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2012, 419-435
1. Premessa
«lo sparring-partner
ha il compito
di impegnare
il campione sul ring
costringerlo a un duro esercizio;
in casi eccezionali
può accadere
che lo sparring-partner
atterri il campione
… in casi eccezionali»
(hemingway. Se non lo ha scritto lo ha certamente pensato) 1.
1
Cfr. P. Farinotti, 7 Km da Gerusalemme, Cinisello Balsamo 20104, 7.
2
Verso la fine del romanzo è lo stesso Gesù a far capire quale sia stato il ruolo del pro-
tagonista cfr. ibidem, cap. 38, 272-273: «E fra i quesiti ce n’era uno decisivo. Direi obbli-
gato. Dovevo apprestare un certo tipo di sorriso. Su quella domanda Alessandro Forte,
l’intelligente, l’’illuminista’, non doveva essere troppo serio. ’Un’ultima curiosità… il
diavolo. Esiste?’ Era evidente che cercava le parole più adatte. Disse: ’Mi hanno dato uno
sparring-partner’. Mi guardò con intenzione».
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stesso Farinotti, autore del romanzo, e a Claudio Malaponti, regista nel 2006
del film omonimo tratto dal romanzo 3. Entrambi, infatti, hanno sfidato la
critica su un terreno quanto mai difficile: quello di raccontare e mettere in
scena non un Gesù storico, ma l’incontro tra Gesù e un uomo del nostro
tempo, che si autodefinisce «un adulto occidentale semilaico e semicredente
part time» 4.
Che per il film la sfida sia stata dura lo dice a chiare lettere lo stesso Fa-
rinotti sia in un’esplicita e polemica risposta alle critiche riservate al film e
al romanzo da Mauro Gervasini 5 sia in una sua recensione-apologia del la-
3
Cfr. 7 Km da Gerusalemme, regia di Claudio Malaponti, tratto dall’omonimo romanzo
di Pino Farinotti – San Paolo Edizioni, con luca Ward (Alessandro Forte), Alessandro
Etrusco (Gesù), Rosalinda Celentano (Sara), Eleonora Brigliadori (Marta Piano), Ema-
nuela Rossi (Ginevra Santi), Alessandra Barzaghi (Martina Marenghi) e con isa Barsizza
(Elvira Marenghi) e la partecipazione straordinaria di Alessandro haber (Angelo Profeti),
sceneggiatura di Claudio Malaponti e Graziano Prota, produttori esecutivi Graziano
Prota e Angelo Seconda, produzione Artika Film Production s.r.l. in collaborazione con
RAi Cinema, Sampaolo Film, orient Group (Syria) Mirjana tomasic, anno di produzione
2006. il film è stato riconosciuto di interesse nazionale culturale per finalità artistiche e
spettacolari ed è stato realizzato con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali, Direzione Generale per il Cinema. Durata: 108 minuti. Formato: 35 mm - 1 : 1,
85. Sonoro: Dolby Digital (cfr. http://www.fmairo.net/areadownload/documenti scari-
cabili/7KmdaGerusalemme.pdf, 1-3 e locandina originale).
4
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 21, 129.
5
M. Gervasini nella sua recensione Ambizioso film di Malaponti sull’eventualità di Cri-
sto in Terra oggi. Boicottato dalla Coca Cola, apparsa il 10 aprile 2007 sul n. 15 del settima-
nale specialistico «Film tV», afferma che «il film di Claudio Malaponti si prende molti
rischi, senza evitare le trappole che forse erano già nel testo di partenza (un romanzo di
Pino Farinotti). Così le simbologie appaiono troppo spiegate e i significati diventano
didascalici. [...] Visivamente ci sono momenti affascinanti, ma la parabola è quanto di
più vicino a una pagina di catechismo ci si potesse aspettare»
(http://www.film.tv.it/film/36851/7-km-da-gerusalemme/recensione/). la risposta di Fa-
rinotti, apparsa col titolo Il romanzo e la critica sul sito Mymovies.it il 12 aprile 2007, sot-
tolinea non senza efficacia: «rimanendo davvero all’essenziale, perché tutto,
letteralmente tutto, il racconto è ‘anticatechismo’, faccio qualche citazione. Va detto che
il protagonista Alessandro, esattamente alla fine di ogni capitolo, mette in dubbio l’esi-
stenza del suo interlocutore. [...] il Gesù, parlando del sistema della Chiesa, dice ’non si
