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PSICOMOTORIO”
Indice
1 IL SETTING PSICOMOTORIO-------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2 LA SCELTA DEI MATERIALI E DEGLI OGGETTI----------------------------------------------------------------- 6
3 IL GIOCO PSICOMOTORIO --------------------------------------------------------------------------------------------- 10
4 LA NASCITA DELLA PSICOMOTRICITÀ---------------------------------------------------------------------------- 11
5 LA FIGURA DELLO PSICOMOTRICISTA --------------------------------------------------------------------------- 13
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1 Il setting psicomotorio
L’ambiente psicomotorio svolge un ruolo di notevole rilevanza sia per il bambino a cui
l’intervento è diretto sia per colui che lo attua. Il luogo in cui si svolge la seduta di psicomotricità, è
funzionale allo sviluppo del gioco psicomotorio e all’espressività creativa del bambino. Esso deve
rispettare dei canoni specifici anche per quanto concerne le dimensioni. Infatti, non deve essere né
troppo piccola né troppo grande; in una sala troppo piccola il bambino si troverebbe limitato nelle
sue azioni motorie poiché costretto a muoversi, in modo ravvicinato e costante agli altri. E’
preferibile utilizzare una sala con pavimentazione in legno poiché essa favorisce tutti i tipi di
movimento e ricrea la giusta atmosfera.
È necessario inserire nella sala uno specchio, esso rappresenta un vero e proprio simbolo di
input per il bambino nel gioco psicomotorio. La sua immagine riflessa nello specchio gli permette
di progredire nel gioco incentrando l’attenzione su di una esperienza piacevole e divertente.
Tra le caratteristiche essenziali che il setting psicomotorio deve avere, rilevanza notevole
assume l’ordine. L’ordine deve riguardare gli oggetti presenti, che devono essere accuratamente
riordinati al termine di ciascuna seduta di psicomotricità, in questo modo si facilita il bambino nella
ricerca dei materiali nelle prossime sedute.
Grazie ai materiali e agli oggetti che lo psicomotricista sceglie accuratamente, in base alle
esigenze e ai bisogni dei bambini, la sala di psicomotricità diviene uno spazio entro il quale il
bambino può esprimersi e muoversi liberamente.
Ad ogni seduta il bambino riveste lo spazio psicomotorio di significati, tendenzialmente ciò
avviene a seguito di esperienze o giochi che il bambino ha effettuato e lo ha soddisfatto
particolarmente.
“….Quando presentiamo il gioco ai bambini alla prima seduta diciamo che c’è la nostra
casa, generalmente un materassino o una stoffa che appoggiamo al suolo vicino al muro a metà
di una parete. E’ importante la sua presenza, in quanto diviene un punto di riferimento preciso
della presenza dell’adulto durante la fase di gioco e la confusione che normalmente accompagna
il primo periodo del programma di psicomotricità. Sapere che c’è un posto privilegiato, dove si
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può incontrare l’adulto durante la seduta è un aspetto che tranquillizza molto il bambino e che
gli permette di avvicinarlo sempre e comunque nei momenti di bisogno. Il piano inclinato rialzato
invece è una struttura di gommapiuma, ma sufficientemente stabile, che inseriamo in un angolo
o vicino ad una parete, che diviene parte integrante dell’ arredo della sala di psicomotricità. Esso
è utile in quanto stimola e garantisce in tempi brevi lo sviluppo del gioco senso motorio ed in
particolare di alcune performance psicomotorie, quali l’ arrampicarsi, il salto in basso, ma anche
il rotolare, cadere e strisciare, che ci permettono di valutare più facilmente il livello di partenza di
ogni singolo bambino ed i successivi progressi. Sono entrambe delle strutture stabili sempre
presenti durante le sedute di psicomotricità, che il bambino può usare e occupare liberamente,
senza però spostarle mai di posto…”.1
Aucouturier asserisce che la sala di psicomotricità può essere paragonata al corpo materno:
“..Lo spazio della sala vissuto come spazio transazionale ha la funzione di preservare e
sviluppare le capacità fantasmatiche d’azione nelle quali madre e bambino si confondono…”.2
Ancora, lo studioso sostiene che la sala di psicomotricità debba contenere due luoghi, uno
relativo all’ espressività motoria del bambino l’altra relativa all’espressività plastica, grafica e al
linguaggio.
Ovviamente per favorire l’espressività motoria del bambino diviene necessario uno spazio
maggiore rispetto al luogo per l’espressività plastica, grafica e al linguaggio.
