Sei sulla pagina 1di 36

DOMANDE FRANCHI FISIOLOGIA

CICLO CARDIACO

Solitamente quando si parla di ciclo cardiaco si tende a dividerlo in due fasi: sistole ,che corrisponde alla
contrazione dei ventricoli e diastole che corrisponde al loro rilassamento. Innanzi tutto , prima della sistole
ventricolare abbiamo una sistole atriale,anche gli atri si contraggono. Dobbiamo considerare che la sistole
ventricolare puo’ essere divisa in due fasi, una isometrica e l’altra isotonica. La differenza è il tipo di
contrazione del mio cardio . Se nella sistole isometrica il miocardio si contrae ma il volume di sangue
contenuto nel ventricolo non cambia , nella isotonica invece c’è una riduzione del volume di sangue
ventricolare conseguente alla contrazione. Esiste addirittura uuna divisione all’interno della sistole
ventricolare isotonica che presenta da prima una fase lenta,e in seguito una fase rapida. Anche la diastole
puo’ essere divisa in una fase isometrica e in una fase isotonica,e ovviamente la fase isotonica potra essere
a sua volta divisa in una fase lenta e una fase rapida. Le fasi del ciclo cardiaco quindi sono 7 e vediamo quali
sono le singole fasi che avvengono al loro interno. La situazione che trovia è , il ventricolo si è gia riempito
parzialmente ,capiremo perché l’atrio è pieno ,la valvola è parzialmente aperta , il sangue comincia a
cadere nel ventricolo. Nella sistole atriale l’atrio si contrae e spinge all’interno del ventricolo aprendo la
valvola atrio ventricolare . Questa è la fine della sistole atriale che termina con il rilassamento degli atri che
è quasi immediato.Segue quindi la sistole ventricolare isovolumetrica . nella sistole ventricolare
isovolumetrica vediamo una contrazione della parete del ventricolo che inizia a premere sul sangue
contenuto senza però spingerlo in arteria. La prima cosa che accade è che questa pressione fa salire di
livello il sangue e va a premere sulla valvola atrio ventricolare che quindi viene chiusa. La contrazione del
ventricolo aumenta sempre di piu’ ,ma la pressione non è sufficiente da aprire la valvola semilunare
polmonare perché all’interno dell’arteria vi sono alcuni centilitri di sangue che spingono contro la valvola.
Quando la pressione del ventricola è aumentata ancora di piu’ , avremo l’apertura della valvola e il
passaggio di sangue. Ed è esattamente in quel momento che inizia la sistole ventricolare isotonica nella fase
di eiezione.una volta che il sangue è passato in arteria il contenuto del ventricolo si riduce. Al termine di
questa fase circa il 60% del sangue contenuto nel vetricolo passerà in arteria ,mentre il restante rimarra’
all’interno del ventricolo .Tuttavia prima o poi questa fase finisce ,quindi la forza sviluppata dal ventricolo si
riduce e il peso del sangue contenuto nell’arteria inizierà a gravare sulla valvola semilunare comportando la
sua chiusura. A questo punto comincia la diastole ,cioè il rilasciamento ventricolare . dobbiamo considerare
che durante la diastole il sangue comincia a fluire nell’atrio. La valvola atrio ventricolare pero’ non si apre
perché il ventricolo è ancora parzialmente contratto quindi esercita una certa pressione sul sangue che non
è abbastanza da spingere il sangue nell’arteria ma è abbastanza da tenere chiusa la valvola atrio
ventricolare. Il rilassamento continua ,questa diastole è detta isovolumetrica proprio perché il volume di
sangue contenuto nel ventricolo non cambia ,in quanto il ventricolo non si ricarica di sangue dall’atrio. La
fase successiva è quella della diastole isotonica rapida o riempimento rapido del ventricolo in cui il
rilasciamento delle pareti è diventato talmente spiccato da ridurre la pressione che il sangue esercita
all’interno del ventricolo e permettere alla valvola atrioventricolare di aprirsi . il sangue comincierà a
defluire dagli atri e velocemente riempirà i ventricolo . A questo punto inizia la diastole isotonica lenta ,una
fase di rilasciamento in cui il volume ventricolare aumenta ma in maniera piu’ lenta. Il riempimento di
questa fase come dice il nome stesso è lento. Poi si riprende il tutto d’accapo

CURVA PRESSIONE VOLUME

La fase 1 rappresenta il riempimento ventricolare , quando la valvola mitrale è aperta e la valvola aortica è
chiusa.Il volume ventricolare aumenta da 60 ml a 130 ml , mentre la pressione aumenta solo di poco. La
fase 2 rappresenta la contrazione isovolumetrica con il volume telediastolico invariato. All’inizio della fase 2

1
la pressione ventricolare aumenta e si porta al di sopra della pressione atriale causando la chiusura della
valvola mitrale.La pressione ventricolare continua ad aumentare rapidamente fino a superare la pressione
aortica,momento in cui la valvola aortica si apre dando inizio alla fase 3 o di eiezione ventricolare. Durante
l’eiezione il volume ventricolare diminuisce da 130 ml a 60 ml fino all’inizio della diastole , quando la valvola
aortica si chiude perché la pressione ventricolare diminuisce ancor prima di quella aortica. La fase 4
rappresenta il rilasciamento isovolumetrico del ventricolo con il volume telediastolico invariato. Durante la
fase 4 la pressione diminuisce rapidamente fino a valori appena piu’ bassi di quella atriale e la valvola
mitrale si apre. A questo punto il ciclo ricomincia con la fase 1. La curva pressione volume fornisce
informazioni circa la funzionalità del cuore. Per esempio , la pendenza della fase del riempimento
ventricolare (fase 1) è una misura della compliance del ventricolo sinistro, o della facilità con la quale il
ventricolo si puo’ distendere(aumentare il volume) con una data di variazione di pressione: maggiore è la
pendenza , piu’ grande è la compliance . Il volume telesitolico è una misura della contrattilità ventricolare ;
uno spostamento a sinistra indica un aumento della contrattilità che comporta un aumento del volume di
eiezione , lasciando nel ventricolo un volume piu’ basso alla fine della sistole. Al contrario , uno
spostamento a destra indica un’insufficenza cardiaca.

Pressione ventricolare Fase


sx 70 110

Fase4 fase 2

Fase 1
60 130

Volume ventricolare sx

SOTTO TEMPI DELLA FASE DI RIEMPIMENTO VENTRICOLARE

LA PRESSIONE DELL’ATRIO COME AUMENTA (IN CORRISPONDENZA DELLE ONDE)

La pressione nell’atrio aumenta alla fine della diastole e indica l’inizio della contrazione atriale. Si tratta di
un aumento pressorio lieve e di breve durata ,ed è seguito da una serie di incrementi ugualmente piccoli
che si succedono piu’ volte durante il ciclo cardiaco, ma sono variazioni poco significative per la funzione
cardiaca.

IN CORRISPONDENZA DI UN AUMENTO DELLA FC , QUALI SOTTOTEMPO SI RIDUCE ? (RISP.RIEMPIMENTO


LENTO )

COME SI GENERA IL POTENZIALE D’AZIONE NEL SISTEMA NERVOSO ?

La genesi del potenziale d’azione si basa essenzialmente sulla permeabilità selettiva della membrana a
sodio e potassio e sui gradienti elettrochimici di questi due ioni a cavallo della membrana. Nelle cellule
eccitabili modificazioni della permeabilità della membrana conseguenti all’apertura o alla chiusura di canali
ionici ,possono produrre pot. D’azione . Questi si generano ,quindi ,in risposta a potenziali graduati che
raggiungono il valore soglia. Durante un potenziale d’azione si verifica un ‘ampia e rapida
depolarizzazione ,durante la quale la polarità del potenziale di membrana si inverte e per un breve periodo
diventa positivo ( da -70mV a + 30 mV). Abbiamo 3 fasi:

DEPOLARIZZAZIONE : Pot da -70 mV a + 30 mV (Pc Na + 60) in quanto: + PNa- con aumento ioni Na+
all’interno ,abbiamo aumento del gradiente elettrochimico

RIPOLARIZZAZIONE :Pot da + 30 mV a – 70 mV
2
Quindi avremo in 1 ms avremo – Pna+ , + PK ( + K esterno secondo gradiente) fino al potenziale di riposo

IPERPOLARIZZAZIONE POSTUMA: Pk rimane elevata fino a 15 ms ,quindi potenziale di membrana vicino al


potenziale di equilibrio del K (-94 mV)

FASE DI DEPOLARIZZAZIONE

CONDUTTANZA SODIO

Puo’attraversare la membrana diffondendo secondo gradiente all’interno della cellula. Il suo movimento
trasporta cariche positive all’interno che diviene carico positivamente rispetto all’esterno generando un pot
di membrana positivo. In presenza di tale differenza di potenziale il Na è spinto dentro dalla forza
chimica ,mentre verso l’esterno da quella elettrica che si modifica man mano che gli ioni entrano, fino al
raggiungimento dell’equilibrio (+60 mV) (cariche si respingono)

IL VALORE DEL POTENZIALE DI MEMBRANA A RIPOSO

REFRATTARIETA’ (COME SI GENERA)

Periodo di ridotta eccitabilità della membrana che segue un potenziale d’azione.

2 fasi :

ASSOLUTO: fase di depolarizzazione e ripolarizzazione impossibile secondo potenziale d’azione


indipendentemente dall’intensità dello stimolo poiché :

-condizione autorigenerativa che porta all’apertura massima dei canali sodio ,procede verso la fine

-canali sodio chiusi e incapaci di aprirsi: un secondo pot non puo generarsi finche la maggior parte di canali
del sodio non è tornata alla stadio di riposo .

RELATIVO : segue quello assoluto (5-15 ms); 2° potenziale possibile solo se stimolo + intenso di quello
necessario a raggiungere il valore soglia dovuto principalmente ad aumento PK; canali Na ancora chiusi.

Intensità necessaria fase iniziale > fase finale perche > è il numero di canali Na chiuso> è il numero di canali
K aperti.
Periodi refrattari
Sia durante che immediatamente dopo un potenziale d’azione, la membrana e meno eccitabile rispetto a
quando e a riposo. Questo periodo di ridotta eccitabilita e definito PERIODO REFRATTARIO. Il periodo
refrattario puo essere ASSOLUTO, durante la fase di depolarizzazione e di ripolarizzazione. In questo
periodo nessun potenziale d’azione puo essere generato, neanche in risposta ad un secondo stimolo.
Questo perche durante la fase di depolarizzazione il processo rigenerativo va verso la propria conclusione e
non puo essere influenzato da nessun altro stimolo e poi perche durante l’inizio della fase di
ripolarizzazione gran parte dei cancelli di inattivazione del sodio sono chiusi e non vengono aperti da un
secondo stimolo. Un secondo stimolo puo influenzare i cancelli solo quando la maggior parte sono tornati
alla fase di riposo, ovvero alla fine della ripolarizzazione. Il periodo refrattario puo essere anche RELATIVO,
che segue immediatamente quello assoluto. In questo periodo e possibile generare un secondo potenziale
d’azione, ma solo se lo stimolo e soprasoglia. Questo periodo e causato principalmente all’alta permeabilita
della membrana al potassio, inoltre alcuni cancelli di inattivazione dei canali per il sodio possono essere
ancora chiusi, quindi all’inizio del periodo refrattario relativo servira uno stimolo maggiore che e necessario
nella fase finale del periodo refrattario relativo. I periodi refrattari contribuiscono alla legge del tutto o del
nulla, infatti i potenziali d’azione non possono sommarsi tra di loro come i potenziali graduati a causa del
periodo refrattario assoluto. I periodi refrattari sono importanti anche nella codificazione delle informazioni

3
che arrivano nei potenziali d’azione. Per determinare l’entita di uno stimolo ricevuto (per esempio
l’intensita di un suono) si deve guardare la frequenza di scarica dei potenziali d’azione. Dato che un
potenziale graduato puo durare piu di un potenziale d’azione, i potenziali graduati piu duraturi generano
piu scariche di potenziali d’azione. In relazione all’ampiezza dei potenziali graduati, le scariche dei potenziali
d’azione possono essere piu o meno vicine. Quindi un suono forte genera piu scariche vicine di quello che
genererebbe un potenziale meno forte.

RESPONSABILE DELLA REFRATTARIETA’ ?

QUANDO SI APRONO I CANALI SODIO?

L’azione dei canali voltaggio dipendenti implica l’esistenza nel canale di 2 tipi di porte: cancelli di attivazione
(responsabili dell’apertura ,durante la depolarizzazione) e di inattivazione (responsabili della chiusura
,durante la ripolarizzazione). Per il passaggio devono essere entrambi aperti (si aprono e si chiudono in
risposta a cambiamenti del potenziale di membrana.

Abbiamo 3 tipi di porte:

1 chiuso ma capace di aprirsi :

-porta di inattivazione aperta, attivazione chiusa : necessaria la depolarizzazione per l’apertura.

2 aperto : porte aperte grazie a depolarizzazione, passaggio di Na+ possibile.

3 chiuso e incapace di aprirsi: porta di inattivazione chiusa( fase di ritardo innescata dalla depolarizzazione),
porta di attivazione aperta .

Non puo esserci un secondo potenziale d’azione. Finchè il potenziale di membrana non torna ad un valore
prossimo a quello di riposo-> si torna a 1. E’ un processo rigenerativo: all’inizio si aprono pochi canali con la
depolarizzazine con ingresso di Na+ -> + depolarizzazione ->maggiore apertura e ingresso Na+.

DURATA POTENZIALE D’AZIONE ?

Una SINAPSI ECCITATORIA porta il potenziale della membrana postsinaptica a livelli piu vicini al valore
soglia che determinerebbero un nuovo potenziale d’azione. Questa depolarizzazione e definita POTENZIALE
POSTSINAPTICO ECCITATORIO (PPSE) e puo essere sia una risposta lenta che una risposta veloce. Il PPSE e
un potenziale graduato la cui ampiezza e determinata dal numero di molecole di neurotrasmettitore che si
legano ai recettori. Nel punto di origine (generalmente un dendrite o il corpo cellulare) l’ampiezza e
massima poi va via via decrescendo verso il monticolo assonico.
I PPSE veloci sono determinati dal legame del neurotrasmettitore con il recettore (apre sempre canali
cationici) che, aprendosi, permette agli ioni sodio e potassio di muoversi attraverso la membrana. Il flusso
del sodio verso l’interno e maggiore di quello del potassio verso l’esterno quindi questo produce una
depolarizzazione della membrana. Il PPSE ha una durata che varia da pochi millisecondi fino ad un massimo
di poche centinaia di millisecondi. I PPSE lenti invece possono essere determinati da vari meccanismi, quello
tipico e quello generato dalla chiusura dei canali per il potassio a causa del MESSAGGERO AMP CICLICO.
Quando un neurotrasmettitore si lega ad un recettore attiva la proteina G che a sua volta attiva l’enzima
ADENILATO CICLASI che catalizza la conversione di ATP in AMP ciclico (cAMP). Il cAMP attiva la PROTEIN
CHINASI A che catalizza il trasferimento di un gruppo fosfato al canale per il potassio e ne determina la
chiusura. La chiusura non fa piu fuoriuscire il potassio dalla cellula mentre l’ingresso del sodio non cambia:
questo determina un avvicinamento del potenziale Vm verso il potenziale d’equilibrio del sodio. Il
potenziale Vm tornera ai valori di riposo solo quando il cAMP verra degradato. I PPSE lenti si sviluppano piu
lentamente e durano da qualche secondo a qualche ora.

RIFLESSO BAROCETTIVO/BARORIFLESSO

4
Il riflesso barocettivo
Il riflesso barocettivo e la risposta a feedback negativo che avviene quando i valori della MAP non sono
nella norma. Quando si ha una caduta del volume di sangue, per esempio per una emorragia, il volume
telediastolico diminuisce, quindi fa diminuire il volume di eiezione ventricolare e la gittata cardiaca facendo
diminuire la MAP. La variazione rilevata dai barocettori viene trasmetta tramite potenziali d’azione al
centro di regolazione cardiovascolare che induce una risposta diminuendo l’attivita del parasimpatico e
aumentando quella del simpatico.Le fibre simpatiche dirette al nodo SA fanno aumentare i potenziali
d’azione delle cellule pacemaker aumentando la HR. Le fibre simpatiche dirette al miocardio ventricolare
aumentano la contrattilita cardiaca e il volume di eiezione ventricolare. Aumenta il tono venomotorio che
aumenta il ritorno venoso e quindi il volume di eiezione ventricolare. Aumenta la costrizione ventricolare
aumentando la TPR. Tutto cio contribuisce ad innalzare la MAP. Dopo il riflesso barocettivo, la HR e la TPR
aumentano oltre i livelli di riposo, mentre la MAP resta sotto il valore soglia, questo perche se arrivasse a
valori normali la risposta si interromperebbe nonostante la emorragia non e ancora conclusa e questo
provocherebbe un’altra diminuzione della MAP.La TPR fa alzare la MAP, ma provoca una riduzione di flusso
in determinati organi, non in tutti, infatti nel cuore e nell’encefalo non si sviluppa una maggior resistenza. Il
flusso sanguigno cosi toglie sangue ad alcuni organi (cute e sistema digerente) per portarlo agli organi
essenziali per la sopravvivenza a breve termine. Lo stesso principio viene applicato quando la MAP
aumenta. L’ipertensione si sviluppa lentamente negli anni e i barocettori lentamente si adattano a questo
incremento di MAP, arrivando a considerare come valori normali dei valori di MAP piu elevati. La MAP piu
bassa, o IPOTENSIONE, e piu grave dell’ipertensione, in quanto essa riduce il flusso ematico agli organi e
potrebbe generare anche danni permanenti. Il riflesso barocettivo quando si ha una grave diminuzione di
volume ematico e solo un rimedio rapido, infatti non funziona piu quando la riduzione di sangue e cosi
grande da far si che l’organismo non possa piu compensarlo. Quando si perde una grossa quantita di
sangue il riflesso barocettivo puo divenire un INCONVENIENTE REALE perche esso riduce il flusso sanguigno
alla maggior parte degli organi e questi ultimi possono venir danneggiati sia per la ridotta disponibilita
d’ossigeno e di altre sostanze, sia per le sostanze tossiche prodotte dal metabolismo. Quando questo
avviene pero le variazioni dei metaboliti provoca il rilascio della muscolatura liscia annullando l’effetto
vasocostrittore prodotto dai nervi simpatici. In questo modo pero la MAP scendera ulteriormente e se si
verifica una diminuzione di sangue agli organi vitali si andra incontro allo shock circolatorio che puo portare
alla morte.
Controllo ormonale della pressione arteriosa media
a. ADRENALINA: viene secreta dalla midollare del surrene in seguito ad un forte abbassamento della MAP e
si lega ai recettori β1-adrenergici presenti in grandi quantita nel tessuto cardiaco. Nel nodo SA essa fa
aumentare la frequenza dei potenziali d’azione, inducendo cosi l’aumento della HR; nel miocardio provoca
un aumento della contrattilita, aumentando cosi il SV. In molti vasi l’adrenalina promuove la
vasocostrizione, ma nei muscoli scheletrici e nel cuore promuove la vasodilatazione.
b. VASOPRESSINA: causa vasocostrizione aumentando la TPR e quindi la MAP. La sua secrezione e regolata
anche dal livello di attivita dei barocettori arteriosi.
c. ANGIOTENSINA II: causa vasocostrizione aumentando la TPR e quindi la MAP.
CONTROLLO DELLA PRESSIONE DEL SANGUE DA PARTE DEI RECETTORI DI BASSA
PRESSIONE Questi barocettori sono posti nelle pareti delle grosse vene sistemiche e nelle pareti dell’atrio
dx. Essi sono chiamati anche BAROCETTORI DI VOLUME in quanto agiscono sul versante venoso del circolo
sistemico, che e chiamato serbatoio di volume. Le loro terminazioni rispondono allo stiramento e agiscono
direttamente sul volume del sangue intrecciando la propria attivita con quella dei barocettori arteriosi, dato
che una diminuzione di pressione nelle vene e correlata ad una diminuzione di
pressione nelle arterie.
VOLUME RESIDUO ( 70 ml)

