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INDUSTRIA
DELLA RAFFINAZIONE:
ASPETTI GENERALI
1.1
Struttura e schemi
distillazione, realizzata dapprima in caldaie a forma di difficoltà: se si surriscalda il residuo della distillazione
caciotta (cheese box) e successivamente in modo semi- si ottiene soprattutto coke. È a questo punto che entra in
continuo mediante batterie di distillatori orizzontali (shell scena un altro chimico dotato di immaginazione e gran-
stills; Giavarini, 1989). I distillatori sono collegati in de costanza, lo statunitense William M. Burton, che nel
serie, con il residuo che passa dall’uno all’altro, così da 1911 riesce a mettere a punto il processo di cracking.
poter separare via via le frazioni più pesanti; nei tipi più Non è stato facile: più di due anni di prove, rese com-
sofisticati si preriscalda il greggio, recuperando calore plicate dalla necessità di lavorare ad alta temperatura e
dai prodotti che escono caldi. alta pressione, quando la chiodatura è ancora il sistema
Il petrolio illuminante viene dapprima trattato con più affidabile per unire le lamiere.
acido solforico e poi con soda caustica per rimuovere A causa di problemi di finanziamento, Burton vede
l’acido stesso; è quindi lavato con acqua. Spesso lo si installati i suoi reattori (alti ben 9 metri) solo nel 1913
ridistilla con vapore vivo e lo si tratta con terre decolo- e dimostra subito che si può raddoppiare la quantità di
ranti, per renderlo bianco e inodore come l’olio di bale- benzina ottenibile da un barile di greggio, a spese dei
na e di qualità superiore all’olio di carbone o di scisto, distillati pesanti. È una grande svolta per l’industria
che risulta maleodorante e fumoso. I vari tipi di petrolio petrolifera. Si comprende subito che le innovazioni tec-
illuminante vengono denotati in base al colore e all’o- nologiche nel settore sono altamente remunerative, il
dore (Prime White, Standard White, Straw Color, ecc.). che porta a sviluppare una ricerca più organizzata e
Si comincia a vendere, come lubrificante, anche il sistematica. Giova ricordare che i primi impianti Bur-
residuo della distillazione, senza trattamento o dopo trat- ton-Clarke utilizzavano, nel forno di processo, carbo-
tamento con acido solforico (bright stock). I lubrifican- ne su griglia mobile.
ti ottenuti dal greggio della Pennsylvania hanno caratte- Il primo decennio del 20° secolo non porta grandi
ristiche abbastanza buone e si affermano nonostante la novità, se si eccettua l’uso dei primi forni a tubi, che faci-
rudimentale tecnica di raffinazione. litano la diffusione della distillazione continua; tali forni
Verso la fine del 19° secolo Herman Frash, noto per rappresentano un notevole progresso tecnologico in quan-
aver rivoluzionato il mercato dello zolfo con il suo inno- to consentono un controllo del riscaldamento del greg-
vativo processo di estrazione, ha un’idea che permette gio. La tecnica costruttiva deriva da quella delle caldaie
di allargare notevolmente la gamma dei greggi lavora- a vapore. Per la loro applicazione diffusa occorrerà però
bili, prima ristretta a quelli con bassissimo contenuto di attendere ancora molti anni.
zolfo: mediante l’impiego di ossido di rame riesce ad
‘addolcire’ la frazione impiegata per l’olio illuminante Le basi della moderna industria della raffinazione
e ottiene un prodotto che non emette odori sgradevoli Il secondo decennio del Novecento risulta decisivo
durante la combustione. Nello stesso periodo si registra per il decollo definitivo della moderna industria della
anche il timido inizio della combustione dei residui ‘lun- raffinazione, soprattutto in Europa. La crescente diffu-
ghi’ di distillazione, in impianti industriali fissi o per la sione dell’automobile porta all’installazione sempre più
propulsione navale; la diffusione di questi combustibili capillare dei distributori di carburante. Si diffondono
sarà comunque molto lenta. anche le applicazioni dei motori diesel, comunque limi-
Sempre alla fine del 19° secolo, le due rivoluziona- tati per il momento agli impianti fissi e ai motori nava-
rie invenzioni di Thomas Edison e di Gottlieb Daimler li. La Prima Guerra Mondiale dimostra l’utilità del tra-
e Carl Benz cominciano a far sentire la loro influenza sporto motorizzato e registra anche il primo vero impie-
anche nel mondo del petrolio dando l’avvio a una nuova go bellico dell’aeroplano; già negli anni precedenti era
era. Negli Stati Uniti, Edison ha messo a punto un nuovo stato facile prevedere un incremento del fabbisogno di
sistema di illuminazione: la lampadina elettrica. In Ger- carburanti, accentuato dal fatto che molti nuovi giaci-
mania, Daimler e Benz hanno applicato con successo, a menti (per esempio, Messico 1907, Iran 1908) non pre-
vari veicoli, il loro motore a combustione interna. sentavano la stessa qualità e le stesse rese dei primi greg-
A cavallo del 20° secolo la richiesta di petrolio illu- gi della Pennsylvania.
minante cala quindi drasticamente e cresce vertiginosa- Un inconveniente del processo Burton è la forte
mente quella di benzina. Vengono intensificate le ricer- deposizione di carbone, che costringe a fermare e a
che e si perforano nuovi pozzi; contemporaneamente pulire l’impianto dopo qualche ora di funzionamento;
però si cerca un sistema per ottenere più benzina dal il processo va quindi ulteriormente perfezionato. A ciò
greggio. Il concetto è chiaro: è necessario rompere le si dedica un altro famoso pioniere della industria petro-
molecole dei componenti più pesanti per produrre i costi- lifera: lo statunitense Carbon Petroleum Dubbs, raro
tuenti leggeri della benzina. esempio di perfetta coerenza tra nome e attività svol-
Ricercatori inglesi hanno osservato che calore e pres- ta. Con il padre James, Dubbs fa parte di un formida-
sione influenzano le reazioni di cracking. Compaiono i bile gruppo di tecnici che fonderà la prima vera società
primi brevetti, ma le realizzazioni pratiche incontrano di processo del settore (la attuale UOP, Universal Oil
Products). Il padre ha messo a punto, e applicato nel da decade del Novecento, qualche défaillance. Duran-
1912, un semplice processo per separare il petrolio dal- te la Prima Guerra Mondiale gli Imperi centrali posso-
l’acqua emulsionata che spesso contiene: basta riscal- no fare affidamento su una buona struttura di raffina-
darlo in serpentini e poi inviarlo alla separazione. Dubbs zione e su sufficienti risorse petrolifere: la Gran Bre-
applica l’idea al cracking: scalda la carica in un forno tagna può contare su rifornimenti dall’Oriente e la
a serpentino e poi la invia in una camera dove si rea- Russia, pur povera di organizzazione e tecnologia, dispo-
lizza il cracking; il carbone si deposita in tale camera, ne di vaste risorse. La Francia e l’Italia sono le più
che può essere by-passata e pulita (fig. 1). Il processo impreparate e devono essere rifornite, durante la guer-
è ora veramente continuo; si possono inoltre riciclare ra, dagli Stati Uniti.
