Sei sulla pagina 1di 18

a pprofondimenti

L’AUTODIREZIONALITÀ
NEL DSM-5® E NELLA
LOGOTERAPIA
Aureliano Pacciolla Sommario
(Psicologo e psicoterapeuta, Roma)
Questo articolo persegue l’obiettivo di notificare un
Giuseppe Crea aggiornamento e di fare una proposta ai logotera-
(Università Salesiana, Roma) peuti e ad altri psicoterapeuti con una formazione
umanistico-esistenziale. La notifica aggiornata
è quella sull’apertura del DSM-5® alle tematiche
esistenziali in vari punti ma, in particolare, in
riferimento alla scala dell’autodirezionalità, nella
quale tutti i criteri rimandano ai temi frankliani, con
esplicito riferimento al senso della vita. La proposta
è quella di invitare clinici e ricercatori a collaborare
a una ricerca per verificare un’ipotetica correlazione
fra la scala dell’autodirezionalità e i principali test
finora usati nelle ricerche sulla Logoterapia. Un’e-
ventuale correlazione fra questi strumenti — anche
con uno studio pilota — avrebbe delle ripercussioni
su scala mondiale perché tutti i Paesi che usano il
DSM-5® potrebbero fare altrettanto. Inoltre, si tratta
di cogliere un’opportunità storica in cui il DSM-5®
validerebbe il costrutto di base della Logoterapia
e quest’ultima validerebbe il DSM-5® con tutte le
ricerche già svolte in precedenza.
Parole chiave
Temi esistenziali, autodirezionalità, DSM-5®, Lo-
goterapia, senso della vita.

Edizioni Erickson – Trento RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016 (pp. 119-136) 119
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a 1. Premessa
L’autodirezionalità prevede che la persona abbia la com-
petenza innata di dare o trovare una direzione specifica alla
propria vita, in termini di organizzazione del proprio tempo e
delle proprie energie, non solo a breve e medio temine (a livello
quotidiano, settimanale e mensile), ma anche a lungo termine,
per dare (o trovare) il proprio orientamento esistenziale allo
scopo di dare un senso all’esistenza.
Il costrutto dell’autodirezionalità — fin dagli anni Trenta
— è sempre stato l’elemento centrale della Logoterapia di
Frankl, che considera l’uomo come naturalmente orientato
verso un compito che dia un senso alla propria vita. Dopo
molti anni di studi, ricerche e pubblicazioni sul senso della
vita, inteso come orientamento esistenziale, finalmente anche
il DSM-5® (APA, 2013) ha riproposto l’autodirezionalità —
insieme all’identità, all’empatia e all’intimità — come una
delle quattro dimensioni per la valutazione del funzionamento
generale della personalità.
Mai prima d’ora il DSM o l’ICD o altri sistemi diagnostici
avevano riconosciuto l’autodirezionalità verso uno scopo che
dia senso alla vita come un elemento portante della persona-
lità. Tutti i clinici hanno sempre constatato che, soprattutto
nelle sindromi gravi (depressione, suicidi, dipendenze), l’au-
todirezionalità risulta fortemente compromessa. Anche nelle
psicoterapie efficaci in genere — e non solo quelle condotte
da logoterapeuti o da altri terapeuti di formazione umanistico-
esistenziale — si è constatata l’importanza di incrementare la
resilienza attraverso l’autodirezionalità.
Ovviamente l’autodirezionalità, da sola, non è sufficiente
a prevenire la psicopatologia, a incrementare la resilienza o a
rendere efficace la psicoterapia. È importante specificare che
l’autodirezionalità come oggetto relazionale rimanda a uno
scopo prosociale che dia un senso alla vita. Infatti, se l’autodire-
zionalità non fosse funzionale alla percezione di un senso della
vita, potrebbe risultare anche inefficace o addirittura dannosa.
Per questo bisogna parlare di autodirezionalità esistenziale, ossia
orientata verso uno scopo che fa percepire la vita connotata
da un senso.
Tutto ciò è stato evidenziato da una vastissima lettera-
tura sulla Logoterapia di V. Frankl, che ha avuto un’ampia
divulgazione in tutto il mondo, a partire dal dopoguerra a