Oltre alla componente spaziale è importante anche quella temporale, ovvero bisogna
organizzare l’intervento scandendo bene fasi e tempi, pertanto Aucouturier afferma :
“..Il primo tempo della seduta sarà riservato all’espressività motoria (processo di
rassicurazione mediante il gioco), il secondo tempo alla storia raccontata al gruppo di bambini
(processo di rassicurazione tramite il linguaggio), il terzo tempo all’espressività plastica e
grafica. Le fasi sono completate da un rituale d’ entrata e uno di uscita. La durata delle sedute
varia in funzione delle età dei bambini. Di solito un’ora è sufficiente allo sviluppo delle fasi
1
Vecchiato M., Il gioco psicomotorio. Psicomotricità psicodinamica, Armando, Roma 2008, p.352.
2
Aucouturier B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’ azione e Pratica Psicomotoria, Franco Angeli, Milano 2005, pp.
128 – 129.
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previste anche se con bambini di due anni può essere più breve e con bambini di cinque – sei
anni può prolungarsi fino a ottanta minuti…”.3
3
Ivi, pp. 156 – 157.
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“..Il morbido infatti farebbe riferimento al seno della parte dolce dell’ oggetto madre,
deformabile all’infinito e fonte illimitata di soddisfacimento sensuale, mentre il duro farebbe
riferimento al capezzolo fermo ed erettile come supporto paterno originario che spinge il
bambino all’azione necessaria alla soddisfazione dei bisogni, al piacere…”.4
4
Aucouturier, B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’ azione e Pratica Psicomotoria, Franco Angeli, Milano 2005, p.
158.
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I principali oggetti utilizzati nel setting psicomotorio sono descritti nella seguente tabella:
OGGETTO Funzione
Birilli
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3 Il gioco psicomotorio
Giocare è un’azione naturale quanto mangiare o dormire, è strumento indispensabile per la
crescita, contribuisce in modo incommensurabile praticamente ad ogni fase dello sviluppo fisico,
mentale, sociale e ricreativo. Tendenzialmente il bambino intraprende le attività di gioco in luoghi
diversi tra loro, l’importante è che l’ambiente nel quale si viene a trovare lo stimoli a sufficienza
nella sua azione. Gli spazi ampi e aperti favoriscono un’azione ed un movimento più dinamico,
spazi limitati prevedono invece raggi di azione maggiormente precisi. Nel gioco il bambino può
esprimersi liberamente, può esprimere le sue emozioni, può controllarle attraverso il gioco
simbolico.
Jean Piaget è stato il primo ad esaltare l’ attività di gioco. Lo studioso infatti intraprese una
serie di studi per individuare i meccanismi che sono alla base dello sviluppo intellettivo del
bambino focalizzando l’attenzione sulle attività di gioco da lui intraprese. Questo metodo di
osservazione modificò il lavoro di molti studiosi che fino ad allora si accingevano a studiare queste
dinamiche in laboratorio utilizzando delle cavie animali. Con il gioco il bambino affina le sue
qualità cognitive dunque attraverso l’azione il bambino favorisce lo sviluppo dei processi mentali.
Le attività di gioco favoriscono inoltre l’assimilazione delle regole, l’adulto deve fungere da
guida, da sostenitore. Il bambino spesso tende ad eseguire delle regole imposte dagli adulti senza
comprenderne il vero valore, questo perché la persona che le ha imposte è una persona che gli vuole
bene di conseguenza il bambino pur di non perdere l’oggetto d’amore tende a seguire la regola. Le
regole vengono assimilate ed integrate solamente se il bambino ha la possibilità di sperimentale in
prima persona, sviluppando così una propria autonomia.
Il gioco psicomotorio si sviluppa intorno ai due, tre anni di età per svilupparsi appieno
intorno ai 7/8 anni. Con il termine gioco psicomotorio si intende :
5
Vecchiato, M. , op. cit. , p.4.
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Dal marzo del 1982 in poi la psicomotricità ha raggiunto vari traguardi, diverse sono state le
associazione e le riviste nate con la finalità di promuovere la disciplina.
Tra le varie associazioni è bene citare l’AISPIM (Associazione italiana per gli studi sulla
psicomotricità), il CISERPP (Centro Italiano Studi e Ricerche in Psicologia e Psicomotricità),
l’ANUPI (Associazione Unitaria Psicomotricisti Italiani), la FISCOP (Federazione Italiana Scuole e
Corsi di psicomotricità), la F.I.Pm. (Federazione Italiana Psicomotricisti). Negli anni successivi lo
psicomotricista ebbe una forma di riconoscimento ufficiale a livello giuridico.
Precisamente nel 1997 venne emanato il “Regolamento riguardante l’individuazione della
figura e del relativo profilo professionale del terapista della neuro e psicomotricità dell’età
evolutiva”.
“E’ individuata la figura professionale del terapista della neuro e psicomotricità dell’età
evolutiva con il seguente profilo: il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è
l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in
collaborazione con l’équipe multi professionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione
con le altre discipline dell’area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione
delle malattie neuropsichiatriche infantili…”
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Aucouturier B.,Darrault I., Empinet J.L., La pratica psicomotoria. Rieducazione e terapia, Armando, Roma 2000.