i prodotti non convertiti. L’impianto è pronto nel 1919
e diventa subito un gigantesco affare, tanto è vero che L’avvento dei processi catalitici
le società petrolifere più interessate preferiranno acqui- È noto che i catalizzatori sono sostanze in grado di
stare direttamente la società di Dubbs anziché pagare accelerare selettivamente le reazioni chimiche e, quin-
le altissime royalty. di, di indirizzare nel senso voluto determinati proces-
L’idea di preriscaldare il greggio in forni tubolari si chimici.
viene finalmente applicata alla distillazione; la prima I primi processi di conversione dell’industria petroli-
colonna di frazionamento di tipo moderno entrerà però fera (come visto di tipo termico) erano poco efficienti dal
in funzione solo nel 1928. Le innovazioni dei Dubbs punto di vista delle rese specifiche e davano notevoli quan-
segnano probabilmente l’inizio della moderna industria tità di sottoprodotti. Il cracking termico in particolare mani-
della raffinazione. festa tutti i suoi limiti già agli inizi degli anni Trenta del
All’introduzione del cracking di Dubbs segue un 20° secolo; tali limiti diventano evidenti verso la metà del
decennio (1920-30) di continuo sviluppo: vengono per- decennio, quando si cominciano ad avvertire i segni pre-
fezionate le tecnologie di distillazione; compare la monitori della guerra: gli squadroni di caccia da combat-
distillazione sotto vuoto per aumentare la resa in distil- timento, con motori sempre più perfezionati, richiedono
lati e per produrre bitume; viene introdotto il proces- grandi quantità di benzina ad altissimo numero di ottano;
so di reforming termico che, alimentato con frazioni già si intuisce che chi avrà l’aviazione più efficiente si tro-
di benzina, ne migliora il numero di ottano e quindi la verà avvantaggiato in un eventuale conflitto. I Tedeschi,
qualità. Anche altri processi termici, come il visbreaking ricchi di carbone, seguono la via (catalitica) di produrre
e il coking, possono considerarsi derivati dallo sche- carburanti a partire appunto dal carbone.
ma base di Dubbs. In questi stessi anni inizia, sempre Nell’industria della raffinazione i tempi sono matu-
negli Stati Uniti, anche la produzione del piombo tetrae- ri per la nascita del ‘re dei processi’: il cracking catali-
tile usato come additivo antidetonante per le benzine tico. Pochi eventi nella storia dell’industria hanno inci-
(Giavarini, 1990). so così profondamente come l’introduzione di questo
L’Europa non è estranea allo sviluppo delle tecno- processo, seguita immediatamente dalla trasformazione
logie nel campo del petrolio: basti pensare agli impian- di molti altri processi petroliferi in processi catalitici.
ti di distillazione Bormann, al processo di idrogena- L’avvento del cracking catalitico, legato al nome di Eugè-
zione Bergius, ai processi di raffinazione degli oli mine- ne Houdry, segna la fine della fase dei grandi inventori;
rali e così via. Senza poi contare i numerosi tecnici in seguito gli sviluppi (molti e importanti) saranno sem-
europei che lavorano in molte società statunitensi di pre meno frutto di iniziative individuali.
processo e di raffinazione. Dal punto di vista industriale Houdry, ingegnere di origine francese, lavora su un
e strategico, però, l’Europa accusa, ancora nella secon- processo catalitico che permette di produrre più benzi-
fig. 1. Schema
della prima unità Dubbs linea dei vapori
di cracking deflammatore
termico (Aalund, 1977). vapore alimentazione fredda
al deflammatore
vapori di olio
forno
camera di
ritorno al forno
reazione
estrazione condensatore
residuo al frazionatore
sotto pressione
accesso per
il decoking pompe e valvole alimentazione
di controllo
estrazione residuo
na e di qualità migliore. Per tre anni prova tutti i possi- cessi e delle tecnologie. La prima di tali fasi interessa
bili catalizzatori e scopre che i materiali a base di sili- soprattutto il decennio 1970-80, a seguito della prima
cato di alluminio, come certe argille arrostite, funziona- cosiddetta crisi petrolifera (1973) che pone fine a un
no. Sul catalizzatore però si deposita uno strato carbo- lungo periodo di ‘petrolio facile’ (vale a dire a prezzi
nioso proveniente dalla pirolisi degli idrocarburi; Houdry contenuti). La risposta dell’industria è quella di razio-
risolve anche questo problema, bruciando il carbone e nalizzare tutti i processi (soprattutto la distillazione)
riciclando il catalizzatore. Non riuscendo però ad attua- che comportano un forte consumo di energia, al fine di
re a livello industriale la propria idea in Europa, parte ridurre sostanzialmente i consumi tramite un più accu-
per gli Stati Uniti dove, grazie al finanziamento di una rato recupero energetico (ottimizzazione dello scam-
compagnia petrolifera, crea la Houdry Process Corpo- bio termico tra correnti effluenti e greggio entrante).
ration. Nel 1937 viene avviata la prima unità e quando, La razionalizzazione riguarda anche un miglior sfrut-
nel 1939, scoppia la guerra, gli Stati Uniti possiedono tamento della capacità dei singoli stabilimenti e la chiu-
già 12 unità di cracking catalitico. sura di quelli tecnologicamente ed energeticamente
Anche il processo catalitico di alchilazione viene meno efficienti.