120
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

oggi. In Italia, soprattutto grazie alla produzione letteraria


di E. Fizzotti, a partire dagli anni Settanta, la Logoterapia a
è stata oggetto di un crescente interesse clinico, pedagogico
e sociale. In questi stessi anni anche in America Latina il
pensiero di Frankl ha preso piede e, ancora oggi, continua
a conquistare l’interesse non solo dei clinici ma anche di
tutti gli operatori nei più svariati campi del sapere e delle
applicazioni pratiche.
In un certo senso, circa il tema dell’autodirezionalità correlata
al senso della vita, il DSM-5® non è affatto originale, in quanto
ha semplicemente dovuto riconoscere le intuizioni di Frankl
degli anni Trenta e le applicazioni dei suoi collaboratori e seguaci
in tutto il mondo (Pacciolla, 2014). In tal senso, non possiamo
nascondere la soddisfazione di vedere riconosciute tali intuizioni
in vari punti del DSM-5® e in particolare, come detto, nella scala
per la valutazione del funzionamento della personalità.
Autodirezionarsi verso un compito o, più in generale, uno
scopo esistenziale fa parte del naturale processo di crescita,
sebbene esso possa essere represso, inibito e/o distorto. Oltre ai
Logoterapeuti anche altri si sono occupati dell’autodirezionalità
(NCRPDS, 2010). Va anche precisato che non sempre i ricer-
catori logoterapeuti hanno usato il termine autodirezionalità,
ciò nonostante tutti i criteri che il DSM-5® include in questa
scala sono di strettissima competenza della Logoterapia e delle
ricerche sulle applicazioni pratiche per verificare e rinforzare il
senso della vita (Pacciolla, 2015).
Proviamo a considerare più da vicino i contenuti e le ar-
ticolazioni della Scala della autodirezionalità come una delle
quattro dimensioni per la valutazione del funzionamento della
personalità.

2. Autodirezionalità e scopo nella vita


Nella scala proposta dal DSM-5® (APA, 2013, pp. 900-
903), la capacità di autodirezionarsi è valutata sulla base di
tre competenze: 1. perseguire obiettivi adeguati alle proprie
capacità; 2. utilizzare norme comportamentali per l’autorea-
lizzazione; 3. riflettere e attribuire significati costruttivi.
Il funzionamento di queste tre competenze (correlate
a specifici obiettivi, norme e significati) permette un sano
funzionamento della personalità in cui l’attributo «sano» sta

121
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a a indicare lo sviluppo o la crescita in termini correlati alle


altre tre dimensioni per il funzionamento della personalità:
identità (essere se stessi), empatia (sintonizzarsi con gli altri)
e intimità (relazionarsi in modo profondo). Al contrario, i
problemi correlati allo sviluppo di queste tre competenze sopra
indicate (in termini di obiettivi, norme e significati) possono
compromettere l’autodirezionalità e quindi anche la struttura
della personalità.
Il DSM-5® offre dei criteri generali per la valutazione cli-
nica dell’autodirezionalità. Quanto segue è una proposta con
una prima finalità di passare dai criteri generici del DSM-5®
a un questionario specifico per effettuare una valutazione più
agevole e precisa (cfr. tabella 1).
Una seconda finalità è quella di aiutare la ricerca di una
possibile correlazione fra la Scala dell’autodirezionalità proposta
dal DSM-5® e uno degli strumenti più usati nelle ricerche sulla
Logoterapia (il PIL).
Come si potrà osservare nella tabella 1, fatta eccezione per
l’item n. 1, tutti gli altri item sono riportati ad litteram nel

TABELLA 1
Livelli di compromissione alla luce del DSM-5®
e del Questionario sull’autodirezionalità

CRITERI DEL DSM-5® ITEM DEL QUESTIONARIO

LIVELLO DI COMPROMISSIONE 0 (resilienza)


Manifesta capacità di: 1. Sono capace di pianificare (settimana
A. Pianificare e di perseguire obiettivi per settimana e mese per mese) obietti-
ragionevoli, basati su una realistica vi ragionevoli.
valutazione delle proprie capacità. 2. Sono capace di perseguire obiettivi ba-
B. Utilizzare adeguati standard com- sati su una valutazione realistica delle
portamentali, realizzandosi in di- mie capacità.
versi ambiti. 3. Sono capace di utilizzare norme com-
C. Riflettere sulle proprie esperienze portamentali adeguate per realizzarmi
interiori, attribuendo ad esse un in diversi ambiti (dando un senso sod-
significato costruttivo. disfacente al mio tempo e alle mie at-
tività).
4. Sono capace di riflettere e attribuire un
significato costruttivo (per me e per gli
altri) alle mie esperienze interiori.

