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LILĀNTI MUKTAKRIYĀ

IL RITO DELLA PERLA IN GIOCO

INTRODUZIONE
Questo viaggio nasce dall’incontro di tre correnti: Astrologia, Gestalt1 e Tantra2.
Con l’aiuto di un’antichissima pratica, giocherò con il potere delle parole, usandole come
suoni privi di valore semantico; lascerò poi che la SANDHYĀ BHĀSĀ, il linguaggio dei riti
crepuscolari o codice in ombra, fluisca liberamente.
Prima di inoltrarmi nel dedalo oscuro in cui potrei la cognizione del tempo, ritengo
opportuno chiarire il significato dei tre punti di riferimento: Lilā, Kriyā e Mukta.
LILĀ significa gioco ma anche drammatizzazione, rappresentazione, miraggio, danza, tiro e
azione creativa. Il termine KRIYĀ, dalla radice sanscrita Kri, agire, ha il significato di
Azione, realizzazione o messa in opera ed è sempre associato a ICCHĀ, Desiderio o
Bisogno, e JÑĀNA, Conoscenza. I testi sacri affermano che l’armonia d’ogni essere umano
dipenda dalla funzione equilibrata delle suddette componenti vitali. Kriyā è anche sinonimo
di rito, meditazione, visualizzazione, pratica spirituale, tecnica di conoscenza, esercitazione
ed esperienza evolutiva. MUKTĀ, dal sanscrito Moks’a, liberazione, vuol dire liberato o
illuminato. Nel linguaggio popolare indica la persona libera o sciolta; in alcune regioni, il
termine è usato anche per denominare la perla.
Una volta definiti i termini, invoco Nila Sārasvati Tārā 3, poi passo dal livello linguistico alla
dimensione metalinguistica. Mi libero dal dogmatismo etimologico. Trasformo le parole in
BIJA MANTRA o vibrazioni sillabiche, prive di senso ma pregne di potenzialità divina e
umana. In sintonia con le onde sonore, elimino ogni aggancio mnemonico, chiudo le porte
del pensiero discorsivo e m’immergo nell’Oceano del vuoto mentale. Dopo una pausa
silenziosa, seguita da un ciclo completo di respirazioni, ritorno alla coscienza razionale e mi
apro ad una rete di percezioni, un po’ libere e un po’ concatenate.

SANDHYĀ BHĀSĀ -il codice in ombra del linguaggio crepuscolare


Qui comincia il viaggio
Lila-lilla
Il lilla nasce quando il violetto di Giove, idratato dai raggi lattei della Luna, diventa più gaio
e luminoso. Il viola, a sua volta, appare quando vi è armonia tra il rosso di Marte (vita,
energia cinetica, azione, combattività, movimento, realtà) e il blu di Nettuno (morte, energia
statica, riposo, passività, pausa creativa, sogno). Il viola potrebbe rappresentare la soluzione,
più o meno armoniosa, d’eventuali conflitti ma anche nell’esattezza dell’ipotesi, si
tratterebbe di una conclusione del tutto relativa; in realtà, ogni cosa, così come ogni colore,
pur conservando il proprio valore di base, assume un significato diverso in momenti e in
luoghi diversi. Di là dalle soluzioni conflittuali, è piacevole indossare le varie tonalità del
violetto e provare una piacevole sensazione di riposo nel ritrovarle negli ambienti in cui si
vive.
Riapparirà l’ametista della libertà caduta nel fiume sacro? La riva è lontana e la pietra è
perduta. Bisognerà usare i relativi transiti di Marte e Nettuno per cercarne un’altra dai
riflessi più intensi e vellutati.