Corrisponde al volume di eiezione ventricolare ossia la differenza tra il volume telediastolico (volume di
sangue contenuto alla fine della diastole e rappresenta il massimo volume ventricolare raggiunto nel ciclo)
e il volume telesistolico (volume di sangue contenuto nel ventricolo ala fine della sistole e rappresenta il
volume minimo raggiunto nel ciclo). Il valore del volume residuo è di 70 ml(130 diast- 60 sisto)

5
TONO MUSCOLARE,COME AVVIENE ,DA COSA E’ GENERATO E COME VIENE REGOLATO

Tono muscolare: Alcune unita motorie rimangono attive anche quando il muscolo e a riposo, ma le
contrazioni non producono forza sufficiente per provocare uno spostamento, servono solo a mantenere il
muscolo in tensione. Questo stato di tensione di un muscolo a riposo e chiamato TONO MUSCOLARE. Le
singole fibre pero non sono stimolate costantemente, ma vengono stimolate a turno.
Riflesso flessorio o di allontanamento
Quando un arto e sottoposto ad uno stimolo dolorifico si ha una retrazione dell’arto
automatica, questo e il riflesso flessorio. Lo stimolo dolorifico e percepito dai NOCICETTORI, da cui i neuroni
afferenti trasmettono lo stimolo al midollo spinale e qui stabiliscono sinapsi eccitatorie con gli
interneuroni che eccitano i neuroni efferenti che innervano i muscoli scheletrici. Attraverso la contrazione si
ha l’allontanamento dell’arto e una volta attivato il riflesso flessorio non si ha la contrazione dei muscoli
antagonisti, per l’inibizione dei motoneuroni degli stessi.
Il riflesso flessorio puo essere controllato dal cervello che attiva interneuroni inibitori del midollo spinale
che inibiscono i neuroni che generano questo riflesso se le influenze inibitorie superano quelle eccitatorie
(per esempio quando si tocca una tazza pregiata di te bollente).
Riflesso estensorio crociato
Questo tipo di riflesso e evocato dal riflesso flessorio e permette di mantenere la posizione. Infatti i neuroni
afferenti dei nocicettori hanno collaterali che innervano i muscoli dell’arto controlaterale, determinando la
loro contrazione: quando un arto si flette per uno stimolo doloroso, l’arto controlaterale si estende per
mantenere la posizione.
Movimenti ritmici: la locomozione
La partenza della locomozione si ha dai comandi delle vie discendenti (che sono volontarie), cosi si attiva la
flessione dei muscoli agonisti (e per riflesso l’inibizione di quelli flessori). Poi si flette un arto e per riflesso si
estende l’altro. I CIRCUITI LOCALI SPINALI sono i generatori centrali di schemi motori, che generano
l’attivita ritmica del movimento.
IL CONTROLLO DEI MOVIMENTI VOLONTARI
Componenti neuronali per l’esecuzione di movimenti volontari fluidi
Per la corretta esecuzione di un movimento volontario occorre l’integrazione di quattro componenti:
1. IDEAZIONE DI UN MOVIMENTO attraverso la corteccia cerebrale (area motoria supplementare nel lobo
frontale, aree associative nel sistema limbico)
2. REALIZZAZIONE DEL PROGRAMMA MOTORIO PER L’ESECUZIONE attraverso la corteccia motoria primaria,
le aree somatosensoriali, area motoria supplementare e l’area premotoria nel lobo frontale.
3. ESECUZIONE DEL MOVIMENTO attivando i neuroni efferenti dei muscoli scheletrici Che si trovano nel
corno ventrale del midollo spinale (MOTONEURONI INFERIORI). I segnali inviati ai motoneuroni si originano
sia nei TRATTI PIRAMIDALI che nei TRATTI EXTRAPIRAMIDALI del SNC.
4. MECCANISMI A FEEDBACK PER LA CORRETTA ESECUZIONE che permette al SNC di apportare continui
miglioramenti all’attivita contrattile tramite il cervelletto, il talamo, i nuclei della base e alcuni nuclei del
tronco encefalico.
Controllo corticale dei movimenti volontari
I TRATTI PIRAMIDALI sono vie dirette che dalla corteccia motoria primaria arrivano al midollo spinale. Gli
assoni di questi neuroni terminano nel corno ventrale del midollo e si chiamato MOTONEURONI SUPERIORI.
Alcuni fanno sinapsi con motoneuroni, mentre altri con interneuroni. Essi nel SNC a livello del bulbo
formano le PIRAMIDI BULBARI. Essi emettono collaterali che terminano in altre aree motorie. Sono coinvolti
in movimenti precisi. I TRATTI EXTRAPIRAMIDALI sono tutte le vie motorie al di fuori dei tratti piramidali e
formano connessioni dirette tra l’encefalo e il midollo spinale. Essi influiscono sui muscoli del tronco, del
collo e delle porzioni prossimali degli arti che sono implicati nel mantenimento della postura e
dell’equilibrio. Con l’ELEBORAZIONE PARALLELA si realizzano contemporaneamente trasmissioni
dello stesso tipo di informazioni attraverso due vie neuronali diverse, ma non vi e una ridondanza delle
informazioni in quanto le informazioni sono diverse. Quando vi e un danno al sistema piramidale, il sistema
extrapiramidale puo in qualche modo compensarlo.
Nel midollo spinale esistono diversi vie nervose che riguardano i movimenti volontari con diverse funzioni:

6
- TRATTO RUBROSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal nucleo rosso (che riceve stimoli dalla corteccia e
dal cervelletto) ai muscoli scheletrici controlaterali che governano i movimenti volontari precisi delle parti
distali degli arti superiori.
- TRATTO TETTOSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal collicolo superiore ai muscoli scheletrici
controlaterali che muovono di riflesso la testa, gli occhi e il tronco in risposta agli stimoli visivi e uditivi
- TRATTO VESTIBOLOSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal nucleo vestibolare (che riceve le informazioni
dall’orecchio interno) ai muscoli scheletrici ipsilaterali del tronco e delle parti prossimali degli arti per
mantenere la postura e l’equilibrio in risposta ai movimenti della testa
- TRATTO RETICOLOSPINALE MEDIALE E LATERALE che porta gli impulsi nervosi dalla formazione reticolare
ai muscoli scheletrici ipsilaterali del tronco e delle parti prossimali degli arti per mantenere la postura e il
tono muscolare in risposta ai movimenti del corpo.
Nella corteccia sono implicate diverse aree nei movimenti volontari:
- AREA MOTORIA PRIMARIA: controlla il movimento grossolano controlateralmente
- AREA SUPPLEMENTARE: partecipa alla programmazione dei movimenti complessi e contribuisce alla
postura
- AREA PREMOTORIA: controlla la muscolatura assiale antigravitazionale, e coinvolta nel mantenimento
dell’equilibrio all’inizio del movimento.
Controllo della postura ad opera del tronco encefalico
Nel tronco encefalico vi sono numerosi nuclei in cui i neuroni si proiettano al midollo spinale attraverso vie
extrapiramidali, essi non possono dar luogo a movimenti volontari ma sono coinvolti nella postura.
Esso utilizza le informazioni provenienti da diversi tipi di recettori che lo informano sulla posizione del corpo
e sulle forze che agiscono su di esso. Esso puo far cambiare posizione al corpo anche grazie agli stimoli visivi
e uditivi.
I diversi tipi di recettori utilizzati sono di tre tipi:
1. RECETTORI SENSORIALI (propriocettivi, visivi, vestibolari e uditivi) che posizionano le varie parti del corpo
in relazione all’ambiente e all’insieme
2. CENTRI SUPERIORI (nuclei vestibolari, cervelletto, sostanza reticolare, corteccia) che integrano e
rielaborano i dati
3. EFFETTORI (nuclei cranici oculomotori per la stabilizzazione visiva, midollo spinale per la stabilita
antigravitazionale) La nausea e la vertigine si verificano quando il sistema visivo e vestibolare sono in
contrasto tra di loro.
Il ruolo del cervelletto nella coordinazione motoria
Il cervelletto e in grado di comparare i movimenti reali con quelli programmati correggendoli e mantiene il
tono muscolare a riposo, interviene nella memorizzazione delle attivita motorie. Esso riceve le informazioni
dalla corteccia riguardo ai movimenti programmati e viene informato su come si stanno svolgendo i
movimenti dalle aree corticali sensomotorie della corteccia, dai nuclei della base, dal tronco encefalico e
dal midollo spinale. Esso invia informazioni alla corteccia attraverso il talamo in modo da poter
modificare i movimenti. Se si hanno lesioni cerebellari i movimenti complessi vengono scomposti ed
eseguiti a tratti, si ha un tremore intenzionale, si hanno problemi d’equilibrio e si tende a cadere dalla parte
del lato leso, si hanno alterazioni del tono muscolare e dell’andatura, inoltre il linguaggio diventa lento e
confuso dato che il cervelletto controlla la produzione verbale.
I nuclei o gangli della base nel controllo motorio
I nuclei della base forniscono un feedback alla corteccia per lo sviluppo di strategie motorie e per svolgere
in modo coordinato i movimenti, nella memorizzazione dei movimenti e nelle risposte automatiche.
Essi ricevono segnali dalla corteccia e li rinviano alla corteccia attraverso il talamo. In questo modo la
corteccia puo ottimizzare i movimenti. Il morbo di Parkinson e un processo neurodegenerativo che riguarda
il controllo motorio. I pazienti hanno tremori a riposo (tremore muscolare), un andatura ricurva e
trascinante e i movimenti sono lenti e imprecisi (ipocinesia). Inoltre vi sono disfunzioni cognitive dato che i
nuclei della base sono coinvolti nei processi di apprendimento e attenzione. Esso si verifica per disfunzioni
di comunicazione tra il tronco encefalico e i nuclei di base.
FUSI NEUROMUSCOLARI

7
Recettori che misurano la lunghezza del muscolo . Formati da 2-12 fibre muscolari modificate, dette fibre
intrafusali,racchiuse in una capsula di tessuto connettivo . Le fibre intrafusali decorrono in parallelo con le
fibre muscolari utilizzate per la contrazione,chiamate fibre extrafusali. Il fuso neuromuscolare possiede una
regione centrale dilatata a forma di sacco , che misura le variazioni della lunghezza muscolare. Intorno alla
regione centrale si trovano 2 tipi di terminazioni sensoriali: una terminazione anulospirale, avvolta intorno
alla parte centrale ,è connessa a fibre afferenti di tipo Ia (ia) , e terminazioni a fiorame ,presenti in alcuni
fusi neuromuscolari al lato della regione centrale , collegate alle fibre afferenti di tipo II. Ad entrambi i lati
della parte centrale vi sono porzioni che presentano una striatura , capaci di contrarsi , che sono innervate
da motoneuroni gamma ( i motoneuroni che innervano le fibre extrafusali sono i motoneuroni alfa). La
contrazione delle fibre intrafusali regola la sensibilità del recettore. Quando un muscolo viene stirato , lo
sono anche le fibre intrafusali. Lo stiramento attiva i recettori , determinando un aumento della frequenza
dei potenziali d’azione sviluppati in maniera proporzionale al grado di stiramento. In maniera analoga ,la
diminuzione della lunghezza del muscolo , come quella che avviene nel corso di una contrazione
muscolare ,determina la diminuzione della frequenza dei potenziali d’azione nei neuroni afferenti. In
questo caso la contrazione delle fibre muscolari porta il fuso neuromuscolare ad assumere una posizione
rilasciata ,cosa che potrebbe ridurne la capacità di rispondere ad un’eventuale successiva variazione della
lunghezza muscolare. Per mantenere la loro capacità di risposta , i motoneuroni gamma inducono la
contrazione delle fibre muscolari intrafusali. Nel corso di una contrazione muscolare volontaria , i
motoneuroni alfa e gamma vengono attivati contemporaneamente dai motoneuroni superiori presenti nel
tratto piramidale , in modo che la contrazione delle fibre intra ed extrafusali venga indotta quasi
simultaneamente. Poiché gli assoni dei motoneuroni alfa hanno un diametro maggiore di quello dei
motoneuroni gamma , i potenziali d’azione saranno condotti piu’ velocemente verso le fibre extrafusali
rispetto a quelle intrafusali. Le fibre extrafusali si contrarranno , determinando un rilasciamento del fuso
neuromuscolare , cui seguirà quindi una diminuzione della frequenza dei potenziali d’azione nelle fibre
afferenti. Entro qualche millesimo di secondo , le fibre intrafusali si contrarranno anch’esse , riportando in
tensione il fuso neuromuscolare . in tal modo si ripristina la capacità del fuso neuromuscolare di rispondere
alla variazione di lunghezza del muscolo.

POTENZIALE CELLULE CONTRATTILI

Il potenziale d’azione delle cellule contrattili e diverso da quelle pacemaker, inoltre cambia in base alla
regione in cui si trovano perche differiscono per il tipo e il numero di canali ionici sulla loro membrana.
I potenziali cardiaci pero hanno due caratteristiche in comune:
1. I canali voltaggio-dipendenti del potassio si chiudono in seguito alla depolarizzazione
2. I canali voltaggio-dipendenti del calcio si aprono durante la depolarizzazione e questo ha effetto sia sul
potenziale di membrana che sulla contrazione delle cellule cardiache. Il potenziale d’azione di queste
cellule e piu lungo e si puo dividere in 5 fasi:
1. FASE 0 (DEPOLARIZZAZIONE): durante questa fase si ha una depolarizzazione della membrana per
l’apertura dei canali voltaggio-dipendenti per il sodio, che piu il flusso di sodio all’interno della cellula
aumenta, piu fa aumentare il numero di canali per il sodio aperti aumentando la depolarizzazione.
2. FASE 1 (BREVE RIPOLARIZZAZIONE): i canali del sodio si inattivano, quindi il potenziale di membrana
torna ai valori negativi anche per il flusso degli ioni potassio all’esterno della cellula. Ma questa
ripolarizzazione fa scendere di poco il valore, perche la depolarizzazione iniziata nella fase 0 ha fatto
chiudere i canali per il potassio chiamati CANALI RETTIFICANTI IN INGRESSO, e ha fatto aprire i canali di tipo
L per il calcio che aumentano il flusso di calcio all’interno della cellula.
3. FASE 2 (FASE DI PLATEAU): i canali per il potassio rimangono chiusi, mentre quelli per il calcio aperti, in
questo modo la membrana rimane depolarizzata
4. FASE 3 (RIPOLARIZZAZIONE): alcuni canali per il potassio, chiamati CANALI RETTIFICANTI TARDIVI, si
aprono in riposta alla depolarizzazione, in realta essi erano gia aperti nelle fasi 1 e 2, ma non influivano
perche si aprono lentamente. Il potenziale di membrana scendo verso i valori negativi e questo porta ad

8
aprire i canali rettificanti in ingresso aumentando il flusso di potassio in uscita. I canali per il calcio si
chiudono e cosi la membrana si ripolarizza portando alla fine il potenziale d’azione.
5. FASE 4 (RIPOSO): il potenziale di membrana e vicino al potenziale d’equilibrio del potassio, circa -90 mV.
POTENZIALE NELLE CELLULE PACEMAKER ?

Una cellula pacemaker e in grado di generare potenziali d’azione spontaneamente perche il potenziale di
riposo della membrana non e stabile, infatti dopo un potenziale d’azione le cellule pacemaker iniziano a
depolarizzarsi lentamente fino al valore soglia. Queste depolarizzazioni lente sono chiamate POTENZIALI
PACEMAKER.
Questa loro caratteristica e possibile per le modificazioni della membrana plasmatica agli ioni sodio,
potassio e calcio.
1. La depolarizzazione lenta che avviene nelle prime fasi del potenziale
pacemaker e dovuta alla chiusura dei canali per il potassio e all’apertura dei CANALI FUNNY che consentono
agli ioni sodio e potassio di attraversare la membrana. In questo modo la diffusione del potassio all’esterno
della cellula diminuisce, mentre la diffusione del sodio aumenta e cosi si innesca la depolarizzazione
spontanea.
2. I canali funny rimangono aperti solo per un breve periodo di tempo e si chiudono quando il potenziale di
membrana sta per raggiungere il valore soglia. Intanto si aprono i canali per il calcio voltaggio-dipendenti
chiamati CANALI DI TIPO T  (o transienti sono canali ionici del calcio voltaggio-dipendenti) che
depolarizzano la cellula ancora di piu ma rimangono aperti per poco tempo.
3. Questa ulteriore depolarizzazione attiva l’apertura di canali per il calcio
voltaggio-dipendenti chiamati CANALI DI TIPO L ("L" sta per long lasting, ovvero duraturo in riferimento alla
lunghezza dell'attivazione) che rimangono aperti per piu tempo e si inattivano lentamente. Il risultato e la
rapida depolarizzazione della cellula dato che i canali di tipo L causano anche l’ingresso del sodio nella
cellula.
4. La depolarizzazione fa aprire i canali per il potassio che riportano il potenziale di membrana ai valori di
riposo, questo fa iniziare a chiudere i canali di tipo L e portando a termine il potenziale d’azione.