122
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

LIVELLO DI COMPROMISSIONE 1 (grado lieve)


A. È eccessivamente orientato verso 5. Sono troppo orientato verso i miei obiettivi.
a
gli obiettivi, in qualche modo inibi- 6. Sono in qualche modo inibito rispetto ai
to rispetto ad essi o è ambivalente miei obiettivi.
nei loro confronti. 7. Sono ambivalente rispetto ai miei obiet-
B. Può avere standard personali irre- tivi.
alistici o socialmente inadeguati, 8. Ho norme personali poco realistiche o
che limitano alcuni aspetti nella socialmente inadeguate che limitano la
realizzazione. mia realizzazione.
C. È in grado di riflettere sulle proprie 9. Sono in grado di riflettere sulle mie
esperienze interiori, ma può dare ec- esperienze interiori ma attribuisco un
cessivo risalto a un singolo aspetto. eccessivo risalto a un singolo aspetto.
LIVELLO DI COMPROMISSIONE 2 (grado moderato)
A. Molto spesso i suoi obiettivi sono 10. Molto spesso i miei obiettivi sono un
un mezzo per ottenere l’approva- mezzo per ottenere l’approvazione
zione esterna invece di essere re- esterna invece di essere realmente
almente sentiti e, quindi, possono sentiti.
mancare di coerenza e/o stabilità. 11. I miei obiettivi possono mancare di co-
B. I suoi standard personali possono erenza e/o stabilità.
essere irragionevolmente elevati 12. Le mie norme personali possono essere
(ad esempio condizionati dalla ne- irragionevolmente elevate (ad esempio
cessità di essere speciali o di pia- manifesto la necessità di essere specia-
cere agli altri) o bassi (ad esempio le o di piacere agli altri).
non adeguati ai valori sociali do- 13. Le mie norme personali possono essere
minanti). La realizzazione è com- irragionevolmente basse (ad esempio
promessa da un senso di mancanza non adeguate ai valori sociali dominanti).
di autenticità. 14. La mia realizzazione è compromessa da
C. Ha una ridotta capacità di riflette- un senso di mancanza di autenticità.
re sulle proprie esperienze interiori. 15. Ho una ridotta capacità di riflettere
sulle mie esperienze interiori.
LIVELLO DI COMPROMISSIONE 3 (grado grave)
A. Ha difficoltà a stabilire e/o conseguire 16. Ho difficoltà a stabilire obiettivi perso-
obiettivi personali. nali.
B. Gli standard interni di comportamento 17. Ho difficoltà a conseguire obiettivi
sono vaghi o contraddittori. La vita è personali.
vissuta come priva di significato o peri- 18. Le mie norme interne di comporta-
colosa. mento sono vaghe o contraddittorie.
C. La capacità di riflettere sui propri pro- 19. Percepisco la mia vita come priva di
cessi mentali e di comprenderli è com- significato.
promessa in modo significativo. 20. Percepisco la mia vita come pericolosa.
21. La mia capacità di riflettere sui miei
processi mentali e di comprenderli è
compromessa in modo significativo.

123
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a LIVELLO DI COMPROMISSIONE 4 (grado gravissimo)


A. Manifesta una scarsa differenzia- 22. Fatico a differenziare i miei pensieri
zione fra pensieri e azioni, quindi dalle mie azioni.
la capacità di definire degli obietti- 23. La mia capacità di definire ciò che vo-
vi è gravemente compromessa, con glio è gravemente compromessa con
obiettivi irrealistici o incoerenti. obiettivi irrealistici o incoerenti.
B. Gli standard interni di comporta- 24. Le mie norme interne di comporta-
mento sono praticamente assenti. mento sono praticamente assenti.
Un’autentica realizzazione è prati- 25. Un’autentica realizzazione mi è prati-
camente inconcepibile. camente inconcepibile.
C. È profondamente incapace di ri- 26. Mi sento profondamente incapace di
flettere in modo costruttivo sulla riflettere in modo costruttivo sulla mia
propria esperienza. Le motivazioni esperienza.
personali possono non essere ri- 27. Potrei non riconoscere in me specifi-
conosciute e/o sperimentate come che motivazioni personali.
esterne a sé. 28. Sperimento le mie motivazioni perso-
nali come esterne a me.

questionario. Oggi il grande vantaggio che abbiamo è proprio


quello di poter fare la stessa cosa e con la stessa facilità in tutte
le lingue in cui è stato pubblicato il DSM-5®.
Il DSM-5® usa, per altri strumenti che propone ai clinici
e ai ricercatori, una scala Likert con valori compresi fra 0 e 4,
dove 0 indica l’assenza del costrutto indicato dall’item, mentre
i numeri da 1 a 4 indicano il grado di compromissione del
funzionamento: lieve, moderato, grave e gravissimo. Pertanto
seguendo questo stesso criterio il Questionario sull’Autodirezio-
nalità (QsA) potrebbe risultare come evidenziato nella tabella 2.
Il QsA DSM-5® è indicato con «PZ», per indicare che è
destinato al paziente; quindi è prevista l’autosomministrazio-
ne. La comprensione del PZ sarà di facile comprensione se si
considerano le seguenti indicazioni. Dalla tabella 1 si potrà
facilmente dedurre che gli item da 1 a 4 indicano una compro-
missione pari a 0.1 Quanto più è alto il valore, tanto più indica