Lilā-Lil
Lil è la trasposizione dialettale di Nila o azzurro-blu, in opposizione a Lāl, rosso. Secondo
un’antica tradizione tramandata oralmente, la pelle di Kālī si tinse d’azzurro, dopo che Ella
ebbe allattato il suo sposo S’iva.
Questo è il racconto:
un giorno, i Deva e gli Āsura, Dei e Demoni in eterna contesa, unirono le reciproche forze al
fine di frullare l’oceano di latte lunare, nei cui abissi, tra le quattordici sostanze del desiderio,
era nascosta l’Āmrita, bevanda dell’immortalità. Dalle acque agitate, fuoriuscirono le cose
più incredibili ma l’essenza vitale sembrava inafferrabile. Dopo un’incessante fatica, affiorò
una schiuma nera e velenosa, una secrezione fetida e inquinante che rischiava di riversarsi
nell’Universo, spezzando la sintesi dei cinque Elementi, 4 così da rendere impossibile la
conservazione della vita. Un potentissimo veleno occultava la divina ambrosia. In nome del
bene comune, qualcuno avrebbe dovuto bere la sostanza tossica, in modo da liberare il
sistema solare, il pianeta terrestre e l’intero universo dal pericolo di un’intossicazione
mortale.
Dopo una consultazione di gruppo, fu deciso che tale responsabilità dovesse essere assunta
da S’iva il Benefico, Signore del Plenilunio, della trasformazione e della morte. Sollecitato a
compiere l’ineluttabile sacrificio, senza porsi alcuna domanda, Egli immerse la conchiglia
sacrificale nelle acque, la riempì fino all’orlo, la portò alle labbra e senza esitare, in una sorta
d’automatismo ipnotico, diede origine al primo “introietto” 5 cosmico, bevendo il liquido
letale in un solo sorso. Subito dopo, la gola gli si colorò d’azzurro ed Egli fu soprannominato
NILAKĀNTHA (nel dialetto del Birbhoum, LILKĀNTHO).
Tra tutte le Divinità presenti, KĀLĪ (Nera, Oscura), Signora del tempo, simbolo del
Novilunio, consorte dello stesso S’iva ed Energia dei Chakra 6, fu l’unica a comprendere che
il colore assunto dalla gola7 del suo amato fosse il segno dell’atroce bruciore derivante dalla
circolazione del veleno, la cui tossicità pur non togliendo al Dio la vita, lo condannava
all’eterno dolore e lo rendeva incapace di comunicare il tormento.
Desiderosa di lenire le sofferenze del compagno, Kālī si concentrò su se stessa e si confuse
nello sfondo neutro di MAHĀMĀYĀ,8 Signora del Confine di contatto 9 tra l’individuo e il
creato. Folgorata poi dall’intuizione d’essere anche MĀTRIRUPENĀ, Energia immanente in
ogni Forma-Madre, Ella mise “in figura” la sua identità di Genitrice cosmica, si avvicinò al
marito, lo adagiò sulle proprie ginocchia e dopo averlo stretto al cuore, gli offrì i suoi turgidi
seni che, nel frattempo, si erano riempiti di latte.
Allo stesso modo in cui aveva consumato il veleno, senza comprendere il significato del
gesto, Lilkāntho ingoiò il dolce liquido e fu subito liberato dalla sofferenza. La pelle di Kālī
si tinse d’azzurro e in quell’aspetto fu soprannominata TĀRĀ 10, Colei che brillando nel
firmamento, fa da guida al navigante.
In altre parole, veleno e latte, due sostanze dagli effetti in netta opposizione tra loro,
costituirono le polarità introiettive che portarono S’iva dalla sofferenza alla liberazione. Da
questo deduco che, a volte, in via del tutto eccezionale, un introietto particolarmente
velenoso potrebbe essere dissolto da una “introiezione” positiva, purché a favorirla sia un
artista in materia o, in alternativa, una persona capace di intervenire con delicata empatia.
Il gesto di Kālī, in ogni caso, non fu una strategia terapeutica ma un atto d’amore e il suo
latte era un alimento incontaminabile. Oltre a quelle incontaminabili, esistono anche
sostanze purificate, come ad esempio il PRĀSHĀDA (da Prāshida, beneficio, grazia), ossia
ciò che resta del cibo offerto alle Divinità, a persone particolarmente significative per la
propria evoluzione, a persone care o a qualcuno in cui sia stata riposta la propria fede.
Sostanza suscettibile di creare contatto, il cibo sacrificato alle Divinità e poi consumato, è
considerato dagli Hindu, il mezzo più diretto per la trasmissione del PRĀNA11 proveniente
dal Guru12 o dalla Divinità; il devoto, a sua volta, quasi per osmosi, sperimenta una
comunione estatica. Si tratta di un rito che produce una mistica trasformazione, un
potenziamento energetico ed una temporanea confluenza 13 tra l’IO e il TU. Il devoto, inoltre,

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riceve una sicura benedizione e in caso di malattia, potrebbe persino beneficiare
dell’eventuale guarigione.

