli fosse non il Messia,
ma una sorta di terapeuta alle prese con un bambino nevrotico dei giorni
nostri. Ma tale profilo contrasta decisamente con «la rassicurazione
‘estrema’, di tipo magico» 67, che si manifesta nella girandola di miracoli
che compie di sua spontanea volontà o sollecitato da un Alessandro Forte,
che appare in tutta la vicenda troppo spesso ansioso, oserei dire consu-
misticamente ansioso, di ottenere segni tangibili della presenza divina.
Alessandro, odierno discepolo di Emmaus, non è per nulla ignaro del-

65
Cfr. G. Vattimo, Credere di credere, Milano 1996, 37: «[...] l’eredità cristiana che ri-
torna nel pensiero debole è anche e soprattutto eredità del precetto cristiano della carità
e del suo rifiuto della violenza». A tal proposito cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 38, 276:
«’Quando ero qui, l’altra volta, c’erano gli Zeloti. Era gente aggressiva. Erano terroristi.
Volevano abbattere i romani in quel modo. Mi contattarono. Ma non aderii. Avevo un’al-
tra politica. Pochi secoli dopo Roma era cristiana. A modo mio’».
66
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 17: «Sono qui. Sono tornato. Anche per correggere
qualche errore».
67
Cfr. G. Fornero, Postmoderno e filosofia, in Storia della filosofia 4/2, fondata da n. Ab-
bagnano, torino 1994, 419.

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l’occasione di colloquio col divino che gli viene offerta, anzi ne è fin troppo
ghiotto e, accanto a domande e riflessioni profonde, non gli risparmia que-
siti e rimproveri imbarazzanti e banali al tempo stesso, si pensi a quelli
sulla «fine del mondo, le madonne che piangono, il sangue di san Gen-
naro, le stigmate» 68. Ma ciò che veramente interessa nel personaggio di
Alessandro è la capacità di rappresentare al vivo le inquietudini, etica-
mente fondate, ma poco inclini al misticismo di tanti cristiani dubbiosi del
nostro tempo.
Di tale immersione nel presente ancor più delle vicende narrate è rivela-
tore il lessico. Parole come copy, cast, location 69, per esempio, mostrano una
certa civetteria nel riprodurre linguaggi settoriali (in particolare quello della
pubblicità e quello cinematografico). inoltre il registro colloquiale predo-
minante, anche al di là di certe intemperanze verbali di Alessandro, pro-
duce esiti che costituiscono una vera e propria sfida all’immaginario
cristiano, formatosi sulla nuda e potente semplicità del dettato evangelico.
il Gesù di Farinotti arriva a dire ad Alessandro: «Che fai, mi sfotti?» 70, come
uno qualsiasi di noi potrebbe dirlo ad un amico che gli abbia rivolto un’ar-
guzia.
non meraviglia, quindi, il carattere estremamente elusivo della recen-
sione di Monsignor Ravasi a 7 Km da Gerusalemme, apparsa sul «Sole 24 ore».
Al romanzo recensito, infatti, sono dedicate solo poche righe iniziali e ben
maggiore rilievo assume una informata ed elegante digressione su testi
scritti o filmici dedicati ad apparizioni di Gesù nel nostro tempo, inframez-
zata da riferimenti ancor più dotti e ampi agli episodi evangelici di appari-
zioni del Risorto 71.
Anche se, innovando rispetto al romanzo, ha messo in scena Gesù che
beve una lattina di Coca-Cola 72, il film di Malaponti ha sfidato relativamente

68
Farinotti, 7 Km cit., cap. 38, 277.
69
Cfr. rispettivamente ibidem, capp. 35, 258; 28, 203; 43, 295.
70
Ibidem, cap. 25, 184.
71
Cfr. G. Ravasi, Identificazione di un Risorto, «il Sole 24 ore» 27 marzo 2005: «Ancora
una volta sulla strada che conduce da Gerusalemme a Emmaus, per la precisione a 7 Km
da Gerusalemme, come dice il titolo del romanzo appena edito dalla San Paolo, Cristo
vivo, ’pulito, bello, in ordine’, si presenta all’autore del libro, Pino Farinotti (sì, l’autore
del notissimo Dizionario dei film), ’seduto sul sedile della sua Golf’. l’idea che il Risorto
continui a incrociare uomini e donne per le strade delle nostre città o sui viottoli di cam-
pagna, spesso senza essere riconosciuto, è tutt’altro che rara [...]».
72
Del resto la scena non ha mancato di suscitare scalpore: infatti, prima «la Coca-Cola
italia aveva chiesto, tramite una lettera legale, di eliminare la sequenza in cui Gesù beve
una lattina della bibita più famosa del mondo», impedendo di fatto l’uscita in sala del
film, prevista per venerdì 6 aprile 2007, poi «ha deciso di fare un passo indietro e di non
far tagliare la scena incriminata come richiesto dai suoi legali», permettendone final-
mente l’uscita per venerdì 4 maggio 2007 (cfr. S. Pinchiorri, Posticipata l’uscita di ’7 Km da

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Un odierno discepolo di eMMAUs A colloqUio col divino 435

di meno l’immaginario cristiano: al film mancano, infatti, sia le intempe-


ranze verbali di Alessandro nel cap. 1 sia la vicenda di Cesara, omosessuale
e madre in provetta cara a Gesù, sia le incertezze di Gesù nel rispondere alla
domanda sulla Sindone, che lo portano prima a mentire, poi a rivelare la
vera e inaudita storia del sacro telo. tuttavia l’indifferenza da parte dei cri-
tici impegnati dimostra come anch’esso abbia pagato il prezzo che ogni spar-
ring-partner deve al proprio ruolo.

Gerusalemme’, notizia del 4 aprile 2007 apparsa in http://www.cinemaitaliano.


info/news/00422; id., ’7 Km da Gerusalemme’ in sala il 4 maggio 2007, notizia del 17 aprile
2007 apparsa in http://www.cinemaitaliano.info/news/00461).

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