1
In questo gruppo di item abbiamo sostituito il termine «standards» con «norme»;
infatti, nella versione spagnola e portoghese del DSM-5® è questo il termine usato
per rendere più comprensibile alla popolazione generale quanto si richiede. Se
avessimo usato il termine «standards», probabilmente non sarebbe stato altrettanto
comprensibile. Inoltre, in questo gruppo di item è stato inserito il n. 1 per dare
uno specifico riferimento alla quotidianità e al breve tempo. Anche l’item n. 3 è

124
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

una possibile resilienza in questa scala dell’autodirezionalità.


Gli item da 5 a 9 indicano una possibile compromissione di a
livello 1, ossia lieve. Gli item da 10 a 15 indicano una possibile
compromissione di livello 2, ossia moderata. Il grado di com-
promissione grave (livello 3) è indicato dagli item da 16 a 21.
Il grado di compromissione gravissimo (livello 4) è indicato
dagli item che vanno da 22 al 28.2

TABELLA 2
QUESTIONARIO SULL’AUTODIREZIONALITÀ DSM-5® (PZ)
(per autosomministrazione a soggetti adulti)
Considerando gli ultimi 6 mesi, indica con un numero quanto sono vere
o false per te le seguenti affermazioni sulla capacità di percepire degli
obiettivi e cercare di realizzarli: 0 indica «per nulla vero»; 4 indica «com-
pletamente vero»; 1, 2 e 3 indicano delle gradazioni intermedie fra «per
nulla vero» e «completamente vero».

Sento che… 0 1 2 3 4
1. Sono capace di pianificare (settimana per
settimana e mese per mese) obiettivi ragio-
nevoli.
2. Sono capace di perseguire obiettivi basati su
una valutazione realistica delle mie capacità.
3. Sono capace di utilizzare norme comporta-
mentali adeguate per realizzarmi in diversi
ambiti (dando un senso soddisfacente al
mio tempo e alle mie attività).

stato accompagnato da una parentesi esplicativa per rendere più comprensibile


quanto richiesto.
2
Una valutazione utile soprattutto per la ricerca (e per chi dovrà sviluppare un
programma per lo scoring) è quella che tiene conto della media per cluster (come
il DSM-5® fa con gli altri strumenti che propone): la somma dei punteggi ottenuti
negli item da 1 a 4 (compromissione 0) viene divisa per 4 perché sono 4 gli item
che indagano su questo livello; la somma dei punteggi ottenuti negli item da 5 a
9 (compromissione di livello 1: lieve) sarà suddivisa per 5 perché sono 5 gli item
che indagano su questo livello; la somma dei punteggi ottenuti negli item da 10
a 15 (compromissione di livello 2; moderato) sarà suddivisa per 6, perché sono
6 gli item che indagano su questo livello; la somma dei punteggi ottenuti negli
item da 16 a 21 (compromissione di livello 3: grave) sarà suddivisa per 6 perché
sono 6 gli item che indagano su questo livello; la somma dei punteggi ottenuti
negli item da 22 a 28 (compromissione di livello 4: gravissimo) sarà suddivisa
per 7 perché sono 7 gli item che indagano su questo livello.

125
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a 4. Sono capace di riflettere e attribuire un si-


gnificato costruttivo (per me e gli altri) alle
mie esperienze interiori.
5. Sono troppo orientato verso i miei obiettivi.
6. Sono in qualche modo inibito rispetto ai
miei obiettivi.
7. Sono ambivalente rispetto ai miei obiettivi.
8. Ho norme personali poco realistiche o so-
cialmente inadeguate che limitano la mia
realizzazione.
9. Sono in grado di riflettere sulle mie espe-
rienze interiori, ma conferisco un eccessivo
risalto a un singolo aspetto.
10. Molto spesso i miei obiettivi sono un mez-
zo per ottenere l’approvazione esterna in-
vece di essere realmente sentiti.
11. I miei obiettivi possono mancare di coeren-
za e/o stabilità.
12. Le mie norme personali possono essere ir-
ragionevolmente elevate (ad esempio, ma-
nifesto la necessità di essere speciale o di
piacere agli altri).
13. Le mie norme personali possono essere
irragionevolmente basse (ad esempio non
adeguate ai valori sociali dominanti).
14. La mia realizzazione è compromessa da un
senso di mancanza di autenticità.
15. Ho una ridotta capacità di riflettere sulle
mie esperienze interiori.
16. Ho difficoltà a stabilire obiettivi personali.
17. Ho difficoltà a conseguire obiettivi perso-
nali.
18. Le mie norme interne di comportamento
sono vaghe o contraddittorie.
19. Percepisco la mia vita come priva di signi-
ficato.
20. Percepisco la mia vita come pericolosa.
21. La mia capacità di riflettere sui miei pro-
cessi mentali e di comprenderli è compro-
messa in modo significativo.
22. Fatico a differenziare i miei pensieri dalle
mie azioni.