LILĀ-LILA
Tempo fa, Illa ha ricevuto in regalo, un gioco chiamato Lila. Si tratta di un cofanetto
contenente un dado, un volume con la spiegazione della terminologia spirituale hindu e una
scheda componibile. Ad ogni tiro, il giocatore potrebbe avere l’opportunità di conoscere il
proprio Kārma14, di migliorarlo e di accedere all’illuminazione.
Dopo averne osservato il contenuto, Illa ha sentito lo stesso disgusto provato diverse sere
precedenti, allorché le era capitato di veder pubblicizzata una famosa auto con il mantra 15 del
Dio S’iva; lo stesso dispiacere di quando vede gli astrologi avvilire la loro arte, riducendola
in una serie di superficiali previsioni televisive.Tralasciando le polemiche sul nuovo stile
transculturale del consumismo, pensa anche alla psicoterapia della Gestalt e si chiede che
cosa direbbe Perls16 se le tecniche della sua terapia, fossero prima deprivate delle teorie di
riferimento e poi trasformate in un gioco dell’oca, ad uso di consumatori ignari; o che cosa
egli direbbe, se vedesse l’apporto psicosociale dei Polster17, trasformato in una strategia
imprenditoriale per poter meglio manipolare la psiche dei dipendenti e per indurli a cambiare
il proprio programma di vita, a favore degli interessi aziendali. Le sembra quasi di vederlo:
indifferente all’uso o all’abuso delle sue teorie, Perls sta scoppiando in una sonora risata.
Stanco dei continui incontri cosmici, adagiato su di una meteora, di fronte ad una sedia
siderale18 (ormai, appena tiepida), ancora intento a recepire le nuove sfaccettature
transplanetarie del suo Sé, egli nemmeno si accorge di questi intrighi terrestri. O forse,
desideroso di giocare ma ormai solo e privo dell’abituale sostegno ambientale, egli è in
preda all’angoscia per l’assenza gravitazionale del “qui ed ora”, limite di sicurezza
sconosciuto nell’Universo senza confini. Mossa da compassione per la solitudine del maestro
e ancora impressionata dalla sua angoscia virtuale, Illa prende coscienza della meschinità dei
suoi conflitti terrestri. Memore degli insegnamenti ricevuti, sospende il giudizio sulla natura
del dono e prova gratitudine per l’innocente donatore di cui sente l’affetto e l’entusiasmo.
Finisce poi con l’apprezzare il gioco; inoltre, potrebbe divertirsi, usandolo con suo figlio e
con gli amici. D’altro canto, anche il gioco dell’oca come un qualsiasi altro strumento
occasionale, usato con sincerità e attenzione, può diventare un mezzo di consapevolezza.

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LILĀ-LILITH-LUNA NERA
Sovrana delle acque profonde e Signora delle ombre personali, Lilith è la Detentrice
possessiva di preziosi gioielli, intrecciati ai fili di potenti introietti. Ella incarna anche i
desideri confusi, i bisogni negati, i rimpianti, le immagini relative alla morte, gli aspetti di sé
indesiderati, le rimozioni e tutto ciò che resta come rannicchiato negli angoli più reconditi
della coscienza.
La tenebrosa abitante degli abissi, essendo anche Signora delle piogge, dei fulmini e degli
uragani, sconvolgendo gli schemi del controllo sugli Elementi, può fornire gli strumenti
necessari all’uso creativo di quel potenziale energetico che, abbandonato invece, al flusso
delle correnti interne, potrebbe alimentare l’alternarsi di due pericolose, quanto
inconsapevoli attività: la sedimentazione del materiale sommerso e la corrosione dei canali
che ne permettono la percezione.
Affinché la trasformazione evolutiva avvenga, la natura, apparentemente terribile, d’alcuni
aspetti del proprio sé dovrebbe essere illuminata dalla scintilla dell’intuizione. Di tale
processo è insignito Plutone, sinonimo di ricchezza interiore, Signore della soglia e
guardiano del “confine di contatto” tra i due mondi. A sua volta, egli necessita del contributo
di Nettuno, Dio dell’oceano e detentore di tutto ciò che non può essere afferrato.
Lilith imprigiona, intrattiene o libera le ombre personali. Il Signore degli Inferi, operando in
modo occulto, dissolve o ispessisce i foschi addensamenti che intorpidiscono le acque
dell’inconscio. Nettuno, invece, reggendo il tridente19 della triplice Conoscenza, dissolve i
confini del reale e permette la visione d’altri mondi.
HADES l’Oscuro, figlio di Crono e di Rea, presenza inquietante ma non negativa, incarna le
ombre collettive, la dimensione transpersonale, le allegorie, le metafore e la creatività
geniale nel riuscire a mimetizzare certe verità, per non tradire il segreto o svelare i misteri.
Egli, inoltre, comunica con il regno della Signora oscura, grazie ad una lucentissima lastra
circolare. Tale strumento, oltre ad essere un passaggio segreto tra il mondo sotterraneo e
quello sottomarino, funge da elmo, da scudo, da specchio, da stroboscopio e, di tanto in
tanto, si trasforma nella barca che trasporta le ombre sul fiume dell’oblio. In questo modo,
emozioni dolorose, ricordi angoscianti, pensieri intossicanti e sentimenti ritenuti poco
accettabili o non adatti a lasciare il fondo delle acque letali, sono prima catturati e poi
trasformati in riflessi ondeggianti, in proiezioni20, sogni, allucinazioni, stati alterati di
coscienza, immagini distorte e personaggi confusi. Nettuno a sua volta, sollevando il
tridente, apre il varco dall’Acqua alla Terra e da questa all’Etere, per poi tradurre l’insieme
in visioni fantastiche ma accessibili alla mente umana.
Le tre figure archetipiche rappresentano anche componenti importantissime di un oroscopo e
astrologicamente, esprimono tre differenti possibilità di trasformazione. Lilith, da non
confondere con il Novilunio, è il secondo fuoco dell’orbita lunare, il punto in cui la Luna è al
suo apogeo e quindi, alla massima distanza dalla Terra. Plutone, pianeta costituito da una
miscela di polveri e di gas congelati, è piccolo, lento, increspato e potente; è simile ad una
sfera di ghiaccio e si trova al confine del sistema solare. Nettuno è un pianeta dal colore
verdazzurro, è avvolto da un’atmosfera rigidissima e ricca di metano, mostra in superficie un
profondo oceano ed è circondato da anelli sottili.
Nel tema astrale di Illa, per esempio, Lilith occupa la seconda casa, sul decimo grado
dell’Ariete; forma un trigono con Plutone in Leone, nella casa settima ed è opposta a
Nettuno in Bilancia, nell’ottava casa. Nettuno è, a sua volta, sestile allo stesso Plutone. La
soglia dei suoi chiaroscuri è un confine di Fuoco che illumina e riscalda ma che un
leggerissimo soffio d’Aria, al momento sbagliato, potrebbe bruciare o inaridire.
Soffermandomi sulle case occupate dai primi due astri, la seconda e la settima, leggo nel
trigono Lilith-Plutone, l’opportunità di usare l’Ombra come strumento di progressione ma
anche come nuovo canale di comunicazione. Per usufruire delle virtù provenienti dal trigono
ombroso, Illa potrebbe prendere coscienza dei limiti che ostacolano la sua evoluzione e