è evoluto, scricchiola, sono qui anche per questo’. Sono decine i pronunciamenti in que-
sto senso. ne racconto solo altri due, decisivi. l’umano chiede al Gesù della sacra sin-
done. il Gesù risponde ambiguamente. Alla fine confessa che quell’immagine non è la
sua, ma del ladrone non pentito. E qui siamo all’opposto del catechismo. nel libro c’è
un episodio non rappresentato nel film. Riguarda Cesara Guidi. È una donna che vive
per la gente, aiuta, si sacrifica, si logora in quel senso. Ed è lesbica. Decide per l’inse-
minazione, a lovanio. ha un bambino e sarà un’ottima mamma. Alessandro dice al
Gesù ’gradisci Cesara, lesbica, madre contro natura...’. il forse (divino) risponde ’ma è
la persona più generosa del mondo, non potevo più ignorarlo’. Davvero poco catechi-
smo. Davvero poca ortodossia. Anzi, una parte della Chiesa si è molto, molto arrab-
biata. Significa che il signor M.G. ha letto il libro... distrattamente»
(http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2058/?pagina=1). tuttavia, piuttosto critico
nei confronti della risposta di Farinotti si dimostra Gabriele Capasso nella sua recen-
sione 7 Km da Gerusalemme che accendono il dibattito, apparsa l’8 maggio 2007 sul sito Ci-
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2. Il romanzo
neblog.it. Capasso, che ammette di non aver letto il libro, sul film concorda pienamente
col giudizio di Gervasini. Per lui, infatti, il lavoro di Malaponti, a parte qualche sequenza
valida, più «si trascina fra le sue parabole e le sue ovvietà [...] più diventa noioso e poco
coraggioso, nonostante le buone intenzioni iniziali»
(http://www.cineblog.it/post/5564/7-km-da-gerusalemme-che-accendono-il-dibattito).
6
il romanzo di Farinotti ha vinto nel 2005 il Premio San Vidal e nel 2006 il Premio
Maria Cristina.
7
Cfr. L’opinione di Pino Farinotti su 7 Km da Gerusalemme, venerdì 16 novembre 2007,
in http://www.mymovies.it/cinemanews/2007/2723.
8
lo stesso protagonista dichiara di voler iniziare la narrazione in medias res, secondo
il noto precetto oraziano (cfr. hor., ars 146-149 [ed. E.C. Wickham-h.W. Garrod, oxonii
19012, 258]: nec reditum Diomedis ab interitu Meleagri, / nec gemino bellum Troianum orditur
ab ovo: / semper ad eventum festinat et in medias res / non secus ac notas auditorem rapit, [...]),
anche se cerca di dissimulare la citazione dotta con un generico richiamo alla sua for-
mazione di pubblicitario; cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 10: «intendo entrare immedia-
tamente nel cuore della vicenda, nel suo momento centrale. [...] lo faccio per alcune
ragioni. la prima è la mia impazienza. [...] Un’altra è la comunicazione in medias res ov-
vero polverone iniziale. È più efficace. lo so per professione, perché sono un pubblici-
tario».
9
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 9.
10
Alessandro Forte arriva a dire al suo divino interlocutore: «E sta’ tranquillo, te le farò
le domande, tutto ti chiederò, ti metterò in croce [...]», anche se gli concede una zona
franca, poiché Gesù lo ha avvertito di non poter rispondere a tutto (ibidem, 18-19 [18]).
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11
Ibidem, cap. 2, 22.
12
Ibidem, cap. 8, 46-47.
13
Ibidem, cap. 2, 22-23 (23).
14
Ibidem, cap. 2, 24-27.
15
Ibidem, cap. 7, 42-45 (45).
16
Ibidem, cap. 4, 31-34 (31).
17
Ibidem, cap. 12, 62-64.
18
Ibidem, cap. 5, 35-38.
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19
Ibidem, cap. 6, 39-41.
20
Ibidem, cap. 10, 53-54; cap. 11, 57-59.
21
Ibidem, cap. 9, 48-52.
22
Ibidem, cap. 10, 54-56.
23
Ibidem, cap. 12, 61-62; 64-65 (61): «A casa aprii la busta e trassi il libro. Rimasi per-
plesso e incredulo. non avevo in mano il romanzo di Clancy, ma un altro: Qumran. Mi
domandai cosa fosse successo. trovai una spiegazione nel colore delle copertine: in en-
trambe prevaleva il rosso e potevano vagamente assomigliarsi. Mi diedi dell’imbecille.