126
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

23. La mia capacità di definire ciò che voglio è


gravemente compromessa da obiettivi irre-
a
alistici o incoerenti.
24. Le mie norme interne di comportamento
sono praticamente assenti.
25. Un’autentica realizzazione mi è pratica-
mente inconcepibile.
26. Mi sento profondamente incapace di riflet-
tere in modo costruttivo sulla mia espe-
rienza.
27. Potrei non riconoscere in me motivazioni
personali.
28. Percepisco le mie motivazioni personali come
esterne a me.

Il DSM-5® propone dei questionari in doppia versione: in


prima persona e in terza persona. In questa doppia versione
abbiamo la possibilità di osservare sia come una persona si
autopercepisce (come crede di essere), sia come viene per-
cepita da una persona di sua fiducia e che la conosce bene.
Questa seconda versione è detta BF (Best Friend) e può essere
un ottimo strumento da usare in psicoterapia per stimolare la
metacognizione nelle relazioni fra partners, amici, genitori-figli
e colleghi di lavoro.
Con riferimento alla tabella 3, lo scoring del Questionario
sulla Autodirezionalità DSM-5® (BF) è sovapponibile a quello
della versione PZ in prima persona, già presentato nella tabella
1. In Appendice si potrà osservare un’ipotesi di rappresenta-
zione grafica da restituire al paziente.

TABELLA 3
SCALA DI AUTODIREZIONALITÀ (BF)
Considerando gli ultimi 6 mesi, indica con un numero quanto sono vere o
false le seguenti affermazioni sul tuo partner/genitore/amico/a.

Lui/Lei... 0 1 2 3 4
1. È capace di pianificare (giorno per giorno e
settimana per settimana) obiettivi ragionevoli.
2. È capace di perseguire obiettivi basati su una
realistica valutazione delle sue capacità.

127
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a 3. È capace di utilizzare adeguate norme com-


portamentali per realizzarsi in diversi ambiti
(dando un senso soddisfacente al suo tempo
e alle sue attività).
4. È capace di riflettere e attribuire un signifi-
cato costruttivo (per sé e per altri) alle sue
esperienze interiori.
5. È troppo orientato/a verso i suoi obiettivi.
6. È in qualche modo inibito/a verso i suoi
obiettivi.
7. È ambivalente rispetto ai suoi scopi.
8. Ha norme personali poco realistiche o so-
cialmente inadeguate che limitano la sua
realizzazione.
9. È in grado di riflettere sulle sue esperienze
interiori, ma conferisce un eccessivo risalto
a un singolo aspetto.
10. Molto spesso i suoi obiettivi rappresenta-
no un mezzo per ottenere l’approvazione
esterna invece di essere realmente sentiti.
11. I suoi obiettivi possono mancare di coeren-
za e/o stabilità.
12. Le sue norme personali possono essere ir-
ragionevolmente elevate (ad esempio ma-
nifesta la necessità di essere speciale o di
piacere agli altri).
13. Le sue norme personali possono essere ir-
ragionevolmente basse (ad esempio non
adeguate ai valori sociali dominanti).
14. La sua realizzazione è compromessa da un
senso di mancanza di autenticità.
15. Ha una ridotta capacità di riflettere sulle
sue esperienze interiori.
16. Ha difficoltà a stabilire obiettivi personali.
17. Ha difficoltà a conseguire obiettivi perso-
nali.
18. Le sue norme interne di comportamento
sono vaghe o contraddittorie.

128
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

19. Percepisce la sua vita come priva di signifi-


cato.
a
20. Percepisce la sua vita come pericolosa.
21. La sua capacità di riflettere sui suoi proces-
si mentali e di comprenderli è compromes-
sa in modo significativo.
22. Fatica a differenziare i suoi pensieri dalle
sue azioni.
23. La sua capacità di definire ciò che vuole è
gravemente compromessa da obiettivi irre-
alistici o incoerenti.
24. Le sue norme interne di comportamento
sono praticamente assenti.
25. Un’autentica realizzazione gli/le è pratica-
mente inconcepibile.
26. Si sente profondamente incapace di riflet-
tere in modo costruttivo sulla sua espe-
rienza.
27. Potrebbe non riconoscere le sue motivazio-
ni personali.
28. Sperimenta le sue motivazioni personali
come esterne a sé.