RIFLESSI

Risposta automatica ad uno stimolo sensoriale. Abbiamo 4 categorie ciascuna da 2 classi :

1) Spinali o cranici:nei primi integrazione nel midollo spinale, nei cranici è coinvolto l’encefalo.
2) Somatici o autonomi: somatici coinvolgono segnali inviati ai muscoli scheletrici,autonomi (viscerali)
segnali a muscolatura liscia,cardiaca e ghiandole .
3) Innati o condizionati: innati sono presenti alla nascita ed uguali per tutti , condizionati diversi da
persona a persona secondo l’esperienza.
4) Monosinaptici o polisinaptici: mono : 2 neuroni e una sinapsi; poli: piu’ neuroni e piu sinapsi.

Un riflesso puo’ appartenere anche a tutte e 4 le categorie. La via riflessa piu’ semplice si chiama arco
riflesso ed è composto da 5 componenti:

1) Recettore sensoriale : una volta stimolato , invia informazione al sistema nervoso centrale ;
2) Neurone afferente: attraverso il quale lo stimolo passa dal recettore al SNC
3) Centro di integrazione : il SNC funziona come centro che invia segnali dopo aver elaborato l’info.
4) Neurone efferente :attraverso il quale il segnale passa dal centro di integrazione all’organo.
5) Organo effettore : genera una risposta specifica.

Il riflesso piu’ semplice è quello da stiramento del fuso neuromuscolare (es. patellare ), nel quale funge da
recettore . una volta stimolato si determina l’invio dell’informazione attraverso un neurone afferente che fa
contatto diretto con il neurone efferente nel midollo spinale ,con conseguente contrazione del muscolo
quadricipite e inibizione dei muscoli posteriori della coscia ( i fusi hanno collaterali che a livello midollare

9
fanno sinapsi inibitorie con interneuroni che innervavo quei muscoli). Inoltre le fibre collaterali del fuso si
dirigono ,attraverso varie sinapsi,all’encefalo.

Il riflesso flessorio si attiva quado c’è uno stimolo doloroso per far retrarre l’arto. Alla presenza di uno
stimolo doloroso si attivano i nocicettori ,i quali attraverso un neurone afferente creano sinapsi a livello del
midollo spinale che generano attraverso interneuroni ,delle risposte inibitorie ed eccitatorie
rispettivamente dirette al quadricipite e ai muscoli posteriori della coscia. Inoltre genera il riflesso
estensorio crociato che permette di mantenere la posizione ortostatica.Il neurone afferente dai nocicettori
emettono diramazioni che inviano comandi a neuroni efferenti che controllano i muscoli dell’arto opposto.
Questi segnali determinano la contrazione dei muscoli estensori e il rilascio dei flessori .

CORTECCIA CEREBRALE E HOMUNCULUS

E la porzione piu esterna del cervello ed e formata da uno strato sottile di sostanza grigia. In essa vi sono
SOLCHI e GIRI (creste) che fanno in modo che l’ampio volume della sostanza grigia possa essere contenuto
tutto all’interno della scatola cranica. Essa e la regione piu evoluta del cervello e l’ultima che si e sviluppata.
Essa e formata da sei strati funzionalmente distinti. Essa svolge le funzioni cerebrali piu evolute come le
percezioni dell’ambiente esterno che ci circonda, la formulazione di pensieri, vivere esperienze emozionali,
ricordare eventi passati ed e l’area da cui partono tutti i comandi per i movimenti.
Organizzazione funzionale della corteccia cerebrale
Ogni emisfero del cervello e suddiviso in 4 regioni o LOBI.
Il LOBO FRONTALE e la parte anteriore del cervello, subito dopo si trova il LOBO PARIETALE. Questi due
sono divisi dal SOLCO CENTRALE.
Al di sotto di questi lobi si trova il LOBO TEMPORALE e il LOBO OCCIPITALE si trova dietro quello parietale e
piu spostato verso il basso. Il lobo temporale e quello frontale sono divisi dal SOLCO LATERALE o SCISSURA
DI SILVIO. All’interno di ciascun lobo la corteccia e suddivisa ulteriormente in aree specializzate per diverse
funzioni: nel lobo occipitale avviene l’elaborazione dei processi visivi, per questo e chiamato anche
CORTECCIA VISIVA; nel lobo temporale superiore avviene la rielaborazione delle funzioni uditive, per
questo e chiamato anche CORTECCIA UDITIVA; nel lobo parietale vi e un’area implicata nei processi di
rielaborazione delle informazioni sensoriali somatiche, chiamato anche quindi CORTECCIA
SOMATOSENSORIALE PRIMARIA; il lobo frontale e chiamato anche CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA per i
comandi che fornisce per i movimenti volontari, in esso pero vi sono anche aree per il controllo della
personalita, per la progettazione di compiti motori e per il linguaggio. In realta le AREE ASSOCIATIVE della
corteccia sono implicati in funzioni piu complesse, quindi richiedono l’integrazione di diverse informazioni.
L ORGANIZZAZIONE SOMATOTROPICA della corteccia motoria primaria del lobo frontale e della corteccia
somatosensoriale primaria del lobo parietale dallo vedono disegnati due omuncoli, uno motorio e uno
sensoriale, dove parti del corpo vicine sono rappresentati tali nella figura. La grandezza delle varie parti del
corpo e proporzionata alla grandezza dell’area che la controlla.
CORTECCIA (INTEGRAZIONE )

Struttura istologica che si trova nella parte esterna degli emisferi (4 mm) , contiene 50-100 miliardi di
neuroni.

Abbiamo 2 famiglie di neuroni:

cellule granulari : neuroni con corpo cellulare piccolo e rotondo con assoni che proiettano o nel tronco
encefalico o nel midollo spinale

cellule piramidali : neuroni con corpo cellulare grande e tridimensionale , sempre eccitatorie e possono
essere di diverse dimensioni . NB: la dimensione delle cellule dipende dalla grandezza dell’assone.

Strati:

strato molecolare ;

10
strato granulare esterno : contiene piccole cellule piramidali e granulari (stellate)

“” piramidale esterno : cell piramidali medie e granulari

“” granulare interno : cellule granulari (molto numerose in somatosensitiva ,1° uditiva e visiva 1°) aree
definite corteccie granulari

“” piramidale interno : grandi cellule piramidali che proiettano al tronco e al midollo

“” delle cellule fusiformi (polimorfo ): cellule piramidali modificate che proiettano al talamo.

CICLO DEI PONTI

Meccanismo che porta allo scorrimento dei filamenti spessi e sottili gli uni sugli altri durante la contrazione
muscolare ,basato sullo scorrimento di ponti trasversali di actina sulla miosina dovuti a cambiamenti di
conformazione della molecola di miosina (cambio posizione testa ,aumento affinità con actina,contenuto
energetico). Abbiamo 5 fasi :

1 aggancio della miosina all’actina: miosina in forma ad alta energia ; ADP e Pi (fosfato inorganico ) frutto
dell’idrolisi di ATP ,sono legati al sito ATPasico della miosina che si lega con l’actina.

2 Colpo di forza : liberazione Pi e ADP . La testa miosina ruota verso il centro del sarcomero , tirando il
filamento sottile.

3 stato di rigor: (bassa energia) miosina e actina strettamente legate insieme.

4 distacco miosina e actina : nuovo ATP si lega al sito ATPasico della miosina , provocando una
modificazione della conformazione della testa ( si riduce l’affinità con actina quindi le 2 molecole si
distaccano).

5 Energizzazione della testa di miosina:ATP idrolizzato con rilascio di energia ad ADP e Pi. Energia che viene
in parte immagazinata dalla miosina che torna nella forma ad alta energia.

In presenza di ioni Ca il ciclo riparte . Il ponte genera forza solo nella fase 2 , ma la cellule muscolare genera
forza durante tutta la contrazione perché i ponti si muovono in maniera sincrona per evitare che tutti i
filamenti sottili ritornino in posizione nello stesso momento ,rendendo nullo il ciclo.Nel corso di una
contrazione ,ciascuna testa di miosina è in grado di completare 5 cicli di un secondo , ma poiché vi sono
centinaia di teste di miosina si possono verificare migliaia di colpi forza. Troponina e tropomiosina
controllano la disponibilità dei siti di legame per la miosina presenti sull’actina.

SINAPSI ECCITATORIE

Una SINAPSI ECCITATORIA porta il potenziale della membrana postsinaptica a livelli piu vicini al valore
soglia che determinerebbero un nuovo potenziale d’azione. Questa depolarizzazione e definita POTENZIALE
POSTSINAPTICO ECCITATORIO (PPSE) e puo essere sia una risposta lenta che una risposta veloce. Il PPSE e
un potenziale graduato la cui ampiezza e determinata dal numero di molecole di neurotrasmettitore che si
legano ai recettori. Nel punto di origine (generalmente un dendrite o il corpo cellulare) l’ampiezza e
massima poi va via via decrescendo verso il monticolo assonico. I PPSE veloci sono determinati dal legame
del neurotrasmettitore con il recettore (apre sempre canali cationici) che, aprendosi, permette agli ioni
sodio e potassio di muoversi attraverso la membrana. Il flusso del sodio verso l’interno e maggiore di quello
del potassio verso l’esterno quindi questo produce una depolarizzazione della membrana. Il PPSE ha una
durata che varia da pochi millisecondi fino ad un massimo di poche centinaia di millisecondi. I PPSE lenti
invece possono essere determinati da vari meccanismi, quello tipico e quello generato dalla chiusura dei
canali per il potassio a causa del MESSAGGERO AMP CICLICO. Quando un neurotrasmettitore si lega ad un
recettore attiva la proteina G che a sua volta attiva l’enzima ADENILATO CICLASI che catalizza la conversione
di ATP in AMP ciclico (cAMP). Il cAMP attiva la PROTEIN CHINASI A che catalizza il trasferimento di un
11
gruppo fosfato al canale per il potassio e ne determina la chiusura. La chiusura non fa piu fuoriuscire il
potassio dalla cellula mentre l’ingresso del sodio non cambia: questo determina un avvicinamento del
potenziale Vm verso il potenziale d’equilibrio del sodio. Il potenziale Vm tornera ai valori di riposo solo
quando il cAMP verra degradato. I PPSE lenti si sviluppano piu lentamente e durano da qualche secondo a
qualche ora.

SINAPSI INIBITORIE

Una SINAPSI INIBITORIA iperpolarizza la membrana cellulare allontanandola dal valore soglia oppure
stabilizzando il potenziale di membrana a riposo. Nelle sinapsi inibitorie il legame tra il neurotrasmettitore e
il recettore determina un’apertura dei canali per il potassio e questo determina un flusso uscente di cariche
positive, quindi un POTENZIALE POSTSINAPTICO INIBITORIO o PPSI che e un potenziale graduato ed ha tutte
le caratteristiche del PPSE. Il neurotrasmettitore puo determinare l’apertura di canali per il cloruro e il
movimento risultante dipendera dalla direzione della forza elettrochimica agente su questo ione. Infatti il
cloruro e un anione, quindi ha carica negativa, quindi la forza elettrica tende a spingerlo verso l’esterno, ma
contemporaneamente la forza chimica lo tende a spingere verso l’interno. La forza elettrochimica risultante
dipendera dalle caratteristiche del neurone. I neuroni si differenziano in base ai meccanismi di trasporto del
cloruro:  In alcuni neuroni gli ioni cloruro sono attivamente pompati fuori dalla cellula quindi la
concentrazione interno e molto minore di quella esterna. Cosi il potenziale d’equilibrio del cloruro e piu
negativo del potenziale Vm a riposo e la forza elettrochimica spingera il cloruro all’interno della cellula.
Quindi, quando i canali per il cloruro si aprono per il neurotrasmettitore il cloruro entrera all’interno e
generera un PPSI.  In altri neuroni non vi sono pompe che portano al di fuori della cellula il cloruro, ma ci
sono dei canali di membrana attraverso cui il cloruro puo entrare all’interno della cellula. Senza il trasporto
attivo di cloruro questi ioni sono all’equilibrio, quindi l’apertura dei canali a causa del neurotrasmettitore
non causera una variazione del potenziale di membrana. Anche in questo caso la membrana puo essere
considerata inibitoria, infatti in un neurone si possono verificare contemporaneamente sinapsi eccitatorie e
inibitorie: Se in un neurone sono attive sia sinapsi eccitatorie che inibitorie, la prima generera un PPSE
depolarizzando una parte di membrana, mentre la seconda causera l’apertura di canali per il cloruro. Il
risultato sara un PPSE di ampiezza minore o addirittura assente perche in questo caso il cloruro non sara piu
in una situazione di equilibrio e quindi tendera ad entrare nel neurone attirato da un potenziale piu positivo
all’interno della cellula. Questo flusso di anioni stabilizzera il potenziale Vm e contrastera il flusso di cariche
positive. Questo e considerato una sinapsi inibitoria perche riduce la possibilita che si crei un potenziale
vicino al valore soglia.

SINAPSI

INTEGRAZIONE NEURONALE
Nel sistema nervoso un singolo neurone non comunica solo con un altro neurone, ma l’assone di molti
neuroni ha molti collaterali che comunicano con altri neuroni in un’organizzazione chiamata DIVERGENZA;
nello stesso modo, ogni neurone riceve segnali da altri neuroni in un’organizzazione chiamata
CONVERGENZA. A causa della convergenza una singola sinapsi non e determinante per la genesi di un
potenziale d’azione, in quanto non e abbastanza ampia da depolarizzare la membrana fino al valore soglia.
Il monticolo assonico di un neurone postsinaptico somma tutte le sinapsi in arrivo. Questa sommazione e
chiamata INTEGRAZIONE NEURONALE e opera in base alle legge del tutto o del niente.

12
SOMMAZIONE
Dato che i PPSE e i PPSI sono potenziali graduati, si possono sommare tra di loro in modo temporale o
spaziale.
Sommazione temporale
Due o piu potenziali d’azione sono generati in rapida successione da una sinapsi. Essi si sommano
generando un PPS di ampiezza maggiore.
Si possono sommare sia i PPSI che i PPSE, ma per i PPSI il grado di iperpolarizzazione che si puo raggiungere
e sempre determinato dal potenziale d’equilibrio dello ione che ha causato l’iperpolarizzazione. La
sommazione temporale si puo sommare in quanto i PPS durano di piu di un potenziale d’azione, quindi
questo fa si che un neurone presinaptico generi un secondo potenziale d’azione mentre i
neurotrasmettitori generati dal primo si trovino ancora nella fessura sinaptica: questo fa si che si aprono
piu canali ionici. I PPS si possono sommare solo se i neurotrasmettitori si trovano ancora nella fessura
sinaptica.
Sommazione spaziale
Nella sommazione spaziale due PPS sono generati quasi contemporaneamente da due sinapsi diverse. I PPS
per sommarsi spazialmente pero devono essere dello stesso tipo, altrimenti si annullerebbero a vicenda (o
PPSE o PPSI).

DOMANDE VERONESI

FUNZIONE RESPIRATORIA
La RESPIRAZINE INTERNA, o RESPIRAZIONE CELLULARE, e l’utilizzo d’ossigeno da parte dei mitocondri per
generare ATP e producendo come prodotto di scarto anidride carbonica.
La RESPIRAZIONE ESTERNA e lo scambio d’ossigeno e d’anidride carbonica tra
atmosfera e tessuti del corpo coinvolgendo sia l’apparato respiratorio che l’apparato circolatorio.
La respirazione esterna comprende 4 fasi:
1. VENTILAZIONE POLMONARE  il movimento d’aria dentro i polmoni
(inspirazione) e fuori dai polmoni (espirazione)
2. Scambio di O2 e di CO2 tra le cavita polmonari e il sangue
3. Trasporto di O2 e di CO2 da parte del sangue ai tessuti
4. Scambio per diffusione di O2 e di CO2 tra il sangue e i tessuti
Le funzioni secondarie dell’apparato respiratorio sono:
1. Fonazione
2. Equilibrio acido-base
3. Difesa immunitaria
4. Dispersione di calore
5. Attivazione o inattivazione delle molecole
FORZE CHE INTERVENGONO NELLA VENTILAZIONE POLMONARE
Il flusso di volume verso l’interno o verso l’esterno del polmone e regolato da un gradiente di pressione,
come nel circolo sanguigno.
L’inspirazione avviene quanto la pressione negli alveoli e minore di quella
atmosferica, questo gradiente fa introdurre aria all’interno dei polmoni; l’espirazione avviene quando la
pressione all’interno degli alveoli e maggiore di quella atmosferica, cosi l’aria fuoriesce dagli alveoli.
PRESSIONI POLMONARI
La CAPACITA’ FUNZIONALE RESIDUA – CFR e il volume d’aria presente nei polmoni tra due respiri. In questo
momento tutte le forze che agiscono sui polmoni sono equilibrate tra loro e il sistema e a riposo. I muscoli
respiratori sono tutti rilasciati. A riposo la Patm e la Palv sono uguali, circa 70 mmHg.
La PRESSIONE INTRAPLEURICA Pip e la pressione che si trova all’interno del sacco pleurico contenente
liquido intrapleurico e a riposo esso e circa -4 mmHg. Durante la respirazione normale essa e sempre
negativa e in qualunque caso essa e sempre minore della Palv.