Comunque non resistetti alla curiosità per l’incipit. Aprii e lessi: ’Sono nato nell’anno
1967 dell’era cristiana, ma la mia memoria ha cinquemila anni’». il libro in edizione ita-
liana di tom Clancy, noto autore di techno-thrillers, potrebbe essere La grande fuga del-
l’Ottobre rosso del 1988, Uragano rosso del 1989, Il cardinale del Cremlino del 1992, Pericolo
imminente del 1993, Potere esecutivo del 1999, Nome in codice Red Rabbit del 2003, oppure I
denti della tigre del 2004, tutti editi nella BUR e tutti con copertine il cui colore prevalente
risulta essere il rosso. il titolo Qumran si riferisce all’omonimo romanzo di E. Abécassis,
pubblicato per la prima volta in francese dalle Editions Ramsay a Parigi nel 1996. A giu-
dicare dal colore della copertina, il libro acquistato per sbaglio da Alessandro Forte, tra
le varie edizioni in lingua italiana, potrebbe essere E. Abécassis, Qumran, trad. it. di M.
Caviglione, Milano 1997. tuttavia la citazione da Qumran non riguarda propriamente
l’incipit, ma l’inizio del secondo capitolo del Prologo.
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tanta felicità gli oggetti più preziosi per valore affettivo della sua famiglia e,
in alternativa, la sua stessa vita 24.
nel cap. 15, a passeggio per Gerusalemme, varcata la Porta di Damasco,
il protagonista incontra un italiano, dal nome chiaramente evocativo di An-
gelo Profeti, che, arrivato da turista, vive ormai da tre anni in città e sembra
aver ritrovato se stesso. insieme con lui Alessandro raggiunge la tomba del
Giardino, presso la collina che il generale Gordon identificava col Golgota 25,
e di lì scorge la pista che porta ad Emmaus e decide di seguirla.
nel cap. 16 la scena torna, finalmente, nella camera d’albergo di Alessan-
dro che può vedere e toccare la madre, che gli è apparsa com’era prima della
malattia, ma riesce a parlare con lei come in un sogno, perché la donna, tutta
presa da ricordi insignificanti, non risponde alle sue domande e lo lascia più
disperato di prima 26. Sicché l’indomani, raggiunta la grotta della precedente
conversazione, Alessandro, deluso dal miracolo e ancor più dalle parole di
Gesù sulle troppe aspettative riposte in quel miracolo, sui diversi standard
fra aldilà e mondo dei vivi, sulla diversa interpretazione dell’aggettivo «ve-
rosimile», investe il suo interlocutore divino con una violenza verbale che
non si ferma né davanti al turpiloquio né davanti alla bestemmia 27. Gesù,
24
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 14, 70-79.
25
Sulla tomba del Giardino cfr. A. Millard, Archeologia e vangeli, trad. it. di G. Ma-
riani, ed. it. a cura di G. Ravasi, Cinisello Balsamo 1992 (ed. orig. oxford 1990), 126-127:
nel 1883 visitò Gerusalemme il generale Charles Gordon, che leggeva l’Antico testa-
mento alla luce del nuovo testamento, come se le profezie dell’antico israele prefigu-
rassero la vita e l’opera di Cristo. Egli identificò una piccola altura a nord delle mura
turche di Gerusalemme, «dove due grotte a strapiombo di fronte alla città facevano pen-
sare alle occhiaie di un cranio», con il Golgota, pensando che in quel luogo, a nord del-
l’altare (in base a lv 1, 11), si uccidessero gli animali per i sacrifici nel tempio e che,
quindi, proprio quello fosse «il luogo adatto per ‘immolare’ Gesù, ‘Agnello di Dio’». le
sue riflessioni, pubblicate postume nel 1885, rafforzarono l’idea che una tomba scavata
nella roccia ai piedi dell’altura, ormai nota come Calvario di Gordon, potesse essere stata
il vero sepolcro di Gesù, secondo un’ipotesi formulata quarant’anni prima della sua vi-
sita. la vicinanza al Calvario di Gordon, la posizione fuori delle mura urbane ma molto
vicino ad esse, la preferenza accordata dai protestanti europei, che alle atmosfere orien-
tali della chiesa del Santo Sepolcro preferivano la semplicità di questa tomba col suo
giardino ben curato, hanno a lungo contribuito alla sopravvivenza di questa ipotesi.
«tuttavia mancano vere prove a favore della tomba del Giardino. l’idea del generale
Gordon che l’altura fosse il luogo dell’uccisione delle vittime destinate ai sacrifici del
tempio non è sostenuta da nessun fatto storico o geografico». Egli stesso definì la propria
teoria ‘fantasiosa’. inoltre «le tombe del i secolo erano […] lavorate con uno scalpello
dentato che lasciava nella pietra fasci di piccole righe parallele, nessuna delle quali si
vede sulle pareti della tomba del Giardino. la conclusione è inevitabile: la tomba del
Giardino non è del i secolo» e «non fu la tomba di Gesù».