Conclusione
Com’è stato evidenziato, lo scopo di questo articolo è
semplicemente quello di far conoscere la storica vicinanza del
DSM-5® ai temi esistenziali e, in particolare, al senso della
vita, che è il costrutto centrale della Logoterapia di Frankl,
e di incentivare la collaborazione fra clinici e ricercatori di
formazione umanistico-esistenziale.3
La collaborazione potrebbe consistere — oltre che nel far
pervenire suggerimenti, commenti e pareri — anche nella
disponibilità a somministrare il questionario riportato nella

3
Per ogni proposta di collaborazione, commento o suggerimento (sui contenuti,
sulla metodologia oppure sulla formattazione grafica dei questionari) si può
contattare aureliano.pacciolla@gmail.com oppure creagiuse@gmail.com.

129
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a tabella 2 insieme al PIL, oppure al PILS, e a un questionario


di personalità, quale l’Hexaco di Ashton e Lee (2009), o altri
simili. Inoltre, ogni collega potrebbe anche affiancare un
terzo questionario per la valutazione di costrutti collaterali,
ad esempio sulla resilienza, oppure sulla prosocialità o sulla
spiritualità.
L’obiettivo che si vuole raggiungere con tale studio è quel-
lo di stabilire il grado di accuratezza nonché la fiducia che è
lecito riporre nel test proposto, come strumento in grado di
misurare in modo coerente il costrutto dell’autodirezionalità.
Per questo si intende innanzitutto procedere alla verifica della
sua consistenza interna (mediante il coefficiente alfa), allo
scopo di affermare che le diverse parti che lo compongono
contribuiscono in modo congruente a descrivere il concetto di
autodirezionalità come riportato nel DSM-5®.
Diversamente, dinanzi a bassi coefficienti
di affidabilità si dovrà verificare, attraverso
Verso uno l’analisi fattoriale, il possibile raggruppamen-
strumento to degli item in diversi fattori, riducendo le
capace di categorie descrittive del comportamento che
misurare il test intende misurare.
Raggiunto questo obiettivo si potrà avanza-
l’autodetermi- re una specifica ipotesi esplorativa, riguardante
nazione la correlazione tra il test dell’autodirezionalità e
i test logoterapeutici. Se tale ipotesi resta con-
fermata (attraverso coefficienti che variano tra
.80 e .90), si potrà dire che l’autodirezionalità
(così come misurata da questo strumento) è collegata (positiva-
mente o negativamente) con il senso della vita.
In questo caso si potrà scartare l’ipotesi nulla, secondo cui
non c’è alcuna correlazione tra l’autodirezionalità così come
formulata dal test e il concetto di ricerca di senso elaborata da
Viktor Frankl.
Le ricadute operative di tale ricerca sono molteplici: anzi-
tutto consentirà di utilizzare questo strumento come un test
collegabile con la Logoterapia, a partire dalla nuova impostazio-
ne del DSM-5®. Inoltre permetterà di formulare nuove ipotesi
per confermare il criterio a cui il test si riferisce, in termini di
validità sia concorrente che predittiva. Ciò sarà utile per tro-
vare, nei risultati del test, un riscontro della diagnosi iniziale
e una conferma del processo di cambiamento nel corso del
trattamento terapeutico.

130
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

Inoltre, l’interdipendenza tra il test sull’autodirezionalità,


i test logoterapeutici e alcune dimensioni di personalità per- a
metterà di rafforzare in termini psicometrici il rapporto tra
capacità di darsi direzione, orientamento al senso della vita e
benessere psicologico, inteso come capacità della persona di
cercare un significato per la propria esistenza.

131
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

a APPENDICE
Ipotesi di rappresentazione grafica da restituire al paziente

Soggetto: Autovalutazione
Osservatore 1: Osservatore 1

4,5 4
4
3,5 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3
3
2,5 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2
2
1,5 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1
1
0,5 0 0 0
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 171819 20 21 22 23 24 25 26 27 28