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perché ciò avvenga, sarà necessario comprendere la natura di Nettuno in casa ottava:
attraverso il significato da lei attribuito alla morte, dovrebbe vagliare le ragioni che
sostengono la fede e il misticismo, ponderare il significato del piacere per l’immaginario e
valutare i motivi del bisogno d’evasione. La consapevolezza di certi blocchi, inoltre,
potrebbe contribuire al superamento d’alcuni punti nevralgici o alla convivenza pacifica con
quelli non ancora risolvibili, così da ottenere il giusto equilibrio tra il piacere di stare con gli
altri e il desiderio di solitudine.
Lo scudo può trasmettere sia il calore, sia la freschezza. Dal lato esterno, esso capta e riflette
i raggi solari, producendo energia calda; da quello interno, crea e proietta l’ombra, offrendo
refrigerio. L’uso adeguato di questo strumento dalle molteplici proprietà può far sì che le
relazioni sociali non troppo congeniali, possano diventare più accettabili. In altre situazioni,
invece, quando la realtà diventa troppo dura da masticare e il boccone non adatto ad essere
“aggredito e frantumato”21, potrebbe usare lo scudo per diventare invisibile. Il trigono di
Lilith e Plutone, quale strumento omeostatico, può aiutarla a “retroflettere;” 22 l’opposizione
di Lilith a Nettuno e il sestile dello stesso a Plutone la aiutano, invece a deflettere 23,
dirottando le provocazioni sgradevoli verso un puntino sfocato o su di uno sfondo mobile e
passeggero.
I cosiddetti meccanismi di difesa, usati in modo limitato e consapevole, sono ottime strategie
per tutelarsi; l’importante è stare attenti a non diventarne prigionieri, tramutandoli in blocchi
energetici e rigidità stereotipate.

LILĀ-GIOCO
Qui, faccio riferimento al significato letterale della parola, al suo valore di ludicità ma anche
a quello di creazione e recitazione. E così nasce il gioco dell’asse casa quinta- casa
undicesima.
BRĀHMĀ il Creatore, sotto l’influsso di Vidyā Sarasvathi24, sua controparte femminile e
Lilā ispiratrice, provocò il fenomeno dell’esteriorizzazione e per puro divertimento, si lanciò
nel Kārma della creazione, restando conduttore e spettatore del suo stesso gioco. Dopo aver
emesso il mantra OM25, Egli generò la prima forma e poi, sotto l’aspetto di Ādikabi, il primo
Poeta-Drammaturgo, la moltiplicò all’infinito, dando voce agli innumerevoli protagonisti
della trama cosmica. In seguito, desiderando interpretare il ruolo di tutti i personaggi creati,
recitò così divinamente da scordare la sua identità iniziale. Anche Sārasvāthi bianca, Signora
delle Arti e della Parola, desiderò giocare e perciò, anagrammando il bija Aim 26 o
intrecciandolo con altri monosillabi e mascherandosi sotto le false spoglie d’Āvidya 27,
confuse Brāhmā con verbi sconnessi, lo stancò con risposte vaghe, gli fece perdere la
cognizione del Grande Tempo e con essa, la regia del gioco. Fu così che la trama originale
della storia cosmica andò perduta nelle nebbie del Caos. E dalla notte dei tempi, il gioco del
KARMA continua: le galassie dei vari Universi appaiono, scompaiono, si alternano e si
trasformano, tra un’esplosione, un periodo d’apparente stasi e un’implosione. Allo stesso
modo, gli esseri viventi nascono, vivono, muoiono, rinascono ancora e cambiando
ripetutamente forma e nome, oltre che ruolo da interpretare, dimenticano le trascorse
identità.
Il piacere provato dagli umani per il teatro, il cinema e tutte le varie forme di
rappresentazione, deriverebbe da una nostalgica e collettiva memoria della recitazione
karmica, arte divina, tramandata dai primordi della vita cosmica. Forse, non esiste popolo
della Terra che ignori questo tipo di ricreazione.
Nel mondo degli umani, la recitazione può rivelarsi come gioco evolutivo in certe occasioni
e come tendenza insidiosa, in altre. Forte è il rischio quando, una volta calato il sipario,
l’autore-attore-regista, non ritrovando più la propria immagine o perdendo il contatto con il
ruolo stabilito, resta prigioniero dentro la maschera dei suoi personaggi.