26
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 16, 84-86.
27
Ibidem, 88: «Allora mi alterai. ’Ah sì? troppo comodo. troppo comodo per te. Do-
vresti farlo funzionare quell’aggettivo invece. E non crederò mai, perdio, che mia madre,
anche nel più bel posto dell’altro mondo, possa essere felice senza suo marito vicino.
Standard o non standard del cazzo. non ci credo. Anche se me lo giura Dio in persona’».
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però, gli risponde con la medesima dolcezza e remissività del primo collo-
quio e riesce a convincerlo che le anime del Paradiso sostituiscono adegua-
tamente anche i ricordi più sacri e gelosi della loro vita passata.
la seconda macrosequenza, che abbraccia i capp. 17-38, è costituita da
sette racconti che, a mo’ di exempla, illustrano vicende e persone importanti
del passato umano e professionale del protagonista e insieme rappresen-
tano i motivi per cui Gesù ha scelto proprio Alessandro per rivelarsi 28. in
tutti gli exempla il protagonista appare a pieno un uomo, o meglio un pub-
blicitario del nostro tempo, ma conserva un fondo di onestà morale che, pur
non impedendogli di sbagliare, ne riscatta sempre la figura. insomma Ales-
sandro sa pagare di persona, come quando frena l’inarrestabile ascesa del-
l’ignorantissima e pericolosissima Ginevra Santi, presentatrice e opinion
maker televisiva, a cui dovrebbe fare da Pigmalione 29; o quando scommette
e perde volontariamente il suo compenso col politico Sante tommasi, per cui
sta curando la campagna elettorale, ma delle cui qualità morali dubita for-
temente 30; o quando rinuncia a un film pubblicitario sui murales della pri-
mula rossa dei graffitari, il giovane e iconoclasta Vilio, per impedirgli di
deturpare le porte del Duomo di Milano 31. Alessandro è, a volte, cieco nelle
sue antipatie, come nel caso del giornalista luca Bobbiesi 32, ma è anche ge-
neroso e donchisciottesco nel tentare invano di reperire fondi, per evitare lo
sfratto dell’amico Giordano Bruni 33; sensibile e disponibile nei suoi rapporti
con la vecchia amica Cesara Guidi, omosessuale ripudiata dalla famiglia,
che si batte per cause umanitarie e finisce col diventare madre grazie alla
fecondazione assistita 34; o ancora amico fedele e discreto dell’ingegner Ce-
sare Piano, che vive con profonda dignità morale la terribile malattia della
moglie Marta, un tempo donna di grande fascino 35.
Anche nella seconda macrosequenza gli incontri con Gesù fanno da cor-
nice e insieme da commento alle esperienze di vita del protagonista, tanto
che ad ogni capitolo che narra un exemplum fa seguito un capitolo in cui i due
interlocutori riflettono sull’accaduto. Alla luce di tali riflessioni e guidato
28
Ibidem, 91: «’Mi hai accusato di essere astratto e dunque torno agli esempi, come
l’altra volta. Gli esempi sono efficaci. Vogliamo parlare di gente?’. ’Di gente?’. ’Gente
tua. Scelte e rapporti tuoi. Così capirai perché Alessandro Forte’. ’Come faccio a dire di
no? Comincia’».
29
Ibidem, cap. 24, 161-180.
30
Ibidem, cap. 33, 237-254.
31
Ibidem, cap. 22, 136-158.
32
Ibidem, cap. 17, 93-98.
33
Ibidem, cap. 19, 102-125.
34
Ibidem, cap. 26, 185-198.
35
Ibidem, cap. 31, 219-234.
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36
Ibidem, capp. 26-27, 197-199.
37
Ibidem, cap. 32, 235-236.
38
Ibidem, cap. 21, 133-134: «Gesù mi precedette. Scendeva verso il fiume e io lo se-
guivo. il Giordano scorreva fra sabbia e scogli, lento e lontano da ogni mitologia. Arri-
vammo alla riva. Gesù guardò intorno. Poi si chinò e tolse i sandali. Entrò nell’acqua.
Fece tre lenti passi. l’acqua gli arrivò al ginocchio bagnando la veste. io assistevo dalla
sponda. Si chinò e raccolse l’acqua nel cavo della mano. non so se quello fu il momento
di maggior commozione per me. Dico che mi presi una cotta per lui. Circoscritta con fa-
tica a quei minuti, ma certamente una cotta. Era eccesso di sentimento, e voglio raccon-
tare l’eccesso di sentimento. Fu allora che piansi. Cosa c’era in quel fiume? Cosa c’era
davanti a me? io non bastavo a tutto questo. Per cuore e per cultura non bastavo. Ma ero
lì e cercavo di capire e di sentire».