messo a punto contemporaneamente in Gran Bretagna e La seconda fase di trasformazione, caratteristica
negli Stati Uniti alla fine degli anni Trenta: combinan- degli ultimi due decenni del secolo 20° e del primo del-
do tra loro idrocarburi leggeri, non altrimenti utilizzati l’attuale millennio, è soprattutto caratterizzata da inter-
nelle benzine, l’alchilazione permette di produrre ben- venti dettati da fattori ambientali (Giavarini, 1993). Essi
zina avio con eccezionali caratteristiche. possono così riassumersi: a) riduzione del residuo, cioè
I primi processi di cracking catalitico sono ciclici, con del ‘fondo del barile’ e quindi dei prodotti neri (oli com-
catalizzatore disposto in reattori a letto fisso, e danno molti bustibili), con conseguente aumento dei prodotti distil-
problemi. È la Houdry stessa a mettere a punto il primo lati, soprattutto gasolio e diesel; b) riduzione sempre
processo a letto mobile. Quasi contemporaneamente, nel più spinta dello zolfo nei combustibili da un lato, e
1942-43, nasce il processo a letto fluido, che costituisce necessità di desolforare una maggior quantità di pro-
una ulteriore formidabile innovazione tecnologica. dotti dall’altro, quale conseguenza dell’aumento dei
Le funzioni del cracking sono soprattutto quantita- distillati medi; c) eliminazione del piombo nelle ben-
tive: scopo principale è, come visto, quello di aumen- zine; d) riduzione dei composti aromatici, soprattutto
tare le rese in benzina. Il reforming serve invece a in- benzene, nei carburanti.
nalzare il numero di ottano della benzina o a produr- Il primo obiettivo viene parzialmente ottenuto nel
re aromatici. Il precursore del reforming catalitico è medio termine in alcuni paesi rivitalizzando i vecchi pro-
l’hydroforming che usa un catalizzatore a base di molib- cessi di visbreaking, opportunamente adattati alle nuove
deno e che, durante la Seconda Guerra Mondiale, for- esigenze. La soluzione più razionale, anche se non la più
nisce agli Stati Uniti il toluene necessario alla produ- economica, passa però attraverso l’installazione di pro-
zione del trinitrotoluene. cessi di conversione catalitica con idrogeno (hydro-
Il primo processo moderno di reforming catalitico per cracking), serviti da appositi impianti per la produzione
benzine, con catalizzatore a base di platino, è del 1949 e dell’idrogeno. In alcuni paesi vengono introdotti pro-
segna l’immediato abbandono del reforming termico. cessi di gassificazione dei residui, con cogenerazione di
Il processo catalitico mette a disposizione, come pre- energia elettrica.
ziosi sottoprodotti, notevoli quantità di idrogeno; ciò per- Le concomitanti esigenze di trattare più distillati
mette lo sviluppo di processi catalitici di desolforazio- e di desolforare più a fondo (fino a 10 ppm o meno)
ne basati sull’impiego dell’idrogeno (idrodesolforazio- taluni prodotti hanno come conseguenza un deciso
ne), consentendo di mettere in commercio prodotti più incremento della unità di desolforazione spinta. L’in-
rispondenti alla crescente sensibilità ecologica. crementata capacità di desolforazione fa aumentare il
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale la capa- fabbisogno di idrogeno, richiesto in quantità superio-
cità mondiale di raffinazione raggiunge i 354 milioni di re rispetto a quella fornita (come prezioso sottopro-
tonnellate annue, due terzi dei quali negli USA. Nel Due- dotto) dalle unità di reforming catalitico. La maggior
mila tale capacità è aumentata di dieci volte, ripartita su quantità di solfuro di idrogeno prodotta dalla desolfo-
oltre 700 raffinerie. razione fa altresì aumentare, come conseguenza, il
numero di impianti per la trasformazione di tale gas
Ambiente e risparmio energetico negli sviluppi in zolfo.
più recenti dell’industria della raffinazione Nascono anche unità di mild hydrocraking, tramite
Nella seconda metà del 20° secolo l’industria della esasperazione del processo di idrodesolforazione.
raffinazione viene interessata da due importanti fasi di L’eliminazione del piombo nelle benzine porta a
trasformazione che, pur non stravolgendone l’assetto, sostanziali modifiche tecniche del processo di reforming
danno un notevole contributo all’evoluzione dei pro- catalitico, che opera ora a pressioni molto basse e con
catalizzatori più attivi. Viene introdotto, praticamente in ne. Concettualmente semplice, trattandosi di una sepa-
tutte le raffinerie, il processo di isomerizzazione delle razione fisica elementare, l’unità è complessa dal punto
frazioni C5-C6, nella sua versione ad alta efficienza di di vista impiantistico, in quanto comprende tutta una
conversione. serie di recuperi termici e ingloba anche la dissalazione
I processi di cracking catalitico si evolvono anche del greggio; essa è l’unica unità che tratta tutto il petro-
in senso qualitativo, per produrre benzine con più alto lio di alimentazione ed è quindi importante anche dal
numero di ottano. Il contenuto di benzene viene rego- punto di vista delle dimensioni.
lato mediante processi di separazione e conversione Generalmente, alla distillazione atmosferica fa segui-
idrogenante. La necessità di impiegare, in alcuni cicli, to la distillazione sotto vuoto (vacuum), al fine di recupe-
MTBE fa sì che alcune raffinerie si dotino di impianti rare dal residuo del topping (ottenuto a circa 350-380 °C)
per produrlo. ulteriori distillati, senza incrementare le temperature;
Negli ultimi decenni, l’industria della raffinazione infatti, a più alte temperature, si avrebbe la rottura incon-
ha beneficiato del forte sviluppo di metodologie quan- trollata (cracking) delle molecole degli idrocarburi più
titative (modelli delle reazioni, cinetiche, ingegneria delle pesanti.
reazioni, automazione e controllo, ecc.) che hanno per- Tra le unità di separazione è possibile annovera-
messo di migliorare decisamente il controllo dei processi re anche i processi di deasphalting che estraggono
e la qualità dei prodotti. Grazie alle proprie caratteristi- mediante solventi (paraffine leggere) gli idrocarburi
che di flessibilità e rapido adattamento, l’industria della non asfaltenici dai residui della distillazione sotto vuoto;
raffinazione è stata sempre in grado di rispondere alle il residuo non solubile è costituito da un prodotto soli-
numerose esigenze di qualità e alle variazioni della do o semisolido ricco di asfalteni, metalli, sali e sedi-
domanda. menti.