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Tale incidente può capitare a chiunque, ma le possibilità di ritrovarsi sono infinite, e quando
si riprende coscienza della propria natura, ci si accorge di aver conosciuto parti insospettate
di se stessi. Nell’ambito delle patologie, queste tendenze potrebbero trasformarsi in due
specifici disturbi: la perdita di contatto con la propria storia e il delirio d’onnipresenza. In
entrambi i casi, si tratta di un dramma i cui protagonisti si confondono nell’ambiguità di un
pericoloso presente, ove i confini sono soggetti ad una mobilità rapidissima o ad un rigore
fisso, secondo la situazione.
Secondo la filosofia del Tantra, la follia e la santità sono due realtà simili e, a volte,
confinanti. Il ritiro effettuato dagli asceti, dai saggi, dagli illuminati e da qualunque
ricercatore sincero, è un viaggio mistico in cui il pellegrino, resta nell’immobilità totale.
Superati i confini della mente e del corpo, l’anacoreta proietta su di sé l’immagine della
divinità prescelta e confluisce, a sua volta, in tutte le parti del Creato. In questo caso, non vi
è delirio d’onnipresenza ma COMUNIONE COSMICA. Si tratta di una fusione
trascendentale tra “proiezione” e “confluenza”. È uno stato di consapevolezza in cui cose e
persone sono riconosciute come particelle della propria essenza e dell’intero creato, in
quanto elementi della Divinità. In una fase successiva, allorché il proprio respiro si fonde
con quello del Cosmo, si passa direttamente allo stato di NIRVIKALPA SAMĀDHI 28. Nello
stesso tempo, il proprio io perde ogni forma, è libero da ogni ruolo, è identico ad ogni altra
creatura ed è esente da tutte le forme di condizionamento, comprese le influenze planetarie.
Naturalmente, si tratta di un livello che non può essere mantenuto costantemente e ancor
meno, per l’intera durata della vita. Il limite massimo è, solitamente, di ventuno giorni
consecutivi, superato il quale, il soffio vitale abbandona il corpo.

KRIYĀ
Specchio, carbonio cristallizzato, durezza, gelo. La barriera di ghiaccio, quale confine di
contatto, è uno splendido gioiello autistico che separa e difende, mentre desensibilizza. Si
tratta di un autismo elettivo, acquisito, post introiettivo e forse, non irreversibile. Nel cuore
del diamante, nella sua immobilità speculare, è stata ibernata un’immagine che, dietro pareti
inscalfibili, sembra non poter più riflettere se stessa, né la sua trasformazione.
Il gelo può costituire una resistenza totale al contatto.
In questo momento però, Kriyā mi ricorda Krio’s, l’Ariete, il segno di Fuoco che ospita la
Lilith del tema natale di Illa. E se, l’energia arietina della Luna nera sciogliesse l’acqua
cristallizzata del Cancro, suo segno natale? E se il gelo plutoniano, grazie al calore della
residenza in Leone, si sciogliesse e riportasse il segno alla sua vera natura?
Pericolo o liberazione? Di sicuro, cambiamento!
Lo specchio è il frammento di luce tra il Caos e la Creazione, il passaggio segreto tra i due
mondi, la porta invisibile tra i vari livelli di coscienza. Accendere la candela del Trātaka 29,
dischiudere le palpebre, allargare le pupille, osservare meglio le profondità speculari, andare
oltre le immagini distorte, respirare dolcemente, ignorare i miraggi e restare indifferente ai
riverberi accecanti della superficie riflettente. Lo specchio non è più velato dal gelo, ma è
leggermente appannato dal calore del fiato. Respirare meglio, intuendo che l’iceberg può
dissolversi in una miriade di gocce che scorrendo, vanno a confondersi con le acque fluviali.
Riemergere dai flutti letali dell’oblio, abbandonare il fiume sacro, lasciare per un po’ il
tridente e allontanarsi dal bosco di neri pioppi. La fossa del Tartaro risveglia un’antica
memoria. Ai piedi di un cipresso, Illa sta sovvertendo il mito e in ricordo della reciproca
seduzione, offre all’affascinante Signore degli Inferi, un narciso in cambio di un chicco di
melagrana; poi lo abbandona.
Ora, sta fissando il cielo stellato di un nuovo stile di vita. Sente emergere una sensibilità più
viva, scorge una porta diversa e per aprirla, trova le chiavi di Chirone30, il centauro guaritore,
cultore e maestro di tutte le Arti.