13
La PRESSIONE TRANSPOLMONARE e la differenza tra la Palv e la Pip. Essa e una misura che vede la forza di
dilatazione dei polmoni, se essa aumenta, si ha una maggiore forza di distensione polmonare e gli alveoli
aumentano.
Palv – Pip = pressione transpolmonare
I polmoni e la parete toracica sono elastici, infatti se vengono compressi o dilatati essi tendono a tornare
nella loro posizione originaria. A riposo la parete toracica e compressa e tende ad espandersi, mentre i
polmoni tendono a contrarsi, queste forze tenderebbero a far separare la parete toracica dai polmoni, ma
questo non succede perche la tensione superficiale del liquido intrapleurico impedisce il distacco della
pleura parietale dalla pleura viscerale. E’ questo fenomeno a creare una Pip negativa che a sua volta
contribuisci nel mantenere attaccati la parete toracica e i polmoni. Quando il sistema e a riposo non vi e un
gradiente di pressione che fa muovere il flusso d’aria, per farlo esistere e necessaria una contrazione dei
muscoli che determina un gradiente di pressione. Se il sacco pleurico si rompesse la Pip diventerebbe
positiva, uguale alla Patm e per questo motivo i polmoni collasserebbero mentre la gabbia toracica si
espande. Questa porta al PNEUMOTORACE (presenza di aria nel liquido intrapleurico), ma ogni polmone e
isolato dall’altro quindi anche se un polmone collassa, l’altro puo continuare la sua funzione. La polmonite
e l’enfisema polmonare sono condizioni patologiche in cui si puo avere un pneumotorace spontaneo.
MECCANICA RESPIRATORIA
La LEGGE DI BOYLE DEI GAS PERFETTI dice che data una certa quantita di gas all’interno di un contenitore,
la pressione e inversamente proporzionale al volume del contenitore. Questo vuol dire che la pressione
all’interno dei polmoni varia a seconda del loro volume.
Il flusso d’aria all’interno o all’esterno dei polmoni e determinato da:
FLUSSO= Patm−Palv/R
La Patm e sempre costante, quindi e la Palv a determinare il flusso d’aria.
Gli elementi che determinano la Palv
La Palv e determinata da due fattori:
1. Quantita di molecole d’aria negli alveoli  + aria, + Palv
2. Volume degli alveoli  + volume, - Palv
Quando inizia l’inspirazione i polmoni si espandono grazie alla contrazione dei muscoli inspiratori e questo
fa aumentare il volume degli alveoli e quindi la Palv diminuisce. La riduzione della Palv fa introdurre aria nei
polmoni perche si forma un gradiente di pressione. Durante l’espirazione invece i polmoni tendono a
collassare, quindi questo provoca una riduzione del volume alveolare e quindi un gradiente di pressione che
fa fuoriuscire l’aria. Durante l’inspirazione pero all’inizio la Palv e negativa, ma poi tende ad andare verso lo
zero perche aumenta il numero di molecole d’aria presenti all’interno degli alveoli. L’aria smette di fluire
all’interno dei polmoni quando la Palv e uguale alla Patm. Durante l’espirazione invece le molecole d’aria
all’interno dei polmoni diminuiscono, questo fa abbassare la Palv fino allo zero. Il flusso smette quando non
vi e piu un gradiente pressorio.
L’inspirazione

Il processo di inspirazione inizia quando avviene la stimolazione nervosa dei muscoli inspiratori (diaframma
e muscoli intercostali esterni). Essi si contraggono per il rilascio di acetilcolina. Il diaframma si appiattisce e
si abbassa, mentre i muscoli intercostali esterni fanno ruotare le coste verso l’alto e verso l’esterno,
espandendo cosi la parete toracica. L’espansione della parete toracica fa abbassare la Pip, determinando
cosi un aumento della pressione transpolmonare. Questo fa in modo che anche i polmoni si espandano
insieme alla parete toracica. Quando i polmoni si espandono gli alveoli aumentano il volume, quindi la Palv
scende e vi e un flusso d’aria all’interno dei polmoni.
L’espirazione
L’espirazione tranquilla e un processo passivo perche non richiede contrazione muscolare. Il rilasciamento
dei muscoli inspiratori fa tornare alla posizione originaria parate toracica e polmoni. L’espirazione forzata
determina la contrazione dei muscoli espiratori (muscoli intercostali interni e muscoli addominali), questo
determina l’ESPIRAZIONE ATTIVA che fa diminuire in modo piu rapido il volume della cavita toracica e un
aumento piu veloce della Palv, quindi un gradiente di pressione piu elevato.
FATTORI CHE INFLUENZANO LA VENTILAZIONE POLMONARE
La velocita del flusso d’aria e determinato da due fattori:
14
1. Gradiente di pressione tra alveoli e atmosfera
2. Resistenza delle vie respiratorie

COMPLIANZA POLMONARE
La complianza polmonare e una misura della distensibilita polmonare, ossia quanto possono essere stirati.
Essa e il cambiamento di volume polmonare determinato da una variazione della pressione
transpolmonare: complianza polmonare=
ΔV /Δ(Palv−Pip)
Se la complianza e elevata, e necessario un piccolo cambiamento della pressione transpolmonare a
trasportare un grande volume d’aria, e quindi e necessaria meno contrazione muscolare. La complianza e
determinata da due fattori:
1. capacita elastica dei polmoni  + elasticita, + compl
2. tensione superficiale del liquido che ricopre gli alveoli :+ tensione,- complianza
Maggiore e la tensione superficiale di un liquido, maggiore e il lavoro che serve per stendere il liquido,
quindi questo si oppone alla complianza polmonare. La SOSTANZA TENSIOATTIVA POLMONARE o FATTORE
SURFATTANTE e una sostanza composta da lipidi e proteine che diminuisce la tensione del liquido
superficiale perche interferisce con i legami idrogeno delle molecole d’acqua. Essa e secreta dai pneumociti
di II tipo che si trovano sulle pareti degli alveoli. La sua produzione aumenta durante respiri di grande
entita, mentre diminuisce durante i respiri piu piccoli.
Legge di Laplace
Quando i polmoni non si espandono ne si contraggono, la pressione all’interno degli alveoli e tale da
impedirli di collassare su se stessi come spinge la tensione del liquido superficiale. La LEGGE DI LAPLACE
dice che la pressione d’aria necessaria a prevenire il collasso di un alveolo e direttamente proporzionale alla
tensione superficiale ed inversamente proporzionale al raggio dell’alveolo. P=2T/r .Se due alveoli sono
soggetti alla stessa tensione superficiale, quello piu piccolo avra bisogno di una pressione d’aria maggiore
per non collassare.
La pressione d’aria pero e la stessa all’interno di tutti gli alveoli, anche se essi non sono tutti della stessa
dimensione. Cio che impedisce agli alveoli piu piccoli di collassare e il fatto che la sostanza tensioattiva e
concentrata maggiormente negli alveoli piu piccoli.
RESISTENZA NELLE VIE RESPIRATORIE
La resistenza all’interno delle vie respiratorie e determinata dalla resistenza all’interno delle singole vie
aeree, influenzata a sua volta dalla dimensione di queste ultime
 - raggio,
+ resistenza.
La resistenza al flusso d’aria e influenzata anche da numerosi fattori:
 forze passive esercitate sulle vie respiratorie
 variazione in un solo respiro.
Sono i cambiamenti di pressione transpolmonare che intervengono durante la ventilazione e le forze di
trazione esercitate sulle vie respiratorie dai tessuti circostanti. Durante l’inspirazione le vie respiratorie si
distendono, le forze di trazione esercitate dai tessuti circostanti aumentano e quindi la resistenza
diminuisce; durante l’espirazione le vie respiratorie si restringono, le forze di trazione diminuiscono e
quindi aumenta la resistenza.
 attivita contrattile della muscolatura liscia dei bronchioli  variazione a lungo termine. La contrattilita
della muscolatura e controllata sia in modo estrinseco da ormoni e da neuroni, che in modo intrinseco da
mediatori chimici locali. L’attivita simpatica, aiutata dall’adrenalina del surrene, determina
broncodilatazione, mentre l’attivita parasimpatica determina broncocostrizione. L’istamina rilasciata
durante le reazioni allergiche determina broncocostrizione e stimola la secrezione di muco, quindi aumenta
la resistenza al flusso. Quando i livelli di CO2 sono alti, i bronchioli si dilatano.
 secrezione di muco nelle vie respiratorie
La resistenza delle vie respiratorie puo aumentare anche in seguito a stati patologici, per esempio l’ASMA si
ha per la contrazione spastica della muscolatura liscia dei bronchioli e per l’aumento di secrezione del
muco. I sintomi sono tosse, dispnea (respirazione difficoltosa) e respirazione ansimante. Le cause dell’asma

15
sono allergeni, stress, attivita fisica, cibi o respirazione di aria fredda. In questi casi si assumono
broncodilatatori e corticosteroidi che riducono l’infiammazione delle pareti dei bronchioli.
Le MALATTIE POLMONARI OSTRUTTIVE CRONICHE o COPD sono associate ad un aumento a lungo termine
della resistenza alle vie aeree, spesso puo aumentare durante il sonno dando origine allo stato di apnea.
SIGNIFICATO CLINICO DEI VOLUMI RESPIRATORI E DEI FLUSSI D’ARIA
La SPIROMETRIA e una tecnica che calcola la funzionalita polmonare misurando i volumi polmonari, le
capacita polmonari e la velocita del flusso respiratorio. Lo SPIROMETRO e formato da una campana
rovesciata piena d’aria messa in un contenitore pieno d’acqua e collegata con un tubo al paziente in modo
che possa inspirare l’aria contenuta nella campana. Quando il paziente inspira, il volume d’aria contenuto
nella campana scede, quindi essa sprofonda nell’acqua, mentre quando il paziente espira la campana risale
perche il volume in essa contenuta aumenta. Adesso gli spirometri utilizzati sono computerizzati: il paziente
respira dentro un tubo che contiene un trasduttore che converte il volume d’aria in un segnale elettrico.
VOLUMI E CAPACITA’ POLMONARI
Utilizzando la spirometria i clinici possono misurare 3 dei 4 volumi polmonari esistenti. I 4 volumi
costituiscono la CAPACITA’ POLMONARE TOTALE.
1. VOLUME CORRENTE - VT  volume d’aria che entra ed esce dai polmoni in un singolo atto respiratorio. A
riposo e circa 500 ml.
2. VOLUME DI RISERVA INSPIRATORIA – VRI  e il volume che puo ancora essere inspirato al termine di una
normale inspirazione. Normalmente e circa di 3000 ml.
3. VOLUME DI RISERVA ESPIRATORIA – VRE  e il volume che puo ancora essere espirato al termine di una
normale espirazione. Normalmente e circa di 1000 ml.
4. VOLUME RESIDUO – VR  e il volume d’aria che rimane nei polmoni dopo una completa espirazione, esso
esiste in quanto la Pip negativa non permette il totale svuotamento dei polmoni. Corrisponde a circa 1200
ml.
Esso non puo essere misurato dallo spirometro. Per calcolare il VR si utilizza il METODO DELLA DILUIZIONE
DELL’ELIO. Il paziente respira una miscela gassosa che contiene elio, che non si diffonde nel sangue.
Quando il paziente inspira l’elio contenuto nei polmoni si diluisce con l’aria dentro i polmoni, quando il
paziente espira la concentrazione d’elio presente nell’aria espirata viene confrontata con la concentrazione
iniziale d’elio e si risale cosi al VR. Le capacita polmonari derivano dalla somma di due o piu volumi
respiratori:
1. CAPACITA’ INSPIRATORIA – CI  e il volume massimo dell’aria che puo essere inspirata al termine di una
espirazione tranquilla. E circa 3500 ml.
CI = VT + VRI
2. CAPACITA’ VITALE – CV  e il volume massimo dell’aria che puo essere
espirata dopo una inspirazione massimale. E circa 4500 ml.
CV = VT + VRI + VRE
3. CAPACITA’ FUNZIONALE RESIDUA – CFR  e il volume d’aria che rimane nei polmoni dopo una
espirazione tranquilla. E di circa 2200 ml.
CFR = VRE + VR
4. CAPACITA’ POLMONARE TOTALE – CPT  e il volume d’aria presente nei polmoni al termine di una
inspirazione massimale. E di circa 5700 ml.
CPT = VT + VRI + VRE + VR
TEST DI FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA
Le MALATTIE POLMONARI OSTRUTTIVE, un’aumentata resistenza delle vie respiratorie, e le MALATTIE
POLMONARI RESTRITTIVE, una diminuzione della complianza polmonare, possono essere calcolate con la
spirometria. In entrambe le malattie la complianza polmonare diminuisce. Nelle malattie ostruttive il
volume residuo aumenta perche aumenta la resistenza e sia la inspirazione che la espirazione e difficoltosa.
La capacita polmonare residua e la capacita polmonare totale aumentano. Nelle malattie restrittive il danno
si ha alla pleura, ai polmoni o alla parete toracica e la capacita vitale e la capacita polmonare totale
diminuiscono. Con il test della CAPACITA’ VITALE FORZATA – FVC il paziente fa una massima inspirazione e
poi espira piu velocemente possibile. Se il test e ridotto si ha una malattia restrittiva. Il VOLUME
ESPIRATORIO FORZATO – FEV e la misura della percentuale di FVC che puo essere espirata in un dato

16
tempo. Un FEV1 (in un secondo) normale solitamente espira circa l’80% della FVC. Una FEV1 minore
dell’80% indica una malattia ostruttiva.
VENTILAZIONE POLMONARE
La VENTILAZIONE AL MINUTO VE e la quantita d’aria totale che entra ed esce dai polmoni in un minuto. La
frequenza respiratoria FR a riposo e di circa 12 atti al minuto.
VE = VT x FR
VE = 500 ml/atto respiratorio x 12 atti/min
VE = 6000 ml/min
Dei 6 litri d’aria che entra nei polmoni al minuto, non tutti raggiungono gli alveoli in quanto circa il 30%
rimane nelle vie di conduzione. Il volume d’aria di queste vie e chiamato SPAZIO MORTO ANATOMICO –
SM. La VENTILAZIONE ALVEOLARE VA e la misura del volume d’aria fresca che raggiunge gli alveoli al
minuto.
VA = (VT x FR) – (SM x FR)
VA = (500 ml/atto x 12 atti/min) – (150 ml/atto x 12 atti/min)
VA = 4200 ml/min
Nelle occasioni in cui la domanda d’ossigeno e piu importante, come durante l’attivita fisica, o si aumenta la
FR o il VT, anche se e piu semplice aumentare il VT.

MECCANISMI D’AZIONE NELL’ANSA DI HENLE?

CARATTERISTICHE DEL TRATTO ASCENDENTE DELL’ANSA DI HENLE ?

EFFETTO BOHR ?

L’effetto che il PH ha sulla curva di dissociazione dell’ossiemoglobina ed è basato sul fatto che , quando
l’ossigeno si lega all’emoglobina ,alcuni amminoacidi dell’emoglobina rilasciano ioni idrogeno. Una
diminuzione del PH è perché cè un aumento degli ioni idrogeno che determinano la liberazione di ossigeno
dall’emoglobina , anche nel caso in cui la PO2 sia mantenuta costante. L’effetto Bohr è importante perché
ioni idrogeno legandosi all’emoglobina diminuiscono l’affinità dell’emoglobina per l’ossigeno che viene
rilasciato. La concentrazione di ioni idrogeno è > nei tessuti attivi a causa del metabolismo cellulare.
Rappresenta la relazione tra la PO2 e la saturazione dell’emoglobina . Nonostante la percentuale di
saturazione cresca all’aumentare della PO2 il legame tra o2 e emoglobina è rappresentato da una funzione
a forma di S….

A pressioni molto basse l’emoglobina non lega. all’aumentare della PO2 piu’ molecole di emoglobina
legano O2 (aumentà affinità). A valori superiori a 60 di PO2 , ce’ aumento di saturazione e siti di legame
disponibili . A valori sopra 80 di PO2 la curva è piatta .

CHEMOCETTORI

CONTROLLO DELLA VENTILAZIONE DA PARTE DEI CHEMOCETTORI


Le variazioni delle concentrazioni chimiche dei gas nel sangue sono percepite dai chemocettori localizzati
nelle principali arterie dell’encefalo. Essi inviano segnali ai centri respiratori che determinano un aumento
della frequenza e della profondita respiratoria. I chemocettori inviano input anche alla corteccia cerebrale
che evoca la sensazione di fame d’aria.
I chemocettori
17
Esistono due tipi di chemocettori:
1. CHEMOCETTORI PERIFERICI  si trovano nei GLOMI CAROTIDEI vicino al seno carotideo e in altri animali
anche nei GLOMI AORTICI, vicino all’arco aortico. Essi sono cellule sensoriali specializzate che sono in
contatto diretto con il sangue arterioso e comunicano con i centri di controllo del respiro del bulbo tramite
la secrezione di messaggeri chimici.
CHEMOCETTORI CENTRALI  si trovano nel bulbo e sono neuroni bulbari che rispondono direttamente ai
cambiamenti della concentrazione di ioni idrogeno nel liquido cerebrospinale. Essi non sono sensibili ai
cambiamenti di PO2.
I riflessi chemocettoriali
I chemocettori periferici rispondono ai cambiamenti della PCO2 arteriosa in modo diretto, mentre sono
sensibili ai valori della PO2 arteriosa solo quando scende a valori
EQUAZIONE DI HENDERSON HASSELBACH

Descrive la relazione tra anidride carbonica e acidità e puo essere applicata per le reazioni che convertono
anidride carbonica e acqua in ioni bicarbonato (hco3) e idrogeno

Ph=6,1 + log hco3/co2

Questa equazione afferma che per mantenere un valore normale di ph nel sangue pari a 7,4 è necessario
che il rapporto tra bicarbonato e anidride carbonica rimanga costante a 20:1 . Se cambia questo ,cambia il
Ph . Sia i polmoni che i reni regolano questa concentrazione.

Squilibri : acidosi respiratoria + Co2 + acidità (ipoventilazione)

Alcalosi respiratoria - acidità – Co2 (iperventilazione )

Il ph si riduce quando aumentano gli ioni idrogeno

VOLUMI POLMONARI : 4 volumi . La capacità è data dalla loro somma

Flusso che entra e esce durante gli atti è definito flusso di volumi

Volume corrente V1 :volume di aria che entra ed esce durante un singolo atto respiratorio non forzato (500
ml)

Volume di riserva inspiratoria VRI: volume che puo’ essere ancora inspirato al termine di un’inspirazione
normale 3000 ml

Volume di riserva espiratoria VRE: volume che puo’ essere aspirato dopo un’espirazione normale 1000 ml

Volume residuo VR: volume rimanente nei polmoni dopo un ‘espirazione massimale(1200 ml)

Capacità polmonari:

capacità inspiratoria : volume massimo di aria che puo’ essere inspirata dopo un’espirazione tranquilla
VT+VRI=500+3000= 3500 ml

capacità vitale : volume massimo di aria che puo’ essere espirato dopo un’inspirazione
massimale( VT+VRI+VRE=500+3000+1000=4500 ml

capacità funzionale residua : volume di aria che rimane al termine di un’espirazione tranquilla
VRE+VR=1000+1200=2200

capacità polmonare totale:volume di aria presente al termine di un’inspirazione massimale


VT+VRI+VRE+VR=5700 ml

COME SI GENERA QUESTO EFFETTO ,COSA DETERMINA ?