Mediante altri processi di separazione (‘lavaggio’
con ammine o altri solventi) si estrae solfuro di idro-
1.1.3 Schemi di raffinazione geno (H2S) dai gas di raffineria per poi inviarlo all’im-
pianto per la produzione dello zolfo. Vari processi di
Una raffineria è uno stabilimento complesso costitui- separazione con solventi riguardano anche gli oli
to da varie componenti (v. par. 1.1.4). La parte più impor- lubrificanti.
tante e caratteristica è costituita dagli impianti, o unità
di processo, che concorrono alla raffinazione del greg- Unità di conversione
gio. I vari processi possono essere suddivisi nelle seguen- Non tutte le raffinerie sono dotate di unità di con-
ti tipologie: a) unità di separazione, che ottengono dal versione; tradizionalmente, infatti, esse venivano suddi-
petrolio greggio le diverse frazioni (intermedi) desti- vise in raffinerie a ciclo semplice e raffinerie di conver-
nate, in genere, a successive lavorazioni; tale separa- sione, con riferimento soprattutto agli impianti di cracking
zione è ottenuta soprattutto tramite processi di distil- catalitico.
lazione e altri processi di tipo fisico; b) unità di con- La conversione può essere di tipo solo termico e
versione (cracking) delle frazioni pesanti in frazioni riguardare i residui della distillazione (unità di visbreaking,
più leggere, al fine di aumentare la resa in determina- di coking) o i distillati (thermal cracking). La vera con-
ti prodotti (per esempio, benzina); c) unità per miglio- versione riguarda però soprattutto gli impianti catalitici
rare la qualità di alcune frazioni (o ‘tagli’), mediante di cracking, tradizionalmente impiegati per trattare le fra-
azioni sulla composizione chimica dei loro costituen- zioni più pesanti ottenute dalla distillazione sotto vuoto
ti; d) unità per la rimozione di componenti indesidera- (ma in parte anche i residui), e di hydrocracking. Svi-
ti (per esempio, zolfo); e) unità per la produzione degli luppati in origine per trattare distillati paraffinici pesan-
oli lubrificanti (presenti solo in un numero limitato di ti, gli impianti di hydrocracking possono oggi venire ali-
raffinerie). mentati con residui (hydroconversion); tali residui pos-
Le unità di miscelazione (blending) dei vari tagli e sono anche venire usati come oli combustibili o, se adatti,
di additivazione, che concorrono alla definizione dei pro- come bitumi. La minor richiesta di olio combustibile ha
dotti finiti commerciali, non sono in genere considera- fatto sviluppare speciali processi di deep conversion, basa-
te unità di processo in senso stretto. ti sul cracking dei residui in presenza di idrogeno, per la
produzione di distillati con ridotto contenuto di zolfo.
Unità di separazione In tempi più recenti la drastica conversione in gas
Le più importanti e diffuse unità di separazione fisi- dei residui è stata ottenuta anche mediante l’introdu-
ca sono quelle di distillazione. Tutte le raffinerie pos- zione di processi di gassificazione (ossidazione par-
siedono almeno una unità di distillazione atmosferica ziale) basati su una tecnologia applicata in precedenza
(distillazione primaria o topping) che suddivide il greg- ai combustibili solidi: in presenza di vapore e di ossi-
gio in varie frazioni con diverso intervallo di ebollizio- geno, gli idrocarburi pesanti vengono trasformati in
idrogeno e ossido di carbonio che, opportunamente emulsionata con il petrolio vengono rimossi da una unità
depurati, vengono anche impiegati come combustibile di dissalazione inserita nell’impianto di topping. Lo zolfo,
per la produzione di energia elettrica, esportabile al di presente in molecole a vario grado di complessità, viene
fuori della raffineria. rimosso mediante apposite unità di idrodesolforazione
(HDS), che agiscono anche sulle molecole contenenti
Unità per migliorare la qualità dei distillati azoto, ossigeno e metalli pesanti.
La prima e più nota unità di questo tipo è quella di Gli impianti di trattamento idrogenante (HDS) sono
reforming catalitico, nata per migliorare il numero di i più diffusi nelle raffinerie: lo zolfo viene trasformato
ottano delle frazioni più pesanti della benzina (virgin in solfuro di idrogeno, che a sua volta viene convertito
naphtha pesante) mediante incremento degli idrocarbu- a zolfo elementare in apposite unità (impianti tipo Claus).
ri aromatici e di tipo isoparaffinico. Determinate frazioni leggere, invece di essere trattate
L’unità di isomerizzazione, invece, viene alimentata con idrogeno, possono essere sottoposte ad altri proces-
con le frazioni paraffiniche di virgin naphtha leggera si per convertire i mercaptani in composti meno corro-
(soprattutto C5 e C6) per trasformarle in isoparaffine. In sivi e odoriferi (unità tipo Merox); se i composti così for-
taluni casi può essere applicata anche alle frazioni C4, mati non vengono rimossi, i processi vengono detti di
soprattutto per preparare l’alimentazione agli impianti ‘addolcimento’ (sweetening).
di alchilazione.
L’unità di alchilazione, al contrario, tratta le frazio- Impianti per lubrificanti
ni olefiniche C3 e C4 provenienti dagli impianti di cracking I lubrificanti sono tra i prodotti più sofisticati e ad
trasformandole, per reazione con isobutano, in compo- alto valore aggiunto della raffinazione. Considerata
nenti C7 e C8 ramificati, ad alto numero di ottano. però la minore domanda rispetto ad altri prodotti petro-
Possono essere fatte rientrare in questa categoria liferi, essi vengono prodotti solo in un limitato nume-
anche le unità di polimerizzazione (o meglio di dime- ro di raffinerie; per la produzione delle basi lubrifi-
rizzazione od oligomerizzazione), che ricombinano sotto canti vengono impiegati alcuni tagli laterali e il resi-
forma di idrocarburi liquidi determinate frazioni gasso- duo della distillazione sotto vuoto. Queste frazioni
se di minor pregio, e quelle di eterificazione per la pro- vengono poi trattate in una serie di unità apposite al
duzione di componenti alto-ottanici (per esempio MTBE fine di migliorarne l’indice di viscosità, il comporta-
o ETBE, eteri metil o etil ter-butilici). mento a basse e ad alte temperature, il colore, la sta-
bilità, ecc. La miscelazione e l’additivazione costitui-
Unità per la rimozione dei componenti indesiderati scono le fasi finali.