1. Sono capace di pianificare (settimana per settimana e mese per mese)


obiettivi ragionevoli.
2. Sono capace di perseguire obiettivi basati su una realistica valutazione
delle mie capacità.
3. Sono capace di utilizzare norme comportamentali adeguate per realiz-
zarmi in diversi ambiti (dando un senso soddisfacente al mio tempo e
alle mie attività).
4. Sono capace di riflettere e attribuire un significato costruttivo (per me e
per altri) alle mie esperienze interiori.
5. Sono troppo orientato verso i miei obiettivi.
6. Sono in qualche modo inibito rispetto ai miei obiettivi.
7. Sono ambivalente rispetto ai miei obiettivi.
8. Ho norme personali poco realistiche o socialmente inadeguate che limi-
tano la mia realizzazione.
9. Sono in grado di riflettere sulle mie esperienze interiori ma attribuisco
un eccessivo risalto a un singolo aspetto.
10. Molto spesso i miei obiettivi sono un mezzo per ottenere l’approvazione
esterna invece di essere realmente sentiti.
11. I miei obiettivi possono mancare di coerenza e/o stabilità.
12. Le mie norme personali possono essere irragionevolmente elevate (ad
esempio dettate dalla necessità di essere speciale o di piacere agli altri).
13. Le mie norme personali possono essere irragionevolmente basse (ad
esempio, non adeguate ai valori dominanti).
14. La mia realizzazione è compromessa da un senso di mancanza di au-
tenticità.
15. Ho una ridotta capacità di riflettere sulle mie esperienze interiori.

132
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

16. Ho difficoltà a stabilire obiettivi personali.


17. Ho difficoltà a conseguire obiettivi personali.
18. Le mie norme interne di comportamento sono vaghe o contraddittorie.
a
19. Percepisco la mia vita come priva di significato.
20. Percepisco la mia vita come pericolosa.
21. La capacità di riflettere sui miei processi mentali e di comprenderli è
compromessa in modo significativo.
22. Fatico a differenziare i miei pensieri dalle mie azioni.
23. La mia capacità di definire ciò che voglio è gravemente compromessa
con obiettivi irrealistici o incoerenti.
24. Le mie norme interne di comportamento sono praticamente assenti.
25. Un’autentica realizzazione mi è praticamente inconcepibile.
26. Mi sento profondamente incapace di riflettere in modo costruttivo sulla
mia esperienza.
27. Potrei non riconoscere in me motivazioni personali.
28. Percepisco le mie motivazioni personali come esterne a me.

133
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

SELF-DIRECTEDNESS IN THE DSM-5™


AND IN LOGOTHERAPY

Abstract
This article aims to provide an update and to make a proposal
to logotherapists and to other psychotherapists with humanis-
tic-existential training.
The updated information is about the openness of the DSM-5™ to
certain existential themes, but in particular to the self-directedness
scale, in which all the criteria have a direct reference to Franklian
themes, with an explicit reference to the meaning of life.
The proposal is to appeal to clinicians and to researchers to
collaborate in verifying a hypothetical correlation between the
self-directedness scale and the principal tests used so far in
research on logotherapy.
A future correlation between these research tools, even with an
initial pilot study, would have global consequences, because all
those countries which use DSM-5™ could carry out similar studies.
This would seize a historic opportunity in which the DSM-5™ would
validate the basic premise of Logotherapy and the latter would
justify the DSM-5™ with all of the preceding research.

Keywords
Existential themes, self-directedness, DSM-5™, Logotherapy,
meaning of life.

CORRISPONDENZA
Giuseppe Crea
Università Salesiana
Piazza Ateneo Salesiano, 1
Roma 00139
E-mail: creagiuse@gmail.com

134
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
A. PACCIOLLA E G. CREA – L’autodirezionalità nel DSM-5® e nella Logoterapia

American Psychiatric Association – APA (2013), Diagnostic and


BIBLIOGRAFIA Statistical Manual of Mental Disorders, 5th Edition, DSM-5™,
Washington DC, APA.
Ashton M.C. e Lee K. (2009), The HEXACO-60: A short measure
of the major dimensions of personality, «Journal of Personality As-
sessment», vol. 91, n. 4, pp. 340-345.
Ashton M.C., Lee K., de Vries R., Hendrickse J. e Born M.P. (2012),
The maladaptive personality traits of the Personality Inventory for
DSM-5™ (PID-5) in relation to the HEXACO personality factors
and schizotypy/dissociation, «Journal of Personality Disorders», vol.
26, n. 5, pp. 641-659.
National Resource Center for Participant-Directed Services/NRCPDS
(a cura di) (2010), Developing and implementing self-direction pro-
grams and policies. A handbook, http://www.bc.edu/content/dam/fi-
les/schools/gssw_sites/nrcpds/cc-full.pdf (ultimo accesso: 19/02/16).
Pacciolla A. (2014), DSM-5® e temi esistenziali, Roma, Laurus
Robuffo.
Pacciolla A. (2015), Frankl e il DSM-5®, «Ricerca di senso», vol. 15,
n. 1, pp. 65-91.