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Figlio naturale di Saturno e della ninfa oceanica Filira, fratello di Plutone, padre della
profetessa Ippe, allievo di Apollo e maestro di Esculapio, Chirone fu ferito da una freccia,
scagliata casualmente dal suo allievo Ercole. In preda ad un’atroce sofferenza, tornò
barcollando nella sua grotta. Né Ercole, né le capacità mediche di Chirone stesso, riuscirono
a salvarlo, in quanto la freccia era bagnata col sangue dell'idra di Lerna. La ferita avvelenata
non avrebbe potuto mai guarire. Chirone sarebbe stato costretto a soffrire per l'eternità, ma
Giove autorizzò Prometeo, nato mortale, a sostituire Chirone nell'immortalità, permettendo
al centauro di porre fine alle sue sofferenze. Per eliminare l’eterna sofferenza derivante dalla
ferita ulcerosa, il Centauro che poteva guarire tutti ma non se stesso, accettò di offrire la sua
immortalità ad un mortale.
Classificato prima come asteroide, poi come planetoide e infine, riconosciuto quale cometa
dai tratti irregolari, questo corpo celeste sembra essere fuggito dalla cintura di Kuiper, in una
sorta di movimento autonomo. Per analogia, esso è associato alla figura del contestatore, al
dissidente e all’esistenzialista. Astrologicamente, il maestro guaritore è il ponte tra il rigore
terreno di Saturno e la leggerezza celeste d’Urano, è la possibilità di risolvere l’antitesi tra
due polarità conflittuali: l’autorità saturnina e la ribellione uraniana, il Topdog31 della
responsabilità e l’Underdog della libertà, il vecchio e il nuovo.
Di là da questo, il mentore ferito rappresenta anche la casualità accidentale, gli imprevisti
condizionanti, la liberazione dal dolore delle antiche ferite, il senso che si attribuisce alla
morte, l’eutanasia, il dono degli organi con relativo trapianto, la medicina olistica, la
psicoterapia, la figura dello psicoterapeuta, il processo di guarigione e soprattutto, il mezzo
per sondare le realtà sommerse.
Riflettendo bene, in Chirone vedo anche il significante del DONO, la chiave simbolica del
linguaggio da decifrare, prima di poter accordare la propria natura ad un mondo non sempre
ideale e ad una società non troppo congeniale. L’esempio del taumaturgo ferito ci mostra la
maniera di elaborare le reazioni agli accidenti non ascrivibili al libero arbitrio e il coraggio
per abbandonare la parte obsoleta o morta di noi stessi, a favore di una natura più realistica e
attuale.
Con l’aiuto del Centauro in Sagittario, spezzare i sigilli, tradurre i crittogrammi e uscire dalle
pareti adamantine.
Ricordando che, oltre ad essere nata con il Sole in Cancro e la Luna in Pesci, Illa ha Venere
associata a Plutone in Leone, decide di creare un amuleto a forma di stella che racchiude le
virtù idratanti della Luna, l’energia calda del Fuoco e il potere del Tempo che scorre. Le
pietre saranno opali, ametiste e zaffiri blu ma dove troverà l’essenza energetica da infondere
nell’anello stellato? Laggiù, accanto alla sorella marina e ad un ramo corallino o lassù, tra il
globo lunare e le altre sfere celesti? La natura capricornea del suo Ascendente suggerisce
che, trattandosi di un talismano, sarà meglio estrarne la sostanza dal nucleo della sua essenza
vitale, là dove i cinque Elementi, unendosi al sé corporeo, confermano la sua esistenza sul
pianeta Terra.

MUKTA
In questo momento, preferisco interrompere il gioco e rifarmi all’etimologia del termine
mukta, ossia: libero, liberato, sciolto, illuminato.
Libera-liberata. È mai possibile liberarsi dal gioco delle polarità introiettive e proiettive? A
volte sì, a volte no; da soli o con l’aiuto di persone esperte; qualche volta, invece, la partita è
utile e va giocata.
Sciolta. Sarà mai possibile spezzare gli anelli della catena che ho soprannominato FOBIA DI
CLONAZIONE? Forte è stato il bisogno di salvaguardare la propria unicità. Purtroppo, quasi
in una sorta di “coazione a ripetere”, capita sin troppo spesso di imbattersi nelle persone più

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adatte a concretare questi timori e, senza saperlo, in un gioco di proiezioni multiple, si
alimentano le tendenze narcisiste.
Guardando lo specchio, si può scoprire un’espressione nuova e vedere diversamente il
mondo. Si perde la caratteristica ingenuità e con essa l’innocenza, ma si conserva la
responsabilità della luce di cui si è custodi, anzi bisogna adoperarla. Apprendere a giocare
con Marte in Gemelli? Più tardi, la nostalgia cederà il posto ad un’ulteriore forma
d’integrazione: essere una guerriera decisa e gentile, a volte luna calante e a volte, luna
crescente. A volte, luminosa e a volte, oscura; a volte vincitrice e a volte vinta, ma sempre
pacifica, coraggiosa e sorridente.