In genere, tutti i componenti del greggio non idro- Molto spesso le basi per gli oli vengono cedute a
carburici in senso stretto (cioè formati da C e H) danno società specializzate, esterne alla raffineria, che realiz-
problemi sia di tipo ambientale sia relativi alla qualità zano il prodotto finito. Sempre più diffusi sono gli oli
dei prodotti. Tali componenti includono i sali, i compo- lubrificanti preparati a partire da basi sintetiche (v. capp.
sti solforati e azotati, i metalli. I sali sciolti nell’acqua 1.2, 8.1 e 8.2).
benzina di reforming
H2
H2 zolfo
H2S
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume/olio combustibile
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume/olio combustibile
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
coke
bitume/olio combustibile
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume
benzina di cracking
benzina alchilata
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume
benzina di hydrocracking
H2
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume
H2
olio combustibile
benzina di reforming
H2
H2 H2S zolfo
petrolio (cherosene)
gasoli
bitume
H2
syngas
energia elettrica
olio combustibile
residuo topping
paraffine
estratti aromatici
asfalto
fig. 9. Ciclo integrato di produzione degli oli lubrificanti in una raffineria dotata di hydrocracking (HDC).
secondo schemi di tipo diverso, come visto in prece- il greggio, gli intermedi e i prodotti finiti; d) sistemi per
denza; b) servizi ausiliari, per generare e distribuire ener- movimentare il greggio, gli intermedi e i prodotti finiti.
gia elettrica, vapore, acqua depurata, aria compressa, All’inizio del Duemila esistevano globalmente circa
azoto, combustibili per uso interno, ecc.; c) serbatoi per 730 raffinerie, con una capacità di lavorazione di circa
miscelazione
GPL 1,5 2,72 GPL 2,72
GPL
7,5 virgin naphtha 7,50
processi
1,22
distillati leggeri secondari
atmosferici 21,2 (isomerizzazione/ miscelazione
16,90 naphtha 25,09 benzina
(30-180 °C) reforming) commerciale 25,09
cons. e perd. 3,01
zolfo 0,07
miscelazione
processi jet fuel 3,60
distillati medi cherosene e
atmosferici 35,3 secondari 33,63 gasoli 38,49 gasoli 34,89
(180-360 °C) (HDS/dewax) (diesel + risc.) (di cui
diesel) 25,50
greggio cons. e perd. 1,10
(100%) zolfo 0,58
fig. 10. Rese tipiche di una raffineria di conversione (% di massa sul greggio).
4 miliardi di tonnellate di greggio. Le raffinerie vengo- trollo; d ) concentrazione della produzione di vapore e di
no classificate in base alla potenzialità, espressa in t/a o energia elettrica in un unico impianto; e) centralizzazio-
in barili di greggio lavorato per giorno operativo (per ne dell’organizzazione di manutenzione; f ) concentra-
passare dalle prime ai secondi basta dividere per 50), e zione dei sistemi di trattamento degli effluenti in siti appo-
in base allo schema di lavorazione. Non esistono due raf- siti; g) predisposizione di aree di ampliamento e svilup-
finerie che lavorino in modo del tutto identico; le diffe- po, sia per gli impianti sia per i serbatoi.
renze sono determinate dalle condizioni di mercato dei La fig. 11 (Rumbold, 1971) mostra lo schema plani-
prodotti e dalle caratteristiche della materia prima. Una metrico di una tipica raffineria della seconda metà del
parte considerevole dello spazio è occupata dai serbatoi Novecento, per certi versi ancora attuale. Lo stabilimento
di stoccaggio del greggio (scorte d’obbligo), dei semi- è suddiviso in ‘isole’, ognuna delle quali ospita uno o
lavorati e dei vari prodotti; l’area occorrente è quindi più impianti; le isole sono separate da zone di rispetto
molto più estesa di quella necessaria per uno stabilimento che costituiscono un sistema viario essenziale per l’e-
chimico, anche per esigenze di sicurezza (distanze di sercizio e la sicurezza degli impianti. I serbatoi sono rag-
rispetto). gruppati in zone separate. Se la raffineria è posta in riva
Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale la al mare, si avvantaggia della disponibilità di un pontile
disposizione planimetrica delle raffinerie risultava molto di ormeggio per la ricezione e la spedizione.
diversa da quella attuale. A partire dalla metà del 20° seco- Alcuni fondamentali criteri di progettazione deriva-
lo sono sorti stabilimenti caratterizzati da una maggiore no da normative e imposizioni legali, o da operazioni di
funzionalità, i cui concetti ispiratori sono: a) creazione unificazione. Così il tipo, la forma e le dimensioni modu-
di una o più aree per i serbatoi separate dagli impianti; lari dei serbatoi sono normalizzati; le unità di processo
b) concezione unitaria del ciclo di lavorazione e dei suoi sono all’aperto, a eccezione di macchine e apparecchia-
prevedibili sviluppi; c) raggruppamento degli impianti in ture particolari, nonché strumenti di controllo a distan-
un’unica zona, ma su varie aree, con un’unica sala di con- za, raggruppati in un unico edificio (sala di controllo).
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fig. 11. Tipica disposizione planimetrica di una raffineria della seconda metà del Novecento.
Gli scambiatori di calore, normalmente del tipo tubola- L’evoluzione dei processi è dettata dalle esigenze
re a testa flottante, sono di lunghezza generalmente nor- sociali e, oggi soprattutto, ambientali. Come conseguenza
malizzata, come sono unificati anche diametri, spesso- la attuale struttura dei cicli, e quindi degli impianti, tiene
ri e flangiature delle tubazioni. Tutte le apparecchiature conto della necessità di convertire i residui per una mag-
elettriche sono di tipo antideflagrante. Gli scarichi gas- gior produzione di distillati (soprattutto diesel di miglio-
sosi che avvengono tramite le valvole di sicurezza sono re qualità) e/o idrogeno. L’ossidazione parziale (gassifi-
convogliati alla fiaccola. cazione), pur richiedendo elevati investimenti, ha acqui-
I concetti ispiratori precedentemente elencati sono stato crescente importanza. Come conseguenza sono stati
in linea di massima ancora validi; a essi sono stati aggiun- rivitalizzati i processi di deasphalting e mantenuti, o addi-
ti criteri di progettazione e gestione dettati da una mag- rittura potenziati, i processi termici (come il cracking, il
gior sensibilità nei confronti della sicurezza e dell’am- visbreaking e il coking) che forniscono l’alimentazione
biente. Così, per esempio, le vecchie sale di controllo, agli impianti IGCC. Gli impianti di desolforazione sono
dotate di vetrate e prima situate spesso al centro della stati potenziati in termini sia qualitativi sia quantitativi.
zona impianti, sono state sostituite da veri e propri bunker L’integrazione tra raffinazione e petrolchimica è stata
in cemento armato, resistenti a scoppi e incendi, che realizzata con due dettami principali: in base al primo,
‘vedono’ gli impianti solo attraverso la strumentazione la raffineria deve essere adiacente allo stabilimento petrol-
di controllo ed eventuali telecamere. I complessi aspet- chimico, ma da esso separata; in base al secondo (meno
ti relativi alla sicurezza e alla protezione ambientale sono praticato) gli impianti di raffinazione devono trovarsi
trattati nei capp. 9.1, 9.2. La fig. 12 mostra una panora- all’interno del complesso petrolchimico, con servizi uni-
mica di una moderna raffineria. ficati e gestione integrata.