39
Ibidem, cap. 23, 159-160.
40
Ibidem, cap. 28, 200-204 (202): «’È qui che Gesù entrò e si mise a insegnare’. Annuii
mostrandomi interessato. Continuò: ’Cafarnao gli era congeniale. Prima di tutto vi co-
nobbe Pietro. È qui che guarì tutta quella gente… il lebbroso, il servo del centurione, l’os-
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sesso, la suocera di Pietro, il paralitico e la figlia di Giairo, e l’uomo dalla mano secca’.
Per il primo incontro con Pietro, che i Sinottici non ambientano a Cafarnao, ma propria-
mente sul lago di tiberiade, e il Quarto Vangelo colloca presso Betania cfr. Mt 4, 18; Mc
16, 20; lc 5, 1-11; Jo 1, 35-42; per la guarigione del lebbroso cfr. Mt 8, 1-4; Mc 1, 40-45; lc
5, 12-16; per la guarigione del servo del centurione cfr. Mt 8, 5-13; lc 7, 1-10; per la gua-
rigione dell’ossesso cfr. Mc 1, 21-28; lc 4, 31-37; per la guarigione della suocera di Pietro
cfr. Mt 8, 14-15; Mc 1, 29-31; lc 4, 38-39; per la guarigione del paralitico cfr. Mt 9, 1-8; Mc
2, 1-12; lc 5, 17-26; per la risurrezione della figlia di Giairo cfr. Mt 9, 18-26; Mc 5, 21-43;
lc 8, 40-56; per la guarigione dell’uomo dalla mano inaridita, che avviene proprio nella
sinagoga di Cafarnao cfr. Mt 12, 9-14; Mc 3, 1-6; lc 6, 6-11.
41
Cfr. lc 24, 13-35: «Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per
un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversa-
vano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù
in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di ricono-
scerlo. Ed egli disse loro: ’Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il
cammino?’. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: ’tu solo
sei così forestiero a Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?’.
Domandò: ’Che cosa?’. Gli risposero: ’tutto ciò che riguarda Gesù nazareno, che fu pro-
feta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacer-
doti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno
crocifisso. noi speravamo che fosse lui a liberare israele; con tutto ciò son passati tre
giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno
sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a
dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni
dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non
l’hanno visto’. Ed egli disse loro: ’Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei pro-
feti! non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella gloria?’.
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si rife-
riva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: ’Resta con noi perché si fa sera e il giorno già
volge al declino’. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il
pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: ’non ci ardeva
forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava
le Scritture?’. E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono
riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: ’Davvero il Signore è ri-
sorto ed è apparso a Simone’. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane». Un semplice cenno si trova anche in Mc
16, 12-13: «Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino
verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro
vollero credere». Per tutte le citazioni bibliche cfr. La Bibbia di Gerusalemme, Bologna
199614.
42
Del resto Alessandro Forte, all’inizio del romanzo, aveva confessato: «nella mia vita
normale, Emmaus significava soltanto la cena di Gesù in un dipinto del Caravaggio»
(Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 10). il protagonista milanese dovrebbe riferirsi alla Cena in Em-
maus dipinta da Caravaggio nel 1606, già documentata nel 1624 nella collezione Patrizi
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di Roma e ora alla Pinacoteca di Brera, piuttosto che alla Cena in Emmaus realizzata nel
1602 per Ciriaco Mattei, ora alla national Gallery di londra (cfr. G. Vergani, Caravaggio.
Gli ultimi anni, in La Storia dell’arte 10: Il tardo Cinquecento, Milano 2006, 713-733 [714-715]).
43
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 29, 209: «’[...] la storia di Emmaus te l’hanno raccon-
tata da bambino ed è rimasta lì fino al momento di riportarla in superficie’. ’Può darsi,
in effetti è una storia magnifica. C’è tutto: mistero, thriller, passione, avventura, l’eroe,
colpo di scena, atmosfera...; il tramonto, la cena con le luci soffuse, i gesti rivelatori, il go-
tico, il mito del ritorno, la favola. Pochi scrittori avrebbero potuto inventarla, forse nes-
suno...’».