18
PERCHE ‘ DETERMINA UNA RIDUZIONE AFFINITA’ DELL’OSSIEMOGLOBINA CON L’OSSIGENO ?

CURVA DI DISSOCIAZIONE DELL’EMOGLOBINA


Il grafico della curva di dissociazione dell’emoglobina valuta la percentuale di saturazione dell’emoglobina
in funzione della PO2. All’aumentare della PO2 aumenta anche la saturazione dell’emoglobina, ma questo
grafico non e lineare in quanto intercorre anche un altro fattore nella saturazione dell’emoglobina: quando
una molecola d’ossigeno si lega all’emoglobina, provoca una modificazione strutturale nella molecola che fa
aumentare l’affinita per l’ossigeno delle altre subunita. Quindi quanto piu molecole d’ossigeno sono legate
all’emoglobina, piu e alta la possibilita che se ne leghino altre.
La saturazione dell’emoglobina si puo calcolare:
saturazione%=numerodei siti dilegami occupatidaO2 x 100
numerototale dei siti dilegami per l'O2
Il grafico della curva di dissociazione e diviso in zone:
 PO2 < 15 mmHg  molte molecole di emoglobina non hanno alcun molecola di
ossigeno legata ad esse. L’affinita dell’emoglobina per l’ossigeno e bassa e un sostanzioso aumento della
PO2 porta a un piccolo aumento della saturazione.
 15 mmHg < PO2 > 60 mmHg  piu molecole d’ossigeno si legano ad una molecola di emoglobina
aumentando l’affinita dell’emoglobina per altre
molecole d’ossigeno. (REGIONE DI MASSIMA PENDENZA). In essa si ha il sangue del circolo venoso che ha
una PO2 di circa 40 mmHg con l’emoglobina satura al 75%.
 60 mmHg < PO2 > 80 mmHg  all’aumentare della saturazione e disponibile una minor quantita di siti di
legame.
 PO2 > 80 mmHg  la curva diventa piatta (FASE DI PLATEAUX). In essa si puo ritrovare il sangue arterioso
che e saturo al 98% avendo una PO2 di circa 100 mmHg. Per raggiungere la saturazione al 100% la PO2
dovrebbe essere di circa 250 mmHg.
ALTRI FATTORI CHE INFLUENZANO L’ATTIVITA’ DELL’EMOGLOBINA
Diminuzione dell’affinita dell’ossigeno per l’emoglobina spostano la curva di dissociazione verso dx,
indicando anche che e necessaria una PO2 piu alta per una maggiore saturazione. Aumento dell’affinita
dell’ossigeno invece spostano la curva verso sx, dimostrando che per una saturazione maggiore basta una
PO2 piu bassa. Esistono tre fattori che influenzano l’affinita ossigeno-emoglobina:
1. TEMPERATURA (+ temperatura; - affinita)  la temperatura cambia la struttura molecolare
dell’emoglobina, come di tutte le altre proteine. La temperatura piu bassa si trova nei polmoni, che quindi
aumenta l’aggancio dell’ossigeno all’emoglobina, mentre nei tessuti piu attivi la temperatura e piu bassa,
quindi si promuove il rilascio dell’ossigeno ai tessuti
2. pH o EFFETTO BOHR (- pH; - affinita) -> quando l’ossigeno si lega all’emoglobina alcuni amminoacidi della
proteina rilasciano ioni idrogeno: Hb + O2 <> Hb x O 2 + H +
L’aumento degli ioni idrogeno determina una diminuzione del pH, quindi si libera qualche molecola
d’ossigeno dall’emoglobina.
3. P O2 o EFFETTO CARBAMMINICO (+ CO2; - affinita)  l’anidride carbonica reagisce in modo reversibile
con l’emoglobina producendo la CARBAMMINOEMOGLOBINA che modifica la struttura dell’emoglobina.
4. 2,3-DPG (+ 2,3-DPG; - affinita)  esso e un composto chimico prodotto dagli eritrociti. L’ossiemoglobina
inibisce la formazione di questo enzima che riduce l’affinita per l’ossigeno. L’anemia e l’altitudine fanno
aumentare la produzione di quest’enzima. Il sangue fetale non ha affinita per il 2,3-DPG, questo spiega
perche la curva del feto e spostata verso sx. Questo e un fattore importante perche il sangue fetale ha una
bassa PO2.
5. MONOSSIDO DI CARBONIO  si lega all’emoglobina piu velocemente dell’ossigeno quindi impediscono
l’attaccamento di esso all’emoglobina.
DOVE SI PRESENTA QUESTO EFFETTO ?

Durante il passaggio del sangue nei capillari degli  , l'emoglobina lega a sé l'ossigeno, che successivamente
cede ai tessuti nella circolazione periferica.

19
Nei polmoni, la tensione di ossigeno plasmatica aumenta a causa della diffusione del gas dagli alveoli al
sangue (↑PO2); tale aumento fa sì che l'emoglobina si leghi avidamente all'ossigeno; il contrario avviene
nei tessuti periferici, dove la concentrazione di ossigeno disciolto nel sangue diminuisce (↓PO2) ed
aumenta la pressione parziale di anidride carbonica (↑CO2); ciò induce l'emoglobina a rilasciare ossigeno
caricandosi di CO2. Semplificando al massimo il concetto, più anidride carbonica è presente nel sangue e
meno ossigeno rimane legato all'emoglobina.
Sebbene la quantità di ossigeno fisicamente disciolto nel sangue sia molto bassa, essa ricopre quindi un
ruolo fondamentale. Infatti, tale quantità influenza pesantemente la forza di legame tra ossigeno ed
emoglobina (oltre a rappresentare un'importante valore di riferimento nel regolare la ventilazione
polmonare).

PERCHE’ UN ‘AUMENTO DI ACIDITA’ DETERMINA UNA RIDUZIONE DELL’AFFINITA’?

Nelle condizioni di pH relativamente basso e di elevata concentrazione di CO2 presenti nei tessuti periferici,
l'affinità dell'emoglobina per l'ossigeno diminuisce (forma tesa) man mano che si legano H+ e CO2. Questa
modifica di affinità favorisce il rilascio di ossigeno nei tessuti e il legame dell'emoglobina con la CO2 ai residui
amminoterminali delle catene come carbammato. I carbammati che si formano generano ponti salini con
gli amminoacidi basici.

Nei capillari dei polmoni, la CO2 viene eliminata e il pH del sangue tende ad aumentare; l'affinità dell'emoglobina
per l'ossigeno aumenta e la proteina può legare più ossigeno da trasportare ai tessuti periferici.
Riassumendo:

 Maggiore è la pCO2, maggiore sarà la pO2 necessaria affinché l'emoglobina venga saturata ossia,
maggiore sarà la quantità di CO2 presente nel sangue, meno O2 resterà legato all'emoglobina.
 Lo stesso effetto si ottiene aumentando [H+], ossia diminuendo il pH:
l'affinità di emoglobina per O2 aumenta al crescere del valore del pH e viceversa.
Tale effetto del pH e della CO2 sull'emoglobina, è il cosiddetto effetto Bohr. Dal momento che quando aumenta
la CO2, aumenta anche l'acidosi, alcuni autori riportano che l'effetto Bohr comprenda l'effetto della CO2.

PERCHE’ L’AUMENTO DI IDROGENIONI DETERMINA IL DISTACCO DELL’OSSIGENO DALL’EMOGLOBINA ?

A concentrazioni relativamente alte di ioni H+ (pH relativamente basso) l'istidina si carica positivamente


formando ponti salini con l'aspartato e favorendo il rilascio dell'ossigeno e la stabilizzazione della forma
T. Il rilascio ed il conseguente aumento della pressione parziale dell'O2 viene determinato dagli ioni
H+ derivati dal metabolismo cellulare. L'aumento o la diminuzione del valore di pH sanguigno
determinano quindi il rilascio della molecola di O2 in quanto l'affinità per la stessa da parte
dell'emoglobina rispettivamente aumenta e diminuisce.

COME FA A RIDURSI IL PH?

 effetto si ottiene aumentando [H+], ossia diminuendo il pH:


l'affinità di emoglobina per O2 aumenta al crescere del valore del pH e viceversa.
Dato che la CO2 in soluzione si trova sotto forma di acido carbonico, la presenza di CO 2 influenza
notevolmente il pH, a causa della dissociazione di tale acido:

FIOLOGIA SISTEMA ENDOCRINO:

Ipotalamo ipofisi:
20
Regolano il funzionamento di quasi tutti i sistemi del nostro corpo. L’ipotalamo è una regione encefalica che
svolge diverse funzione , e in oltre quella di ghiandola endocrina . La maggior parte degli ormoni che
secerne agisce sull’ipofisi ,che è collegata all’ipotalamo da un peduncolo (infundibolo).

L’ipofisi è suddivisa in due parti:

-Adenoipofisi (anteriore): secerne ormoni col talamo trofici (regolano la secrezione di altri ormoni) possono
essere stimolanti (aumentano la secrezione di altri ormoni ) oppure inibenti (riduce secrezione di altri
ormoni)

Ipotalamo rilascia ormone trofico che agisce su adenoipofisi dove abbiamo il rilascio del 2 ormone trofico
che agisce sulla ghiandola endocrina, che a sua volta rilascia il 3° ormone che agisce sull’organo

-Neuroipofisi(posteriore) costituita da terminali assonici di neuroni ipotalamici. Secernono ADH (che regola
il riassorbimento di acqua nei reni)stimolato dall’aumento di soluti nel sangue, OSSITOCINA (stimola la
contrazione dell’utero e la eiezione del latte ) stimolato da suzione e pressione nell’utero. Sono detti
neurormoni perché non rilasciati da ghiandole ma da neuroni. Dopo essere stati sintetizzati i peptidi
vengono introdotti nelle vescicole secretorie e trasportati verso le terminazioni della neuroipofisi. Per il
rilascio serve un segnale da altri ormoni (riflesso neuroendocrino)

SISTEMA PORTALE IPOTALAMO-IPOFISI

Abbiamo disposizione di 2 letti capillari disposti in serie . l’ipotalamo secerne ormoni trofici nel letto
capillare che lo perfonde attraverso l’infundibolo in una vena portale,raggiunge il letto capillare
nell’adenoipofisi, qui o stimolano o inibiscono il rilascio di ormoni adenoipofisari.

Il sistema portale consente il passaggio diretto degli ormoni da ipotalamo a cellule bersaglio senza essere
diluiti da enzimi della circolazione sistemica e questo ha un effetto piu’ rilevante.

FATTORI TROFICI IPOTALAMICI E ADENOIPOFISARI

All’interno dell’adenoipofisi ogni cellula sintetizza e secerne un particolare ormone , secrezione dovuta a
fattori trofici ipotalamici ,regolati a loro volta da segnali nervosi diretti a neuroni ipotalamici . La relazione
tra fattore trofico ipotalamico , ormone adenoipofisario e ghiandola bersaglio è definito ASSE.

PRH -rilascio prolattina da adenoipofisi (ghiandole mammarie)

PIH- inibizione prolattina

TRH- rilascio ormone tiroide-stimolante :stimolano la tiroide , secerne ormoni tiroidei

CRH- rilascio corticotropina ,stimola la corticale del surrene – secerne altri ormoni glucocorticoidi (cortisolo)

GHRH-rilascio ormone della crescita,stimola il fegato a secernere fattori di crescita insulino-simili

GHIH- inibisce la secrezione di gh

GNRH- rilascio gonadotropine: ormone follicolo stimolante (FSH) sviluppo cellule uovo e
spermatozoi,secerne estrogeni (donne) , secerne inibina (entrambi)

LH- Ormone luteinizzante- ovulazione e secrezione ormoni sessuali.

La produzione di fattori trofici ipotalamici regolata da circuiti a feedback :

negativo ,corto ,inibizione da fattore adenoipofisario , sintesi fattori adenoipofisari

21
negativo lungo inibizione da ormoni la cui secrezione è stimolata da fattori trofici , limitano la loro stessa
secrezione

TIROIDE E ORMONI TIROIDEI

Gli ormoni tiroidei T3 e T4 sono secreti a velocita praticamente costante, per questo motivo i loro livelli
plasmatici sono costanti. Essi agiscono per mantenere lo status quo.
Azioni degli ormoni tiroidei
Gli ormoni tiroidei sono lipofili e i recettori per essi si trovano all’interno del nucleo sulle cellule bersaglio. Il
legame messaggero-recettore modifica la velocita di trascrizione dell’mRNA dal DNA, modificano quindi la
sintesi proteica nelle cellule bersaglio.
Gli ormoni tiroidei aumentano il metabolismo basale, ossia aumentano la velocita di consumo dell’ossigeno
e del dispendio energetico a riposo avente come effetto un aumento della produzione di calore, l’EFFETTO
TERMOGENICO che si verifica in quasi tutti i tessuti tranne nell’encefalo, nella milza e nelle gonadi. Gli
ormoni tiroidei agiscono stimolando la pompa sodio-potassio a lavorare di piu perche ogni volta che utilizza
ATP produce calore, inoltre la produzione stessa di ATP produce calore. Inoltre essi inducono l’aumento del
numero di mitocondri e stimolano l’attivita di enzimi coinvolta nella fosforilazione ossidativa.
Gli ormoni tiroidei quando sono presenti in quantita piu elevata della norma nel sangue stimolano anche la
mobilizzazione delle riserve energetiche stimolando la glicogenolisi, la conversione delle proteine muscolari
in amminoacidi, la lipolisi, la gluconeogenesi e la sintesi di chetoni. Quando gli ormoni tiroidei sono presenti
in minor quantita nel sangue essi stimolano la glucogenosintesi e la sintesi proteica.
Alcuni effetti degli ormoni tiroidei sono anche permissivi, in quanto favoriscono la sintesi dei recettori β-
adrenergici permettendo cosi a molti tessuti di rispondere all’attivita del simpatico. Essi sono importante
nella crescita perche stimolano il rilascio di GH e hanno un’azione permissiva sull’azione del GH sugli organi
bersaglio. La carenza di ormoni tiroidei durante la crescita porta ad una forma di CRETINISMO, dove lo
sviluppo mentale e la crescita corporea sono ritardati e nei neuroni vi e una scarsa crescita degli assoni e
dei dendriti. Questa patologia pero se presa in tempo puo essere prevenuta con una terapia sostitutiva di
T3. La carenza di ormoni tiroidei in eta adulta invece causa un decadimento delle funzioni cognitive.
Sintesi e secrezione degli ormoni tiroidei
Nella colloide si trovano tutti i componenti per la sintesi degli ormoni tiroidei: si trova la TIREOGLOBULINA –
TG, una proteina; enzimi utili; IONE IODURO. I primi due sono sintetizzati nelle cellule follicolari e secreti
nella colloide per esocitosi, mentre lo ione ioduro e trasportato dal sangue nel colloide. Le fasi della sintesi
degli ormoni tiroidei sono:
1. I residui presenti della colloide di TG vengono iodati. Se viene aggiunto uno ione ioduro si forma la MIT,
mentre se ne vengono aggiunti due si forma la DIT
2. Due MIT o DIT vengono accoppiati sulla stessa molecola di TG tramite un legame covalente. Se si
uniscono due molecole di DIT si avra T4, mentre si si uniscono una molecola di DIT e una di MIT si avra T3.
3. Gli ormoni tiroidei legati alla TG sono immagazzinati fino a 3 mesi nella colloide
4. L’ormone stimolante la tiroide, il TSH stimola il rilascio di ormoni tiroidei legandosi ai recettori posti sulle
membrane delle cellule follicolari e attivando il secondo messaggero AMP ciclico. In questo modo si
fosforillizano una serie di proteine necessarie al rilascio degli ormoni tiroidei
5. Le cellule follicolari prendono dalla colloide tramite esocitosi le molecole di TG iodata
6. Il fagosoma che contiene la TG iodata si fonda con il lisosoma
7. Gli enzimi lisosomiali degradano la TG e quindi liberano gli ormoni tiroidei nella cellula follicolare, poi
diffondono attraverso la membrana ed entrano nel circolo sanguigno. Nel circolo sanguigno gli ormoni
tiroidei o si legano all’albumina, oppure alla GLOBULINA LEGANTE LA TIROXINA o alla TRANSTIRETINA.
Il T4 e secreto ad una velocita circa 10 volte maggiore rispetto al T3, ma la risposta di quest’ultimo e molto
piu ampia. Per questo motivo la maggior parte del T4 entra nel fegato e viene convertito in T3, attivandolo.
La secrezione del TSH, proveniente dall’adenoipofisi, e regolata dal FATTORE DI RILASCIO DI TIREOTROPINA
– TRH, proveniente dall’ipotalamo. A sua volta la loro secrezione e regolata dalla quantita di concentrazione
degli ormoni tiroidei nel sangue. Lo stimolo per aumentare la produzione di TRH e l’esposizione alle basse
temperature, soprattutto nei neonati. Infatti l’esposizione di neonati al freddo stimola il rilascio di TRH per
fai produrre agli ormoni tiroidei una maggior quantita di calore. La secrezione di TRH e inibita dallo stress.
22
GHIANDOLE SURRENALI

2 piccole formazioni situate sui reni e formate da 2 strati :

corticale (80%) formata da 3 strati : zona glomerulare che secerne mineralcorticoidi (aldosterone) che serve
per il riassorbimento di sodio e escrezione di potassio

(zona fascicolata ,zona reticolare) : secernono glucocorticoidi (cortisolo), regolazione stress ,metabolismo
proteico,glucidico e lipidico, livelli plasmatici di glucosio , ormoni sessuali (+ androgeni) regolazione della
funzione riproduttiva .