MUKTA-PERLA
Ogni astro è un gioiello unico, esclusivo ed ineguagliabile, una luce che pur tempestando di
bagliori il firmamento, mai potrà illuminare l’oscurità dell’intero spazio.
Un minuscolo granello di polvere, perduto in un’atmosfera rigida, fu urtato da una molecola;
a causa dell’algida temperatura, tra il polveroso frammento e la particella si stabilì una
profonda connessione. Con il trascorrere di milioni d’anni, altre molecole urtarono il
pulviscolo. Il succedersi incessante di contatti diede origine ad una nebulosa che divenne via
via, sempre più grande e luminosa: sullo sfondo indistinto apparve una splendida cometa.
Le stelle sono perle celesti, proiezioni spente d’antichi corpi siderei o ricordi luminescenti di
realtà remote e ormai estinte. L’essenza d’ogni perla acquatica è un granello di sabbia finito
prigioniero tra le pareti di un’ostrica. La potenzialità dell’ostrica è di ospitare un granello
selvaggio, di proteggerlo con preziosissimi strati iridescenti e di elevarlo nell’ombra del suo
involucro coriaceo, fino a tramutarlo in pietra preziosa.
Allora, la gemma marina è libera quando conserva la forma di un granello esterno, quando
vive come perla avvinghiata alla conchiglia, quando impreziosisce un gioiello o quando è
una rarità separata da qualsiasi altra essenza?
La perla racchiude la perfetta armonia dei cinque elementi ma qual è il suo segreto?
Si tratta di un enigma non ancora sciolto. Per il momento, la risposta è Mukta Kriyā, il rito
della perla.
Sullo sfondo dell’orizzonte violaceo, entra in figura il verde e dietro di esso, Urano.