Gli effluenti da trattare sono sia liquidi (acque reflue), complessi nel caso dell’acqua di mare) onde renderla
sia solidi (fanghi di varia provenienza), sia gassosi. Que- adatta all’alimentazione delle caldaie. Il contenuto di sali
sti ultimi sono trattati in impianti appositi (per esempio, disciolti, silice, ossigeno e ioni metallici deve essere ridot-
per l’assorbimento di H2S, per la riduzione degli ossidi di to a quantità anche inferiori alle ppm, in relazione alle
zolfo) che però in genere vengono considerati insieme alle condizioni di esercizio. Nel caso di acqua dolce prove-
unità di processo. Il sistema che convoglia gli scarichi in niente da pozzi o fiumi sono necessari trattamenti di chia-
fiaccola, e la fiaccola stessa, sono invece inclusi nei ser- rificazione, filtrazione (sabbia, carboni attivi) e demine-
vizi ausiliari o, in taluni casi, negli off sites (vedi par. 1.1.6). ralizzazione con resine cationiche e anioniche. Per l’ac-
qua di mare occorre un impianto di dissalazione.
Centrale termoelettrica Il sistema di produzione di energia elettrica tradi-
La centrale termoelettrica è la più importante delle zionalmente impiegato è costituito da una caldaia a fuoco
unità di servizio; essa fornisce alla raffineria vapore ed diretto, da una turbina a contropressione (con eventuali
energia elettrica, cioè le due utilities fondamentali per il spillamenti intermedi), da un riduttore e da un alterna-
funzionamento dello stabilimento, e necessita a sua volta tore. Il combustibile bruciato all’interno della caldaia
di fluidi di servizio sotto forma di combustibili e acqua produce energia termica che trasforma l’acqua di pro-
trattata. cesso in vapore. Quest’ultimo, fortemente surriscalda-
Il sistema centrale è costituito dalle seguenti com- to, va ad agire sulle palette di una turbina a vapore; l’e-
ponenti (fig. 14): a) un sistema di approvvigionamento nergia meccanica così prodotta viene ceduta all’alterna-
dell’acqua; b) un impianto di trattamento delle acque tore, che provvede a trasformarla in energia elettrica di
(per ottenere le caratteristiche adatte alle caldaie); c) una media tensione. Il livello di tensione viene innalzato dai
o più caldaie per la produzione di vapore; d) una o più trasformatori elevatori che collegano la centrale alla rete
turbine a vapore (a condensazione e/o a contropressio- di alta tensione. Il vapore, dopo aver ceduto il suo con-
ne) per la produzione di energia elettrica; e) un sistema tenuto energetico alla turbina, viene scaricato dalla stes-
di distribuzione del vapore alle unità di raffineria, con sa nella rete a bassa pressione (BP) nel caso di turbine a
diverse pressioni (per esempio, 4 e 14 bar); f ) una o più contropressione, o condensato e ricondotto in caldaia
turbine a gas che utilizzano gas di raffineria per produr- sotto forma liquida (turbine a condensazione).
re energia elettrica. Una raffineria possiede solitamente due reti di vapo-
L’acqua prelevata da pozzi, fiumi, acquedotti o dal re di servizio: una a media pressione (MP, circa 10-15
mare deve essere sottoposta a una serie di trattamenti (più bar) per le unità di processo e altri servizi, e una a bassa
condensatore
gas di raffineria
o metano
generatore di
elettricitàà
elettricit
approvvigionamento filtrazione
acqua grezza
entrata
acqua di
mare
acqua di raffreddamento
reintegro
acqua dolce
uscita spurgo
acqua di
mare
filtro a
sabbia
fig. 16. Circuito misto delle acque di raffreddamento dotato di scambio termico acqua dolce/acqua di mare
(quest’ultima impiegata in circuito aperto). I maggiori utilizzatori del circuito chiuso ad acqua dolce
sono i refrigeranti degli impianti di processo.
neralizzata e opportunamente inibita contro la corro- Sono collegati alla rete d’acqua antincendio, e ne
sione. In taluni casi, il sistema di raffreddamento può fanno parte integrante, i sistemi di raffreddamento a
essere tutto aperto: l’acqua viene cioè prelevata da un pioggia predisposti per il raffreddamento delle pareti
bacino di aspirazione (fiume, lago, mare) e, dopo aver verticali dei serbatoi, con lo scopo di proteggerli da tem-
svolto le sue funzioni, vi viene scaricata nuovamente. perature eccessive in caso di incendio adiacente. La rete
È questo, per esempio, il caso dell’acqua di mare che antincendio deve anche poter funzionare in modo com-
può essere usata direttamente per la refrigerazione dei pletamente autonomo da ogni fonte di energia esterna
fluidi di processo. Questa acqua, che contiene notevo- o centralizzata. Una parte del gruppo di pompaggio è
li quantità di sali ed è un buon conduttore, presenta però quindi comandata da motori diesel con riserva di com-
notevoli problemi di corrosione. bustibile locale.
Un sistema intermedio adotta il circuito misto (o cir-
cuito semichiuso) riportato nella fig. 16, in cui il raf- Aria compressa e azoto
freddamento dell’acqua dopo l’impiego avviene dappri- Esistono in genere due sistemi di aria compressa nelle
ma con acqua di mare ed è poi completato nelle torri di raffinerie, ciascuno alimentato da propri compressori:
refrigerazione; in tal modo si riducono il carico delle quello per l’alimentazione degli strumenti e per il coman-
torri e le perdite per evaporazione. do delle valvole regolatrici (aria strumenti) e quello per
servizi vari, tra i quali l’alimentazione della utensileria
Acqua antincendio mobile (aria servizi). L’aria strumenti richiede particola-
L’acqua antincendio serve alla formazione delle schiu- ri cure, perché non deve contenere polvere, ossidi, olio e
me estinguenti e come mezzo refrigerante preventivo umidità. I compressori sono del tipo non lubrificato e l’a-
contro l’estensione di un incendio in atto. Il sistema è in ria, dopo compressione e raffreddamento, viene filtrata
genere costituito da: a) un bacino (naturale o artificia- ed essiccata. La compressione e il convogliamento del-
le) contenente una sufficiente quantità di acqua; b) un l’aria strumenti sono effettuati alla pressione di 4-8 bar,
gruppo di pompe idoneo a tenere in pressione la rete che è la stessa dell’aria servizi, per ovvie ragioni di inter-
antincendio, con erogazione nulla o modesta; c) un grup- cambiabilità e di emergenza. Presso i punti di utilizza-
po di pompe di sufficiente prevalenza e di forte portata, zione esistono stazioni di decompressione (riduzione) che
adatte a fornire l’acqua richiesta al manifestarsi dell’in- la portano alla pressione normalizzata di utilizzazione.