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Occorre poi limitare l’ambiguità che l’adulto potrebbe esplicitare non solo a livello corporeo
ma anche a livello verbale o vocale in quanto tenderebbe a destabilizzare e disorientare il bambino,
che al contrario necessita di un supporto chiaro.
La formazione personale del futuro psicomotricista richiede del tempo, occorre quindi
pazientemente concedersi un adeguato periodo durante il quale l’adulto, malgrado le sue resistenze,
acquisisce nuove capacità e competenze. Le tappe del percorso devono essere raggiunte dall’adulto
nel totale rispetto e sicurezza.
Nonostante le precauzioni prese, possono verificarsi, a volte, situazioni che provocano
insicurezza, crisi personali, scariche emozionali o manifestazioni isteriche.
Il formatore in quei momenti è il punto di riferimento della sicurezza di tutti: la chiarezza
circa il significato profondo di ciò che il gruppo e ogni persona sta vivendo, la sua empatia tonica,
la sua calma, la sua presenza nello spazio, la sua voce, il suo sguardo, le sue proposte o il suo
silenzio, la precisione dei suoi gesti, gli permetteranno di sdrammatizzare situazioni ansiogene. Il
suo atteggiamento faciliterà il controllo e l’evoluzione dei momenti “acuti” nel corso della
formazione. In altre parole, il formatore deve rimanere il contenente delle produzioni eccessive del
gruppo; in assenza di un tale controllo, possono essere commessi gravi errori, dannosi alla persona
del futuro psicomotricista .
“..poiché utilizzerà il proprio corpo nella sua pratica professionale, deve essere in grado di
conoscere le possibilità di controllo delle sue pulsioni e dei suoi fantasmi soprattutto in situazioni
di regressione, utilizzate dalle metodiche di rieducazione e terapia psicomotoria…”.9
Lo psicomotricista deve essere un partner simbolico. Generalmente durante le attività
ludiche il bambino tende a coinvolgere anche l’adulto assegnandogli un ruolo specifico; grazie alla
sua diversità l’adulto dovrà essere capace di simbolizzare i ruoli che il bambino gli assegna in modo
tale da contenere gli elementi fantasmatici che potrebbero emergere.
Per poter assolvere questo compito l’adulto dovrà ascoltare il bambino tramite empatia
tonica, cercando di mettersi nei panni dell’altro per ascoltare e capire i suoi bisogni.
Lo psicomotricista deve essere percepito dal bambino come un soggetto che garantisce
stabilità ed ordine. Non deve dunque esprimere instabilità ed ambiguità.
9
Camerucci, M., Psicomotricità: equilibrio tra mente e corpo, Morlacchi Editore, Perugia 2008, p. 56.
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“..I gesti, i movimenti dello psicomotricista non sono mai precostituiti; sono l’esatta
espressione e traduzione delle sensazioni e sentimenti che di volta in volta prova in relazione al
bambino, al suo movimento, al suo gioco. L’empatia è comprensione e condivisione della
dimensione esistenziale. Lo psicomotricista ed il bambino si incontrano come persone, condividono
spazio, tempo, gioco, grazie al quale hanno la possibilità di conoscersi e crescere assieme…”.11
Egli non deve assumere né un atteggiamento autoritario né un atteggiamento direttivo nei
confronti del bambino, egli deve focalizzare la sua attenzione sugli aspetti positivi.
10
Aucouturier, B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’ azione e Pratica Psicomotoria, Franco Angeli, Milano 2005,
pp. 189 – 190.
11
Vecchiato M. , op. cit. , p. 225.
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Delle indicazioni sul tale figura provengono anche dal codice di etica professionale
dell’ANUPI:
12
Borgogno, E. T. (Aprile – Giugno 1997). “Essere psicomotricisti”, in Pagine di Psicomotricità. Rivista trimestrale
della società italiana di psicomotricità, n. 52, p. 24.
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Bibliografia
Aucouturier B., Darrault I., Empinet J.L., La pratica psicomotoria. Rieducazione e terapia,
Armando, Roma 2000.
Aucouturier, B., Il metodo Aucouturier. Fantasmi d’ azione e Pratica Psicomotoria, Franco
Angeli, Milano 2005.
Borgogno E. T. (Aprile – Giugno 1997). “Essere psicomotricisti”, in Pagine di
Psicomotricità. Rivista trimestrale della società italiana di psicomotricità.
Camerucci M., Psicomotricità: equilibrio tra mente e corpo, Morlacchi Editore, Perugia
2008.
Toni R. e Giovanardi F., Psicomotricità, quasi una storia, Edizioni Historica Cesena 2011.
Vecchiato M., Il gioco psicomotorio. Psicomotricità psicodinamica, Armando, Roma 2008.
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