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1
Terapia della Gestalt = “L’idea della terapia Gestalt è trasformare gli individui di carta in persone reali: riportare alla vita
l’uomo intero della nostra epoca e insegnargli ad usare la sua potenzialità innata”. F. Perls, L’approccio della Gestalt.
Astrolabio
2
Tantra = da tan, tessere, indica la trama dell’Universo in cui i principi e le energie costituenti s’intrecciano con il vissuto
individuale. Secondo la filosofia tantrica, l’autorealizzazione e la liberazione derivano da un uso creativo della realtà
fenomenica, piuttosto che dalla rinuncia ad essa.
3
Nila Sārasvati Tara = La Dea Tārā nella forma di Sarasvati dalla pelle colore blu zaffiro. In quest’aspetto, per confondere o
illuminare gli esseri umani, Tārā gioca con le lettere dell’alfabeto e con le parole, trasformandole in messaggi fuorvianti o in
folgorazioni chiarificanti.
4
Cinque elementi = Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere sono i principi costituenti della vita cosmica e dell’energia umana.
Nella tradizione tantrica, ogni sequenza di un rito è abbinata ad un determinato elemento ed al Chakra corrispondente. I
primi quattro elementi sono anche parte dell’Astrologia.
5
Introietto =secondo la terapia della Gestalt, quando s’introietta qualcosa, la s’ingoia per intero, senza masticarla.
Introiettare vuol dire anche accettare, indiscriminatamente. In genere, s’introiettano le regole e i giudizi impliciti o espliciti
dei genitori o d’altre figure che rappresentano l’autorità.
6
Chakra = letteralmente, ruota. I Chakra sono centri sottili contenenti Energia vitale. Ognuno rappresenta il tipo d’energia
che fa da sfondo ad un periodo della vita e ad un aspetto specifico della persona.
7
Gola = Per il Tantra, all’altezza della gola, si trova il quinto chakra, connesso alla Dea Sarasvathi, al senso dell’udito, a
tutti i suoni udibili e non percepibili e all’elemento etere. La meditazione su questo centro e sul suo elemento, esalta il dono
poetico e letterario, migliora la facoltà d’interpretare il significato dei sogni e dona il potere di decifrare anche il messaggio
più criptico. Un blocco in questa zona rivela la presenza di un veleno che inibisce la comunicazione.
8
Mahāmāyā = Il Potere supremo che nella sua manifestazione femminile, rende possibile la creazione.
9
Confine di contatto = “Dovunque e comunque si abbia l’esistenza di un confine, esso è sentito sia come contatto sia come
isolamento” E. M. Polster.
10
Tārā = Significa stella ma anche pupilla. Gli occhi e in particolare le pupille sono le stelle che illuminano l’oscurità,
rivelano i segreti, creano contatto ma fungono anche da barriera. Nel culto tantrico della Dea Tara, gli occhi sono alla base
di tutte le meditazioni e i riti.
11
Prāna = Energia cosmica che rende possibile la vita nell’Universo e nell’essere umano.
12
Guru =Da gu, oscurità e ru, luce. Il guru è il maestro che porta l’allievo dalle tenebre alla luce.
13
Confluenza =resistenza o modalità di contatto in cui l’io confluisce nel tu. L’individuo non avverte il confine tra sé e
l’ambiente. “La confluenza è un fantasma inseguito da coloro che vogliono ridurre le differenze, in modo da moderare
l’esperienza sconvolgente del nuovo e dell’altro”. E. M. Polster, Terapia della Gestalt integrata.
14
Karma = per gli hindu, è la legge cosmica d’azione-reazione, di causa- effetto, alla base della trasformazione individuale.
Cambiando ripetutamente forma, ogni essere vivente ha la possibilità di evolvere o di regredire, fino al raggiungimento
della liberazione finale.
15
Mantra =sillaba o insieme di sillabe sacre di grande potere evocativo e trascendentale. I mantra più potenti sono i bija o
semi, monosillabi privi di significato, dall’Energia esplosiva e illuminante.
16
Perls Fritz =Fondò negli Stati Uniti la scuola di Terapia della Gestalt e diresse l’Esalen Institute.
17
Polster Erving e Miriam = hanno fondato il Training Center di San Diego ed hanno esteso le applicazioni della Gestalt
anche al campo sociale.
18
Sedia siderale = riferimento alla tecnica gestaltica della sedia calda.
19
Tridente =è lo scettro di Nettuno ma anche del Dio indiano S’iva. Secondo il Tantra, le tre punte rappresentano i principi
Jñana, Iccha e Kriya. Il tridente viene consegnato ai sadhu, dopo l’ultima iniziazione.
20
Proiezione = resistenza o modalità di contatto in cui si rinnegano alcuni aspetti di sé, attribuendoli ad altri. La paranoia
può essere un caso patologico di proiezione. “Colui che proietta è un individuo che non può accettare i propri sentimenti e le
proprie azioni perché non dovrebbe sentire né agire in quel modo”. E. M. Polster
21
Boccone aggredito e frantumato = secondo la Gestalt, il frantumare e aggredire il boccone, corrisponde alla fase in cui la
realtà viene elaborata, assimilata e fatta propria, dopo averla destrutturata con la masticazione.
22
Retroflettere = è la resistenza o modalità di contatto in cui l’individuo traccia una netta linea di confine tra sé e
l’ambiente. “Colui che retroflette rinuncia a qualsiasi tentativo di influenzare il proprio ambiente, diventando un’unità
isolata e autosufficiente” E. M. Polster
23
Deflettere = “La deflessione è una manovra per distogliersi dal contatto diretto… Colui che risponde deflettendo il
messaggio dell’altro, quasi come se avesse uno scudo invisibile, spesso sperimenta se stesso come immobile…” E. M.
Polster, Terapia della Gestalt integrata. Giuffrè Editore
24
Vidyā Sarasvathi = la Dea Sarasvathi nella sua forma di Conoscenza.
25
OM = il suono primordiale da cui derivano tutti i suoni e tutte la parole. Il mantra che ha dato origine a tutti i mantra.
26
Aim = è il mantra della Conoscenza ottenuta per rivelazione o per intuizione.
27
Āvidyā = L’ignoranza
28
Nirvikalpa Samādhi= stato di consapevolezza privo di rappresentazioni mentali. L’individuo perde la percezione del
mondo esteriore per vivere nella dimensione della Coscienza divina.
29
Trātaka =pratica dello yoga consistente nel fissare con fermezza un oggetto o un punto, senza muovere gli occhi e le
palpebre; nelle tecniche del Tantra, si usa una candela, abbinata a respirazioni speciali e a visualizzazioni particolari, poi si
passa alla pratica con i propri occhi allo specchio e infine, a quelli di un’altra persona.
30
Chirone = il glifo astrologico che lo rappresenta è , ha la forma di una chiave perché è ottenuto dalla sovrapposizione di
K e O, le iniziali di “oggetto Kowal”.
31
Topdog e Underdog =nella terapia della Gestalt, la divisione della coscienza in due parti è vista come la battaglia tra
Topdog e Underdog, i due estremi di una stessa persona. Topdog può essere, per esempio, il modo in cui si dovrebbe essere
secondo le aspettative dei genitori, del gruppo o della società e Underdog, la parte che protesta o rifiuta di accettare la
coercizione.

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