cendio; d ) una rete di distribuzione interrata; e) idranti L’aria servizi è il tradizionale fluido motore per la uten-
con bocche di presa cui vengono collegate le manichet- sileria mobile in ambienti nei quali l’impiego dell’ener-
te di intervento. gia elettrica non è permesso per ragioni di sicurezza.
accumulatori di testa di varie colonne; questi compo- la (o torcia), costituita in genere da un tubo verticale di
nenti sono in parte contenuti nel greggio, ma per lo sufficiente altezza, munito alla base di una guardia idrau-
più provengono da processi secondari di pirolisi e lica (per impedire rientri di aria) e sulla sommità di un
cracking. bruciatore pilota sempre acceso, che innesca la combu-
L’olio combustibile è il residuo di vari trattamenti; in stione degli idrocarburi scaricati.
raffineria si tende a impiegare quello più viscoso e con L’invio di una quantità controllata di vapore d’acqua
minor valore commerciale, dato l’alto contenuto di asfal- contribuisce a ridurre la fumosità e a migliorare la disper-
teni ed eteroatomi (zolfo). sione dei prodotti di combustione; il vapore, tuttavia, aumen-
Normalmente i bruciatori dei forni di raffineria sono ta la rumorosità della fiaccola. La fiaccola rappresenta quin-
progettati per bruciare sia il gas sia l’olio. Il gas naturale di un sistema pratico e sicuro per controllare le irregolari
viene impiegato in caso di mancanza dei citati combusti- immissioni di vapori di idrocarburi, sia nelle emergenze
bili o, più frequentemente, per problemi ambientali. sia quando si verificano scarichi dalle numerose valvole di
Il circuito per l’alimentazione dell’olio comprende sicurezza. Bruciando i vapori accidentalmente emessi, si
uno o più serbatoi dedicati, le pompe e i vari sistemi di evitano fuoriuscite dirette nell’atmosfera che comporte-
controllo. Il circuito del gas può comprendere anche uno rebbero problemi di sicurezza e ambientali. L’accurata
stoccaggio di GPL che interviene quando si verificano gestione dei processi deve comunque evitare l’invio di un
variazioni nelle portate e/o nel potere calorifico del gas eccesso di idrocarburi in fiaccola per limitare i problemi
di raffineria. Così, per esempio, non è sempre possibile di irradiazione termica, luminanza, fumo e rumore.
sostituire direttamente e completamente il gas di raffi- Nel collettore di adduzione alla fiaccola è inserito un
neria con il metano (i cui poteri calorifici e la cui den- recipiente separatore di liquidi per raccogliere le even-
sità sono assai diversi) senza influire nelle prestazioni tuali (e accidentali) condense liquide, evitando che giun-
dei forni. La fig. 18 mostra lo schema della distribuzio- gano alla guardia idraulica.
ne del gas combustibile di raffineria dotato di stoccag- Le fiaccole cosiddette smokeless basano il loro fun-
gio del GPL. zionamento sull’aumento della turbolenza dei gas com-
bustibili e dell’aria, con l’eventuale ausilio di vapore,
Fiaccola e sistema blow-down così da migliorare la miscelazione e minimizzare la for-
Le apparecchiature delle varie unità, progettate per mazione di fuliggine.
resistere a determinate pressioni, vengono protette da Le fiaccole poste a terra (ground flares) sono alte
valvole di sicurezza contro eventuali sovrapressioni. Gli pochi metri e hanno grandi diametri; l’assenza di fumo-
scarichi di tali valvole sono convogliati verso la fiacco- sità è ottenuta senza l’impiego di vapore, così da ridur-
alla fiaccola
propano
butano
alla fiaccola
stoccaggio (pilota)
vapore GPL
alle unità
di processo
gas di raffineria
serbatoio di
compensazione
re il rumore. L’ulteriore riduzione di rumorosità è otte- luogo ai prodotti commerciali solo dopo miscelazione
nuta suddividendo la fiamma in tanti piccoli bruciatori ed eventuale additivazione. Essi vengono ricevuti in ser-
e usando sistemi per l’assorbimento acustico. Il costo di batoi di ‘colaggio’ e da questi vengono trasferiti in ser-
tali installazioni è superiore a quello delle fiaccole tra- batoi di ‘spedizione’, nei quali si effettuano le miscela-
dizionali, anche per ciò che riguarda l’esercizio. La fiac- zioni secondo determinate formulazioni.
cola è in ogni caso situata lontano dalle unità di proces-
so, per ragioni di sicurezza. Serbatoi
La fig. 19 mostra un tipico sistema di blow-down Dal punto di vista costruttivo i serbatoi si classifica-
dotato di fiaccola sia a terra sia tradizionale; quest’ul- no in alcuni tipi che citiamo brevemente di seguito.
tima entra in funzione se si verificano sovraccarichi Serbatoi per prodotti a bassa tensione di vapore. Si
nella fiaccola a terra. impiegano per oli combustibili residui o distillati (fino
al gasolio) e per bitumi. Sono serbatoi cilindrici verti-
cali, in lamiera di acciaio saldata, con tetto conico fisso,
1.1.6 Off sites che vengono raggruppati entro bacini di contenimento
collettivi e hanno generalmente serpentini di riscalda-
L’espressione off sites definisce tutte le strutture legate mento sul fondo e, per i prodotti più viscosi (per esem-
alla ricezione, allo stoccaggio e alla spedizione dei pro- pio, bitumi), hanno coibentazione completa su tutta la
dotti di una raffineria. Considerando l’estensione del superficie esposta. Quelli a parete nuda sono dotati di
parco serbatoi, l’off site costituisce, anche logisticamente, dispositivi di irrorazione d’acqua, per il raffreddamento
una porzione molto importante della raffineria e garan- di emergenza.
tisce: a) la ricezione e lo stoccaggio delle materie prime; Serbatoi per prodotti a media tensione di vapore.