44
Ibidem, cap. 30, 211-218. Si tratta evidentemente di un’innovazione di Farinotti ri-
spetto all’ipotesto biblico: infatti, se di Clèopa / Clèofa si conosce il nome e, secondo la
testimonianza di Eusebio di Cesarea, si suppone fosse il fratello di Giuseppe, il padre
putativo di Gesù, del discepolo il cui nome non è stato tramandato dal Vangelo di luca
non si sa nulla di certo. «Sembra [...] troppo azzardata» anche «l’ipotesi che il secondo di-
scepolo» fosse quel Simeone, figlio del primo discepolo, cioè di Cleofa, destinato a gui-
dare «dopo Giacomo, il fratello del Signore, la comunità di Gerusalemme», secondo
quanto riferisce lo stesso Eusebio, citando Egesippo (cfr. Eus., hist. eccl. 3, 11; 3, 32, 1 [SC
31, 118. 143]; J. Ernst, Il Vangelo secondo Luca 2, trad. it. di M. Dequal-G. Scandiani, Bre-
scia 1985 [ed. orig. Regensburg 1977], 921).
45
Farinotti, 7 Km cit., cap. 35, 257-261 (258).
46
Ibidem, 260. Per l’ascensione di Gesù, cfr. i racconti di Mc 16, 19: «il Signore Gesù,
dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio»; lc 24, 50-53:
«Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva,
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Monte degli Ulivi Alessandro, ferito a morte durante un attentato, viene ri-
chiamato alla vita da Gesù, come lui stesso riesce a ricostruire solo il giorno
dopo in albergo 47. nel corso dell’ultima conversazione al Getsemani, Gesù
fa un’altra sconvolgente rivelazione ad Alessandro, confessandogli di aver
mentito nel loro primo incontro alla domanda sulla Sindone, perché il len-
zuolo non conserva la sua immagine, ma quella del ladrone non pentito.
Prima di congedarsi Alessandro chiede a Gesù di salvare l’amica Sara, ma-
lata terminale, di riportare in vita la cagnetta Viola e di spezzare il pane per
lui. Gesù rinnova il gesto eucaristico, ma sottolinea l’impossibilità di com-
piere i due miracoli richiesti, inoltre affida ad Alessandro «tre incarichi: due
messaggi e una consegna» per quando tornerà a Milano 48.
si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Ge-
rusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio»; Act 1, 6-12:
«Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: ’Signore, è questo il tempo in cui ri-
costituirai il regno di israele?’. Ma egli rispose: ’non spetta a voi conoscere i tempi e i mo-
menti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino agli estremi confini della terra’. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e
una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli
se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: ’Uomini
di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto al
cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’. Allora ri-
tornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme
quanto il cammino permesso in un sabato» e i brevi cenni di Jo 6, 62; 20, 17, di Eph 4, 8-
10 e di 1 tm 3, 16 che non forniscono alcun riferimento spaziale. il luogo dell’ascensione
è stato generalmente ritenuto il Monte degli Ulivi e il problema relativo alle versioni di-
scordanti di luca e Atti è stato risolto considerando che nell’«indicazione di luogo ‘Be-
tania’ [...] rivive forse il ricordo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme verso la sua
passione, quando entrambi i nomi erano riportati l’uno dopo l’altro (19, 29)» (Ernst, Il
Vangelo cit., 941) o considerando che «con l’espressione ‘verso Betania’ s’intende la zona
attorno al monte degli olivi, nei pressi di Gerusalemme (cf. 19, 28s.; Atti, 1, 12). Di lì Gesù
era partito per fare il suo ingresso in città come Re Messia (19, 28-39)» (A. Stöger, Vangelo
secondo Luca 2, trad. it. di C. Vivaldelli, Roma 19683 [ed. orig. Düsseldorf 1966], 342). la
domanda di Alessandro Forte si giustifica probabilmente col fatto che nella liturgia della
festa dell’Ascensione, dopo Act 1, 1-11 e Eph 1, 17-23, viene letto Mt 28, 16-20: «Gli un-
dici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicina-
tosi, disse loro: ’Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammae-
strate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo’». nel Vangelo di Matteo il luogo dell’avvenimento è un
monte della Galilea, forse perché la «Galilea è lontana da Gerusalemme, è il territorio ri-
volto verso i pagani» e con «la Galilea si vuole anche garantire l’identità del Risorto col
Gesù terreno» (J. Gnilka, Il vangelo di Matteo 2, trad. it. di V. Gatti, Brescia 1991 [ed. orig.
Freiburg im Breisgau 1988], 737).
47
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., capp. 36-37, 262-266.