Glucocorticoidi
Fattori che influenzano la secrezione di glucocorticoidi
La secrezione di glucocorticoidi e stimolata dall’ORMONE ANDRENOCORTICOTROPO – ACTH
dall’adenoipofisi, la cui secrezione e a sua volta regolata dal FATTORE DI RILASCIO DI CORTICOTROPINA –
CRH dall’ipotalamo. I glucocorticoidi sono rilasciati direttamente nel flusso sanguigno subito dopo la loro
sintesi. I loro livelli plasmatici sono regolati da un feedback negativo che agisce sull’ipofisi e sull’ipotalamo.
Il CORTISOLO e il principale glucocortisoide e la sua secrezione e pulsatile ed e regolata dai ritmi circadiani. I
picchi si hanno piu frequenti al mattino e meno frequenti alla sera, ma si invertono nelle persone che
stanno sveglie di notte e dormono durante il giorno. Lo stress fisico e lo stress emotivo influenzano la
secrezione di cortisolo, soprattutto un intervento chirurgico, un trauma, un’ustione, un’infezione, uno
shock, il dolore, l’esposizione a temperature estreme, lo sforzo fisico e l’ansia.
Azioni dei glucocorticoidi
I glucocorticoidi rendono l’organismo capace di mobilizzare le molecole di combustibile in risposta a segnali
generati da altri ormoni come l’insulina o il glucagone.
Essi mantengono nel sangue una normale concentrazione degli enzimi necessari peril catabolismo delle
proteine, dei grassi e del glicogeno, e la conversione degli amminoacidi in glucosio nel fegato. Essi sono
necessari anche per la secrezione di GH e per mantenere la risposta dei vasi sanguigni agli stimoli
vasocostrittori del simpatico. Essi hanno anche effetti sulle funzioni del sistema immunitario, nervoso e
renale. Essi inibiscono l’infiammazione durante le reazioni allergiche e vengono utilizzati nei trapianti
d’organo per prevenire il rigetto. Pero devono essere usati con cautela perche indeboliscono il sistema
immunitario.
Il ruolo del cortisolo in risposta allo stress
Un aumento della secrezione di cortisolo e fondamentale per adattare l’organismo alle situazioni di stress,
infatti gli individui che hanno una bassa capacita di secrezione dei glucocorticoidi hanno una bassa capacita
di sopportare lo stress. Lo stimolo dello stress induce anche altre risposte a livello dell’organismo, infatti
aumenta l’attivita del simpatico e della secrezione di adrenalina, mobilizza le riserve energetiche, aumenta
la secrezione di ADH, di renina e di angiotensina II. Tutto questo e per mantenere la MAP in condizioni
normali. L’insieme delle risposte e chiamato SINDROME DI ADATTAMENTO GENERALE.
Effetti della secrezione anomala di glucocorticoidi
Un eccesso o una carenza della secrezione di cortisolo e data o da un’anomalia a livello della corticale del
surrene (disturbo primario) o da un’anomalia nella secrezione di CRH o ACTH (disturbo secondario).
L’ipersecrezione di cortisolo e associata alla SINDROME DI CUSHING, dove si ha una perdita della massa
muscolare, debolezza e fragilita di molti tessuti, tendenza a formare ematomi, un’insolita distribuzione del
grasso (scapole, addome e volto). L’iposecrezione di cortisolo e associata alla SINDROME DI ADDISON,
caratterizzata da ipoglicemia e scarsa abilita di adattamento alle situazioni di stress. Si ha la carenza di
secrezione dell’aldosterone, un’eccessiva escrezione di sodio e una ritenzione di potassio che determinano
aritmie cardiache e disturbi neuromuscolari.

PANCREAS

23
E’ un organo situato nell’addome ,posteriormente allo stomaco e funziona come una ghiandola sia esocrina
che endocrina.

L’esocrino è costituito da cellule degli acini e dei dotti. Si occupa della secrezione del succo pancreatico .
negli acini le cellule producono fluido contenente acqua,elettroliti e enzimi digestivi. Quando passa nei dotti
principali ,le cellule dei dotti riversano un grande volume di liquido ricco di bicarbonato (prodotti insieme
ma secreti diversamente). Stimolato dal CCK (agisce su cellule acinose) e secretina (agisce sulle cellule dei
dotti . Insieme si potenziano (potenziamento ) . Bicarbonato lega H+ nel duodeno = riduzione dell’acidità .
regolano l’ingresso della bile nel duodeno

L’endocrino è costituito da gruppi di cellule definiti isolotti del Langherans distribuiti attorno i dotti .
abbiamo 2 ormoni :insulina prodotta dalle cellule beta e glucagone prodotto dalle cellule alfa. Entrambi
servono per la regolazione del metabolismo energetico.Poi abbiamo altri 2 tipi di cellule :

cellule D(delta) : secernono somatostatina per la regolazione della digestione e assorbimento nutrienti,
modula la secrezione di ormoni pancreatici

cellule F : secernono polipeptide pancreatico che serve per inibire la secrezione di pancreas esocrino e
contrazione cistifellea.

INSULINA

AZIONI DELL’INSULINA
L’insulina promuove l’immagazzinamento dell’energia stimolando la sintesi di acidi grassi e trigliceridi nel
fegato e nel tessuto adiposo, la sintesi di glicogeno nel fegato
e nel muscolo scheletrico e la sintesi proteica nella maggior parte dei tessuti. Essa inoltre inibisce il
catabolismo delle proteine, dei trigliceridi e del glicogeno, inoltre sopprime la gluconeogenesi epatica.
Quindi l’insulina promuove i processi durante la fase di assorbimento e inibisce quelli durante la fase post-
assorbimento. L’insulina pero non ha effetto sul SNC, sul fegato e sul muscolo scheletrico in
movimento. L’insulina regola il trasporto di nutrienti attraverso le membrane della maggior parte
delle cellule dell’organismo, infatti esistono circa 4 trasportatori sensibili all’insulina che sono in grado di
trasportare amminoacidi dal plasma alle cellule. L’insulina facilita l’assunzione di glucosio da parte di molti
tessuti tramite un aumento delle proteine trasportatrici di glucosio. Ne esistono 13, dal GLUT1 al
GLUT13. Il GLUT4 pero e l’unica proteina che e sensibile all’insulina. Essa promuove la
diffusione facilitata del glucosio ed e il suo piu importante trasportatore. Le cellule adipose e le fibre
muscolari scheletriche possiedono GLUT4 immagazzinato in vescicole nel citosol. Inoltre l’insulina svolge
un’azione permissiva nei confronti dell’ormone della crescita promuovendo la sintesi proteica, la sintesi del
DNA e la divisione cellulare.
AZIONI DEL GLUCAGONE
Le azioni del glucagone si oppongono a quelle dell’insulina: nel fegato promuove la glicogenolisi, la
gluconeogenesi, la sintesi dei corpi chetonici e il catabolismo delle proteine; inibisce la sintesi del glicogeno
e delle proteine. Inoltre nel tessuto adiposo stimola la lipolisi e inibisce la sintesi di trigliceridi. Il glucagone
stimola gli effetti della fase di post-assorbimento e inibisce quelli della fase di assorbimento.
CONTROLLO A FEEDBACK NEGATIVO DEI LIVELLI PLASMATICI DI GLUCOSIO DA PARTE DI INSULINA E
GLUCAGONE
I livelli plasmatici di glucosio sono regolati dalle azioni opposte dell’insulina e del glucagone, ma anche da
parte di altri ormoni. Le deviazioni oltre la norma dei valori possono portare a gravi condizioni di salute.
Il normale livello di glucosio nel sangue e tra i 70 e i 110 mg/dl; la condizione di IPERGLICEMIA si ha quando
i livelli di glucosio a digiuno superano i 140 mg/dl, in queste condizioni si puo avere il diabete mellito; la
condizione di IPOGLICEMIA (aumento della frequenza cardiaca, ansia, sudorazione, tremori, confusioni,
vertigini, mancanza di coordinazione) si ha quando i valori di glucosio a digiuno sono inferiori di 60 mg/dl e
questo puo provocare seri danni al SNC. Un aumento dei livelli plasmatici di glucosio stimolano la
24
secrezione di insulina da parte delle cellule β pancreatiche e l’inibizione del glucagone, favorendo quindi
una diminuzione della glicemia. L’insulina fa diminuire i livelli in tre modi:
1. Stimolando la captazione del glucosio tramite un aumento delle molecole trasportatrici sulla membrana
plasmatica
2. Riducendo la concentrazione di glucosio libero nelle cellule tramite la sua conversione in glicogeno
3. Sopprimendo la gluconeogenesi
Una diminuzione dei livelli plasmatici di glucosio stimola la secrezione di glucagone da parte delle cellule α
pancreatiche e un’inibizione dell’insulina. Il glucagone promuove la gluconeogenesi e la glicogenolisi nel
fegato, inoltre stimola la lipolisi nel fegato in modo da mandare in circolo piu acidi grassi come fonte
energetica.
Stimolazione della secrezione di insulina e glucagone da parte degli amminoacidi
L’aumento di amminoacidi circolanti nel plasma stimola la secrezione sia di insulina che di glucagone.
Dopo un pasto ricco di proteine ma povero di amminoacidi l’aumento considerevole degli amminoacidi
stimola la secrezione di insulina, facilitando l’assunzione di amminoacidi da parte delle cellule.
L’aumento di insulina pero fa diminuire la glicemia, che in questo caso pero e a livelli normali, quindi
provocherebbe solo danni, cosi e secreto anche il glucagone che fa aumentare la glicemia e non ha effetti
sugli amminoacidi plasmatici.
EFFETTI DEL CORTISOLO E DELL’ORMONE DELLA CRESCITA
Le concentrazioni nelle cellule di cortisolo stimolano la gluconeogenesi e la lipolisi nella fase post-
assorbimento, inoltre l’aumento della concentrazione plasmatica del cortisolo aumenta il catabolismo
proteico, aumenta la gluconeogenesi, diminuisce la captazione di glucosio da parte delle cellule adiposo e
delle fibre muscolari scheletriche e aumenta la degradazione dei trigliceridi. Il risultato della concentrazione
del cortisolo e un aumento della concentrazione plasmatica di glucosio, acidi grassi e amminoacidi.
L’ormone della crescita ha effetti simili al cortisolo.
EFFETTI DELL’ADRENALINA E DEL SISTEMA NERVOSO SIMPATICO SUL METABOLISMO
Il sistema simpatico e l’adrenalina inibiscono la secrezione d’insulina e aumentano quella di glucagone,
promuovendo quindi le variazioni metaboliche durante la fase post-assorbimento.
Una diminuzione della glicemia pero stimola anche i RECETTORI PER IL GLUCOSIO presenti sul SNC,
stimolando cosi l’attivita del simpatico e inducendo un aumento dell’adrenalina da parte della midollare del
surrene. Questi effetti si riversano sul fegato promuovendo la glicogenolisi e la gluconeogenesi, sulla
muscolatura scheletrica dove promuovono la glicogenolisi e sul tessuto adiposo dove promuovono la
lipolisi. In condizioni normali pero il SNC non viene stimolato ma prevalgono gli effetti dell’insulina e del
glucagone. Il SNC viene stimolato in situazioni di stress.
OSCILLAZIONI GIORNALIERE DELLA GLICEMIA
Dopo un pasto i valori insulinemici aumentano sensibilmente, per poi ritornare ai livelli basali nel giro di un
paio d'ore. Il picco raggiunto e tanto piu consistente quanto maggiore e la quantita di zuccheri introdotta,
mentre ha scarsa influenza il contenuto proteico e ancora meno quello lipidico. I grassi, al pari delle fibre, si
oppongono ad eccessivi rialzi dell'insulinemia rallentando i tempi di digestione del pasto, quindi la velocita
di assorbimento intestinale degli zuccheri; di conseguenza, il picco insulinemico raggiunto dopo un pasto
completo risulta inferiore a quello registrato dopo il consumo di un'analoga quantita di zuccheri, scorporata
da lipidi e fibre. Anche i livelli basali di insulina non sono perfettamente stabili; e stata infatti osservata una
secrezione oscillatoria con periodi di 3-6 minuti. Dopo i pasti l'ampiezza di queste oscillazioni aumenta ma
la periodicita rimane costante; si ritiene che tale fenomeno sia cruciale per mantenere costante la
sensibilita delle cellule all'insulina. Per espletare la succitata azione ipoglicemizzante, l'insulina deve infatti
interagire con specifici recettori posti sulle membrane cellulari. Quando i recettori perdono sensibilita nei
confronti dell'insulina allora l'organismo cerca di compensare aumentando la secrezione pancreatica
dell'ormone; in questi casi si parla di insulino-resistenza, condizione accompagnata da iperinsulinemia con
glicemia normale o lievemente aumentata. Quando invece la sensibilita cellulare e normale,
l'iperinsulinemia si accompagna ad ipoglicemia e a sintomi come stanchezza, sudorazione, fame,
palpitazioni, debolezza, capogiri, tremori e difficolta di concentrazione.

25
Ormone peptidico che promuove la sintesi di molecole di riserva energetica e la fase di assorbimento .La sua secrezione è stimolata
da :

+(glucosio) plasmatica :assorbito dal tratto gastrointestinale e trasportato in circolo- effetto diretto sulle cellule Beta

+ (amminoacidi): effetto sulle cellule beta-depolarizzano la cellula

+ attività parasimpatica

+ (GIP-GLP-1) plasmatica - stimolati dalla presenza di cibo (entrambi sono ormoni gastrici che controllano la glicemia dopo i pasti)

Inibita da :

+ attività simpatica

+ adrenalina plasmatica

Favorisce (fase assorbimento):

-immagazzinamento di energia (sintesi acidi grassi ,trigliceridi glicogeno e proteica)

-assunzione amminoacidi nella cellula tramite trasportatori sensibili all’insulina - > + sintesi proteica

-assunzione glucosio nei tessuti tramite trasportatore GLUTA sensibile all’insulina

-la crescita per la sintesi proteica del DNA e la divisione cellulare .

GLUCAGONE

Ormone peptidico avente funzione opposta all’insulina .

Aumenta durante le fasi di post-assorbimento facilitandole.

Stimolato da una riduzione del glucosio plasmatico,sistema nervoso simpatico .promuove il catabolismo ->mobilizzazione delle
risorse energetiche e sintesi di nuove scorte di energia.

CONTROLLO A FEEDBACK NEGATIVO

+GLICEMIA = secrezione insulina ->-glucosio nel plasma > captazione del glucosio da parte della cellula (+ GLUT4)nella cellula il
glucosio diventa glicogeno che richiama altro glucosio secondo gradiente

-sopprime la gluconeogenesi a livello epatico

Inibizione glucagone

-glicemia = secrezione di glucagone -> aumento di glucosio nel plasma: promuove gliconeogenesi ,stimola la lipolisi fornendo acidi
grassi come fonte di energia alternativa.

Inibizione di insulina

FISIOLOGIA RENALE

ANATOMIA CORPUSCOLO RENALE

Ogni nefrone è un mini rene formato da corpuscolo renale e tubulo renale.

Corpuscolo renale: all’interno il sangue viene filtrato e si forma il filtrato. E’ formato da 2 parti:

capsula di bowman: struttura sferica da cui origina il tubulo renale

glomerulo rete di capillari

Il sangue entra nei capillari glomerulari attraverso l’arteriola afferente. Una certa quantità di plasma privo
di proteine passa nella capsula di bowman grazie alla filtrazione glomerulare. Il sangue rimasto nel
glomerulo esce da un’arteriola efferente.

NEFRONE IUXTAMIDOLLARE
26
In base alla localizzazione abbiamo : nefroni corticali ( hanno solo la parte terminale dell’ansa di henle nella
midollare) ; nefroni iuxtamidollari ( dove il corpuscolo è al confine tra midollare e corticale) . l’ansa penetra
nella midollare . Entrambi i nefroni partecipano al processo della formazione di urina , ma solo lo
iuxtamidollare mantiene il gradiente osmotico all’interno della midollare, fondamentale per la capacità del
rene di produrre urina concentrata.

Nel punto in cui il tubulo tubulo distale entra in contatto con l’arteriola afferente ed efferente si forma
l’apparato iuxtamidollare che è formato da macula densa (formata da cellule epiteliali tubulari specializzate
,rilevano il cambiamento di concentrazione di soluti nel liquido ) cellule iuxtaglomerulari (racchiudono nel
citoplasma granuli secretori di renina). Entrambi hanno un ruolo fondamentale nella regolazione del
volume e della pressione sanguigna.

GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE: COME SI GENERA?

GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE

RUOLO DEL GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE


Le regioni esterne della midollare del rene hanno un’osmolarita piu bassa delle regioni interne della
midollare, questo e il GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE. Esso e fondamentale per il riassorbimento
dell’acqua dal dotto collettore. Esiste per il meccanismo di MOLTIPLICAZIONE CONTROCORRENTE e per la
diffusione facilitata di urea dal lume dei dotti collettori al liquido interstiziale della midollare.
Moltiplicazione controcorrente
Il tratto discendente dell’ansa di Henle e permeabile all’acqua che essa si diffonde fuori dal tubolo, mentre
il tratto ascendente e impermeabile all’acqua e presenta meccanismi di trasporto attivo per il sodio, il
potassio e il cloro. Il termine CONTROCORRENTE si riferisce al fatto che il liquido che passa dal tratto
discendente al tratto ascendente passa in due tubuli paralleli tra di loro ma il filtrato si muove in direzioni
opposte. La moltiplicazione consta di diversi passaggi:
1. il filtrato entra nell’ansa di Henle nel tratto discendente. La sua osmolarita e di 300 mOsm come il liquido
extracellulare, quindi non vi e alcun gradiente di osmolarita e nessun flusso d’acqua. Il filtrato inizia a salire
verso il tratto ascendente dell’ansa di Henle e il potassio, il sodio e il cloro vengono attivamente trasportati
fuori.
2. Il liquido interstiziale midollare aumenta la sua osmolarita da 300 a 400 mOsm, mentre il filtrato riduce la
sua osmolarita da 300 a 200 mOsm. In questo modo si crea un gradiente di concentrazione che fa passare
l’acqua dal tratto discendente (l’unico impermeabile all’acqua) al liquido peritubulare.
3. Il tratto discendente e il liquido peritubulare raggiungono la stessa osmolarita di circa 400 mOsm, ma il
liquido nel tratto ascendente ha un’osmolarita di 200 mOsm, quindi si crea un gradiente di osmolarita tra i
due tratti dell’ansa di Henle.
4. L’ingresso di altro filtrato nel TCP fa spostare il liquido iperosmotico nei tratti piu profondi dell’ansa di
Henle
5. Anche in questo caso inizia il riassorbimento attivo di soluti da parte del tratto ascendente dell’ansa di
Henle, facendo alzare l’osmolarita del liquido peritubulare da 400 a 500 mOsm e facendo diminuire
l’osmolarita del filtrato nel tratto ascendente. Nel tratto discendente si verifica il riassorbimento
d’acqua.
6. L’ingresso di altro filtrato fa spostare il liquido verso la parte piu alta del tratto ascendente.
7. Il processo continua fino a che il sistema non raggiunge lo stato stazionario. Lo stato stazionario fa in
modo che il liquido che entra nell’ansa di Henle sia isoosmotico con il LEC.
Ruolo dell’urea nel gradiente osmotico midollare
La moltiplicazione controcorrente stabilisce il gradiente osmotico, ma il mantenimento di questo gradiente
e dato dall’urea, un prodotto di scarto generato dal catabolismo delle proteine. Essa e trasportata fuori
attivamente dal dotto collettore nel liquido peritubulare e contribuisce per il 40% al gradiente osmotico
della midollare renale.
Ruolo del vasa recta nel prevenire la dissoluzione del gradiente osmotico midollare