Bibliografia consigliata per ulteriori approfondi-


menti
Bender D.S., Morey L.C. e Skodol A.E. (2014), Toward a model
for assessing level of personality functioning in DSM-5™, Part I: A
review of theory and methods, «Journal of Personality Assessment»,
vol. 93, n. 4, pp. 332-346.
Clarkin J.F. e Huprich S.K. (2011), Do the DSM-5™ proposal for
personality disorder meet the criteria for clinical utility?, «Journal for
Personality Disorders», vol. 25, n. 2, pp. 192-205.
Gore W.L. e Pincus A.L. (2013), Dependency and the five factor model,
in T.A. Widiger e P.T. Costa (a cura di), Personality disorders and
the five-factor model of personality, Washington DC, American
Psychological Association, 3a ed., pp. 163-177.
Gore W.L. e Widiger T.A. (in corso di stampa), Assessing personality
disorders, in G.P. Koocher, J.C. Norcross e B.A. Greene (a cura
di), Psychologists’ desk reference, 3a ed., Washington DC, American
Psychological Association.
Gunderson J.G., Stout R.L., McGlashan T.H., Shea M.T., Morey
L.C., Grilo C.M. e Skodol A.E. (2011), Ten-year course of bor-
derline personality disorder: Psychopathology and function from the
collaborative longitudinal personality disorders study, «Archives of
General Psychiatry», vol. 68, n. 8, pp. 827-837.

135
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati
RICERCA DI SENSO Vol. 14, n. 2, giugno 2016

BIBLIOGRAFIA
Huprich S.K. e Hopwood C.J. (a cura di) (2013), Personality assess-
ment in DSM-5™, London, Routledge.
Krueger R.F., Derringer J., Markon K.E., Watson D. e Skodol A.E.
(2011), Initial construction of a maladaptive personality trait model
and inventory for DSM-5™, «Psychological Medicine», vol. 42, n.
9, pp. 1879-1890.
Krueger R.F., Eaton N.R., Derringer J., Markon K.E., Watson D.
e Skodol A.E. (2011), Personality in the DSM-5™: Helping delin-
eating personality disorder content and framing the meta- structure,
«Journal of Personality Assessment», vol. 93, n. 4, pp. 325-331.
Lorenzo-Seva U., Timmerman M.E. e Kiers H.A.L. (2011), The Hull
method for selecting the number of common factors, «Multivariate
Behavioral Research», vol. 46, n. 2, pp. 340-364.
Paris J. (2013), The intelligent clinician’s guide to the DSM-5™, New
York, Oxford University Press.
Quilty L.C., Ayearst L., Chmielewsky M., Pollock B.G. e Bagby
R.M. (2013), The psychometric properties of the Personality Inventory
for DSM-5™ in an APA DSM-5™ field trial sample, «Assessment»,
vol. 20, n. 3, pp. 362-369.
Samuel D.B. e Gore W.L. (2012), Maladaptive variants of consci-
entiousness and agreeableness, «Journal of Personality», vol. 80, n.
6, pp. 1669-1696.
Skodol A.E. (2011), Scientific issues in the revision of personality
disorders for DSM-5™, «Personality and Mental Health», vol. 5,
n. 2, pp. 97-111.
Watson D., Stasik M.S., Ro E. e Clark L.A. (2013), Integrating
normal and pathological personality: Relating the DSM-5™ trait-
dimensional model to general traits of personality, «Assessment»,
vol. 20 n. 3, pp. 312-326.
Widiger T.A. e Gore W.L. (in press), Diagnostic and Statistical Manual
(DSM), in S. Richards e M. O’Hara (a cura di), Oxford handbook
of depression and comorbidity, New York, Oxford University Press.
Widiger T.A. e Gore W.L. (in press), Dimensions vs. categorical
models of psychopathology, in R. Cautin e S. Lilienfeld (a cura di),
The encyclopedia of clinical psychology, New York, Wiley-Blackwell.
Widiger T.A., Costa P.T., Gore W.L. e Crego C. (2013), FFM per-
sonality disorder research, in T.A. Widiger e P.T. Costa (a cura di),
Personality disorders and the five-factor model of personality, Washing-
ton DC, American Psychological Association, 3a ed., pp. 75-100.
Wright A.G., Thomas K.M., Hopwood C.J., Markon K.E., Pincus
A.L. e Krueger R.F. (2012), The hierarchical structure of DSM-5™
pathological personality traits, «Journal of Abnormal Psychology»,
vol. 121, n. 4, pp. 951-957.

136
© Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A. – Tutti i diritti riservati

Potrebbero piacerti anche