48
Ibidem, cap. 38, 267-277. Per la rivelazione sulla Sindone in particolare cfr. 274-275:
«Disse: ’ti racconto com’è andata... ero morto e mi tirarono giù dalla croce, più o meno
come è stato raccontato. C’erano soldati, donne, civili, la tempesta, c’era mia madre. tutti
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che mi toccavano, le guardie che urlavano. C’era una grande violenza generale. in mezzo
a tutto questo un uomo, un greco, cercava di farsi largo verso di me. Spintonato da ogni
parte, dopo esser caduto a terra un paio di volte, mi arrivò sopra. Estrasse dalla sua veste
una stoffa bianca e cercò di appoggiarla sul mio volto. Venne aggredito da tutti... donne,
soldati e letteralmente gettato lontano. Ma non si arrese. Si rialzò, guardò dall’altra parte,
vide una croce e, a terra, un uomo nudo, ignorato da tutti. il greco si spostò da quella
parte, arrivò all’uomo, lo compose mettendogli le mani sul pube, poi lo coprì con la
stoffa, premette con le mani, si guardò intorno e si allontanò’. Ero più divertito che scon-
volto. ’Così tu hai permesso che un impostore divulgasse una balla come quella?’. ’il
greco non raccontava male quella storia’. ’E hai permesso che un delinquente ti rappre-
sentasse, un ladrone, quello pentito, spero...’. ’no, era l’altro...’».
49
Ibidem, cap. 39, 278-280.
50
Ibidem, cap. 40, 281-282.
51
Ibidem, cap. 42, 285-291.
52
Ibidem, cap. 43, 292-295.
53
Ibidem, cap. 44, 297-300.
54
Ibidem, cap. 45, 301-303.
55
Ibidem, cap. 46, 305-306.
56
Ibidem, capp. 41, 283-284; 47, 308.
57
Ibidem, cap. 47, 309-310.
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Un odierno discepolo di eMMAUs A colloqUio col divino 431
3. Il film
58
Si tratta propriamente di un narratore interno con focalizzazione interna fissa, per-
ché il punto di vista adottato è sempre quello del narratore interno.
59
tuttavia, la sceneggiatura è firmata solo da C. Malaponti e G. Prota.
60
oltre all’intervista citata fanno parte dei contenuti speciali: note di regia; trailer e
Backstage; testimonianze.
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61
Propriamente nelle zone di Palmira, Maaloula, Damasco e Aleppo (cfr.
http://www.fmairo.net/areadownload/documentiscaricabili/7KmdaGerusalemme.pdf,
cit. 7).
62
Cfr. le già citate note di regia del DVD. la fotografia è stata curata da Alessandro
Pesci e Mauro Marchetti.
63
in realtà la colonna sonora è costituita da brani di Pivio (nome d’arte di Roberto Pi-
schiutta) e Aldo De Scalzi (Tecnotorino [incipit], Passione sul monte, Di nuovo qui [orchestral
version], Di nuovo qui [piano version], Accettando il fatto, Apparenza dignitosa, Tecnotorino
[l’incidente]), in parte firmati con il marchio trancendental da loro fondato nel 1995 (Il
ritorno della luce, Armatevi, I giardini dell’Eden, L’ultimo sguardo, Il bene e l’opposto, L’occhio
dell’anima, I giardini dell’Eden [Buddah and Caravans], Verso Gerusalemme), da un brano del
gruppo Agricantus (Amatevi) e, infine, dalle arie Addio del passato bei sogni ridenti e Prendi,
quest’è l’immagine, cantate da Violetta rispettivamente nella scena iV e nella scena ultima
dell’atto iii dalla Traviata di G. Verdi, su libretto di F.M. Piave, e dall’aria Un bel dì ve-
dremo, cantata da Butterfly nella scena i dell’atto ii della Madama Butterfly di G. Puccini,
su libretto di G. Giacosa-l. illica.
64
Farinotti, 7 Km cit., cap. 24, 165.
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Un odierno discepolo di eMMAUs A colloqUio col divino 433
Altrettanto apprezzabili appaiono non solo l’uso della steadycam, che ac-
compagna Gesù ed Alessandro nei cunicoli delle grotte lungo la via per
Emmaus, rendendo a pieno il senso di vertigine di chi si accosta al mi-
stero del divino, e le inquadrature dal basso che esaltano i gesti di Gesù
nel Giordano e la profonda emozione di Alessandro che assiste alla scena,
ma anche la scelta del montaggio alternato sia per rappresentare la via
crucis di Alessandro nel chiedere ad amici e conoscenti ricchi un contri-
buto per salvare la casa di Giordano Bruni, sia per la sequenza finale, in
cui alla voce di Alessandro, che legge la lettera di Sara, si sovrappone
quella della stessa Sara e alle immagini di Sara, intenta a scrivere, si al-
ternano le immagini della visita di Alessandro all’amica malata e le ri-
prese dall’alto della via per Emmaus, connesse tra loro da una serie di
dissolvenze incrociate.