b) la necessaria alimentazione agli impianti di processo; Vengono impiegati per il greggio e per i distillati leg-
c) la ricezione dei prodotti provenienti dagli impianti; d) geri. Sono serbatoi cilindrici a tetto galleggiante che
la preparazione, lo stoccaggio e la spedizione dei pro- impedisce la formazione di cuscini di gas e di aria sopra
dotti finiti. il liquido. Fondo, tetto e mantello cilindrico sono in
I prodotti che provengono dagli impianti di lavora- lamiere di acciaio calandrate e saldate. Il tetto galleg-
zione sono quasi sempre dei semilavorati, che danno giante è da tempo il sistema più efficace, pratico ed
tubi di
piloti ignizione
sensore di
radiazione
controllo ignizione
fronte di fiamma
aria
compressa
vapore
gas di
ignizione
gas per
i piloti
dalle valvole
di sicurezza
da scarichi manuali
guardia idraulica
della fiaccola alta
collettore del gas fiaccola a terra
separatore a ciclone
o per gravità
gas di scarico
dalle unità
guardia
idraulica
della fiaccola
gas di spurgo a terra
fig. 19. Sistema di blow-down dotato di fiaccola alta e di fiaccola a terra (Parkash, 2003).
economico per il contenimento delle perdite per eva- Il trasferimento via terra è realizzato anche median-
porazione. I serbatoi per il greggio sono riscaldabili te autocisterne o/e ferrocisterne che entrano all’interno
all’occorrenza mediante serpentino a vapore posto sul della raffineria tramite raccordi ferroviari dedicati. Nelle
fondo. Ogni serbatoio è situato entro un bacino di con- movimentazioni via mare, il collegamento tra i punti di
tenimento delimitato da argini di terra o da muri in ormeggio e le navi è assicurato da appositi bracci idro-
cemento armato. Il volume del bacino deve eguaglia- pneumatici o con manichette flessibili. Per le grandi navi
re quello del serbatoio: l’area del bacino è quindi molto petroliere l’ormeggio può essere fatto in mare aperto su
estesa rispetto a quella del serbatoio e determina il apposite boe o isole artificiali galleggianti appoggiate
caratteristico aspetto planimetrico dei parchi serbatoi sul fondale.
(v. ancora fig. 11). I serbatoi del greggio possono rag-
giungere dimensioni ragguardevoli (anche 160.000
m3). 1.1.7 Procedure operative
Serbatoi per prodotti ad alta tensione di vapore.
Sono serbatoi destinati a contenere, sotto forma liqui- Il tipo di operazioni e la natura dei materiali trattati
da, prodotti che sarebbero gassosi alle normali condi- fanno classificare le raffinerie di petrolio tra le indu-
zioni di pressione; in pratica sono gli idrocarburi del strie ad alto rischio (per gli aspetti legati alla sicurez-
tipo propano e butano, che costituiscono i GPL. Tradi- za, v. cap. 9.1). Strettamente legate al tema della sicu-
zionalmente i serbatoi sono sferici per il butano e il rezza e alla qualità della produzione sono le procedu-
GPL e cilindrici per il propano, capaci di resistere alla re operative, che rivestono un ruolo fondamentale nella
pressione di alcuni bar. Oggi si tende a usare sempre la conduzione degli impianti di una raffineria. Il termi-
forma cilindrica, con dimensioni limitate e fondi emi- ne procedura significa una serie ordinata di attività per
sferici. Per ragioni di sicurezza, la tendenza attuale è raggiungere uno scopo. La crescente complessità degli
quella di ricoprire questi serbatoi di uno strato di terra impianti chimici, petroliferi e petrolchimici richiede
(stoccaggio ‘tumulato’). agli operatori numerosi e delicati interventi nelle varie
fasi della vita dell’impianto; questi interventi esigono
Preparazione dei prodotti finiti precise sequenze e modalità di esecuzione. Nel caso
Come già detto, le unità di processo producono varie di impianti petrolchimici e raffinerie, la sequenza e la
frazioni che devono essere opportunamente miscelate qualità delle attività sono il risultato della migliore
per ottenere le caratteristiche richieste dai prodotti com- esperienza operativa e del know-how ingegneristico.
merciali finiti. Molto spesso vengono anche aggiunti Si realizza in questo modo una ottimizzazione delle
additivi di vario tipo per migliorare la qualità e diffe- operazioni oggetto della procedura, dalla quale risul-
renziare tra loro i vari prodotti (coloranti, denaturanti). tano implementate la sicurezza, la qualità delle opera-
Nel caso dei lubrificanti, l’additivazione riveste un’im- zioni e l’economia della gestione aziendale. La sicu-
portanza fondamentale rezza è certamente il prodotto più interessante del-
I sistemi di miscelazione possono essere discontinui l’applicazione delle procedure operative.
e continui in linea. Nel sistema discontinuo (batch), i In raffineria vengono elaborate e applicate procedu-
componenti di un prodotto sono aggiunti e miscelati in re scritte che forniscono istruzioni chiare per l’esecu-
un serbatoio. Le moderne raffinerie di maggiori dimen- zione sicura delle attività richieste dal processo. Tali pro-
sioni usano il sistema continuo in linea (continuous in- cedure devono comprendere le principali situazioni ope-
line blending) che miscela simultaneamente quantità rative (avviamento iniziale; esercizio normale; operazioni
dosate di tutti i componenti e degli additivi nella tuba- temporanee; fermate di emergenza, con l’indicazione del
zione; l’accuratezza è tale che in ogni istante il prodot- tipo di emergenza; operazioni di emergenza; fermata nor-
to formato è conforme alle specifiche e può essere pre- male; avviamento dopo manutenzione e dopo fermata di
levato direttamente dalla linea. emergenza) e tener conto sia dei limiti operativi (conse-
guenze della deviazione dal normale andamento; inter-
Movimentazione dei prodotti venti richiesti per correggere o evitare la deviazione), sia
Il greggio e i prodotti finiti vengono movimentati della sicurezza e dell’igiene ambientale (proprietà e peri-
mediante oleodotti, navi cisterna, cisterne ferroviarie, coli dei prodotti chimici usati nell’impianto; precauzio-
autobotti. ni necessarie per prevenire l’esposizione; misure da adot-
Le raffinerie costiere sono dotate di strutture in mare tare nel caso si verifichi contatto o inalazione; control-
(pontili, isole artificiali) per il caricamento e la ricezio- lo di qualità per le materie prime; controllo dei livelli di
ne. Gli oleodotti sono mezzi di trasporto potenti ed eco- stoccaggio delle sostanze chimiche pericolose; altri peri-
nomici che trasportano in tubazioni distinte i prodotti coli speciali o eccezionali).
‘neri’ (greggio, olio combustibile, bitume) e quelli ‘bian- Le procedure operative devono essere facilmente
chi’ (gasoli, benzine, ecc.). accessibili ai dipendenti che lavorano negli impianti e