27
La particolare morfologia dei vasa recta fa in modo che il gradiente osmotico non si dissolva per la
diffusione continua di acqua e soluti. Il filtrato che entra nei vasa recta ha un’osmolarita di 300 mOsm,
continuando a procedere nei vasa recta verso la midollare, il liquido interstiziale aumenta di osmolarita, e
quindi si ha un flusso verso l’esterno del lume d’acqua e un flusso verso l’interno del lume di soluti. Questo
processo e controllato, altrimenti si verificherebbe lungo tutto il corso dei vasa recta e il gradiente osmotico
midollare si dissolverebbe.
Quando il filtrato torna attraverso i vasa recta verso la corticale il gradiente osmotico diventa piu basso nel
liquido interstiziale e piu alto nel lume tubulare. In questo modo si ha un flusso di acqua verso l’interno del
lume tubulare e un flusso di soluti verso l’esterno tubulare. Questo processo fa rimanere relativamente
costante il gradiente osmotico midollare, e il filtrato alla fine del suo giro nei vasa recta diventa solo
leggermente iperosmotico rispetto al filtrato che entra con un’osmolarita di 325 mOsm.
RUOLO DEL GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE NEL RIASSORBIMENTO DELL’ACQUA NEL TUBULO
CONTORTO DISTALE E NEL DOTTO COLLETTORE
Acquaporine e permeabilita all’acqua
Le cellule epiteliali che rivestono il TCD e i dotti collettori sono connesse tra loro da giunzioni strette e
inoltre la membrana citoplasmatica e impermeabile all’acqua. L’unico modo per l’acqua di passare sono le
acquaporine che si trovano sulla membrana delle cellule principali. L’acquaporina-3 e sempre presente sulle
membrane basolaterali, mentre l’acquaporina-2 si trova sulla membrana apicale solo se e presente l’ADH.
Quando le pareti dei tubuli terminali sono impermeabili all’acqua l’urina escreta sara con un grande volume
ma con una bassa osmolarita. Quando le pareti dei tubuli terminali sono permeabili l’urina cerchera di
eguagliare il gradiente osmotico del liquido interstiziale di circa 1400 mOsm, ma non potra mai superarlo
perche una volta eguagliato non si verifichera piu il flusso d’acqua. Esiste un volume minimo d’acqua per
eliminare i soluti, ossia la PERDITA D’ACQUA OBBLIGATORIA di 400 ml al giorno. La lunghezza dell’ansa di
Henle determina la massima concentrazione di urina e quindi la perdita d’acqua obbligatoria giornaliera.
SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA-ALDOSTERONE

Nelle pareti del tubolo distale sono presenti le cellule della macula densa che controllano i cambiamenti
delle concentrazioni del cloro e del sodio e del flusso del liquido tubulare. Quando la concentrazione di
sodio nel filtrato diminuisce, aumenta la secrezione di renina.Nelle pareti delle arteriole afferenti sono
localizzate cellule granulari che secernono RENINA, un enzima proteolitico. Quando la renina viene
rilasciata dalle cellule granulari nel flusso sanguigno agisce su un’altra proteina che e sempre presente nel
sangue, l’ANGIOTENSINOGENO secreto dal fegato. La renina scinde alcuni amminoacidi
dall’angiotensinogeno convertendolo in angiotensina I. L’angiotensina I incontra un enzima proteolitico,
l’ENZIMA CONVERTENTE L’ANGIOTENSINA – ACE che si trova sulla superficie interna di tutti i capillari
sistemici e scinde alcuni amminoacidi dall’angiotensina I, convertendola in angiotensina II.
L’angiotensina II adotta 4 metodi per aumentare la MAP:
1. Stimola la vasocostrizione delle arterie sistemiche determinando l’aumento della resistenza periferica
totale e quindi l’aumento della MAP
2. Stimola la corticale del surrene a secernere aldosterone aumentando il riassorbimento di sodio che causa
un riassorbimento d’acqua e quindi una diminuzione della perdita di liquidi
3. Stimola la neuroipofisi a secernere ADH che riassorbe l’acqua minimizzando la perdita di liquido
4. Attiva i neuroni ipotalamici a stimolare la sete e quindi ad introdurre liquidi determinando un aumento
del volume plasmatico e quindi l’aumento della MAP.
Dato che la RAAS stimola l’aumento della MAP, una diminuzione della MAP stimola il rilascio di renina.
Anche un aumento dell’attivita del sistema nervoso simpatico stimola il rilascio di renina in seguito ad una
stimolazione diretta delle cellule granulari. Il sistema simpatico viene attivato dal riflesso barocettivo in
seguito ad una diminuzione della MAP.
Un’elevata riduzione della MAP riduce anche la VFG, che insieme al continuo riassorbimento di sodio e
cloro nel TCP e nel tratto ascendente dell’ansa di Henle riduce i livelli di sodio e cloro nel TCD e quindi
un’attivazione delle cellule della macula densa che stimolano il rilascio di renina dalle cellule granulari.
ADH

28
L’ORMONE ANTIDIURETICO o ADH o VASOPRESSINA regola la permeabilita dell’acqua nelle porzioni
terminali del TCD e dei dotti collettori. In assenza di ADH la membrana apicale delle cellule principali non
contiene acquaporine, cosi non puo avvenire il riassorbimento d’acqua. L’ADH stimola la sintesi di
acquaporine-2 ed il suo inserimento sulla membrana apicale. L’acquaporine-2 vengono conservate in
vescicole nel citosol delle cellule principali. L’ADH entra nella cellula dal plasma capillare grazie a recettori
presenti sulla membrana basolaterale. Questi recettori sono accoppiati a proteine G che attivano l’enzima
adenilato ciclasi che catalizza la sintesi del secondo messaggero cAMP che a sua volta attiva la
proteinchinasi A che stimola l’inserzione di acquaporine-2 sulla membrana apicale tramite esocitosi.
L’ADH inoltre stimola la sintesi di nuove acquaporine-2.

Regolazione della secrezione dell’ADH


L’ADH e secreto dalle cellule neurosecretorie della neuroipofisi che originano nell’ipotalamo. Gli stimoli per
la produzione di ADH sono due:
1. Cambiamenti dell’osmolarita del LEC, quando aumenta l’osmolarita aumenta anche la produzione di
ADH. Gli OSMORECETTORI nell’ipotalamo controllano l’osmolarita del LEC
2. Volume ematico del sangue e pressione ematica, controllano dai barocettori arteriosi e dai barocettori
cardiaci e venosi. Quando la pressione ematica diminuisce, la produzione di ADH aumenta.
DIABETE INSIPIDO
Il diabete si riferisce a qualunque disturbo metabolico che comporta un aumento della sete e una grande
produzione di urina. Il DIABETE INSIPIDO CENTRALE si manifesta quando i valori di ADH sono bassi, mentre
il DIABETE INSIPIDO NEFROGENICO si manifesta quando i reni sono rispondono in maniera appropriata
all’ADH. Una carenza di ADH porta un’importante perdita di liquido con le urine.
Anche il DIABETE MELLITEO porta ad un aumento della diuresi, ma le cause sono diverse. La diuresi diviene
osmotica.
FISIOLOGIA GASTRICO

PERISTALSI E SEGMENTAZIONE

Peristalsi
L’onda di contrazione nella muscularis externa viaggia longitudinalmente lungo il tratto intestinale. Queste
onde costituiscono la PERISTALSI e spingono il avanti il chimo per tutto l’intestino ad una velocita di circa 2-
2,5 cm al secondo.
Segmentazione
La muscularis externa dell’intestino tenue e anche in grado di attuare la segmentazione, ossia il
rimescolamento del chimo. Infatti il chimo e spinto in avanti e indietro in modo da mescolarne i contenuti e
far entrare tutti i nutrienti del chimo a contatto con la mucosa intestinale. La segmentazione nel duodeno e
indotta dalla distensione delle pareti, invece nell’ileo e indotta dalla gastrina per il RIFLESSO GASTROILEALE.

MOTILITA’ GASTRICA

MOTILITA’ GASTROINTESTINALE E LA SUA REGOLAZIONE


Il tratto GI e in grado di generare movimenti che spingono in avanti e mescolano il contenuto luminale e lo
spingono lungo il tratto. E grazie alla motilita che la digestione e l’assorbimento sono cosi efficienti.
Il tempo impiegato dal cibo ad essere defecato dipende dalle funzioni svolte nelle varie regioni.
MUSCOLO SCHELETRICO  bocca + faringe + esofago = masticazione e deglutizione; sfintere anale =
defecazione
MUSCOLO LISCIO  stomaco + intestino = rimescolamento e avanzamento del cibo.
ATTIVITA’ ELETTRICA NELLA MUSCOLATURA LISCIA GASTROINTESTINALE
Nello strato interno circolare della muscularis externa vi sono cellule che generano depolarizzazioni lente,
le ONDE LENTE, che quando sono abbastanza grandi da portare il potenziale di membrana al valore soglia
danno luogo a potenziali d’azione. Le cellule di questo strato sono collegate tramite gap junction, quindi

29
l’attivita elettrica si puo propagare alle cellule pacemaker vicine. La frequenza delle onde lente varia da
regione a regione lungo il tratto GI, perche sono controllate da diverse cellule pacemaker.
In alcune regione le onde lente si verificano ad intervalli regolari, il fenomeno e chiamato RITMO ELETTRICO
BASALE – BER ed e dovuto all’attivita sia nervosa che ormonale. L’attivita parasimpatica e eccitatoria,
accoppiata con l’acetilcolina, e crea un aumento dell’attivita contrattile; mentre l’attivita simpatica e
inibitoria ed e accoppiata all’adrenalina, e causa un’inibizione dell’attivita contrattile. L’attivita nervosa
agisce non tanto sulla frequenza delle onde lente, quanto sulla loro ampiezza: uno spostamento verso l’alto
del potenziale di membrana puo aumentare il valore soglia e quindi dare luogo a piu potenziali d’azione
aumentando la forza contrattile; mentre uno spostamento verso il basso delle onde lente inibisce l’attivita
contrattile.

PRINCIPI GENERALI DELLA REGOLAZIONE GASTROINTESTINALE


La maggior parte dei nutrienti ingeriti e assorbita, per cui nelle feci non ci sono teoricamente tracce di
nutrienti. Le funzioni del tratto GI non sono regolate in base all’omeostasi del corpo, ma in base alle
condizioni dell’ambiente interno del lume gastrico e sono regolati sia da meccanismi nervosi che da
meccanismi ormonali.
VIE NERVOSE ED ENDOCRINE PER IL CONTROLLO GASTROINTESTINALE

La funzione GI e regolata dal sistema nervoso enterico, dal sistema nervoso autonomo e dagli ormoni
gastrointestinali. Le condizioni del lume sono monitorate da tre tipi di recettori posti sulla parete
gastrointestinale:
1. MECCANOCETTORI che registrano il grado di distensione della parete
2. CHEMOCETTORI che controllano le concentrazioni nel lume di specifiche sostanze
3. OSMOCETTORI che sono sensibili all’osmolarita del contenuto gastrointestinale
Da questi recettori partono i collegamenti sia con il SNC che con il sistema nervoso enterico e questi
esercitano il controllo sulle cellule della muscolatura liscia e sulle cellule sia endocrine che esocrine.
Le cellule esocrine secernono il loro contenuto direttamente nel tratto GI, mentre le cellule endocrine
secernono gli ormoni nel flusso sanguigno che poi li porta al tratto GI.
I principali ormoni GI sono 4:
1. Gastrina
2. Colecistochinina – CCK
3. Secretina
4. Peptide insulinotropico glucosio-dipendente – GIP
Gli ultimi tre ormoni sono secreti dal duodeno e dal digiuno e costituiscono gli ENTEROGASTRONI.
Vie riflesse brevi e lunghe
 VIE BREVI - lo stimolo nel lume provoca una risposta nel tratto GI senza il coinvolgimento del SNC ma solo
del sistema nervoso enterico.
 VIE LUNGHE- lo stimolo nel lume attiva i recettori che inviano l’input al SNC che invia l’output al plesso
enterico e quindi arriva agli effettori.
Fasi del controllo gastrointestinale

Una regione del tratto GI puo rispondere sia agli stimoli che provengono dal tratto GI che da stimoli esterni.
Per esempio la secrezione acida dello stomaco e data sia dal grado di acidita del contenuto gastrico sia dal
livello di acidita del duodeno (questi sono stimoli interni); essa pero e influenzata anche dalla vista,
dall’odore e dal gusto del cibo (stimoli esterni).
La FASE CEFALICA e il controllo della funzione del tratto GI proveniente dall’encefalo, che ha sempre origini
per vie riflesse lunghe.
Il controllo del tratto GI da stimoli interni determinano la FASE GASTRICA (stimoli provenienti dallo
stomaco) e la FASE INTESTINALE (stimoli provenienti dall’intestino). Questi stimoli possono provenire sia di
vie riflessi brevi che lunghe, ma anche dalla secrezione degli ormoni GI.

Motilita gastrica

30
Quando viene ingerito un pasto la muscolatura liscia dello stomaco deve rimescolare il chimo in modo da
amalgamarlo bene con il succo gastrico e regolare lo svuotamento gastrico, in modo da non far arrivare
nell’intestino tenue il chimo tutto insieme.
Questi compiti sono svolti dalle onde peristaltiche dello stomaco coordinate dal sistema nervoso enterico.
Tipi di motilita gastrica
Le onde peristaltiche viaggiano dalla parete superiore dal fondo dello stomaco verso il piloro, con una
frequenza di tre onde al minuto. All’inizio le onde sono deboli, ma progressivamente la forza di contrazione
aumenta man mano che il chimo arriva fino al piloro. Lo sfintere pilorico pero e chiuso quindi la maggior
parte del chimo e forzata a tornare indietro rimescolandosi ulteriormente. In seguito all’aumento della
forza delle onde peristaltiche lo sfintere pilorico e costretto ad aprirsi e il chimo e spinto nel duodeno.
La velocita di svuotamento gastrico dipende dalla quantita di chimo contenuto nello stomaco, la
composizione del chimo e la forza delle contrazioni gastriche. Il chimo costituito da liquido passa
nell’intestino dopo circa tre minuti, mentre le molecole piu grandi e piu difficilmente digeribili possono
rimanere nello stomaco fino a 9 ore.
Regolazione della motilita gastrica
Il controllo della motilita gastrica e ottenuto mediante i cambiamenti di forza delle onde peristaltiche
controllata dagli ormoni GI: la gastrina aumenta le contrazioni, mentre la secretina, la CCK e la GIP le
inibiscono. La motilita e influenzata anche dal RIFLESSO NERVOSO ENTEROGASTRICO che riceve
stimoli dalla fase cefalica (dolore, depressione e paura inibiscono; rabbia e aggressivita aumentano), dalla
fase gastrica (distensione dello stomaco aumenta) e dalla fase intestinale (distensione del duodeno,
cambiamenti d’acidita, osmolarita e concentrazione di grassi nel lume aumentano). Queste regolano lo
svuotamento gastrico.

MOTILITA’ INTESTINO TENUE

Diversi tipi di movimento in base a presenza o meno di cibo.Differisce tra muscolaris mucosae e muscolaris
externa. Differisce perché ha dei periodi di peristalsi + breve e periodi segmentazione + lunghi che servono
per miscelare il chimo, e cessano durante il digiuno e sono sostituiti da complessi motori migranti hanno
attività contrattile degli strati di muscolari esterne.

Muscolaris mucosae -> contrazioni regolari in presenza di cibo,rimescolano il chimo.

Regolazione : contrazione influenzate da : nervi estrinseci che rimuovono la distensione ,spingendo il


contenuto in avanti; da ormoni (gastrina nella fase gastrica) che aumenta la mobilità del tenue ,c’è il rilascio
dello sfintere ileo-cecale aumentando la velocità del movimento del contenuto.; e da distensione che fa
aumentare la forza contrattile.

MOTILITA’ DEL COLON

Nel colon l’attivita contrattile serve per mescolare ulteriormente il chimo e quindi esporlo alla superficie
della mucosa e per farlo andare avanti fino al retto.
Tipi di motilita del colon
Le porzioni prossimali del colon presentano un tipo di motilita chiamata AUSTRAZIONE, simile alla
segmentazione dell’intestino tenue, ma che e molto piu lenta e le contrazioni si verificano circa 2 volte in
un’ora. 3 o 4 volte al giorno si verifica anche il MOVIMENTO DI MASSA che e come un’onda peristaltica, ma
quando una parte dell’intestino e contratta essa rimane in questo stato per un periodo abbastanza lungo
prima di rilasciarsi. Questo movimento spinge il chimo in avanti e ripuliscono il colon.
Regolazione della motilita del colon
Sia la gastrina che la CCK aumentano i movimenti del colon. Il colon presenta riflessi specializzati: nel
RIFLESSO COLON-COLICO quando si distende una parte del colon le parti rimanenti si contraggono; mentre
nel RIFLESSO GASTRO-COLICO la presenza di cibo nello stomaco porta ad un aumento della motilita colica e
ad un aumento della frequenza dei movimenti di massa.
ATTIVITA’ ELETTRICA MUSCOLATURA LISCIA:
31
Nel sistema gastroenterico è un’attività miogena,cioè di cellule pacemaker . e’ data da cellule specializzate
(di cajal ) che non hanno capacità contrattile ,ma funzionalità pacemaker .

Nel sistema gastroenterico abbiamo un potenziale di riposo stabile perche le attività di onde elettriche
hanno una frequenza minore rispetto alle cellule cardiache (tra un’onda e l’altra cè silenzio elettrico che fa
impiegare alla cellula piu’ tempo per ripolarizzarsi)-> depolarizzazione non rapida per questo le onde di
depolarizzazione sono chiamate onde lente( 5 secondi).

Proprio per l’andamento di quest’onda e i valori di depolarizzazione che si fermano a -35 mV non si parla
piu’ di potenziale d’azione.Questo puo’ essere generato sono con l’intervento del sistema nervoso enterico
e del parasimpatico che depolarizzano ulteriormente la cellula facendo si che l’onda raggiunge il valore
soglia. Nello stomaco la muscolatura genera forza in maniera graduale,che varia secondo il grado di
depolarizzazione , non necessario potenziale d’azione. Negli intestini per la contrazione sono necessari
potenziale d’azione .