4. Conclusioni
65
Cfr. G. Vattimo, Credere di credere, Milano 1996, 37: «[...] l’eredità cristiana che ri-
torna nel pensiero debole è anche e soprattutto eredità del precetto cristiano della carità
e del suo rifiuto della violenza». A tal proposito cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 38, 276:
«’Quando ero qui, l’altra volta, c’erano gli Zeloti. Era gente aggressiva. Erano terroristi.
Volevano abbattere i romani in quel modo. Mi contattarono. Ma non aderii. Avevo un’al-
tra politica. Pochi secoli dopo Roma era cristiana. A modo mio’».
66
Cfr. Farinotti, 7 Km cit., cap. 1, 17: «Sono qui. Sono tornato. Anche per correggere
qualche errore».
67
Cfr. G. Fornero, Postmoderno e filosofia, in Storia della filosofia 4/2, fondata da n. Ab-
bagnano, torino 1994, 419.
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l’occasione di colloquio col divino che gli viene offerta, anzi ne è fin troppo
ghiotto e, accanto a domande e riflessioni profonde, non gli risparmia que-
siti e rimproveri imbarazzanti e banali al tempo stesso, si pensi a quelli
sulla «fine del mondo, le madonne che piangono, il sangue di san Gen-
naro, le stigmate» 68. Ma ciò che veramente interessa nel personaggio di
Alessandro è la capacità di rappresentare al vivo le inquietudini, etica-
mente fondate, ma poco inclini al misticismo di tanti cristiani dubbiosi del
nostro tempo.
Di tale immersione nel presente ancor più delle vicende narrate è rivela-
tore il lessico. Parole come copy, cast, location 69, per esempio, mostrano una
certa civetteria nel riprodurre linguaggi settoriali (in particolare quello della
pubblicità e quello cinematografico). inoltre il registro colloquiale predo-
minante, anche al di là di certe intemperanze verbali di Alessandro, pro-
duce esiti che costituiscono una vera e propria sfida all’immaginario
cristiano, formatosi sulla nuda e potente semplicità del dettato evangelico.
il Gesù di Farinotti arriva a dire ad Alessandro: «Che fai, mi sfotti?» 70, come
uno qualsiasi di noi potrebbe dirlo ad un amico che gli abbia rivolto un’ar-
guzia.
non meraviglia, quindi, il carattere estremamente elusivo della recen-
sione di Monsignor Ravasi a 7 Km da Gerusalemme, apparsa sul «Sole 24 ore».
Al romanzo recensito, infatti, sono dedicate solo poche righe iniziali e ben
maggiore rilievo assume una informata ed elegante digressione su testi
scritti o filmici dedicati ad apparizioni di Gesù nel nostro tempo, inframez-
zata da riferimenti ancor più dotti e ampi agli episodi evangelici di appari-
zioni del Risorto 71.
Anche se, innovando rispetto al romanzo, ha messo in scena Gesù che
beve una lattina di Coca-Cola 72, il film di Malaponti ha sfidato relativamente
68
Farinotti, 7 Km cit., cap. 38, 277.
69
Cfr. rispettivamente ibidem, capp. 35, 258; 28, 203; 43, 295.
70
Ibidem, cap. 25, 184.
71
Cfr. G. Ravasi, Identificazione di un Risorto, «il Sole 24 ore» 27 marzo 2005: «Ancora
una volta sulla strada che conduce da Gerusalemme a Emmaus, per la precisione a 7 Km
da Gerusalemme, come dice il titolo del romanzo appena edito dalla San Paolo, Cristo
vivo, ’pulito, bello, in ordine’, si presenta all’autore del libro, Pino Farinotti (sì, l’autore
del notissimo Dizionario dei film), ’seduto sul sedile della sua Golf’. l’idea che il Risorto
continui a incrociare uomini e donne per le strade delle nostre città o sui viottoli di cam-
pagna, spesso senza essere riconosciuto, è tutt’altro che rara [...]».
72
Del resto la scena non ha mancato di suscitare scalpore: infatti, prima «la Coca-Cola
italia aveva chiesto, tramite una lettera legale, di eliminare la sequenza in cui Gesù beve
una lattina della bibita più famosa del mondo», impedendo di fatto l’uscita in sala del
film, prevista per venerdì 6 aprile 2007, poi «ha deciso di fare un passo indietro e di non
far tagliare la scena incriminata come richiesto dai suoi legali», permettendone final-
mente l’uscita per venerdì 4 maggio 2007 (cfr. S. Pinchiorri, Posticipata l’uscita di ’7 Km da
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