DOLORE

PERCEZIONE DEL DOLORE


Il dolore e una sensazione, non uno stimolo e fornisce le informazioni che ci insegnano ad evitare fattori
potenzialmente dannosi per l’organismo. Il dolore e il segnale di un potenziale danno tissutale, per questo e
molto importante.
Risposta al dolore
L’attivazione dei nocicettori porta alla sensazione di dolore, e anche ad altre risposte dell’organismo:
1. RISPOSTE VEGETATIVE  incremento della MAP, incremento della frequenza cardiaca, aumento dei livelli
ematici di adrenalina e glucosio, dilatazione delle pupille, sudorazione
2. RISPOSTE EMOZIONALI  paura e ansia
3. RIFLESSO DI ALLONTANAMENTO DALLO STIMOLO
Il livello di percezione del dolore varia tra gli individui in base alle loro precedenti esperienze e in base alle
circostanze che causano lo stimolo dolorifico. Il DOLORE RAPIDO, causato dai NOCICETTORI MECCANICI, e
percepito come una sensazione di una puntura facilmente localizzabile. Esso e trasmesso da FIBRE Aδ,
mieliniche e di diametro piccolo che hanno una velocita di conduzione di 12-30 m/sec.
Il DOLORE LENTO, causato dai NOCICETTORI POLIMODALE, e percepito in modo poco localizzato e da
origine ad un dolore che insorge lentamente. Esso e trasmesso dalle FIBRE C, amieliniche e di piccolo
diametro, con una velocita di conduzione di circa 0,2-1,3 m/sec.
Queste due tipi di fibre fanno sinapsi con neuroni di second’ordine nel corno dorsale del midollo spinale ed
e resa possibili da diversi tipi di neurotrasmettitori, come la SOSTANZA P.
I tessuti infiammati o danneggiati invece rilasciano bradichinina, prostaglandine, potassio o serotonina;
mentre le cellule immunitarie rilasciano istamina o citochinina.
Le afferenze nocicettive attivano anche diverse afferenze che attivano la componente affettiva del dolore,
che vanno al tronco encefalico, all ipotalamo e al sistema limbico.
Sensibilizzazione al dolore
In un tessuto sano il sistema nocicettivo non e sensibilizzato, ossia uno stimolo di bassa intensita non
provoca dolore, anche se uno stimolo di alta intensita lo provoca. In condizioni patologiche, quando il
tessuto e infiammato o danneggiato, il sistema e sensibilizzato, ossia anche un dolore di bassa intensita
provoca dolore per una condizione chiamata IPERALGESIA. All’aumentare d’intensita dello stimolo,
l’aumento della risposta e di tipo esponenziale, sia come intensita che come durata.
Modulazione dei segnali dolorifici
I segnali dolorifici possono essere modulati in qualsiasi punto della trasmissione sinaptica. Secondo la
TEORIA DEL CONTROLLO A CANCELLO la percezione del dolore puo essere inibita a livello spinale attraverso
afferenze somatiche non dolorifiche. Quando queste ultime sono attive, la trasmissione del segnale
dolorifico e inibita e quindi la percezione del dolore diminuisce. Quando i segnali dolorifici provengono da
32
fibre C gli interneuroni inibitori sono inibiti, permettendo la trasmissione del segnale fino al SNC; gli
interneuroni inibitori sono stimolati a inibire il dolore dalle grosse e mieliniche FIBRE Aβ che trasportano
informazioni tattili, pressorie e inibitorie. Per questo motivo un massaggio o una stimolazione elettrica ad
una zona cutanea che ha subito un trauma inibisce il dolore. Anche l’encefalo e in grado di bloccare il
dolore attraverso delle vie discendenti che fanno parte del SISTEMA ANALGESICO ENDOGENO. Infatti
situazioni di stress possono attivare un’area del mesencefalo, la SOSTANZA GRIGIA PERIACQUEDUTTALE,
collegata ad un’area del bulbo chiamata NUCLEO DEL RAFE MAGNO e alla FORMAZIONE RETICOLARE
LATERALE del tronco encefalico. Neuroni di queste regione discendono verso il midollo spinale dove
bloccano la comunicazione tra neuroni afferenti nocicettivi e neuroni di second’ordine attraverso il rilascio
di neurotrasmettitori oppiacei come l’ENCEFALINA che induce potenziali sinaptici inibitori, inibisce il rilascio
di sostanza P e aprono i canali per il potassio inibendo la trasmissione di dolore.
Dolore viscerale
Il dolore puo anche provenire da organi e visceri, in questo caso si parla di DOLORE PROFONDO. Il DOLORE
RIFERITO e dove localizziamo la sensazione dolorosa sulla cute dell’organo danneggiato. Questo e dovuto al
fatto che i neuroni di second’ordine ricevono afferenze oltre che nocicettive anche somatiche, quindi il
cervello interpreta le informazioni basandosi sulle precedenti esperienze, che sono maggiormente
somatiche. Quindi quando il cervello riceve questi stimoli pensa che arrivino da afferenze somatiche. In
questo modo e spiegato per quale motivo durante un infarto miocardico si avverte dolore al braccio
sinistro.

VIE SOMATOSENSORIALI
Vi sono due vie principali che dalla periferia raggiungono il SNC:
1. VIA DELLE COLONNE DORSALI-LEMNISCO MEDIALE
2. TRATTO SPINOTALAMICO
Queste due vie afferenti prima di raggiungere il talamo si incrociano ed e per questo motivo che le
informazioni provenienti dal lato destro del cervello riguardano il lato sinistro del corpo e viceversa.
La via delle colonne dorsali-lemnisco mediale
Questa via trasmette le informazioni derivanti dai meccanocettori e dai
propriocettori al talamo. Esse si incrociano poi a livello del midollo allungato.I neuroni di prim’ordine si
incrociano nella periferia e penetrano nelle colonne dorsali del midollo spinale, poi le diramazioni principali
dell'assone ascendono dallo stesso lato dello stimolo nel midollo spinale verso il tronco encefalico
percorrendo le COLONNE DORSALI, ossia tratti di sostanza bianca. I neuroni di prim’ordine terminano nei
NUCLEI DELLE COLONNE DORSALI, localizzati nel bulbo, e formano sinapsi con neuroni di second’ordine, poi
essi si incrociano e passano nella parte opposta del bulbo, formando il tratto LEMNISCO MEDIALE e quindi
ascendono verso il talamo. Nel talamo formano sinapsi con i neuroni di terz’ordine che trasmettono le
informazioni dal talamo alla corteccia somatosensoriale.
Il tratto spinotalamico
Il tratto spinotalamico trasmette le informazioni provenienti dai nocicettori e dai termocettori al talamo.
Essi si incrociano a livello del midollo spinale.
I neuroni di prim’ordine penetrano nel corpo dorsale del midollo spinale, poi vanno verso il basso o verso
l’altro per il piccolo TRATTO DI LISSAUER e formano sinapsi con i neuroni di second’ordine presenti nel
corno dorsale. Da li poi ascendono verso il tronco encefalico attraverso il TRATTO SPINOTALAMICO e
terminano nel talamo. In questo luogo fanno sinapsi con i neuroni di terz’ordine che terminano nella
corteccia somatosensoriale.

RECETTORI SOMATOSENSORIALI
Il sistema somatosensoriale risponde ad una varieta di stimoli derivanti da molte parti del corpo: cute,
muscoli, articolazioni e visceri.
Le sensazioni, che poi vanno alla corteccia cerebrale, derivano da stimoli diversi e sono percepite grazie alla
presenza sulla cute di diversi tipi di recettori:
 MECCANOCETTORI: rispondono a stimoli pressori, vibrazione, propriocezione (senso di posizione degli arti
nello spazio), distensione viscerale

33
 TERMOCETTORI: rispondono alle variazioni della temperatura
 NOCICETTORI: rispondono a stimoli dannosi per i tessuti e al prurito.
Meccanocettori
Alcuni meccanocettori sono posizionati vicino all’epidermide, come i CORPUSCOLI DI MEISSNER (solo nella
cute glabra) o i DISCHI DI MERKEL ed essi hanno campi recettivi piu piccoli. Altri meccanocettori sono
posizionati nel derma, come i CORPUSCOLI DEL PACINI o le TERMINAZIONI DEL RUFFINI ed hanno campi
recettivi piu grandi. Alcuni di essi rispondono a stimoli pressori protratti come il tatto nel tempo e quindi
sono a lento adattamento, mentre altri sono a rapido adattamento e rispondono a vibrazioni.
Termocettori cutanei
I termocettori cutanei sono delle terminazioni libere che rispondono alla
temperatura dell’interno dell’organismo e vi sono due tipi di termocettori di natura tutt’e due fasici:
1. TERMOCETTORI PER IL CALDO  inviano potenziali d’azione solo per le
temperature dai 30 ai 45°C, sopra essi smettono di inviare potenziali
2. TERMOCETTORI PER IL FREDDO  inviano potenziali d’azione solo tra i 35°C e i 20°C, con una scarica
massima a 25°C.
VIE SENSORIALI
Un’UNITA SENSORIALE comprende un singolo neurone afferente e tutti i recettori ad esso associati dello
stesso tipo. Il CAMPO RECETTIVO e l’area che se viene stimolata provoca una variazione di scarica nel
neurone, ossia che contiene i recettori. Il neurone afferente che trasmette gli input dalla periferia al SNC e
chiamato NEURONE DI PRIM’ORDINE, che puo comunicare o con molti NEURONI DI SECOND’ORDINE (si
parla di divergenza) oppure molti neuroni di prim’ordine possono comunicare con un solo neurone di
second’ordine (si parla di convergenza). Essi fanno sinapsi nel midollo spinale o nel tronco encefalico.
Alcuni dei neuroni di second’ordine o INTERNEURONI trasmettono le informazioni altalamo e in questa
sede fanno sinapsi con NEURONI DI TERZ’ORDINE che raggiungono la corteccia cerebrale, dove si
percepisce la sensazione.

SISTEMA SOMATICO
Il sistema nervoso somatomotore controlla un solo tipo di organo effettore: i muscoli scheletrici e i suoi
neuroni efferenti sono chiamati MOTONEURONI. La maggior parte dei muscoli scheletrici e soggetta ad un
controllo volontario, per questo esso e chiamato anche SISTEMA NERVOSO VOLONTARIO.
ANATOMIA DEL SISTEMA NERVOSO SOMATICO
In questo tipo di sistema nervoso un singolo motoneurone collega il SNC ad una fibra muscolare scheletrica.
I motoneuroni si originano nel corno ventrale del midollo spinale o nei nuclei motori del tronco encefalico.
Un singolo motoneurone innerva molte fibre muscolari, infatti il suo assone puo raggiungere un metro di
lunghezza, ma ogni fibra e innervata da un solo motoneurone che infatti forma un certo numero di
PLACCHE NEUROMUSCOLARI. L’unita motoria e il motoneurone e le fibre muscolari che innerva.
GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE
La giunzione neuromuscolare e la sinapsi tra il motoneurone e la fibra muscolare. I terminali dell’assone
rilasciano acetilcolina e all’interno della placca motrice vi sono molti recettori per questo
neurotrasmettitore. Il potenziale d’azione puo essere solo eccitatorio. Si genera il potenziale d’azione e la
conseguente depolarizzazione fa aprire i canali voltaggio dipendenti ; aumenta l’ingresso di ioni calcio che
induce al rilascio dell’acetilcolina . Questa diffonde e interagisce con i recettori della placca che si apre.
Entra cosi il sodio e ne consegue un potenziale di placca .
DISFUNZIONI DEI MUSCOLI SCHELETRICI
La TOSSINA BOTULINICA e prodotta dal batterio Clostridium botulinum e blocca l’esocitosi dell’acetilcolina
dalle vescicole sinaptiche. Il CURARO causa la paralisi muscolare dato che si lega ai recettori dell’ACh e li
blocca Gli AGENTI ANTICOLINESTERASICI riducono l’attivita dell’acetilcolinesterasi, rallentando la rimozione
di ACh dalla fessura sinaptica. A bassi dosaggi si possono utilizzare per rinforzare la contrazione muscolare.

SINAPSI
I neuroni generano segnali elettrici sia sotto forma di potenziali graduati che sotto forma di potenziali
d’azione. Le SINAPSI ELETTRICHE permettono la trasmissione del messaggio da un neurone all’altro

34
attraverso le giunzioni comunicanti. Le SINAPSI CHIMICHE funzionano tramite il rilascio di un
neurotrasmettitore che attiva dei meccanismi nelle cellule bersaglio.
SINAPSI ELETTRICHE
Le sinapsi elettriche avvengono tra neurone – neurone e neurone – cellule gliali. Le membrane delle cellule
adiacenti sono collegate tramite giunzioni comunicanti in modo tale che ogni segnale elettrico, come un
cambiamento del potenziale della membrana, possa passare tra i connessoni attraverso il flusso di ioni. La
comunicazione e sia unidirezionale che piu frequentemente bidirezionale e puo essere sia eccitatoria che
inibitoria, questo vuol dire che il flusso di ioni puo essere sia depolarizzante che iperpolarizzante. Alcune
sinapsi elettriche sono sempre attive, mentre altre possono passare solo in particolari condizioni. Le sinapsi
elettriche si trovano nella retina e in alcune aree della corteccia, nel tronco dell’encefalo per la regolazione
del respiro e nei neuroni ipotalamici che rilasciano gli ormoni tropici ai neuroni adiacenti sincronizzando
cosi la loro attivita e ottenendo un BURST, ossia un’esplosione di rilascio dell’ormone tropico. In realta
manca ancora molto da chiarire sulle sinapsi elettriche.
SINAPSI CHIMICHE
Quasi tutti i neuroni comunicano attraverso sinapsi chimiche che sono anche quelle meglio conosciute. In
esse un neurone, dopo che il potenziale d’azione e arrivato al terminale assonico, secerne un
neurotrasmettitore nel LEC. Il neurotrasmettitore si lega ad un recettore presente sulla membrana cellulare
di un’altra cellula e generera o meno un potenziale d’azione, a seconda delle circostanze. Un neurone puo
formare sinapsi con altri neuroni o con cellule effettrici (muscolari o ghiandolari). Una sinapsi tra neurone e
altra cellula e chiamata SINAPSI NEUROEFFETTRICE (muscoli e ghiandole sono chiamati ORGANI
EFFETTORI).
ANATOMIA FUNZIONALE DELLE SINAPSI CHIMICHE
Il neurone che trasmette segnali al secondo neurone e chiamato NEURONE PRESINAPTICO; il secondo
neurone invece e definito NEURONE POSTSINAPTICO. Lo spazio tra i due neuroni e chiamato FESSURA
SINAPTICA ed e molto ridotto. Il terminale assonico del neurone presinaptico puo formare una sinapsi con il
dendrite del neurone postsinaptico (SINAPSI ASSODENDRITICHE), oppure con il corpo cellulare del neurone
postsinaptico (SINAPSI ASSOSOMATICHE), oppure con il terminale assonico del neurone postsinaptico
(SINAPSI ASSOASSONICHE). Il terminale assonico del neurone presinaptico rilascia un neurotrasmettitore
nella fessura sinaptico. Questo si lega ad un recettore presente sulla membrana del neurone postsinaptico
ed elabora una risposta, attraverso la trasduzione. I neurotrasmettitori sono sintetizzati nel citoplasma del
terminale assonico del neurone presinaptico da enzimi, e, prima di venir rilasciati per esocitosi, sono
contenuti nelle VESCICOLE PRESINAPTICHE che contengono ognuna un quantum di neurotrasmettitore
(circa 10mila molecole). I neurotrasmettitori sono rilasciati nella fessura sinaptica per l’aumento di
concentrazione nel terminale assonico presinaptico di calcio citosolico. Questo avviene perche nel neurone
presinaptico sono contenuti molti canali voltaggio – dipendenti per il calcio, che si aprono quando la
membrana si depolarizza con l’arrivo di un potenziale d’azione. Con la depolarizzazione della membrana i
canali si aprono e all’interno della cellula si muovono passivamente gli ioni di calcio. L’aumento di
concentrazione del calcio determina la fusione delle vescicole presinaptiche con degli specifici siti d’attacco
presenti nella parte citosolica della membrana plasmatica. Questo determina l’esocitosi e il rilascio del
neurotrasmettitore nella fessura sinaptica. La quantita di neurotrasmettitore rilasciato dipende da quanto
calcio si trova nel citoplasma, infatti se arriva un unico potenziale d’azione, i canali voltaggio dipendenti per
il calcio si aprono per cosi poco tempo che il poco calcio entrato viene attivamente mandato fuori dalla
cellula. Con l’aumentare del numero di potenziale d’azione aumentera il numero di molecole di
neurotrasmettitori presenti nella fessura sinaptica. Una volta che il neurotrasmettitore si allontana dal
neurone presinaptico esso si diffonde verso la membrana del neurone postsinaptico e li si lega a particolari
recettori, generando una risposta. I neurotrasmettitori che non interagiscono con i recettori nella
membrana postsinaptica vengono allontanati dalla fessura sinaptica in diversi modi: alcune molecole sono
degradate da specifici enzimi; altre molecole sono trasportate a ritroso nel neurone presinaptico tramite il
REUPTAKE o RICAPITAZIONE dove li le molecole vengono degradate e i loro pezzi utilizzati per formare
nuovi neurotrasmettitori; altre molecole sono allontanate dalla fessura sinaptica tramite diffusione nel
liquido extracellulare. Il tempo che passa tra l’arrivo del potenziale d’azione e la risposta a livello sinaptico e

35
chiamato RITARDO SINAPTICO ed e dovuto principalmente al tempo impiegato dal calcio per favorire
l’esocitosi.
MECCANISMI DI TRASDUZIONE DEL SEGNALE A LIVELLO DELLE SINAPSI CHIMICHE
Il neurotrasmettitore rilasciato dal neurone presinaptico induce una risposta nella cellula postsinaptica
attraverso i meccanismi di trasduzione del segnale. I neurotrasmettitori possono dare luogo ad una risposta
veloce o lenta. Le risposte veloci si verificano quando il neurotrasmettitore si lega ad un RECETTORE
CANALE, chiamato anche RECETTORE IONOTROPO, dove il recettore fa parte della molecola del canale.
Tutti questi tipi di canali sono ligando – dipendenti (canali ionici chimici). Il legame con il neurotrasmettitore
apre il canale ionico cambiando la permeabilita della membrana a uno o piu tipi di ioni, modificando il
potenziale di membrana. La variazione del potenziale di membrana e un potenziale graduato che dura
pochi millisecondi, dato che i canali si chiudono appena il neurotrasmettitore si stacca dal recettore, ed e
chiamato POTENZIALE POSTSINAPTICO o PPS. Le risposte lente invece sono dovute al legame del
neurotrasmettitore con recettori accoppiati a PROTEINE G, chiamati RECETTORI METABOTROPI, dove i
recettori sono in altre zone della membrana rispetto al canale. Le proteine G nel sistema nervoso regolano
l’apertura o la chiusura dei canali ionici. Anche se la risposta arriva piu lentamente, i risultati sono gli stessi
che si ottengono con le risposte veloci: si genera il PPS in seguito ad una variazione del potenziale Vm.

36

Potrebbero piacerti anche